Web Analytics Made Easy - Statcounter
ON AMAZON:



https://www.amazon.com/Voice-Desert-Valerio-Stefano-ebook/dp/B0CJLZ2QY5/

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Il Disinformatico: Storie di scienza

Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Storie di scienza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Storie di scienza. Mostra tutti i post

2022/11/26

Storie di Scienza 18: Lo strano, cavilloso record di distanza di Orion/Artemis 1

Poco fa l’ESA ha tweetato che la capsula Orion della missione Artemis 1 ha stabilito un record di distanza molto specifico. L’ESA ci tiene molto a questo primato perché partecipa in maniera importante alla missione Artemis fornendo il modulo di servizio che alimenta la capsula Orion e le fornisce propulsione. Trovandosi a 401.798 km dalla Terra, dice l’ESA, Orion ha battuto il primato di massima distanza dalla Terra di un veicolo spaziale progettato per trasportare esseri umani e fare ritorno. 

La NASA e l’agenzia spaziale canadese sono meno cavillose e parlano genericamente di “record di massima distanza di un veicolo adatto a esseri umani”. Ma sbagliano, e ha ragione l’ESA a pignoleggiare.

Perché sono necessarie tutte queste precisazioni? E chi deteneva il record precedente?

“Progettato per trasportare esseri umani”

La prima precisazione è abbastanza facile da capire. Molte sonde spaziali senza equipaggio sono andate ben più lontano, anche fuori dal Sistema Solare, a quasi venti miliardi di chilometri (Pioneer e Voyager). Quindi quello di Orion può essere un record di distanza soltanto nella categoria ben più ristretta dei veicoli human-rated, ossia in grado di trasportare un equipaggio con tutto il necessario per garantirgli la sopravvivenza nello spazio: questo requisito esclude la Tesla Roadster lanciata nello spazio verso Marte da SpaceX nel 2018, che trasporta soltanto un manichino (almeno si spera) racchiuso in una tuta spaziale ma non sarebbe in grado di ospitare un equipaggio vivente.

Notate, inoltre, che nel caso di Orion si parla di veicolo in grado di ospitare un equipaggio, non di veicolo con equipaggio, perché in questa missione la capsula Orion non trasporta nessuno: è un volo di collaudo senza persone a bordo. Quindi non si parla di record di distanza di un equipaggio, ma solo di record di un veicolo che potrebbe trasportarne uno sano e salvo.

Infatti il record di distanza dalla Terra di un veicolo con equipaggio è ancora saldamente in mano a Jim Lovell, Fred Haise e Jack Swigert, i membri dell’equipaggio della missione Apollo 13. Il 15 aprile 1970 alle 0.21 UTC, dopo lo scoppio di un serbatoio nel modulo di servizio che li costrinse a un drammatico rientro d’emergenza sulla Terra, si spinsero fino a 400.171 chilometri dal nostro pianeta e girarono intorno alla Luna a una quota di 250 chilometri dalla sua faccia nascosta prima di tornare sulla Terra, seguendo l’unica traiettoria che avrebbe consentito loro il ritorno prima di esaurire le risorse di bordo.

Nessun equipaggio delle altre missioni lunari raggiunse una distanza così elevata dalla Terra, e da allora nessun astronauta si è mai spinto così lontano.

Ma l’ESA fa un’altra precisazione.

“...e fare ritorno”

Questa seconda precisazione è necessaria per un’ottima ragione, che però richiede una conoscenza piuttosto approfondita delle missioni spaziali lunari con equipaggio per essere compresa.

I veicoli spaziali delle missioni Apollo che portarono vari equipaggi verso la Luna (1968, Apollo 8; 1969, Apollo 10; 1970, Apollo 13) e sulla Luna (dal 1969 al 1972, Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17) erano composti da due moduli abitabili: il Modulo di Comando, che era la capsula conica principale nella quale gli astronauti trascorrevano gran parte della missione, e il Modulo Lunare o LM (Lunar Module), che era la “scialuppa” usata per scendere sulla Luna e ripartirne. Un terzo modulo, il Modulo di Servizio, non era abitabile ed era dotato di un grande motore di propulsione e di tutto il necessario per la sussistenza dei tre astronauti dell’equipaggio per tutto il corso della missione.

