Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2015/02/09
Serata di complotti lunari a Torri di Quartesolo (VI) il 20 febbraio
Il 20 febbraio prossimo alle 20 sarò a Torri di Quartesolo, in provincia di Vicenza, al The Space Cinema “Le Piramidi” (via Brescia 13), per una serata dedicata alle chicche e alle tesi di complotto intorno allo sbarco sulla Luna. La mia conferenza-spettacolo sarà seguita dalla proiezione del film “Apollo 13” di Ron Howard.
Se vi va di partecipare, i biglietti vanno acquistati qui sul sito del CICAP (non al cinema). Porterò con me un po' di copie del mio libro Luna? Sì, ci siamo andati! e del documentario Moonscape insieme a qualche cimelio delle missioni Apollo.
Trovate maggiori dettagli presso questa pagina del CICAP Veneto.
Se vi va di partecipare, i biglietti vanno acquistati qui sul sito del CICAP (non al cinema). Porterò con me un po' di copie del mio libro Luna? Sì, ci siamo andati! e del documentario Moonscape insieme a qualche cimelio delle missioni Apollo.
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2015/02/08
Oggi nuovo tentativo di atterraggio per SpaceX
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “nikyat1*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Oggi alle 23:10 GMT (00:10 italiane di domani), un paio di minuti dopo il tramonto locale, SpaceX tenterà di nuovo di recuperare il primo stadio del suo razzo Falcon 9 facendolo atterrare su una chiatta nell'Atlantico. Il tentativo precedente, svoltosi il 10 gennaio scorso, si era concluso con uno schianto spettacolare ma aveva dimostrato la capacità di rientrare in modo controllato e di localizzare e raggiungere con precisione il punto di atterraggio.
Il lancio di oggi avverrà dalla rampa SLC-40 della base militare di Cape Canaveral, in Florida, e ha come obiettivo primario la messa in orbita del satellite DSCOVR (Deep Space Climate Observatory), gestito dalla NOAA, dalla NASA e dall'aviazione militare USA. Il satellite verrà posizionato nel punto di librazione L1, a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, per monitorare il clima terrestre e l'ambiente spaziale, in particolare le tempeste solari.
Mentre il secondo stadio del Falcon 9 proseguirà la propria corsa per piazzare in orbita il satellite, il primo stadio, non più necessario, tenterà di frenare e rientrare, riaccendendo i propri motori a circa 130 km di quota per poi rallentare aerodinamicamente e manovrare fino a raggiungere la chiatta che lo attende nell'oceano, a circa 370 miglia a est-nordest di Cape Canaveral.
Questa volta la velocità di rientro è superiore a quella del tentativo precedente, per cui SpaceX continua a dichiarare prudenzialmente che le probabilità di successo sono circa il 50%. Il razzo dovrà lottare, all'atterraggio, con il fatto che la piattaforma si alza e abbassa fino a circa un metro e venti a causa delle onde e con il vento, che soffierà a circa 10 nodi.
La chiatta, fra l'altro, è stata battezzata Just Read the Instructions (“Basta che leggi le istruzioni”) in onore delle astronavi senzienti create dallo scrittore di fantascienza Iain M. Banks nei suoi romanzi del ciclo della Cultura. Esiste anche un'altra chiatta analoga, destinata al recupero dei razzi che verranno lanciati dalla costa ovest degli Stati Uniti: anch'essa porta un nome ispirato da Banks, ossia Of Course I Still Love You (“Ma certo che ti amo ancora”).
La cronologia del lancio, in minuti e secondi, è la seguente:
0:00. Decollo. Si accendono i nove motori Merlin del primo stadio del Falcon 9.
1:13. Il Falcon 9 raggiunge la velocità del suono.
1:23. Punto di massima pressione aerodinamica (Max Q).
2:44. Spegnimento dei motori principali (MECO).
2:48. Separazione del primo stadio, che inizia le manovre per il tentativo di rientro controllato (accensione dei motori per frenare, caduta libera in atmosfera per rallentare da circa Mach 5, estensione delle alette di manovra quando la velocità scende a circa 900 km/h, riaccensione del motore centrale per ridurre a zero la velocità, estensione delle zampe, appontaggio).
2:55. Accensione del secondo stadio per circa 6 minuti.
3:36. Separazione della carenatura, alta circa 12 m e larga 5, che racchiude il satellite.
