I sette del Columbia: da sinistra, Rick D. Husband, William C. McCool, Ilan
Ramon, David M. Brown, Michael P. Anderson, Laurel B. Clark, Kalpana
Chawla. Per aspera ad astra.
Indagine iniziale: 2003/02/02. Ultimo aggiornamento: 2021/01/31 14:55. La
versione originale di quest’indagine è pubblicata
qui su Attivissimo.net. Alcuni link potrebbero essere obsoleti. I tempi verbali sono stati
aggiornati per tenere conto del tempo trascorso.
English abstract (il resto è in italiano)
Following the Columbia
Space Shuttle disaster in February 2003, many TV and press reports showed a
photograph which allegedly depicted cracks in the structure of Columbia, suggesting them as the cause of her disintegration upon reentry, which
killed all seven astronauts on board.
Actually, the photograph doesn’t show cracks; it shows folds of the thermal
insulation inside Columbia’s payload bay, which has nothing to do with protection from the heat of
reentry. The payload bay is closed during reentry, so the area shown in the
photograph is not exposed to any heat at all.
Premessa
Questa non è la solita pagina antibufala semiseria.
Sette persone morirono nell’incidente dello Shuttle Columbia, l’1
febbraio 2003.
Intorno alle loro morti si fece molto pessimo giornalismo e soprattutto nacque
un falso scoop su presunte immagini di “crepe” nella navetta, la cui
smentita non fu pubblicata dai media tradizionali con la stessa
risonanza con la quale fu pubblicata la notizia fasulla iniziale, scaturita da
una vergognosa incompetenza dei giornalisti preposti nel riferire l’accaduto.
La foto delle “crepe”
Numerosi giornali, emittenti televisive e siti Web, fra cui Repubblica.it,
Rai.it, Corriere.it e sicuramente tanti altri italiani ed esteri, pubblicarono
con grande evidenza, e senza alcuno spirito critico, una foto che circolava su
giornali e TV in Israele. L’immagine era tratta da un video ripreso durante la
missione del Columbia e avrebbe mostrato delle “crepe” o dei danni alla
superficie della navetta.
La versione del Corriere, per esempio, è
qui
(copia permanente).
Qui sotto presento un paio delle tante versioni in circolazione, che sono
state più o meno ritoccate digitalmente (non da me) per esaltarne i colori e i
dettagli.
Le immagini delle presunte “crepe” dello Shuttle.
Perché l’immagine è fasulla
Il dettaglio mostrato nell’immagine non mostra l’ala dello Shuttle e
non mostra delle crepe nel rivestimento esterno della navetta.
Infatti qualunque cosa siano i dettagli mostrati,
sono sicuramente sulla parte superiore della navetta, non in
quella inferiore (dove si ritenne inizialmente che fosse avvenuto l’impatto al
decollo e che si fosse scatenato il danno che poi causò il disastro) e nemmeno
sul bordo dell’ala (dove si scoprì in seguito che si era
verificato
il danno principale).
Lo si capisce da due considerazioni molto semplici:
-
la prima è che l’intera parte inferiore della navetta è nera (grigio
molto scuro, per essere pignoli) e il bordo dell’ala è nero o grigio,
mentre la zona mostrata nel video è bianca;
-
la seconda è che sullo Shuttle
non ci sono finestrini che guardano sotto. E per questa missione non
era presente il famoso braccio robotizzato (il Canadarm) che poteva
portare una telecamera al di fuori della navetta.
Potrebbe allora essere un dettaglio della superficie superiore delle
ali?
Molti analisti, compresi numerosi esperti aerospaziali, nella foga del momento
smentirono quest’ipotesi dicendo che
"...da nessun finestrino della navetta è possibile vedere l’ala del veicolo...
questa circostanza è stata appena confermata dagli esperti delle altre sei
agenzie che partecipano alla realizzazione della ISS (la stazione spaziale
internazionale): oltre a Nasa e Esa, le agenzie di Canada, Russia, Giappone,
brasiliana".
Una dichiarazione analoga fu riportata ad esempio presso
Repubblica.it.
