Come ho già raccontato, sto contribuendo a organizzare un raduno
non commerciale di appassionati di scienza, fantascienza e steampunk, la
Sci-Fi Universe (o Sciallacon per gli amici), coordinato dallo
Stargate Fanclub Italia. C’è
una grossa novità: le prenotazioni stanno andando così bene che abbiamo dovuto
cambiare i nostri piani iniziali e prendere la sala più grande del
Parc Hotel di Peschiera del Garda
dove si svolge l’evento: sarà una bella sfida, ma speriamo di meritarci la
vostra fiducia.
L’ingresso per tutti e due i giorni costa 30 euro di base, che diventano 15
euro per persone da 12 a 17 anni e portatori di handicap; i bambini sotto i 12
anni e gli accompagnatori di portatori di handicap entrano gratuitamente.
Alcuni workshop si pagano a parte.
Qui sotto trovate le novità più recenti, che si aggiungono a quelle che ho già
presentato negli
articoli precedenti
(segnalo in particolare l’ospite Dan Starkey, alias Strax per i fan di
Doctor Who, e Gabriella Cordone Lisiero, dello Star Trek Italian Club):
online trovate il
programma completo. Come già
accennato, io sarò uno dei presentatori dell’evento e terrò una conferenza con
materiale inedito di Doctor Who.
I club e gruppi presenti includeranno lo Stargate Fanclub Italia, la Italian
Klinzha Society, il Doctor Who Italian Fan Club, lo Star Trek Italian Club
Alberto Lisiero, Deep Space One, l’Associazione Culturale Steampunk Nord-Est,
Moonbase’99, Star Wars Universe e Stazione
Eco-Interstellare.
Ci sarà anche la casa editrice Cartabianca Publishing, con la quale ho appena terminato di lavorare alla traduzione dell’autobiografia dell’astronauta lunare Michael Collins, intitolata Carrying the Fire.
Per gli appassionati di Dungeons and Dragons ci sarà una
D&D Night
(purtroppo i posti sono già tutti presi, salvo rinunce dell’ultimo minuto).
Tempo permettendo, ci sarà anche una
serata di osservazione astronomica
con Physical Pub. E ci sarà tanta musica (a tema e non solo), con occasioni di
divertimento e ballo... molto speciali.
Se volete partecipare o regalare a qualcuno una partecipazione a due giorni di
chiacchiere da geek, gente vestita in modi strani, conferenze scientifiche e
di fantascienza e assistere alla trasformazione di un rispettabilissimo
giornalista informatico in un puccioso rettiliano,
iscrivetevi! Consiglio di non
indugiare, perché di questo passo – anche i posti aggiuntivi che abbiamo grazie
alla sala più grande – rischiano di esaurirsi.
Questa è la sala più grande e moderna del Parc Hotel, un'area di oltre 400 metri quadri che ospiterà le conferenze e i banchi dei club e gruppi presenti: ce ne siamo
innamorati subito tutti all'ultimo sopralluogo fatto ad inizio novembre.
Con l'occasione, abbiamo anche studiato gli allestimenti, controllato le varie
aree da dedicare a tutte le attività che verranno svolte durante la convention
e, cosa forse più importante, provato il buffet per voi: funziona ed è adatto
a tutte le preferenze e necessità,
Chiara Codecà
Editor, giornalista e traduttrice, si occupa di fanstudies, adattamenti
ed editoria per ragazzi e di genere nel Regno Unito e in Italia. Collabora con
alcuni dei maggiori festival culturali italiani. Appassionata di fantastico da
sempre, è orgogliosamente nerd.
La sua conferenza sarà domenica alle 11:30 con il titolo
“DUNE: universi da scoprire”. Cosa lega Frank Herbert a
Star Wars, Shakespeare e Tolkien? Una chiacchierata su un libro e una
saga che hanno influenzato l’immaginario collettivo degli ultimi
cinquant’anni. Sarà l’occasione per scoprire di più su una storia
straordinaria, partendo dai libri per arrivare agli adattamenti e al fandom.
Viviana Negri: workshop “Dal raggio di sole al carbon fossile” (fino a
12 anni)
Questo workshop dedicato ai più giovani è una
attività tenuta da Viviana Negri, che da molti anni affianca
all'insegnamento nelle scuole (dove è docente) l'attività divulgativa mirata alla scuola dell’obbligo, per
introdurre precocemente le scienze e aiutare i ragazzi a interpretare il
nostro mondo, presentando aspetti del quotidiano osservati dal punto di vista
della scienza e proponendo leggi universali partendo dalle applicazioni
tecnologiche.
Alla SFU, Viviana proporrà un’attività rivolta a bambini e bambine fino a 12
anni di età, dal titolo “Dal raggio di sole al carbon fossile”,
viaggiando nello spazio e nel tempo seguendo l’energia. Un'attività da
ascoltare e colorare per bimbe e bimbi curiosi, che insegnerà come la natura
sul pianeta Terra imprigiona l'energia che arriva dal sole, come la conserva e
la trasforma per renderla disponibile in ogni luogo e in ogni tempo.
Luca Gatta: workshop di doppiaggio
Domenica 14 gennaio dalle 15:00 alle 17:00 ci sarà l’attore e doppiatore Luca
Gatta, che oltre a raccontarci la sua esperienza terrà un laboratorio di
doppiaggio. Davanti ad uno schermo su cui scorreranno sequenze di film, serie
tv o cartoni animati, i partecipanti avranno la possibilità di registrare la
propria voce e riascoltarla subito dopo, condividendo emozioni e difficoltà di
questo particolare lavoro. Il laboratorio avrà la durata di due ore e i posti
disponibili sono limitati. La quota di partecipazione è 10 €.
Ida Daneri: workshop di scrittura creativa
Dalle emozioni alla tecnica, il workshop di scrittura creativa vi fornirà le
regole e gli strumenti per trasformare la vostra passione per la scrittura in
un progetto narrativo evocativo ma funzionale, rivelandovi anche gli errori
più comuni e come evitarli. È un’occasione unica per tutti i fan della
fantascienza che amano dilettarsi con la scrittura. Il workshop sarà proposto
in due parti: sabato 13 gennaio dalle 14:45 alle 16:15 e domenica 14 gennaio
dalle 9:30 alle 10:30. La quota di partecipazione è di 10 €.
Annalisa Diacinti: workshop di costuming con Gea Lab
Domenica 14 gennaio dalle 11:30 alle 12:30, Annalisa di GEA Lab mostrerà come
identificare al meglio i componenti di un costume, scegliere i materiali
migliori in base alle loro caratteristiche, pianificare e comprendere i tempi
di lavorazione, nonché le quantità dei diversi materiali da acquistare. Sarà
possibile lavorare su un proprio progetto, indipendentemente dalla complessità
e dalla provenienza (film, serie tv, videogiochi o cartoni animati), oppure
seguire le proposte del workshop.
Per partecipare non è necessario essere
sarti o avere incredibili strumenti a disposizione: l’obiettivo del workshop è
apprendere e comprendere la fase programmatica della realizzazione di un
costume, affinché il processo di creazione sia divertente quanto poi
indossarlo. La quota di partecipazione è di 5 €.
Realtà virtuale per scienza e fantascienza
Domenica 14 gennaio, dalle 11:00 alle 11:30 e dalle 16:30 alle 17:00, ci sarà
la possibilità di maneggiare (virtualmente) una spada laser che taglia davvero
gli oggetti, esplorare la Stazione Spaziale Internazionale e guardare il mondo
dai suoi finestrini. Sarà possibile provare queste esperienze e altre, meno
dinamiche ma comunque emozionanti, grazie allo stand di realtà virtuale.
