Questo articolo è disponibile anche in versione podcast audio.
Vent’anni fa, il 18 febbraio 2002, Repubblica pubblicò un ormai storico
articolo firmato da Ferruccio Sansa per denunciare l’orrendo crimine dei
gatti bonsai, con tanto di fotografia a illustrare il dramma.
Il giornale lo ha archiviato
qui
con un testo differente, ma quello che segue è il suo testo originale, come
riportato nella scansione dell’epoca, tratta dai miei archivi, che vedete qui accanto.
Un calvario che dura quattro mesi. Poi la vendita su Internet
Quei mici condannati a crescere in bottiglia
ROMA – Bonsai. Non di un albero, ma di un gatto. Anche questo si trova su Internet: www.bonsaikitten.com. Così,
pagando qualche centinaio di dollari, potrete portarvi a casa un gatto in
miniatura. Andando a vedere le immagini e le descrizioni che pubblicizzano
il prodotto, però, c'è da rabbrividire. Una vetrina dell'orrore. Per
bloccarne la crescita, i cuccioli vengono rinchiusi per quattro mesi
dentro un contenitore dove non hanno lo spazio per muovere un muscolo.
«Produrre bonsai è una delle più nobili arti orientali», dicono con
orgoglio i responsabili della Bonsaikitten, una ditta di New York.
Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla
rete, vanno avanti per la loro strada, anche perché, assicurano, «i gatti
bonsai vanno forte, soprattutto negli Stati Uniti, in Australia e Nuova
Zelanda». Insomma, sta nascendo una moda. Provare per credere. È tutto
fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla tecnica per
rimpicciolire l' animale». Gatti, ma con un piccolo sovrapprezzo sono
disponibili anche altre specie.
«Bisogna cominciare subito, perché dopo una settimana l'ossatura del
gatto diventa rigida», spiega con voce vellutata uno degli autori di
questi "capolavori". Aggiunge: «Appena nato, il gatto ha ossa flessibili
che possono essere modellate secondo i vostri desideri». Il resto lo
mostrano le fotografie. Agghiaccianti. Il cucciolo viene imbottito di
tranquillanti o anestetizzato, «anche se così gli animali spesso muoiono».
E comincia il calvario: bisogna infilare l'animale in un contenitore di
cristallo e non è facile, c'è da far passare la testa, da piegare le ossa
senza spezzarle. «Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni
allo scheletro che danneggerebbero il risultato finale», avvertono quelli della Bonsaikitten.
È un lavoro di ore, ma alla fine eccolo, il micio: un groviglio di zampe
e coda, la spina dorsale piegata fino a spezzarsi, il muso premuto contro
il vetro. È solo l'inizio della tortura. «Con un trapano facciamo un foro
nel vetro, inseriamo un tubo in bocca al gatto e lo nutriamo di cibi
liquidi», spiegano alla Bonsaikitten. Ma non basta: c' è il problema degli
escrementi. Un altro tubo viene inserito nell'ano. Poi comincia la
crescita. Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i
muscoli si contraggono. I dolori sono lancinanti. Il cuore batte impazzito
fino quasi a esplodere, ma non c’è spazio, nemmeno per miagolare. Alla
fine, dopo quattro mesi, il bonsai è pronto: un gatto adulto, ma grande
come un batuffolo. «Un prodotto ideale per i bambini» garantiscono alla
Bonsaikitten.
Queste sono le differenze principali fra la copia attualmente archiviata da
Repubblica e quella uscita in stampa:
-
Su carta:
Così, pagando qualche centinaio di dollari, potrete portarvi a casa un
gatto in miniatura.
In digitale:
Così, pare che pagando qualche centinaio di dollari, potrete
portarvi a casa un gatto in miniatura.
-
Su carta: ...una ditta di New York. Nonostante...
In digitale:
...una ditta di New York.
Al principio sembrava soltanto una montatura, qualche tempo fa la
notizia venne addirittura smentita, ma il sito esiste realmente, per
rintracciare l'azienda basta comporre un numero di telefono, lo
0012126627544.
Nonostante...
-
Su carta:
Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla
rete, vanno avanti per la loro strada, anche perché...
In digitale: Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla
rete, quelli della Bonsaikitten vanno avanti per la loro strada,
anche perché...
-
Su carta:
È tutto fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla
tecnica per rimpicciolire l'animale».
Gatti, ma con un piccolo sovrapprezzo sono disponibili anche altre
specie.
«Bisogna cominciare subito...
In digitale:
È tutto fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla
tecnica per rimpicciolire l'animale». «Bisogna cominciare subito...