Ma la smentita non era corretta. In realtà
le ali erano almeno parzialmente visibili dai finestrini dello Shuttle
rivolti verso il vano di carico. Lo dimostra questa foto Nasa, tratta proprio dalla sfortunata missione del
Columbia. L’originale ad alta risoluzione è disponibile presso
Spaceflight.nasa.gov:
Le ali dello Shuttle erano visibili eccome dalla cabina. Questa foto fu ripresa attraverso i finestrini rivolti verso il vano di carico.
In teoria, quindi, quell’inquadratura presentata dai media potrebbe
mostrare un dettaglio della superficie superiore delle ali. Ma
le ali non hanno nessun elemento nero sporgente come quello mostrato nella
foto misteriosa. Questo per ovvi motivi tecnici: non si possono lasciare sporgenze così
esagerate su una superficie di un’ala, perché causerebbero una resistenza
aerodinamica assurda. È un fatto facilmente verificabile nelle innumerevoli
foto dello Shuttle disponibili sul sito della Nasa.
La spiegazione al mistero viene proprio ricercando quell’elemento nero: come
segnalato presso
Strangecosmos.com, si tratta di uno dei perni di accoppiamento sui quali si innestano i
portelloni del vano di carico dello Shuttle.
Sul sito della Nasa, per esempio, c’è un’immagine panoramica
in formato Quicktime VR che inquadra il vano di carico ed è ripresa da una
delle telecamere che erano montate all’interno del vano stesso negli Shuttle.
Se la scaricate e la ruotate verso destra, compare indiscutibilmente una
struttura estremamente simile all’oggetto nero ritratto nella foto misteriosa.
Qui sotto ho raccolto alcuni fotogrammi della panoramica, carrellando da
sinistra verso destra:
Eccolo lì: l’oggetto misterioso.
Ora che l’oggetto misterioso è identificato, è facile trovarlo in altre foto
della Nasa e soprattutto capire il punto di vista dal quale fu ripresa
l’immagine in discussione:
dall’interno del vano di carico dello Shuttle, guardando verso la paratia
anteriore o posteriore del vano stesso.
Nel vano di carico c’erano appunto delle telecamere, comandabili dall’interno
della navetta, e il bordo superiore delle paratie del vano era
dotato di sedici perni di accoppiamento (otto sulla paratia anteriore, otto
sulla posteriore). Queste informazioni sono facilmente reperibili nel sito
della Nasa usando le parole chiave bulkhead latches e
payload bay e sfogliando l’archivio fotografico della Nasa.
Nel
Press Kit del tragico volo del Columbia c’è, a pagina 12, una foto del vano di
carico, esattamente come fu configurato proprio per questa missione, che
mostra bene la collocazione della telecamera presente sulla paratia anteriore
del vano (freccia verde) e di due dei perni di accoppiamento (frecce gialle):
In questa immagine il muso dello Shuttle Columbia è in alto a
destra e si notano i due rettangoli scuri che sono i finestrini della
cabina dai quali si poteva osservare il vano di carico.
Dettaglio dell’immagine precedente.
La freccia indica la collocazione della telecamera sulla paratia anteriore del vano di carico. Immagine tratta dal Press kit della missione finale del Columbia.
Nell’immagine Nasa mostrata qui sotto, tratta da un’altra missione, sono
visibili una telecamera (cerchiata in arancione) e alcui perni (due dei quali
sono cerchiati in verde).
Da questi elementi si capisce che
nella foto misteriosa, la telecamera è stata orientata verso l’esterno,
in modo da inquadrare appunto uno dei perni situati nelle sue vicinanze.
Di conseguenza, la “crepa” che nell’immagine misteriosa compare in
basso al centro (quella che a detta di alcuni sarebbe tenuta insieme dal
nastro adesivo) era con tutta probabilità semplicemente
una delle normali giunzioni irregolari della copertura termica flessibile
che riveste l’interno del vano di carico, e
l’“ammaccatura” era quindi verosimilmente una semplice piega di questo
rivestimento.
Il "nastro adesivo" più grande era probabilmente
un riflesso interno della lente della telecamera, mentre il "nastro"
più esterno sembra essere stato
un dettaglio della superficie del vano di carico. Sicuramente
sfogliando l’immenso
archivio della Nasa si trovano
delle conferme: lascio a voi il cimento.