Saranno disponibili due unità VR e troverete il modulo per prenotarvi fuori
dalla sala Atlantis. L’esperienza sarà ad offerta libera e il ricavato sarà
devoluto in beneficenza.
Giochi: Klinza
Vi siete mai chiesti cosa fa un Klingon nel tempo libero (ammesso che ne abbia)? Per esempio può rilassarsi con un’agguerrita partita a Klinzha! La cultura e le abitudini Klingon sono state raccontate in oltre 40
anni di storia fantascientifica, in telefilm, film, fumetti e romanzi. Ed è
proprio in un romanzo, dal titolo The Final Reflection di John M. Ford (1984), che si parla per la prima volta del gioco del Klinzha.
Nel romanzo si racconta del Kinta, la versione “dal vivo” del gioco, con
guerrieri armati in carne ed ossa che si affrontano in scontri corpo a corpo
all’ultimo sangue, su una scacchiera triangolare, guidati da due master. Il
Klinzha è la versione da tavolo del Kinta. Si gioca su una scacchiera di forma
triangolare ed è un gioco per due giocatori, in cui si può riconoscere una
versione (molto rielaborata) dei tradizionali scacchi.
Lo scopo del gioco è conquistare una pedina specifica dell’avversario, il Goal, che
rappresenta la bandiera del proprio schieramento. Il Klinzha è un gioco con
poche e semplici regole, si impara facilmente ed incarna appieno lo spirito
tipico del popolo Klingon: combattività, strategia e onore.
Italian Klinzha Society - Ass. Culturale, che sarà presente alla Sci-Fi
Universe con master di gioco e scacchiere a disposizione del pubblico per demo
e partite libere, ci parlerà di questo passatempo Klingon all'interno
dell'intervento sul palco fissato per sabato pomeriggio alle ore 15:00.
Ginnastica Klingon
Volete iniziare la giornata con un pieno di energia, come Klingon pronti al
combattimento?
Il risveglio mattutino di Worf, programmato per le ore 9 di domenica
mattina in sala Stargate, vi aiuterà a partire alla grande, come un vero
guerriero. Ma tranquilli, si tratterà di una mezz'oretta di Mok'bara, con
movimenti semplici e praticabili da chiunque. Vi aspettiamo, Qapla'!
A metà settembre ho potuto finalmente
annunciare
pubblicamente che sto co-organizzando un raduno di appassionati di scienza e
fantascienza insieme allo Stargate Fanclub Italia, formalmente denominato
Sci-Fi Universe (ma noto
informalmente come SciallaCon), che si terrà il 13 e 14 gennaio 2024 a Peschiera del Garda, presso il
Parc Hotel.
Ai primi di ottobre sono stati
annunciati
i primi ospiti e si sono aperte le iscrizioni, che stanno procedendo meglio di
quanto osassimo sperare. La notte di Dungeons and Dragons (la
D&D Night) è già tutta prenotata. Oggi posso annunciare alcuni degli altri ospiti
dell’evento (oltre a me stesso, visto che farò una conferenza sulla traduzione
e le procedure di segretezza di Doctor Who, con materiale raro).
Ricordo brevemente i costi: l’ingresso per tutti e due i giorni costa 30 euro
di base, che diventano 15 euro per persone da 12 a 17 anni e portatori di
handicap; i bambini sotto i 12 anni e gli accompagnatori di portatori di
handicap entrano gratuitamente. Trovate tutti i
dettagli nelle FAQ, mentre
il modulo di iscrizione è
disponibile qui. I posti disponibili non sono tantissimi, per cui consiglio di iscriversi
subito.
Ricordo inoltre che
le iscrizioni sono separate dalle prenotazioni alberghiere, per
consentire la massima libertà di scelta e flessibilità ai partecipanti e non
imporre nulla a nessuno, e che il nostro obiettivo è uno solo: divertirci
radunandoci tra appassionati in un evento senza scopo di lucro (tanto che
anch’io e tutti i co-organizzatori pagano l’iscrizione come tutti).
Infine sottolineo che la Sci-Fi Universe è soprattutto un’occasione di
incontro fra appassionati: per questo abbiamo riservato nel programma degli
spazi in cui “fare decompressione” e chiacchierare senza l’ansia di perdersi
qualche evento. Vogliamo essere scialli, non stressanti.
Stefano è stato a lungo presidente dell’associazione Deep Space One e si
occupa del The Orville Fan Club Italia: ci parlerà della serie TV
The Orville nel suo intervento, intitolato
La visione di Seth MacFarlane: Uno sguardo su “The Orville”, domenica
14 gennaio alle ore 10:30.
Omar Serafini
Omar Serafini è responsabile dell’Area Pianificazione e Controllo di Gestione
di MFE – MediaForEurope oltre che showrunner e co-autore del podcast
italiano indipendente FantascientifiCast, dedicato alla fantascienza. Nella
sua conferenza “70 anni… Minus One: lunga vita al Re!” (domenica 14
alle 18) ci racconterà tutto su Godzilla, dalla sua prima apparizione nella baia
di Tokyo nel 1954 ai suoi fasti cinematografici più recenti.
Davide Formenti
Davide fa divulgazione scientifica per bambini e ragazzi e con il Maestro
Giovanni Mongini ha scritto il saggio Gli esploratori dell’infinito,
dedicato all’astronomia, alle missioni spaziali e alla filmografia di
fantascienza, curando la parte scientifico-tecnologica. Ce lo presenterà
domenica 14 gennaio alle 10.
Gino Lucrezi
Fondatore e amministratore della pagina Facebook italiana della serie
The Expanse, Gino terrà la conferenza intitolata
“The Expanse – Raccontare una storia con tanti strumenti” sabato 13
alle 18:15 e ripercorrerà la storia e l’evoluzione di questa serie molto
apprezzata dai fan.
---
Ai club e gruppi già annunciati si aggiungono il Doctor Who Italian Fan
Club, lo Star Trek Italian Club Alberto Lisiero, l’Associazione Culturale
Steampunk Nord-Est, Moonbase’99 (club dedicato alla fantascienza televisiva
anni ‘70, soprattutto inglese, come UFO e Spazio 1999), Star
Wars Universe. L’elenco aggiornato dei club e gruppi è
qui su Scifiuniverse.it.
---
Il programma completo della Sci-Fi Universe è
disponibile qui.
Se volete saperne di più e restare aggiornati, seguite la SFU sui social
network: Facebook,
X/Twitter,
YouTube,
Instagram,
WhatsApp
e TikTok. Naturalmente
c’è anche la mail: info chiocciola scifiuniverse.it.
Come
preannunciato
a metà settembre, il 13 e 14 gennaio 2024 a Peschiera del Garda si terrà la
prima edizione di
Sci-Fi Universe (per gli amici
SciallaCon): due giorni di convention dedicati a scienza e fantascienza e
all’incontro fra appassionati, ai quali parteciperò come co-organizzatore,
presentatore e relatore insieme a molti ospiti, che ora posso cominciare ad
annunciare pubblicamente; altri ospiti (e altri gruppi) verranno resi noti nei prossimi giorni.
Prima di tutto, sono aperte le iscrizioni (30 euro base; 15 euro per persone
da 12 a 17 anni e portatori di handicap; gratuito per bambini sotto i 12 anni
e per gli accompagnatori di portatori di handicap;
dettagli nelle FAQ): il modulo di
iscrizione è
disponibile qui. I posti
disponibili non sono illimitati, per cui consiglio di iscriversi subito.
Ricordo che le iscrizioni sono separate dalle prenotazioni alberghiere, per
consentire la massima libertà di scelta e flessibilità ai partecipanti.
