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Il Disinformatico

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2022/03/21

Con il prezzo dei carburanti alle stelle, l’auto elettrica diventa ancora più conveniente. Il test di Patti Chiari (RSI)

Il programma Patti Chiari della Radiotelevisione Svizzera ha fatto il punto sul confronto di costi fra auto elettrica e auto tradizionale alla luce dei recenti rincari dei carburanti.

Il test (da 54m19s) riguarda una persona che fa 500 km a settimana (24.000/anno) sulle strade svizzere. Per fare 100 km ha consumato 6,4 litri con l’auto a gasolio, secondo i dati indicati dall’auto. Al prezzo di 1,970 CHF/litro, 100 km gli sono costati 12,6 CHF; ma per rabboccare l’auto e tornare al pieno ha speso 14,05 CHF comperando 7,13 litri. Con l’auto elettrica (una Volkswagen) ricaricata a casa, spende 45 centesimi al kWh e 4,50 CHF (quindi 10 kWh) in tutto per percorrere gli stessi 100 km. Gli risulta un risparmio di 2280 CHF l’anno.

Questo, va notato, con un contratto che gli fa pagare i kWh più del doppio di quello che spendo io (16 centesimi in fascia notturna) con il carburante a 1,970 CHF/litro. Oggi i prezzi sono intorno ai 2,3 CHF/litro, per cui la differenza è ancora maggiore: quei 100 km costano 14,72 CHF, mentre con un contratto elettrico come il mio costerebbero 1,6 CHF. Nove volte meno. 

Va detto che 10 kWh per 100 km sono un risultato ottimo, dovuto forse alla velocità molto ridotta: a velocità autostradali si consuma solitamente il doppio in auto elettrica. Per cui il costo sarebbe “solo” quattro volte e mezza più basso rispetto al carburante.

Anche con questa stima prudente, significa che si risparmiano circa 131 CHF ogni 1000 chilometri. Un automobilista che fa 10.000 km/anno risparmia 1310 CHF; uno che ne fa 50.000/anno risparmia 6700 CHF/anno. A questi prezzi, la differenza di spesa iniziale dell’auto elettrica si ammortizza piuttosto in fretta. Con quello che si spende extra in dieci anni di benzina ci si compra una Tesla nuova.

A 1h14m56s ci sono anche alcuni consigli per ridurre i consumi sia per le auto a carburante, sia per quelle elettriche.

Due chiacchiere sui complottismi lunari: che fine faranno, ora che si sta per tornare sulla Luna?

Pochi giorni fa sono stato intervistato da Astrospace.it a proposito del programma spaziale Artemis di ritorno umano sulla Luna e sui possibili effetti di questo ritorno sulle tesi di complotto intorno agli allunaggi di cinquant’anni fa. Ecco il video.

Per chi avesse dubbi sulla realtà degli allunaggi e se li volesse togliere, il mio sito/libro gratuito è sempre a disposizione (anche in inglese).

2022/03/18

Tesi: i gatti sono liquidi. Dimostrazione:

Podcast RSI - ASMR, storia dei sussurri rilassanti

logo del Disinformatico

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto.

I podcast del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.

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È il 26 marzo 2009. Sul canale YouTube WhisperingLife viene pubblicato il primo video concepito intenzionalmente per generare un effetto ASMR (MentalFloss). Non contiene immagini, ma solo una voce femminile che spiega, sussurrando, che le piace tantissimo ascoltare registrazioni di persone che bisbigliano e lo trova “assolutamente strano”.

L’effetto ASMR è quello che avete probabilmente provato ascoltando questo video di WhisperingLife, specialmente se lo avete fatto usando delle cuffie (cosa che vi consiglio vivamente di fare): è una sensazione difficile da descrivere e molto soggettiva, per alcuni è una sorta di solletichìo sensoriale, che coinvolge solitamente il cuoio capelluto e la nuca, e per altri è una forma più generale di piacere, euforia o rilassamento. Altri ancora provano disagio. In ogni caso, è un effetto inatteso e sorprendente, che oggi ha una popolarità altrettanto inattesa e sorprendente.

Questa sensazione non aveva nemmeno un nome, nel 2009: o meglio, ne aveva molti non formali, come “solletico al cervello” o “orgasmo cerebrale”. Bisogna aspettare il 2010 per vedere la nascita della sua etichetta definitiva, ossia ASMR, da parte dell’informatica Jennifer Allen, che conia questa sigla come acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response, ossia “risposta sensoriale meridiana autonoma”. È un nome in realtà privo di significato medico in senso stretto, ma Nick Davis, psicologo e neuroscienziato della Metropolitan University di Manchester che studia l’ASMR, lo descrive per Wired (a 1m00s).

È una risposta autonoma perché avviene nel soggetto; è sensoriale perché colpisce puramente i sensi e non è necessario fare nulla, per esempio muoversi, per evocarla; ed è meridiana perché... perché questa parola è un eufemismo al posto di orgasmica, che avrebbe reso più difficile per i ricercatori affrontare il tema senza essere sommersi dalle risatine dei colleghi.

