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Il Disinformatico: astronautica

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2016/10/03

Promemoria: astronauta lunare Al Worden a Milano il 14-15 ottobre. Prenotatevi in fretta

Come già preannunciato tempo addietro, il colonnello Alfred Worden, protagonista della missione lunare Apollo 15 insieme a Dave Scott e Jim Irwin, sarà per la prima volta in Italia venerdì 14 ottobre e sabato 15 ottobre.

Worden pilotò il Modulo di Comando, ossia il veicolo principale della missione, portando i suoi compagni prima in orbita intorno alla Luna e poi fino a pochi chilometri dalla superficie lunare, dove li sganciò dentro il Modulo Lunare con il quale scesero sulla Luna.

Worden divenne così l’essere umano più isolato dell’universo, restando per tre giorni da solo a orbitare intorno alla Luna, trascorrendo metà del tempo fuori dalla portata di ogni comunicazione radio (essendo occultato dalla Luna).

Durante il ritorno verso la Terra, Al Worden stabilì un altro primato, diventando il primo essere umano a effettuare una “passeggiata spaziale” nello spazio profondo, a oltre 300.000 chilometri dalla Terra.


Falling to Earth, di Ed Hengeveld

Tutti i dettagli su come partecipare alla cena di gala e/o alla conferenza sono sul sito di Luigi Pizzimenti, grande appassionato e storico delle missioni spaziali nonché curatore della sezione Spazio del Museo del Volo Volandia e amico personale dell’astronauta. Io ci sarò, sia come appassionato, sia come traduttore e interprete di Worden.

2016/07/31

Al Worden, astronauta lunare, sarà in Italia il 14 e 15 ottobre. Ecco come incontrarlo

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/08/01 00:15.

Il colonnello Alfred Worden, protagonista della missione lunare Apollo 15 di cui ricorre proprio in questi giorni il quarantacinquesimo anniversario, sarà per la prima volta in Italia per un evento speciale venerdì 14 ottobre e sabato 15 ottobre.

Worden pilotò il Modulo di Comando, ossia il veicolo principale della missione, portando i suoi compagni d’equipaggio Dave Scott e Jim Irwin prima in orbita intorno alla Luna e poi fino a pochi chilometri dalla superficie lunare, dove li sganciò dentro il Modulo Lunare con il quale scesero sulla Luna.

Durante l’attività lunare dei suoi compagni, Worden divenne l’essere umano più isolato dell’universo, restando per tre giorni da solo a orbitare intorno alla Luna, trascorrendo metà del tempo fuori dalla portata di ogni comunicazione radio, dietro la Luna, e trovandosi fino a 3596 chilometri di distanza dagli esseri umani più vicini (i suoi compagni di viaggio, sulla Luna). Durante la propria missione solitaria effettuò una ricognizione fotografica dettagliatissima della superficie lunare insieme a molti altri esperimenti.

Nel corso del viaggio di ritorno verso la Terra, Al Worden stabilì un altro primato, diventando il primo essere umano a effettuare una “passeggiata spaziale” nello spazio profondo, a oltre 300.000 chilometri dalla Terra.


Falling to Earth, di Ed Hengeveld.

Al Worden sarà in Italia grazie a Luigi Pizzimenti, grande appassionato e storico delle missioni spaziali (è suo, fra l’altro il tour Ti Porto la Luna che ha portato in Italia le rocce lunari raccolte dagli astronauti) e amico personale dell’astronauta.

L’evento include una cena di gala con Al Worden, con asta di modelli e fotografie autografate, due sessioni autografi e una conferenza, e si terrà nelle vicinanze dell’aeroporto di Malpensa: i dettagli verranno comunicati a chi si iscrive. Da parte mia posso dirvi solo che ci sarò, sia come appassionato, sia come traduttore e interprete di Worden. Per qualsiasi chiarimento su orari, costi e modalità di partecipazione, consultate il sito di Luigi. Ma affrettatevi, perché l’incontro ha un numero di posti limitato ed ha già ricevuto un numero notevole di prenotazioni.


2016/07/31 23:30. Aggiungo un paio di postille per rispondere ad un paio di commenti inviatimi con la curiosa preghiera di non pubblicarli.

La prima è che non prendo soldi per partecipare a quest’evento o per pubblicizzarlo e non ho commissioni sugli ingressi o altro. Offro il mio servizio di traduzione del tutto gratuitamente a Luigi perché siamo amici e perché per me conoscere un astronauta e lavorare al suo fianco è un sogno e un onore.

La seconda è per chi si lamenta che i costi sono alti. Scusate la schiettezza, ma quanto costa un biglietto per andare a vedere una partita di calcio di Serie A? Quanto costa un concerto di una popstar? Una cena al ristorante con la famiglia?

Avete l’occasione di trovarvi sotto casa, in Italia, uno dei soli ventiquattro uomini che sono andati fino alla Luna e di incontrarlo a tu per tu. Il numero dei partecipanti è limitato proprio per dare a tutti quest’esperienza. Avete un’occasione che probabilmente non vi capiterà più, perché non troverete mai il tempo e i soldi per andare negli Stati Uniti a incontrare gli astronauti delle missioni Apollo, e verrà purtroppo il giorno in cui sarà troppo tardi per poterlo fare.

Tutti i sogni costano fatica. Altrimenti che sogni sono?

2016/04/12

12 aprile 1981: vent’anni dopo Gagarin avevamo già un aereo che andava nello spazio

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori ed è tratto dal mio e-book gratuito Almanacco dello Spazio. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/04/13 15:20.


Sono le sette del mattino, ora della Florida, del 12 aprile 1981: a vent’anni esatti dal primo volo spaziale di un essere umano, dopo aver visitato sei volte la Luna, debutta il Columbia, che si leva dalla Rampa A del Complesso di Lancio 39 del Kennedy Space Center e in otto minuti porta nello spazio John Young (veterano di due voli in orbita terrestre con Gemini 3 e 10 e di due missioni lunari con Apollo 10 e 16) e Bob Crippen (al suo primo volo) per la missione STS-1, la prima di ben 135 che verranno effettuate nell’arco di trent'anni dalla flotta degli Shuttle (oltre al Columbia ci saranno poi Atlantis, Challenger, Endeavour e Discovery). STS sta per Space Transportation System. In questa prima missione il Columbia vola per due giorni, 6 ore e 20 minuti ed effettua 37 orbite, rientrando e planando sulla pista 23 presso la base militare Edwards in California il 14 aprile.

Il volo di debutto del Columbia avviene esattamente a vent’anni di distanza dallo storico volo di Gagarin solo per una felice coincidenza: la data di lancio prevista inizialmente per il Columbia era il 10 aprile, ma un malfunzionamento di uno dei computer di bordo ha imposto un rinvio di due giorni.

La missione è costellata di primati: è il primo volo con equipaggio da parte degli Stati Uniti dopo sei anni di pausa (il volo precedente era stato l’Apollo-Soyuz nel 1975); è la prima volta che un veicolo spaziale statunitense trasporta un equipaggio durante il volo inaugurale; è la prima volta che la NASA usa motori a propellente solido per un lancio con equipaggio; è la prima volta che un equipaggio rientra da un volo orbitale usando un veicolo dotato di ali, che effettua una planata e atterra come un aliante, invece di una capsula che precipita dallo spazio e poi tocca terra appesa a dei paracadute; è il primo volo di un veicolo orbitale riutilizzabile (solo il grande serbatoio esterno viene eliminato a ogni lancio, mentre i razzi laterali a propellente solido ricadono nell’oceano sotto dei paracadute e vengono recuperati); il Columbia è il veicolo spaziale più pesante (96 tonnellate, esclusi i razzi laterali e il serbatoio esterno) mai lanciato e riportato a terra fino a quel momento; è il primo a usare uno scudo termico ceramico riutilizzabile; è il primo aereo-razzo a volare in atmosfera a oltre 10 volte la velocità del suono; è il primo veicolo spaziale a usare un sistema di manovra interamente digitale fly-by-wire, progenitore di quelli usati oggi sugli aerei di linea.