Al centro, la capsula conica del Modulo di Comando; a sinistra, la forma cilindrica del Modulo di Servizio con il suo motore primario e i motori di manovra; a destra, il Modulo Lunare (LM). Illustrazione NASA S-66-11008.

Il Modulo Lunare si divideva a sua volta in due parti: uno stadio di discesa, che come dice il suo nome serviva per scendere sulla Luna portando due membri dell‘equipaggio, e uno stadio di risalita, che riportava i due astronauti al Modulo di Comando.

Una volta esaurito il suo compito, il Modulo Lunare veniva sganciato e i suoi motori venivano accesi un’ultima volta per allontanarlo dal veicolo principale. Ma non tutte le missioni Apollo diedero a questi moduli la stessa destinazione finale.

Alcune (Apollo 4, 5 e 6) furono voli di collaudo senza equipaggio, i cui LM si disintegrarono al rientro nell’atmosfera terrestre e comunque erano solo dei simulacri (test article). Alcune (Apollo 7 e 8) furono missioni prive di LM, in orbita terrestre o lunare. Una (Apollo 9) trasportò un equipaggio e un LM rimanendo in orbita terrestre, senza andare verso la Luna, e il suo LM si disintegrò rientrando nell’atmosfera. Le missioni con equipaggio Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17 scesero sulla Luna, e gli stadi di risalita dei loro LM furono lasciati in orbita lunare (Apollo 11) oppure furono schiantati intenzionalmente sulla Luna (Apollo 12 e 14-17). Il LM di Apollo 13 fu usato come veicolo di supporto d’emergenza per il viaggio di ritorno e si disintegrò nell’atmosfera terrestre.

Se avete fatto bene i conti, manca all’appello una missione: Apollo 10.

Il LM di Apollo 10, infatti, non scese sulla Luna, ma si limitò ad avvicinarsi (con a bordo Tom Stafford e Gene Cernan) fino a circa 14 chilometri dalla sua superficie e poi si riagganciò al veicolo principale, dopo aver separato lo stadio di discesa da quello di risalita (il terzo membro dell’equipaggio, John Young, rimase nel Modulo di Comando). 

Una volta compiuta la sua missione, il 23 maggio 1969 lo stadio di risalita di questo Modulo Lunare fu inserito in un’orbita attorno al Sole, dove si trova tuttora. Questo è il veicolo adatto a trasportare equipaggi che si è allontanato dalla Terra più di ogni altro (e oltretutto, a differenza di Orion, ha effettivamente trasportato un equipaggio, almeno per un breve periodo).

Lo stadio di risalita del Modulo Lunare di Apollo 10, fotografato da un finestrino del Modulo di Comando, poco prima del suo riaggancio. A bordo ci sono Tom Stafford e Gene Cernan. Dettaglio della foto NASA AS10-34-5112. La banda diagonale in alto a sinistra è il bordo del finestrino.

Ma i Moduli Lunari non erano dotati di uno scudo termico, per cui non erano in grado di rientrare sulla Terra. E così l’ESA salva il primato aggiungendo la cavillosa precisazione della capacità di fare ritorno. 

Dove sia esattamente oggi il Modulo Lunare di Apollo 10 non lo sa nessuno con assoluta certezza. Sono passati cinque decenni, e all’epoca i parametri esatti della sua orbita non furono calcolati con precisione e non fu effettuato alcun tracciamento della sua traiettoria, per cui si sono perse le sue tracce.

Tuttavia nel 2018 è stato scoperto un asteroide, denominato 2018 AV2, che orbita intorno al Sole ogni 382 giorni, con due anomalie: un’inclinazione orbitale molto bassa rispetto all’eclittica (meno di un grado) e una velocità relativa molto bassa (meno di un chilometro al secondo rispetto al moto della Terra). Secondo le osservazioni e gli studi effettuati dall’astrofilo Nick Howes, che ha iniziato la caccia al Modulo Lunare di Apollo 10 nel 2011, e da altri astrofili e astronomi, è probabile che questo asteroide sia in realtà il veicolo spaziale disperso.

L’orbita di 2012 AV2.