8:44. Spegnimento del secondo stadio (SECO 1) dopo aver completato la prima di due accensioni necessarie per inserire il satellite DSCOVR in traiettoria.
9:00. Possibile atterraggio del primo stadio.
30:09. Riaccensione del secondo stadio per proseguire l'inserimento in traiettoria di DSCOVR.
31:07. Spegnimento del secondo stadio.
35:08. Separazione di DSCOVR dal secondo stadio.
Io farò un livetweet: se vi interessa, seguitemi sull'account Twitter @attivissimoLIVE.
Intanto SpaceX ha pubblicato un bel video che mostra, attraverso un'animazione digitale, cosa spera di riuscire a fare in futuro con il suo prossimo lanciatore, il Falcon Heavy.
Aggiornamento (2015/02/09 00:30). Il lancio è stato rinviato due minuti e mezzo prima del decollo a causa di due problemi, uno a un sistema di telemetria a bordo e uno a un radar di tracciamento situato a terra. Si ritenterà domani intorno alla stessa ora.
Fonti aggiuntive: Spaceflight Now.
Oggi alle 23:10 GMT (00:10 italiane di domani), un paio di minuti dopo il tramonto locale, SpaceX tenterà di nuovo di recuperare il primo stadio del suo razzo Falcon 9 facendolo atterrare su una chiatta nell'Atlantico. Il tentativo precedente, svoltosi il 10 gennaio scorso, si era concluso con uno schianto spettacolare ma aveva dimostrato la capacità di rientrare in modo controllato e di localizzare e raggiungere con precisione il punto di atterraggio.
Il lancio di oggi avverrà dalla rampa SLC-40 della base militare di Cape Canaveral, in Florida, e ha come obiettivo primario la messa in orbita del satellite DSCOVR (Deep Space Climate Observatory), gestito dalla NOAA, dalla NASA e dall'aviazione militare USA. Il satellite verrà posizionato nel punto di librazione L1, a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, per monitorare il clima terrestre e l'ambiente spaziale, in particolare le tempeste solari.
Mentre il secondo stadio del Falcon 9 proseguirà la propria corsa per piazzare in orbita il satellite, il primo stadio, non più necessario, tenterà di frenare e rientrare, riaccendendo i propri motori a circa 130 km di quota per poi rallentare aerodinamicamente e manovrare fino a raggiungere la chiatta che lo attende nell'oceano, a circa 370 miglia a est-nordest di Cape Canaveral.
Questa volta la velocità di rientro è superiore a quella del tentativo precedente, per cui SpaceX continua a dichiarare prudenzialmente che le probabilità di successo sono circa il 50%. Il razzo dovrà lottare, all'atterraggio, con il fatto che la piattaforma si alza e abbassa fino a circa un metro e venti a causa delle onde e con il vento, che soffierà a circa 10 nodi.
La chiatta, fra l'altro, è stata battezzata Just Read the Instructions (“Basta che leggi le istruzioni”) in onore delle astronavi senzienti create dallo scrittore di fantascienza Iain M. Banks nei suoi romanzi del ciclo della Cultura. Esiste anche un'altra chiatta analoga, destinata al recupero dei razzi che verranno lanciati dalla costa ovest degli Stati Uniti: anch'essa porta un nome ispirato da Banks, ossia Of Course I Still Love You (“Ma certo che ti amo ancora”).
La cronologia del lancio, in minuti e secondi, è la seguente:
0:00. Decollo. Si accendono i nove motori Merlin del primo stadio del Falcon 9.
1:13. Il Falcon 9 raggiunge la velocità del suono.
1:23. Punto di massima pressione aerodinamica (Max Q).
2:44. Spegnimento dei motori principali (MECO).
2:48. Separazione del primo stadio, che inizia le manovre per il tentativo di rientro controllato (accensione dei motori per frenare, caduta libera in atmosfera per rallentare da circa Mach 5, estensione delle alette di manovra quando la velocità scende a circa 900 km/h, riaccensione del motore centrale per ridurre a zero la velocità, estensione delle zampe, appontaggio).
2:55. Accensione del secondo stadio per circa 6 minuti.
3:36. Separazione della carenatura, alta circa 12 m e larga 5, che racchiude il satellite.
8:44. Spegnimento del secondo stadio (SECO 1) dopo aver completato la prima di due accensioni necessarie per inserire il satellite DSCOVR in traiettoria.
