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Il Disinformatico

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2023/02/16

Podcast RSI - Palloni-spia e open source intelligence. Come verificare le versioni governative

logo del Disinformatico

Pubblicazione iniziale: 2023/02/16 10:16. Ultimo aggiornamento: 2023/03/05 10:20.

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto.

Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.

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Foto di fonte civile del pallone cinese, probabilmente elaborata con tecniche di intelligenza artificiale per aumentarne la risoluzione. Credit: Tyler Schlitt Photography/LiveStormChasers.com.

[CLIP: Arrival]

La complicata vicenda del presunto pallone-spia cinese avvistato sopra gli Stati Uniti e poi abbattuto, e dei vari oggetti aerei rilevati successivamente, sembra il classico caso di versioni governative contrastanti e impossibili da verificare oggettivamente, di cui ci viene chiesto di fidarci, visto che tutti i dati e i rottami sono in mano ai rispettivi governi e gli oggetti viaggiano in una regione della nostra atmosfera praticamente inaccessibile ai velivoli civili.

Ma c’è una tecnologia informatica che può perlomeno aiutarci a diradare la nebbia delle opposte versioni: si chiama open source intelligence, ed è l’argomento della puntata del 17 febbraio 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo, e in questa puntata arriveremo, con un pezzo di pallone-spia, fino alla Luna.

[SIGLA di apertura]

Il primo febbraio 2023 dei passeggeri di un volo di linea negli Stati Uniti avvistano un grande oggetto sferico ad altissima quota. Lo stesso giorno Larry Mayer e Chase Doak, rispettivamente un ex redattore e un fotoreporter del giornale Billings Gazette, nello stato del Montana, incuriositi dalla notizia di un’improvvisa chiusura dello spazio aereo intorno alla città di Billings dalla quale prende il nome il quotidiano, scrutano il cielo e avvistano quell’oggetto, lo fotografano con dei potenti teleobiettivi e pubblicano online le loro riprese. Sono le prime immagini pubbliche di quello che verrà poi identificato come un pallone d’alta quota partito dalla Cina.

Una delle prime immagini di fonte non militare del pallone cinese. Credit: Chase Doak/Billings Gazette.

Il giorno successivo, il Dipartimento della Difesa statunitense annuncia che era al corrente da diversi giorni della presenza, nei cieli degli Stati Uniti, di quello che definisce un pallone-spia da ricognizione di probabile origine cinese, che si trova a circa 18 chilometri di quota, ben al di sopra delle normali quote di volo degli aerei commerciali, in una fascia dell’atmosfera raggiungibile soltanto da alcuni velivoli militari. Il 3 febbraio la Cina dichiara che l’oggetto è invece un suo aeromobile civile, usato principalmente per la ricerca meteorologica, che le correnti hanno deviato dalla rotta prevista.

Il 4 febbraio il pallone viene abbattuto da un missile lanciato da un caccia F-22 Raptor dell’aeronautica militare statunitense....

[CLIP: audio dell’abbattimento]

Foto dell’abbattimento del pallone cinese. Credit: Randall Hill/Reuters.
Video dell’abbattimento ripreso da Myrtle Beach, South Carolina. Credit: Nathan Jones.

... e i suoi rottami vengono recuperati dalla marina militare nell’Oceano Atlantico.

Il giorno precedente i militari statunitensi e quelli colombiani avevano annunciato la presenza di un altro pallone da ricognizione sopra l’America Latina, di cui la Cina riconosce poi la paternità. Inizia così una serie di avvistamenti (e abbattimenti) di oggetti volanti ad altissima quota in varie parti del mondo, accompagnati da vivaci scambi di accuse di sorvoli fra i vari paesi coinvolti.

Molti dei dettagli di questa serie di vicende vengono forniti a scatola chiusa da fonti militari dei rispettivi paesi coinvolti. Sembra impossibile, per i cittadini comuni, verificare quei dettagli di oggetti irraggiungibili. Ma è qui che entra in campo la cosiddetta OSINT, abbreviazione di open source intelligence.

L’open source informatico, quello per intenderci del software libero, di Linux e di tante applicazioni a codice sorgente aperto, non c’entra nulla. Open source intelligence significa, grosso modo, acquisizione di informazioni da fonti aperte, ossia pubblicamente disponibili, in contrapposizione alle fonti segrete o riservate. E l’avvento di Internet ha fatto crescere enormemente la quantità e la qualità di queste fonti aperte, come per esempio Google Earth, gli archivi digitali dei giornali e delle pubblicazioni specialistiche, gli avvisi aeronautici e marittimi, le informazioni in tempo reale su meteo e traffico aereo e marittimo, e anche le foto e i video pubblicati online dai social network.

Se si applicano le tecniche di open source intelligence al caso del presunto pallone-spia cinese emergono risultati interessanti e soprattutto indipendenti, che danno un’idea chiara del potere investigativo di questi metodi aperti a tutti.

OSINT e palloni

Prima di tutto, ci sono varie immagini e riprese video nitide del pallone effettuate direttamente da civili in vari momenti e luoghi. Uno dei primi avvistatori non militari, il già citato Chase Doak del Billings Gazette, descrive dettagliatamente le condizioni di ripresa del suo video, indicando l’ora e il teleobiettivo usato e avendo cura di includere nella ripresa anche la Luna per consentire un confronto delle dimensioni apparenti dell’oggetto.

[CLIP: Doak che descrive mentre riprende il pallone]

Queste informazioni, insieme all’angolazione e alla quota, consentono di stimare indipendentemente le dimensioni effettive dell’oggetto, che coincidono con quelle dichiarate dal Dipartimento della Difesa statunitense: un pallone con un diametro di una settantina di metri, sotto il quale è appesa una struttura allungata con otto pannelli e vari altri apparati, documentata con qualità eccezionale da fonti civili come Tyler Schlitt di LiveStormChasers.com. 

