Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2015/02/27
Il vostro sito è compatibile con i dispositivi mobili? Chiedetelo gratis a Google
L'uso di Internet dai dispositivi mobili continua a crescere rispetto a quello su dispositivi fissi, ed è quindi importante, per chi gestisce un sito, verificare che sia compatibile con tablet e smartphone.
Basta poco per essere incompatibili: per esempio, l'uso di testo troppo piccolo, il piazzamento di link microscopici o troppo vicini impossibili da attivare toccandoli con un dito, l'impostazione di pagine larghissime che obbligano a scorrimenti laterali continui, oppure l'uso di Flash (non supportato dai dispositivi Apple).
Ci sono numerosi strumenti di validazione della compatibilità con i dispositivi mobili, ma sono quasi tutti a pagamento o macchinosi da usare. Per venire incontro all'esigenza crescente di verifiche di compatibilità, Google propone ora una pagina Web di test gratuito, nella quale basta immettere l'indirizzo della pagina da testare. Inoltre Google aggiungerà prossimamente un'etichetta Ottimizzato per dispositivi mobili ai suoi risultati di ricerca dedicati appunto ai dispositivi mobili se la pagina soddisfa i principali criteri di compatibilità.
Basta poco per essere incompatibili: per esempio, l'uso di testo troppo piccolo, il piazzamento di link microscopici o troppo vicini impossibili da attivare toccandoli con un dito, l'impostazione di pagine larghissime che obbligano a scorrimenti laterali continui, oppure l'uso di Flash (non supportato dai dispositivi Apple).
Ci sono numerosi strumenti di validazione della compatibilità con i dispositivi mobili, ma sono quasi tutti a pagamento o macchinosi da usare. Per venire incontro all'esigenza crescente di verifiche di compatibilità, Google propone ora una pagina Web di test gratuito, nella quale basta immettere l'indirizzo della pagina da testare. Inoltre Google aggiungerà prossimamente un'etichetta Ottimizzato per dispositivi mobili ai suoi risultati di ricerca dedicati appunto ai dispositivi mobili se la pagina soddisfa i principali criteri di compatibilità.
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2013/09/03
Bug crasha Neo/OpenOffice aprendo file ODT commentati di LibreOffice
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Appunto tecnico per chi usa NeoOffice e/o LibreOffice: non basta salvare in uno standard ISO come il formato OpenDocument per avere la garanzia di leggibilità. Serve anche che le applicazioni sappiano leggere correttamente i file.
Mi sono imbattuto oggi, durante un lavoro, in un antipatico bug di NeoOffice/OpenOffice: se un file scritto con LibreOffice contiene dei commenti di lavorazione (non note a piè pagina, ma commenti a lato, non visibili in stampa, come quello in giallo che vedete qui accanto), non può essere aperto da NeoOffice/OpenOffice. Li fa crashare entrambi miseramente, sia sotto Windows che sotto OS X.
Rimuovendo i commenti il problema si risolve. Non è un problema di formato OpenDocument 1.0, 1.1 o 1.2 (extended o meno): il crash avviene a prescindere dalla versione di OpenDocument in cui è scritto il file.
Io ho notato che il crash mi succede quando c'è un commento in una nota a piè pagina; i commenti nel corpo del testo non causano problemi. Se volete cimentarvi, ho preparato dei file dimostrativi:
Il bug, a quanto pare, è di NeoOffice/OpenOffice, ma non mi interessa dare colpe. Preferisco segnarmi come risolvere il problema. Già che si sono, lo segnalo qui, così se capita a qualcun altro può evitare di tribolare se invoca San Google.
In sintesi: se aprire un file .ODT vi fa crashare NeoOffice o OpenOffice, provate ad aprire il file con LibreOffice (oppure chiedete a chi l'ha scritto di aprirlo per voi), togliere tutti i commenti e salvarlo.
English AbstractNeoOffice crashes when it opens an ODT file written with LibreOffice if the file contains a comment in a footnote. Comments placed in main text of document don't cause crashes. Workaround: delete the comment from the footnote and/or place it elsewhere.
Appunto tecnico per chi usa NeoOffice e/o LibreOffice: non basta salvare in uno standard ISO come il formato OpenDocument per avere la garanzia di leggibilità. Serve anche che le applicazioni sappiano leggere correttamente i file.
Mi sono imbattuto oggi, durante un lavoro, in un antipatico bug di NeoOffice/OpenOffice: se un file scritto con LibreOffice contiene dei commenti di lavorazione (non note a piè pagina, ma commenti a lato, non visibili in stampa, come quello in giallo che vedete qui accanto), non può essere aperto da NeoOffice/OpenOffice. Li fa crashare entrambi miseramente, sia sotto Windows che sotto OS X.
Rimuovendo i commenti il problema si risolve. Non è un problema di formato OpenDocument 1.0, 1.1 o 1.2 (extended o meno): il crash avviene a prescindere dalla versione di OpenDocument in cui è scritto il file.