9:00. Possibile atterraggio del primo stadio.
30:09. Riaccensione del secondo stadio per proseguire l'inserimento in traiettoria di DSCOVR.
31:07. Spegnimento del secondo stadio.
35:08. Separazione di DSCOVR dal secondo stadio.
Io farò un livetweet: se vi interessa, seguitemi sull'account Twitter @attivissimoLIVE.
Intanto SpaceX ha pubblicato un bel video che mostra, attraverso un'animazione digitale, cosa spera di riuscire a fare in futuro con il suo prossimo lanciatore, il Falcon Heavy.
Aggiornamento (2015/02/09 00:30). Il lancio è stato rinviato due minuti e mezzo prima del decollo a causa di due problemi, uno a un sistema di telemetria a bordo e uno a un radar di tracciamento situato a terra. Si ritenterà domani intorno alla stessa ora.
Fonti aggiuntive: Spaceflight Now.
2015/02/07
Video: la struggente bellezza del mondo raccontata dalla viva voce di Samantha Cristoforetti
Astronauticast, uno dei più bei siti e podcast in italiano sull'astronautica, ha creato un gioiello: un video che prende le parole di un'intervista fatta il 28 gennaio scorso a Samantha Cristoforetti, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in cui l'astronauta descrive le visioni più belle che ha avuto finora dall'avamposto spaziale e le sincronizza con le fotografie che ritraggono quello che Sam descrive. Il risultato è qui sotto. Le parole di Samantha sono in inglese, ma ci sono i sottotitoli in italiano. Buona visione.
Podcast del Disinformatico del 2015/02/06
È disponibile per lo scaricamento il podcast per la puntata di ieri del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
2015/02/06
Facebook adesso ti pedina ovunque su Internet
Il 30 gennaio scorso Facebook ha aggiornato le proprie regole di gestione della privacy (la Normativa sui dati) con una nuova formulazione che consente al social network di raccogliere informazioni sui suoi utenti anche quando sono scollegati da Facebook e stanno visitando altri siti o facendo ricerche nei motori di ricerca. Le nuove regole introducono inoltre lo scambio di dati con WhatsApp e Instagram.
Con le nuove regole, Facebook può usare anche i segnali GPS, Bluetooth e Wi-Fi dei suoi utenti per localizzarli in qualsiasi momento, può raccogliere informazioni sui pagamenti effettuati su altri siti, e altro ancora.
Tutto questo, dice Facebook, serve a migliorare l'esperienza di utilizzare il social network mostrando soltanto pubblicità pertinenti, ma per molti la progressiva espansione della massa di dati personali rastrellati da Facebook (che possiede già la più grande collezione di foto personali del pianeta e ora sta apprestandosi ad analizzarla con il riconoscimento facciale automatico) ha un effetto molto particolare: il social network sa di loro più cose di quante ne sappiano gli amici, la famiglia e i partner sentimentali.
Se le nuove norme vi risultano strette, l'unica strada ragionevolmente percorribile è eliminare il proprio profilo e trovare un modo alternativo di comunicare.
Con le nuove regole, Facebook può usare anche i segnali GPS, Bluetooth e Wi-Fi dei suoi utenti per localizzarli in qualsiasi momento, può raccogliere informazioni sui pagamenti effettuati su altri siti, e altro ancora.
Tutto questo, dice Facebook, serve a migliorare l'esperienza di utilizzare il social network mostrando soltanto pubblicità pertinenti, ma per molti la progressiva espansione della massa di dati personali rastrellati da Facebook (che possiede già la più grande collezione di foto personali del pianeta e ora sta apprestandosi ad analizzarla con il riconoscimento facciale automatico) ha un effetto molto particolare: il social network sa di loro più cose di quante ne sappiano gli amici, la famiglia e i partner sentimentali.
Se le nuove norme vi risultano strette, l'unica strada ragionevolmente percorribile è eliminare il proprio profilo e trovare un modo alternativo di comunicare.
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Archeoinformatica: a quando risale il primo schermo tattile?
Interagire con un dispositivo toccandone lo schermo sembra un gesto così moderno: oggi tutto è touch e le tastiere reali sembrano fuori moda. Ma gli schermi tattili non sono affatto una novità recente.