L’evento si terrà al
Parc Hotel.
Brillante intrattenitore e persona molto disponibile con i fan, è un
attore inglese classe ’77, conosciuto soprattutto per le numerose
apparizioni nella serie sci-fi della BBC
Doctor Who, dove ha interpretato
diversi Sontaran, tra cui il noto Strax
della Paternoster gang.
Vi aspetta con due panel aperti a tutti gli iscritti (uno sabato e l’altro
domenica), sarà a disposizione per autografi e selfie durante due sessioni
e avrete la possibilità di incontrarlo di persona durante l’esclusivo
Meet & Greet, che sarà solo su prenotazione e a numero chiuso.
Gabriella Cordone Lisiero
Da sempre appassionata di fantascienza, traduttrice e sceneggiatrice di
fumetti, tra cui Legs Weaver e
Nathan Never. È anche narratrice e
redattrice di riviste e, con il marito Alberto, ha contribuito alla
diffusione della fantascienza in Italia in anni in cui i mezzi a
disposizione non erano proprio all’avanguardia.
Attivamente impegnata nel
mondo del fantastico, dedica buona parte del suo tempo allo
Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”. L’associazione, nata semplicemente per far conoscere e mettere in
contatto tra loro gli appassionati di Star Trek, è oggi uno dei più
longevi fanclub italiani ispirati ad una serie sci-fi.
Con lei inizieremo
gli interventi sabato mattina, dopo l’apertura della convention: quattro
chiacchiere su come gli aspetti umano e sociale su cui si fonda lo STIC-AL
abbiano influito e contribuito alla sua longevità.
Simone Jovenitti
Nato a Milano e da sempre appassionato di musica e alpinismo, Simone ha
deciso poi di dedicare i propri studi all’astrofisica. Dopo la laurea
magistrale in fisica, ha iniziato a lavorare sul
lensing gravitazionale e sulla polarizzazione del fondo cosmico a
microonde.
Conseguito poi il dottorato in astrofisica sulla calibrazione
di puntamento dei telescopi ASTRI, per lo studio da terra dei raggi
cosmici, attualmente è ricercatore post-doc presso l’Istituto Nazionale di
Astrofisica. È presidente dell’associazione
PhysicalPub per la comunicazione
scientifica, con cui coltiva e trasmette la passione per le stelle tramite
numerosi corsi, eventi e conferenze.
THE WOW SIDE OF THE MOON
–
La scienza della Luna e della sua esplorazione è il titolo della sua
conferenza, che si terrà sabato 13 gennaio alle ore 16.
Alessandra Carrer e Luigi Garlaschelli (steampunk e scienza)
Laureato in chimica, professore e ricercatore universitario presso il Dipartimento di Chimica organica dell’Università di Pavia, Luigi Garlaschelli è autore di decine di lavori scientifici. Da diversi anni si interessa di anomalie, pseudoscienze e fenomeni paranormali e misteriosi. È socio dal 1991 del #CICAP e per anni è stato il responsabile delle Sperimentazioni. Ha partecipato inoltre a trasmissioni televisive e documentari.
Alessandra Carrer è designer e grafica, si occupa di comunicazione e di immagine. Lavora il vetro con l'antica tecnica 'a lume' e replica reperti archeologici di pasta vitrea. Ha pubblicato "Scienziati pazzi. Quando la ricerca sconfina nella follia" (con L. Garlaschelli, Carocci, 2017). È Presidente dell'Associazione Steampunk Nordest.
E dalla scienza allo steampunk il passo è breve! Quindi non perdetevi la loro conferenza “Scienza, fantascienza e Steampunk“, in programma domenica 14 gennaio alle ore 15:00! Da Verne e Wells, passando per trapiantatori di teste e rianimatori di cadaveri, attraverso un’insolita carrellata di fatti curiosi, il Prof. Alchemist e Sky Lady presenteranno l’immaginazione della fantascienza ottocentesca e le ricerche di alcuni scienziati pazzi, veri o immaginari, che si sono in seguito trasformate in conquiste della scienza moderna.
Per gli appassionati di Dungeons and Dragons ci sarà una
D&D Night. Tempo permettendo, ci sarà anche una
serata di osservazione astronomica
con Physical Pub. E ci sarà tanta musica (a tema e non solo), con occasioni di
divertimento e ballo molto speciali.
I costumi legati alla fantascienza sono incoraggiati per tutta la durata della
Sci-Fi Universe. Sì, sarò in costume anch’io: astenersi impressionabili.
Finalmente posso annunciare pubblicamente un progetto che ho in lavorazione da
parecchi mesi (chi è venuto al Pranzo dei Disinformatici ha avuto un’anteprima):
la co-organizzazione di una convention dedicata a scienza e fantascienza.
Formalmente si chiama
Sci-Fi Universe, ma per gli amici è la SciallaCon: due giorni (13 e 14 gennaio 2024) a Peschiera del Garda, presso il
Parc Hotel, per incontrarsi tra
gente che ha la passione per la fantascienza e la scienza, per chiacchierare
sciallamente faccia a faccia con persone che magari si conoscono solo online e
per vedere e ascoltare cose e conferenze che è impossibile trovare online o fare
altrove.
La Sci-Fi Universeè organizzata dallo Stargate Fanclub Italia, un’associazione a carattere
culturale che si occupa di divulgare la passione per la saga di
Stargate e per la fantascienza in generale in Italia. Non posso ancora
annunciarvi gli ospiti e i relatori, ma posso già dirvi che sarò il conduttore
dei due giorni di incontri e farò da traduttore per gli ospiti non italofoni.
Inoltre, per i fan di Doctor Who ma non solo, terrò una conferenza inedita, intitolata Doctor Who Secrets, con contenuti introvabili sul
dietro le quinte della produzione, sulle scene tagliate (e sul perché dei
tagli) e sulla traduzione di alcune puntate di questa serie. E se volete vedermi
in costume, preparatevi a una sorpresa, visto che il cosplay a
tema fantascientifico è incoraggiato :-)
Se vi state chiedendo il motivo di una data così insolita come metà gennaio, è stata scelta intenzionalmente per non sovrapporsi ad altri eventi analoghi: la SFU non sostituisce, si aggiunge. Perché le occasioni per trovarsi fra appassionati e fare festa non bastano mai.
Cito inoltre dal sito della SFU: si tratta di un
“evento concentrato soprattutto sulla divulgazione e la condivisione, non
solo della passione per la fantascienza ma anche per tutte quelle scienze
legate all’universo e al progresso: astronomia, astrofisica, chimica… Sci-Fi
Universe sarà l’evento dedicato a tutti gli appassionati del genere, ai club
e ai gruppi legati alla fantascienza, nonché ai loro associati e a chiunque
sia interessato ad avvicinarsi al mondo delle convention. Sarà l’occasione
per indossare ancora una volta la maglietta nerd che teniamo in quel
cassetto, per continuare a dire che la TOS è sempre la serie Trek che più ci
è rimasta nel cuore, per creare un nuovo costume o comprare la divisa per la
quale aspettavamo solo la giusta occasione… per ritrovare vecchi amici e
conoscerne di nuovi, appassionati come noi a questo immenso e magnifico
universo letterario, televisivo, cinematografico e videoludico.”
Questo mio annuncio è per ora solo un promemoria per darvi modo di sapere le
date e tenerle libere se vi interessa partecipare: programma dettagliato,
iscrizioni, nomi e temi dei relatori e tutto il resto arriveranno a breve.