Se così fosse, il Modulo Lunare di Apollo 10 si troverebbe ora a circa 56 milioni di chilometri dalla Terra e dovrebbe avvicinarsi fino a 6,5 milioni di chilometri intorno al 10 luglio 2037.

Ma se si estende il criterio ai veicoli spaziali che hanno trasportato esseri umani viventi o meno, il primato si sposta ancora.

Presenza umana nel cosmo profondo

Nel 2006, infatti, la sonda interplanetaria New Horizons partì dalla Terra, diretta verso Plutone, di cui ci regalò nel 2015 le prime, spettacolari immagini dettagliate, provenienti da cinque miliardi di chilometri di distanza dal nostro mondo. La sonda proseguì il proprio viaggio incontrando nel 2019 l’asteroide Arrokoth (2014 MU69) a 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra e oggi si trova a circa 8,3 miliardi di chilometri da noi.

A bordo di questa sonda ci sono circa 30 grammi delle ceneri dello scopritore di Plutone, Clyde Tombaugh. Questi sono i resti umani più lontani dalla Terra in assoluto. E con tutta probabilità resteranno tali per molti, molti decenni.

 

Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2021/06/16

Storie di Scienza 17: Catastrofisti, a cuccia. Betelgeuse non cambia luminosità perché sta per esplodere. C’è un altro motivo

Qualche giorno fa vi avevo preannunciato la risoluzione di un mistero astronomico che avrebbe smontato i catastrofisti: ora l’embargo alla notizia (adottato come consueto per coordinare l’uscita mediatica) è terminato e posso quindi spiegare di cosa si tratta (avevo lasciato indizi enigmistici già nel preannuncio, ma non sembra averli colti nessuno).

Ricordate il panico periodico per la stella Betelgeuse, che secondo i giornali generalisti (tipo il Corriere della sera) minaccia di esplodere tanto violentemente che la Terra potrebbe essere “illuminata e riscaldata” da “due soli nel cielo”? Sì, questa stupidaggine la scriveva davvero il Corriere nel 2011. 

Ne avevo scritto anch’io nel 2010, quando era emerso lo stesso allarme. Ogni tanto questa storiella riaffiora e va, come al solito, smentita e spiegata per l’ennesima volta.

Betelgeuse è una stella gigante che dalla Terra è visibile a occhio nudo nella costellazione di Orione: è indicata dalla freccia nell’immagine qui sopra, tratta da Wikipedia. Ha una massa venti volte maggiore del nostro Sole e un diametro circa mille volte più grande: se si trovasse al posto del Sole, la Terra e Marte sarebbero al suo interno. È una delle pochissime stelle di cui i nostri attuali telescopi riescono a scorgere qualche dettaglio della superficie. Oltre a essere immensa, è anche molto luminosa: circa centomila volte più del Sole, tanto che è fra le dieci stelle più brillanti nel nostro cielo nonostante si trovi a circa 640 anni luce di distanza (circa 6 x 1015 chilometri) da noi.

Questa stella ha una particolarità: ogni tanto cambia luminosità abbastanza di colpo. La variazione è talmente marcata che è rilevabile a occhio. A fine 2019 e all’inizio del 2020 Betelgeuse ha avuto uno di questi repentini, inspiegati cali di luminosità, per poi tornare alla brillantezza consueta ad aprile 2020. Ma stavolta gli astronomi hanno usato il telescopio VLT dell’ESO (European Southern Observatory), in Cile, per esaminare in dettaglio la situazione.

La superficie di Betelgeuse prima e durante il grande affievolimento del 2019-2020: da sinistra, gennaio 2019, dicembre 2019, gennaio 2020, marzo 2020. Immagine ottenuta dal telescopio VLT. Credit: ESO/M. Montargès et al.

L’astronomo Miguel Montargès (Observatoire de Paris e KU Leuven) e i suoi colleghi hanno cominciato ad acquisire immagini e hanno visto che la superficie di Betelgeuse era significativamente più scura, specialmente nella sua regione meridionale. Le immagini hanno mostrato un cambiamento rapidissimo, nel giro di qualche settimana, assolutamente straordinario per un oggetto celeste di dimensioni così colossali.