La tecnologia avanzatissima (per l'epoca) dello Shuttle non è priva di rischi, dettati non solo dai finanziamenti insufficienti, che impongono scelte tecniche meno caute, ma anche dai requisiti estremi imposti dal Dipartimento della Difesa statunitense, che intende usare questo veicolo per missioni militari: durante il volo inaugurale e anche in quelli successivi, molte piastrelle dello scudo termico si staccheranno o verranno asportate dalla violenza del decollo. Nel 2003 John Young rivelerà che durante questo primo volo del Columbia la protezione termica ha una falla che permette a dei gas roventi di penetrare nel vano del carrello destro, facendolo cedere parzialmente. Il fatto stesso di mettere degli astronauti a bordo di un veicolo spaziale radicalmente nuovo che non ha mai volato prima, invece di effettuare un volo di verifica generale senza equipaggio, denota un’accettazione del rischio molto diversa da quella consueta della NASA, tanto che la NASA stessa definisce questa missione “il volo di collaudo più coraggioso della storia”.

Gli astronauti non sanno prendersi sul serio.
Crippen e Young il giorno prima di andare nello spazio su un
aereo-razzo che non ha mai volato prima.

L’America ritorna nello spazio: sono momenti di entusiasmo che però cederanno poi il passo alla realtà. Far volare “una farfalla legata ad un proiettile”, come dicono i suoi equipaggi, come se fosse un camion spaziale è un’impresa che spinge ogni volta al limite le risorse tecniche e umane della NASA.

La manutenzione del veicolo per riportarlo in condizioni di volo si rivelerà molto più complessa e costosa del previsto, rendendo impossibile arrivare alla frequenza di voli quasi settimanale annunciata all’inizio del progetto. La flotta Shuttle non raggiungerà mai i livelli di affidabilità attesi e le riduzioni di costo previste e causerà la morte di quattordici astronauti in due incidenti (Challenger, 1986, e Columbia, 2003). I lanci militari previsti dalla base di Vandenberg non avverranno mai, nonostante sia stata costruita un’apposita rampa di lancio, a causa di questi problemi, e il Dipartimento della Difesa tornerà gradualmente a usare vettori non riutilizzabili e senza equipaggio. Ma lo Shuttle e la sua grande capacità di trasporto (sia dalla Terra, sia verso la Terra), insieme all’insostituibile versatilità dei suoi equipaggi, daranno vita a moltissimi progetti spaziali, come il telescopio spaziale Hubble, i laboratori Spacehab e Spacelab, le sonde Galileo e Magellan e quasi tutta la Stazione Spaziale Internazionale.

Il Columbia volerà in tutto 28 volte, per un totale di poco meno di 301 giorni nello spazio, e concluderà tragicamente la propria storia disintegrandosi durante il rientro il primo febbraio 2003, portando con sé i sette membri del suo equipaggio. Ma questo, in quel festoso giorno di aprile del 1981, non lo sa ancora nessuno.

Lo storico volo spaziale di Gagarin fu intercettato e confermato dalla NSA

Questo articolo era stato scritto inizialmente per Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera ma non è più disponibile sul sito della RSI, per cui lo ripubblico qui in versione aggiornata. Ultimo aggiornamento: 2016/04/12 18:50.

Si celebra oggi il cinquantacinquesimo anniversario del primo volo spaziale umano, quello effettuato dal russo Yuri Gagarin il 12 aprile 1961, e tornano le ipotesi di messinscena o di altri voli precedenti che sarebbero falliti tragicamente e sarebbero stati censurati e tenuti nascosti. C'è un fatto poco conosciuto che può essere utile per chiarire come andarono le cose e conferma che Gagarin andò davvero nello spazio: le sue trasmissioni video furono intercettate dai servizi di intelligence statunitensi. Le immagini, sgranate e distorte ma sufficienti a confermare la presenza di un cosmonauta a bordo del veicolo orbitante, sono pubblicate da Sven Grahn in un dettagliatissimo articolo intitolato TV from Vostok. Le vedete qui accanto.

La fonte di queste immagini è un documento della CIA oggi disponibile su Internet: s’intitola Snooping on Space Pictures, risale al 1964 e fu reso pubblico nel 1994. Nel documento si dichiara che “venti minuti [dopo il decollo della Vostok] furono rilevate trasmissioni mentre il veicolo passava sopra l’Alaska. Solo 58 minuti dopo il lancio, l’NSA riferì che la lettura in tempo reale dei segnali mostrava chiaramente un uomo e lo mostrava mentre si muoveva. Prima che Gagarin avesse completato il suo storico volo di 108 minuti, elementi dell’intelligence avevano una conferma tecnica che un cosmonauta sovietico era in orbita ed era vivo.”

L'annuncio ufficiale di Radio Mosca fu diramato pochi minuti prima di questa conferma. Presso Firstorbit.org c’è un magnifico video commemorativo, First Orbit, realizzato per il cinquantenario della missione, che ricostruisce con estrema fedeltà, attraverso immagini reali riprese da Paolo Nespoli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale fra dicembre 2010 e gennaio 2011, quello che vide Gagarin durante la sua orbita. Il sito include una vasta collezione di registrazioni filmate e sonore e di fotografie rare.


Per tutti coloro che sono intrigati dalle tesi di chi sostiene che ci furono altri cosmonauti prima di Gagarin e che Yuri fu il primo a tornare vivo rimando all’ottimo libro di Luca Boschini, Cosmonauti perduti (edito da Prometeo), che grazie a ricerche approfondite sui documenti sovietici originali smonta queste fantasie ma rivela intrighi ancora più affascinanti: non dimentichiamo che all’epoca il volo di Gagarin, come tutto il programma spaziale sovietico, fu coperto da un segreto ossessivo che oggi sembra quasi inconcepibile.

Nelle comunicazioni radio del volo di Gagarin, i responsabili e i tecnici a terra furono citati usando numeri al posto dei nomi (Sergei Korolev era il Numero 20, il generale Nikolai Kamanin era il Numero 33; Leonov fu citato solo come Blondin). Il fatto che Gagarin non rimase a bordo fino all'atterraggio (perché la capsula non era in grado di effettuare un atterraggio morbido) fu tenuto segreto, anche per non invalidare l'omologazione internazionale del record. Le foto degli altri cosmonauti furono censurate sistematicamente per nasconderne le identità. La forma della Vostok rimase ignota, obbligando i giornali a lavorare di fantasia.

Una foto di Gagarin rilasciata in tempi recenti dall’ente spaziale russo Roscosmos.

Adesso siamo abituati a vedere i lanci delle Soyuz russe in diretta TV e ci sembra normale avere la GoPro di bordo che mostra Samantha Cristoforetti (e prossimamente Paolo Nespoli) all’interno della capsula mentre si arrampica verso lo spazio; ma queste sarebbero state cose inaudite in quell’incredibile giorno di aprile del 1961, quando la fantascienza divenne realtà, soltanto sedici anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Ecco un po’ di copertine di giornali e riviste italiane dell’epoca, tratte dall’archivio di Gianluca Atti, che ringrazio per aver messo a disposizione la sua vasta collezione anche per l’Almanacco dello Spazio. Notate le rappresentazioni della Vostok totalmente inventate: nessuno sapeva com’era realmente al di fuori di pochissimi addetti ai lavori in Unione Sovietica. L’ultima immagine la mostra com’era realmente.

Gagarin, in tuta da paracadutista e pilota (non in tuta spaziale), su Oggi.


L’illustrazione totalmente fantastica e improbabile della Domenica del Corriere, con una capsula alata e dotata di finestrini enormi.


L’illustrazione di Stampa Sera mostra addirittura Gagarin seduto in direzione opposta al senso di marcia.


La realtà, rivelata tempo dopo: la vera configurazione della Vostok.

2016/02/28

50 anni fa la NASA perdeva due astronauti: Charles Bassett ed Elliott See

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È il 28 febbraio 1966. La NASA, con il programma Gemini, sta imparando tutto quello che serve sapere per poter mandare degli astronauti sulla Luna: come camminare e lavorare in assenza di peso, come effettuare rendez-vous e attracchi fra due veicoli spaziali. Molti membri degli equipaggi delle missioni Gemini viaggeranno poi fino alla Luna: Neil Armstrong, Buzz Aldrin, Tom Stafford, John Young e Gene Cernan, per citarne alcuni.

Ma l’equipaggio della Gemini IX, costituito da Elliot See e Charles Bassett II, non avrà questa possibilità. See, 38 anni, e Bassett, 34 anni, partono intorno alle sette di mattina dalla base di Ellington, diretti allo stabilimento della McDonnell a St. Louis, a bordo di un addestratore T-38, accompagnati dall’equipaggio di riserva, Tom Stafford e Gene Cernan, su un altro T-38. Devono trascorrere a St. Louis una decina di giorni per ispezionare la loro capsula Gemini ed addestrarsi nel simulatore.