Sempre partendo da dati pubblici, come le proprietà fisiche dei gas più leggeri dell’aria (elio o idrogeno), e partendo dal diametro del pallone, si può dedurre la sua capacità di carico e quindi il peso degli apparati che trasporta: all’incirca 900 chilogrammi, ossia molto di più del normale carico di qualunque pallone meteorologico.

Dalle dimensioni degli otto pannelli visibili nelle foto pubbliche, se si ipotizza che siano pannelli fotovoltaici, si può stimare la quantità di energia generata e quindi disponibile per gli apparati di bordo. Alcune valutazioni prudenti indicano almeno circa 1 kW di potenza: un valore decisamente superiore a quello normalmente disponibile per i palloni meteo.

Un pizzico di trigonometria permette poi di verificare la quota di volo: esaminando il ritardo del suono nei video pubblici dell’abbattimento diventa possibile calcolare la distanza, che si usa come ipotenusa di un triangolo i cui altri lati sono la verticale dal pallone al suolo e la retta tracciata lungo il terreno fino a incrociare quella verticale, e stimando l’angolo di ripresa si ottiene la quota.

Altri calcoli, inoltre, permettono di determinare che alla quota di volo di 18 chilometri un pallone dotato di antenne riceventi per la raccolta di segnali radio avrebbe avuto una portata di circa 250 chilometri in ogni direzione; quindi anche una rotta approssimativa, dettata principalmente dalle correnti aeree, avrebbe permesso di sorvolare e sorvegliare un’ampia fascia di territorio.

Si può poi attingere alle fonti aperte anche per scoprire che i palloni in realtà possono scegliere in che direzione farsi portare, perché possono cambiare quota e quindi sfruttare le correnti diversamente orientate che sono presenti alle varie altitudini. E i dati meteo globali sulle correnti, che sono pubblici, permettono di ricostruire all’indietro la rotta del pallone con buona approssimazione e determinare che effettivamente è partito dalla Cina.

Ricostruzione del percorso del pallone cinese e della sua portata osservativa. Le stelline indicano gli avvistamenti da parte di civili. Fonti: TheIntelFrog / Statista. Un altro grafico di TheIntelFrog è qui.

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2023/02/19 19:00. La rotta del pallone è stata ricostruita anche usando un altro tipo di informazione pubblicamente disponibile: le immagini satellitari commerciali, alcune delle quali hanno fotografato del tutto fortuitamente il pallone, come è successo ai satelliti di Planet Labs. Il pallone è stato trovato nelle foto usando tecniche di riconoscimento degli oggetti basate sull’intelligenza artificiale (Scott Manley a 13:40 circa; SpaceNews).

Il pallone cinese sorvola il Missouri in una fotografia satellitare pubblicamente disponibile (Credit: Synthetaic/Planet Labs).

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2023/03/05 10:20. La plausibilità di una rotta di un pallone stratosferico può essere anche verificata indirettamente usando un simulatore come Spy Balloon Simulator, che si basa sui dati meteorologici mondiali per calcolare quale sarebbe il percorso spontaneo di un pallone lanciato da un dato luogo e tenuto a una data quota.

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Infine, le fonti storiche pubblicamente disponibili permettono di consultare e confrontare i documenti tecnici di un altro genere di pallone ad alta tecnologia concepito per raccogliere segnali radio e ritrasmetterli: non per spionaggio, ma per motivi commerciali. Nel 2013, infatti, Google aveva avviato il progetto Loon per portare Internet nelle zone rurali e remote del mondo tramite trasmettitori appesi a palloni riempiti di elio con un diametro di circa 15 metri che avrebbero volato a quote fra 18 e 25.000 metri, le stesse del pallone cinese, reggendo circa 10 chilogrammi di apparecchiature e pannelli solari da 100 watt. Il progetto Loon ha dimostrato che era possibile mantenere un pallone fisso sopra una zona specifica semplicemente variando la sua quota in modo da sfruttare le correnti, ma è stato chiuso nel 2021.

Un pallone del progetto Loon di Google (Fonte: Techcrunch/Loon).

Le affermazioni del Dipartimento della Difesa statunitense, insomma, sono perlomeno coerenti con le fonti aperte pubblicamente disponibili. E l’open source intelligence non si limita certo a questi risultati: offre anche strumenti come Osintessentials.com, che è un sito che riunisce numerosissime risorse per la ricerca nei social network, nelle mappe digitali, nelle webcam e consente per esempio di calcolare la posizione del sole, e quindi l’orientamento delle ombre, in qualunque momento e in qualunque luogo del mondo: questo consente, per esempio, di verificare se una foto è stata realmente scattata nel posto e nel momento dichiarati.

Ma con la ricerca negli archivi aperti delle pubblicazioni scientifiche si può fare ancora di più: si può ricostruire la lunga storia dei palloni-spia, che ha uno stranissimo legame con l’esplorazione della Luna.

Sulla Luna col pallone (o quasi)

Quasi settant’anni fa, nel 1956, erano gli Stati Uniti a spiare la Cina e l’Unione Sovietica usando palloni-spia segreti: i satelliti-spia non esistevano ancora. Le dimensioni di questi palloni-spia erano simili a quelle dei palloni cinesi di oggi, e la giustificazione presentata quando i sovietici protestarono per il sorvolo del loro territorio fu altrettanto simile: il governo americano disse che si trattava di palloni meteorologici adoperati per un progetto mondiale di raccolta di dati scientifici. La storia, insomma, sembra ripetersi, ma a parti invertite.

