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Il Disinformatico

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2013/09/07

Podcast del Disinformatico 2013-08-06

Il podcast della puntata di venerdì scorso del Disinformatico che ho preparato e condotto per la Rete Tre della RSI è scaricabile qui; i link agli articoli di supporto e approfondimento sono i seguenti:

Verificare la disponibilità di un nome su tanti siti: NameChk

Twitter rende più facile segnalare gli abusi

Cercare un vecchio messaggio di Twitter? Ora si può con Topsy

Facebook, falla permetteva di cancellare le foto di chiunque

Cercate in Rete Grand Theft Auto V? Troverete virus e truffe cellulari

Elon Musk e l’interfaccia gestuale 3D di Iron Man. Dal vero

Quando non costruisce e lancia veicoli spaziali capaci di attraccare alla Stazione Spaziale Internazionale, razzi che decollano e riatterrano in verticale e automobili elettriche rivoluzionarie, Elon Musk progetta pezzi di motore a razzo usando un'interfaccia di progettazione tridimensionale basata sui gesti che gli permette di manipolare in tempo reale le immagini CAD sullo schermo e di vedere gli oggetti virtuali in 3D. Quando sono come li vuole, li fabbrica in metallo usando una stampante 3D.

Benvenuti nel futuro: è arrivato mentre i politici e i grandi pensatori di massimi sistemi stavano ancora decidendo se ammettere la biro al posto della stilografica.

2013/09/06

Verificare la disponibilità di un nome su tanti siti: NameChk

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 06/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Sarebbe comodo avere lo stesso nome o nickname dappertutto su Internet: sarebbe una cosa in meno da ricordare, e nel caso di una band musicale o di un marchio aziendale avere un nome uniforme è molto prezioso.

Ma come si può sapere se un nome è libero sui vari siti principali della Rete? Semplice: si usa NameChk.com.

Basta visitare questo sito, immettere il nome desiderato nella casella etichettata "type username here" e attendere qualche secondo: NameChk interroga ben 157 siti, fra cui ovvi Blogger, Facebook, Youtube, Wikipedia, eBay, Twitter, Quora, Wordpress, Netlog, Foursquare, Bebo e tanti altri, e vi risponde con un elenco grafico di quali siti hanno ancora disponibile il nome digitato e quali invece hanno già un account con quel nome.

È uno strumento molto pratico per provare, per esempio, le varie grafie di un nome (con o senza trattini, per esempio) e scoprire quali sono già in uso e quali sono libere nel maggior numero di siti.

Per contro, NameChk è anche uno strumento che permette di trovare gli altri utenti: tipicamente, infatti, le persone usano lo stesso nome o pseudonimo nei vari siti che utilizzano, per cui se conoscete il nome d'arte di una persona potete scoprire in quali altri siti social è presente. Sempre che non si tratti di qualcun altro con lo stesso nomignolo: attenzione, quindi, a non incappare in equivoci e gaffe se vi imbattete in un account con il nome del vostro partner in un sito d'incontri sentimentali.

Twitter rende più facile segnalare gli abusi

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 06/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Ci sono purtroppo molti utenti che si comportano in modo incivile sui social network perché pensano di essere invulnerabili e anonimi, ma non è così, e adesso c'è uno strumento in più per metterli in riga: Twitter ha attivato un'opzione diretta per segnalare gli utenti molesti.

La novità è stata introdotta in seguito al clamore intorno alla vicenda di una giornalista britannica, Caroline Criado-Perez, che è stata bombardata di messaggi offensivi e minacciata di violenza sessuale semplicemente per aver proposto di mettere un ritratto di donna (la scrittrice Jane Austen) su una delle nuove banconote della Banca d'Inghilterra. L'autore dei tweet di minaccia è stato identificato e arrestato a Manchester e l'episodio ha scatenato una petizione online per convincere Twitter a migliorare le difese contro questi abusi.

I gestori di Twitter hanno ascoltato la richiesta e così ora se andate su Twitter.com con il vostro account e vedete un messaggio offensivo, potete cliccare su "Altro" e scegliere se segnalare il messaggio come Spam, Compromesso (se sospettate che l'utente abbia perso il controllo del proprio account e qualcuno stia scrivendo al suo posto) oppure Offensivo. Resta sempre, ed è messa in evidenza, l'opzione di bloccare direttamente l'utente in modo che tutti i suoi tweet non siano più visibili a voi.

Per i tweet offensivi potete segnalare il tipo di offesa: furto d'identità, abuso di marchi registrati, molestie, forme di autolesionismo e abusi pubblicitari. Le molestie includono, per Twitter, la pubblicazione non autorizzata di vostre informazioni private e naturalmente le minacce. Le stesse opzioni sono disponibili anche nella app per iOS e Android.

https://support.twitter.com/forms/abusiveuser

Cercare un vecchio messaggio di Twitter? Ora si può con Topsy

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 06/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.