Infatti, spiega Davis, l’ASMR non sembra essere legato necessariamente alla sfera sessuale, anche se su Internet non mancano esempi di ASMR di questo genere (Gizmodo), ma ha più a che fare con il fatto che la voce sussurrata, che il cervello interpreta come vicina, dà la sensazione che qualcuno stia dedicando attenzione personale all’ascoltatore.

ASMR in italiano. Lo spezzone che si sente nel podcast è tratto da qui.

L’ipotesi dell’accudimento sembra essere avvalorata anche dalla popolarità dei video ASMR nei quali le persone mangiano qualcosa molto vicino al microfono: Nick Davis (a 4:00 nel video di Wired) fa notare che l’unica occasione che si ha, nella vita normale, di udire suoni analoghi è durante l’infanzia, quando il bambino sta in braccio al genitore, con l’orecchio vicino o a contatto con la testa dell’adulto, e quindi può sentirlo masticare da vicino. Questo richiamo alle sicurezze dell’infanzia sarebbe una delle ragioni dell’efficacia rilassante dei video ASMR.

Un’altra ipotesi è che la sensazione di vicinanza stimoli piacevolmente perché viene associata all’intimità con una persona, non necessariamente in senso sessuale: per esempio, alcune persone descrivono sensazioni simili a quelle dell’ASMR quando vanno dal parrucchiere o dal truccatore.

Anche se i meccanismi precisi sono ancora da scoprire, secondo ThinkwithGoogle c’è un fenomeno che sembra dimostrare l’efficacia dei video ASMR per aiutare a prendere sonno: in tutto il mondo, le ricerche della sigla ASMR in Google hanno un picco intorno alle 22:30 locali, ora alla quale molta gente sta cercando appunto di addormentarsi.

La ricerca scientifica sull’ASMR è ancora scarsa: il primo libro sull’argomento risale al 2007, si intitola Brain Tingles (“formicolii al cervello”) ed è stato scritto da Craig Richard, professore di scienze biofarmaceutiche alla Shenandoah University. Gli articoli scientifici non sono tanti, ma hanno già documentato che gli effetti fisiologici dell’ASMR sono reali e tutt’altro che immaginari: il battito cardiaco rallenta, la risposta elettrica della pelle varia, con risultati paragonabili a quelli dell’ascolto di musica o delle pratiche di mindfulness.

Le emozioni positive e le sensazioni di relazione sociale generate dall’esposizione a contenuti ASMR sono altrettanto significative, secondo una ricerca dell’Università di Sheffield condotta su un numero molto elevato di volontari (Science Daily). Altre ricerche indicano un effetto positivo, anche se temporaneo, nella riduzione dei sintomi della depressione, dello stress e del dolore cronico (Autonomous Sensory Meridian Response (ASMR): a flow-like mental state, di Emma L. Barratt e Nick J. Davis, 2015, PeerJ).

Per contro, ci sono anche persone che trovano assolutamente irritanti i video e i suoni ASMR o ne ricevono una sensazione di disagio: questa condizione viene spesso descritta come misofonia.

Può sembrare strano che la scienza non si sia occupata granché del fenomeno e che l’ASMR sia stato portato alla ribalta soltanto con l’avvento di YouTube, ma il problema di fare ricerca scientifica su questo effetto è che gli strumenti che consentirebbero di osservarlo, come la risonanza magnetica, sono estremamente rumorosi e poco rilassanti.

Di fatto, i video ASMR sono una delle tendenze più popolari su YouTube: questo acronimo è al terzo posto nella classifica dei termini più cercati di tutti i tempi negli Stati Uniti (i primi due sono Fortnite e Minecraft) ed è al quinto posto nella classifica mondiale (Semrush). Ci sono oltre 13 milioni di video ASMR su YouTube e quasi undici milioni di post su Instagram con il tag ASMR (Mental Floss). Alcuni canali YouTube dedicati a questo genere di contenuti hanno oltre un milione di iscritti, e alcuni video hanno oltre venti milioni di visualizzazioni, e così questo genere di produzione ha attirato inevitabilmente interessi commerciali.

23 milioni di visualizzazioni per questo video ASMR.

Sono già nati i primi spot pubblicitari, soprattutto nel settore alimentare, che sfruttano le tecniche ASMR, anche perché i creatori di questi video spesso già usano i prodotti da reclamizzare: li scartano, li stappano, li masticano, e quindi è facile creare un abbinamento promozionale o una sponsorizzazione (ThinkwithGoogle). Nel 2019 uno spot per il Superbowl ha fatto sussurrare Zoë Kravitz mentre picchiettava su una bottiglia di una nota marca di birra; altre marche che hanno fatto ricorso all’ASMR sono KFC, Dove, IKEA, e Ritz.

Esiste anche un sito, ASMR University, che raccoglie tutte le informazioni e i consigli utili per chi vuole entrare in questo mercato.