Io ho notato che il crash mi succede quando c'è un commento in una nota a piè pagina; i commenti nel corpo del testo non causano problemi. Se volete cimentarvi, ho preparato dei file dimostrativi:
- file con commenti solo nel testo (leggibile senza problemi)
- file con commento nella nota a pié pagina (crash)
- file senza commenti (leggibile senza problemi)
- il file che ha fatto emergere il bug (ho mascherato il testo), con commenti anche nelle note a piè pagina
- il file che ha fatto emergere il bug (ho mascherato il testo), senza commenti.
Il bug, a quanto pare, è di NeoOffice/OpenOffice, ma non mi interessa dare colpe. Preferisco segnarmi come risolvere il problema. Già che si sono, lo segnalo qui, così se capita a qualcun altro può evitare di tribolare se invoca San Google.
In sintesi: se aprire un file .ODT vi fa crashare NeoOffice o OpenOffice, provate ad aprire il file con LibreOffice (oppure chiedete a chi l'ha scritto di aprirlo per voi), togliere tutti i commenti e salvarlo.
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2009/03/20
Debutta Internet Explorer 8
Arriva il nuovo browser di Microsoft
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Dopo circa un anno di disponibilità come versione di prova, ha debuttato ieri la versione definitiva di Internet Explorer 8, l'ultima incarnazione del browser di casa Microsoft. E' disponibile solo per Windows dalla versione XP in su.
IE8 promette velocità ineguagliata, sicurezza e conformità agli standard della Rete, e aggiunge nuove funzioni. Gli Acceleratori permettono di accedere con un semplice clic destro a servizi di navigazione stradale, traduzione, condivisione via mail e a Facebook. La casella di ricerca immediata velocizza la consultazione dei motori di ricerca visualizzando delle piccole anteprime (scegliendo Wikipedia come motore di ricerca, vengono visualizzate direttamente nelle anteprime le sue informazioni).
Le Web Slice forniscono direttamente aggiornamenti automatici di notizie, quotazioni di borsa, previsioni meteo e altre informazioni da più siti senza doverli andare a consultare o ricaricare uno per uno.
Per garantire la compatibilità con i siti che non rispettano gli standard veri di Internet (e magari hanno preferito "ottimizzarsi" per le versioni precedenti di Internet Explorer, che non li rispettavano) c'è il pulsante Visualizzazione Compatibilità.
Sul fronte della sicurezza ci sono gli avvisi contro i siti-trappola, presenti già in altri programmi di navigazione come Firefox o Opera e la privacy personale è difesa dalle funzioni InPrivate, che permettono di sfogliare il Web senza salvare la cronologia o lasciare tracce della navigazione: una funzione disponibile in Google Chrome ma non ancora nel browser rivale Firefox.
Basterà questa raffica di novità a riconquistare le quote di mercato perse nei confronti dei browser concorrenti? Secondo dati NetApps citati anche dal Washington Post, circa un terzo del mercato informatico usa un browser diverso da Internet Explorer (che detiene il restante 67%; Firefox ha il 22%, Safari l'8%, Chrome l'1% e Opera meno dell'1%). E lo fa per due ragioni fondamentali: perché non ha scelta, visto che a differenza del passato, Microsoft non fornisce versioni di Internet Explorer per chi non usa Windows (per esempio per il mondo Mac e Linux); e perché i browser alternativi hanno introdotto prima di IE nuove funzioni di velocizzazione e sicurezza che sono state apprezzate dagli utenti, e una volta che ci si affeziona e abitua a un browser, cambiare è molto scomodo.
Per questo consiglio di usare browser disponibili per più di un sistema operativo: in questo modo non ci si lega a un sistema e un'eventuale migrazione è meno traumatica.
Staremo a vedere cosa succederà al debutto formale di Internet Explorer 8: nel frattempo, il maggiore rispetto degli standard veri di Internet è un buon passo avanti verso una Rete universalmente fruibile, senza utenti artificiosamente privilegiati grazie a posizioni dominanti.
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2007/08/21
25 anni di Compact Disc
Un quarto di secolo di CD
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Il 17 agosto di 25 anni fa fu fabbricato a Langenhagen, vicino ad Hannover, il primo Compact Disc di serie: la Sinfonia Alpina di Richard Strauss, condotta da Herbert von Karajan. Concepito insieme da Philips e Sony, la prima presentazione mondiale del CD avvenne però il 9 marzo del 1979.
Il CD nacque dalle ceneri del videodisco, che fu un flop commerciale ma va ricordato come il primo supporto audiovisivo che lavorava senza contatto fisico con il dispositivo di lettura.
Una chicca riguardante le origini del curioso formato di 12 centimetri e 74 minuti: il progetto originale di Philips prevedeva un'ora di musica, poco più del long playing di vinile, con un diametro di 11,5 centimetri. Ma il vicepresidente della Sony, Norio Ohga, voleva che sul CD ci stesse la Nona Sinfonia di Beethoven, la cui versione più lunga (una registrazione mono fatta al Bayreuther Festspiele nel 1951 e diretta da Wilhelm Furtwängler) durava appunto 74 minuti.