Potete già leggere le FAQ per
sapere qualche dettaglio e i prezzi e
contattare la SFU per avere
maggiori informazioni. Posso già dirvi che potete alloggiare e mangiare dove
preferite, anche se stare al Parc Hotel è ovviamente più comodo, e che gli
orari sono stati scelti per permettere anche di non alloggiare del tutto e
venire solo per la giornata (o le giornate). Le prenotazioni alberghiere sono indipendenti dalla convention; se volete prenotare camere, potete farlo anche subito (anzi, è consigliabile, soprattutto se volete alloggiare al Parc Hotel). Non occorre che aspettiate l’apertura delle iscrizioni alla SFU.
La struttura e la convention sono pienamente accessibili a
portatori di handicap. Come scrive il sito della SFU, nella scelta del luogo
abbiamo valutato diversi dettagli: oltre alla comodità nel raggiungerla sia in
auto che con i mezzi pubblici e alla graziosa posizione geografica, abbiamo
pensato anche al benessere degli eventuali accompagnatori che, meno
interessati all’evento, potessero avere a disposizione attività alternative
come la piscina, la palestra e la spa. Abbiamo cercato un ambiente curato e
confortevole, con camere accoglienti e sale riunioni all’avanguardia sotto il
punto di vista tecnologico, di taglia adeguata alla misura del nostro evento,
dove si potesse anche consumare i pasti tutti insieme e con la comodità di non
doversi spostare di luogo, in modo da trasformare anche quelle occasioni in
un’opportunità di aggregazione ed amicizia.
Nei prossimi giorni verranno annunciati i relatori e le relatrici di Sci-Fi
Universe 2024. Se volete saperne di più, cominciate a seguire la SFU sui
social network:
Facebook,
X/Twitter,
YouTube,
Instagram,
WhatsApp
e TikTok. Naturalmente
c’è anche la mail: info chiocciola scifiuniverse.it.
La settimana scorsa sono stato alla Starcon di Bellaria, dove come consueto ho
fatto da traduttore per gli attori ospiti di questo raduno di appassionati di
fantascienza e fantastico. È andato tutto benissimo con due dei tre ospiti:
Ricky Dean Logan ("Data" in
Ritorno al Futuro 2) e
Richard Brake (Re della
Notte in Trono di spade, generale Valin Hess in
The Mandalorian).
Con Ricky Dean Logan.
Con Richard Brake.
Con il terzo, Peter Weller (Robocop), è andata un po’ diversamente.
Visto che fra i partecipanti alla Starcon, nei social network e nei media in
generale girano varie versioni su cosa sia successo, scrivo qui due righe di
chiarimento.
Sabato 13 e domenica 14 Weller ha insistito per parlare in
italiano in entrambe le sue apparizioni sul palco. Normalmente, invece, gli
ospiti stranieri parlano in inglese e io traduco subito dopo in italiano quello che
hanno detto. Questo permette a tutto il pubblico presente di seguire: sia chi
capisce solo l’italiano, sia chi sa solo l’inglese perché arriva alla Starcon
da fuori Italia.
Ma Weller non si rende conto che il suo italiano è buono ma lacunoso e alla
lunga poco comprensibile e difficile da seguire (“estenuante” è l’aggettivo azzeccatissimo usato da una persona presente). Per la sua prima apparizione sono stato accanto a
lui sul palco, a sua disposizione. Mi ha chiesto a bruciapelo come si dicessero in italiano alcuni
termini e glieli ho detti. Ma ha fatto un misto continuo di italiano e inglese,
senza fermarsi per lasciarmi il tempo di tradurre o per correggere le parole
italiane che spesso usava a sproposito.
Peter Weller.
Oltretutto, durante questa sua prima apparizione si è interrotto per tirar
fuori il telefonino e far partire una sessione Zoom per dei suoi conoscenti
(la sessione non riguardava la sua apparizione sul palco). Piuttosto cafona,
come cosa: sarebbe stata assolutamente delegabile. Un dettaglio che dal pubblico non si sarà notato è che ha lasciato attiva quella
sessione Zoom, con il volume alto, rimettendo il telefono in tasca. Io
ero accanto a lui, che cercavo di infilare qualche correzione alle sue parole
italiane sbagliate, con il baccano di gente sconosciuta che conversava
attraverso il suo telefonino. Riuscivo a malapena a sentire cosa diceva Weller. Un disastro, soprattutto per il pubblico.
La sua apparizione sul palco è risultata ben poco comprensibile per chiunque non
fosse bilingue. Un po' di gente, dopo l'evento, si è lamentata in privato e online di non aver
capito molti passaggi dei discorsi di Weller.
Io non c'ero al panel di oggi,ma ieri sì ed è stata l'unica volta che me ne sono andata prima della fine di un incontro. Mi dispiace davvero per te! Alla Starcon ho sempre visto gente interessante, più o meno simpatica, ma lui non è stato né interessante né, tantomeno, simpatico
— TheProffa aka La Pam 🦉#Antifascista sempre (@mammapam) May 14, 2023
Paolo, io ho provato a seguire, ma non riuscivo e ne ne sono andato.
Grazie comunque per tutto quello che fai, per gente come me.
Così prima della sua seconda apparizione gli ho detto in privato che c'erano state delle
lamentele e che per la comprensibilità del suo intervento, non certo facilitata dall’impianto audio pessimo, era meglio
che lui lo facesse nella sua lingua madre e io lo traducessi in italiano. Si è rifiutato e ha detto categoricamente
che avrebbe fatto l'intervento in italiano (o meglio, in quello che secondo lui è italiano). Secondo lui io
sarei dovuto restare sul palco a sua disposizione per dirgli la traduzione delle
parole che non conosceva in italiano.
Gli ho spiegato educatamente che così non si può
lavorare (perché se lui dice una cosa sbagliata in italiano lo devo fermare e
correggere). Ho ribadito che il suo intervento, fatto come lo voleva fare
lui, non sarebbe stato comprensibile per il pubblico. Non ha voluto sentir ragioni e quindi
gli ho detto “I’m an interpreter. I can’t work like this. The stage is
yours” e gli ho indicato il palco.
Lui ha risposto “Then go” (non nel tono di “vattene”, come hanno capito alcuni). Me ne sono andato, mi sono seduto fra il pubblico e ho
ascoltato il suo intervento. È stato un minestrone di italiano e inglese
(con intere frasi in inglese), di parole italiane sbagliate (“lamentazione” al
posto di “lamentela”, “registrazioni” al posto di “lista di nozze”, quel misterioso “gianchi” ficcato ripetutamente nelle frasi in italiano che era “tossicodipendente”, ossia “junkie”, eccetera). Dal palco Weller ha detto che io me ne ero andato via perché ero
“arrabbiato”. Ho alzato la mano e gli ho detto ad alta voce “I’m still here”, anche per far capire al pubblico che non ero misteriosamente assente ma che avevo deciso di non partecipare a questa pagliacciata istrionica.
Risultato: Weller non capiva le
domande del pubblico, che ovviamente gli venivano fatte in italiano. Ha parlato pochissimo di fantascienza, dicendo oltretutto che gli fa abbastanza schifo, cosa un tantinello offensiva verso un pubblico composto da appassionati del genere fantascientifico. Ha chiesto al suo pubblico, composto quasi completamente da italiani, se
conoscevano Dante. Peggio ancora, ha chiesto a noi Trekker se sapevamo chi
fosse J.J. Abrams.
Prevengo una domanda quasi inevitabile: sì, esiste una registrazione
audio e video degli interventi, ma al momento non è previsto che venga pubblicata. Chi c’era sa com’è andata.
