Dopo anni di trattative per i diritti e mesi di lavoro di traduzione e
revisione, è finalmente pronta una delle più belle e schiette autobiografie
degli uomini che oltre cinquant’anni fa sono stati i pionieri dell’esplorazione
della Luna: Carrying the Fire - Il mio viaggio verso la Luna, di Michael
Collins, è ora disponibile al pubblico sia come e-book, sia come libro cartaceo.
Sul sito di Cartabianca Publishing,
la casa editrice bolognese che ha creduto sin dall’inizio in questo progetto
folle (e ha già in catalogo altre due biografie di astronauti lunari), trovate
subito
Carrying the Firein e-book a colori a 11,99 euro e come libro cartaceo (462 pagine,
illustrazioni in bianco e nero) a 25 euro.
Ho supervisionato personalmente la traduzione in italiano, con il grande
sostegno di una squadra di folli (Sergio Alasia, Elena Albertini, Gianluca
Atti, Marco Cannavacciuolo, Fabio Castelvetri e Gabriella Cordone Lisiero) e
con l’indispensabile supporto economico dei partecipanti alla campagna di
crowdfunding che ha reso possibile acquistare i diritti e rendere
economicamente sostenibile l’idea di tradurre queste 190.000 parole
insolitamente ricche e colte, poco tecniche ma molto piene di umanità e
meraviglia. Ho raccontato tutta l’odissea e le peripezie linguistiche del
progetto in questo blog, in una
serie di articoli.
Le copie del libro sono già state spedite in anteprima ai partecipanti al
crowdfunding (tranne quelle che verranno consegnate a mano il 16
dicembre, durante un
evento spaziale a numero chiuso, già tutto esaurito, che verrà trasmesso in streaming) e ora il libro è
quindi in libera vendita. In ogni copia troverete l’elenco delle persone e
delle associazioni che hanno contribuito a questo progetto.
Chi ha ordinato il libro cartaceo durante il crowdfunding riceverà un avviso di consegna proveniente da Packlink.
Grazie ancora una volta, da parte mia e della casa editrice, per
aver reso possibile condividere questo racconto meraviglioso.
Come regalo a tutti gli appassionati di spazio e per ottemperare alle precise
richieste della famiglia Collins e della casa editrice Farrar, Straus &
Giroux di fare in modo che i contenuti di
Carrying the Fire ricalchino fedelmente quelli dell’edizione originale
statunitense, presso il sito
Carryingthefire.it trovate un’estesa
collezione di fotografie della vita di Collins che l’editore ha appositamente
selezionato e restaurato a corredo di questo libro.
Se volete leggere in italiano altre storie di astronauti e sostenere la
traduzione e pubblicazione delle loro autobiografie, comprate una copia di
Carrying the Fire o de
L’ultimo uomo sulla Luna
o di
Forever Young, magari da regalare per Natale, e fate sapere che questi libri esistono e
sono disponibili anche in italiano.
Come
preannunciavo
a febbraio, il lavoro alla traduzione in italiano dell’autobiografia
dell’astronauta lunare Michael Collins è partito e procede bene. Questa è la
prima immagine pubblica della copertina del libro, realizzata dall’editore
Cartabianca Publishing.
Il progetto è sostenuto dal crowdfunding al quale tanti di voi hanno
generosamente aderito. Grazie a voi, un libro molto speciale, che ha atteso
cinquant’anni per essere tradotto in italiano nonostante sia disponibile in
moltissime altre lingue, finalmente sarà accessibile anche in Italia.
I nomi
dei donatori e sostenitori saranno inclusi nelle edizioni digitali e/o
cartacee del libro. Ringrazio in particolare l’associazione di modellismo e
divulgazione spaziale ASIMOF per il suo
contributo speciale.
La campagna di raccolta fondi terminerà il 30 giugno, per cui se volete
aggiungere il vostro nome a quelli dei donatori già presenti, avere priorità nel ricevere il libro e magari averne una copia firmata da me e con un piccolo gadget commemorativo, non rimandate
troppo.
Le modalità e le opzioni di sostegno al progetto sono descritte e
accessibili in
questo articolo.
Ad Astra!
----
2023/09/11. Per chi volesse conoscere i dettagli tecnici e le motivazioni delle scelte di questa copertina: prima di tutto, molte foto che sarebbe stato molto bello utilizzare sono sotto (C), e i diritti di utilizzo si avvicinano molto facilmente ai 1000 euro, che su un progetto del genere, a tiratura piuttosto limitata, pesano non poco.
In secondo luogo, non esistono foto laterali del modulo di comando e servizio di Apollo 11 in volo: le uniche che ci sono lo mostrano frontalmente, di muso. Abbiamo controllato nell’intero archivio fotografico della missione e chiesto anche agli archivisti e restauratori del documentario Apollo 11 se avevano riprese cinematografiche restaurate fatte durante il volo. Niente da fare, per cui il modulo di comando e servizio è quello di Apollo 15, di cui esistono immagini laterali scattate in volo (quella in copertina è la foto AS15-88-11963).
La Luna piena è un’immagine ripresa dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter; lo sfondo è una porzione della nebulosa Tarantola NGC 2070, ripresa il 2 giugno 2022 dal telescopio spaziale James Webb. Tutti questi dettagli e i relativi credits saranno indicati nelle pagine interne del libro.
La settimana scorsa sono stato alla Starcon di Bellaria, dove come consueto ho
fatto da traduttore per gli attori ospiti di questo raduno di appassionati di
fantascienza e fantastico. È andato tutto benissimo con due dei tre ospiti:
Ricky Dean Logan ("Data" in
Ritorno al Futuro 2) e
Richard Brake (Re della
Notte in Trono di spade, generale Valin Hess in
The Mandalorian).
Con Ricky Dean Logan.
Con Richard Brake.