I suggerimenti fondamentali sono l’uso di un microfono di buona qualità, visto che dovrà amplificare parecchio dei suoni molto deboli, un filtro antipop per smorzare le consonanti esplosive o occlusive, come la P o la B, un ambiente silenzioso, magari usato di notte in modo da ridurre i rumori provenienti dall’esterno, e guardare cosa fanno gli altri YouTuber ASMR per imitarne gli aspetti più appaganti ma aggiungervi un tocco personale e spontaneo. In fin dei conti, se l’efficacia dell’ASMR dipende dalla sua capacità di creare una situazione rassicurante e intima, non impegnativa, in cui l’ascoltatore si sente accudito personalmente, essere sinceri e spontanei è indispensabile.

Arriveremo mai ad avere un medico che ci prescrive sessioni di video ASMR su YouTube al posto dei sonniferi? È decisamente troppo presto per dirlo; la storia e la scienza dell’ASMR sono ancora tutte da scrivere, e nulla di quello che vi ho raccontato fin qui va interpretato come consiglio medico o sostituto di terapie convenzionali. Ma resta sicuramente il fascino di un fenomeno nuovo e inaspettato, scoperto per caso grazie agli effetti dell’evoluzione informatica, senza la quale saremmo ancora fermi a chiederci cosa sia quella strana sensazione che proviamo quando ci tagliano i capelli.

DragonChase 2022: Lancio posticipato a non prima del 19 aprile. Secondo fonti russe, Samantha Cristoforetti farà un’EVA. Le tute gialle e blu sulla ISS

Ultimo aggiornamento: 2022/03/26 17:00.

La partenza della missione Crew-4 è stata posticipata ufficialmente da “non prima del 15 aprile” a “non prima del 19 aprile”. L’annuncio formale NASA è qui e dice che il rinvio è stato deciso “per consentire alle squadre di completare le operazioni sul veicolo spaziale prima della missione” (“to allow teams to complete final spacecraft processing ahead of the mission”). Lo stesso vale, dice sempre NASA nello stesso annuncio, anche per il volo della missione Axiom 1 (che usa, come la Crew-4, una capsula Crew Dragon e un vettore Falcon 9, entrambi di SpaceX). Il sito di Axiom Space il 18 marzo ha indicato “non prima del 3 aprile” come data di partenza. L’orario di partenza di Axiom 1 sarebbe le 1:13 pm EDT (17:13 UTC) e quello di Crew-4 sarebbe le 6.45 am EDT (10:45 UTC), secondo Teslarati.

Per fortuna noi DragonChaser abbiamo previsto di restare in Florida fino al 23, per cui abbiamo ancora qualche speranza di vedere il decollo di Samantha nonostante questo rinvio. Inoltre forse riusciremo a vedere anche un altro lancio di Falcon 9, quello che porterà in orbita un lotto di satelliti Starlink, previsto per “non prima del 14 aprile” e in partenza dalla rampa SLC-40 della stazione militare di Cape Canaveral.

Il rinvio della partenza della Crew-4 è legato allo slittamento della tabella di marcia della missione Axiom 1. Infatti serve per garantire “una separazione temporale adeguata per le operazioni e per l’esame dei dati post-volo fra missioni di volo spaziale umano e per consentire tntativi di lancio consecutivi multipli”. In altre parole, NASA e SpaceX vogliono attendere i risultati finali della missione Axiom 1 (primo volo spaziale interamente privato diretto alla Stazione e privo di membri d’equipaggio affiliati ad agenzie spaziali) per tenerne conto per Crew-4.  Siccome Axiom 1 tornerà sulla Terra il 13 aprile, a NASA e SpaceX rimangono così sei giorni per recuperare la Crew Dragon di Axiom 1, fare il debriefing dell’equipaggio, analizzare i dati della missione e prepararsi per il lancio di Crew-4

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Secondo una dichiarazione fatta dal cosmonauta Oleg Artemiev in conferenza stampa ieri e riportata da Katya Pavlushchenko, è previsto che @AstroSamantha faccia un’attività extraveicolare (EVA) o “passeggiata spaziale”. Pavlushchenko ha aggiunto che quest’EVA dovrebbe essere indicata dalla sigla VKD55 e vedrebbe Samantha Cristoforetti in abbinamento con Oleg Artemiev; non è stata indicata alcuna data. Le gravi tensioni internazionali e la progressiva interruzione delle collaborazioni spaziali con la Russia potrebbero comportare cambiamenti a questo piano. Le prossime due EVA russe, VKD52 e VKD53, sono state pianificate per il 28 aprile e per il 28 aprile e saranno svolte da Artemiev e Matveev.

Nella foto d’archivio qui sotto, datata 2012, Samantha indossa una tuta russa Orlan simile a quella che potrebbe indossare per questa EVA ed è ritratta insieme al collega europeo Alexander Gerst.

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Intanto a bordo della Stazione sono giunti tre cosmonauti russi (da sinistra: Sergei Korsakov, il già citato Oleg Artemiev e Denis Matveev) a bordo della Soyuz MS-21.

