Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2013/04/07
Disinformatico radio, podcast del 2013/04/05
Il podcast della puntata di venerdì scorso del Disinformatico che ho condotto per la Radiotelevisione Svizzera è scaricabile qui: se seguite i feed RSS, in particolare, troverete due file, ma il primo è da ignorare. Ho parlato di Facebook Home e della sua vera convenienza, di come controllare se i plug-in di Firefox sono aggiornati, del malware trasmesso (apparentemente) tramite stampanti-scanner e dei dati sulla reale diffusione di Windows 8.
2013/04/06
Torna l’allarme-bufala per il piombo nei rossetti
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “distegi” e “valerauso”.
Ha ripreso a circolare, grazie a pagine Facebook incaute come questa, un appello-bufala che ha già più di dieci anni sulle spalle (l'originale risale al 2003):
L'indagine dettagliata è su Antibufala.info dal 2008, ma la riassumo qui per chi ha fretta:
Screenshot dell'appello (2013) |
Ho fatto la prova del piombo contenuto su 3 rossetti e una matita,
Risultato impressionante i rossetti piu persistenti KIKO e DIOR sono diventati neri mentre quello meno persistente DEBORAH e la matita non contiengono piombo. Ora Dior e Kiko si trovano nel bidone dei rifiuti farmaceutici.
Maggiore è il contenuto di piombo, maggiore è il rischio di provocare il cancro. Dopo aver fatto un test su rossetti, le labbra hanno presentato il livelo massimo di piombo sul prodotto AVON. I rossetti che presentano queste caratteristiche nocive sono quelli "persistenti". Se il vostro rossetto è persistente, è dovuto ad alti livelli di piombo.
Fate questa prova:
1. Mettete un poco di rossetto sulla mano;
2. Passate un anello d'oro su questo rossetto;
3. Se il colore del rossetto tende al nero, contiene piombo.
Si prega di inviare queste informazioni a tutti i vostri amici.
PROTEGGIAMO LE NOSTRE AMATE DONNE... CONDIVIDETE!
L'indagine dettagliata è su Antibufala.info dal 2008, ma la riassumo qui per chi ha fretta:
- il piombo non causa il cancro;
- il piombo non è l'ingrediente che produce la persistenza dei rossetti;
- il “test” proposto non rivela affatto l'eventuale presenza di piombo.
2013/04/05
Windows 8 è un flop?
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 05/04/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Quanto è
realmente diffuso Windows 8? Guardiamo i dati
pubblicati dalla società di rilevamento Net Applications, riferiti a
marzo 2013: di tutto il traffico Internet prodotto da sistemi
operativi per desktop, Windows 8 ha rappresentato soltanto il 3,17%,
con un piccolo incremento rispetto a febbraio.
Non è quel
che si dice un boom d’installazioni, considerato che Windows 8 ha
debuttato formalmente a ottobre dell’anno scorso, ma è pur sempre
più di Mac OS 10.8, la più recente versione del sistema operativo
Apple, ed è anche vero che il numero di PC al mondo è in costante
crescita, per cui diventa progressivamente più difficile raggiungere
rapidamente alte percentuali di diffusione.
Windows 8,
fra l’altro, si trova a dover competere in famiglia, ossia con le
proprie versioni precedenti: Windows Vista, che rappresenta poco meno
del 5%; Windows XP, che detiene il 38,7%; e Windows 7, che
attualmente è il più diffuso sistema operativo per desktop (44,7%).
Tanto per
dare un’idea dei ritmi di ricambio e diffusione dei sistemi
operativi, il sorpasso di Windows 7 rispetto a Windows XP è avvenuto
ad agosto 2012, quasi tre anni dopo il lancio. Windows 8 avrebbe
quindi tempo prima di essere dichiarato un flop, però rischia di non
avere la possibilità di raggiungere i suoi fratelli concorrenti:
quest’estate uscirà infatti già il suo successore, soprannominato
provvisoriamente Windows Blue.
Sicurezza: come controllare gli aggiornamenti di Firefox
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 05/04/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Sempre più
spesso gli attacchi informatici arrivano tramite i browser (Firefox,
Chrome, Opera, Internet Explorer e simili) e in particolare
attraverso i loro plug-in,
vale a dire gli elementi aggiuntivi, prodotti da altre società di
software, che permettono al browser per esempio di visualizzare
video, animazioni o giochi.