Alla partenza il tempo è ottimo, ma a St. Louis piove; le nuvole sono basse (a 600 metri di quota) e la visibilità è scarsa. All’arrivo sopra la base aerea di Lambert Field, poco prima delle nove, i due jet si trovano troppo vicini alla fine della pista d’atterraggio e così See vira a sinistra, stando sotto le nuvole, mentre Stafford si arrampica e rientra nelle nubi per tentare un altro avvicinamento, cosa che gli riesce senza problemi.

Ma la virata di See porta il suo T-38 vicino all’Edificio 101 della McDonnell, dove i tecnici stanno lavorando proprio alla capsula Gemini che dovrà portare See e Bassett nello spazio. Rendendosi forse conto di star perdendo quota troppo rapidamente, See accende i postbruciatori e tenta di virare bruscamente a destra, ma è troppo tardi: l’aereo colpisce il tetto dell’edificio con un’ala e si schianta, incendiandosi e uccidendo Bassett e See. Frammenti del loro aereo colpiscono la capsula Gemini. See viene sbalzato fuori dall'aereo; il suo cadavere viene ritrovato in un parcheggio adiacente. La testa di Bassett viene trovata incastrata fra le travi del tetto dell’Edificio 101. Se l’aereo fosse stato leggermente più basso, avrebbe distrutto la capsula e soprattutto ucciso decine di specialisti che vi lavoravano, mettendo in crisi l’intero progetto di arrivare alla Luna.

Non è il primo incidente che tronca la vita di un astronauta: era già successo con Theodore Freeman nel 1964. Ma è la la prima volta che la NASA si trova costretta a rimpiazzare l’equipaggio primario di una missione con quello di riserva. Stafford e Cernan voleranno nello spazio con la Gemini IX e diventeranno i primi ad effettuare con successo tre rendez-vous; in seguito voleranno insieme fino alla Luna con Apollo 10.

L’incidente aereo innesca un effetto domino che cambia il corso della storia: senza la morte di Bassett e See, per esempio, Buzz Aldrin non sarebbe stato scelto come membro di riserva per Gemini IX e non avrebbe volato con la Gemini XII a novembre del 1966; probabilmente non sarebbe stato il pilota del modulo lunare di Apollo 11 e quindi non sarebbe stato il secondo uomo a camminare sulla Luna. Inoltre Gene Cernan probabilmente non sarebbe stato l’ultimo uomo sulla Luna. Aldrin, amico e vicino di casa di Bassett, non dimenticherà mai che la sua presenza nei libri di storia è frutto di questa tragedia.

See e Bassett verranno sepolti al Cimitero Nazionale di Arlington, uno vicino all’altro. I loro nomi non sono noti ai più, forse perché sono morti prima di andare nello spazio, ma sono incisi nello Space Mirror Memorial al Centro Spaziale Kennedy, insieme a tutti gli altri astronauti deceduti nello svolgimento del proprio compito, e sono stati portati sulla Luna dagli astronauti di Apollo 15 nella targa che accompagna la statuetta Fallen Astronaut collocata nei pressi della Hadley Rille.



Per aspera ad astra.


Fonti: NASA, AmericaSpace.

2016/02/05

Ci ha lasciato Edgar Mitchell, astronauta lunare

Ultimo aggiornamento: 2016/02/07 22:40.

Ed Mitchell mi firma il catalogo originale NASA delle foto della sua missione lunare.
Credit: Rodri Van Click, Tramelan, luglio 2014.

Si è spento ieri a 85 anni Edgar Mitchell, membro della missione Apollo 14 che esplorò la Luna insieme ad Alan Shepard esattamente 45 anni fa, a febbraio del 1971. La notizia è stata data oggi.

Mitchell era noto non solo per aver camminato sulla Luna ma anche per le sue controverse opinioni sulle visite di extraterrestri e sul paranormale e per la sua visione spirituale anticonformista dell’esistenza, che lo portarono a dedicare la propria vita, dopo la Luna, a quelle che lui chiamava le scienze noetiche e alla propria percezione potente della fondamentale interconnessione di ogni cosa nell’Universo maturata durante quelle ore passate sulla Luna. Quella stessa interconnessione che mi porta proprio in queste ore, insieme a tanti appassionati, a ricostruire con un livetweet su @attivissimoLIVE la sua missione.

Ed Mitchell sulla Luna, febbraio 1971.

Sviluppi una consapevolezza globale istantanea, un orientamento verso le persone, un'intensa insoddisfazione per lo stato del mondo, e ti senti in dovere di fare qualcosa in proposito. Da là fuori, sulla Luna, la politica internazionale sembra così meschina. Ti viene voglia di prendere per la collottola un politico, trascinarlo lontano quattrocentomila chilometri e dirgli “Guardati intorno, stronzo” – Ed Mitchell

Come potete leggere, Mitchell non era il tipo da fare giri di parole o smancerie: lo imparò a proprie spese un certo lunacomplottista americano, col cui nome non voglio sporcare questo ricordo di Ed, quando usò credenziali false per ottenere un’intervista a casa di Mitchell. Quando l’astronauta si accorse dell’inganno, assecondò l’intervistatore menzognero giurando pazientemente sulla Bibbia che era andato sulla Luna, come richiesto, e poi lo prese a ginocchiate nel sedere, cacciandolo fuori di casa sotto gli occhi della troupe del lunacomplottista. Le loro telecamere immortalarono il rendez-vous spaziale ad alta velocità fra rotula d’astronauta e coccige di cretino. Sì, ho il video: è abbastanza facile da trovare in Rete.

Ho avuto l’onore di incontrare Ed Mitchell varie volte e porterò con me per sempre il ricordo di una persona serenamente magnifica, sempre straordinariamente modesta e disponibile, oltre che di un astronauta di rara bravura. Grazie, Ed: mancherai a tanti.


Fonti: Palm Beach Post, Collectspace.


2015/12/30

Antibufala: incredibili dichiarazioni degli astronauti su cosa si prova nello spazio

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È già un po’ che questa storia fa capolino su Twitter, principalmente in inglese e fra gli appassionati di spazio, per cui approfitto di questi giorni di relativa calma per pubblicare un’indaginetta che chiarisca come stanno realmente le cose.

Circola in Rete, soprattutto nei social network, una serie di dichiarazioni strane, divertenti e sconcertanti attribuite a vari astronauti recenti e veterani: per esempio Charles Duke e Gene Cernan, che camminarono sulla Luna nelle missioni Apollo, e Terry Virts e Barry Wilmore, compagni di viaggio di Samantha Cristoforetti. Ecco le loro parole, tradotte in italiano e riportate in originale.

Charles Duke – “Immagina che il tuo corpo sia una patata. Adesso immagina che su quella patata non agisca la gravità, e bingo: questa è la sensazione che hai nello spazio.” [“Imagine your body as a potato. Now, imagine no gravity acting on that potato, and bingo: That’s what space feels like.”]

Eugene Cernan – “È fonte di grande ispirazione vedere l’intero globo luccicante sotto di te e renderti conto che è qui che ha avuto inizio il prog rock.” [“It’s so inspiring to see the entire globe shimmering below you and realize that this is where prog rock started.”]

Bernard A. Harris Jr. – “La parte migliore è farti fare una foto mentre fai lo stacco da terra di un bilanciere da 1500 chili. Non c’è gravità, per cui è facilissimo da sollevare, ma sembri fortissimo lo stesso.” [“The best part was getting your picture taken while deadlifting a 3,000-pound barbell. There’s no gravity, so it’s super easy to lift, but you still look really strong.”]

Eileen Collins – “Non vedevo l’ora di essere senza peso, ma a me la gravità nello spazio funziona ancora. È un po’ una fregatura vedere che tutti gli altri astronauti fluttuano e io intanto sono appiccicata al pavimento.” [“I was looking forward to being weightless, but gravity still works for me in space. It kind of sucks seeing all the other astronauts floating around while I’m stuck on the floor.”]

Mae Jemison – “Ci sono un sacco di continenti in più che si vedono solo dallo spazio. Finora ne ho contati 18, ma ne trovo altri in continuazione.” [“There are a bunch of extra continents you can only see from space. So far, I’ve counted 18 continents, but I find more all the time.”]