Quello che vedete qui accanto è un touchscreen del 1965. Sì, avete letto giusto: si tratta di una tecnologia di cinquant'anni fa. Un ricercatore di nome E.A. Johnson del Royal Radar Establishment a Malvern, nel Regno Unito, pubblicò in quell'anno il primo articolo sull'uso di uno schermo tattile come sistema di immissione di dati per computer, basato su tecnologia capacitiva esattamente come quelli odierni. L'invenzione non rimase allo stadio concettuale, ma fu adottata per il controllo del traffico aereo nel Regno Unito, dove rimase in uso fino alla fine degli anni Novanta.
Il primo schermo touch di larga diffusione fu il terminale PLATO IV (1971) dell'Università dell'Illinois, seguito negli anni Ottanta dal computer HP-150 di quella che allora si chiamava Hewlett Packard e ora è nota semplicemente come HP. Bisogna aspettare il 1993 per trovare il primo telefono cellulare touch, il Simon Personal Communicator di IBM e Bellsouth: aveva già mail, agenda, rubrica, calcolatrice e app per disegnare. Ma ci voleva uno stilo: le dita non si potevano usare. Nello stesso anno arrivò il Newton di Apple. Il primo dispositivo touch di grande successo fu il Pilot della Palm Computing, nel 1996.
Certo, mancavano innovazioni come il multitouch o l'uso diretto delle dita, che sarebbero arrivate negli anni successivi (il primo iPhone è del 2007). Ma pensare che c'era chi già usava schermi tattili nel 1965 mette bene in evidenza che cinquant'anni fa la tecnologia non era poi così primitiva come pensano molti giovincelli nati con il tablet in mano.
Fonti: Ars Technica, NPR.org.
Quello che vedete qui accanto è un touchscreen del 1965. Sì, avete letto giusto: si tratta di una tecnologia di cinquant'anni fa. Un ricercatore di nome E.A. Johnson del Royal Radar Establishment a Malvern, nel Regno Unito, pubblicò in quell'anno il primo articolo sull'uso di uno schermo tattile come sistema di immissione di dati per computer, basato su tecnologia capacitiva esattamente come quelli odierni. L'invenzione non rimase allo stadio concettuale, ma fu adottata per il controllo del traffico aereo nel Regno Unito, dove rimase in uso fino alla fine degli anni Novanta.
Il primo schermo touch di larga diffusione fu il terminale PLATO IV (1971) dell'Università dell'Illinois, seguito negli anni Ottanta dal computer HP-150 di quella che allora si chiamava Hewlett Packard e ora è nota semplicemente come HP. Bisogna aspettare il 1993 per trovare il primo telefono cellulare touch, il Simon Personal Communicator di IBM e Bellsouth: aveva già mail, agenda, rubrica, calcolatrice e app per disegnare. Ma ci voleva uno stilo: le dita non si potevano usare. Nello stesso anno arrivò il Newton di Apple. Il primo dispositivo touch di grande successo fu il Pilot della Palm Computing, nel 1996.
Certo, mancavano innovazioni come il multitouch o l'uso diretto delle dita, che sarebbero arrivate negli anni successivi (il primo iPhone è del 2007). Ma pensare che c'era chi già usava schermi tattili nel 1965 mette bene in evidenza che cinquant'anni fa la tecnologia non era poi così primitiva come pensano molti giovincelli nati con il tablet in mano.
Fonti: Ars Technica, NPR.org.
Antibufala mini: addetti dell’aeroporto di Dublino disegnano nella neve una forma... inconfondibile
Pochi giorni fa ha iniziato a circolare in Rete, particolarmente nei social network, una fotografia che sembra mostrare gli addetti all'assistenza a terra di un aeroporto accanto a un enorme disegno fallico tracciato grossolanamente nella neve.
Secondo la descrizione che accompagna solitamente l'immagine, il disegno sarebbe opera degli addetti di una nota compagnia di voli a basso costo e l'aeroporto sarebbe quello di Dublino e l'immagine sarebbe stata scattata e pubblicata da un utente Twitter, Brendan Keary. Il tweet originale, datato 30 gennaio, è stato rimosso ma ne rimane traccia abbondante in Google (basta cercare le parole chiave “ground staff are a creative bunch”) e nei numerosissimi retweet degli utenti. Anche la foto completa è facilmente reperibile.
