Circola già da qualche tempo una catena di Sant’Antonio che cita queste parole, attribuendole a Papa Francesco:
"Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qualche volta irritato, ma non dimenticate che la tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi impedirle che vada in declino.In molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano.Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice, non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.
Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi.
Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma essere allegri nell'anonimato.Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi.Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado viaggiare dentro il proprio essere.
Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia.È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un'oasi nei recessi della nostra anima.
È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.
È saper parlare di sé.
È aver coraggio per ascoltare un "No".
È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta.
È baciare i figli, coccolare i genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci feriscono.
Essere felici è lasciar vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice.
È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato”.
È avere il coraggio di dire: “Perdonami”.
È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te”.
È avere la capacità di dire: “Ti amo”.
Che la tua vita diventi un giardino di opportunità per essere felice ...
Che nelle tue primavere sii amante della gioia.
Che nei tuoi inverni sii amico della saggezza.
E che quando sbagli strada, inizi tutto daccapo.
Poiché così sarai più appassionato per la vita.
E scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta.Ma usare le lacrime per irrigare la tolleranza.
Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.
Utilizzare gli errori per scolpire la serenità.
Utilizzare il dolore per lapidare il piacere.
Utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre dell'intelligenza.
Non mollare mai ....
Non rinunciare mai alle persone che ami.
Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spettacolo incredibile!"
A quanto pare i numerosi abitanti del Condividistan, regione depressa tristemente nota per la cronica incapacità dei nativi di leggere o pensare prima di inoltrare a tutti qualunque cosa ricevano sullo smartphone, non si chiedono perché mai Papa Francesco dovrebbe usare frasi come “Utilizzare il dolore per lapidare il piacere” ed esprimersi in modo così sgrammaticato.
È particolarmente sconfortante il fatto che abbocchino anche molti seguaci del Papa, che dovrebbero conoscere piuttosto bene i temi e gli stili papali e dovrebbero sapere che tutti i suoi discorsi sono archiviati online. Infatti queste parole non sono sue (lo nota anche La Stampa) ma provengono, tradotte, dal libro Dez Leis Para Ser Feliz (in spagnolo Diez leyes para ser feliz) di Augusto Cury, come segnala Blogdazero.
Ma la cosa che più mi sconforta non è chi crede che queste parole provengano dal Papa: è la consapevolezza che ci dev’essere stato qualcuno che per primo ha preso queste parole e le ha intenzionalmente attribuite al Papa prima di diffonderle. Perché? Con quale tornaconto? Boh. Se Dante vivesse oggi, nell’epoca dei social network e di WhatsApp, scommetto che concepirebbe un girone apposito per chi avea del cell fatto trombetta.
2016/01/04: Bufale un tanto al chilo segnala che in questa bufala è incappato anche Biagio Antonacci, amplificandola di conseguenza. Mai fidarsi delle celebrità che fanno da garanti apparenti per le catene di Sant’Antonio.
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