Barry Wilmore – “Non conosci la vera bellezza fino a quando vedi la Terra dallo spazio, e non conosci il vero terrore fino a quando senti qualcuno bussare da fuori alla porta della stazione spaziale. Guardi attraverso l’oblò e vedi un astronauta, ma tutto il tuo equipaggio è dentro la stazione e ha risposto all’appello. Usi l’interfono per chiedere chi è, e lui dice di essere Ramirez che torna da una missione di riparazione, ma Ramirez è seduto proprio accanto a te nel modulo di comando ed è confuso quanto te. Quando lo dici a questo tizio via radio, comincia a picchiare sulla porta sempre più forte e più rumorosamente, supplicandoti di farlo entrare, dicendo che è lui il vero Ramirez. Intanto il Ramirez che sta dentro, con te, ti implora di tenere chiusa la camera di decompressione. Ti fa capire veramente la vita sulla Terra da un altro punto di vista.” [“You never know true beauty until you see Earth from space, or true terror until you hear someone knocking on the space station door from outside. You look through the porthole and see an astronaut, but all your crew is inside and accounted for. You use the comm to ask who it is and he says he’s Ramirez returning from a repair mission, but Ramirez is sitting right next to you in the command module and he’s just as confused as you are. When you tell the guy this over the radio he starts banging on the door louder and harder, begging you to let him in, saying he’s the real Ramirez. Meanwhile, the Ramirez inside with you is pleading to keep the airlock shut. It really puts life on Earth into perspective.”]

Terry W. Virts “Lassù non c'è il golf.” [“There’s no golf there.”]

Dal tono delle parole è abbastanza chiaro che non si tratta di dichiarazioni serie, ma molti pensano che si tratti di esempi di una bislacca forma di umorismo che affligge gli astronauti (cosa che in effetti talvolta succede). In realtà si tratta di frasi inventate di sana pianta dagli autori del sito satirico Clickhole, imparentato con il celeberrimo The Onion e dichiaratamente pieno di notizie finte o satiriche (“ClickHole uses invented names in all of its stories, except in cases where public figures are being satirized. Any other use of real names is accidental and coincidental.”). Purtroppo molti dimenticano di citare la fonte originale delle frasi e quindi chi le riceve non sa da dove provengono: fidandosi della fonte, presume che siano vere e le inoltra agli amici, e così via. È così che nascono i miti e le frasi storiche mai dette.

2015/12/17

UFO? No, spettacolari e rare immagini del decollo della Soyuz diretta verso la Stazione Spaziale

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Il 15 dicembre scorso è partita da Baikonur, in Kazakistan, la Soyuz TMA-19M, che ha portato alla Stazione Spaziale Internazionale lo statunitense Tim Kopra, il russo Yuri Malenchenko e l’europeo Timothy Peake. Fra l’altro, molti stanno celebrando Peake come primo astronauta britannico, ma in realtà la prima persona di cittadinanza britannica ad andare nello spazio fu Helen Sharman, nel 1991, e Peake è semplicemente il primo astronauta britannico dell'Agenzia Spaziale Europea.

Ma sto divagando: quello che conta è che l’orario del decollo, nel tardo pomeriggio locale (le 17 in Kazakistan), ha fatto sì che la scia di propellente, normalmente invisibile nei lanci diurni o notturni, venisse illuminata dal sole ad alta quota, stagliandosi contro il cielo scuro della sera nelle zone sorvolate. Questo ha permesso una serie di fotografie spettacolari della scia, come quella che vedete qui: altre sono sul Siberian Times.

Non è tutto: l’arrampicata della Soyuz è stata fotografata anche dagli astronauti a bordo della Stazione e si è vista anche durante la diretta del lancio.
Il video è accelerato di 12 volte rispetto alla realtà. Che io sappia, è la prima volta che viene documentata visivamente la scia atmosferica del propellente di un lancio con equipaggio.

2015/11/03

Video: la conferenza di Jim Lovell (Gemini 7 e 12, Apollo 8, Apollo 13)

Ecco i video della conferenza di Jim Lovell a Pontefract di pochi giorni fa, di cui vi ho raccontato qui e qui: non li ho ripresi io e non so quanto siano autorizzati, per cui usateli con giudizio. Grazie a Luigi Pizzimenti per la segnalazione. Buona visione.




2015/10/29

Vado a incontrare Jim Lovell, astronauta lunare

L’articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2015/11/02 01:00.

Jim Lovell ha volato nello spazio quattro volte: due con le capsule Gemini 7 e 12 e due con le capsule Apollo 8 e 13. Ha partecipato ad alcune delle tappe più significative e pericolose dell’esplorazione spaziale: il primo vero rendez-vous fra due veicoli con equipaggio (Gemini 7), il primo volo umano intorno alla Luna (Apollo 8) e lo sfortunato viaggio verso la Luna di Apollo 13, che fu funestato da uno scoppio che rese necessario un delicatissimo rientro d’emergenza, così ben celebrato dal film Apollo 13 di Ron Howard. Tuttora detiene, insieme a Fred Haise e Jack Swigert, il record di massima distanza dalla Terra di un essere umano: 400.171 km, durante la missione Apollo 13.

Haise, Swigert e Lovell all’epoca.
Jim Lovell sarà in Inghilterra venerdì, sabato e domenica, ospite di Space Lectures, per una cena di gala e due conferenze, e io sarò lì a incontrarlo insieme agli amici appassionati di spazio.

Cercherò il più possibile di fare livetweet di questi tre giorni davvero spaziali e di portarvi un po’ di foto e video. Nei prossimi giorni, inevitabilmente, sarò collegato a Internet un po’ saltuariamente, per cui perdonatemi se non sarò costantemente presente nei commenti.

Chicca personale: proprio in queste ore un lunacomplottista m'ha scritto baldanzoso annunciandomi il nuovo, imminente videodelirio di uno dei soliti diversamente furbi che ancora non ha capito che dopo quarantacinque anni, se ci fosse qualche finzione nelle foto o nelle missioni Apollo gli esperti l’avrebbero trovata e denunciata. Gli ho risposto dicendogli, fra l'altro, che stavo partendo per andare a incontrare Lovell e che avremmo brindato anche alla salute dei lunacomplottisti e lui ha fatto pubblicamente l’incredulo: “Piu' o meno come quando uno non ti telefona da anni e nel momento che gli telefoni tu ti risponde: "ti stavo per telefonare”. Be’, invece è proprio così: il lunacomplottista non poteva avere un tempismo peggiore (per lui). Sarebbe divertente vedere la sua faccia quando vedrà le foto dell’incontro pubblicate qui.


2015/10/30


Lovell oggi a Pontefract.

Jim Lovell arriva al Wentbridge House Hotel a Pontefract, Inghilterra, nel tardo pomeriggio e fa foto con tutti, compreso il sottoscritto ed Elena, mia moglie, come vedete qui sotto. Io ho in mano un esemplare originale del catalogo NASA delle foto scattate durante la missione Apollo 13, già firmatomi da Fred Haise. Il tweet qui sotto mostra una foto della foto stampata: l’originale è di qualità molto migliore.

Finita la sessione di foto, Luigi Pizzimenti (che conoscete da Ti porto la Luna e per il libro Progetto Apollo – Il sogno più grande dell’uomo; è a destra nella foto qui sotto, e parla dell’incontro con Lovell qui) fa uno scherzo notevole a Lovell: telefona a Fred Haise, compagno di viaggio di Lovell nella missione Apollo 13, e poi passa il telefonino a Lovell dicendo “È per te, c’è uno che ti cerca”. Jim è contentissimo della sorpresa.



Facciamo due chiacchiere in privato, ed è surreale sentire un’icona dell’astronautica che, fra le altre cose, mi raccomanda di usare Viber per risparmiare sulle telefonate e mi fa una dettagliata recensione dell’app.

C’è una grande sala piena di appassionati ed esperti del settore aerospaziale ad accogliere Lovell e la moglie Marilyn:


Fra loro c’è anche Brian Cox, popolarissimo conduttore scientifico televisivo britannico (una sorta di Alberto Angela locale), che domani condurrà l’intervento pubblico di Lovell. Gli ho dato una copia in inglese del mio libro sui complotti lunari e l’ho ringraziato per il suo bellissimo programma The Science of Doctor Who, dedicato ai viaggi nel tempo scientifici raccontati attraverso le puntate di Doctor Who.