Purtroppo
questi plug-in si rivelano spesso vulnerabili. Oltretutto,
diversamente dai browser non hanno un sistema di aggiornamento
automatico che tenga l’utente al riparo da versioni vecchie che
hanno falle di sicurezza note e quindi sfruttate dai criminali
informatici. Però per Firefox c’è un test automatico: basta
visitare
per sapere
quali sono i plug-in installati e il loro livello di aggiornamento.
Si attende
qualche istante e si clicca sugli eventuali pulsanti Aggiorna
per scaricare gli aggiornamenti e poi installarli. Al termine
dell’installazione si riavvia Firefox e si ripete la procedura fino
al momento in cui il test dice che tutti i plug-in sono aggiornati.
Quando il malware arriva dalla stampante
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 05/04/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Siamo
abituati ai virus e in generale ai malware che arrivano sulle penne
USB, negli allegati delle mail, nei link sui social network e nelle
copie pirata dei programmi commerciali. Siamo un po’ meno abituati,
e quindi siamo meno guardinghi, nei confronti degli attacchi
informatici perpetrati tramite le stampanti. Naked Security segnala
una forma di attacco particolarmente originale che riguarda le
stampanti-scanner ScanJet della Hewlett-Packard.
Queste
stampanti combinate per uso aziendale sono infatti predisposte per
inviare una mail all’utente quando hanno finito di stampare oppure
effettuare la scansione di un documento. Di conseguenza, gli utenti
sono abituati a ricevere delle mail piuttosto robotiche da questi
apparati e quindi abbassano la guardia quando riconoscono una mail di
questo tipo. Si aspettano che la mail contenga un allegato (la
scansione) o un link e quindi vi cliccano sopra facilmente.
Ma alcuni
criminali informatici stanno imitando proprio questo genere di mail,
inserendovi allegati o link che portano a siti-trappola che infettano
i computer. Nel caso in questione, un clic sul link porta la vittima
a una pagina Web russa. In realtà, quindi, non è la stampante a
diffondere il malware: sono i criminali a creare un’imitazione
delle mail diagnostiche della stampante. E HP non può fare nulla
riguardo l’abuso del proprio nome.
In altre
parole, fate sempre attenzione agli allegati e ai link nelle mail,
anche se sembrano provenire dalla rete informatica interna, e
controllateli con un antivirus aggiornato. Complimenti, comunque,
agli artefici di questa nuova trappola, che mostrano ancora una volta
una grande inventiva. Peccato che non la usino a fin di bene.
Facebook Home, a chi conviene?
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 05/04/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
È presto per
fare bilanci, ma secondo alcuni critici questo potrebbe essere un
colpo da maestro commerciale per Facebook, mentre secondo altri la
novità è destinata a essere un flop. I profeti di sventura
segnalano infatti che non è la prima volta che Facebook viene
integrato in un telefono: nel 2011 c’era il Chacha della HTC, con
tanto di pulsante con la “F” blu, ma fu un fallimento
totale.
I fautori di
Facebook Home, invece, notano che installando questa famiglia di
applicazioni lo smartphone Android diventa a tutti gli effetti un
telefonino marchiato Facebook, scalzando la presenza di Google. Le
app di Google (Gmail, Google Chat e Google Plus) restano, ma vengono
messe completamente in secondo piano, per cui tutta la monetizzazione
di Android che andava a beneficio di Google passa di colpo a
Facebook.
Ci sono anche
delle implicazioni di privacy: dato che gli aggiornamenti degli amici
vengono visualizzati direttamente, senza dover passare dalla
schermata di sblocco, se qualcuno ci ruba il telefono può leggere
tutto il flusso di messaggi privati senza neppure conoscere la
password di sblocco.
Home è
indispensabile? Assolutamente no, se non siete utenti appassionati di
Facebook. E sarà interessante vedere la reazione degli appassionati
che installeranno Home quando, come preannunciato, la schermata
iniziale del loro smartphone ospiterà le pubblicità di Facebook,
diventando un tabellone pubblicitario. C’è il rischio che nella
guerra commerciale fra Google e Facebook quelli che si troveranno fra
l’incudine e il martello saremo noi.
Facebook Home, novità per smartphone
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 05/04/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Ieri Mark
Zuckerberg in persona ha presentato Facebook Home
(https://www.facebook.com/home),
la nuova versione di Facebook per smartphone. Non è una app, ma una
“famiglia di applicazioni” che sarà disponibile per lo
scaricamento gratuito su Google
Play dal 12 aprile prossimo e trasforma il telefonino, mettendo
il social network e i suoi messaggi sempre al centro dell’attenzione,
direttamente nella schermata iniziale del dispositivo, che diventa
una grande immagine interattiva.