A prima vista i colori delle loro divise sembrano dirla lunga sulla reazione dei cosmonauti alle recenti scelte politiche del loro presidente, ma va detto che non è la prima volta che gli equipaggi russi indossano tute gialle: lo stesso Artemiev lo aveva fatto durante una missione precedente (la Expedition 39/40, come nota @Noemi_Cogoni su Twitter), nel 2015.

Sempre Pavlushchenko segnala che “ogni equipaggio sceglie il proprio schema di colori molto tempo prima del volo. Di solito i colori sono bianco, blu o azzurro. La tuta rossa di Yulia Peresild è stata unica perché, come attrice, voleva avere un bell’aspetto.... Forse hanno scelto il colore come omaggio ai colori della propria università, o semplicemente a loro piacciono i colori del sole e del cielo. Il fatto è che non c’è molto posto a bordo della Soyuz, e non si può semplicemente spacchettare tutto per cercare altri indumenti se scopri che quelli da indossare all’arrivo sono di colori discutibili. Non so se è stato possibile reimballare gli indumenti tre settimane prima del volo e lasciare a portata di mano T-shirt e pantaloni di colore neutro. Comunque non ho dubbio che qualcuno verrà punito per non aver previsto la possibile reazione.”

È inoltre improbabile che i cosmonauti abbiano voluto mettere a rischio la propria carriera e forse anche la propria incolumità personale (e quella delle loro famiglie) con un gesto politico che in questo momento in Russia è estremamente pericoloso. Pertanto è probabile che si tratti di una coincidenza che viene interpretata come segnale legato all’invasione russa dell’Ucraina ma in realtà è una scelta fatta per altri motivi e risalente a ben prima dell’inizio della guerra.

2022/03/17

Antibufala micro: “La verità sta nel mezzo”

In qualunque conversazione che presenta opinioni contrastanti arriva sempre il genio della situazione che sentenzia orgoglioso che “la verità sta nel mezzo”. È una stronzata, e mi sono stufato di sentirla, per cui pubblico qui questo spiegone che siete liberi di usare o linkare tutte le volte che arriva il sapientone di turno e la rigurgita. L’ho suddivisa in paragrafi di lunghezza tweetabile.

Primo, il modo di dire è “LA VIRTÙ sta nel mezzo”. Deriva dal latino in medio stat virtus. La verità non c’entra un fico secco. Dire “la verità sta nel mezzo” è stupido come dire “gallina vecchia onor di capitano”.

Secondo, la verità non sta mai nel mezzo. Sta dove stanno i fatti. Non è che se Maria dice “due più due fa quattro” e Piero dice “No, due più due fa sei” allora dobbiamo dedurre che la verità è che due più due fa cinque.

Dire “la verità sta nel mezzo” è semplicemente usare una frasetta banale, che non vuol dire nulla ma che fa sentire saggi e intelligenti, quando in realtà è solo una brutta foglia di fico per nascondere il fatto che non si vuole prendere posizione.

Basta con questa stronzata ipocrita. Per favore.

Mi arrivano surreali minacce personali dal direttore del programma spaziale russo

Ultimo aggiornamento: 2022/03/22 9:30.

Fra le esperienze che pensavo di vivere quest’anno non c’erano di certo le minacce personali mandatemi via Twitter da Dmitri Rogozin, attuale direttore dell’agenzia spaziale russa Roscosmos.

Ieri Rogozin (o qualcuno che usa il suo account Twitter ufficiale autenticato) ha pubblicato questo tweet, decisamente slegato dalle attività spaziali: “Ucraina ed Europa? "Rifugiato" dall'Ucraina spiega agli italiani chi è il capo della casa. Probabilmente i fascisti ucraini vieteranno presto agli italiani in Italia di parlare italiano. L'Europa ora l'Ucraina!“

Mi sono limitato a farne un retweet commentandolo con queste parole: “Questo è quello che pubblica il direttore dell'agenzia spaziale russa. Ditemi se è il caso di dare credito a una persona del genere.”

Il mio “dare credito” era riferito al fatto che alcune dichiarazioni di Rogozin nei giorni scorsi erano state riprese con molto clamore dalla stampa perché sembravano voler minacciare di far precipitare la Stazione Spaziale Internazionale (ho spiegato qui perché non era il caso di preoccuparsi).

Rogozin è intervenuto sul mio retweet rispondendomi così: “Voglio solo avvisarti di quello che ti succederà presto. Questi fascisti ucraini a cui dai il benvenuto rovineranno la tua vita e quella dei tuoi figli.”

Ho retweetato queste parole di Rogozin commentandole come segue: “Wow, persino i messaggi personalizzati. La propaganda russa ha rubli da spendere.” Ho salvato copia permanente dei tweet di Rogozin qui e qui

Ho poi chiesto a Rogozin come mai, se l’Ucraina è così piena di fascisti come dice, la Russia ha così tanta voglia di annetterla: “Please explain: if Ukraine is so full of fascists as you claim, why is Russia so eager to absorb Ukraine?”