Se state cercando di ritrovare un tweet che vi interessa, noterete che la ricerca inclusa in Twitter (https://twitter.com/search-home) privilegia i messaggi recenti: quelli di qualche mese o anno fa sono difficili o impossibili da recuperare. Anche Google è inutilizzabile per le ricerche di contenuti pubblicati su Twitter.

Ma per questo problema adesso c'è Topsy (http://topsy.com/), che da poco ha aperto a tutti l'accesso all'intero archivio dei circa 425 miliardi di messaggi scritti su Twitter sin dal suo debutto nel 2006.

Il servizio di ricerca di base è gratuito: Topsy guadagna facendosi pagare le ricerche e le analisi utili per il marketing. C'è da divertirsi e sbizzarrirsi, soprattutto nella ricerca di hashtag, parole e foto. Si trova tutto, ma attenzione: Topsy scavalca i filtri che molti utenti mettono per limitare la visibilità immediata delle foto non adatte a tutti, quindi può capitarvi di vedere di tutto anche cercando parole innocenti.

Le ricerche possono anche essere visualizzate come grafico, per sapere chi o cosa sta facendo tendenza: provate per esempio a cercare Siria o terremoto o il nome di un gadget appena uscito sul mercato. Potete anche limitare la ricerca in base alla lingua (ma l'italiano per ora non c'è) e immettere fino a tre argomenti differenti per ottenere un grafico che confronta la loro popolarità.

Facebook, falla permetteva di cancellare le foto di chiunque

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 06/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Come vi sentireste se uno sconosciuto vi cancellasse la foto del profilo oppure le foto preferite che avete messo su Facebook e che avete condiviso con gli amici? Non bene, probabilmente.

Chi ha scoperto la falla che permetteva proprio questo dispetto è invece contento. Si chiama Arul Kumar, ha 21 anni e vive nello stato indiano del Tamil Nadu. Ma non è contento perché è cattivo: è un hacker buono. Uno di quelli che, quando trova una falla in un sito, la segnala ai responsabili del sito.

Nel caso di Facebook, questa correttezza gli ha fruttato ben 12.500 dollari di ricompensa. Il social network di Mark Zuckerberg, infatti, offre premi in denaro a chi scova un difetto e lo segnala correttamente senza divulgarlo o abusarne (a differenza del caso descritto nella puntata del 23 agosto, in cui il ricercatore aveva alterato la pagina di Zuckerberg e per questo non era stato ricompensato).

Arul Kumar ha invece seguito le regole e ha permesso a Facebook di correggere il difetto prima di renderne pubblica l'esistenza e la spiegazione. In pratica bastava che l'aggressore preparasse una richiesta di rimozione della foto includendo, al posto delle coordinate del titolare della foto, quelle di un altro account controllato dall'aggressore stesso. Facebook mandava a questo secondo account (invece che al legittimo titolare dell'immagine) il link di rimozione.

L'aggressore non doveva fare altro che cliccare sul link: alla vittima non arrivava neanche una notifica di cancellazione. Ma ora questa falla non c'è più.

Cercate in Rete Grand Theft Auto V? Troverete virus e truffe cellulari

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 06/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Sta per uscire Grand Theft Auto V, la nuova versione del popolarissimo e controverso videogioco, ma molti appassionati stanno andando a caccia delle copie pirata che spesso compaiono in Rete prima del rilascio ufficiale dei giochi.

Ma attenzione: se siete fra questi cercatori di primizie, potreste trovarvi a scaricare un virus al posto del gioco e farvi togliere soldi dalla bolletta del telefono cellulare.

I truffatori della Rete, infatti, approfittano regolarmente della golosità dei giocatori (e della loro voglia di violare la legge, visto che scaricare software commerciale è reato) e anche stavolta hanno teso la trappola.

Chi trova in giro sui circuiti di scambio dei file che dicono di essere copie pirata di GTA V rischia di scaricare in realtà un programma-truffa, che mostra schermate prese dal gioco e infine chiede di compilare un sondaggio, al termine del quale bisogna mandare un SMS a uno specifico numero per “autenticarsi”. Ma il numero è uno shortcode, ossia uno di quelli usati per fare pagamenti tramite la bolletta cellulare, per cui chi abbocca si trova abbonato a un servizio che gli addebita un euro al giorno fino al momento in cui se ne accorge e riesce a disattivarlo.