Brian Cox chiacchiera con Marilyn e Jim Lovell:


Durante la cena, Lovell fa un breve, lucidissimo discorso sui tanti elementi funesti che contribuirono al disastro evitato di Apollo 13, seguito da una riffa e da un'asta che propongono oggetti relativi all’astronautica davvero speciali, come la famosa foto della Terra vista dalla Luna scattata durante la missione Apollo 8 e firmata da Lovell con la citazione “Please be advised there is a Santa Claus”. Inutile dire che vanno a ruba: i proventi serviranno a organizzare la visita del prossimo astronauta ospite e per beneficenza, come è tradizione di Space Lectures.



Durante l’asta viene dimostrata la, ehm, sganciabilità rapida intenzionale del modello del razzo Titan e della capsula Gemini dal suo piedistallo firmato da Lovell (se l'è aggiudicato all’asta Brian Cox):



Poi Lovell, instancabile, fa autografi a tutti. Consegno anche a lui una copia del mio libro di debunking del lunacomplottismo e lui si mette a ridere ricordando che alcuni complottisti gli hanno addirittura fatto causa (ovviamente persa).



Lovell firma il mio disco 45 giri SOS dallo spazio, già firmato da Haise, e anche il mio catalogo originale NASA delle foto di Apollo 13.



Ma c’è chi mostra, con meritato orgoglio, collezioni di autografi spaziali davvero eccezionali. Non conta tanto l’autografo in sé: quelli, volendo, si possono acquistare dai collezionisti. Conta il fatto che ciascuno di quegli autografi è un ricordo personale del momento in cui hai incontrato una persona eccezionale.



Domani pomeriggio, appunto, c'è la lezione di Jim Lovell, che si terrà alla Carleton Community High School di Pontefract alle 16 ora locale (le 17 italiane) insieme a Brian Cox. Roaming dati e Wi-Fi permettendo, vi aggiornerò man mano tramite livetweet su @disinformatico e farò delle riprese video che spero di poter avere il permesso di pubblicare.

Se questo genere di evento vi interessa, tenete presente che Space Lectures ne organizza spesso, sia con astronauti delle missioni storiche, sia con astronauti di oggi. È decisamente più facile e meno caro fare un viaggio in Inghilterra per incontrarli che andare fino negli Stati Uniti, per cui si tratta spesso di occasioni irripetibili. Ad aprile prossimo ci sarà un altro incontro di questo genere: per ora non posso dirvi chi sarà l’ospite, che verrà annunciato oggi pomeriggio, ma posso già dirvi che è un appuntamento da non perdere se siete appassionati di Luna.


2015/11/02 00:45. Il seguito di questa storia (compreso il nome del prossimo astronauta ospite) è qui.

2015/10/17

Scott Kelly, nuovo record spaziale americano di permanenza cumulativa

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L'astronauta Scott Kelly (ritratto nella foto) ha totalizzato 383 giorni complessivi trascorsi nello spazio, stabilendo il nuovo primato statunitense di permanenza cumulativa. Questo record spettava finora a Mike Fincke con 382 giorni.

Il 29 ottobre Kelly batterà un altro record statunitense, quello per il volo singolo più lungo, che attualmente spetta a Michael Lopez-Alegria (215 giorni nel 2006).

Kelly resterà nello spazio fino al 2 marzo 2016, salvo cambiamenti di programma, totalizzando così alla fine 522 giorni complessivi, accumulati nel corso di vari voli: uno di 8 giorni come pilota dello Shuttle nel 1999 (STS-103) per fare manutenzione al telescopio spaziale Hubble, uno di 12 giorni verso la Stazione Spaziale Internazionale a bordo di uno Shuttle nel 2007 (STS-118), e due voli sulle Soyuz russe sempre verso la Stazione (TMA-01M nel 2010, 159 giorni, e TMA-16M a marzo 2015). La missione sulla Stazione che sta svolgendo adesso ha totalizzato finora 203 giorni.

Per la NASA è un primato notevole, molto importante per acquisire conoscenze mediche sulla fisiologia del corpo umano in ambienti totalmente artificiali e in assenza di peso come quelli che verranno usati per le future missioni umane verso Marte, ma non va dimenticato i veri detentori dei record in questo campo sono i russi: quello assoluto cumulativo umano è Gennadi Padalka, con 879 giorni nel corso di cinque missioni,  le venti posizioni di classifica successive sono tutte appannaggio di cosmonauti russi, e la singola missione più lunga nella storia dei voli spaziali è quella di Valery Polyakov (437 giorni fra il 1994 e il 1995 sulla stazione russa Mir).


Kelly però detiene insieme al fratello un record spaziale molto particolare: è l'unico astronauta o cosmonauta ad avere un gemello che è anche lui astronauta. Dato che Mark Kelly è sulla Terra mentre suo fratello viaggia a circa 28.000 km/h intorno al mondo per centinaia di giorni, i due stanno realizzando concretamente il famoso esperimento del paradosso dei gemelli di Einstein.

Potete seguire Scott Kelly su Twitter come @StationCDRKelly e anche su Instagram: pubblica delle foto bellissime.

2015/08/31

Perché il prossimo volo verso la Stazione Spaziale impiegherà due giorni invece di sei ore?

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di un utente che desidera restare anonimo. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2015/08/31 11:30.

Il 2 settembre prossimo partirà dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, un razzo Soyuz che porterà nello spazio e alla Stazione Spaziale Internazionale tre astronauti: il Kazako Aidyn Aimbetov, il russo Sergei Volkov e il danese Andreas Mogensen. Ma a differenza dei lanci precedenti, questo volo impiegherà due giorni a raggiungere la Stazione invece di sei ore. Come mai?

È dal 2013 che le Soyuz hanno iniziato a raggiungere la Stazione in sei ore; prima la durata tipica del viaggio era appunto di due giorni, con tutti i disagi che questo comporta a causa delle dimensioni ridottissime del veicolo spaziale.

Da sinistra, Aimbetov, Volkov e Mogensen.
Credit: NASA.
La ragione di questo ritorno al passato, spiega l'ente spaziale europeo ESA, è che l'orbita attuale della Stazione è leggermente più alta del solito, perché la Stazione ha effettuato una manovra standard il 26 luglio per evitare un detrito spaziale. Questa maggiore quota (400 km di media), scrive l'ESA, rende più difficile raggiungere la Stazione in sole sei ore e quindi l'ente spaziale russo Roskosmos ha deciso prudenzialmente di tornare al profilo di volo lungo, relativamente meno impegnativo e definito “più sicuro e affidabile” da Roskosmos, che aggiunge che la manovra della ISS ha “cambiato notevolmente le condizioni balistiche”.

La giustificazione parrebbe però contraddetta dai dati storici orbitali della ISS, dato che nei mesi scorsi la Stazione era ancora più in alto: per esempio, all'arrivo di Samantha Cristoforetti, Terry Virts e Anton Shkaplerov con la Soyuz TMA-15M, a fine novembre 2014, la quota media della ISS era circa 412 km, e durante il volo della Soyuz TMA-16M, a fine marzo 2015, era di 401 km, come mostra questo grafico di Heavens-Above.com:



Probabilmente mi manca qualche dato che spiega la discrepanza: ho chiesto chiarimenti all'ESA.

La diretta streaming del lancio inizierà su NASA TV alle 23:45 EDT dell'1 settembre (le 5:45 del 2 settembre, ora dell'Europa centrale CET) e il lancio avverrà alle 00:37 EDT del 2 settembre (le 6:37 CET, 10:37 ora di Baikonur).

L'attracco al modulo russo Poisk della Stazione Spaziale Internazionale è previsto per le 3:42 EDT di venerdì 4 settembre (9:42 CET) e verrà anch'esso trasmesso in diretta streaming da NASA TV a partire dalle 9:00 CET. L'apertura dei portelli è prevista intorno alle 6:15 EDT (12:15 CET) e verrà trasmessa dalle 11:45 CET.

Grazie all'arrivo del nuovo equipaggio, gli occupanti della Stazione torneranno a essere nove; è da novembre del 2013 che non accade. Ma sarà una condizione molto temporanea, perché Mogensen e Aimbetov ripartiranno per la Terra il 12 settembre insieme a Gennady Padalka, che è già a bordo della Stazione e ne è l'attuale comandante. Il passaggio del comando allo statunitense Scott Kelly, già a bordo e impegnato in una missione di quasi un anno insieme al collega russo Mikhail Kornienko, avverrà il 5 settembre alle 2:40 EDT (8:40 CET).