Molti lettori (troppi per ringraziarli tutti) hanno scovato l’origine del video citato da Rogozin: si tratta di una storia avvenuta a Roma e risalente al novembre del 2018 (lo si nota dalla totale assenza di mascherine), come documentato a suo tempo da Corriere e askanews

Mi sono limitato a rispondere a Rogozin con queste parole: “Sir, the video you posted is from 2018 [link al video] I hope that this is not how you want to be remembered by history.” 

Qualcuno potrebbe essere tentato di pensare che questo episodio dimostri una mia ipotetica importanza di cui forse dovrei vantarmi, ma non sono d’accordo: credo piuttosto che dimostri la capillarità, ma anche la disperazione, della propaganda russa.

Certo che dopo i comportamenti di Rogozin in questa circostanza e nei giorni scorsi, con i suoi tweet di minaccia alla stabilità della Stazione Spaziale Internazionale, sarà molto difficile che la collaborazione spaziale con la Russia possa riprendere senza che ci sia un radicale cambiamento nel governo del paese e nell’amministrazione della sua agenzia spaziale. Rogozin, infatti, ha avviato battibecchi pubblici anche con l’astronauta statunitense Scott Kelly e con Elon Musk.

I primi risultati di questi comportamenti si sono già manifestati: OneWeb, un’azienda che si era affidata a Roscosmos per il lancio della propria costellazione di satelliti, ora lancerà tramite SpaceX. La perdita di questa commessa costerà molto al programma spaziale russo.

2022/03/16

Avventurette in auto elettrica: il traguardo dei primi 100.000 km andando a Losanna per vedere gli astronauti lunari

Ultimo aggiornamento: 2022/03/21 10:10.

Venerdì e sabato sarò con la Dama del Maniero a Losanna per incontrare gli astronauti Apollo Dave Scott e Charlie Duke insieme a tutti gli altri ospiti spaziali dell’evento Legends of Space. Non avrei mai pensato che un giorno sarei andato in auto elettrica a incontrare due persone che hanno usato un’auto elettrica cinquant’anni fa sulla Luna.

Se non avete mai incontrato uno di questi protagonisti della storia dell’esplorazione, non perdetevi quest’occasione. Non capita spesso che siano da queste parti. Ci sono ancora alcuni posti disponibili.

Il viaggio si organizza in fretta: la via più semplice, partendo dal Maniero Digitale a Lugano, è passare per il Sempione e sfruttare il treno-navetta. Il percorso primario proposto da Google Maps, che passa da Berna, è teoricamente un pochino più veloce (10 minuti in meno su 4 ore), ma è lungo 385 km contro 290 e comporta il transito di punti notoriamente difficili e lenti come il tunnel del Gottardo e i vari cantieri aperti lungo la strada.


Per cui proveremo l’ebbrezza del treno (elettrico) che trasporta l’auto (elettrica) e ci fa riposare e risparmiare strada. Il piano è questo:

  • Partenza dal Maniero con il 100% di carica (fatta a casa, di notte).
  • Lugano-Iselle (stazione), 105 km, 1h43m previsti. Nessuna tappa di ricarica necessaria (l’auto, una Tesla Model S con batteria da 70 kWh che chiamiamo Tess, ha circa 330 km di autonomia reale). Poca autostrada, probabilmente molto pittoresca da percorrere.
  • Salita sul treno-navetta e transito fino a Brig (circa 20 minuti; ne parte uno ogni 90 minuti), restando a bordo a riposare al calduccio (essendo elettrica, possiamo tenere acceso il riscaldamento).
  • Brig-Losanna (163 km, 1h 46). Nessuna tappa di ricarica necessaria, ma lungo il percorso la mappa dei Supercharger Tesla (che per noi sono gratuiti) ci dice che possiamo caricare lungo l’autostrada (o nelle sue adiacenze) a Steg-Hohtenn, Martigny e Bussigny (vicinissimo a Losanna).

Per la ricarica sul posto, mentre assistiamo all’evento, Nextcharge mi dice c’è un’ampia rete di colonnine lente, una delle quali è adiacente al SwissTech Convention Center nel quale ci sarà il raduno spaziale.

Dovremmo quindi poter ripartire con il 100% di carica e quindi ripetere il viaggio a ritroso senza nessuna sosta dedicata alla ricarica. Vi aggiornerò sull’esito dell’avventuretta nei prossimi giorni.

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Venerdì 18 aprile. Il viaggio d’andata ha avuto qualche complicazione. Siamo partiti in ritardo di un quarto d’ora (alle 13.15) per via di urgenze di lavoro e abbiamo trovato rallentamenti a causa di un incidente in autostrada, e così nonostante un po’ di guida... vivace (ma entro i limiti) lungo la tortuosissima parte svizzera del percorso fino a Iselle (consigliabilissima per le moto, meno per chiunque soffra di mal d’auto), siamo arrivati alla stazione del treno-navetta poco dopo che era partito quello che avevamo previsto di prendere, per cui abbiamo dovuto aspettare un’ora e mezza fino al treno successivo. Per queste evenienze avevo portato con me il computer portatile e quindi la Dama ed io ci siamo visti, comodamente in auto, un paio di telefilm (Resident Alien e un pezzetto di Star Trek Picard).

