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2015/10/02
Antibufala: in Cina gli automobilisti uccidono intenzionalmente i pedoni investiti
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2015/10/03.
L'accusa è gravissima: in Cina, raccontano articoli come questo su GQ Italia, c'è la consuetudine di “uccidere deliberatamente i passanti” se li si investe. La ragione di quest'atrocità sarebbe il fatto che costa meno il risarcimento per il pedone morto che quello per le ferite e le cure di un pedone ferito. E, si sottolinea, “non è una leggenda metropolitana”.
Ma andando alle fonti originali della notizia il sospetto che sia invece davvero una leggenda metropolitana si fa molto forte. La fonte è un singolo articolo della rivista online Slate, che però si basa non su testimonianze dirette o su una statistica dei reati, ma sul sentito dire (“ne ho sentito parlare per la prima volta a Taiwan a metà degli anni Novanta”) e su un numero esiguo di video-shock disponibili in Rete.
Questi video, oltretutto, mostrano investimenti, ma non dimostrano l'intento omicida: purtroppo dopo un incidente i conducenti tendono ad andare nel panico e peggiorare la situazione. Da un video non si può accertare se il conducente ha travolto con freddo calcolo o se era ubriaco o nel panico. Almeno uno dei video, quello riferito al mercato della frutta di Foshan, nella provincia di Guangdong, si riferisce a una bambina che in realtà non fu uccisa dall'incidente ma morì in seguito, e un altro è in realtà ambientato in Russia.
In tutto i video presentati come prova di un comportamento diffuso sono sei, distribuiti su una decina d'anni, e due di questi sono in realtà non pertinenti. Nella stampa cinese ci sono articoli che discutono di questa presunta abitudine sociale, ma non ci sono articoli che riferiscono di condanne in tribunale per questo crimine. Bastano quattro episodi dubbi, ripresi in video nell'arco di una decina d'anni, in un paese con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, per parlare di comportamento diffuso e macchiare così un'intera popolazione? O è la sottile paura dell'estraneo che rende credibili e appetibili queste accuse? Va notato, come segnala Snopes.com, che le stesse accuse vengono rivolte agli automobilisti nelle Filippine, in Thailandia e in Vietnam.
Anche la giustificazione fornita (“costa meno un morto che un ferito”), che a prima vista pare così cinica e inumana, è in realtà diffusa e tecnicamente valida in gran parte del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Canada, per cui è ingannevole considerarla una prova d'incivilità da parte dei cinesi.
L'accusa è gravissima: in Cina, raccontano articoli come questo su GQ Italia, c'è la consuetudine di “uccidere deliberatamente i passanti” se li si investe. La ragione di quest'atrocità sarebbe il fatto che costa meno il risarcimento per il pedone morto che quello per le ferite e le cure di un pedone ferito. E, si sottolinea, “non è una leggenda metropolitana”.
Ma andando alle fonti originali della notizia il sospetto che sia invece davvero una leggenda metropolitana si fa molto forte. La fonte è un singolo articolo della rivista online Slate, che però si basa non su testimonianze dirette o su una statistica dei reati, ma sul sentito dire (“ne ho sentito parlare per la prima volta a Taiwan a metà degli anni Novanta”) e su un numero esiguo di video-shock disponibili in Rete.
Questi video, oltretutto, mostrano investimenti, ma non dimostrano l'intento omicida: purtroppo dopo un incidente i conducenti tendono ad andare nel panico e peggiorare la situazione. Da un video non si può accertare se il conducente ha travolto con freddo calcolo o se era ubriaco o nel panico. Almeno uno dei video, quello riferito al mercato della frutta di Foshan, nella provincia di Guangdong, si riferisce a una bambina che in realtà non fu uccisa dall'incidente ma morì in seguito, e un altro è in realtà ambientato in Russia.
In tutto i video presentati come prova di un comportamento diffuso sono sei, distribuiti su una decina d'anni, e due di questi sono in realtà non pertinenti. Nella stampa cinese ci sono articoli che discutono di questa presunta abitudine sociale, ma non ci sono articoli che riferiscono di condanne in tribunale per questo crimine. Bastano quattro episodi dubbi, ripresi in video nell'arco di una decina d'anni, in un paese con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, per parlare di comportamento diffuso e macchiare così un'intera popolazione? O è la sottile paura dell'estraneo che rende credibili e appetibili queste accuse? Va notato, come segnala Snopes.com, che le stesse accuse vengono rivolte agli automobilisti nelle Filippine, in Thailandia e in Vietnam.
Anche la giustificazione fornita (“costa meno un morto che un ferito”), che a prima vista pare così cinica e inumana, è in realtà diffusa e tecnicamente valida in gran parte del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Canada, per cui è ingannevole considerarla una prova d'incivilità da parte dei cinesi.
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