La qualità relativamente bassa del disegno e della foto che lo mostra può far pensare che si tratti di un fotomontaggio, anche perché di solito, infatti, gli addetti a terra hanno ben altro da fare, specialmente quando nevica, che mettersi a disegnare nella neve accanto agli aerei di linea. Ma dalle indagini svolte da alcune testate giornalistiche sembra proprio che la foto sia reale, anche se non si riferisce all'aeroporto irlandese di Dublino ma a quello inglese di Stansted e l'autore della foto non è Brendan Keary, che ha detto di averla semplicemente “trovata su Facebook”, secondo quanto pubblicato da Buzzfeed.
Se qualcuno conosce bene gli aeroporti in questione, un esame della parte superiore della fotografia (mostrata qui accanto) dovrebbe consentire di identificare dove è stata scattata, dato che mostra il riflesso della sala d'attesa. Le informazioni meteo del 30 gennaio scorso, fra l'altro non sembrano indicare neve a Dublino, mentre le foto dell'aeroporto di Stansted documentano forti nevicate quel giorno.
In ogni caso, la risposta fornita dalla compagnia aerea al Telegraph britannico è notevole: “Mentre i nostri equipaggi di terra eccellono nel preparare gli aerei per la ripartenza in 25 minuti, un dato record nel settore, l'arte non è il loro forte, dato che chiaramente hanno dimenticato di disegnare le ali sul loro aeroplano.”
Secondo la descrizione che accompagna solitamente l'immagine, il disegno sarebbe opera degli addetti di una nota compagnia di voli a basso costo e l'aeroporto sarebbe quello di Dublino e l'immagine sarebbe stata scattata e pubblicata da un utente Twitter, Brendan Keary. Il tweet originale, datato 30 gennaio, è stato rimosso ma ne rimane traccia abbondante in Google (basta cercare le parole chiave “ground staff are a creative bunch”) e nei numerosissimi retweet degli utenti. Anche la foto completa è facilmente reperibile.
La qualità relativamente bassa del disegno e della foto che lo mostra può far pensare che si tratti di un fotomontaggio, anche perché di solito, infatti, gli addetti a terra hanno ben altro da fare, specialmente quando nevica, che mettersi a disegnare nella neve accanto agli aerei di linea. Ma dalle indagini svolte da alcune testate giornalistiche sembra proprio che la foto sia reale, anche se non si riferisce all'aeroporto irlandese di Dublino ma a quello inglese di Stansted e l'autore della foto non è Brendan Keary, che ha detto di averla semplicemente “trovata su Facebook”, secondo quanto pubblicato da Buzzfeed.
Se qualcuno conosce bene gli aeroporti in questione, un esame della parte superiore della fotografia (mostrata qui accanto) dovrebbe consentire di identificare dove è stata scattata, dato che mostra il riflesso della sala d'attesa. Le informazioni meteo del 30 gennaio scorso, fra l'altro non sembrano indicare neve a Dublino, mentre le foto dell'aeroporto di Stansted documentano forti nevicate quel giorno.
In ogni caso, la risposta fornita dalla compagnia aerea al Telegraph britannico è notevole: “Mentre i nostri equipaggi di terra eccellono nel preparare gli aerei per la ripartenza in 25 minuti, un dato record nel settore, l'arte non è il loro forte, dato che chiaramente hanno dimenticato di disegnare le ali sul loro aeroplano.”
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Ennesima falla in Flash, attacchi in corso: che fare?
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2016/03/11 17:20. Link breve: http://tinyurl.com/blocca-flash.
Ieri (2 giugno) è stato pubblicato un altro aggiornamento di Adobe Flash che chiude ben diciotto falle di sicurezza, alcune delle quali permettono ai criminali informatici di prendere il controllo dei computer Windows, OS X e Linux semplicemente convincendo i loro proprietari a visitare un sito appositamente confezionato.
Secondo Adobe, almeno una delle falle chiuse con quest'ultimo aggiornamento viene già sfruttata attivamente: non si tratta quindi di un rischio teorico ma di una minaccia concreta.
Nei giorni scorsi sono stati segnalati attacchi che sfruttano le falle di Flash attraverso le pubblicità presenti in siti popolari come Dailymotion e altri, per cui non si può neanche proporre di ridurre il rischio evitando di visitare siti discutibili o poco conosciuti. Occorre aggiornarsi: per sapere se state usando la versione più aggiornata di Flash, visitate la pagina apposita di Adobe con ciascuno dei browser che usate.
