Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2019/07/19
Il museo Smithsonian pubblica modelli 3D della tuta di Neil Armstrong
Se avete una stampante 3D, ora potete farvi una replica personale della tuta spaziale di Neil Armstrong, anche in grandezza naturale: il museo Smithsonian ha messo sul proprio sito i file scaricabili delle scansioni 3D di questa preziosissima tuta.
Anche se non disponete di una stampante, le pagine del sito permettono di esplorare il reperto storico in incredibile dettaglio.
Trovate i guanti, il casco esterno e la tuta completa. Nelle stesse pagine sono a disposizione anche file scaricabili per applicazioni di realtà virtuale e realtà aumentata.
La tuta è stata digitalizzata usando una combinazione di metodi: una scansione con un braccio dotato di laser per i dettagli più fini, compresa la trama dei tessuti; la fotogrammetria per i colori; la luce strutturata per le forme generali; e la tomografia computerizzata di tipo medico per i dettagli interni.
Il risultato, spiega il museo, è stato un pacchetto di dati grezzi di ben 345 gigabyte, che è stato poi ripulito ed elaborato per renderlo usabile e gestibile, e soprattutto umanamente scaricabile.
Oltre alla tuta, lo Smithsonian offre anche modelli 3D del Modulo di Comando di Apollo 11 e del suo complicatissimo portello.
Anche se non disponete di una stampante, le pagine del sito permettono di esplorare il reperto storico in incredibile dettaglio.
Trovate i guanti, il casco esterno e la tuta completa. Nelle stesse pagine sono a disposizione anche file scaricabili per applicazioni di realtà virtuale e realtà aumentata.
La tuta è stata digitalizzata usando una combinazione di metodi: una scansione con un braccio dotato di laser per i dettagli più fini, compresa la trama dei tessuti; la fotogrammetria per i colori; la luce strutturata per le forme generali; e la tomografia computerizzata di tipo medico per i dettagli interni.
Il risultato, spiega il museo, è stato un pacchetto di dati grezzi di ben 345 gigabyte, che è stato poi ripulito ed elaborato per renderlo usabile e gestibile, e soprattutto umanamente scaricabile.
Oltre alla tuta, lo Smithsonian offre anche modelli 3D del Modulo di Comando di Apollo 11 e del suo complicatissimo portello.
2018/10/26
Camminereste su un ponte stampato da una stampante 3D?
Ultimo aggiornamento: 2018/10/26 14:50.
Siamo abituati a pensare alla stampa 3D come un divertimento per fabbricare oggettini, ma al Dutch Design Week adAmsterdam Eindhoven, in Olanda, c’è un intero ponte di dodici metri stampato in acciaio con questa tecnologia.
Chicca: verrà poi installato nel quartiere a luci rosse di Amsterdam. Immagino già gli equivoci: “No, caro, posso spiegarti tutto, sono andata nel quartiere a luci rosse per vedere un ponte stampato in in 3D.”
Fonte: Gizmodo.
Siamo abituati a pensare alla stampa 3D come un divertimento per fabbricare oggettini, ma al Dutch Design Week ad
Chicca: verrà poi installato nel quartiere a luci rosse di Amsterdam. Immagino già gli equivoci: “No, caro, posso spiegarti tutto, sono andata nel quartiere a luci rosse per vedere un ponte stampato in in 3D.”
Credit: MX3D (Joris Laarman Lab). |
Credit: MX3D (Adriaan de Groot). |
Fonte: Gizmodo.
2018/09/07
Stampanti 3D vulnerabili via Internet, che male possono mai fare?
Su Internet ci sono varie migliaia di stampanti 3D non protette e quindi comandabili a distanza. Una delle principali autorità di sicurezza informatica, il SANS Internet Storm Center, ha infatti pubblicato un avviso per chi usa stampanti 3D con OctoPrint, un’interfaccia di controllo remoto.
OctoPrint è comodissima per comandare a distanza la stampante e sorvegliarla durante il lungo processo di creazione di oggetti tridimensionali, ma va protetta con una password, altrimenti chiunque può prendere il comando della stampante via Internet.