Con il terzo, Peter Weller (Robocop), è andata un po’ diversamente.
Visto che fra i partecipanti alla Starcon, nei social network e nei media in
generale girano varie versioni su cosa sia successo, scrivo qui due righe di
chiarimento.
Sabato 13 e domenica 14 Weller ha insistito per parlare in
italiano in entrambe le sue apparizioni sul palco. Normalmente, invece, gli
ospiti stranieri parlano in inglese e io traduco subito dopo in italiano quello che
hanno detto. Questo permette a tutto il pubblico presente di seguire: sia chi
capisce solo l’italiano, sia chi sa solo l’inglese perché arriva alla Starcon
da fuori Italia.
Ma Weller non si rende conto che il suo italiano è buono ma lacunoso e alla
lunga poco comprensibile e difficile da seguire (“estenuante” è l’aggettivo azzeccatissimo usato da una persona presente). Per la sua prima apparizione sono stato accanto a
lui sul palco, a sua disposizione. Mi ha chiesto a bruciapelo come si dicessero in italiano alcuni
termini e glieli ho detti. Ma ha fatto un misto continuo di italiano e inglese,
senza fermarsi per lasciarmi il tempo di tradurre o per correggere le parole
italiane che spesso usava a sproposito.
Peter Weller.
Oltretutto, durante questa sua prima apparizione si è interrotto per tirar
fuori il telefonino e far partire una sessione Zoom per dei suoi conoscenti
(la sessione non riguardava la sua apparizione sul palco). Piuttosto cafona,
come cosa: sarebbe stata assolutamente delegabile. Un dettaglio che dal pubblico non si sarà notato è che ha lasciato attiva quella
sessione Zoom, con il volume alto, rimettendo il telefono in tasca. Io
ero accanto a lui, che cercavo di infilare qualche correzione alle sue parole
italiane sbagliate, con il baccano di gente sconosciuta che conversava
attraverso il suo telefonino. Riuscivo a malapena a sentire cosa diceva Weller. Un disastro, soprattutto per il pubblico.
La sua apparizione sul palco è risultata ben poco comprensibile per chiunque non
fosse bilingue. Un po' di gente, dopo l'evento, si è lamentata in privato e online di non aver
capito molti passaggi dei discorsi di Weller.
Io non c'ero al panel di oggi,ma ieri sì ed è stata l'unica volta che me ne sono andata prima della fine di un incontro. Mi dispiace davvero per te! Alla Starcon ho sempre visto gente interessante, più o meno simpatica, ma lui non è stato né interessante né, tantomeno, simpatico
— TheProffa aka La Pam 🦉#Antifascista sempre (@mammapam) May 14, 2023
Paolo, io ho provato a seguire, ma non riuscivo e ne ne sono andato.
Grazie comunque per tutto quello che fai, per gente come me.
Così prima della sua seconda apparizione gli ho detto in privato che c'erano state delle
lamentele e che per la comprensibilità del suo intervento, non certo facilitata dall’impianto audio pessimo, era meglio
che lui lo facesse nella sua lingua madre e io lo traducessi in italiano. Si è rifiutato e ha detto categoricamente
che avrebbe fatto l'intervento in italiano (o meglio, in quello che secondo lui è italiano). Secondo lui io
sarei dovuto restare sul palco a sua disposizione per dirgli la traduzione delle
parole che non conosceva in italiano.
Gli ho spiegato educatamente che così non si può
lavorare (perché se lui dice una cosa sbagliata in italiano lo devo fermare e
correggere). Ho ribadito che il suo intervento, fatto come lo voleva fare
lui, non sarebbe stato comprensibile per il pubblico. Non ha voluto sentir ragioni e quindi
gli ho detto “I’m an interpreter. I can’t work like this. The stage is
yours” e gli ho indicato il palco.
Lui ha risposto “Then go” (non nel tono di “vattene”, come hanno capito alcuni). Me ne sono andato, mi sono seduto fra il pubblico e ho
ascoltato il suo intervento. È stato un minestrone di italiano e inglese
(con intere frasi in inglese), di parole italiane sbagliate (“lamentazione” al
posto di “lamentela”, “registrazioni” al posto di “lista di nozze”, quel misterioso “gianchi” ficcato ripetutamente nelle frasi in italiano che era “tossicodipendente”, ossia “junkie”, eccetera). Dal palco Weller ha detto che io me ne ero andato via perché ero
“arrabbiato”. Ho alzato la mano e gli ho detto ad alta voce “I’m still here”, anche per far capire al pubblico che non ero misteriosamente assente ma che avevo deciso di non partecipare a questa pagliacciata istrionica.
Risultato: Weller non capiva le
domande del pubblico, che ovviamente gli venivano fatte in italiano. Ha parlato pochissimo di fantascienza, dicendo oltretutto che gli fa abbastanza schifo, cosa un tantinello offensiva verso un pubblico composto da appassionati del genere fantascientifico. Ha chiesto al suo pubblico, composto quasi completamente da italiani, se
conoscevano Dante. Peggio ancora, ha chiesto a noi Trekker se sapevamo chi
fosse J.J. Abrams.
Prevengo una domanda quasi inevitabile: sì, esiste una registrazione
audio e video degli interventi, ma al momento non è previsto che venga pubblicata. Chi c’era sa com’è andata.
Non me la sono presa; sono abituato a gestire gente che è talmente piena di sé da non capire quando sta trattando gli altri come pezze da piedi (come ha fatto Weller con tutto il pazientissimo staff della Starcon) e ho il privilegio di poter dire a queste persone quello che penso di loro e dei loro comportamenti senza dover rendere conto a nessuno tranne il pubblico, perché ho scelto di fare queste traduzioni a titolo gratuito, come volontariato (come fa tutto lo staff della convention).