A bordo dei palloni del cosiddetto progetto Genetrix (oggi desecretato) c’erano infatti strumenti per nulla scientifici: c’erano grandi fotocamere molto sofisticate e sensibili che, trasportate dalle correnti stratosferiche, scattarono circa 10.000 fotografie dettagliatissime di vari milioni di chilometri quadrati di territorio russo e cinese, scoprendo numerose installazioni militari e nucleari segrete. Le foto venivano recuperate quando i palloni uscivano dal territorio russo-cinese e sganciavano, appesi a paracadute, i contenitori delle pellicole sulle quali erano state impresse le immagini.

Lancio di un pallone-spia del progetto Genetrix statunitense. Fonte: DamnInteresting.

Nel giro di poche settimane gli Stati Uniti lanciarono oltre 500 di questi palloni-spia, ma il programma fu annullato dopo soli 27 giorni appunto a causa delle proteste sovietiche e anche perché molti palloni furono abbattuti dai caccia o caddero in territorio russo, dove le preziose fotocamere top secret e le pellicole furono recuperate, rivelando chiaramente la natura militare dei sorvoli statunitensi.

Una pagina di un rapporto desecretato dell’NRO (1982) che parla del progetto Genetrix.

I sovietici esaminarono in dettaglio gli apparati di ricognizione americani, esattamente come gli Stati Uniti oggi esaminano i resti del pallone cinese che hanno abbattuto. Settant’anni fa, gli esperti russi si resero conto che gli americani avevano dovuto inventare una pellicola che resistesse al gelo e alle radiazioni presenti alle quote di volo di quei palloni. In Unione Sovietica non c’era nulla di paragonabile, ma i russi avevano bisogno di una pellicola di questo tipo per un loro progetto di ricognizione decisamente ambizioso.

E così il 4 ottobre 1959, tre anni dopo quella campagna di spionaggio stratosferico statunitense, i russi lanciarono nello spazio la sonda Luna-3, destinata a girare intorno alla Luna, sorvolarne la faccia invisibile dalla Terra e scattarne le primissime immagini. A bordo di quella sonda c’era una speciale fotocamera, dentro la quale c’era una striscia di pellicola non esposta recuperata dai palloni-spia americani abbattuti. Quella pellicola era perfetta per scattare immagini nello spazio nonostante gli sbalzi termici e le radiazioni di quell’ambiente.

La pellicola fu sviluppata a bordo della sonda con un sistema automatico, e le immagini furono trasmesse verso la Terra via radio, con una sorta di lentissimo fax. L’Unione Sovietica le presentò al mondo il 26 ottobre 1959 con grande clamore: oltre a essere una dimostrazione della supremazia russa in campo spaziale di quegli anni, le foto rivelarono inaspettatamente che la faccia nascosta della Luna era diversissima da quella visibile dalla Terra. Ovviamente né i russi né gli americani dissero che le foto erano state scattate su pellicola rubata a palloni spia made in USA.

Mosaico di alcune delle immagini scattate dalla sonda sovietica Luna-3.

E questa è una storia che oggi si può raccontare grazie ai ricercatori di open source intelligence che hanno scandagliato pazientemente i documenti militari che all’epoca erano segreti e ora sono pubblicati online e accessibili via Internet. Chissà cosa troveranno questi ricercatori, fra qualche decennio, nei documenti che oggi sono top secret.

Fonti aggiuntive:

2023/02/13

Foto della falla sulla Soyuz MS-22

Pubblicazione iniziale: 2023/02/13 17:19. Ultimo aggiornamento: 2023/02/15 20:00.

Questa è la prima immagine ufficiale della falla che ha causato l’avaria della Soyuz MS-22 il 15 dicembre 2022, come ho raccontato qui e qui. La didascalia di Roscosmos dice che l’immagine è stata acquisita “dalle telecamere del manipolatore del segmento americano” (traduzione automatica da verificare), ma a me sembra più una foto da fotocamera. L’immagine è stata segnalata da Katya Pavlushchenko su Telegram, che mi ha poi confermato che la foto è stata scattata usando le apparecchiature di ripresa dell robot Dextre, non quelle del Canadarm 2 come era sembrato inizialmente.

Space Shuttle Almanac ha poi pubblicato delle foto di una navicella Soyuz analoga, che chiariscono la posizione della falla:



Questa è un’illustrazione NASA dell’attuale configurazione della Stazione con i vari veicoli attraccati. La Soyuz MS-22 è chiaramente indicata, mentre l’altro veicolo russo che ha avuto una perdita analoga, la Progress MS-21, è indicata come Progress 82 (il suo altro nome) ed è attraccata al modulo russo Poisk in posizione rivolta verso lo spazio.

Il lancio della Soyuz MS-23, prevista come veicolo sostitutivo della MS-22, è stato rinviato di un mese, fino a marzo 2023. Inizialmente era stato annunciato per il 19 febbraio (Space.com).


Fonte aggiuntiva: Space.com.

Stasera sarò a Bellinzona per parlare di uso sicuro delle tecnologie digitali

Questa sera alle 20 sarò alla Scuola Media di Bellinzona 2 (via al Maglio 9) per una conferenza dedicata alle soluzioni per usare con sicurezza le tecnologie digitali, evitando truffe, molestie e abusi. Visti i temi trattati, la partecipazione è riservata a un pubblico adulto. L’ingresso è libero.

Credit immagini: Pro Juventute.

Per Repubblica, gli oggetti volanti in atmosfera sono in orbita

Repubblica insiste a chiedere soldi in cambio di parole in libertà. Oggi Gianluca Modolo ci insegna che gli oggetti abbattuti nei cieli statunitensi e canadesi erano in orbita.

Contenuto "riservato agli abbonati premium", mi raccomando. Qui non c’è neanche la scusa flaccida del “contenuto gratuito quindi cosa pretendi”: qui gli utenti pagano. E Repubblica ricambia così.