Trovare le stampanti vulnerabili è facilissimo, grazie agli appositi motori di ricerca come Shodan: ce ne sono 45 in Svizzera, 77 in Italia, e in totale 4170 nel mondo.
Magari vi state chiedendo che rischio ci possa mai essere nel lasciare una stampante 3D accessibile a chiunque via Internet. Il massimo che possono fare è stampare qualcosa di scurrile per farvi uno scherzo e consumarvi un po’ di materiali, no?
Non proprio. È importante esercitare la creatività per capire come ragionano e cosa possono fare gli aggressori informatici. Per esempo, tramite Octoprint un intruso può scaricarsi le istruzioni di stampa contenute nella stampante: se la stampante appartiene a un’azienda che la usa per stampare prototipi di nuovi prodotti, per esempio macchine per caffé o smartphone, il ficcanaso potrebbe portarsi via segreti industriali oppure alterare le istruzioni in modo poco visibile per sabotare il prodotto.
Ma si puo fare di peggio: una stampante 3D ha motori e resistenze di riscaldamento. Un intruso potrebbe riprogrammare questi componenti (il firmware è spesso aggiornabile da remoto) e farli surriscaldare, danneggiando irreparabilmente la stampante o dandole fuoco.
Va detto che questa vulnerabilità è colpa dell’utente: OctoPrint infatti avvisa esplicitamente di non attivare l’accesso via Internet non protetto, che non è affatto l’impostazione predefinita. Anzi, l’utente deve sceglierla intenzionalmente.
OctoPrint è comodissima per comandare a distanza la stampante e sorvegliarla durante il lungo processo di creazione di oggetti tridimensionali, ma va protetta con una password, altrimenti chiunque può prendere il comando della stampante via Internet.
Trovare le stampanti vulnerabili è facilissimo, grazie agli appositi motori di ricerca come Shodan: ce ne sono 45 in Svizzera, 77 in Italia, e in totale 4170 nel mondo.
Magari vi state chiedendo che rischio ci possa mai essere nel lasciare una stampante 3D accessibile a chiunque via Internet. Il massimo che possono fare è stampare qualcosa di scurrile per farvi uno scherzo e consumarvi un po’ di materiali, no?
Non proprio. È importante esercitare la creatività per capire come ragionano e cosa possono fare gli aggressori informatici. Per esempo, tramite Octoprint un intruso può scaricarsi le istruzioni di stampa contenute nella stampante: se la stampante appartiene a un’azienda che la usa per stampare prototipi di nuovi prodotti, per esempio macchine per caffé o smartphone, il ficcanaso potrebbe portarsi via segreti industriali oppure alterare le istruzioni in modo poco visibile per sabotare il prodotto.
Ma si puo fare di peggio: una stampante 3D ha motori e resistenze di riscaldamento. Un intruso potrebbe riprogrammare questi componenti (il firmware è spesso aggiornabile da remoto) e farli surriscaldare, danneggiando irreparabilmente la stampante o dandole fuoco.
Va detto che questa vulnerabilità è colpa dell’utente: OctoPrint infatti avvisa esplicitamente di non attivare l’accesso via Internet non protetto, che non è affatto l’impostazione predefinita. Anzi, l’utente deve sceglierla intenzionalmente.
2015/04/03
Come scaricare e stampare in 3D un attrezzo davvero spaziale
Avete una stampante 3D e un po' di tempo libero per Pasqua, ma non sapete cosa stampare? Potreste stampare un attrezzo che ha volato nello spazio: anzi, più precisamente un attrezzo che è stato creato nello spazio.
Si tratta di una chiave a cricchetto, come quella mostrata qui accanto: è il primo attrezzo al mondo a essere stato teletrasmesso dalla Terra verso la Stazione Spaziale Internazionale, dove è stato stampato.
A bordo della Stazione c'è infatti una stampante 3D, che ha già stampato degli oggetti di prova per capire come l'assenza di peso influenza la loro formazione; ma i file di stampa di questi oggetti erano già a bordo ed erano già stati provati a terra sulla medesima stampante che ora è nello spazio, mentre questa chiave è stata progettata dopo il lancio della stampante: anzi, è stata progettata, qualificata, collaudata e stampata nello spazio in meno di una settimana.