Non me la sono presa; sono abituato a gestire gente che è talmente piena di sé da non capire quando sta trattando gli altri come pezze da piedi (come ha fatto Weller con tutto il pazientissimo staff della Starcon) e ho il privilegio di poter dire a queste persone quello che penso di loro e dei loro comportamenti senza dover rendere conto a nessuno tranne il pubblico, perché ho scelto di fare queste traduzioni a titolo gratuito, come volontariato (come fa tutto lo staff della convention).
Mi dispiace per il
pubblico, che avrà perso buona parte del senso di quello che Weller diceva,
solo perché l’attore non ha voluto accettare la critica costruttiva di un
traduttore professionista e ha voluto fare la primadonna. Cosa che, in effetti, gli è riuscita benissimo. Fine della storia.
— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha)
June 19, 2022
Includo la
versione ad alta risoluzione
che consente di apprezzare i dettagli e l’accuratezza della ricreazione della
scena di
Gravity da parte di Samantha:
Colgo l’occasione e lo
spunto
offerto dagli amici di Astronautinews.it per ricordare la recensione tecnica
di Gravity (prima parte;
seconda parte;
terza parte) pubblicata nel 2013 da Sam, che spiega bene quanto (poco) ci sia di
realistico negli eventi descritti dal film.
Agevolo inoltre il confronto pubblicando qui il fotogramma corrispondente a
quello mostrato nella foto (è a 40:19 dall’inizio del film, se volete rivedere
la scena intera):
Ho postato un confronto diretto del fotogramma originale e della ricreazione,
con un pizzico di correzione colore per avvicinare le tinte della foto a
quelle di Gravity, e da lassù qualcuno ha apprezzato :-) (scusate il
refuso su directly):
Frame direcly from the movie, plus a little color correction to match the
tint, to aid in appreciating your attention to detail!
pic.twitter.com/U27raffbyw
— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha)
June 19, 2022
Sarò all’antica, ma poter comunicare in tempo reale con una persona che sta
nello spazio continua a sembrarmi fantascienza.
Fra l’altro, c’è una storia personale dietro questa foto: il collega
astronauta Scott Kelly, con il quale Samantha Cristoforetti aveva condiviso la
Stazione nel 2015, ha scritto che uno dei suoi più grandi rimpianti dell’anno
che aveva trascorso nello spazio era stato guardare Gravity insieme a
Samantha e non essere stato abbastanza veloce con la fotocamera da fotografare
Samantha che passava accanto allo schermo dopo aver fatto ginnastica. Ora
Sam ha rimediato.
One of my biggest regrets from my year in space was watching
#GravityMovie
and having
@AstroSamantha
float by the screen after her working out and not being quick enough to the
camera. Here’s the original photo fail. So disappointed then, but all is
good now. Thank you, Samantha!
https://t.co/4Av29VmDNlpic.twitter.com/XRJA21jjCA
Ieri (6 maggio) Samantha Cristoforetti e Jessica Watkins hanno risposto alle
domande dei giornalisti della CBS News e della CNN.
Questa è la
registrazione e la trascrizione sommaria della conversazione (poco meno di 22
minuti). Segnalo in particolare due risposte (che ho evidenziato in grassetto
e tradotto): quella a proposito della situazione a bordo in considerazione
della guerra in Ucraina, che è una preoccupazione che hanno in molti, e
quella, ben più leggera, a proposito di un’uniforme o tenuta legata alla
fantascienza che Samantha avrebbe a quanto pare portato con sé (come, nel suo
viaggio precedente, aveva portato la giacca della divisa di
Star Trek Voyager).
2022/05/10 11:10. AstronautiCAST ha tradotto e sottotitolato l’intera
intervista:
HO: (a 00m:36s) Station, this is Houston, are you ready for the event?
SC: Houston, this is Station, we are ready for the event.
HO: CBS News, this is Mission Control Houston. Please call Station for voice
check.
CBS: Station, this is Bill Harwood, CBS News at the Kennedy Space Center, how
do you hear me?
JW: Hello, we have you loud and clear.
CBS: Well hey, thanks so much for taking time to talk with us today. I know
you guys have hit the deck running and you've got a busy schedule and we
certainly do appreciate it. I wanted to start out by asking both of you about
your impressions of launch aboard a Crew Dragon Falcon 9. Jessica, you've
never ridden a rocket before, of course. What was it like what was the sound
like? The vibrations, the acceleration, the experience?
JW: Yeah, it is tough to describe. It is certainly a sensory experience, all
of the feeling, the physical feelings that you're feeling, the sounds that
you're hearing as you mentioned, you know, we do a lot of training out at
SpaceX in Hawthorne for what we're going to experience on Dragon, but getting
all of that kind of coming together all at once and also, you know, kind of
experiencing the emotional side as well, you know, realizing that we are
really actually embarking on this journey and headed up to the International
Space Station, so all that coming together was pretty amazing.
CBS: You know, I occasionally amuse myself by thinking about how Ben Franklin
or Leonardo Da Vinci would react to riding in a car or flying in an airplane,
but flying in a rocket... it really takes that to a whole different level.
Were you even a little bit nervous about it? I mean, was there a moment when
you might have thought to yourself “What am I doing here”?
JW: Yeah, you know, there certainly is an understanding of what we're
undertaking here and certainly spaceflight is hard, we all are aware of that,
but we just have such amazing teams working on the ground, both the SpaceX
team, the NASA team, making sure that we are safe and that our mission is
going to be successful, so we can certainly rest assured knowing that we have
such a great team of folks looking out for us.
CBS (2:55): I totally get that, but you didn't answer the question! Did you
get even a little bit nervous? Because I think most people would.
JW: Yeah, you know, again, I think they're certainly an understanding of the
reality of the situation and the risks that are involved, but we are in a
place of privilege where we are able to talk about those risks, understand how
they're mitigated and that really helps us assuage our fears.
SC: Maybe if I can add to that, certainly as Watty...
CBS: No, go ahead Samantha.
SC: ...I just wanted to say that I think for us, and especially for Watty on
her first flight but even for me on my second one, the feeling of joy for
having gotten to that point after so such a long time of training and the
anticipation for all this amazing adventure that awaits you on Space Station,
I think that just, you know, takes over emotionally so that, yes, maybe you're
a little bit nervous, but you don't focus on that all that much.
CBS: Well, hey, as long as you've got the microphone I wanted to ask your
impressions of Crew Dragon. You know, were there any surprises about that
experience? And maybe how it compared to riding on a Soyuz.
SC (4:20): Yeah, so the process of launching to space, so the rocket launch
itself, the sensations that you feel in the rocket, the duration of the ascent
up to orbital insertion the g's, the staging, you know, when when one stage of
the rocket stops working and all of a sudden you lose the thrust for a few
seconds and then the next stage kicks in, which is quite dynamic, and then
that transition from, you know, feeling squeezed in your seat, that, you know,
very sudden transition to being all of a sudden weightless, all of that is is
quite similar. And I was incredibly happy to have a chance to experience all
of that again, maybe with more awareness, maybe being less overwhelmed
emotionally, and so having a little bit more time of really taking note of all
of those sensations, more than the first time. And then certainly the
spacecraft is, as you know, as we all know, a little bit different, so
certainly a little bit more comfortable in terms of of seating position now.
CBS: We enjoyed that photo you tweeted showing the birthday cake and the
shot of Mr Spock in there. I heard before launch that you may or may not
have a replica costume from another science fiction show with you. Any hints
when we might find out what that might be?
[La foto in questione è qui sotto,
datata
5 maggio 2022]
SC (a 5m45s): Let's see... a hint could be my previous job as a combat
pilot in the Italian Air Force.