2023/02/11

Starship: una foto dice tutto

Il primo stadio Super Heavy della Starship durante il test di accensione del 10 febbraio scorso. Fonte: Elon Musk su Twitter.

Nuova perdita in un veicolo spaziale russo attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale, il cargo “Progress MS-21”. Nessun pericolo immediato

Pubblicazione iniziale: 2023/02/11 15:57. Ultimo aggiornamento: 2023/02/26 17:40.

2023/02/11 15:57. Il veicolo spaziale cargo russo Progress MS-21, attraccato alla sezione russa della Stazione Spaziale Internazionale dal 26 ottobre scorso, ha subìto una perdita di pressione.

Un veicolo Progress di tipo analogo a quello in avaria. Fonte: NASA (2019).

Il portello che collega la Progress MS-21 alla Stazione è stato chiuso immediatamente. L’equipaggio della Stazione non è in pericolo. È previsto che la Progress in avaria venga sganciata e si disintegri nel rientro in atmosfera, come consueto, il prossimo 18 febbraio. 

Il lancio della navicella per equipaggi Soyuz MS-23, previsto il 20 febbraio per rimediare all’avaria della Soyuz MS-22, non verrà posticipato.

Le prime voci indicano che la perdita sarebbe avvenuta nel circuito di raffreddamento del radiatore esterno, in maniera simile a quanto accaduto con la navicella per equipaggi Soyuz MS-22 poco tempo fa, il 15 dicembre 2022. La Progress è strutturalmente analoga alla Soyuz.  La pressione nel suo sistema di controllo termico è zero e tutto il liquido refrigerante è fuoriuscito, secondo Dmitri Strugovets, ex capo ufficio stampa di Roscosmos, citato da Katya Pavlushchenko. Strugovets ha aggiunto che la perdita è apparsa dopo le 9.40 UTC e che agli Stati Uniti verrà chiesto di usare il braccio robotico Canadarm per ispezionare la Progress, anche se la sua posizione di attracco renderà difficile questa operazione.

Le telecamere esterne della Stazione hanno ripreso la fuoriuscita, che somiglia a fiocchi di neve, secondo Ars Technica.

L’annuncio ufficiale di Roscosmos è qui:

Специалисты подмосковного Центра управления полетами по телеметрической информации зафиксировали разгерметизацию в грузовом корабле «Прогресс МС-21», расстыковка которого от Международной космической станции планируется на 18 февраля.

Переходной люк в корабль закрыт, таким образом «Прогресс МС-21» изолирован от общего объема станции. Все запланированное к удалению оборудование уже находится в корабле. Причины его разгерметизации выясняются.

Температурный режим и давление на борту МКС находятся в норме, жизни и здоровью экипажа ничего не угрожает, его самочувствие хорошее.

Данный инцидент никак не повлиял на сегодняшнюю стыковку с МКС грузового корабля «Прогресс МС-22» и не повлияет на дальнейшую программу полета станции.

In traduzione sommaria:

Gli specialisti del Centro di controllo della missione vicino a Mosca hanno rilevato una depressurizzazione nella navicella Progress MS-21, il cui sgancio dalla Stazione spaziale internazionale è previsto per il 18 febbraio.

Il portello di passaggio verso la navicella è chiuso, quindi la Progress MS-21 è isolata dal volume generale della stazione. Tutte le apparecchiature previste per lo sgancio sono già presenti nella navicella. Le ragioni della depressurizzazione sono in corso di accertamento.

Le condizioni di temperatura e pressione a bordo della ISS sono normali, non c'è alcuna minaccia per la vita e la salute dell'equipaggio, le loro condizioni sono buone.

L'incidente non ha avuto alcun effetto sull'attracco odierno della navicella Progress MS-22 alla ISS e non influirà sull'ulteriore programma di missioni della stazione.

La dichiarazione dell’agenzia di notizie russa TASS, in traduzione sommaria:

Una perdita nel circuito della navicella Progress MS-21 potrebbe essersi verificata nel sistema di regolazione, ma non è ancora certo, ha dichiarato il direttore esecutivo di Roscosmos per i programmi spaziali con equipaggio Sergei Krikalev in un'intervista al canale televisivo Zvezda.

"Secondo le mie informazioni, indirette, per telefono, si tratta del sistema di regolazione termica, ma non c'è ancora certezza", ha detto.

Comincia a essere poco plausibile la tesi del danno da impatto di micrometeoroidi che era stata usata per spiegare il danno alla Soyuz, e la sequenza di malfunzionamenti seri degli apparati russi è ormai preoccupante: va ricordato infatti anche il guasto al modulo Nauka che fece ruotare di colpo l’intera Stazione nel 2021.

L’annuncio della NASA dice invece che ora il portello fra la Progress (che l’ente spaziale statunitense chiama Progress 82) e la Stazione è aperto:

...engineers at the Russian Mission Control Center outside Moscow recorded a depressurization in the unpiloted Roscosmos Progress 82 cargo ship’s coolant loop, which is docked to the space-facing Poisk module at the station. Progress 82, which arrived to the space station in October 2022, is scheduled to undock Friday, Feb. 17, filled with trash and will be deorbited over the Pacific Ocean.

The reason for the loss of coolant in the Progress 82 spacecraft is being investigated. The hatches between the Progress 82 and the station are open, and temperatures and pressures aboard the station are all normal. The crew, which was informed of the cooling loop leak, is in no danger and continuing with normal space station operations.

NASA specialists are assisting their Russian counterparts in the troubleshooting of the Progress 82 coolant leak. Officials are monitoring all International Space Station systems and are not tracking any other issues.

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2023/02/18 13:15. Il veicolo spaziale cargo russo Progress MS-21, che aveva sviluppato una perdita esterna nel sistema di raffreddamento mentre era attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale l’11 febbraio 2023, è stato sganciato dalla Stazione ieri (17 febbraio 2023).