Una chicca invece temporanea e involontaria è il titolo de La Stampa dedicato alla ricorrenza, immortalato qui accanto. Grazie a Infinity999 per la segnalazione.
Aggiornamento (15:15): l'errore è stato corretto.
Ricordiamo anche il crollo dei prezzi dei lettori: i primissimi, come quello della Philips mostrato qui sopra, costavano l'equivalente odierno di 1500 euro (2300 franchi svizzeri). Per molti, come me, rimasero a lungo inarrivabili oggetti del desiderio. Oggi si comprano per poche decine di euro nei supermercati.
Il nome Compact Disc non fu scelto subito: ne furono proposti altri, fra cui Mini Rack, MiniDisc (proprio così) e Compact Rack. Alla fine fu scelto il nome attuale perché richiamava il nome della Compact Cassette, la popolarissima musicassetta.
La commercializzazione del CD fu esplosiva. I primi CD furono messi in vendita a novembre del 1982, e già nel 1985 l'album Brothers in Arms dei Dire Straits (il primo album DDD, ossia interamente digitale dalla registrazione alla vendita) vendeva un milione di copie in questo nuovo formato. Da allora sono stati venduti oltre 200 miliardi di CD.
Ma i tempi d'oro del CD sono passati: il picco fu raggiunto nel 2000, con 2,4 miliardi di album venduti. I dati 2006 indicano vendite per 1,7 miliardi di dischi.
Non va dimenticato, infine, che una delle ragioni del successo del formato CD fu la decisione di adottare uno standard aperto e unico invece di farsi la forca come sta avvenendo attualmente con la concorrenza fra HD-DVD e Blu-Ray: come ricorda Jacques Heemskerk, all'epoca ingegnere della Philips, "i dirigenti avevano detto di essere il più possibile aperti e di condividere tutto, perché era l'unico modo per avere successo".
Fonti: BBC, BBC, Philips, Wikipedia, CDMan.
2006/05/03
Il formato OpenDocument diventa standard ISO
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "angelogr" e "pingu".
OpenDocument, il formato usato da OpenOffice.org, NeoOffice, AbiWord, Kword e altri programmi per creare testi, fogli di calcolo e presentazioni, è da oggi uno standard ISO.
Restano alcune formalità burocratiche, ma il grosso è fatto. Il formato OpenDocument (ODF) acquisisce la sigla ISO/IEC 26300, e questo lo rende molto più appetibile per istituzioni e governi che di queste benedizioni formali fanno spesso una ragion d'essere o un requisito essenziale.
OpenDocument è utilizzabile liberamente e gratuitamente da chiunque e per qualsiasi scopo, senza licenze e senza vincoli: le sue specifiche sono pubblicate qui. Chi scrive i propri documenti elettronici in questo formato standard evita di essere costretto a usare uno specifico programma per leggerli: è vero padrone dei propri dati.
Chi invece preferisce usare un formato non documentato è obbligato a usare il programma che usa quel formato ed è quindi schiavo di chi vende quel programma. Se domani il venditore decide che la licenza del programma costa il doppio, l'utente non ha scelta, se non vuole prima o poi perdere l'accesso ai propri dati.
Anche OpenXML, il formato proposto da Microsoft come alternativa ai formati binari non documentati della sua suite Office, è in procinto di essere esaminato dall'ISO/IEC come possibile standard, ma è più indietro nell'iter.
Per usare sin da subito il formato OpenDocument, potete scegliere uno dei vari programmi citati sopra, sia a pagamento, sia gratuiti.
OpenDocument, il formato usato da OpenOffice.org, NeoOffice, AbiWord, Kword e altri programmi per creare testi, fogli di calcolo e presentazioni, è da oggi uno standard ISO.
Restano alcune formalità burocratiche, ma il grosso è fatto. Il formato OpenDocument (ODF) acquisisce la sigla ISO/IEC 26300, e questo lo rende molto più appetibile per istituzioni e governi che di queste benedizioni formali fanno spesso una ragion d'essere o un requisito essenziale.
OpenDocument è utilizzabile liberamente e gratuitamente da chiunque e per qualsiasi scopo, senza licenze e senza vincoli: le sue specifiche sono pubblicate qui. Chi scrive i propri documenti elettronici in questo formato standard evita di essere costretto a usare uno specifico programma per leggerli: è vero padrone dei propri dati.
Chi invece preferisce usare un formato non documentato è obbligato a usare il programma che usa quel formato ed è quindi schiavo di chi vende quel programma. Se domani il venditore decide che la licenza del programma costa il doppio, l'utente non ha scelta, se non vuole prima o poi perdere l'accesso ai propri dati.
Anche OpenXML, il formato proposto da Microsoft come alternativa ai formati binari non documentati della sua suite Office, è in procinto di essere esaminato dall'ISO/IEC come possibile standard, ma è più indietro nell'iter.
Per usare sin da subito il formato OpenDocument, potete scegliere uno dei vari programmi citati sopra, sia a pagamento, sia gratuiti.
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