Mi dispiace per il
pubblico, che avrà perso buona parte del senso di quello che Weller diceva,
solo perché l’attore non ha voluto accettare la critica costruttiva di un
traduttore professionista e ha voluto fare la primadonna. Cosa che, in effetti, gli è riuscita benissimo. Fine della storia.
La BBC oggi titola
“Coronation: Public asked to swear allegiance to King Charles”, riferendosi all’invito ai sudditi britannici di giurare fedeltà al nuovo
monarca per creare (cito) “un coro di milioni di persone”. Questa è una novità
della cerimonia d’incoronazione. La formula da recitare sarebbe
“I swear that I will pay true allegiance to Your Majesty, and to your heirs
and successors according to law. So help me God.”
Sono (anche) cittadino britannico, ma non ho intenzione di giurare fedeltà a
un rappresentante non eletto di una monarchia. Si tratta di un invito a
giurare, e ho tutte le intenzioni di ignorarlo educatamente.
Però leggendo il titolo della BBC mi è venuto in mente quanto l’inglese sia
ambiguo e dipendente dal contesto. Il verbo to swear, infatti,
da solo significa sia “giurare” sia “dire parolacce”. È il contesto a
far capire quale delle due accezioni è quella giusta.
“To swear on the Bible” significa quindi
“giurare sulla Bibbia” e non “dire parolacce sulla Bibbia”.
E questo comporta che il titolo della BBC si presta (presumo
involontariamente) a più di una modalità di partecipazione alla cerimonia,
come illustrato qui sotto:
La campagna social “Open to Meraviglia” del Ministero del Turismo italiano, che già nel titolo rigurgita
una mostruosità linguistica, è chiaramente gestita da gente che ha qualche
difficoltà con i social e la pianificazione. Eppure la gente in questione è il
Gruppo Armando Testa, che si definisce
“il più grande gruppo italiano di comunicazione del mondo”, affiancato
da Almaviva, che si dichiara
“leader nell’Intelligenza Artificiale (AI), nell’analisi del linguaggio
naturale e nei servizi Big Data”.
I disastri che sono emersi man mano in questa campagna sono talmente tanti che
ho dovuto dividere questo articolo in capitoli per raccontare per bene una delle
figuracce più epiche nella storia della comunicazione digitale.
Capitolo 1. Il nick Venereitalia23 non registrato nei social
Sul sito del Gruppo Armando Testa, linkato sopra, viene detto che la
campagna digitale
“vivrà nel profilo Instagram venereitalia23, nel sito Italia.it e nelle
altre piattaforme social”.
Nel video promozionale creato per il Ministero del Turismo italiano si vede
ripetutamente che la Venere botticelliana animata digitalmente ha come account
social
Venereitalia23. E questo nome di account viene anche citato direttamente dalla voce di “Venere” nel video:
“su Instagram, Linkedin e tutti i social sarò Venereitalia23” (https://www.youtube.com/watch?v=EOw57LXR-_M).
Il 26 aprile il video è stato reso privato, ma nel frattempo ne ho scaricato una copia e ripubblico qui sotto gli screenshot pertinenti.
Beh, non sarà Venereitalia23 su proprio tutti i social. Infatti i coordinatori della campagna,
sbadatelli, si sono dimenticati di registrare il nome Venereitalia23 su
Twitter, YouTube e Facebook prima di avviare la campagna, come si dovrebbe invece fare per un’ovvia misura standard di brand protection. Lo ha fatto al posto loro qualcun altro.
Già con questo scivolone il divertimento è assicurato. Ma non è tutto.
Capitolo 2. Il nome di dominio “dimenticato”
A quanto risulta al momento, sembra che gli organizzatori della campagna si
siano dimenticati anche di registrarsi il nome di dominio italiano dello
slogan, ossia
Opentomeraviglia.it.
Secondo i dati pubblicamente consultabili di Whois, questo nome di dominio
risulta intestato attualmente a tale Filippo Giustini ed è attualmente un
redirect che porta alla società Marketing Toys in provincia di Firenze,
alla quale vanno i miei complimenti per la
“fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione” (cit.;
grazie a
@i_poteri_forti
per la segnalazione del redirect).
Questo è un indicatore di un metodo di lavoro poco professionale, perché
WhatsApp normalmente applica una compressione fortissima alle immagini
scambiate e quindi è un pessimo metodo per inviare immagini destinate alla
pubblicazione su un sito. Nel frattempo, i nomi dei file sul sito del
Ministero sono stati cambiati.
Ma rispetto a un altro fatto bizzarro che è stato rilevato, tutto questo è
quasi trascurabile.
Capitolo 4. Le immagini dell’Italia girate in Slovenia
Successivamente è emerso che
alcune delle immagini che dovrebbero raffigurare le bellezze dell’Italia
sono in realtà state girate fuori Italia, in Slovenia, e sono riprese stock, secondo quanto segnala Selvaggia
Lucarelli (https://twitter.com/stanzaselvaggia/status/1650020739779555328).
Selvaggia Lucarelli su Twitter ha anche pubblicato il link al video stock su
Artgrid, consentendo a tutti di confrontare le immagini dello spot con quelle
di Artgrid e della cantina Čotar. Gli spezzoni video stock di Artgrid sono
intitolati Wine Tasting with Friends (https://artgrid.io/story/26708/wine-tasting-with-friends
; https://cotar.si/).
Nelle anteprime di questi spezzoni se ne notano alcune che mostrano
esattamente la stessa ambientazione, la stessa inquadratura e le stesse
persone presenti nel video a 27 secondi dall’inizio.
La pagina delle anteprime degli spezzoni video su Artgrid. Notate l’ultima
riga in basso.
Dettagli dell’anteprima centrale dell’ultima riga.
Fotogramma del video ufficiale a 27 secondi dall’inizio.