C'è, tuttavia, chi suggerisce di disinstallare completamente Flash dai computer, soprattutto ora che molti dei siti più popolari di Internet funzionano anche senza: è il caso, per esempio, di Youtube, che ora mostra i video senza dover ricorrere al software di Adobe. Molti dispositivi mobili, come gli iPod touch, gli iPhone e gli iPad di Apple, non lo supportano affatto e vivono bene lo stesso.
Un'altra possibilità per ridurre il rischio anche per il futuro è impostare i browser in modo che non lancino Flash automaticamente ma lo facciano soltanto se l'utente lo consente esplicitamente. Per non essere assillati da continue richieste di permesso di lanciare Flash, si possono anche definire siti ritenuti sicuri, nei quali Flash verrà eseguito automaticamente:
– Firefox 39: Strumenti - Componenti aggiuntivi - Plugin; impostate Shockwave Flash a Chiedi prima di attivare. Per abilitare un sito all'avvio automatico di Flash, si visita il sito in questione e si clicca su Attiva e poi su Consenti sempre. Per revocare un'abilitazione, si va in Strumenti - Informazioni sulla pagina - Permessi e si sceglie Utilizza predefiniti (oppure Blocca se lo si vuole bloccare permanentemente).
Ieri (2 giugno) è stato pubblicato un altro aggiornamento di Adobe Flash che chiude ben diciotto falle di sicurezza, alcune delle quali permettono ai criminali informatici di prendere il controllo dei computer Windows, OS X e Linux semplicemente convincendo i loro proprietari a visitare un sito appositamente confezionato.
Secondo Adobe, almeno una delle falle chiuse con quest'ultimo aggiornamento viene già sfruttata attivamente: non si tratta quindi di un rischio teorico ma di una minaccia concreta.
Nei giorni scorsi sono stati segnalati attacchi che sfruttano le falle di Flash attraverso le pubblicità presenti in siti popolari come Dailymotion e altri, per cui non si può neanche proporre di ridurre il rischio evitando di visitare siti discutibili o poco conosciuti. Occorre aggiornarsi: per sapere se state usando la versione più aggiornata di Flash, visitate la pagina apposita di Adobe con ciascuno dei browser che usate.
C'è, tuttavia, chi suggerisce di disinstallare completamente Flash dai computer, soprattutto ora che molti dei siti più popolari di Internet funzionano anche senza: è il caso, per esempio, di Youtube, che ora mostra i video senza dover ricorrere al software di Adobe. Molti dispositivi mobili, come gli iPod touch, gli iPhone e gli iPad di Apple, non lo supportano affatto e vivono bene lo stesso.
Un'altra possibilità per ridurre il rischio anche per il futuro è impostare i browser in modo che non lancino Flash automaticamente ma lo facciano soltanto se l'utente lo consente esplicitamente. Per non essere assillati da continue richieste di permesso di lanciare Flash, si possono anche definire siti ritenuti sicuri, nei quali Flash verrà eseguito automaticamente:
– Firefox 39: Strumenti - Componenti aggiuntivi - Plugin; impostate Shockwave Flash a Chiedi prima di attivare. Per abilitare un sito all'avvio automatico di Flash, si visita il sito in questione e si clicca su Attiva e poi su Consenti sempre. Per revocare un'abilitazione, si va in Strumenti - Informazioni sulla pagina - Permessi e si sceglie Utilizza predefiniti (oppure Blocca se lo si vuole bloccare permanentemente).
– Chrome 49.0.x (2016/03): Impostazioni (chrome://settings o l'icona con le tre righe orizzontali in alto a destra) - Mostra impostazioni avanzate (in basso) - Privacy - Impostazioni contenuti - Plug-in - Fammi scegliere quando eseguire i contenuti dei plug-in. La gestione dei siti nei quali si vuole autorizzare l'esecuzione automatica di Flash è accessibile cliccando su Gestisci eccezioni. Chrome chiederà di digitare Ctrl-clic e di scegliere Esegui questo plug-in sui siti non preautorizzati.
– Safari 9.0.3 (2016/03): Preferenze - Sicurezza - Plugin Internet: cliccare su Impostazioni siti web, selezionare Adobe Flash Player e impostare tutti i siti eventualmente elencati a Chiedi; ripetere per il menu a discesa Quando visito altri siti web.
