Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2018/06/26
Se l’ex ti molesta e spia tramite l’Internet delle Cose
Quando finisce un amore, probabilmente l’ultima cosa che si ha in mente è la gestione delle password e dei dispositivi informatici che si hanno in condivisione. Eppure molte persone, soprattutto donne, stanno scoprendo che queste password e questi dispositivi stanno purtroppo diventando armi di molestia e persecuzione nelle mani di ex partner violenti e possessivi.
Il New York Times ha pubblicato di recente un’indagine sulle vittime di questa nuova forma di tormento a distanza: tante persone, dopo la fine di una relazione, hanno scoperto che l’ex partner aveva ancora le password dei loro account di mail e dei social network e poteva quindi spiare la loro corrispondenza e seguire i loro spostamenti e rapporti sociali. Ma soprattutto aveva il controllo dei dispositivi digitali di gestione della loro casa: accendeva e spegneva a piacimento l’aria condizionata, il riscaldamento e le luci domestiche, faceva suonare il citofono o comandava gli altoparlanti “smart” per suonare musica ad altissimo volume nel cuore della notte oppure spiava in casa attraverso le telecamere di sicurezza collegate a Internet. Telecamere installate, paradossalmente, per sentirsi più sicuri.
Chi commette questi abusi sfrutta queste tecnologie per continuare ad esercitare un controllo ossessivo sulle proprie vittime, che si sentono particolarmente impotenti. Dal punto di vista legale, infatti, questo genere di intrusione spesso non è coperto dagli ordini restrittivi o dagli accordi di divorzio. Si tratta di un problema nuovo che gli avvocati spesso faticano a prendere in considerazione.
Cosa anche peggiore, le vittime di questo stalking spesso non vengono credute quando dicono che i propri ex partner le spiano e sanno tutto quello che dicono e fanno, perché molti non pensano alle informazioni disseminate dai dispositivi informatici e non immaginano che un ex possa arrivare a tanto.
Possono sembrare problemi tipicamente americani, ma i dispositivi domestici connessi a Internet per gestirli a distanza stanno prendendo piede anche da noi. Sta diventando difficile comprare elettrodomestici che non abbiano una connessione Wi-Fi: ho cercato di recente una lavatrice-asciugatrice nuova per il Maniero Digitale e ho trovato solo modelli da collegare a Internet e gestire tramite app, cosa che ho prontamente disattivato.
Inoltre nel mio lavoro di giornalista informatico ho seguito diversi casi di donne maltrattate fisicamente dai partner e poi perseguitate da quei partner anche dopo la fine della relazione e della coabitazione, attraverso il monitoraggio e il controllo dei loro dispositivi digitali, per esempio tramite un’app di tracciamento installata di nascosto sul loro smartphone o una password di Gmail condivisa quando l’ex partner non era ancora ex. Le donne non riuscivano a capire come facesse il loro ex a sapere sempre dove andassero e a raggiungerle sul posto, angosciandole con la sua presenza o con nuove violenze: erano tradite dal proprio smartphone, sul quale era attiva la geolocalizzazione, accessibile al loro aguzzino.
Rimediare non è facile. Il gesto drastico e istintivo di staccare o sostituire tutti i dispositivi informatici, compresi computer e smartphone, ha costi notevolissimi. Cambiare account di mail e sui social network significa isolarsi dai rapporti umani proprio in un momento particolarmente difficile della propria vita. Cambiare le password dappertutto, anche sul router Wi-Fi di casa, richiede competenze che non tutti hanno e quindi comporta spesso l’intervento di una persona esperta e soprattutto di fiducia, che va cercata al di fuori della cerchia degli amici che si hanno in comune con il proprio ex perché a volte questi “amici” sono in realtà complici dell’ex possessivo.
Essere consapevoli del problema è comunque il primo passo per risolverlo, per esempio includendo negli accordi di separazione anche la consegna delle password di casa e la condivisione delle spese tecniche per cambiarle, esattamente come si fa per le chiavi di casa e per il cambio delle serrature.
Inoltre conviene sostituire lo smartphone con un telefonino vecchio stile, che non è hackerabile; si mantiene lo stesso numero di telefono e si usano gli SMS al posto di WhatsApp.