I lettori mi segnalano che Triesteprima.it ha confermato la localizzazione
slovena delle riprese:
“La scena della cantina in cui brinda un gruppo di amici è stata infatti
girata da Cotar a Gorjansko, a pochi chilometri da Trieste. Non solo, come
rivelato dal produttore e regista triestino dell'agenzia creativa Terroir
Films, Massimiliano Milic, che ha reso pubblica la gaffe del Ministero, la
clip è stata presa da Artgrid, un archivo stock, ed è firmata da Hans Peter
Scheep. "Me ne sono accorto perché, scorrendo le immagini del filmato, ho
visto persone che conosco. Inoltre ho riconosciuto sia la corte che
l'etichetta di Cotar", spiega Milic.”
(https://www.triesteprima.it/cronaca/open-to-meraviglia-spot-slovenia-.html).
Capitolo 5. La città di Brindisi diventa Toast, Camerino diventa Garderobe e
Sutera diventa Homosexuell
La farsa non finisce qui. Sempre Lucarelli
segnala
che il sito ufficiale della campagna Open to Meraviglia, ossia
Italia.it, ospita traduzioni in tedesco nelle quali
sono stati tradotti letteralmente i nomi delle località, per cui
Brindisi è diventata Toast, Fermo è diventa Stillstand, Prato è
diventata Rasen, Cento è diventata Hundert, Scalea è diventata
Treppe, e Camerino è diventata Garderobe, e così via.
Screenshot della pagina dedicata a Garderobe (Camerino) su Italia.it.
Le traduzioni, se così si possono chiamare, sono opera della società Almawave,
che il 9 febbraio 2023 se ne era vantata in un comunicato stampa con queste parole fatidiche (ho
aggiunto io il grassetto):
Almawave S.p.A, società del Gruppo Almaviva, quotata sul mercato Euronext
Growth Milan (Ticker: AIW), leader nell’Intelligenza Artificiale (AI),
nell’analisi del linguaggio naturale e nei servizi Big Data, si è aggiudicata
la gara indetta dal Ministero del Turismo relativa alla fornitura di
tecnologie di machine translation (traduzione automatica), basate
sull’Intelligenza Artificiale.
Il contratto, della durata di tre anni, permetterà la traduzione multilingua
dei contenuti del sito ufficiale del turismo italiano www.italia.it.
Grazie alle tecnologie di AI e ai modelli di machine translation del Gruppo
Almawave, opportunamente addestrati e integrati con servizi professionali
per garantirne la massima qualità, il Ministero del Turismo potrà disporre di un servizio di traduzione
automatizzata di tutte le notizie e informazioni che saranno pubblicate sul
portale. Le lingue abilitate saranno l’inglese, lo spagnolo, il francese, il
tedesco e il portoghese.
Lucarelli non ha pubblicato i link alle pagine specifiche, ma li aggiungo io
qui sotto, insieme ad altre località trovate dai lettori, fra le quali spicca
un assolutamente epico Homosexuell come traduzione di “massima qualità”
del nome della località sicula Sutera (grazie
Adriano; grazie
La Regione Ticino).
Ho incluso anche i link alle copie permanenti di queste perle e ho
riordinato il tutto in ordine alfabetico tedesco:
Fortunatamente, Lecco,
Troia e Bellano non
figurano tra le traduzioni letterali in tedesco.
Nelle ore successive alla diffusione della notizia di questi disastri
linguistici, che hanno tutti i segni di una tipica traduzione fatta da un
software di intelligenza artificiale usato senza la minima revisione da parte
di una persona linguisticamente competente, dal sito Italia.it è scomparsa
completamente l’opzione di scelta della lingua tedesca e le pagine sono
diventate inaccessibili. Ma Internet non dimentica e le copie d’archivio
persistono.
Prima...
... e dopo.
Adriano Pedrana
ha salvato su Archive.org l’elenco completo dei link ora rimossi:
Nella versione inglese, invece, spiccano errori madornali come
italian e italians scritto in minuscolo. In inglese tutti i
sostantivi e aggettivi riferiti alle lingue e ai popoli vanno in maiuscolo: è
una nozione da scuola media. Si scrive, per esempio,
Do you speak English? Are you French? (https://www.italia.it/en;
https://www.italia.it/en/open-to-meraviglia).
Capitolo 6. Gli errori nel testo
Bufale un tanto al chilo nota che è sbagliata l’affermazione fatta nel video, ossia che l’Italia sia “lo 0,5% della superficie terrestre”. Il valore reale è meno della metà, ossia lo 0,2%.
Il nuovo trailer del film Barbie contiene uno scambio di battute che nella versione italiana può lasciare molto perplessi, con questa ripetizione apparentemente senza senso del modo di dire “far fuori” che si scambiano vari personaggi nella scena finale sulla spiaggia, negli ultimi venti secondi del trailer.
- Se non fossi gravemente ferito ti sbatterei fuori dalla spiaggia, Ken.
- Puoi farmi fuori quando vuoi, Ken.
- Se vuoi fare fuori lui devi prima fare fuori me.
- Io vi farei fuori tutti e due insieme.
- Basta, Ken.
- Oh, ci fai fuori tutti e due?
- E allora perché non vediamo co...
- Nessuno deve fare fuori nessuno.
Se vi state chiedendo come mai questi personaggi indugino così tanto sulla questione di chi vada fatto fuori, la ragione è che nell’originale l’intero battibecco è in realtà un gioco di parole a sfondo sessuale, che la traduzione italiana non rende. Non ne faccio una colpa al traduttore; non avrei saputo far di meglio in una situazione disperata del genere.
Se volete saperne di più, ho riesumato il Disinformatico NSFW, che giaceva inutilizzato da anni, per spiegare il tutto. Ovviamente l’articolo completo è sconsigliato ai bigotti e agli animi sensibili.