Fonti aggiuntive: NASA.

2015/07/22

Stasera nuovo lancio di astronauti verso la Stazione Spaziale


Questa sera alle 17:02 ET (23:02 italiane) un razzo Soyuz partirà dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, alla volta della Stazione Spaziale Internazionale, portando a bordo tre astronauti: da sinistra, lo statunitense Kjell Lindgren, il russo Oleg Kononenko e il giapponese Kimiya Yui. Si aggiungeranno agli astronauti già in orbita a bordo della Stazione: il comandante Gennady Padalka, Mikhail Kornienko e Scott Kelly. Il lancio sarà trasmesso in diretta e sarà possibile seguirlo in streaming presso NASA TV.

Il comunicato della NASA dice che i tre attraccheranno al modulo Rassvet della Stazione dopo quattro orbite intorno alla Terra, circa sei ore dopo la partenza, alle 22:46 ET (4:46 italiane di domattina). I portelli fra i due veicoli verranno aperti intorno alle 00:25 ET (6:25 italiane di domatina). Sia l'attracco, sia l'apertura dei portelli verranno trasmessi in diretta da NASA TV. I tre resteranno a bordo della Stazione fino alla fine di dicembre.

2015/04/24

Telescopio Spaziale Hubble: una finestra sull’Universo aperta da 25 anni

di Paolo G. Calisse - 24 aprile 2015

Fonte: Hubblesite.org.
Il 24 aprile del 1990 decollava da Cape Canaveral, nella stiva della navetta spaziale Discovery, una delle più straordinarie creazioni del genio umano: il Hubble Space Telescope (HST nel seguito), il primo, vero telescopio orbitante.

Figlio “non riconosciuto” - per così dire - dei satelliti spia della serie KH-11 Kennan (KH sta per Key-Hole, o "buco della serratura"), ne condivide l'assemblaggio ottico e parte della struttura. L'esistenza di questi sofisticatissimi satelliti spia, quasi ignota agli astronomi di allora, consentì alla Kodak di ridurre decisamente il costo delle ottiche.

HST si è dimostrato uno degli strumenti spaziali più versatili di sempre. È in grado di osservare una grande varietà di oggetti in cielo, con la notevole eccezione del Sole, troppo brillante, e del pianeta Mercurio, ad esso troppo vicino per essere osservato senza rischi di danneggiamento dei sensori. Tra i suoi spettacolari risultati e scoperte vi sono dischi di detriti di forme inaspettate orbitanti stelle lontane, immagini di galassie in formazione, gli effetti della materia e dell'energia oscura, zone di formazione stellare, resti di supernova, ma anche osservazioni di Saturno, la scoperta di due nuovi satelliti di Plutone e il sito di atterraggio della missione Apollo 17 sulla Luna. Senza contare la magnificenza di un catalogo di foto in grado di competere con autori come Ansel Adams e Henry Cartier-Bresson in quanto a risultati estetici. HST è arrivato ai confini estremi dell'universo, fotografando migliaia di galassie in una sola volta nelle sue immagini a più elevata risoluzione.

Favorito dall'assenza di atmosfera in orbita, HST ha aperto letteralmente una nuova finestra nello spazio, nonostante i 2,4 m di diametro del suo specchio principale siano ben poco rispetto ai più grandi telescopi a terra, come il Very Large Telescope a Paranal in Cile, che vanta una superficie complessiva circa 44 volte maggiore. Come spesso accade, quello che si prevedeva di misurare ed osservare con questo straordinario strumento è diventato nel tempo irrilevante rispetto a quanto veniva scoperto di inaspettato. L'assenza di atmosfera non solo gli ha consentito di avvicinarsi alla risoluzione teorica consentita dalle ottiche – il cosiddetto limite di diffrazione – ;ma anche di ridurre la luminosità di fondo e di osservare il cielo in bande come quella ultravioletta, un risultato impossibile da ottenere da terra.

Nel seguito alcune informazioni sul satellite e una cronistoria del progetto, che include alcuni dei risultati scientifici ottenuti nel corso della sua lunga vita. Questi risultati, tratti dai quasi 10 alla settimana pubblicati in media su riviste scientifiche, non sono né i più rilevanti né tanto meno gli unici. Li ho disseminati nella cronistoria che segue solo per fornire un esempio il più possibile vario di quanto questo straordinario strumento abbia consentito di avanzare le nostre conoscenze dell'Universo.


Hubble Space Telescope in breve


Massa11.110 kg
Lunghezza13,2 m 
Diametro massimo4,2 m
Quota orbitale552 km
Periodo orbitale97 minuti
Velocità orbitale28.000 km/h
Potenza elettrica2.8 kW
Configurazione dell’otticaCassegrain Ritchey-Chretien
Rapporto focalef/24
Accuratezza del puntamento0,007 arcsec per 24 hr, pari allo spessore di un capello visto da 1 km e mezzo di distanza
Risoluzione nel visibile0,05 arcsec. Hubble sarebbe capace di distinguere da New York due lucciole separate da 1 metro a San Francisco
Lunghezze d’onda osservatedal visibile all'ultravioletto, che è inaccessibile da terra
Costo al lancio1,5 miliardi di US$ del tempo (circa 2,52 miliardi di euro di oggi)
Numero di articoli scientifici pubblicati basati su dati HST12.877 (aggiornato al 22/1/2015)
Numero di autori di almeno un articolo basato su dati HST13.841
Dati trasmessi a terra dall’inizio della missionecirca 156 TB (120 GB a settimana)
Vita prevista inzialmente15 anni, con aggiornamenti ogni 3-5 anni della strumentazione al piano focale

17 maggio 2009, Fourth Service Mission: gli astronauti NASA Michael Good e Michael Massimino mentre riparano l'STIS (Space Telescope Imaging Spectrograph) all'interno di HST durante una EVA (Extravehicular Activity) di 8 ore di durata [credit: NASA]


Cronistoria del Telescopio Spaziale Hubble


1923: in un articolo dal titolo “Il razzo nello spazio planetario”, Hermann Oberth, uno dei padri della scienza missilistica, teorizza la possibilità di mettere in orbita un telescopio astronomico.

1946: Lyman Spitzer preconizza in un articolo i vantaggi di cui beneficerebbe un telescopio spaziale a causa dell'assenza di atmosfera e ne propone la costruzione.

1952: Sei anni prima della fondazione della NASA, Wernher von Braun, il futuro artefice dei razzi Saturn impiegati nelle missioni Apollo ma ancora poco conosciuto al grande pubblico, pubblica un articolo in cui descrive la sua visione del nostro futuro nello spazio.

Prima pagina di un articolo di Wernher von Braun sul numero di marzo 1952
della rivista Collier's. Accanto ad uno spazioplano che ricorda vagamente il
britannico Skylon odierno si notano una piccola stazione spaziale e un telescopio
orbitante, di dimensioni paragonabili a quelle del futuro HST [credit: Collier's].

1966: Prima riunione del comitato per il "Large Space Telescope", diretto dallo stesso Spitzer.

1969: è l'anno di Apollo 11: viene pubblicato il rapporto “Usi scientifici di un grande telescopio nello spazio”, a cura dello stesso comitato, nel quale si approfondiscono vantaggi e caratteristiche uniche di un telescopio spaziale.

Dicembre 1972: L'Amministratore  della NASA, James C. Fletcher, riconosce che i fondi richiesti, 750 milioni di US$, sono troppo elevati per ottenere l'approvazione dal Congresso dopo la fine del periodo d'oro della "conquista della Luna".

Dicembre 1974: La dimensione dello specchio principale viene ridotta da 3 a 2,4 m. In questo modo, anche se ai tempi non era ancora noto, la Kodak è in grado di sfruttare le sinergie con i satelliti spia serie KH-11. La riduzione consentirà inoltre la messa in orbita con lo Space Transportation System (Space Shuttle), allora in avanzata fase di progettazione, piuttosto che con un vettore senza equipaggio, oltre a un gran numero di vantaggi ulteriori in termini di costi e peso.

1975: L'Agenzia Spaziale Europea o ESRO (European Space Research Organization, come era chiamata allora), si unisce agli sforzi della NASA per costruire l'osservatorio spaziale orbitante. Il contributo europeo principale sarà costituito dai pannelli solari e dalla Faint Object Camera (OFC, o "Camera per Sorgenti Deboli").