CBS: Ci è piaciuta molto la foto che hai tweetato, che mostrava la torta di
compleanno e l'immagine del signor Spock. Ho sentito dire, prima della tua
partenza, che forse hai con te una replica di una divisa di un’altra serie
di fantascienza. Puoi dare qualche indizio su quando scopriremo di cosa
potrebbe trattarsi?
SC: Vediamo... un indizio potrebbe essere il mio lavoro precedente come
pilota da combattimento nell’Aeronautica Militare Italiana.
CBS: Okay, that sounds great! So either Battlestar Galactica or
Star Wars, right? No, I'm kidding, I'm kidding. We'll have to wait and
see. Let me ask Jessica a question. You know, we talked a lot before launch
about your geology training and a chance to look at the Earth from space, you
know, geologists normally look at rocks with a hand lens or a thin section up
close and personal what's it like looking at that from 260 miles up and is
Kjell pestering you to explain things like he said he woul?
JW: Yes, so the the view is even even better than I could have imagined or
could have expected. It is amazing to see as you're kind of discussing the the
scale of the Earth itself, of the whole sphere, and then also of the features
on the Earth for me. I actually spent a lot of my time doing geology also
doing remote sensing, and so that process involves looking at photographs, as
well as as data, of surfaces of planets from a distance removed away from the
surface. So it actually is quite an interesting parallel for me to be able to
now look at those features from the advantage point of the ISS, so it is
really neat for me and yes, my crewmates have given me the joy and honor of
being able to discuss a little bit of geology already, so it's been super fun
for me.
CBS: Well, you know, you sound totally at ease up there when I hear you
talking on air to ground. Has the transition to life and weightlessness been
easy? Difficult? Something in between? What's what's been the biggest
challenge for you getting used to living on Station?
JW: Yeah, you know, I think the probably the biggest thing to learn how to do
since we've been up here, as well as probably the most fun thing for me, has
been getting used to the the 3D nature of the ISS. I'm getting to literally
climb on the walls like Spider-Man and learn how to use my feet instead of my
hands to translate around. It has just been so fun and just being able to see,
you know, how my brain reorients and really is able to take in spatial
information in 3D and that transition over time has been really cool to watch.
CBS (8:15): Guys, I've got about two minutes left. I want to shift gears and
and Samantha, let me ask you this one. ESA is in the process of recruiting new
astronauts and I want to get your sense of what the prospects are for
increasing the number of female candidates, and how important is that for ESA
and for Europe.
SC: Oh, I think the prospects are great. We had over I believe 25% of the
applications were from female candidates this time around which is, you know,
a significant increase compared to the previous election process, which is the
one in which I was selected. So I am quite sure that by the end of this year I
will have some, you know, new colleagues and among them also some new female
colleagues. And, you know, I think that's important because it just looks, you
know, if you look at the European astronaut corps right now there's only, you
know, one woman, which is myself and that kind of looks... it does really not
reflect society that much, so I'm looking forward to have some more female
colleagues.
CBS: Thanks. And Jessica, I'll close out with with a similar question to you.
You're the first African-American woman to make a long-duration flight on the
Station. How important is it for NASA to recruit more women and more women of
color? I mean, you must see yourself as a role model, but can you talk about
that just a little bit? And that'll close it out for me guys, thanks a lot.
JW: Yeah, absolutely, thank you for your time. I certainly think that it is is
important going into the exciting future ahead of us aNASA that we have a
diverse corps and continue to focus on the diversity, impacts of diversity on
it on the greater team here at NASA. So as we look forward to the Artemis
missions coming up here in the near future and look towards the Moon and
eventually to Mars we're going to need people with diverse skill sets, diverse
backgrounds diverse experiences, and so I certainly think it's important for
us to prioritize and focus on that moving forward.
HO: Station, this is Houston ACR. That concludes the CBS News portion of the
event. Please stand by for a voice check from CNN.
CNN: Station, this is Rachel Crane with CNN, how do you hear me?
JW: We have you loud and clear, how us?
CNN: Loud and clear. All right, I'll jump right in you guys thank you so much
for taking the time to do this. Jessica you are the first black woman to
conduct a long-duration mission on Station. You know making you a role model
for women of color all around the world. Now being a few days into your
historic mission has the magnitude of what you have taken on here finally
begun to sink in?
JW: You know honestly i think these past few days have been a bit of a
whirlwind we've just been um as a crew trying to take in as much information
as we could from our our colleagues the Crew 3 team and just handing over all
of their knowledge and insight and efficiencies that they've gained over their
time and successful mission here. So we've just been trying to learn as much
as we can from them soak it all in and then I have just been learning to adapt
learning to translate in in zero g and get myself settled in so that's been
most of my focus uh the past few days.
SC: She’s a natural space ninja.
CNN: Jessica, this mission is your first space mission and a historic one at
that. But clearly, you know, your personal aspirations don't stop here. So
tell us about your you know future dreams and goals as an astronaut.
JW: Yeah well certainly first and foremost my my closest dream and closest
goal is to have a successful mission here with my crewmates and on Crew 4
Expedition 67. We have a lot of science to undertake, a lot of maintenance to
do on the Station and we just look forward to a super successful mission
working together. In the future, NASA is working towards heading to the Moon
and eventually to Mars with the Artemis program and so we look forward to
seeing the progress in those missions and hopefully being involved in that
process along the way.
CNN: Yeah, Jessica, you've been chosen to be part of the astronaut corps for
Artemis. So now having had you know just a taste of space does it make you,
you know, more eager than ever before to become the first woman on the Moon?
JW: Well I certainly I would like to you know spend as much time and space as
I can. I've enjoyed it so far um you know but we definitely have a diverse and
expert corps of astronauts, all of whom would be capable of taking that on, so
we'll see what happens in the future, but certainly enjoying my time here now.
CNN: Now Samantha and Jessica, only about 20 of the international space
industry workforce is female and that's a percentage that has remained
relatively unchanged for 30 years and only about 11 of astronauts have been
women. So why are women so underrepresented in the space industry and why is
it important to change these statistics?
SC: Yeah, I think that some of those statistics can be a little bit misleading
sometimes because we take into account like the entire history of uh human
space flight which is now uh you know five or six decades uh and so it
reflects also a historic circumstances in which indeed you know women were
either not in the astronaut corps at all or very few but I would say, you
know, the the especially the NASA corps is extremely diverse and the last few
selections over the past 10 years have had new classes coming in in which
women were either 50 or very close to 50 percent and when it comes to the
European astronaut corps we we have some work to do in that sense but our last
selection goes quite back to 2009 and we are in the process of having a new
selection right now in which I am quite sure that we will select several new
female astronauts and so yeah yeah, I think that things that are looking quite
good I would say.
CNN: And this question is for both of you, you know, as women and for you,
Jessica, as a woman of color did you face barriers to get to this moment and
what is it like to reflect on that from your current perch up in space?
JW: Yeah, you know it certainly is an amazing place to be able to think back
on on my journey and how we how I arrived here how we ended up in this amazing
place with this amazing privilege and certainly for me you know I'm just super
grateful for all of the mentors that I had along the way that helped encourage
me to along pathways that helped to lead me to to reach my goals and to help
encourage me along the way to help find my passions help me pursue those and
help me find opportunities that would enable that for me so I'm just really
grateful for those people in my life and those those opportunities that I've
had that have enabled me to be here now.
CNN (16:16): Samantha, there is a war here on Earth right now, with the US
and the EU supporting one side and Russia on the other. So how does that
impact your working relationship with cosmonauts on Station, and does the
mood feel different from when you were there last?