-
Su carta:
«Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni allo scheletro
che danneggerebbero il risultato finale», avvertono quelli della Bonsaikitten. È un lavoro di ore...
In digitale:
«Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni allo scheletro
che danneggerebbero il risultato finale». È un lavoro di ore...
-
Su carta:
Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i muscoli si
contraggono.
I dolori sono lancinanti. Il cuore batte impazzito fino quasi a
esplodere, ma non c’è spazio, nemmeno per miagolare. Alla fine, dopo quattro mesi, il bonsai è pronto: un gatto
adulto, ma grande come un batuffolo.
«Un prodotto ideale per i bambini» garantiscono alla Bonsaikitten.
In digitale:
Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i
muscoli si contraggono. Alla fine, dopo quattro mesi, il bonsai è
pronto: un gatto adulto, ma grande come un batuffolo.
La differenza più interessante fra l’originale cartaceo e la copia archiviata
in digitale è quel “pare che” aggiunto a posteriori, che sembra rendere
tutto più incerto, come se Ferruccio Sansa riferisse una diceria, mentre
l’originale su carta era ben più categorico e certo sull’esistenza del
servizio di produzione e vendita di gattini imbottigliati vivi.
Non vi preoccupate: la notizia era falsa.
Sarebbe interessante capire come mai la copia archiviata non sia fedele
all’originale cartaceo, ma questa è un’altra storia. A distanza di vent’anni
si è un po’ persa la memoria della genesi di una delle burle più classiche di
Internet, per cui la ripropongo qui partendo dalla mia
indagine originale
del 2002.
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A dicembre 2000 (più di un anno prima dell’articolo di Sansa) circolava
su Internet un appello, sotto forma di catena di Sant’Antonio (quindi con
preghiera di inoltro a tutti i propri contatti via mail), che segnalava il
sito Bonsaikitten.com. Una delle versioni in italiano, entrata in
circolazione successivamente, descriveva il sito come
“l’affare di un CRETINO di un giapponese che vende GATTI IMBOTTIGLIATI
VIVI” e “LA STA FACENDO DIVENTARE UNA MODA in USA”.
Ma il sito, oggi chiuso ma
archiviato da Archive.org, era in realtà una burla inventata da studenti dell’MIT. Wired lo aveva spiegato già a febbraio 2001, un anno prima dell’articolo di Sansa, raccontando anche dell’indagine
dell’FBI sul sito (copia permanente). La natura satirica di Bonsaikitten.com era stata spiegata anche da Salon.com
il 29 gennaio 2001 (copia su Archive.org), dall’associazione animalista PETA (copia su Archive.org) e dal sito antibufala Urban Legends (copia su Archive.org).
In italiano ne avevano parlato, chiarendo ancora una volta che si trattava
soltanto di uno scherzo discutibile, il WWF (copia su Archive.org) e la trasmissione RAI Golem del 17 gennaio 2001 (copia su Archive.org).
Tuttavia
il primo giornalista italiano a pubblicare quella che oggi chiameremmo una
fake news su Bonsaikitten.com non fu Ferruccio Sansa. Infatti un anno prima dell’articolo di Sansa su Repubblica Josto
Maffeo aveva pubblicato sul Messaggero un primo indignatissimo articolo
sullo stesso tema: era il 15 gennaio 2001. L’articolo
“I mostri esistono e mettono i mici in bottiglia” (copia su Archive.org) era addirittura in prima pagina (lo potete intravedere nell’immagine qui
sotto, in basso a destra).
Maffeo aveva poi pubblicato un secondo articolo il 18 gennaio 2001 (“Il «mostro dei gattini» batte in ritirata dal Web”), nel quale rifiutava di accettare le smentite di Golem e di altri
esperti e menzionava addirittura un esposto alla Procura della parlamentare
Annamaria Procacci per far oscurare il sito.
I testi di entrambi gli articoli di Maffeo sono disponibili nella
mia indagine originale.
Nacque anche un sito satirico emulatore italiano, Gattibonsai.it, che fu però
chiuso in seguito a una denuncia della conduttrice televisiva Licia Colò, come
racconta
Hoax.it
citando anche il legale che difese il creatore del sito.
Stando a quanto riportato da
Punto Informatico
l’11 luglio 2001, forse la conduttrice credeva che Bonsaikitten.com fosse
realmente un sito di vendita di gattini vivi in bottiglia. Tuttavia le parole
pubblicate sul sito della Colò,
Animalieanimali.it, sono ambigue: da un lato descrivono
“una vicenda assurda e inquietante che potrebbe però diventare vera”,
dall’altro parlano concretamente di “folli esperimenti” di un
“violentatore di gatti” a proposito del sito statunitense.