La stampa 3D è una risorsa importante per i viaggi spaziali, soprattutto quelli verso lo spazio profondo, perché permette di creare sul momento i pezzi che servono e che non possono essere spediti da Terra. Ma stampare nello spazio comporta sfide inedite: per esempio, la chiave a cricchetto deve essere completamente chiusa in modo da non avere parti mobili che possano fluttuare.
La chiave misura 11,4 cm per 3,3, è costituita da 104 strati di plastica ABS ed è stata stampata in quattro ore, ma non è stata usata a bordo: è stata riportata a terra per un esame dettagliato e per il confronto con un esemplare stampato sulla Terra. Potete comunque vederne una copia in azione in questo video. La NASA ha reso disponibile per lo scaricamento il suo file di stampa, per cui potete replicarla sulla vostra stampante 3D.
Fonti: 3Ders.org, NASA, MadeInSpace, TechRepublic.
Si tratta di una chiave a cricchetto, come quella mostrata qui accanto: è il primo attrezzo al mondo a essere stato teletrasmesso dalla Terra verso la Stazione Spaziale Internazionale, dove è stato stampato.
A bordo della Stazione c'è infatti una stampante 3D, che ha già stampato degli oggetti di prova per capire come l'assenza di peso influenza la loro formazione; ma i file di stampa di questi oggetti erano già a bordo ed erano già stati provati a terra sulla medesima stampante che ora è nello spazio, mentre questa chiave è stata progettata dopo il lancio della stampante: anzi, è stata progettata, qualificata, collaudata e stampata nello spazio in meno di una settimana.
La stampa 3D è una risorsa importante per i viaggi spaziali, soprattutto quelli verso lo spazio profondo, perché permette di creare sul momento i pezzi che servono e che non possono essere spediti da Terra. Ma stampare nello spazio comporta sfide inedite: per esempio, la chiave a cricchetto deve essere completamente chiusa in modo da non avere parti mobili che possano fluttuare.
La chiave misura 11,4 cm per 3,3, è costituita da 104 strati di plastica ABS ed è stata stampata in quattro ore, ma non è stata usata a bordo: è stata riportata a terra per un esame dettagliato e per il confronto con un esemplare stampato sulla Terra. Potete comunque vederne una copia in azione in questo video. La NASA ha reso disponibile per lo scaricamento il suo file di stampa, per cui potete replicarla sulla vostra stampante 3D.
Fonti: 3Ders.org, NASA, MadeInSpace, TechRepublic.
2015/03/16
E poi dicono che le stampanti 3D sono un giocattolo inutile: fabbricano un braccio bionico per un bambino
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “carmine.dor*”, “luca” e “paolo.sal*”. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
È vero: molte delle stampanti 3D che vengono vendute finiscono per generare oggetti di plastica inutili. Ma non è sempre così. In questo video, Alex, un bambino di sette anni, riceve una protesi robotica fatta con una stampante 3D. Questo metodo di produzione non solo riduce il costo da 40.000 dollari a circa 350 (per i materiali), ma permette di realizzare un braccio robotico come quello di Iron Man.
Guardate chi si è offerto per dare questo regalo al bambino: Tony Stark in persona, ossia l'attore Robert Downey, Jr. La reazione di Alex non ha prezzo. Penso che si ricorderà per sempre del giorno in cui Iron Man gli ha regalato un braccio bionico.
Il braccio è realizzato dal Collective Project con la sponsorizzazione di Microsoft, nell'ambito del gruppo di volontari Limbitless Solutions. Normalmente le protesi per i bambini sono particolarmente difficili e costose per via delle dimensioni e della loro breve durata, dovuta al fatto che il bambino cresce in fretta, ma con la stampa 3D è possibile creare prototipi rapidamente e poi produrre il modello finale su misura.
È vero: molte delle stampanti 3D che vengono vendute finiscono per generare oggetti di plastica inutili. Ma non è sempre così. In questo video, Alex, un bambino di sette anni, riceve una protesi robotica fatta con una stampante 3D. Questo metodo di produzione non solo riduce il costo da 40.000 dollari a circa 350 (per i materiali), ma permette di realizzare un braccio robotico come quello di Iron Man.