Ho visto questa confezione in un negozio qui a Lugano e ho pensato che un flacone probabilmente basterà per anni, se si tratta di lavare automobili così piccine piccine.
Spero che il prodotto sia realizzato con una cura maggiore di quella dedicata alla traduzione della sua confezione. Nel dubbio non l’ho comprato.
Uno dei problemi principali delle intelligenze artificiali attuali ha un nome
tecnico molto specifico:
allucinazione. Vuol dire che questi software hanno la tendenza a inventarsi completamente i
risultati richiesti dagli utenti e farlo in maniera estremamente autorevole.
Sono dei contaballe dalla parlantina incrollabile.
Ho raccontato un
esempio con ChatGPT
pochi giorni fa: stavolta è il turno di
DeepL Translator, un servizio
di traduzione automatica basato sull’intelligenza artificiale. Mesi fa ho
aperto un account a pagamento per iniziare un test approfondito di questa
tecnologia, visto che (come molti di voi sanno già) lavoro da decenni nel
campo della traduzione di testi tecnici e questi software potrebbero essere
dei concorrenti pericolosi oppure degli assistenti preziosi.
La mia sperimentazione sta ancora andando avanti, per cui non posso ancora
dare un parere definitivo: per ora credo di poter dire con ragionevole
certezza che DeepL è un buon
ausilio per un traduttore esperto e già formato
che ne capisca i limiti e sia disposto a investirci molto tempo
per personalizzarlo (la versione Pro consente di generare glossari
specializzati per i vari tipi o argomenti di traduzione). Ma chiunque pensi
che i traduttori umani non servano più e che basti immettere un testo in DeepL
per ricavarne la traduzione fatta e finita sta preparando il terreno per un
disastroso imbarazzo garantito.
Durante questa sperimentazione ho notato che DeepL ha una particolarità: si
inventa le parole. Se incontra nel testo originale un errore di battitura che
produce una parola che non esiste, non avvisa dell’errore ma fabbrica
una traduzione inventata di quella parola.
Non sapevo ancora come si chiamasse questo difetto, finché ho scoperto che lo
stesso fenomeno esiste anche in altre intelligenze artificiali e si chiama,
appunto, allucinazione.
Oggi DeepL era particolarmente allucinato. Gli ho dato in pasto un testo
tecnico nel quale a un certo punto la parola estremità era stata
scritta senza la e iniziale. E così si è inventato, con assoluta
sicumera, la “parola” inglese stremity (in inglese estremità si
traduce spesso extremity). Poi ha incontrato diposizione (refuso
al posto di disposizione) e ha inventato diposition. Poco dopo
ha partorito un discutibilissimo nondeteriorable come traduzione
“inglese” di non deteriorabile.
Sembrava una persona di lingua italiana che ricorreva al vecchio trucco
“se non sai una parola in una lingua, prova a usare quella italiana
adattandola allo stile della lingua”. Se è tedesco, mettici un -en in fondo, alla Sturmtruppen; se è
spagnolo, sbattici in coda un -os e vai che vai bene così.
Certo, sono errori che un traduttore attento e un correttore ortografico
correttamente installato riusciranno a notare e correggere, ma che succederà a
chi si fida troppo di questi traduttori automatici e non ha gli anni di
esperienza e di competenza linguistica che gli permettono di riconoscere le
loro allucinazioni? A furia di essere usati nelle traduzioni degli
incompetenti, questi termini inventati e sbagliati diventeranno vocaboli
accettati? Mi sa che ne vedremo delle belle.
---
2023/03/05 20:00. Licia Corbolante di
Terminologia etc. mi ha mandato
questo suo thread Twitter a proposito delle parole inventate dai sistemi di
traduzione automatica (nel suo caso, il motore di traduzione automatica Naver
Papago, colto a creare vocaboli italiani durante la traduzione dal coreano di
un video, come
descritto
da Marco Ardemagni su Facebook). Lo pubblico qui con il suo permesso e su sua
gentile proposta per chiarire alcuni dubbi emersi nei commenti al mio
articolo.
Scrive Marco Ardemagni:
“Mi piacciono altre cose, come le sementi di caldo e girasole”, “Mantenere
la casa è positivo e negativo per me”, “Le cose con i ricordi sono ricordate
più deliziosamente”.
Grazie all’amico Luca Lissoni (a cui sono stati a sua volta segnalati) ho
scoperto il fascino ipnotico dei video della serie Sabzak Salim, in cui una
giovane coreana (inquadrata sempre di quinta) celebra, con sobria eleganza,
i fasti della vita da casalinga.
Come se tutto ciò non fosse già sufficiente ad accorrere in massa su questo
canale youtube, i sottotitoli italiani sfiorano vette inarrivabili di non
senso, surclassando, a mio avviso, i migliori esiti della poesia
metasemantica di Fosco Maraini.
La giantina di ceramica, i murciolini di acciaio inossidabile, il tè nero
che huore a limone, la vaissella, la lavabosca, la pincella, gettano
inquietanti ombre sulla propria stessa genesi.
Se dal coreano il sottotitolatore automatico arriva all’italiano rimbalzando
sul francese o sullo spagnolo, come fa a coniare questi fenomenali lessemi
che non appartengono a nessuno dei repertori lessicali conosciuti e non sono
nemmeno attestati in rete? Si direbbe che il traduttore automatico
abbia preso vita cesellando uno a uno questi gioielli, ispirandosi a parole
straniere, aggiungendovi però un quid imponderabile e personalissimo.
Qualcuno è in grado di formulare ipotesi più credibili?