– Internet Explorer 11: Impostazioni (icona dell'ingranaggio in alto a destra) - Gestione componenti aggiuntivi - Mostra: tutti i componenti aggiuntivi - Shockwave - Disabilita.
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2015/02/04
Incidente aereo TransAsia, com’è cambiato il giornalismo
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “piegre*. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Poche ore fa è precipitato un aereo della TransAsia a Taipei. Si tratta del volo GE235, con circa 50 persone a bordo. Sono in corso le operazioni di soccorso. Questo è l'impressionante flusso di notizie che mi è arrivato via Twitter.
Pubblico qui soltanto il testo dei tweet, senza mostrare le immagini e i video che li accompagnano, per non scadere nella pornografia dei disastri, perché vorrei lasciare da parte per un momento la drammaticità della notizia e il rammarico per le vittime e riflettere su come è cambiato il modo di fare informazione.
Nel giro di un paio d'ore, qualunque giornalista (ma anche qualunque lettore) che usi Internet e sappia l'inglese ha già a disposizione vari video dell'incidente, ripresi dalle dashcam sempre più pervasive, una mappa della zona dell'incidente, una foto d'archivio dell'esatto aereo coinvolto e persino i principali dati tecnici del volo, registrati e acquisiti in tempo reale. Impressionante.
Questo è il giornalismo che si può fare oggi, se si usano con intelligenza e competenza i mezzi informatici. Per chi è rimasto alla telescrivente e al copiaincolla dell'ANSA, si tratta di adeguarsi oppure perire per irrilevanza.
Poche ore fa è precipitato un aereo della TransAsia a Taipei. Si tratta del volo GE235, con circa 50 persone a bordo. Sono in corso le operazioni di soccorso. Questo è l'impressionante flusso di notizie che mi è arrivato via Twitter.
flightradar24 Playback of the short TransAsia ATR 72-600 flight #B22816 that ditched in Keelung River http://t.co/2A3qxhTfJ4 http://t.co/wMnsAkUy3Y 04/02/15 04:55 |
flightradar24 TransAsia flight #GE235 was flown by an ATR 72-600 with registration B-22816. Construction number 1141. Delivered 15. Apr 2014. 04/02/15 04:59 |
flightradar24 Maximum speed for #GE235 was 116 kts directly after take off. Maximum altitude was 1350 feet http://t.co/2A3qxhTfJ4 http://t.co/tMqSaLTaId 04/02/15 05:05 |
flightradar24 Picture of TransAsia Airways ATR 72-600 B-22816 aircraft that ditched in river after take off http://t.co/avoO7mzhq3 http://t.co/DSJAR4se9v 04/02/15 05:12 |
flightradar24 TransAsia Airways #GE235 was a flight from Taipei to Kinmen. It crashed less than 3 minutes after take off http://t.co/Prpj1emK2y 04/02/15 05:14 |
reportedly Livestream of the rescue operation of TransAsia crash in Taipei river https://t.co/nMM5gC2mKC http://t.co/DrNkHslG2T 04/02/15 05:29 |
reportedly Another video of TaiPei crash: https://t.co/lyYfubtcxG 04/02/15 05:31 |
reportedly Trying to triangulate where #GE235 went down. Looks like somewhere around here: http://t.co/rRDvvJLBCi 04/02/15 05:41 |
reportedly Background on #GE235. Crashed not long after takeoff. http://t.co/HvpavBlYIt 04/02/15 05:44 |
reportedly The layout of the ATR 72-600 the plane for flight #GE235: http://t.co/EhI9u0z2vh 04/02/15 06:08 |
reportedly What appears to be the full video of @Missxoxo168 dash cam of #GE235 crash. Trying to find original source: https://t.co/cE3yvucU2E 04/02/15 06:26 |
BBCBreaking This remarkably close image taken moments before #TransAsia crash (Credits: @Missxoxo168) http://t.co/0fOyD5zUrR http://t.co/NtwdmJyZxp 04/02/15 07:06 |
reportedly The CAA’s official word on the crash of flight #GE235. 58 on board, 16 rescued. http://t.co/9vTuTM5QCb 04/02/15 07:32 |
flightradar24 The distance between the runway where #GE235 took off & river where it crashed is about 5 km http://t.co/2A3qxhTfJ4 http://t.co/ISY0rw3fF7 04/02/15 07:32 |
AirlineReporter Photo of the cab hit as #GE235 flew over the freeway... very lucky http://t.co/pdjS4gPCmZ http://t.co/TMOGmT0e5g 04/02/15 07:26 |
reportedly Pilot flying #GE235 had 4,914 flight hours and his co-pilot, 6,922. via @flightglobal http://t.co/mbdIDZv3Wz 04/02/15 08:08 |
Pubblico qui soltanto il testo dei tweet, senza mostrare le immagini e i video che li accompagnano, per non scadere nella pornografia dei disastri, perché vorrei lasciare da parte per un momento la drammaticità della notizia e il rammarico per le vittime e riflettere su come è cambiato il modo di fare informazione.