Guardate chi si è offerto per dare questo regalo al bambino: Tony Stark in persona, ossia l'attore Robert Downey, Jr. La reazione di Alex non ha prezzo. Penso che si ricorderà per sempre del giorno in cui Iron Man gli ha regalato un braccio bionico.
Il braccio è realizzato dal Collective Project con la sponsorizzazione di Microsoft, nell'ambito del gruppo di volontari Limbitless Solutions. Normalmente le protesi per i bambini sono particolarmente difficili e costose per via delle dimensioni e della loro breve durata, dovuta al fatto che il bambino cresce in fretta, ma con la stampa 3D è possibile creare prototipi rapidamente e poi produrre il modello finale su misura.
2014/11/02
Samantha Cristoforetti: perché si va nello spazio?
Godetevi questa mini-conferenza di Samantha Cristoforetti alla Maker Faire di Roma. È in inglese (e in un gran bell'inglese, fra l'altro), ma l'entusiasmo incontenibile e l'emozione per il privilegio di partire verso lo spazio tra ormai meno di un mese credo traspaiano anche a chi non parla questa lingua.
Menzione onorevole, inoltre, per le abbondanti citazioni di Star Trek e della Guida Galattica per Autostoppisti. Non so se il governo italiano se n'è reso conto, ma sta mandando nello spazio una vera geek. Buona visione.
Menzione onorevole, inoltre, per le abbondanti citazioni di Star Trek e della Guida Galattica per Autostoppisti. Non so se il governo italiano se n'è reso conto, ma sta mandando nello spazio una vera geek. Buona visione.
2013/12/22
Disinformatico radio del 2013/12/20
È disponibile il podcast della puntata di venerdì scorso del Disinformatico radiofonico che ho condotto per la Rete Tre della RSI.
In questa puntata ho parlato delle webcam spiabili senza accenderne la spia (Mac compresi); del fatto che Facebook sa anche quando scrivete un post o commento e poi non lo inviate e si appresta ad attivare i videospot che partono automaticamente; degli esempi concreti d'uso della stampa 3D, per esempio in aviazione e in medicina; e della telefonata dei truffatori del finto servizio Microsoft.
In questa puntata ho parlato delle webcam spiabili senza accenderne la spia (Mac compresi); del fatto che Facebook sa anche quando scrivete un post o commento e poi non lo inviate e si appresta ad attivare i videospot che partono automaticamente; degli esempi concreti d'uso della stampa 3D, per esempio in aviazione e in medicina; e della telefonata dei truffatori del finto servizio Microsoft.
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2013/09/07
Elon Musk e l’interfaccia gestuale 3D di Iron Man. Dal vero
Quando non costruisce e lancia veicoli spaziali capaci di attraccare alla Stazione Spaziale Internazionale, razzi che decollano e riatterrano in verticale e automobili elettriche rivoluzionarie, Elon Musk progetta pezzi di motore a razzo usando un'interfaccia di progettazione tridimensionale basata sui gesti che gli permette di manipolare in tempo reale le immagini CAD sullo schermo e di vedere gli oggetti virtuali in 3D. Quando sono come li vuole, li fabbrica in metallo usando una stampante 3D.
Benvenuti nel futuro: è arrivato mentre i politici e i grandi pensatori di massimi sistemi stavano ancora decidendo se ammettere la biro al posto della stilografica.
Benvenuti nel futuro: è arrivato mentre i politici e i grandi pensatori di massimi sistemi stavano ancora decidendo se ammettere la biro al posto della stilografica.
2013/04/07
48 ore di sfide aperte NASA/ESA a Roma il 20-21 aprile. Siateci: potreste fare la differenza [UPD 2013/04/09]
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
C'è tanta gente che aspetta che le soluzioni piovano per magia dall'alto, grazie alle pensate di qualche comitato di saggi, e c'è gente che preferisce non aspettare, si rimbocca le maniche e fa. C'è chi lo chiama crowdsourcing e ci si sciacqua soltanto la bocca, e chi non perde tempo a chiamarlo e lo fa e basta.