Diventa
possibile accentrare tutti gli SMS, i messaggi e le notifiche e
vederli mentre si sta facendo altro, evitando di saltare da un’app
all’altra e quindi velocizzando l’uso del telefonino. Quando
qualcuno ci manda un messaggio, viene fuori una sua mini-foto, una
“chathead”: toccandola possiamo vedere il testo integrale del
messaggio.
Facebook Home
è disponibile soltanto per Android: niente iPhone o Windows Phone,
per ora. E non funziona su tutti i dispositivi Android, ma soltanto
per i modelli HTC One X, HTC One X+, Samsung Galaxy S III e Samsung
Galaxy Note II; funzionerà anche sull’HTC One e sul Samsung Galaxy
S4 quando arriveranno, e nei prossimi mesi aumenterà la sua gamma di
modelli compatibili attraverso una serie di aggiornamenti mensili.
Negli Stati Uniti verrà fornito preinstallato sull’HTC First, che
arriverà in Europa nei prossimi mesi.
A partire dal
12 aprile, nell’attuale app di Facebook comparirà un invito ad
andare su Google Play. Se lo seguite, installerete Home senza perdere
dati o applicazioni; in ogni caso il procedimento è reversibile.
2013/04/04
Per il TGcom si va sui campi da golf in aliscafo
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “nessy81” e alla segnalazione di “manfar”.
Superato lo sgomento iniziale e la preoccupazione per i poveri giardinieri che si vedranno i campi da golf arati dagli aliscafi, ho soltanto una domanda: è più colpevole la capra che non sa cos'è un aliscafo, non riconosce un hovercraft neanche se lo vede in fotografia, ma comunque ha la pretesa di credersi titolato a scrivere in pubblico, o chi gli ha dato lavoro?
Ultimamente sento tanto parlare dell'introduzione del fact-checking, come se fosse una grande scoperta del giornalismo italiano, quando in realtà è semplicemente una forma chic per dire “prima scrivevamo qualunque cazzata senza controllarla”. Forse è il caso di affiancarle anche un po' di goat-checking.
Va notato che, come molto del giornalismo spazzatura, la notizia dell'hovercraft da golf è copiata pari pari dal Daily Mail britannico. Ovviamente senza citare la fonte.
Per gli increduli, il link all'originale del TGcom è qui.
Superato lo sgomento iniziale e la preoccupazione per i poveri giardinieri che si vedranno i campi da golf arati dagli aliscafi, ho soltanto una domanda: è più colpevole la capra che non sa cos'è un aliscafo, non riconosce un hovercraft neanche se lo vede in fotografia, ma comunque ha la pretesa di credersi titolato a scrivere in pubblico, o chi gli ha dato lavoro?
Ultimamente sento tanto parlare dell'introduzione del fact-checking, come se fosse una grande scoperta del giornalismo italiano, quando in realtà è semplicemente una forma chic per dire “prima scrivevamo qualunque cazzata senza controllarla”. Forse è il caso di affiancarle anche un po' di goat-checking.
Va notato che, come molto del giornalismo spazzatura, la notizia dell'hovercraft da golf è copiata pari pari dal Daily Mail britannico. Ovviamente senza citare la fonte.
Per gli increduli, il link all'originale del TGcom è qui.
2013/04/03
Antibufala: il video di Benedetto XVI snobbato dai vescovi
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/04/06.
Circola su Facebook e Youtube un video che sarebbe stato “ripreso dalla TV polacca” durante una “visita di Benedetto XVI in Germania il 22/9/2011” e mostra un gruppo di “Vescovi (probabilmente gli stessi che l'hanno indotto a dimettersi)” che “indietreggiano rifiutandosi di stringergli la mano”.
È un bell'esempio di errata (o forzata) interpretazione delle immagini, tolte dal proprio contesto, che era già stato discusso e sbufalato due anni fa, quando il video era apparso inizialmente su Internet, poco dopo gli avvenimenti mostrati: Benedetto XVI era ancora in carica ed era in visita in Germania presso lo Schloss Bellevue, la residenza ufficiale del presidente tedesco, Christian Wulff, il 22 settembre 2011.
Il Papa non sta porgendo la mano ai prelati, ma li sta presentando al presidente tedesco.