Il sito Animalieanimali.it oggi è accessibile solo immettendo login e
password, ma ne possiamo leggere lo stesso il contenuto integrale dell’epoca a
proposito di Bonsaikitten e del sito emulatore italiano grazie alla
copia archiviata presso Archive.org
il 2 agosto 2001 (evidenziazioni mie):
[...] La storia era iniziata nei mesi scorsi negli Stati Uniti. Una vicenda
assurda ed inquietante che potrebbe però diventare vera grazie ai
possibili emuli dei loro folli esperimenti. A seguito di indagini, si è
scoperto che il violentatore di gatti, noto come l'inesistente Mister
Michael Wong è in realtà un anonimo studente americano fornito di una buona
apparecchiatura digitale. L'uomo è riuscito a diffondere le sue idee dal mese
di dicembre 2000 quando è cresciuto negli USA l'allarme per la creazione di
"felini bonsai", gatti messi in bottiglie di vetro. Sul sito Internet
www.bonsaikitten.com si trovano minuziose descrizioni su questa
pratica barbara [...].
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Insomma,
Sansa arrivò a scrivere il suo articolo di denuncia un anno dopo che
la storia era già stata smontata anche sui giornali italiani
e dopo la denuncia molto pubblica fatta da Licia Colò. Sarebbe bastato un minimo di ricerca per
scoprire questi precedenti. E sarebbe bastato un briciolo di lucidità mentale per rendersi
conto che le cose descritte su Bonsaikitten erano semplicemente
impossibili.
Le cattive abitudini odierne del giornalismo arrivano da lontano, e in questi vent’anni è stato fatto poco o niente per correggerle. I risultati sono il disastro delle fake news sulla pandemia e su mille altri argomenti ben più drammatici degli ipotetici gattini in bottiglia.
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Per prevenire le obiezioni di chi dirà che satira o meno, Bonsaikitten.com
promuoverebbe la crudeltà nei confronti degli animali, ripubblico qui quello
che
scrissi
vent’anni fa.
Di solito non mi intrometto nel merito morale delle bufale sulle quali
indago, ma questa è particolarmente controversa. Burla o meno, c'è chi
argomenta che il sito istiga comunque alla crudeltà verso gli animali.
Tuttavia non posso fare a meno di considerare che la crudeltà verso gli
animali esiste da molto prima che nascesse Internet. So di attirarmi molte
reazioni adirate, ma non è un po’ come dire che i siti pornografici istigano
allo stupro? E anche in questo caso, mi tocca notare con tristezza che lo
stupro esiste da molto prima dell’invenzione della Rete, e che i diritti
delle donne sono calpestati più brutalmente nei paesi in cui Internet e la
pornografia manco sanno cosa sono. Per non parlare del fatto che le edicole
italiane sono piene di pornografia, messa all’altezza degli occhi dei
bambini, eppure nessuno organizza petizioni o denunce in Procura in
proposito. Come mai?
Un’altra considerazione sollevata da questo sito-burla è il fatto che ci
inalberiamo per un ipotetico gattino in bottiglia ma mangiamo
disinvoltamente polli allevati in batteria (in gabbie in cui non possono
nemmeno girarsi, non molto più grandi delle bottiglie di Bonsaikitten.com).
Forse lo scopo del sito-burla è indurci a riflettere sulla nostra coerenza
morale prima di trinciare giudizi su cosa è crudele e cosa non lo è. Ha
senso commuoversi per un film come Babe maialino coraggioso
e continuare a mangiare prosciutto?
Infine c’è da ponderare il concetto della tentata censura al sito: anche
quando viene usata per scopi discutibilissimi, la libertà di espressione e
di satira è uno dei capisaldi della nostra cultura. È considerato un diritto
fondamentale. Ha senso mandare al diavolo questo principio e stabilire un
precedente pericolosissimo?
Nel frattempo sono passati due decenni, durante i quali Bonsaikitten.com ha vagato da un servizio di hosting all’altro perché veniva sistematicamente bandito a causa delle proteste di chi non si rendeva conto della presa in giro. Ne rimane comunque traccia nella grande memoria storica di Internet costituita da Archive.org.
Oggi c‘è chi in Svizzera ha un sito
di vendita di gatti (non imbottigliati) che si chiama Bonsaikitten.ch.
Chissà se i suoi proprietari sono al corrente delle origini del nome che hanno
scelto. Gliel’ho chiesto e sono in attesa di risposta.
Fonti aggiuntive:
Wikipedia in italiano,
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