Le immagini pubblicate oggi sono le uniche che documentano questa variazione di luminosità in così grande dettaglio. Qui sotto potete vedere un video che mostra la variazione di Betelgeuse.


I ricercatori coordinati da Montargès hanno pubblicato su Nature i risultati delle loro indagini: l’offuscamento misterioso è causato da un velo di polvere causato da un calo della temperatura superficiale della stella.

La superficie di Betelgeuse, spiegano i ricercatori, cambia quando delle enormi bolle di gas si spostano o cambiano dimensioni al suo interno, e la stella ha espulso una di queste bolle giganti poco prima dell’affievolimento del 2019-2020. La superficie si è poi raffreddata (relativamente parlando) e questo calo ha consentito al gas espulso di condensarsi e formare polvere solida, come si vede nell’animazione seguente.

 

Questo evento ha consentito di osservare la nascita della polvere stellare e ha dimostrato che avviene molto rapidamente e nelle immediate vicinanze delle stelle stesse (“vicinanze” su scala cosmica: un paio di miliardi di chilometri). Questa polvere contiene gli elementi dai quali si formano i pianeti e, in ultima analisi, la vita.

La spiegazione degli astronomi mette a tacere le teorie secondo le quali il calo di luminosità era un’avvisaglia della morte imminente di Betelgeuse in una spettacolare esplosione (supernova).

Le future osservazioni della stella, in particolare con l’Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO, permetteranno di vedere direttamente Betelgeuse in notevole dettaglio e di approfondire la nostra conoscenza del fenomeno. Ma già adesso abbiamo avuto, a occhio nudo, la dimostrazione che il firmamento non è così fisso come molti pensano.

La vicenda di Betelgeuse, il catastrofismo mediatico e la sua risoluzione scientifica sono un ottimo esempio della differenza fondamentale fra inspiegabile e inspiegato. Moltissimi fenomeni vengono definiti troppo disinvoltamente “inspiegabili”, quando in realtà sono spiegabilissimi se si riescono a ottenere informazioni sufficienti. Restano inspiegati, ma non inspiegabili, se queste informazioni non emergono. Tutto qui. Qualunque riferimento alla recente mania per gli avvistamenti militari di UFO “inspiegabili” è assolutamente intenzionale.

La ricerca di Montargès e colleghi è pubblicata su Nature con il titolo A dusty veil shading Betelgeuse during its Great Dimming (https://doi.org/10.1038/s41586-021-03546-8).

Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2021/02/24

Storie di Scienza 16: Le strane ali del signor Lanchester

Il signor Frederick William Lanchester, quello nella foto qui accanto, vi fa risparmiare su ogni volo aereo che prendete e su ogni pacco spedito per posta aerea che ricevete. No, non è il proprietario segreto della Ryanair o di Amazon. Anche perché è morto, povero in canna, nel 1946. Frederick William Lanchester era un ingegnere britannico, classe 1868.

L’ingegner Lanchester era il tipo di persona che affrontava un problema quando il resto del mondo nemmeno sapeva dell’esistenza del problema. Nel 1897, a ventinove anni, stava già risolvendo i problemi dell’efficienza aerodinamica dei velivoli ancora prima dello storico, primo volo a motore dei fratelli Wright nel 1903. 

Nel 1897, Frederick Lanchester concepì e brevettò le winglet. Avete presente quelle strane pinne triangolari alle estremità delle ali degli aerei moderni? Quelle. Sono dell’Ottocento. Il brevetto è il British Patent No. 3608, Improvements in and relating to Aerial Machines.

Lanchester aveva già intuito che l’incontro fra il flusso d’aria che passa sopra l’ala e quello che le passa sotto genera invisibili vortici di estremità, che creano resistenza. Aveva anche capito che un piano verticale collocato a queste estremità avrebbe ridotto i vortici e migliorato l’efficienza del velivolo: lo stesso principio per cui le auto da corsa hanno pareti verticali agli estremi degli alettoni. 

Questo è Lanchester nel 1894, alle prese con uno dei suoi eleganti modelli di aereo a eliche spingenti:

 

E questo è uno dei disegni del brevetto di Lanchester, in cui si vede l’ala troncata e dotata di un capping plane o piano terminale (dettaglio e di Figura 12):

 

Nel suo brevetto, Lanchester parla specificamente di applicare questi piani terminali “allo scopo di minimizzare la dissipazione laterale dell’onda portante.”