La versione integrale del video, ripreso dalla TV vaticana (non dalla “TV polacca”), mostra (da 5:00 in avanti) che il presidente tedesco fa lo stesso gesto di tendere la mano in segno di presentazione a Benedetto dei membri del proprio governo, come si vede qui accanto. L'equivoco qui è meno facile perché Wulff tende la mano sinistra, mentre Benedetto, quando presenta i propri prelati, tende quella destra.
In altre parole, i “vescovi” non stanno snobbando Benedetto, ma stanno fraintendendo il gesto del Papa, scambiandolo per una mano tesa da stringere (o cogliendo l'occasione per stringerla), quando in realtà a questo punto della cerimonia dovrebbero stringere la mano al presidente tedesco; quindi sono semmai i prelati che stringono la mano al Papa a compiere una gaffe, non quelli che “rifiutano” di farlo. L'audio italiano del video originale cita anche i nomi di alcuni di questi prelati (il cardinale Tarcisio Bertone, per esempio; altri sono identificati negli aggiornamenti qui sotto).
Attenzione, insomma, a non pensare che i video non possano mentire e a non interpretare le immagini secondo la propria visione del mondo invece che secondo il loro contesto.
2013/04/04: questo articolo è stato citato da AGI e da L'Unità condendolo con una ragguardevole serie di strafalcioni.
2013/04/06: la citazione fatta da Tempi.it è molto più corretta. Inoltre Il Vaticanista ha identificato quasi tutti i prelati inquadrati e spiegato l'assurdità dell'idea che queste persone rifiutino di stringere la mano al Papa: molti di loro sono collaboratori strettissimi del Papa (per esempio Guido Marini, Maestro per le Celebrazioni Liturgiche, e il già citato Bertone, Segretario di Stato e responsabile degli Affari Esteri del Vaticano).
Circola su Facebook e Youtube un video che sarebbe stato “ripreso dalla TV polacca” durante una “visita di Benedetto XVI in Germania il 22/9/2011” e mostra un gruppo di “Vescovi (probabilmente gli stessi che l'hanno indotto a dimettersi)” che “indietreggiano rifiutandosi di stringergli la mano”.
È un bell'esempio di errata (o forzata) interpretazione delle immagini, tolte dal proprio contesto, che era già stato discusso e sbufalato due anni fa, quando il video era apparso inizialmente su Internet, poco dopo gli avvenimenti mostrati: Benedetto XVI era ancora in carica ed era in visita in Germania presso lo Schloss Bellevue, la residenza ufficiale del presidente tedesco, Christian Wulff, il 22 settembre 2011.
Il Papa non sta porgendo la mano ai prelati, ma li sta presentando al presidente tedesco.
La versione integrale del video, ripreso dalla TV vaticana (non dalla “TV polacca”), mostra (da 5:00 in avanti) che il presidente tedesco fa lo stesso gesto di tendere la mano in segno di presentazione a Benedetto dei membri del proprio governo, come si vede qui accanto. L'equivoco qui è meno facile perché Wulff tende la mano sinistra, mentre Benedetto, quando presenta i propri prelati, tende quella destra.
In altre parole, i “vescovi” non stanno snobbando Benedetto, ma stanno fraintendendo il gesto del Papa, scambiandolo per una mano tesa da stringere (o cogliendo l'occasione per stringerla), quando in realtà a questo punto della cerimonia dovrebbero stringere la mano al presidente tedesco; quindi sono semmai i prelati che stringono la mano al Papa a compiere una gaffe, non quelli che “rifiutano” di farlo. L'audio italiano del video originale cita anche i nomi di alcuni di questi prelati (il cardinale Tarcisio Bertone, per esempio; altri sono identificati negli aggiornamenti qui sotto).
Attenzione, insomma, a non pensare che i video non possano mentire e a non interpretare le immagini secondo la propria visione del mondo invece che secondo il loro contesto.
Aggiornamenti
2013/04/04: questo articolo è stato citato da AGI e da L'Unità condendolo con una ragguardevole serie di strafalcioni.
2013/04/06: la citazione fatta da Tempi.it è molto più corretta. Inoltre Il Vaticanista ha identificato quasi tutti i prelati inquadrati e spiegato l'assurdità dell'idea che queste persone rifiutino di stringere la mano al Papa: molti di loro sono collaboratori strettissimi del Papa (per esempio Guido Marini, Maestro per le Celebrazioni Liturgiche, e il già citato Bertone, Segretario di Stato e responsabile degli Affari Esteri del Vaticano).