Dopo lo sgancio, la Progress è stata ruotata di 180 gradi per fotografare la zona nella quale si era verificata la perdita di refrigerante nel modulo orbitale del veicolo. Roscosmos dice di non aver rilevato danni visibili e ha deciso inizialmente di non iniziare la procedura di rientro distruttivo normalmente prevista per tutti i veicoli Progress e ha valutato l’idea di riattraccarla al modulo russo Prichal della Stazione per consentire indagini più approfondite, ma poi la Commissione di Stato ha deciso di procedere con il rientro, che inizierà alle 03:15 UTC del 19 febbraio 2023.

Le foto qui sotto mostrano quella che sembra essere una chiazza di colore arancione legata alla perdita, ma non è confermato che si tratti di un effetto della perdita in questione, dato che un effetto analogo è visibile nelle immagini di altre navicelle Progress.


Fonte: Roscosmos tramite Katya Pavlushchenko.

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2023/02/21 11:15. Roscosmos ha pubblicato una foto del danno esterno alla Progress MS-21, descrivendolo come causato “da un’influenza esterna” e indicando che ha un diametro di circa 12 millimetri.

Katya Pavlushchenko ha pubblicato un video della perdita:

Space Shuttle Almanac nota che la posizione della falla è molto simile a quella analoga avvenuta nella Soyuz MS-22 attualmente attraccata alla Stazione.

Sempre Katya Pavlushchenko riferisce che un comunicato di Roscosmos a proposito delle due perdite dice che quella della Soyuz MS-22 è stata causata da un micrometeoroide delle Geminidi e che la versione di un difetto di fabbricazione è stata considerata con attenzione ma non ha avuto conferme. Secondo un test effettuato a terra, la possibilità di un impatto di detriti spaziali è improbabile se si tiene conto della direzione di moto e della velocità del detrito e si considera che nei cataloghi di detriti spaziali non ci sono candidati.

Il comunicato prosegue aggiungendo che non verranno effettuati ammodernamenti al sistema esterno di controllo della temperatura delle Progress e Soyuz perché richiederebbero molto tempo e molte risorse economiche e aumenterebbero la massa del veicolo. Tuttavia la questione verrà tenuta in considerazione per lo sviluppo di nuovi veicoli con equipaggio.

Sempre secondo il comunicato, la Soyuz MS-23 (che deve ancora partire dalla Terra e avrebbe dovuto portare un equipaggio) è stata predisposta per raggiungere la Stazione in modalità automatica. Era stato pensato di lanciarla con un singolo cosmonauta a bordo, ma la modifica richiederebbe troppo tempo. La Soyuz MS-22 (quella attualmente attraccata alla Stazione) verrà fatta atterrare automaticamente a marzo 2023.

Sergei Prokopiev, Dmitry Petelin e Francisco Rubio torneranno sulla Terra usando la Soyuz MS-23 a settembre 2023. Oleg Kononenko, Nikolai Chub e Loral O’Hara raggiungeranno la Stazione nel corso dello stesso mese sulla Soyuz MS-24.

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2023/02/26 17:40. La Soyuz MS-23 è stata lanciata senza equipaggio e ora è attraccata al nodo di attracco russo Poisk della Stazione.

2023/02/10

SpaceX ha fatto un mega-test di accensione, forse il più potente della storia

Confesso che anni fa, quando ho visto i primi esemplari della Starship, messi insieme con la lamiera vagamente spianata e saldati alla bell’e meglio, ho pensato che fosse uno scherzo o un delirio di Elon Musk. Ma sembra che questo veicolo spaziale stia man mano raggiungendo gli obiettivi ambiziosissimi che erano stati annunciati: un razzo più potente di un Saturn V o di un N-1 e per di più infinitamente meno costoso e soprattutto interamente riutilizzabile. Se funzionerà, sarà una rivoluzione per i trasporti spaziali.

Ieri è stata raggiunta con successo una nuova tappa nel complesso percorso che porta al volo vero e proprio: uno static fire del primo stadio, ossia un’accensione dei motori principali mentre il vettore è vincolato alla base di lancio, per collaudare le procedure di decollo e verificare i motori e i sistemi di pompaggio del propellente. Il test è stato un successo quasi completo, con 31 dei 33 motori che hanno operato correttamente (uno è stato disattivato preventivamente dai controllori del test e uno è stato disattivato dai sistemi automatici di bordo, lasciando comunque potenza sufficiente per raggiungere l’orbita terrestre, stando a Elon Musk).

Se i motori hanno raggiunto la loro piena potenza [aggiornamento: no, circa la metà], questo è lo static fire più potente mai realizzato. Di sicuro è l’accensione, di decollo o di collaudo, con il maggior numero di motori accesi contemporaneamente (l’N-1 sovietico ne aveva 30 nel primo stadio). Il video qui sotto è già posizionato sull’inizio del conto alla rovescia.

La vista dal drone è ancora più spettacolare:

2023/02/09

Podcast RSI - Story: Come decifrare i messaggi segreti di una regina

logo del Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2023/03/23 22:45.

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto.

Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.

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[CLIP: dal trailer di Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke (2019)]

C’era una volta una bambina, di nome Maria, incoronata come regina quando aveva nove mesi, che da grande fu rinchiusa per anni in un castello dalla cugina, anche lei regina. Ma Maria riuscì a comunicare con i suoi amici, che cercavano di liberarla, nascondendo dei messaggi segreti dentro i turaccioli delle botti di birra che rifornivano il castello... e usando la crittografia end-to-end, come fa WhatsApp, ma fu tradita da un bug nel sistema crittografico.