L'innovazione dal basso, quella che nasce dalle idee dei cittadini, sembrerebbe un approccio sovversivo e malvisto dai governi, ma non è sempre così; non per tutti i governi, perlomeno. A Roma, al Dipartimento d'ingegneria della Sapienza, e in più di 70 altre città del mondo, il 20 e 21 aprile, questo approccio verrà incoraggiato nientemeno che dalla NASA e dall'Agenzia Spaziale Europea. Siete tutti invitati a collaborare: insegnanti, studenti, artisti, ingegneri, comunicatori, scienziati, smanettoni del software e dell'hardware.
Sto parlando dell'International Space Apps Challenge: due giorni di brainstorming e di incontri per fare lo sviluppo tecnologico, che si terranno in sette continenti e nello spazio, riunendo in varie città del mondo (e anche virtualmente) persone che vogliono realizzare soluzioni open source alle sfide globali, da affiancare a quelle di chi, silenziosamente, lavora nel mondo della ricerca convenzionale e a volte si trova ostacolato dalla burocrazia e dal pantano della proprietà intellettuale.
L'evento mi è stato segnalato dall'astronauta italiana Samantha Cristoforetti, che dalla Russia mi ha spedito queste parole: “Chiunque si appassioni quando c'è un problema da risolvere e ami il lavoro di squadra è benvenuto a Space Apps Challenge, indipendentemente dalle proprie competenze. Spesso si pensa che lo sviluppo di tecnologia sia appannaggio degli addetti ai lavori. Space Apps Challenge invita invece tutti a riappropriarsi del mondo della tecnologia, offrendo un ambiente collaborativo e internazionale in cui sviluppare soluzioni concrete che diano un contributo positivo al programma spaziale nelle sue più svariate incarnazioni. Il tutto divertendosi!”.
Samantha ha anche registrato questo video d'invito al Challenge:
Le sfide proposte sono una cinquantina, su tantissimi temi: dalla stampa 3D all'identificazione distribuita delle meteore tramite app per telefonini; dalla costruzione di microsatelliti alla produzione di app e video per illustrare i vantaggi forniti dall'esplorazione spaziale; dalla divulgazione scientifica all'arte; dalla lotta all'inquinamento alla sostenibilità. Tutto secondo licenze d'uso open.
La NASA, l'ESA, la JAXA, l'ASI, l'EPA e altri enti governativi internazionali mettono a disposizione la propria immensa collezione di dati e immagini. L'International Space Apps Challenge è anche un'occasione per incontrare e creare legami con altre persone geek come noi, per non arrendersi all'idea che al mondo esistano, e nei media si vedano, soltanto i rintronati che credono alle panzane vendute da Voyager, alle “scie chimiche” e alle prediche dei catastrofisti e degli imbroglioni anti-vaccini, e pensano di salvare il mondo con uno striscione.
C'è tanta gente che aspetta che le soluzioni piovano per magia dall'alto, grazie alle pensate di qualche comitato di saggi, e c'è gente che preferisce non aspettare, si rimbocca le maniche e fa. C'è chi lo chiama crowdsourcing e ci si sciacqua soltanto la bocca, e chi non perde tempo a chiamarlo e lo fa e basta.
L'innovazione dal basso, quella che nasce dalle idee dei cittadini, sembrerebbe un approccio sovversivo e malvisto dai governi, ma non è sempre così; non per tutti i governi, perlomeno. A Roma, al Dipartimento d'ingegneria della Sapienza, e in più di 70 altre città del mondo, il 20 e 21 aprile, questo approccio verrà incoraggiato nientemeno che dalla NASA e dall'Agenzia Spaziale Europea. Siete tutti invitati a collaborare: insegnanti, studenti, artisti, ingegneri, comunicatori, scienziati, smanettoni del software e dell'hardware.
Sto parlando dell'International Space Apps Challenge: due giorni di brainstorming e di incontri per fare lo sviluppo tecnologico, che si terranno in sette continenti e nello spazio, riunendo in varie città del mondo (e anche virtualmente) persone che vogliono realizzare soluzioni open source alle sfide globali, da affiancare a quelle di chi, silenziosamente, lavora nel mondo della ricerca convenzionale e a volte si trova ostacolato dalla burocrazia e dal pantano della proprietà intellettuale.