È paradossale che una delle difese più efficaci ed economiche contro questo tipo di persecuzione sia il regresso tecnologico, ma funziona.
Il New York Times ha pubblicato di recente un’indagine sulle vittime di questa nuova forma di tormento a distanza: tante persone, dopo la fine di una relazione, hanno scoperto che l’ex partner aveva ancora le password dei loro account di mail e dei social network e poteva quindi spiare la loro corrispondenza e seguire i loro spostamenti e rapporti sociali. Ma soprattutto aveva il controllo dei dispositivi digitali di gestione della loro casa: accendeva e spegneva a piacimento l’aria condizionata, il riscaldamento e le luci domestiche, faceva suonare il citofono o comandava gli altoparlanti “smart” per suonare musica ad altissimo volume nel cuore della notte oppure spiava in casa attraverso le telecamere di sicurezza collegate a Internet. Telecamere installate, paradossalmente, per sentirsi più sicuri.
Chi commette questi abusi sfrutta queste tecnologie per continuare ad esercitare un controllo ossessivo sulle proprie vittime, che si sentono particolarmente impotenti. Dal punto di vista legale, infatti, questo genere di intrusione spesso non è coperto dagli ordini restrittivi o dagli accordi di divorzio. Si tratta di un problema nuovo che gli avvocati spesso faticano a prendere in considerazione.
Cosa anche peggiore, le vittime di questo stalking spesso non vengono credute quando dicono che i propri ex partner le spiano e sanno tutto quello che dicono e fanno, perché molti non pensano alle informazioni disseminate dai dispositivi informatici e non immaginano che un ex possa arrivare a tanto.
Possono sembrare problemi tipicamente americani, ma i dispositivi domestici connessi a Internet per gestirli a distanza stanno prendendo piede anche da noi. Sta diventando difficile comprare elettrodomestici che non abbiano una connessione Wi-Fi: ho cercato di recente una lavatrice-asciugatrice nuova per il Maniero Digitale e ho trovato solo modelli da collegare a Internet e gestire tramite app, cosa che ho prontamente disattivato.
Inoltre nel mio lavoro di giornalista informatico ho seguito diversi casi di donne maltrattate fisicamente dai partner e poi perseguitate da quei partner anche dopo la fine della relazione e della coabitazione, attraverso il monitoraggio e il controllo dei loro dispositivi digitali, per esempio tramite un’app di tracciamento installata di nascosto sul loro smartphone o una password di Gmail condivisa quando l’ex partner non era ancora ex. Le donne non riuscivano a capire come facesse il loro ex a sapere sempre dove andassero e a raggiungerle sul posto, angosciandole con la sua presenza o con nuove violenze: erano tradite dal proprio smartphone, sul quale era attiva la geolocalizzazione, accessibile al loro aguzzino.
Rimediare non è facile. Il gesto drastico e istintivo di staccare o sostituire tutti i dispositivi informatici, compresi computer e smartphone, ha costi notevolissimi. Cambiare account di mail e sui social network significa isolarsi dai rapporti umani proprio in un momento particolarmente difficile della propria vita. Cambiare le password dappertutto, anche sul router Wi-Fi di casa, richiede competenze che non tutti hanno e quindi comporta spesso l’intervento di una persona esperta e soprattutto di fiducia, che va cercata al di fuori della cerchia degli amici che si hanno in comune con il proprio ex perché a volte questi “amici” sono in realtà complici dell’ex possessivo.
Essere consapevoli del problema è comunque il primo passo per risolverlo, per esempio includendo negli accordi di separazione anche la consegna delle password di casa e la condivisione delle spese tecniche per cambiarle, esattamente come si fa per le chiavi di casa e per il cambio delle serrature.
Inoltre conviene sostituire lo smartphone con un telefonino vecchio stile, che non è hackerabile; si mantiene lo stesso numero di telefono e si usano gli SMS al posto di WhatsApp.
È paradossale che una delle difese più efficaci ed economiche contro questo tipo di persecuzione sia il regresso tecnologico, ma funziona.
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