Ritratto di Maria, regina di Scozia, realizzato da François Clouet (Wikipedia)

Sì, avete sentito bene. Questa è la storia, tragicamente vera, di Maria Stuarda, o Mary Stuart per usare il suo nome originale, che fu regina di Scozia per più di vent’anni nel 1500 e trascorse gli ultimi due decenni della sua vita come prigioniera della cugina, la regina Elisabetta I d’Inghilterra, che temeva che Maria prendesse il suo posto e alla fine ne firmò la condanna a morte. E l’informatica ha un ruolo centrale in questa storia, perché Maria comunicò davvero con i suoi alleati usando la crittografia 500 anni fa, ovviamente senza usare computer, ed è grazie all’informatica che pochi giorni fa un gruppo internazionale di crittografi ha annunciato la scoperta e la decifrazione di alcune delle sue lettere più segrete, che si pensava fossero andate perdute per sempre.

Benvenuti alla puntata del 10 febbraio 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

[SIGLA di apertura]

La storia complessa e tormentata di Maria Stuarda ha ispirato moltissimi romanzi e numerosi film. Colta e poliglotta, cresciuta alla corte di Francia e imparentata con i re francesi e con Caterina de’ Medici, Maria si sposò tre volte, diventando regina consorte di Francia, regina di Scozia e, per diritto di sangue Tudor, erede diretta del trono della cugina Elisabetta I, regina d’Inghilterra. Qualunque riassunto non può rendere giustizia alla sua vita intricata, piena di drammi politici, rivolte religiose, battaglie, rapimenti, tradimenti, complotti e assassinii.

Quello che conta, per la storia che vi sto raccontando, è che alla morte del terzo marito e alla sconfitta dei suoi sostenitori in Scozia, Maria Stuarda si rifugiò da Elisabetta I, che però la tenne prigioniera in vari castelli per ben 18 anni usando una serie di pretesti politici e di accuse più o meno inventate. I fedelissimi cattolici di Maria Stuarda continuarono a cospirare per liberarla, assassinare Elisabetta e così far salire al trono Maria, che secondo loro era la legittima erede del trono d’Inghilterra.

Durante la lunga prigionia Maria rimase comunque in contatto con il mondo esterno tramite i suoi ambasciatori, almeno inizialmente, ma poi anche quel canale di comunicazione fu chiuso. E così nel 1586 cominciò a inviare messaggi ai suoi alleati nascondendoli nei turaccioli delle botti di birra che periodicamente transitavano dal suo luogo di prigionia. Ma si trattava di una trappola.

Per sicurezza, questi messaggi erano crittografati in modo che chi li trasportava non potesse conoscerne il contenuto, un po’ come oggi WhatsApp e altri servizi di messaggistica usano la crittografia end-to-end. Chi trasporta questi messaggi sa da chi provengono e a chi sono destinati, ma non è in grado di leggerli.

All’epoca di Maria Stuarda ovviamente non c’erano computer, per cui si usava un sistema manuale: un cosiddetto cifrario a sostituzione con omofoni e nomenclatura, in cui ogni lettera del messaggio originale veniva sostituita con un simbolo concordato e per rendere più difficili i tentativi di decifrazione la stessa lettera poteva essere rappresentata da simboli differenti e poi venivano inseriti simboli che non volevano dire nulla e altri che rappresentavano le lettere doppie, le date e i nomi delle persone, che sono appigli classici dei crittoanalisti, gli esperti incaricati di decifrare questi messaggi segreti.

Uno dei cifrari usati da Maria Stuarda. Fonte: The National Archives.

Per gli standard della fine del 1500 questo cifrario era un sistema piuttosto sicuro, ma aveva un bug fondamentale: il fattore umano. Nella vicenda di Maria Stuarda, questo fattore umano ha un nome preciso: Gilbert Gifford, il fabbricante di birra che faceva da trasportatore dei messaggi. Gifford era stato consigliato a Maria da un amico fidatissimo, ma era in realtà un agente di Sir Francis Walsingham, quello che oggi chiameremmo grosso modo il direttore generale dei servizi segreti della regina Elisabetta I. Gifford, infatti, consegnò tutte le lettere cifrate a Walsingham, che disponeva di due super-crittoanalisti, Thomas Phelippes e John Sommers, che riuscirono a decifrare i codici usati da Maria Stuarda.

Il trucco dei turaccioli di birra era stato inventato da Walsingham con il preciso scopo di ottenere prove per incriminare Maria e scoprire i nomi dei suoi complici. Nel 1586, Maria ricevette una lettera cifrata da un gruppo di cospiratori che le dicevano esplicitamente che stavano tramando per liberarla e assassinare la regina Elisabetta, e commise la fatale imprudenza di rispondere, indicando così il suo consenso all’assassinio.

Ma la sua lettera di risposta, altrettanto cifrata, fu passata da Gifford, il fabbricante di birra, a Sir Walsingham, e fu decifrata da Phelippes, il crittoanalista, che per buona misura prima di rispedire le lettera intercettata la alterò aggiungendo un paragrafo, cifrato con lo stesso codice, in cui in apparenza Maria chiedeva di conoscere “i nomi e le qualifiche dei sei uomini che otterranno il risultato” (diceva così).

Il paragrafo falso aggiunto a una lettera di Maria Stuarda e il cifrario usato dal destinatario, Anthonie Babington, per decifrare le comunicazioni con la sovrana (The National Archives/Wikipedia).

I cospiratori furono così identificati e torturati, e confessarono il complotto. Maria Stuarda fu incriminata e processata sulla base di quella crittografia ritenuta sicura; si dichiarò innocente, ma fu condannata a morte, e la pena fu inflitta per decapitazione a febbraio del 1587. Maria Stuarda aveva 44 anni.