Non è che Lanchester avesse già in mente eleganti Jumbo Jet per andare alle Maldive spendendo meno: a quell’epoca il velivolo da ottimizzare e brevettare era un aliante-bomba, da usare in guerra, una sorta di siluro dell’aria. Anzi, a fine Ottocento l’aviazione civile era ritenuta tecnicamente impossibile, visto che mancava un motore sufficientemente leggero. Fra l’altro, Lanchester propose anche di progettarne e costruirne uno, ma gli fu detto che nessuno lo avrebbe preso sul serio e così si dedicò a fabbricare automobili. I fratelli Wright non furono avvisati che quel motore era impossibile e lo costruirono, e il resto è storia. 

Lanchester aveva anche definito i concetti fondamentali di portanza, stallo e resistenza aerodinamica, ma le riviste scientifiche britanniche dell’epoca snobbarono e respinsero i suoi scritti. Pochi anni più tardi arrivò la conferma scientifica delle sue intuizioni da parte del tedesco Ludwig Prandtl, padre della meccanica dei fluidi, ma l’apporto di Lanchester all’aviazione fu riconosciuto pubblicamente solo verso la fine della sua vita. Nel 1931 ricevette la Daniel Guggenheim Medal per il suo contributo alla teoria fondamentale dell’aerodinamica.

Frederick Lanchester morì senza un quattrino, fiaccato dal morbo di Parkinson e dalla perdita della vista, poco dopo la fine di una guerra mondiale nella quale i frutti delle sue idee “impossibili” avevano dominato i cieli e deciso le sorti di intere nazioni. 

Le sue alette finirono sostanzialmente nel dimenticatoio per settant’anni: provò a riprenderle un altro pioniere tedesco, Sighard Hoerner, negli anni Cinquanta, ma le compagnie aeree erano in piena espansione, il carburante costava poco, si progettavano aerei di linea supersonici e a nessuno interessava risparmiare. Fino alla crisi petrolifera del 1973, che cambiò tutto. 

Quell’improvviso ed enorme aumento dei prezzi del carburante spinse la NASA a investire urgentemente in ricerca aerodinamica. Uno dei suoi ingegneri aeronautici, Richard Whitcomb, rispolverò e migliorò le winglet di Lanchester, ispirandosi alle vele delle navi, non solo per risparmiare carburante ma anche per ridurre le pericolose turbolenze lasciate dal passaggio dei grandi aerei di linea. 

Questo è un quadrigetto KC-135 dell’aviazione militare statunitense, prestato alla NASA e modificato nel 1979 per valutare gli effetti delle winglet.


Un dettaglio di una di queste winglet:


I risultati furono notevolissimi: oltre il 6% di autonomia in più, corse di decollo ridotte, pause più corte fra il decollo di un aereo e quello del successivo, minor rumore. Le alette furono adottate prontamente dai jet privati e poi dagli aerei di linea in numerose varianti e oggi sono onnipresenti. Questa, per esempio, è una winglet raccordata di un Airbus A350 (credit: Julian Herzog/Wikipedia): 


 

Dietro quel piccolo dettaglio che scorgiamo dal finestrino del nostro volo vacanziero low-cost, insomma, c’è un secolo di storia, ci sono drammi di talenti incompresi e miopi ottusità, e c’è tanta scienza che merita di essere raccontata e ricordata. In particolare c’è tanta ricerca di base: quella che si fa senza sapere in anticipo a cosa serve e che nessuno vuole finanziare perché ritenuta “inutile”.

 

Credits: Wikipedia; NASA; Princeton.edu; F.W. Lanchester and the Great Divide; NASA; The Shadow of the Eagle. Una versione ridotta di questo articolo è comparsa su Le Scienze nel 2017. Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2021/02/20

Storie di Scienza 15: Quando il piombo nella benzina faceva diventare ottusi e violenti, ma l’industria del petrolio negava il problema

Un po' di gente se l'è presa per un mio recente tweet sul ruolo della scienza. Questo:

Molti di questi critici hanno tirato in ballo gli errori o i disastri combinati dalla scienza: le bombe atomiche, l’inquinamento, eccetera. In realtà in quegli errori la scienza non aveva colpa. La colpa stava altrove. Vi racconto una storia che spiega cosa intendo con "scienza" e con il suo ruolo reale nella nostra vita. È una piccola fetta di una storia più grande di cui ho scritto qualche anno fa su Le Scienze.