Risponde Licia Corbolante:
I sistemi di NMT [neural machine translation, traduzione automatica
neurale] vengono addestrati (training) su testi paralleli in lingua
1 (L1) e in lingua 2 (L2) da cui ricavano dei loro “vocabolari”
(vocabulary), che però sono incompleti: mancano tutte le parole non
presenti nei testi usati per il training. Va anche considerato che
il lessico di ogni lingua è un sistema aperto, in continua evoluzione, e
sarebbe impossibile averne di esaustivi. Oltretutto, sia per questioni di
spazio richiesto che di tempi di elaborazione, per la NMT è improduttivo
avere “vocabolari” di grandi dimensioni, che devono invece essere il più
ridotte possibile.
Come fa allora la NMT a gestire parole
out of vocabulary (OOV) che non ha mai incontrato prima?
Un’opzione è lasciarle nella lingua originale, ma il testo tradotto
potrebbe risultare incomprensibile. Un’altra opzione è usare “dizionari”
di supporto a cui la NMT può attingere per le parole mancanti, soluzione
possibile ma per nulla efficiente e soggetta comunque a errori. Si ricorre
invece ad altre soluzioni.
Per ottimizzare il processo di traduzione, i sistemi di NMT non operano a
livello di parole come le intendiamo noi, ma di unità più piccole ottenute
con particolari tipi di segmentazione, come ad es. sottoparole
(subwords) formate da sequenze di caratteri (n-gram), oppure
singoli simboli che rappresentano le sequenze di caratteri più frequenti e
che sono ottenuti con particolari algoritmi di compressione. Da un punto
di vista umano solo alcune
subword apparirebbero significative, ad es. quelle che
corrispondono a morfemi, altre invece non lo sarebbero affatto. I sistemi
di NMT invece riescono ad individuare pattern a noi non apparenti,
apprenderli e utilizzarli poi nella traduzione.
Questi metodi di segmentazione hanno il vantaggio di ridurre notevolmente
le dimensioni dei “vocabolari” e di consentire di gestire adeguatamente
anche le parole OOV (anche sfruttando similarità lessicali tra lingue: ad
esempio, una parola inglese come cynophobia, composta da elementi
formativi neoclassici, molto probabilmente in italiano viene resa
correttamente con cinofobia, come farebbe un traduttore umano).
Problemi noti di questi metodi: errori lessicali tra cui la creazione di
parole inesistenti, sia per singole parole che per composti ed espressioni
polirematiche, più o meno evidenti e ricorrenti in base alle
caratteristiche di ciascuna coppia di lingue, ad es. per le lingue
germaniche difficoltà con i composti. Nel caso di singole parole, gli
errori più comuni sono di tre tipi (esempi dai sottotitoli del video
ipotizzando inglese L1 e italiano L2):
parole che assomigliano a parole L1 ma inesistenti in L2, ad es.
*nodoli per noodle, *papaver per popover;
parole inesistenti in L2 ma che assomigliano a parole esistenti o
plausibili in L2, ad es. *panella è simile a padella, *tappuccio sia a
tappo che a cappuccio;
parole non riconducibili né a L1 né a L2, ad es. *toalla, *vaissella
(le sequenze oa e ai seguite da doppia consonante sono inusuali in
italiano)
Con questi riferimenti parole come *giantina e *murciolini dovrebbero
apparire un po’ meno misteriose: non hanno alcun senso e chissà come sono
saltate fuori, però è chiaro che il traduttore automatico ha appreso
correttamente quali parole sono conformi alla struttura delle parole
italiane!
Infine, non so come operi Naver Papago, ma nel caso la traduzione dal
coreano L1 all’italiano L2 non fosse diretta ma ricorresse a una terza
lingua pivot (ad es. inglese, o francese, o spagnolo), va considerato che
nel passaggio da una lingua all’altra gli errori si propagano.
NB Questa descrizione è ipersemplificata!
Per chi è interessato, 2 articoli in inglese che più di altri mi sono
serviti per capire meccanismi ed errori, con vari esempi:
Oltre due anni fa vi avevo chiesto quanti di voi sarebbero stati interessati a una traduzione italiana di quella che viene considerata la più poetica fra le autobiografie degli astronauti: Carrying the Fire, di Michael Collins, il “terzo uomo” della missione Apollo 11 che portò i suoi compagni di viaggio, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, a diventare i primi due esseri umani della storia a camminare sulla Luna.
Finalmente, e per felice coincidenza proprio nell’anniversario della nascita di Collins (nato a Roma il 31 ottobre 1930, morto nel 2021), posso annunciare che dopo quattro anni complessivi di trattativa l’editore bolognese Cartabianca ha ottenuto i diritti di traduzione italiana e di pubblicazione in e-book e su carta e che io coordinerò la traduzione e la revisione tecnica insieme a un pool di esperti, come già avvenuto con lo stesso editore per altre due autobiografie spaziali, quelle di Gene Cernan e John Young.
È per me un sogno che si avvera, oltre che un tributo all’autore, poter finalmente annunciare che si farà la traduzione di questa autobiografia, una delle poche scritte senza l’assistenza di altri autori o ghost writer e per questo particolarmente schietta, arguta e colta come lo era il suo autore (che infatti in proposito commentò che “Non importa quanto sia bravo il ghost, sono convinto che un libro perda in realismo quando un interprete si interpone tra il narratore e il suo pubblico”). È incredibile che dopo oltre cinquant’anni il racconto della vita dell’unico astronauta lunare nato in Italia sia inedito in italiano, ed era ora che questa lacuna potesse essere colmata.
La data di uscita prevista della traduzione italiana di Carrying the Fire è entro Natale 2023. Non è ancora stato fissato un prezzo di copertina e dobbiamo ancora limare i dettagli tecnici e amministrativi del crowdfunding (necessario, vista la stazza del libro e la tiratura prevedibilmente modesta), ma di certo i nomi di tutti coloro che contribuiranno al progetto verranno inclusi in tutte le edizioni digitali e cartacee della traduzione.