[CLIP: dal trailer di Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke (2019)]

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È passato mezzo millennio, e oggi la crittografia non è più riservata ai monarchi e ai governi ma è nei nostri smartphone. Però le regole di base sono rimaste le stesse. Non importa quanto sia potente e sofisticata la tua crittografia: se il canale di comunicazione che usi per trasmetterla ha una falla, i tuoi avversari la sfrutteranno per capire cosa c’è nel tuo messaggio.

WhatsApp, per esempio, cifra piuttosto robustamente tutti i nostri messaggi, e lo stesso fanno Signal, Wickr e tante altre app, per cui i loro gestori non possono leggere cosa scriviamo. Però possono leggere i cosiddetti metadati, ossia possono sapere chi è il mittente e chi è il destinatario, quanto è lungo il messaggio, quanti sono i messaggi scambiati, a che ora sono stati inviati e ricevuti, e con queste informazioni diventa possibile dedurre il contenuto dei messaggi.*

* Precisazione: la lettura dei metadati che cito è riferita a WhatsApp e tante altre app in generale. Signal legge solo il numero di telefono: Wickr può acquisire informazioni su date e orari, sul dispositivo, quanti indirizzi e numeri di telefono sono collegati a un account, le modifiche alle impostazioni di un account e i numeri totali dei messaggi.

C’è anche un’altra regola di base che non cambia: man mano che la tecnologia si evolve, diventa capace di decifrare sistemi di crittografia che prima erano considerati inespugnabili e diventa capace di trovare i messaggi anche se sono nascosti o messi nel posto sbagliato.

È quello che è successo in questi giorni: tre crittoanalisti moderni, l’informatico George Lasry, il pianista e docente musicale Norbert Biermann e l’astrofisico Satoshi Tomokiyo, hanno pubblicato sulla rivista specializzata Cryptologia un dettagliatissimo articolo tecnico nel quale annunciano di aver ritrovato oltre 50 documenti cifrati appartenenti a Maria Stuarda. Documenti che si ritenevano perduti e che gettano nuova luce sulla sua drammatica vita.

Questi documenti erano custoditi dalla Bibliothèque Nationale de France, che però non sapeva che fossero appartenuti a Maria Stuarda, visto che erano appunto cifrati e non avevano nessuna informazione in chiaro che li identificasse, e così la BNF li aveva invece classificati vagamente legandoli a documenti concernenti imprecisati “affari italiani”.

Quei documenti sarebbero probabilmente rimasti sepolti negli immensi archivi della BNF per sempre, senza che si venisse mai a sapere della loro importanza, ma George Lasry e colleghi li hanno notati grazie al fatto che sono accessibili a qualunque studioso via Internet. Incuriositi dall’aspetto evidentemente cifrato di questi antichi documenti, si sono messi all’opera senza avere la minima idea di cosa avessero trovato.

Esempio di lettera cifrata. Fonte: gallica.bnf.fr.

Quei documenti erano delle lettere, scritte usando ben 219 simboli speciali, non caratteri normali, per cui i ricercatori non hanno potuto usare sistemi di riconoscimento automatico dei caratteri e quindi hanno dovuto trascrivere manualmente i testi, convertendoli in un formato leggibile da un software, che ha analizzato i caratteri con un procedimento molto laborioso e ha scoperto che la lingua usata era il francese, non l’italiano, e ha iniziato a recuperare alcuni frammenti di testo.

Il software, guidato dagli esperti, ha poi recuperato gli omofoni, ossia i vari simboli che rappresentavano una stessa lettera dell’alfabeto, e ha recuperato anche i simboli speciali (per esempio quelli usati per indicare una ripetizione del simbolo precedente, allo scopo di non rivelare le lettere doppie, oppure sequenze di lettere molto frequenti), e a quel punto sono emersi prefissi, suffissi, preposizioni, parole comuni.

Iniziano a emergere i primi frammenti di testo.

Con questa decrittazione parziale in mano, i ricercatori hanno capito con stupore di aver ritrovato gli originali delle lettere perdute di Maria Stuarda, scritte fra il 1578 e il 1584, e hanno usato le proprie conoscenze storiche per decifrare i simboli usati per indicare le persone citate dalla regina prigioniera.

Di quasi tutte queste lettere perdute erano già disponibili nei musei le copie decifrate all’epoca dalle spie della regina Elisabetta I, che hanno confermato la validità del lavoro dei ricercatori di oggi e hanno documentato ulteriormente, con grande piacere degli storici, che nell’ambasciata francese all’epoca c’era chiaramente una talpa che intercettava le versioni decifrate delle lettere di Maria Stuarda e le passava agli inglesi [si potrebbe dire che era, letteralmente, un attacco man-in-the-middle].

E anche qui c’è una lezione di sicurezza che vale ancora oggi: puoi avere il sistema di crittografia più potente dell’universo, ma alla fine qualunque messaggio va decrittato per poterlo leggere, e se quella copia decrittata finisce nelle mani di qualcuno, la tua supercrittografia non vale niente.

Il paragone moderno è che WhatsApp, Signal, Threema e tutte le altre app fanno il possibile per proteggere i nostri messaggi da occhi inopportuni, ma non possono impedire che il legittimo destinatario prenda un messaggio o una foto che ha ricevuto in forma cifrata e lo mostri a chissà chi sullo schermo del proprio smartphone. E non possono impedire che qualcuno che ha accesso al nostro smartphone veda e legga le nostre conversazioni cifrate, se sono archiviate sul telefono e il telefono non è protetto almeno da un PIN robusto.

