Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2017/07/01
Il Messaggero, la scienza e l’“unsteroide”: il lento suicidio del giornalismo
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Sì, avete letto bene. Sul Messaggero C’è proprio scritto così:
«La Terra riischia di essere distrutta da unsteroide», la rivelazione choc
Questo è il modo in cui il Messaggero scrive un articolo per la sua sezione Scienze. Citando, oltretutto, come fonte il Daily Mail. E parlando di “asteroidi dal diametri” e di “impati rilevante”.
Lasciando stare il suo contenuto allarmistico-catastrofico, che è completamente falso, vorrei far notare che questo capolavoro non è frutto di una scrittura frettolosa: è stato pure aggiornato, come indicano la data di pubblicazione (30 giugno) e quella di aggiornamento (1 luglio alle 8:09).
Non è finita: quel titolo è stato anche pubblicato su Twitter pari pari, senza che nessuno si accorgesse degli errori.
Se una testata giornalistica registrata crede di poter spacciare questo sconcio per giornalismo, se assume o incarica gente che scrive in questo modo e accetta di pubblicare questa diarrea verbale, allora quella testata non può lamentarsi per il crollo dei ricavi dando la colpa a Internet o alle fake news. Il giornalismo che si comporta così non sta morendo per cause esterne. Si sta suicidando.
Copia dell’articolo originale è archiviata qui presso Archive.is.
Sì, avete letto bene. Sul Messaggero C’è proprio scritto così:
«La Terra riischia di essere distrutta da unsteroide», la rivelazione choc
Questo è il modo in cui il Messaggero scrive un articolo per la sua sezione Scienze. Citando, oltretutto, come fonte il Daily Mail. E parlando di “asteroidi dal diametri” e di “impati rilevante”.
Lasciando stare il suo contenuto allarmistico-catastrofico, che è completamente falso, vorrei far notare che questo capolavoro non è frutto di una scrittura frettolosa: è stato pure aggiornato, come indicano la data di pubblicazione (30 giugno) e quella di aggiornamento (1 luglio alle 8:09).
Non è finita: quel titolo è stato anche pubblicato su Twitter pari pari, senza che nessuno si accorgesse degli errori.
Se una testata giornalistica registrata crede di poter spacciare questo sconcio per giornalismo, se assume o incarica gente che scrive in questo modo e accetta di pubblicare questa diarrea verbale, allora quella testata non può lamentarsi per il crollo dei ricavi dando la colpa a Internet o alle fake news. Il giornalismo che si comporta così non sta morendo per cause esterne. Si sta suicidando.
Copia dell’articolo originale è archiviata qui presso Archive.is.
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