Pubblicherò maggiori dettagli appena possibile, ma nel frattempo l’editore festeggia questo traguardo offrendo la versione cartacea de L’ultimo uomo sulla Luna (l’autobiografia di Gene Cernan) da oggi e per un mese al prezzo scontato di 15 euro più le spese di spedizione.
In un
articolo
senza firma del 12 agosto 2022, dedicato alla Formula E (il campionato per
auto elettriche),
Repubblica scrive che
“L'auto Gen 2 ha raddoppiato la capacità della batteria e ha rimosso la
necessità di pitstop per cambiare auto. Con Gen 3, le auto saranno ancora
più razziste.”
Come è possibile scrivere una scemenza simile? E non è l’unica, visto che si
parla anche di “traguardo secolare” in una gara di auto che è nata otto
anni fa e che festeggia la centesima gara.
Ci sono anche altre fesserie colossali, che non cito pubblicamente perché non
voglio fare il revisore di bozze gratuito.
Ho
segnalato pubblicamente
la stupidaggine a Repubblica. È ancora lì, online in tutto il suo
splendore, mentre scrivo queste righe. E raccatta incassi pubblicitari grazie
agli spot applicati in abbondanza all’articolo. Sembra quasi che lo scopo di
questo tipo di giornalismo non sia informare il lettore, ma generare fuffa
nella quale ospitare pubblicità.
In effetti il confronto è illuminante (le evidenziazioni sono mie):
REUTERS: From a debut in 2014 around the stadium built for Beijing’s 2008
Summer Olympics, Formula E reaches its century milestone on Sunday
by racing near the stadium that hosted the 1988 Seoul Games.
REPUBBLICA: Da un debutto nel 2014 intorno allo stadio costruito per le
Olimpiadi estive di Pechino 2008, la Formula E raggiunge il suo
traguardo secolare domenica correndo vicino allo stadio che ha
ospitato i Giochi di Seoul del 1988.
Nella terminologia sportiva inglese, century significa
centinaio. Sì, leggendo il dizionario senza ragionare si trova che
century significa principalmente secolo, ma è per questo che
esistono i traduttori umani dotati di cervello tenuto acceso: per capire dal
contesto il senso delle parole, invece di tradurre meccanicamente una parola
alla volta senza pensare che parlare di secolare per un tipo di gara
iniziato otto anni fa non ha il benché minimo senso.
REUTERS: The Gen 2 car doubled the battery capacity and removed the need
for pitstops to change cars. With Gen 3, the cars will be
racier still.
REPUBBLICA: L'auto Gen 2 ha raddoppiato la capacità della batteria e ha
rimosso la necessità di pitstop per cambiare auto. Con Gen 3, le auto
saranno ancora più razziste.
Qui racier è il comparativo di racy, ossia (in questo contesto) corsaiola, nel senso di un’auto particolarmente adatta alle corse. Razzista non c’entra assolutamente nulla ed è un errore vergognoso che nasce probabilmente dall’assonanza fra racy (corsaiolo) e racist (razzista) ma soprattutto dal non chiedersi nemmeno vagamente quale possa essere il senso di quello che si sta traducendo.
Ho
fatto notare
la questione a Reuters chiedendo un commento. Vedremo se ci saranno sviluppi.
Ringrazio
Stefano per
la segnalazione della perla.
Venerdì 18 febbraio sarò ospite in video dell’Associazione Astrofili Bolognesi-APS in compagnia degli editori Diego Meozzi e Paola Arosio (Cartabianca) per parlare di Forever Young, l’autobiografia dell’astronauta lunare John Young che Cartabianca ha tradotto in italiano e al quale ho contribuito per la parte tecnica e terminologica.
Se volete, ci troviamo alle 21.30: potrete seguire l’incontro su Facebook o su YouTube. Parleremo non solo di storia dell’esplorazione spaziale ma anche delle difficoltà di tradurre un libro come questo, dal punto di vista linguistico e organizzativo. Se volete porci domande in diretta, ricordatevi di dare il consenso a
questo link:
streamyard.com/facebook. La serata sarà condotta da Giulio Busi. L’annuncio dell’AAB è qui.
Forever Young è la dettagliata autobiografia dell’astronauta John W.
Young, protagonista eccezionale di un’epoca eccezionale, un uomo che ha
pilotato tutto quello che si poteva pilotare e la cui competenza tecnica ha
contribuito enormemente alla sicurezza dei voli spaziali.
Young fu uno degli astronauti più professionalmente longevi, iniziando con le
missioni Gemini per poi effettuare ben due voli lunari con il programma
Apollo e restando alla NASA fino agli anni iniziali del programma
Shuttle, di cui comandò il rischiosissimo volo inaugurale.
John Young è morto nel 2018 dopo lunga malattia e ci ha lasciato i suoi
ricordi in questa autobiografia di oltre 400 pagine, pubblicata nel 2013 e
scritta insieme a James R. Hansen.
Nei mesi scorsi ho partecipato, insieme a vari esperti, alla revisione tecnica
della traduzione italiana di questo libro, che è ora
disponibile
in edizione cartacea e in e-book grazie agli sforzi dell’editore
Cartabianca. La storia piuttosto travagliata di questa traduzione è raccontata da Cartabianca qui.
Il titolo italiano è
Forever Young - Gemini, Apollo, Shuttle: una vita per lo spazio, di
John W. Young con James R. Hansen. Il libro è composto da 474 pagine, ha
copertina flessibile e include 220 foto e 247 note esplicative. Costa € 19,90
in versione cartacea e € 11,99 in versione digitale (varianti Amazon Kindle,
Apple ed ePub).