L'evento mi è stato segnalato dall'astronauta italiana Samantha Cristoforetti, che dalla Russia mi ha spedito queste parole: “Chiunque si appassioni quando c'è un problema da risolvere e ami il lavoro di squadra è benvenuto a Space Apps Challenge, indipendentemente dalle proprie competenze. Spesso si pensa che lo sviluppo di tecnologia sia appannaggio degli addetti ai lavori. Space Apps Challenge invita invece tutti a riappropriarsi del mondo della tecnologia, offrendo un ambiente collaborativo e internazionale in cui sviluppare soluzioni concrete che diano un contributo positivo al programma spaziale nelle sue più svariate incarnazioni. Il tutto divertendosi!”.
Samantha ha anche registrato questo video d'invito al Challenge:
Le sfide proposte sono una cinquantina, su tantissimi temi: dalla stampa 3D all'identificazione distribuita delle meteore tramite app per telefonini; dalla costruzione di microsatelliti alla produzione di app e video per illustrare i vantaggi forniti dall'esplorazione spaziale; dalla divulgazione scientifica all'arte; dalla lotta all'inquinamento alla sostenibilità. Tutto secondo licenze d'uso open.
Milano ieri (fonte: Repubblica) |
2013/03/08
Disinformatico radio, il podcast di oggi
Il podcast della puntata di stamattina del Disinformatico radiofonico è pronto da scaricare. Prima che me lo chiediate: non c'è un podcast della settimana scorsa (1 marzo) perché la trasmissione ha saltato una settimana.
In questa puntata ho parlato di questi argomenti (i link portano ai rispettivi articoli con i dettagli) e anche di Dita Von Teese che ha presentato il primo vestito stampato con una stampante 3D:
In questa puntata ho parlato di questi argomenti (i link portano ai rispettivi articoli con i dettagli) e anche di Dita Von Teese che ha presentato il primo vestito stampato con una stampante 3D:
- Antibufala: l'origine della Festa della Donna
- Violati Chrome, Internet Explorer 10 e Firefox, ma a fin di bene
- Le parole di Internet: amplificazione video euleriana, per rivelare l'invisibile
- Smartphone Android Samsung, codice di blocco scavalcabile
- Facebook, arriva un altro restyling
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2012/11/26
Manichini bionici e altre storie nel podcast di venerdì
Nella puntata del Disinformatico radiofonico di venerdì scorso, scaricabile come podcast qui, ho parlato dello skeuomorfismo, della primissima webcam nata per sorvegliare una brocca di caffè, delle licenze di Windows 8 regalate per errore da Microsoft, dei negozi che offrono autoritratti solidi grazie alle stampanti 3D e dei manichini bionici che sorvegliano e analizzano i clienti.
2012/10/21
Disinformatico radio, podcast del 2012/10/20
È disponibile il podcast della puntata di ieri del Disinformatico che ho realizzato per la Radiotelevisione Svizzera. I temi della puntata sono questi:
- Come si taglia il nastro inaugurale di una fabbrica di oggetti prodotti da stampanti 3D? Con un paio di forbici stampate da una stampante 3D, naturalmente. È successo a New York.
- Quanto vale un PC violato? Brian Krebs offre un bel grafico dei mille modi nei quali si monetizza un'intrusione, con buona pace di chi dice “Ma io non corro rischi perché non ho niente di valore nel computer”.
- Le parole di Internet: VDSL. Anch'io sono fra i tanti ai quali il provider (Swisscom, nel mio caso) ha imposto ultimamente di cambiare il router (a spese del provider, per fortuna). Vediamo perché occorre questo cambiamento e cosa comporta la differenza fra VDSL e ADSL.
- Fotografa svizzera fa causa ad Apple: le ha rubato un occhio.
- La (non) sicurezza informatica dei pacemaker può uccidere a distanza. Sembra un'idea da NCIS, ma è realtà: certi apparati cardiaci impiantati sono riprogrammabili a distanza da chiunque, con conseguenze letali.