Il malware che si spaccia per GTA V è particolarmente furbo: invita a chiamare un numero che varia in base al paese in cui si trova l'utente, per cui funziona in molti paesi. Come se non bastasse, il programma scaricato contiene un gioco vero (The Cave): ma è un cavallo di Troia, nel senso che insieme al gioco viene installato un malware, denominato Trojan.GenericKDV.1134859, che ruba informazioni personali, altera il funzionamento del computer e lo mette al servizio dei criminali per altri attacchi informatici.

La soluzione è semplice: evitate il software pirata e in generale tutte le offerte troppo allettanti per essere vere; non mandate SMS a numeri abbreviati senza averli prima verificati; e usate un buon antivirus per evitare di infettare il computer e per disinfestarlo se siete stati imprudenti.

2013/09/05

Ci vediamo a Ravenna oggi pomeriggio e a Mantova domattina?

Oggi pomeriggio alle 17:30 sarò a Ravenna, agli Antichi Chiostri Francescani, per una tavola rotonda pubblica sul futuro della lingua italiana nei blog e in Rete; domani sarò a Mantova, al Palazzo San Sebastiano, alle 11:30, per andare a sentire l'autore di fantasy Terry Brooks in un incontro che sarà coordinato da Chiara Codecà.

Se passate da quelle parti e avete voglia di fare due chiacchiere, fatevi sentire! Avrò con me qualche copia del mio libro sui complottismi lunari e del libro di Luigi Pizzimenti Progetto Apollo.

2013/09/04

La magia del cinema: mega-spiegone della storia del green(blue)screen

Ho scoperto da poco una serie di video meravigliosi sulle tecnologie del cinema. Sono prodotti da FilmmakerIQ.com e raccontano la storia, le chicche e i segreti delle tecniche più varie che rendono possibili le magie che vediamo sullo schermo. Per qualunque appassionato di cinema e di tecnica del cinema sono lezioni imperdibili.

Il video che vedete qui sotto, per esempio, spiega le origini e l'evoluzione di uno dei "trucchi" più classici: la sovrimpressione, sia nell'epoca della pellicola sia nel mondo digitale. Illuminante. Fra l'altro, mi ero sempre chiesto come mai Mary Poppins fosse così all'avanguardia da non avere i fastidiosissimi bordini blu intorno ai personaggi inseriti e ora finalmente l'ho capito: la Disney usava un sistema completamente differente e complicatissimo ma geniale.

Come tante altre produzioni di questo tipo, la serie di video è in inglese e dubito che verrà mai tradotta in italiano. Se c'è un dono che potete fare ai vostri figli (o a voi stessi) per aprire le porte di un universo di conoscenze e meraviglie, è la padronanza dell'inglese. So quanto ha aiutato me; so quanto sta aiutando i miei figli. Pensateci: intanto, buona visione.


2013/09/03

Bug crasha Neo/OpenOffice aprendo file ODT commentati di LibreOffice

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

English Abstract
NeoOffice crashes when it opens an ODT file written with LibreOffice if the file contains a comment in a footnote. Comments placed in main text of document don't cause crashes. Workaround: delete the comment from the footnote and/or place it elsewhere.


Appunto tecnico per chi usa NeoOffice e/o LibreOffice: non basta salvare in uno standard ISO come il formato OpenDocument per avere la garanzia di leggibilità. Serve anche che le applicazioni sappiano leggere correttamente i file.

Mi sono imbattuto oggi, durante un lavoro, in un antipatico bug di NeoOffice/OpenOffice: se un file scritto con LibreOffice contiene dei commenti di lavorazione (non note a piè pagina, ma commenti a lato, non visibili in stampa, come quello in giallo che vedete qui accanto), non può essere aperto da NeoOffice/OpenOffice. Li fa crashare entrambi miseramente, sia sotto Windows che sotto OS X.

Rimuovendo i commenti il problema si risolve. Non è un problema di formato OpenDocument 1.0, 1.1 o 1.2 (extended o meno): il crash avviene a prescindere dalla versione di OpenDocument in cui è scritto il file.

Io ho notato che il crash mi succede quando c'è un commento in una nota a piè pagina; i commenti nel corpo del testo non causano problemi. Se volete cimentarvi, ho preparato dei file dimostrativi:

Il bug, a quanto pare, è di NeoOffice/OpenOffice, ma non mi interessa dare colpe. Preferisco segnarmi come risolvere il problema. Già che si sono, lo segnalo qui, così se capita a qualcun altro può evitare di tribolare se invoca San Google.

In sintesi: se aprire un file .ODT vi fa crashare NeoOffice o OpenOffice, provate ad aprire il file con LibreOffice (oppure chiedete a chi l'ha scritto di aprirlo per voi), togliere tutti i commenti e salvarlo.
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