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Se alla fine di questa storia vi state chiedendo cosa dicessero queste lettere così segrete, i ricercatori hanno pubblicato i loro testi integrali, interessantissimi per gli storici e per gli appassionati di intrighi: ci sono discussioni sul possibile matrimonio di Elisabetta I e il Duca di Anjou, nelle quali Maria Stuarda avvisa l’ambasciatore francese Castelnau che “gli inglesi non sono sinceri nelle loro trattative e il loro unico scopo è indebolire la Francia e contrastare la Spagna”, ci sono raccomandazioni di non fidarsi di Sir Francis Walsingham, il segretario personale e capo delle spie di Elisabetta I, perché è “una persona scaltra, che offre falsamente la propria amicizia mentre nasconde le proprie intenzioni reali”, e ci sono anche avvisi molto profetici, nei quali Maria Stuarda avvisa che alcuni di coloro che lavorano alle sue dipendenze potrebbero essere agenti di Walsingham.

Purtroppo questa consapevolezza non salvò la regina di Scozia. Ma forse può salvare qualcuno di noi dal lasciare in giro messaggi cifrati che crede sicuri per sempre e invece verranno decifrati da qualcuno in futuro -- o anche subito -- grazie alla tecnologia e al talento.

Chiusura

Anche questa puntata del Disinformatico è giunta al termine: grazie di averla seguita. Questo podcast è una produzione della RSI Radiotelevisione svizzera. Le nuove puntate del Disinformatico vengono messe online ogni venerdì mattina presso www.rsi.ch/ildisinformatico e su tutte le principali piattaforme podcast. I link e le fonti di riferimento che ho citato in questa puntata e nelle precedenti sono disponibili presso Disinformatico.info. Gli spezzoni audio sono tratti dal film Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke. Per segnalazioni, commenti o correzioni, scrivetemi una mail all’indirizzo paolo.attivissimo@rsi.ch. A presto.

Fonti

Cryptologia, Deciphering Mary Stuart’s lost letters from 1578-1584 (https://doi.org/10.1080/01611194.2022.2160677).

Britannica.com, Mary Queen of Scotland.

The National Archives, Ciphers used by Mary Queen of Scots.

BBC, Mary Queen of Scots: Deposed ruler's secret prison letters found and decoded.

Ars Technica, Lost and found: Codebreakers decipher 50+ letters of Mary, Queen of Scots.

2023/02/07

ANSA e l'astronomia; Repubblica e il rispetto per la morte

Siamo nel 2023 e ANSA fa lavorare gente che crede che la Luna abbia una faccia perennemente al buio.


Intanto Repubblica fa tweet come questo (poi rimosso) e l’URL originale della notizia ribadisce il concetto: https://video.repubblica.it/edizione/milano/lecco-cadavere-di-una-donna-trovato-morto-in-auto-sulal-riva-del-lago-i-rilievi-della-polizia/437585/438551



2023/02/05

Titoli da panico per il "massiccio attacco hacker" in Italia: i dati concreti

Ultimo aggiornamento: 2023/02/09 22:20.

Scrive Rainews: “Agenzia per la cybersicurezza: "E' in corso un massiccio attacco hacker"
I tecnici dell'Agenzia hanno già censito "decine di sistemi nazionali verosimilmente compromessi e allertato numerosi soggetti i cui sistemi sono esposti ma non ancora compromessi""”
.

Come al solito, siccome in tante redazioni linkare le fonti è considerato un abominio, non viene riportata l’indicazione più importante, ossia l’informazione tecnica del CSIRT. È qui. E dice una cosa che Rainews ha tralasciato di mettere in evidenza: la falla di VMware ESXi sfruttata per l’attacco è stata corretta dal vendor due anni fa.

No, dico, due anni fa. L’avviso del CSIRT lo dice chiaramente: “vulnerabilità CVE-2021–21974 – già sanata dal vendor nel febbraio 2021”.

Parliamoci chiaro: se non patchi un sistema da due anni e per di più lo esponi direttamente a Internet, prendi una canna da pesca e smetti di fare danni, perlamordiddio.

E per favore piantiamola con i titoli sensazionalisti: il titolo corretto, qui, non è “È in corso un massiccio attacco hacker” ma “Imbecilli non aggiornano da 2 anni computer esposti a Internet, si beccano quello che si meritano”.

Gli anglofoni hanno un modo di dire perfettamente azzeccato per queste occasioni: FAFO. Fuck around, find out. Ossia, grosso modo, “Fai una cretinata, scoprine le conseguenze”.

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Se vi interessano i dettagli tecnici, BleepingComputer ha pubblicato un ottimo articolo in proposito; Censys ha un elenco dei server colpiti; e qui ci sono istruzioni per proteggere i server e per tentare il recupero dei file cifrati dal ransomware.

Secondo Censys, in Italia i server colpiti (non quelli vulnerabili, ma quelli che sono già stati infettati) sono almeno una ventina; in Svizzera sono più o meno altrettanti.

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Ho parlato della vicenda a Teleticino (video) e a Radio Radicale (registrazione audio).

La nota del governo italiano è molto netta (evidenziazioni mie): “L’aggressione informatica, emersa già dalla serata del 3 febbraio e culminata ieri in modo così diffuso, era stata individuata da ACN [Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale] come ipoteticamente possibile fin dal febbraio 2021, e a tal fine l’Agenzia aveva allertato tutti i soggetti sensibili affinché adottassero le necessarie misure di protezione. Taluni dei destinatari dell’avviso hanno tenuto in debita considerazione l’avvertimento, altri no e purtroppo oggi ne pagano le conseguenze. Per fare una analogia con l’ambito sanitario, è accaduto come se a febbraio 2021 un virus particolarmente aggressivo avesse iniziato a circolare, le autorità sanitarie avessero sollecitato le persone fragili a una opportuna prevenzione, e a distanza di tempo siano emersi i danni alla salute per chi a quella prevenzione non abbia ottemperato".”

Non avrei saputo dirlo meglio.

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2023/02/09 22:20. Anche la CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) statunitense ha pubblicato uno script e delle istruzioni per il recupero dei dati in caso di attacco con questo ransomware.

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