Nel giro di un paio d'ore, qualunque giornalista (ma anche qualunque lettore) che usi Internet e sappia l'inglese ha già a disposizione vari video dell'incidente, ripresi dalle dashcam sempre più pervasive, una mappa della zona dell'incidente, una foto d'archivio dell'esatto aereo coinvolto e persino i principali dati tecnici del volo, registrati e acquisiti in tempo reale. Impressionante.
Questo è il giornalismo che si può fare oggi, se si usano con intelligenza e competenza i mezzi informatici. Per chi è rimasto alla telescrivente e al copiaincolla dell'ANSA, si tratta di adeguarsi oppure perire per irrilevanza.
2015/02/03
Qualcuno ha perso una vite sulla Stazione Spaziale?
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Nel tardo pomeriggio (ora italiana) di ieri le telecamere di bordo della Stazione hanno catturato una scena curiosa: una vite metallica lucente che compare da chissà dove e si perde.
La scena è presentata nel video che vedete qui sopra, che è tratto da qui su Ustream (a circa 27 minuti dall'inizio del file Ustream) e mostra inizialmente il comandante della Stazione, “Butch” Wilmore, che sposta un grosso apparato. A circa 1 minuto e 20 secondi dall'inizio di questo video compare, appena sotto il bordo superiore della paratia azzurra, un oggetto che ruota su se stesso e si avvicina alla telecamera, rimbalzando varie volte. L'oggetto sembra appunto essere una vite o un perno metallico.
Dato che a bordo della Stazione è essenziale tenere traccia di dove si trova ogni cosa e che magari quella vite serve a qualcosa d'importante, pubblico qui il video, che ho segnalato anche a Samantha Cristoforetti. Probabilmente non è nulla, ma dato che se manca una vite non è facile per gli astronauti andare alla ferramenta più vicina e procurarsi un ricambio, ho preferito segnalarlo. Qualunque riferimento alla vite che scappa a Sandra Bullock in Gravity o alla penna che fluttua in 2001: Odissea nello spazio è puramente casuale.
Aggiornamento: nella prima stesura di quest'articolo avevo descritto impropriamente l'oggetto come un “bullone”. Ho corretto grazie alle segnalazioni dei lettori.
Nel tardo pomeriggio (ora italiana) di ieri le telecamere di bordo della Stazione hanno catturato una scena curiosa: una vite metallica lucente che compare da chissà dove e si perde.
La scena è presentata nel video che vedete qui sopra, che è tratto da qui su Ustream (a circa 27 minuti dall'inizio del file Ustream) e mostra inizialmente il comandante della Stazione, “Butch” Wilmore, che sposta un grosso apparato. A circa 1 minuto e 20 secondi dall'inizio di questo video compare, appena sotto il bordo superiore della paratia azzurra, un oggetto che ruota su se stesso e si avvicina alla telecamera, rimbalzando varie volte. L'oggetto sembra appunto essere una vite o un perno metallico.
Dato che a bordo della Stazione è essenziale tenere traccia di dove si trova ogni cosa e che magari quella vite serve a qualcosa d'importante, pubblico qui il video, che ho segnalato anche a Samantha Cristoforetti. Probabilmente non è nulla, ma dato che se manca una vite non è facile per gli astronauti andare alla ferramenta più vicina e procurarsi un ricambio, ho preferito segnalarlo. Qualunque riferimento alla vite che scappa a Sandra Bullock in Gravity o alla penna che fluttua in 2001: Odissea nello spazio è puramente casuale.
Aggiornamento: nella prima stesura di quest'articolo avevo descritto impropriamente l'oggetto come un “bullone”. Ho corretto grazie alle segnalazioni dei lettori.
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