2013/04/02
“2001” compie 45 anni
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Il 2 aprile 1968 debuttava all'Uptown Theater di Washington 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. I suoi effetti visivi senza paragoni e la sua regia e fotografia reggono stupendamente ancora oggi, ma soprattutto è il suo tema senza tempo (siamo soli nel cosmo?) ad attraversare quattro decenni e mezzo senza aver perso nulla della propria profondità. 2001 fu, in sostanza, il primo film di fantascienza “serio”, che diede pari cittadinanza a questo genere solitamente relegato in seconda classe. Se volete saperne di più, potete stuzzicare l'appetito con questi miei articoli dedicati a 2001.
La NASA ha segnalato l'anniversario via Twitter linkando la splendida illustrazione di Robert McCall che fu usata per le locandine del film (non è un caso che la futura capsula spaziale della NASA si chiami Orion come lo Shuttle che si vede nel film di Kubrick). Qui sotto ne vedete una versione ridotta; quella ad alta risoluzione è qui.
Tirate fuori il Blu-ray del film, se l'avete, e godetevelo sullo schermo più grande che avete; non sarà il Cinerama o 70 mm dell'originale, ma è un buon inizio. Se non avete il Blu-ray, perlomeno canticchiate il Danubio Blu, e pensate che abbiamo davvero una Stazione Spaziale Internazionale, abitata ininterrottamente da più di dieci anni, che volteggia nel cielo sopra di noi. Pensate che pochi giorni fa un'astronave vi ha attraccato e l'abbiamo potuta seguire in diretta via Internet.
Per una gustosa coincidenza, Samantha Cristoforetti ha postato poco fa una serie di foto del proprio addestramento con lo European Robotic Arm che verrà installato prossimamente sulla Stazione Spaziale Internazionale. Una di queste foto, che vedete qui sotto, mi ha ricordato un aneddoto raccontato da Arthur C. Clarke, coautore di 2001 insieme a Kubrick, nel libro The Lost Worlds of 2001:
Cliccate sulla foto per ingrandirla e guardate il pannello dei comandi usato da Samantha...
Il 2 aprile 1968 debuttava all'Uptown Theater di Washington 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. I suoi effetti visivi senza paragoni e la sua regia e fotografia reggono stupendamente ancora oggi, ma soprattutto è il suo tema senza tempo (siamo soli nel cosmo?) ad attraversare quattro decenni e mezzo senza aver perso nulla della propria profondità. 2001 fu, in sostanza, il primo film di fantascienza “serio”, che diede pari cittadinanza a questo genere solitamente relegato in seconda classe. Se volete saperne di più, potete stuzzicare l'appetito con questi miei articoli dedicati a 2001.
La NASA ha segnalato l'anniversario via Twitter linkando la splendida illustrazione di Robert McCall che fu usata per le locandine del film (non è un caso che la futura capsula spaziale della NASA si chiami Orion come lo Shuttle che si vede nel film di Kubrick). Qui sotto ne vedete una versione ridotta; quella ad alta risoluzione è qui.
Tirate fuori il Blu-ray del film, se l'avete, e godetevelo sullo schermo più grande che avete; non sarà il Cinerama o 70 mm dell'originale, ma è un buon inizio. Se non avete il Blu-ray, perlomeno canticchiate il Danubio Blu, e pensate che abbiamo davvero una Stazione Spaziale Internazionale, abitata ininterrottamente da più di dieci anni, che volteggia nel cielo sopra di noi. Pensate che pochi giorni fa un'astronave vi ha attraccato e l'abbiamo potuta seguire in diretta via Internet.
Orion Leaving Space Station, di Robert McCall. Credit: Robert McCall/MGM. |
Aggiornamento
Per una gustosa coincidenza, Samantha Cristoforetti ha postato poco fa una serie di foto del proprio addestramento con lo European Robotic Arm che verrà installato prossimamente sulla Stazione Spaziale Internazionale. Una di queste foto, che vedete qui sotto, mi ha ricordato un aneddoto raccontato da Arthur C. Clarke, coautore di 2001 insieme a Kubrick, nel libro The Lost Worlds of 2001:
29 maggio 1966. Visita sul set da parte dell'addetto dell'aviazione sovietica. Ha guardato tutte le targhette d'istruzioni sui pannelli dell'astronave e ha detto, assolutamente serio, 'Si rende conto, ovviamente, che tutte queste scritte dovrebbero essere in russo.'
Cliccate sulla foto per ingrandirla e guardate il pannello dei comandi usato da Samantha...
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