19 dicembre 1976: decolla da Cape Canaveral il primo satellite spia classe KH-11, dal quale HST erediterà gran parte delle caratteristiche ottiche e la struttura, al punto da poter essere trasportato negli stessi contenitori.

1977: Il congresso USA accetta di finanziare il progetto iniziale con 200 milioni di US$ iniziali.

1978: La Perkin-Elmer vince la commessa per la costruzione delle ottiche, mentre la Lockheed Missile and Space Co. quella per la costruzione del satellite e dei sistemi di supporto.

Maggio 1979: Negli stabilimenti Perkin-Elmer di Dalbury inizia il polishing (la pulitura finale) dello specchio principale.

1979: Alcuni astronauti NASA iniziano l'addestramento per la messa in orbita di HST.

12 aprile 1981: La prima missione Space Shuttle, STS-1, riporta due astronauti USA in orbita per la prima volta dal 1975, anno dell'ultima missione Apollo. La nuova possibilità di avere a bordo equipaggio e cargo in orbita allo stesso tempo è vitale per il progetto HST e viceversa: senza un'adeguata giustificazione scientifica, il progetto Space Shuttle avrebbe rischiato di essere cancellato.

22 giugno 1982: durante uno dei test eseguito sulle ottiche, un tecnico della Perkin-Elmer incolla al proprio quaderno di laboratorio i risultati di un interferogramma (un grafico che fornisce informazioni molto accurate sulla posizione delle ottiche) che suggerisce l'esistenza di un problema che passa inosservato ma avrà conseguenze fondamentali in futuro.

1983: Anno previsto per il lancio di HST. Viene anche fondato lo Space Telescope Science Institute (STScI) a Baltimore, nel Maryland, che avrà il compito di coordinare e sovrintendere tutta l'attività e la ricerca di HST. Primo direttore sarà il futuro Premio Nobel italoamericano Riccardo Giacconi, nato a Genova nel 1931 e trasferitosi negli USA dopo la laurea a Milano.

Ottobre 1983: Il Grande Telescopio Spaziale viene rinominato in onore del grande astronomo inglese Edwin Hubble, scopritore dell'espansione dell'universo.

1985: HST è finalmente pronto per il lancio.

28 gennaio 1986: 73 secondi dopo il lancio lo Space Shuttle Challenger si disintegra, portando alla tragica morte dei sette astronauti a bordo. Tra le consequenze del tragico incidente, il ritardo della missione per la messa in orbita dell'HST. Prevista per ottobre dello stesso anno, viene rinviata a data da destinarsi.

29 settembre 1988: i voli dello Space Shuttle riprendono con la missione Discovery STS-26.

10 aprile 1990: Il primo tentativo di lancio viene interrotto a T-4 secondi a causa del malfunzionamento dell'APU (Auxiliary Power Unit), il sistema ausiliario di produzione dell'energia elettrica a bordo, che verrà sostituito nei giorni successivi.

24 aprile 1990. Dopo un rinvio di quasi 5 anni, Hubble Space Telescope viene lanciato nello spazio a bordo dello Space Shuttle Discovery con 5 strumenti al piano focale. A bordo anche il Pilota Charles Bolden, attuale Amministratore della NASA, e l'astronomo-astronauta Steven Hawley, specialista di missione. Nel corso della missione STS-31 tutto procede perfettamente fino all'estensione del secondo pannello fotovoltaico, che si blocca esteso a metà. Dopo qualche "ritocco" al software il problema viene risolto e Hubble viene rilasciato in orbita. I primi test ingegneristici superano qualche difficoltà iniziale al puntamento, ai pannelli solari e col sistema di messa a fuoco.

A destra, l'ammasso aperto NGC 3532 come appare in una delle prime immagini trasmesse a terra da HST.
A sinistra, lo stesso ammasso dal telescopio di Las Campanas (Chile), che ha un diametro simile (2,5 m).
[credit: NASA/Carnegie University Observatories]

20 maggio 1990: La prima vera immagine ripresa dalla Wide Field Planetary Camera (Camera planetaria a largo campo) viene rilasciata (vedi figura accanto). L'immagine è grosso modo il 50% più definita di quelle acquisite a terra con telescopi di dimensione paragonabile, ma non all'altezza di quanto previsto: qualcosa non quadra. All'inizio si attribuisce il problema ad un incorretto allineamento tra primario e secondario ma in seguito ad alcune simulazioni al computer emerge rapidamente l'esistenza di un'imprevista aberrazione sferica nello specchio principale. Questa aberrazione infinitesimale ammonta a soli 4 micron di differenza nella curvatura dello specchio primario (circa 1/50 del diametro di un capello umano), ma è sufficiente a rendere le immagini sfuocate. La sua causa sembra essere una metodologia insufficiente nei test ottici operati dalla Optical Operation Division della Perkin-Elmer, la compagnia che ha realizzato lo specchio primario. Almeno 4 diversi test eseguiti avrebbero dovuto suggerire l'esistenza di un problema (vedi 22 giugno 1982 per il primo di essi), ma nessuno ci aveva fatto caso a causa di una certa imprecisione nella gestione del progetto da parte della compagnia. Fortunatamente il telescopio è stato progettato per essere assistito in orbita. Nei mesi seguenti viene messa a punto lentamente una strategia per correggere il problema attraverso l'impiego di un'ottica correttiva da inserire all'interno del telescopio. Nel frattempo, comunque, le immagini ricavate, ed un conseguente miglioramento degli algoritmi di correzione ottica, consentono di ottenere già un gran numero di risultati spettacolari.

5 ottobre 1993: Perkin Elmer accetta di pagare 25 milioni di US$ per evitare una denuncia penale per avere falsificato alcuni documenti relativi alla qualità dello specchio di HST. La riparazione in orbita del telescopio (vedi nel seguito) costa più di 3 volte tanto: 86 milioni di US$ per una nuova missione Space Shuttle per il solo sviluppo e realizzazione delle sole ottiche correttive. Da aggiungere ai costi di una missione Shuttle di manutenzione valutati, ai tempi, tra i 500 e i 630 milioni di US$.

2 dicembre 1993: la Service Mission 1 (Prima Missione di Servizio) decolla da Cape Canaveral con la sigla STS-61. Si tratta di una delle più complesse e articolate missioni Space Shuttle mai avvenute fino ad allora. Lo Space Shuttle deve avvicinare HST e catturarlo con il braccio robotizzato CanadArm. Due astronauti per volta spendono quindi diverse ore di lavoro durissimo per eseguire tutte le varie operazioni, facendo uso di oltre 150 attrezzi diversi. Il Fotometro ad Alta Velocità (HSP, High Speed Photometer), uno degli strumenti iniziali al piano focale dell'HST, viene rimosso e sostituito dal COSTAR (Corrective Optics Space Telescope Axial Replacement, letteralmente "Sostituzione in Asse per la Correzione Ottica del Telescopio Spaziale"). Anche la Wide Field and Planetary Camera (Camera Planetaria a largo campo) viene sostituita con un nuovo strumento aggiornato contenente ottiche correttive, la WFPC2.

Le prestazioni di HST prima e dopo la First Service Mission:
L'immagine di sinistra della galassia M100 è acquisita con l'ottica
aberrata e la WF/PC1; quella di destra con la WF/PC2 e l'ottica
corretta. La differenza è in un microscopico errore
nella curvatura dello specchio primario, pari a 1/50 del diametro
di un capello [credit: NASA/ESA]

13 gennaio 1994: viene rilasciata la prima immagine del telescopio con il COSTAR installato. La risoluzione delle immagini è fantastica e apre nuovi orizzonti alla ricerca astronomica. La porzione di universo accessibile all'astronomia ottica è improvvisamente migliaia di volte più grande di prima.

1 aprile 1995: HST riprende quella che diverrà la sua immagine più iconica: quella dei cosiddetti Pilastri della Creazione, una regione di gas e polvere nella nebulosa dell'Aquila dove hanno origine nuove stelle. La regione si trova a circa 7.000 anni luce di distanza dal Sole. Per farsi un'idea delle sue dimensioni basti pensare che la lunghezza della colonna di sinistra è quasi pari a quella che separa il Sole dalla stella più vicina, Alpha Centauri. L'immagine è una sovrapposizione di immagini prese nel visibile e nell'ultravioletto.