SC: Yeah, the answer to the last part of your question is no. It’s quite the
same. We are here as an international crew and I think that we all
understand that what we do here is valuable, that the Space Station is
valuable, and that even in times of conflict you have to preserve bridges,
you have to preserve some areas of cooperation. And, you know, the best
candidate for that is just the Space Station. I mean, it has a legacy
working together on an international level and doing that peacefully and
effectively, you know, being able to operate a vessel, a spacecraft in space
on a day-to-day basis with, you know, an international community behind it,
that is valuable. And we just all understand how important that is and even
more than we did before we want to focus on the joint goals that we have
which is to, you know, preserve this vessel and pursue the science and all
the other activities that are ongoing here.
CNN: But do you worry that the Russian government could order their
cosmonauts to take aggressive actions on Station? You know, like closing off
access to Russian modules or stop sharing resources? And if not, why not?
SC: Yeah, no, we do not worry about that. And the reason is that, you know,
we have I think an instinctive understanding of the community that we are
part of and we understand that from outside, you know, the US side, European
side, Canadian, Japanese and Russian, there is the same attachment and the
same understanding of how important Space Station is. And I understand that
there is sometimes chatter in the media or on social media, but we are
inside this community and we have a direct understanding and a direct sense
of how important Space Station is for all the international partners.
CNN: Samantha, c’è una guerra qui sulla Terra in questo momento, con gli
Stati Uniti e l’Unione Europea che sostengono una parte e la Russia
dall’altra. In che modo questo influisce sui vostri rapporti di lavoro con i
cosmonauti sulla Stazione? L’umore sembra diverso rispetto a quando eri lì
la volta scorsa?
SC: Sì, la risposta all’ultima parte della tua domanda è “no”. È lo stesso.
Siamo qui come equipaggio internazionale e credo che capiamo tutti che
quello che facciamo qui è prezioso, che la Stazione Spaziale è preziosa, e
che persino in momenti di conflitto bisogna mantenere dei ponti, bisogna
mantenere delle aree di cooperazione. E la Stazione è la candidata migliore
per questo. Ha un retaggio di lavoro insieme a livello internazionale, e
fare questo pacificamente ed efficacemente, essere in grado di far
funzionare un vascello, un veicolo spaziale nello spazio giorno dopo giorno,
con il sostegno di una comunità internazionale, è prezioso. E noi tutti
capiamo quanto questo sia importante e ancora più di prima vogliamo
concentrarci sui nostri obiettivi comuni, che sono preservare questo
vascello e fare ricerca scientifica e tutte le altre attività che abbiamo in
corso qui.
CNN: Ma vi preoccupate che il governo russo potrebbe ordinare ai suoi
cosmonauti di compiere azioni aggressive sulla Stazione? Cose come chiudere
l’accesso ai moduli russi o smettere di condividere le risorse? E se non ve
ne preoccupate, perché?
SC: Sì, no, non ce ne preoccupiamo. La ragione è che credo che noi abbiamo
una comprensione istintiva della comunità di cui facciamo parte e che
comprendiamo che dall’esterno, da parte statunitense, europea, canadese,
giapponese e russa ci sia lo stesso attaccamento e la stessa comprensione di
quanto sia importante la Stazione Spaziale. E capisco che a volte corrano
voci nei media o nei social media, ma noi siamo all’interno di questa
comunità e abbiamo una comprensione diretta e una percezione diretta di
quanto la Stazione Spaziale sia importante per tutti i partner
internazionali.
CNN: Jessica, what would you tell your younger self right now about your
journey?
JW: Now I would probably tell myself to dream big and you never never know
when your dreams can actually come true. It's hard to believe that it's all
really happening.
CNN: And what do you think can be done to have more women and more women of
color in space?
JW: You know, I think if we look at the numbers I think the story that they
tell us is that where we can have the most influence is kind of lower down in
the pipeline or earlier in the pipeline. So I think investing in school
programs and education and internships like the NASA internships, for example,
particularly the ones that I've been a part of and helped enable me to get
here today, I think those are ways that we can engage kids at an early age to
get interested in STEM and kind of invigorate that passion in them that allows
them to pursue pathways that will enable them to be in positions like this if
they so desire.
CNN: We have less than one minute left. This is my last question for you guys.
Jessica, the ISS partnership is perhaps one of the last remaining diplomatic
links between the US and Russia. Does that put pressure on you guys to help
preserve this working partnership to make sure that everything is running
smoothly?
JW: No, I think we we certainly understand the magnitude of, kind of as
Samantha was mentioning, the magnitude of what we're doing up here, the
importance of the work that we are doing. But I think ultimately we are a
family up here. We have dinner with our cosmonaut colleagues and we understand
this shared mission, the shared goal, and we all work together to do our best
to accomplish that and do so successfully safely and efficiently.
CNN: Thank you so much you guys.
HO: Station, this is Houston ARC. That concludes the event. Thank you, thank
you to all the participants from CBS News and CNN. Station, we are now
resuming operational audio communications.
Se avete avuto la fortuna di vedere Dune in IMAX invece che nel formato panoramico mostrato nei cinema normali, vi invidio. Non avevo idea di quanto le immagini fossero troncate sopra e sotto nella versione panoramica rispetto a quella IMAX.
Non è solo una questione di formato più o meno squadrato: IMAX è un formato (anzi, una serie di formati e di tecnologie) che in passato, nell‘era della pellicola, ha offerto una nitidezza e una stabilità d’immagine ineguagliabili con le pellicole normali, i cui fotogrammi erano fisicamente molto più piccoli (e quindi meno nitidi e oltretutto “stirati” per ottenere un effetto panoramico), e il cui meccanismo di trascinamento causava sfarfallii ed errori di allineamento da un fotogramma all’altro.
Ricordo ancora il brivido e i lacrimoni di commozione al mio primo impatto con l’IMAX, tanti anni fa: il logo spettacolarmente nitido della NASA, sospeso nel nero perfetto dello schermo, che cede il posto allo Shuttle librato in orbita, con la Terra maestosa sullo sfondo che lentamente gli scorre dietro. L’immagine era talmente definita, stabile e priva di qualsiasi granulosità che lo schermo semplicemente era sparito e davanti a noi c’era semplicemente un’immensa finestra panoramica, talmente ampia che per vederla tutta dovevi ruotare la testa a destra, a sinistra, in alto e in basso.
Una rara visita alla sala di proiezione mi fece conoscere i trucchi geniali usati per ottenere quel risultato magico: pellicola di formato larghissimo, proiettata orizzontalmente e trascinata con un sistema ultrastabile, e tanto altro. Poi sono arrivati i proiettori digitali laser ad altissima risoluzione, ma quella tecnologia analogica di precisione aveva un fascino speciale.
Oggi molti dei risultati qualitativi dell’IMAX originale sono ottenuti anche dai proiettori digitali dei normali cinema, soprattutto in termini di stabilità dell’immagine (nelle proiezioni su pellicola tradizionali ogni fotogramma non viene proiettato esattamente a registro con quello precedente, a causa dei limiti tecnici del sistema di trascinamento usato dal proiettore; il cervello compensa, ma si accorge che qualcosa non va). Ma per molti anni l’IMAX è stato il riferimento qualitativo incontrastato e irraggiungibile. E tuttora una sala IMAX ben fatta, con le sue gradinate molto ripide, i suoi schermi immensi (18 metri per 24) e oltretutto piazzati in modo che lo spettatore non guardi in su, come in un cinema normale, ma si trovi davanti una parete luminosa che si estende fortemente verso l’alto e verso il basso fino a coprire quasi tutto il campo visivo, offre un’esperienza immersiva straordinaria.
