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2015/02/13
Finalmente si comincia a parlare della clausola “spiona” delle Smart TV; intanto arriva un’altra intrusione
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Ne avevo parlato nel Disinformatico già a novembre dell'anno scorso: molte Smart TV offrono un sistema di riconoscimento vocale che mantiene costantemente aperto il microfono del televisore e ascolta tutto quello che viene detto nelle sue vicinanze. Su quelle della Samsung, inoltre, se si preme il tasto dei comandi vocali sul telecomando la TV registra la voce dell'utente e la manda via Internet a un servizio di analisi esterno.
Questo è scritto a chiare lettere, per esempio, nelle norme per la privacy delle Smart TV Samsung: “Siete pregati di tenere presente che se le vostre parole pronunciate includono informazioni personali o altre informazioni sensibili, tali informazioni faranno parte dei dati catturati e trasmessi a terzi tramite il vostro uso del Riconoscimento Vocale.”
Ora la vicenda è esplosa in Rete (Punto Informatico, Guardian) e Samsung ha risposto dichiarando che l'utente viene avvisato del fatto che il televisore sta ascoltando perché sullo schermo compare l'icona di un microfono e che comunque il riconoscimento vocale è opzionale e disattivabile. Inoltre, aggiunge sempre Samsung, i dati vengono trasmessi usando “misure e pratiche di sicurezza conformi agli standard di settore, compresa la crittografia”.
Proprio quella crittografia che vari governi, come quello del primo ministro britannico David Cameron, vogliono essere in grado di scavalcare. Inoltre, considerato il livello molto basso delle “misure e pratiche di sicurezza” viste fin qui nel settore degli elettrodomestici “smart”, c'è il rischio che sia molto facile per qualunque malintenzionato intercettare quello che diciamo in casa davanti a una Smart TV.
Proprio da Samsung arriva infatti una nuova perla di affidabilità: numerosi utenti australiani hanno notato che l'app di streaming video delle loro Smart TV inserisce a forza pubblicità della Pepsi nei video registrati dagli utenti stessi. Samsung ha ammesso il problema e ha dichiarato che sembra trattarsi di un “errore” (Ars Technica, The Register). Probabilmente l'“errore” è legato alla collaborazione fra Samsung e Yahoo per inviare pubblicità alle Smart TV.
Ma è così difficile capire che in casa nostra non vogliamo essere sorvegliati, ascoltati e bombardati di pubblicità?
Aggiornamento (2015/02/20): Samsung ha dichiarato che cambierà la formulazione del documento sulla privacy per chiarire meglio cosa viene ascoltato, registrato e trasmesso; inoltre ha indicato che i “terzi” ai quali invia i dati acquisiti sono in questo momento la società Nuance Communications. Al momento, tuttavia, la formulazione pubblicata qui e qui è invariata. Inoltre è emerso che le “misure e pratiche di sicurezza conformi agli standard di settore” sono assenti in alcuni modelli di Smart TV della Samsung.
Ne avevo parlato nel Disinformatico già a novembre dell'anno scorso: molte Smart TV offrono un sistema di riconoscimento vocale che mantiene costantemente aperto il microfono del televisore e ascolta tutto quello che viene detto nelle sue vicinanze. Su quelle della Samsung, inoltre, se si preme il tasto dei comandi vocali sul telecomando la TV registra la voce dell'utente e la manda via Internet a un servizio di analisi esterno.
Questo è scritto a chiare lettere, per esempio, nelle norme per la privacy delle Smart TV Samsung: “Siete pregati di tenere presente che se le vostre parole pronunciate includono informazioni personali o altre informazioni sensibili, tali informazioni faranno parte dei dati catturati e trasmessi a terzi tramite il vostro uso del Riconoscimento Vocale.”
Ora la vicenda è esplosa in Rete (Punto Informatico, Guardian) e Samsung ha risposto dichiarando che l'utente viene avvisato del fatto che il televisore sta ascoltando perché sullo schermo compare l'icona di un microfono e che comunque il riconoscimento vocale è opzionale e disattivabile. Inoltre, aggiunge sempre Samsung, i dati vengono trasmessi usando “misure e pratiche di sicurezza conformi agli standard di settore, compresa la crittografia”.
Proprio quella crittografia che vari governi, come quello del primo ministro britannico David Cameron, vogliono essere in grado di scavalcare. Inoltre, considerato il livello molto basso delle “misure e pratiche di sicurezza” viste fin qui nel settore degli elettrodomestici “smart”, c'è il rischio che sia molto facile per qualunque malintenzionato intercettare quello che diciamo in casa davanti a una Smart TV.
Proprio da Samsung arriva infatti una nuova perla di affidabilità: numerosi utenti australiani hanno notato che l'app di streaming video delle loro Smart TV inserisce a forza pubblicità della Pepsi nei video registrati dagli utenti stessi. Samsung ha ammesso il problema e ha dichiarato che sembra trattarsi di un “errore” (Ars Technica, The Register). Probabilmente l'“errore” è legato alla collaborazione fra Samsung e Yahoo per inviare pubblicità alle Smart TV.
Ma è così difficile capire che in casa nostra non vogliamo essere sorvegliati, ascoltati e bombardati di pubblicità?
Aggiornamento (2015/02/20): Samsung ha dichiarato che cambierà la formulazione del documento sulla privacy per chiarire meglio cosa viene ascoltato, registrato e trasmesso; inoltre ha indicato che i “terzi” ai quali invia i dati acquisiti sono in questo momento la società Nuance Communications. Al momento, tuttavia, la formulazione pubblicata qui e qui è invariata. Inoltre è emerso che le “misure e pratiche di sicurezza conformi agli standard di settore” sono assenti in alcuni modelli di Smart TV della Samsung.
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