Come si presentava la notizia sul sito web del settimanale L'Espresso. La stessa foto appariva in testa all'articolo stesso. |
Sta emergendo in questi giorni l'ennesimo scandalo che coinvolge un ente pubblico italiano. Questa volta è il turno dell'ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana, apparentemente al centro dell'ennesima parentopoli e di insanabili problemi di bilancio.
Ebbene, cosa associereste fotograficamente ad una notizia che riguarda l'inchiesta in corso? Una foto dell'attuale Presidente dell'agenzia Roberto Battiston? Una veduta della nuova sede dell'ASI, o quella di uno dei tanti consulenti pagati secondo la Corte dei Conti in maniera "anomala e illegittima"?
Troppo banale: così l'Espresso ha deciso, almeno inizialmente, di farlo con una delle foto ufficiali di Samantha Cristoforetti, sostituita
Peccato che parlare di parentopoli e associarla alla Samantha nazionale significa suggerire un legame che non solo non esiste, ma non può neanche esistere. Mentre infatti le quote nazionali di astronauti europei dipendono, almeno in parte, dal contributo finanziario fornito dai vari Paesi aderenti all'Agenzia Spaziale Europea (ESA), la selezione di un astronauta per una missione a bordo dell'ISS (Stazione Spaziale Internazionale), per la delicatezza del ruolo e per i requisiti richiesti, non può assolutamente essere soggetta a pressioni da parte delle agenzie spaziali nazionali.
E allora, al di là della giusta iniziativa di documentare l'ennesimo caso di corruzione e nepotismo emerso in questo periodo nel nostro Paese, perché suggerire con una foto un collegamento assolutamente infondato con la prima astronauta ESA di nazionalità italiana?
Se ritenete ingiusto infangare la reputazione di Samantha, domandatelo anche voi con una bella e-mail al Direttore de l'Espresso, Luigi Vicinanza: letterealdirettore@espressoedit.it.
Se siamo in tanti magari ci ascolterà.
Aggiornamento 2015/03/25 07:20 - Ma guarda un po'... la foto con Samantha è stata sostituita con una vista "neutrale" della Stazione Spaziale Internazionale. Con tanto di scuse da parte del Caporedattore Marco Pratellesi nei commenti, ed articolo riparatorio.
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