I "Pilastri della Creazione", forse l'immagine più popolare acquisita da HST. A sinistra
nell'edizione originale del 1995, a destra in quella aggiornata del 2014.;

18-28 dicembre 1995: per 150 orbite di HST la camera WFPC2 viene puntata verso una minuscola porzione dello spazio profondo, rivelando un numero enorme di galassie di tutte le forme e dimensioni. Queste osservazioni passeranno alla storia come Hubble Deep Field (HDF, "Campo Profondo Hubble") e saranno seguite negli anni successivi da ulteriori approfondimenti: l'Hubble Ultra-Deep Field (UDF), e l'Hubble eXtreme Deep Field (XDF), che si spingono a risoluzioni, e quindi a distanze, ancora più estreme. Quest'ultima ha richiesto circa 12 giorni (170 orbite) di osservazioni della stessa area di cielo, senza contare il tempo speso per la pianificazione delle osservazioni, la selezione dei filtri giusti tra i 48 disponibili, e la riduzione dei dati.

Tutte le sorgenti che affollano la Extreme Deep Field – in questa foto – sono galassie, migliaia
di galassie, ciascuna composta da decine o centinaia di miliardi di stelle. Nulla come questa foto rende l'idea delle dimensioni dell'universo in cui viviamo [credit NASA/ESA]

10 dicembre 1996: HST acquisisce la prima immagine risolta diretta di una stella che non sia il Sole: Betelgeuse, una supergigante rossa. Le immagini rivelano delle inattese macchie più calde sulla superficie della stella.

Betelgeuse vista da HST: a sinistra le dimensioni
relative rispetto all'orbita terrestre e di Giove;
a destra la sua posizione in cielo [credit: NASA/ESA]

11-21 febbraio 1997: Service Mission 2. Grazie a cinque EVA (Extravehicular Activity, le "passeggiate spaziali"), due dei vecchi strumenti al piano focale vengono sostituiti con versioni aggiornate. Nel corso della missione, detta STS-82, viene anche completato un gran numero di aggiornamenti all'elettronica ed alla strumentazione di bordo.

19-27 dicembre 1999: Servicing Mission 3A. Nel corso delle 5 EVA vengono sostituiti tutti i giroscopi di bordo, risultati meno affidabili del previsto a causa di un problema inatteso, più varie componenti elettroniche e il computer di bordo, sostituendolo con una versione aggiornata e molto più potente. Ora tutti i dati vengono registrati su memorie a stato solido invece che sugli originali sistemi a nastro magnetico.

27 novembre 2001: esaminando una riga di emissione del sodio, la prima atmosfera di un pianeta extrasolare viene rivelata dopo osservazioni condotte per 4 orbite consecutive. Si tratta del pianeta exrasolare HD 209458 b.

1-12 marzo 2002: Servicing Mission 3B. Gli astronauti della missione Space Shuttle STS-109 installano la nuova Advanced Camera for Surveys (ACS, Camera Avanzata per le panoramiche) che permette al telescopio di riprendere porzioni di cielo più ampie. Inoltre, nel corso delle ormai consuete cinque EVA vengono sostituiti anche i pannelli solari e altri componenti degradati. HST viene infine “trainato” alla quota iniziale da cui era decaduto a causa dell'attrito della residua atmosfera presente.

1 febbraio 2003: lo Space Shuttle Columbia si disintegra durante il rientro nell'atmosfera, portando alla morte dei 7 astronauti a bordo. Ancora una volta tutti i voli in programma vengono rinviati in attesa di capire cosa non ha funzionato. Con essi una già programmata quinta e ultima missione di servizio per l'HST, la Service Mission 4.

La materia oscura è l'anello visibile in questa
mappa della distribuzione di massa dell'ammasso
di Galassie CI 0024+17 [credit: NASA/ESA e Jee]
Agosto 2004: l'alimentazione di backup dello Spettrografo STIS smette di funzionare, rendendo lo strumento inutilizzabile. Il sistema principale si era già guastato precedentemente.

1 dicembre 2005: attraverso alcune osservazioni di distorsioni gravitazionali eseguite con lo strumento ACS a bordo di HST, l'astronomo M. James Jee e i suoi collaboratori ipotizzano la presenza di un anello composto della misteriosa materia oscura intorno all'ammasso di galassie Cl 0024+17.  L'anello ha un diametro di 2,6 milioni di anni luce.

11-24 maggio 2009: Service Mission 4, la quinta e ultima. Dopo il disastro del Columbia del 2003, le missioni Space Shuttle devono usare la ISS come eventuale scialuppa di salvataggio in caso di guasti gravi. Ma l'orbita di HST ha una inclinazione diversa da quella della ISS, quindi l'accesso all'ISS è precluso. Per ovviare a questa difficoltà, un altro Space Shuttle viene tenuto pronto al decollo per una eventuale missione di salvataggio. Durante questa missione comunque tutto va bene: cinque EVA consentono agli astronauti di sostituire la Wide Field Planetary Camera 2 WFC2 con una versione aggiornata, WFC3, i 6 giroscopi, le batterie, oltre a varie componenti elettronici e meccanici guasti o usurati. Il COSTAR installato 16 anni prima per correggere l'aberrazione sferica viene sostituito con il Cosmic Origins Spectrograph (COS), in grado di eseguire spettri su sorgenti lontanissime, sia nel visibile che nell'ultravioletto.

6 dicembre 2011: pubblicato il decimillesimo articolo scientifico basato direttamente sull'analisi di dati raccolti da HST. Si tratta dell'osservazione di una supernova che dimostra la relazione di queste gigantesche esplosioni con il fenomeno dei gamma ray burst.

19 agosto 2015: scadenza della prossima call for proposal, il "concorso" pubblico annuale attraverso il quale viene deciso quali astronomi avranno il diritto di sfruttare il tempo di osservazione ai vari strumenti di HST. Attraverso questi cicli di osservazione – in questo caso il ciclo 23 – chiunque può ottenere del tempo di osservazione su HST per una o più orbite. Tutte le domande ricevute verranno esaminate da un TAC (Time Allocation Committee) formato da una squadra internazionale di astronomi che deciderà, secondo criteri rigorosi,  quali siano le più meritevoli e assegnerà di conseguenza il tempo di osservazione. In genere viene accettato un quinto delle proposte ricevute. Contrariamente a certe semplificazioni cinematografiche, questo è il modo in cui oggi opera quasi ognuno dei grandi osservatori esistenti. Altro punto da ricordare: i dati acquisiti da HST rimangono a disposizione esclusiva del proponente per un anno. Dopo questo periodo, sono a disposizione di chiunque voglia utilizzarli attraverso l'archivio online MAST.

Tutte le osservazioni eseguite da HST in 25 anni [credit: NASA/MAST]


Il futuro di HST


2030-2040: prima o poi, a causa dell'attrito aerodinamico residuo, HST rientrerà nell'atmosfera terrestre disintegrandosi. Con una missione dedicata si potrebbe riportarlo alla quota orbitale iniziale, ma è difficile che ciò accada, in quanto tutte le risorse disponibili sono destinate ormai al James Webb Space Telescope. Questo enorme telescopio, in grave ritardo e assai più costoso del previsto, orbiterà a grande distanza dalla Terra (circa 1,5 milioni di km, nel punto di Lagrange L2), rendendo un'eventuale manutenzione, per il quale non è stato progettato, assai più complicata e rischiosa. La sua vita sarà comunque limitata da alcuni componenti a 10-15 anni. Va inoltre considerato che anche se molto più potente di HST, JWST non sarà un suo vero successore, in quanto lavora a lunghezze d'onda diverse: visibile e vicino infrarosso.

HST rimarrà per questo, in un certo ambito, ineguagliato. Almeno per i prossimi decenni.


Fonti


Lagerstom, J., 2010, IFLA Conf. Proceedings Series
Calcolatore di inflazione: http://www.calculator.net/inflation-calculator.html
NASA: http://history.nasa.gov/hubble/, http://history.msfc.nasa.gov, http://www.nasa.gov, http://hubblesite.org
National Academies Press: http://www.nap.edu
STScI: http://archive.stsci.edu, http://www.spacetelescope.org, http://hubblesite.org
Allen Report: 1990, http://www.ssl.berkeley.edu/~mlampton/AllenReportHST.pdf
Los Angeles Time: http://articles.latimes.com
www.space.com
www.swapsale.com
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