La stazione di Iselle è deserta e malconcia, sembra quasi abbandonata nelle pause fra un treno e l’altro, tanto che avevamo l’impressione di essere nel posto sbagliato. Ma alla fine il treno è arrivato, siamo saliti sulla rampa, abbiamo caricato l’auto e ci siamo rilassati in auto intanto che la navetta ci trasportava fino a destinazione. Nessuno ci ha chiesto il biglietto, che avevamo pre-acquistato online (è un biglietto open, da 24 CHF, che si mostra all’arrivo a Brig). Il viaggio dura una ventina di minuti in tutto, ed è un po’ disorientante ma piacevole stare a bordo di un’auto che si muove, e vedere dai finestrini il paesaggio che scorre, senza però dover guidare o prestare attenzione alla strada. Abbiamo proseguito la visione di Picard, ma il treno è molto rumoroso e vibra parecchio, per cui l’esperienza non è esaltante. Però evita comunque di fare il valico in auto e permette di staccare dalla guida per una ventina di minuti avvicinandosi lo stesso alla destinazione.

Arrivati a Brig scendiamo dal treno e il viaggio si fa lungo e tedioso per via del traffico e dei continui cantieri: continuiamo a passare da strade cantonali a pezzetti di autostrada. Il risultato di tutto questo è che arriviamo a destinazione a Losanna alle 19.30, dopo ben sei ore e un quarto. Non è un’esperienza che ripeterei, ma valeva la pena di provarla almeno una volta.

Parcheggiamo Tess senza poterla caricare come avevamo sperato di fare, perché la colonnina non-Tesla vicina all’albergo è occupata e lo resterà per ore grazie a due simpatici automobilisti elettrici che hanno pensato bene di lasciare lì le proprie auto dopo aver finito di caricare (diversamente dalle colonnine Tesla, in queste colonnine lente generiche non ci sono tariffe di occupazione penalizzanti per chi fa queste cose). Essendo noi arrivati con il 13% di carica residua, metto Tess in power save per la notte per ridurre il consumo notturno (l’auto non è mai “spenta”, in modo da poterla gestire da remoto, per cui consuma qualcosina anche da ferma). Vedremo cosa fare l’indomani o stanotte.

Finalmente verso mezzanotte la colonnina si libera, ma è tardi e dovrei andare a spostare l’auto, a fine carica, alle quattro del mattino circa, per cui soprassediamo. Ci penseremo l’indomani.

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Sabato 19 aprile. La colonnina vicina all’albergo è di nuovo occupata da un altro abusivo. Il guaio è che l’app (Nextcharge) la segnala libera anche quando è in realtà fisicamente occupata, perché all’app risulta che nessuno sta caricando, quindi la colonnina non è in uso, dal suo punto di vista, ma il posto auto per la ricarica è occupato, per cui in pratica non si può caricare. Bella fregatura. Va be’, lasciamo Tess con la batteria molto scarica ancora per qualche ora e intanto ci facciamo un giro per Losanna e una pausa in una creperia decisamente memorabile, insieme a nostro figlio Liam che ci ha raggiunto in treno.

Nel tardo pomeriggio, visto il perdurare dell’occupazione della colonnina vicina all’albergo, andiamo con Tess a un’altra colonnina lenta un po’ meno vicina, ma questa non ne vuole sapere di funzionare, nonostante app e tessere varie, perché un cartello dice che è riservata agli assegnatari (chiunque siano). Peccato che l’app non lo dica e la presenti come liberamente fruibile. Intanto la carica della batteria di Tess sta scendendo a valori un po’ troppo minimi per i miei gusti (sotto il 9%, che significa circa 30 km di autonomia residua), e quindi dopo questa perdita di tempo con la colonnina “pubblica” lasciamo perdere le colonnine lente e facciamo 6 km fino al Supercharger Tesla di Bussigny, dove carichiamo gratuitamente per una mezz’ora fino a portare Tess al 30% (ci sono molte altre Tesla collegate ad altri stalli, per cui Tess assorbe al massimo 60 kW). Però fra tentativo alla colonnina, pellegrinaggio al Supercharger (che sta annidato dietro un Novotel), ricarica e ritorno all’albergo perdiamo almeno un’ora.

Al ritorno abbiamo finalmente un colpo di fortuna: la colonnina accanto all’albergo è stata finalmente liberata e quindi la occupiamo noi. Parcheggio Tess, attacco il connettore di carica, chiedo all’app di avviare la carica e... non succede niente.

Infatti la colonnina è doppia (consente di caricare due auto) e quindi devo scegliere dall’app quale dei due connettori attivare. L’app li indica chiaramente con due numeri differenti: peccato che di quei numeri non ci sia la minima traccia sulla colonnina. Magnifico. Provo allora ad avviare la carica sull’altro connettore, e finalmente funziona. Altra scocciatura e altra perdita di tempo, ma alla fine riusciamo a caricare (a 11 kW) intanto che ci vediamo lo spettacolo di Legends of Space.