L’ideale sarebbe recuperare il video integrale dal quale è tratta l’immagine
controversa, in modo da capirne il contesto e il punto di ripresa: non sono
riuscito a trovarlo, ma secondo il
Corriere dell’epoca si tratta di una ripresa fatta
“durante la telefonata fra Sharon e Ramon”, ossia fra l’allora primo
ministro israeliano Ariel Sharon e l’astronauta israeliano Ilan Ramon. Questa
comunicazione, tecnicamente una in-flight conference, avvenne il 21
gennaio 2003, secondo le
foto d’archivio di Getty Images.
Perni e rivestimento sono ben visibili in quest’altra immagine Nasa,
disponibile ad alta risoluzione
qui
e relativa alla missione STS-109:
Uno dei perni di innesto, situato sulla paratia posteriore del vano di
carico (cerchio verde), e un esempio del rivestimento flessibile (cerchio
arancione).
Ingrandimento di uno dei perni (la zona cerchiata in verde nell’immagine
precedente). Notate anche quanto è irregolare e frastagliato il rivestimento
termico: sembra "ammaccato".
Un altro dettaglio delle giunzioni, di forma molto irregolare, del
rivestimento termico all’interno del vano di carico.
Una delle telecamere del vano di carico è visibile insieme a un perno in
quest’altra immagine, tratta dalla missione STS-103:
Una telecamera (riquadrata in arancione) e uno dei perni di innesto
(riquadrato in verde).
Una telecamera esterna, in un ingrandimento della zona riquadrata in
arancione nell’immagine precedente.
Le varie navette non erano tutte identiche: ognuna era leggermente diversa
dall’altra. Anche le telecamere cambiavano da navetta a navetta, ma il
concetto non cambia: ogni Shuttle aveva una o più telecamere nel vano di
carico.
Per esempio, questa è una vista dall’alto della navetta Endeavour,
presa dalla Stazione Spaziale Internazionale il 7 giugno 2002: mostra molto
chiaramente una telecamera (di modello diverso da quella mostrata qui sopra) e
i perni della paratia anteriore. L’immagine originale ad alta risoluzione è
disponibile
qui.
Una telecamera (cerchiata in verde) della navetta Endeavour.
Un ingrandimento dell’immagine precedente: si vedono benissimo una
telecamera (cerchiata in verde) e i perni (quelli del lato sinistro sono
cerchiati in arancione).
Altre foto, trovate dagli utenti del newsgroup it.scienza.astronomia,
mostrano chiaramente perni e telecamere. Per esempio,
questa
è una foto molto dettagliata della navetta Endeavour.
Conclusioni
Mistero risolto, dunque. Sarebbe stato bello che i media "ufficiali" si
fossero rimangiati la falsa notizia con la stessa enfasi con la quale la
sbatterono maldestramente in prima pagina. Se ero riuscito a risolvere
l’enigma io, con l’aiuto dei lettori, come mai non c’erano riusciti loro, pur
avendo mezzi ben più potenti? Se vi vien voglia di mormorare
"voglia di scoop", non siete soli.
Un lettore mi segnalò che il 3/2/2003
"...il TG5 aveva già smentito la notizia della crepa sulle ali e ammesso
che invece si trattava del vano di carico." Io stesso fui intervistato da Caterpillar, la trasmissione di
Radiodue, il 6/2/2003 per smentire questa foto. Ma tutto questo non impedì a
Corrado Augias di ripresentare con enfasi la foto su Raitre, durante la
trasmissione Enigma, il 7/2/2003. L’intervento di Augias era
preregistrato, ma l’etica professionale avrebbe suggerito di non mandarlo in
onda piuttosto che diffondere notizie sbagliate.
Ringraziamenti
Grazie ai tanti lettori che hanno contribuito a quest’indagine, segnalandomi
dichiarazioni, dettagli tecnici e foto, e in particolare a glucrezi,
Marco Fa** e Alex (un lettore di ZeusNews.it). Senza di loro, frugare
negli archivi della Nasa e nella miriade di siti dedicati alla tragedia del
Columbia sarebbe stato impraticabile.
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