Le limitazioni tecniche della versione originale dell’IMAX su pellicola (soprattutto nelle cineprese usate per le riprese) obbligarono a un’immagine molto squadrata, ma in tempi recenti hanno fatto riscoprire la maestosità e l’imponenza delle inquadrature realizzate e proiettate su schermo gigante in questo formato, che era passato in secondo piano con l’avvento di quelli panoramici proposti dal cinema convenzionale non solo per dare spettacolarità ma anche perché consentono di avere più spettatori in sala rispetto agli IMAX.
Questo video di confronto mostra molto chiaramente quanto si perde e come cambia la composizione dell’inquadratura quando si gira un film in formato 1.43:1 e poi lo si deve per forza di cose tagliare sopra e sotto per adattarlo al 16:9 (o simile) dei cinema normali.
È difficile dire quale formato sia “migliore”, perché non è soltanto una questione di rapporto fra altezza e larghezza: è anche una questione di dimensione dello schermo (un IMAX non va pensato come un 16:9 tagliato, ma come un 16:9 allargato sopra e sotto). Anche se il formato IMAX è simile a quello dei vecchi televisori catodici, l’esperienza visiva è totalmente differente perché l’immagine è spaventosamente nitida e lo schermo occupa gran parte del campo visivo in tutte le direzioni, ma è sufficientemente lontano da evitare le distorsioni e le variazioni di messa a fuoco che si avrebbero guardando da vicini uno schermo di un televisore HD (o 4/8K) in modo da fargli riempire il campo visivo quanto uno schermo IMAX.
Il modo migliore per approssimare uno schermo IMAX è probabilmente la realtà virtuale con un visore ad altissima risoluzione: le lenti ingannano il cervello, facendogli credere che lo schermo virtuale sia fisicamente lontano e quindi enorme, e il display copre il campo visivo in maniera paragonabile a quella di un IMAX (e nel caso dei video in VR 3D, anche superiore, ma non ancora con altrettanta nitidezza).
Le sale IMAX sono pochissime rispetto ai cinema normali, e le vere sale IMAX (quelle con pellicola in formato 15/70 o con proiettori IMAX With Laser) sono ancora più rare (in tempi recenti, infatti, il marchio IMAX è stato annacquato usandolo anche per impianti di proiezione molto più modesti, come il 2K del Digital IMAX). IMAX stessa propone di vedere Dune soltanto in queste poche sale. Tutto questo vuol dire che un film girato in IMAX verrà visto nel suo formato originale da pochi spettatori, ed è un peccato, specialmente quando il direttore della fotografia, e spesso anche il regista (Christopher Nolan è un esempio tipico), compone le inquadrature proprio per questo formato. Per cui se sapete che un film è girato in IMAX, cercate di andarlo a vedere in una vera sala IMAX. Ne vale assolutamente la pena.
Al CicapFest 2021, tenutosi lo scorso settembre, è stato organizzato un
dibattito semiserio sul confronto fra
Star Trek e Star Wars al quale ho partecipato con una rarissima
apparizione pubblica in divisa di Star Trek insieme agli amici dello
Star Trek Italian Club. Il video è ora
disponibile sul canale YouTube del Cicap.
Il confronto fra le due saghe, condotto in questo caso da Francesco Lancia e
da Giovanni Zaccaria, è in realtà impossibile, perché le due saghe hanno idee,
filosofie e ambientazioni totalmente differenti, ma è un pretesto per giocare
fra appassionati e vedere tanta bella gente in costumi delle due serie. E,
almeno per noi Trekker, presentare anche l’impatto sociale, i valori e gli
ideali di Star Trek che lo rendono così differente da tante altre serie
di fantascienza.
Per Star Trek: Nicola Vianello, Claudio Sonego, Patrizia Guglielmini, e
il sottoscritto, con il supporto in divisa di Chiara, Annalisa, Giuseppe,
Annamaria e Massimo.
Per Star Wars: Alessio Vissani, Michele Bellone, Sofia Lincos e Luca
Perri, con i rappresentanti della
501a Italica Garrison Simone,
Marco, Lina, Vanessa (se ho capito bene) e Francesco.
Purtroppo qua e là ci sono problemi audio e a 34:30 circa ci dovrebbe essere
l’intervento in video preregistrato di Luca Perri, ma le cose vanno...
maluccio in regia e Luca non si vede, poi si vede ma non si sente per nulla e
quindi si soprassiede. Questo video è stato rimontato per includere
correttamente l’intervento che Luca aveva preparato.
Ho visto Dune al cinema alcuni giorni fa (il primo film visto al cinema da oltre un anno) e l’uscita del trailer esteso che vedete qui sotto mi ha ricordato quanto mi è piaciuto questo adattamento della saga classica di Frank Herbert, che è una delle narrazioni che più mi ha affascinato da ragazzino e mi affascina tuttora.
Non so come sia il doppiaggio italiano, ma l’audio originale è splendido (la Voce è resa perfettamente, in maniera semplice ma ingegnosa) e gli attori sono perfetti per le rispettive parti. Nonostante la battutina presente in uno dei trailer (ma non in quello qui sotto), questo non è un film Marvel dove ogni azione drammatica deve essere contrappuntata da una trovata sdrammatizzante: Dune si prende molto sul serio, e per farlo oggigiorno bisogna aver lavorato davvero bene, altrimenti la boria e la noia sono dietro l’angolo (vero, DC?).
Il regista Denis Villeneuve e la sua squadra di costumisti, scenografi e maestri degli effetti speciali hanno lavorato davvero bene. Gli ornitotteri sono perfetti nel loro design ibrido fra insetto e macchina, senza strafare. Le navi della Gilda sono colossali, i giganteschi vermi della sabbia sono resi maestosamente e le inquadrature ne rendono perfettamente la scala. Le comunicazioni segrete, non vocali, fra i personaggi sono rese con una soluzione molto elegante. Tutta l’architettura e lo stile visivo, insieme alla musica di Hans Zimmer, si impegnano molto seriamente per far capire che questo non è l’universo di Star Wars (che ha attinto a piene mani dall’universo di Dune, anche se gli spettatori più giovani probabilmente penseranno il contrario), ma è un universo ben differente, ostile, violento, paradossalmente antitecnologico e per nulla a misura d’uomo. I Sardaukar non sono le imbranate truppe d’assalto di George Lucas; le Bene Gesserit sono il vero potere occulto dell’Impero, temute, spietate e lungimiranti, e la scelta di Herbert (sessant’anni fa!) di avere così tante donne in ruoli forti e di potere è perfetta per i nostri tempi in cui finalmente si comincia, a fatica, a discriminare meno.
Chi ha letto i libri troverà un film parecchio fedele all’originale, sia pure con alcune compressioni e omissioni necessarie per esigenze narrative, e apprezzerà il modo in cui Villeneuve ha quasi completamente evitato il problema di spiegare allo spettatore un universo così ricco e diverso dalle ipertecnologie sfavillanti della fantascienza cinematografica contemporanea senza ricorrere a pistolotti esplicativi. Chi arriva al film senza aver letto almeno il primo libro di Dune si perderà forse un po’ nella giungla di termini e nei sottintesi che emergono solo a una seconda o terza visione, ma riuscirà comunque a seguire e apprezzare la storia.
Lasciate perdere il Dune di David Lynch, mezzo massacrato dai tagli e dall’impossibilità di raccontare degnamente le visioni di Frank Herbert senza gli effetti speciali praticamente perfetti di oggi. Guardatelo sullo schermo più grande che potete trovare e con il volume alto. Questo è Dune come me lo immaginavo. Spero che sia come ve lo immaginavate voi.
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