Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2017/12/26
Antibufala: incassa 1 milione di dollari vendendo Bitcoin contraffatti col pennarello!
Spesso le fake news non hanno un’origine precisa e vengono diffuse con un passaparola digitale che fa perdere le tracce della fonte iniziale. Ma c'è un caso recente di fake news di cui si sa con precisione l’origine, e questo consente di vedere come nasce e come si diffonde una notizia falsa.
Il caso è quello di un certo Marlon Jensen, un americano di 36 anni che sarebbe stato arrestato a New York per aver incassato fraudolentemente oltre un milione di dollari vendendo per strada degli esemplari falsi di Bitcoin, la valuta digitale che in questi giorni è sulla bocca di tutti per via del suo spettacolare aumento di valore.
Gli esemplari, secondo la notizia, erano in realtà dei gettoni di una nota catena di ristorazione, sui quali l’intraprendente Jensen aveva semplicemente rimosso il marchio della catena e poi disegnato con il pennarello il simbolo dei Bitcoin per gabbare gli ingenui acquirenti.
Sui social network e nei blog è partito subito il coro planetario dei commenti ironici e delle condivisioni di questa notizia, che (ripeto) è falsa, anzi è fake, ossia fabbricata intenzionalmente. Questa fake news, infatti, è stata creata dal sito satirico statunitense Huzlers.com per parodiare la recente febbre di scambi e speculazioni intorno ai Bitcoin, che ha in effetti attirato davvero molti investitori inesperti in cerca di facili guadagni.
Molti internauti l’hanno condivisa dandola per vera perché Huzlers è un sito specializzato nel fabbricare notizie false in modo da attirare visitatori e quindi ottenere incassi pubblicitari e di conseguenza ha confezionato una storia che tocca tutti i tasti emotivi giusti: è divertente e sensazionale; stimola il luogo comune dell’ingenuità e dell’incompetenza tecnologica della gente (visto che i Bitcoin sono una valuta digitale virtuale, che non esiste in forma di monete o banconote); suscita il compiacimento di sentirsi più intelligenti degli altri che abboccano alla truffa.
Nei social network, così, molte persone hanno indicato Marlon Jensen come un “genio” e dichiarato che la vicenda conferma che gli americani in particolare sono ingenui e ignoranti, senza rendersi conto che in realtà gli ingenui erano proprio loro, quelli che condividevano una storia falsa senza neanche porsi il dubbio che potesse essere inventata.
Il successo di fake news come questa ci aiuta a ricordare che è proprio quando una storia fa leva sui pregiudizi, sui luoghi comuni e sul sensazionalismo che dobbiamo dubitarne maggiormente, anche se la storia ci arriva da persone che consideriamo attendibili, perché a loro volta possono averla ricevuta da persone che loro ritengono attendibili.
Per scoprire la vera natura di questa notizia falsa e delle altre dello stesso genere c'è un trucco molto semplice: visitare News.google.com e digitare, fra virgolette, il nome del presunto protagonista della vicenda seguito dalla parola fake: se la notizia è falsa, questo di solito fa comparire un articolo di smentita pubblicato da qualche sito antibufala che ha già indagato sul tema. Ma c'è anche un trucco ancora più semplice: quando c’è il minimo dubbio, non condividere è sempre una scelta prudente.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 21 dicembre 2017.
Il caso è quello di un certo Marlon Jensen, un americano di 36 anni che sarebbe stato arrestato a New York per aver incassato fraudolentemente oltre un milione di dollari vendendo per strada degli esemplari falsi di Bitcoin, la valuta digitale che in questi giorni è sulla bocca di tutti per via del suo spettacolare aumento di valore.
Gli esemplari, secondo la notizia, erano in realtà dei gettoni di una nota catena di ristorazione, sui quali l’intraprendente Jensen aveva semplicemente rimosso il marchio della catena e poi disegnato con il pennarello il simbolo dei Bitcoin per gabbare gli ingenui acquirenti.
Sui social network e nei blog è partito subito il coro planetario dei commenti ironici e delle condivisioni di questa notizia, che (ripeto) è falsa, anzi è fake, ossia fabbricata intenzionalmente. Questa fake news, infatti, è stata creata dal sito satirico statunitense Huzlers.com per parodiare la recente febbre di scambi e speculazioni intorno ai Bitcoin, che ha in effetti attirato davvero molti investitori inesperti in cerca di facili guadagni.
Molti internauti l’hanno condivisa dandola per vera perché Huzlers è un sito specializzato nel fabbricare notizie false in modo da attirare visitatori e quindi ottenere incassi pubblicitari e di conseguenza ha confezionato una storia che tocca tutti i tasti emotivi giusti: è divertente e sensazionale; stimola il luogo comune dell’ingenuità e dell’incompetenza tecnologica della gente (visto che i Bitcoin sono una valuta digitale virtuale, che non esiste in forma di monete o banconote); suscita il compiacimento di sentirsi più intelligenti degli altri che abboccano alla truffa.
Nei social network, così, molte persone hanno indicato Marlon Jensen come un “genio” e dichiarato che la vicenda conferma che gli americani in particolare sono ingenui e ignoranti, senza rendersi conto che in realtà gli ingenui erano proprio loro, quelli che condividevano una storia falsa senza neanche porsi il dubbio che potesse essere inventata.
Il successo di fake news come questa ci aiuta a ricordare che è proprio quando una storia fa leva sui pregiudizi, sui luoghi comuni e sul sensazionalismo che dobbiamo dubitarne maggiormente, anche se la storia ci arriva da persone che consideriamo attendibili, perché a loro volta possono averla ricevuta da persone che loro ritengono attendibili.
Per scoprire la vera natura di questa notizia falsa e delle altre dello stesso genere c'è un trucco molto semplice: visitare News.google.com e digitare, fra virgolette, il nome del presunto protagonista della vicenda seguito dalla parola fake: se la notizia è falsa, questo di solito fa comparire un articolo di smentita pubblicato da qualche sito antibufala che ha già indagato sul tema. Ma c'è anche un trucco ancora più semplice: quando c’è il minimo dubbio, non condividere è sempre una scelta prudente.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 21 dicembre 2017.
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