2012/09/12
Non trovi un oggetto? Fabbricalo con una stampante 3D
Qui accanto c'è la foto di un obiettivo Zeiss Biogon 60mm standard, molto simile a quello usato durante le missioni Apollo per scattare le straordinarie foto degli astronauti sulla Luna.
Ho un corpo macchina Hasselblad, che uso per mostrare le apparecchiature e le tecniche di ripresa usate sulla Luna nelle mie conferenze, ma è senza obiettivo perché il costo di un gruppo ottico del genere è assolutamente proibitivo.
Soluzione: fabbricarlo in 3D come sagoma d'ingombro, per far vedere almeno che aspetto aveva una fotocamera lunare. Se vi interessa la storia di come un tweet e un linuxiano gentilissimo e volenteroso mi ha risolto il problema, trovate tutti i dettagli e le foto del risultato finale in questo articolo del blog Complotti lunari.
Ora le mie dimostrazioni saranno più fedeli e chiare: grazie, Marco!
Ho un corpo macchina Hasselblad, che uso per mostrare le apparecchiature e le tecniche di ripresa usate sulla Luna nelle mie conferenze, ma è senza obiettivo perché il costo di un gruppo ottico del genere è assolutamente proibitivo.
Soluzione: fabbricarlo in 3D come sagoma d'ingombro, per far vedere almeno che aspetto aveva una fotocamera lunare. Se vi interessa la storia di come un tweet e un linuxiano gentilissimo e volenteroso mi ha risolto il problema, trovate tutti i dettagli e le foto del risultato finale in questo articolo del blog Complotti lunari.
Ora le mie dimostrazioni saranno più fedeli e chiare: grazie, Marco!
2012/06/30
Vuoi il futuro? Fattelo. Con Arduino
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Questo TED Talk di Massimo Banzi, coinventore della piattaforma di sviluppo Arduino (hardware e software interamente aperti), è una bella dimostrazione della potenza educativa dell'open source, grazie al quale le idee circolano liberamente, tutti hanno il permesso di copiare da tutti (citando la fonte) e non ci sono i freni e i balzelli del copyright, delle licenze e della burocrazia. L'open source ha già trasformato l'informatica (Google usa Linux; Android usa Linux) e ora si appresta a rivoluzionare la fabbricazione di oggetti fisici.
Questa è infatti la rivoluzione prossima ventura: come cambierà il mondo quando avremo in casa una stampante 3D in grado di fabbricare qualunque oggetto? E prima che lo chiediate: sì, ci sarà ancora la possibilità di fare soldi con l'open source. Gli avvocati usano una base di conoscenza aperta (le leggi) ma non mi pare che muoiano di stenti. Si può fare il pane anche in casa, ma molti preferiscono farselo fare dal panettiere.
Mi chiedo quanti dei nostri politici e governanti siano pronti a capire che il mondo è già cambiato e sta per cambiare radicalmente, e che le leggi attuali hanno urgente bisogno di essere ripensate per non restare ancorate a un'idea ottocentesca della tecnologia.
Questo TED Talk di Massimo Banzi, coinventore della piattaforma di sviluppo Arduino (hardware e software interamente aperti), è una bella dimostrazione della potenza educativa dell'open source, grazie al quale le idee circolano liberamente, tutti hanno il permesso di copiare da tutti (citando la fonte) e non ci sono i freni e i balzelli del copyright, delle licenze e della burocrazia. L'open source ha già trasformato l'informatica (Google usa Linux; Android usa Linux) e ora si appresta a rivoluzionare la fabbricazione di oggetti fisici.
Questa è infatti la rivoluzione prossima ventura: come cambierà il mondo quando avremo in casa una stampante 3D in grado di fabbricare qualunque oggetto? E prima che lo chiediate: sì, ci sarà ancora la possibilità di fare soldi con l'open source. Gli avvocati usano una base di conoscenza aperta (le leggi) ma non mi pare che muoiano di stenti. Si può fare il pane anche in casa, ma molti preferiscono farselo fare dal panettiere.
Mi chiedo quanti dei nostri politici e governanti siano pronti a capire che il mondo è già cambiato e sta per cambiare radicalmente, e che le leggi attuali hanno urgente bisogno di essere ripensate per non restare ancorate a un'idea ottocentesca della tecnologia.
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