Standing ovation e foto di gruppo finale.

A fine spettacolo, Tess è carica al 100% e quindi la spostiamo al parcheggio normale per la notte. Siamo a posto per il viaggio di ritorno dell’indomani, ma non è stata un’esperienza piacevole e indolore. Abbiamo speso 30,76 euro per caricare 48,4 kWh in 5 ore e 16 minuti, ossia 0,63 €/kWh.

Tutta la tribolazione dimostra ancora una volta l’assoluta importanza di avere una rete di punti di ricarica capillare e soprattutto facile da usare e difficile da abusare. Facile da usare nel senso che se vado a una colonnina Tesla non devo fare altro che attaccare il connettore: niente app, niente tessere, niente di niente, perché l’auto e la colonnina si parlano e io non ho bisogno di fare nulla. Difficile da abusare nel senso che se lascio Tess parcheggiata alla colonnina Tesla quando non sto caricando, Tesla mi fa pagare l’occupazione e sa che sto occupando lo stallo, grazie al fatto che l’auto manda telemetria (geolocalizzazione compresa) a Tesla, per cui gli altri utenti non vedono che la colonnina è apparentemente libera ma in realtà inutilizzabile. In altre parole: la rete di ricarica Tesla è un vantaggio enorme e impagabile che le altre marche per ora non hanno, ed è un grandissimo valore aggiunto per chi sceglie di comprare un’auto elettrica di questa marca.

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Domenica 20 aprile. Il viaggio di ritorno è l’esatto contrario di quello d’andata: perfetto. Partiamo alle 9:35 con l’auto completamente carica, facciamo il percorso più lungo (di quasi 100 km) passando a nord (direzione Berna e poi Lucerna), con traffico minimo e senza cantieri e soprattutto con un percorso interamente autostradale, che percorriamo tutto alle massime velocità consentite. 

Dopo due ore e un quarto arriviamo come previsto al Supercharger di Beckenried per l’ora di pranzo, con il 20% di carica residua. Pranziamo (al ristorante Seerausch che si raggiunge attraversando la strada) intanto che Tess si carica (gratis), e come capita spesso l’auto finisce di caricare a sufficienza prima che noi abbiamo finito di pranzare, per cui la lasciamo ancora sotto carica (fino al 94%) in modo da avere tempo di finire il pranzo senza fretta. Ci fermiamo in tutto un’ora e venti minuti.

Da lì, un’ora e tre quarti di guida, sempre senza traffico e con pochissimi cantieri, ci riporta al Maniero, dove arriviamo alle 15 in punto. Da porta a porta, cinque ore e mezza, pausa pranzo compresa, per fare 385 km. A casa metto Tess sotto carica. Guardo il contachilometri: Tess ha appena superato i centomila (100.056 km, per l’esattezza) con il viaggio più riposante che io abbia mai fatto alla guida di un’auto, grazie alla silenziosità di bordo e a un cruise control adattivo che, dopo vari aggiornamenti software, ora si comporta in maniera molto più affidabile e fluida rispetto a quando abbiamo acquistato l’auto.

Prevengo la domanda inevitabile: la batteria di Tess è ancora quella originale (e ho ancora un anno di garanzia residua), non sta dando segni rilevabili di perdita di capacità/autonomia, e non ho fatto nessuna manutenzione all’auto a parte il cambio degli pneumatici, della lampadina di un fanale e del liquido lavavetri. Ho scelto di cambiare il computer di bordo per avere una versione più potente e ho aggiunto i moduli per la compatibilità con le colonnine rapide CCS. A parte questo, tutto fila liscio.

2022/03/12

No, la Stazione Spaziale non è “a rischio caduta” come titolano alcuni giornali

La Stazione Spaziale Internazionale in una fotografia scattata l’8 novembre 2021 dall’interno di una capsula Dragon (dettaglio della foto ISS066E080907).

Ultimo aggiornamento: 2022/03/14 13:15.

Sta circolando la notizia (falsa) secondo la quale la Stazione Spaziale Internazionale sarebbe “a rischio caduta” in seguito alle sanzioni contro la Russia. Viene riportata una dichiarazione di Dmitry Rogozin, responsabile dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, che affermerebbe che le sanzioni potrebbero interrompere le operazioni dei veicoli russi che riforniscono la Stazione e la mantengono in orbita. Ne scrivono per esempio La Regione (copia permanente), Televideo Rai (copia permanente), ANSA (copia permanente).

Rogozin è noto da molto tempo agli addetti ai lavori per le sue dichiarazioni bislacche; ora, con l’invasione russa dell’Ucraina, da bislacche sono diventate veri e propri deliri da prendere come pura propaganda di regime.

La realtà dei fatti è completamente opposta alle sparate di Rogozin: alle 19.35 UTC di ieri (11/3) il veicolo cargo russo Progress MS-18, attraccato alla Stazione, ha infatti acceso i propri motori per sei minuti, su comando del Controllo Missione russo, come previsto. Questo ha alzato l'orbita della Stazione di circa 900 metri. La manovra, denominata reboost, fa parte delle attività regolari dell’avamposto spaziale.