Per i lettori del Disinformatico c’è uno sconto temporaneo del 15% sulla
versione digitale
(la legge italiana impedisce di fare altrettanto per la versione cartacea): è
sufficiente usare il codice lunanuova al momento del
checkout [2022/08/01: per chiarezza, sottolineo che lo sconto dato da questo codice è terminato e il prezzo è ora fisso a €9,99, che è uno sconto ulteriore].
---
Tradurre questo libro molto tecnico, che getta nuova luce su molti aspetti
poco conosciuti delle missioni spaziali con la schiettezza che ha sempre
contraddistinto il lavoro e la vita di Young, ha richiesto molto lavoro di
squadra. Durante questi mesi di traduzione, revisione e ricerca di gruppo sono
emersi anche alcuni errori dell’originale, che sono stati corretti
nell’edizione italiana.
So che correggere gli errori di un astronauta così leggendario può sembrare
pretenzioso, e forse anche antistorico e infedele all’originale, ma in un
campo nel quale i miti e le dicerie si formano facilmente e mettono radici che
spesso portano a equivoci anche dannosi, credo che queste correzioni debbano
essere fatte, in modo che il lettore riceva direttamente la versione esatta
degli eventi; ma per trasparenza le ho
elencate pubblicamente.
Young nel 1965, all’epoca della sua missione Gemini. Foto S65-22670.
Pagina del sito dell’Amministrazione federale delle contribuzioni della Confederazione.
Ho scritto subito una mail chiedendo rettifica, ma prima ho immortalato questa perla, segnalata da Cherubina Ravasi e @latraduzionedim.
10:25. La perla è già stata corretta a tempo di record.
16.15. Per restare in tema di tacchini e di traduzioni farlocche, Marco e SpiderVan mi segnalano nei commenti una spettacolare stupidaggine di traduzione in Rambo a 1:06:28: lo sceriffo va in un bar e, secondo la traduzione italiana, ordina un tacchino.
Nessuno che si sia chiesto se avesse senso ordinare un tacchino in un locale del genere. E ci è andata bene che il labiale era corto, altrimenti chissà, avremmo potuto assistere allo spettacolo di Brian Dennehy che ordina un tacchino selvatico. Perché in originale chiede un Wild Turkey, che è una nota marca di whiskey.
A giugno scorso avevo scritto una
mini-recensione
del film Infinite (2021, con Mark Wahlberg, Chiwetel Ejiofor e Sophie
Cookson), nella quale segnalavo l’italiano bizzarro presente in una scena che
è in italiano in originale.
Senza fare spoiler, dico solo che nell'audio originale (e anche nel doppiaggio
italiano) un personaggio femminile fa una sorta di waterboarding a un
altro maschile usando benzina, a circa 32 minuti dall’inizio.
Mentre si appresta a fare questa cosa, dice
"Perché dimenticare la sofferenza", dice,
"e te ne ricorderai come se fosse acqua passata. Adesso arriva la
GASOLINA."
La mia segnalazione della frase, che già parte sconclusionata (dimenticare la
sofferenza ma ricordarsene?) e poi finisce col botto grazie alla
“gasolina”, ha avuto un seguito divertente.
Ieri ho ricevuto un messaggio privato su Instagram (che pubblico qui con il
consenso della persona interessata):
Ciao Paolo spero tu stia bene :)
Mi è stata mandata una tua recensione sul film “Infinite” e credo questo sia
il tuo profilo.
Se vuoi ti racconto un po’ come è andata.
Ti lascio solo immaginare, abbiamo riso così tanto che adesso il mio
soprannome tra gli amici italiani è “gasolina”.
Io ho risposto con un semplice “LOL!!”, pensando che si trattasse di
una delle tante persone che mi mandano commenti su quello che scrivo, ma poi
ho fatto caso al nome della persona che mi aveva scritto il messaggio: è
Giorgia Seminara, la
modella che interpreta il personaggio e recita la battuta.
“Oddio ho capito adesso chi sei, SCUSA!”, le ho risposto imbarazzato,
chiedendole se poteva raccontare la genesi di quella battuta bislacca e se
potevo pubblicarla.
Giorgia ha risposto volentieri che la potevo pubblicare e mi ha spiegato la
scena con un messaggio vocale in italiano (è italiana ma risiede a Londra),
che trascrivo qui:
“Allora praticamente in realtà io non dovevo avere un ruolo con dialogo. Mi
hanno chiamato il giorno prima, la sera prima del filming, per dirmi
che avrei avuto un dialogo nel film.
Quindi mi hanno mandato queste due frasi della Bibbia da tradurre e da dire
il giorno dopo in italiano. Poi il mio dialogo si fermava semplicemente a
‘come fosse acqua passata’ o qualcosa del genere.
Poi mesi e mesi dopo mi hanno chiamato apposta nello studio di doppiaggio
per dire quella frase ‘E adesso arriva la gasolina’. Ma in realtà
doveva essere detta in italiano.
Me l’hanno fatta doppiare in inglese, in spagnolo, con
‘gasolina’ detto come ‘gas’,‘gasoline’, ‘benzina’. E quella è
semplicemente la versione che hanno scelto. Ma quando l’ho vista ho pianto
dalle risate. Ho pianto dalle risate!”
Si pensa spesso che le grandi produzioni cinematografiche americane siano
costruite con meticolosa precisione, e spesso è così, ma quando c’è di mezzo
la traduzione in qualche lingua esotica (come lo è l’italiano per gli
americani), lo scivolone è dietro l’angolo. Non c’è un supervisore alla
traduzione: si chiama una persona madrelingua, le si chiede di tradurre le
proprie battute in vari modi, ma poi alla fine decide tutto qualcuno che non
sa nulla della lingua in questione (o crede di saperne, che è peggio). Ed è
così che nascono perle linguistiche come questa.
Grazie a Giorgia Seminara, detta d’ora in poi “Gasolina”, per aver
condiviso questa chicca linguistica!
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle
donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere
ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o
altri metodi.