Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2014/07/11
Quanti informatici ci vogliono per cambiare una lampadina “smart” vulnerabile?
“Internet delle cose” è lo slogan del momento e rappresenta l'idea che gli oggetti più disparati e impensabili dialoghino tra loro via Internet e senza fili; orologi, bilance televisori, lampadine, allarmi antifumo, defibrillatori, telecamere di sorveglianza. Si stima che entro il 2020 ci saranno oltre 26 miliardi di oggetti con Internet integrata. Sembra un'idea geniale, perché l'interconnessione consente di fornire servizi nuovi e utili e ridurre i costi, ma se non è realizzata con criterio diventa un rischio.
Molte aziende che non hanno esperienza di sicurezza informatica stanno integrando Internet nei propri dispositivi senza le dovute cautele e competenze, e i risultati si vedono: per esempio, è emersa di recente una falla che permetteva a chiunque fosse a portata di Wi-Fi di prendere il controllo delle lampadine “intelligenti” della LIFX.
Queste lampadine LED sono appunto interconnesse via Wi-Fi in modo da poter essere accese e spente tramite uno smartphone abilitato. Ma condividevano le credenziali di accesso alla rete Wi-Fi senza protezione adeguata, per cui era facile rubare queste credenziali semplicemente studiando come erano fatte le lampadine, analizzando il traffico di dati diffuso via Wi-Fi e imitando via computer il segnale di una lampadina “smart”.
Gli effetti di attacchi di questo genere sono notevoli: immaginate un virus che invece di bloccarvi il computer vi lascia al buio un intero edificio o vi assilla facendo accendere a caso le luci nel cuore della notte. Cosa forse peggiore, se le lampadine sono sulla stessa rete Wi-Fi utilizzata dai computer di un'azienda, possono essere usate come punto debole del sistema per captare la password della rete.
I ricercatori della Context Information Security che hanno scoperto la falla hanno agito responsabilmente e hanno allertato la casa produttrice delle lampadine, che ha reso disponibile un aggiornamento di firmware che risolve la falla. Ma resta il problema di informare gli acquirenti e nasce la situazione surreale di dover chiamare un informatico per aggiustare una lampadina.
Molte aziende che non hanno esperienza di sicurezza informatica stanno integrando Internet nei propri dispositivi senza le dovute cautele e competenze, e i risultati si vedono: per esempio, è emersa di recente una falla che permetteva a chiunque fosse a portata di Wi-Fi di prendere il controllo delle lampadine “intelligenti” della LIFX.
Queste lampadine LED sono appunto interconnesse via Wi-Fi in modo da poter essere accese e spente tramite uno smartphone abilitato. Ma condividevano le credenziali di accesso alla rete Wi-Fi senza protezione adeguata, per cui era facile rubare queste credenziali semplicemente studiando come erano fatte le lampadine, analizzando il traffico di dati diffuso via Wi-Fi e imitando via computer il segnale di una lampadina “smart”.
Gli effetti di attacchi di questo genere sono notevoli: immaginate un virus che invece di bloccarvi il computer vi lascia al buio un intero edificio o vi assilla facendo accendere a caso le luci nel cuore della notte. Cosa forse peggiore, se le lampadine sono sulla stessa rete Wi-Fi utilizzata dai computer di un'azienda, possono essere usate come punto debole del sistema per captare la password della rete.
I ricercatori della Context Information Security che hanno scoperto la falla hanno agito responsabilmente e hanno allertato la casa produttrice delle lampadine, che ha reso disponibile un aggiornamento di firmware che risolve la falla. Ma resta il problema di informare gli acquirenti e nasce la situazione surreale di dover chiamare un informatico per aggiustare una lampadina.
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