La quota orbitale della Stazione, infatti, si abbassa lentamente e progressivamente, a causa dell’effetto frenante della tenuissima atmosfera che è ancora presente a 400 km di quota, dove orbita la Stazione, e quindi è necessario rialzarla periodicamente. Se questo non venisse fatto, la Stazione perderebbe quota molto lentamente (nel corso di mesi o anni, a seconda delle condizioni dell’atmosfera terrestre).

Ma non è vero che dipende esclusivamente dai russi per queste procedure, che possono essere svolte anche da veicoli di altri paesi, come la Cygnus statunitense (che lo ha appunto fatto di recente). La NASA, Axiom e SpaceX si stanno già attrezzando con discrezione per fare a meno dei russi per il reboost e le correzioni di assetto qualora questa isteria di Rogozin dovesse sfociare in un ordine di sospendere queste attività (che finora, come si è visto, non è stato dato).

Non c’è nessun pericolo di caduta, insomma. I politici blaterano e si picchiano il petto coi pugni, i tecnici lavorano col buon senso. Dare questa “notizia” dei vaneggiamenti di Rogozin senza spiegare questo concetto è giornalismo irresponsabile che semina panico ingiustificato.

Chi volesse conoscere meglio i dettagli tecnici di queste manovre può leggere questo mio articolo

Taccio, per pietà, sulla scemenza epica scritta da molti giornalisti, secondo i quali il rischio sarebbe quello “di un ammaraggio o di un atterraggio della stazione sul suolo terrestre”. Un satellite in caduta non ammara dolcemente né atterra morbidamente: precipita, si disintegra e alcuni rottami si schiantano a terra. Pazienza non capire un’acca di astronautica, ma almeno l’italiano sarebbe buona cosa saperlo, se si scrive su un giornale.

---

Aggiungo un chiarimento sulle aree sorvolate dalla Stazione: il complesso spaziale orbita con un’inclinazione di 51,6° rispetto all’Equatore. Vuol dire che il piano della sua orbita intorno alla Terra è inclinato di quest’angolo rispetto al piano dell’Equatore.

Quest’angolo è stato scelto perché i veicoli russi che l’hanno parzialmente costruita e che la riforniscono decollano dal centro spaziale di Baikonur, che sta a 46° di latitudine, e la regola generale è che il lancio spaziale più efficiente (che richiede meno propellente a parità di massa da lanciare) colloca il veicolo in un’orbita inclinata con lo stesso angolo della latitudine di lancio (in modo da sfruttare al massimo la spinta aggiuntiva data dalla rotazione terrestre). Dal Kennedy Space Center si lancia solitamente a 28°, che è la latitudine del centro spaziale in Florida. Altre collocazioni orbitali sono possibili, ma richiedono piu propellente.

Però un decollo con una traiettoria inclinata a 46° farebbe sorvolare il territorio cinese ai lanciatori russi, e in caso di malfunzionamento una caduta in territorio cinese sarebbe decisamente imbarazzante, per cui da Baikonur si lancia normalmente con un’inclinazione maggiore (51,6°, appunto) che non sorvoli la Cina durante la salita verso lo spazio. Questa traiettoria è più dispendiosa, ma è politicamente necessaria.

Era più facile per gli americani usare una traiettoria di lancio meno efficiente, e quindi quando si negoziò la costruzione della Stazione si scelse quest’inclinazione orbitale di 51,6°, che ha oltretutto il vantaggio di consentire alla Stazione di sorvolare una porzione maggiore della superficie terrestre.

Infatti mentre la Stazione (come qualunque satellite) orbita sempre sullo stesso piano, mantenendo la medesima inclinazione rispetto al piano dell’Equatore, la superficie terrestre ruota, e lo fa a una velocità differente da quella della Stazione. Il risultato di questi due moti combinati è che la Stazione sorvola una fascia della superficie terrestre compresa fra due latitudini che equivalgono all’inclinazione del piano orbitale.

In parole povere: se l’orbita è inclinata a 51,6°, la Stazione prima o poi sorvola praticamente qualunque punto della superficie terrestre che si trovi fra 51,6° sopra l’Equatore e 51,6° sotto l’Equatore.

Questo produce una ground track (la traccia dei punti sopra i quali la Stazione sta perpendicolarmente nel corso delle sue orbite) che ha questa forma e che si sposta progressivamente rispetto alla superficie:

Fonte: Astroviewer.net.

Di conseguenza, la Stazione non può mai sorvolare zone della Terra che si trovino a più di 51,6° nord o sud, come mostrato in questa mappa (citata anche da Rogozin), nella quale il territorio attualmente russo che viene sorvolato è evidenziato in rosso. Questo territorio include città come Volgograd (un milione di abitanti) e Vladivostok (600.000 abitanti).

Fonte: meithan42.
Probabilità di trovare la Stazione a una certa latitudine per grado decimale (grafico calcolato e generato da pgc).

 

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2022/03/11

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