Negli anni Ottanta le auto andavano a benzina contenente piombo tetraetile (un antidetonante per migliorare il funzionamento dei motori). Alcuni genitori si preoccupavano dei danni che il piombo rilasciato nei gas di scarico poteva arrecare ai bambini. Se avete meno di quarant’anni, probabilmente non sapete nulla di questa storia e sicuramente non l’avete vissuta. Non avete il ricordo viscerale, impiantato nelle narici, di quei gas di scarico. Io purtroppo sì.

Nel Regno Unito come in tanti altri paesi, in quegli anni, i genitori si organizzarono in comitati anti-piombo, volantinando e facendo proteste. Erano gli antivax di allora? No, perché portarono prove robuste e indiscutibili.

Queste prove furono fornite dalla scienza, e furono fornite nonostante politici e imprenditori cercassero di sminuire la gravità del problema.

Questo è Robin Russell Jones, uno degli scienziati che mise in guardia a proposito dei danni cognitivi e comportamentali causati dal piombo. Danni misurabili e quantificabili.


Esposti ai livelli di piombo presenti nell'aria delle città, i bambini erano più violenti, più aggressivi, meno capaci di concentrarsi. Nel 1971 nel mondo furono immesse quattrocentomila tonnellate di piombo, aggiunte alla benzina delle nostre auto.


Il governo britannico rispose minimizzando il problema e negando l'evidenza scientifica. Octel, l'azienda che produceva il piombo, negò che il problema dei bambini fosse colpa del suo prodotto. La scienza parlava chiaro, ma andava contro gli interessi della politica e delle aziende.

Questo è Jack Winterbottom, direttore della Octel, che disse pubblicamente che "i rischi... sono stati grossolanamente esagerati".

Si sostenne che i problemi cognitivi e comportamentali fossero colpa delle classi sociali più povere, che vivevano in case tinteggiate con pitture fatiscenti o tubature vecchie. Tutto pur di non dare la colpa a Madama Automobile e all'industria che la circondava.

Insomma, i bambini dei poveracci erano deficienti per colpa dei poveracci. Bastava vivere in una bella villa in un parco per risolvere il problema. Ergo, i ricchi erano per definizione più intelligenti e più adatti a governare e dirigere. I poveracci s'arrangiassero.

Se a questo punto vi viene in mente Star Trek, state pensando alla puntata "The Cloud Minders" ("Una città tra le nuvole"), in cui c'è un pianeta dove i ricchi vivono nell'atmosfera pulita e i minatori che li riforniscono vengono considerati bruti e inferiori per natura: impossibili da includere in una società civile. Ma i nostri eroi scoprono che in realtà i minatori sono resi aggressivi e violenti non solo dalla discriminazione che subiscono, ma anche dal gas che respirano.


Star Trek sapeva affrontare già negli anni Sessanta temi che nessuno osava toccare. Lo faceva con contorno di azione, alieni, fantascienza e graziose fanciulle, ma sotto traccia c'erano lezioni morali a badilate.


In quella puntata di Star Trek bastò una dimostrazione molto pratica e drammatica per far cambiare idea a tutti. Qui sulla Terra, invece, servì la scienza. Gli studi sugli animali furono decisivi.

I topi da laboratorio non vivevano in case fatiscenti o con tubature tossiche; erano tutti nello stesso ambiente ed erano biologicamente uguali. Ma quelli esposti al piombo dei gas di scarico delle auto lottavano fra loro molto di più e diventavano aggressivi.

Nel Regno Unito fu fatta trapelare alla stampa una lettera del consulente medico primario del governo, Sir Henry Yellowlees, che diceva chiaramente al governo stesso che era altamente probabile che il piombo nella benzina stesse riducendo permanentemente il quoziente intellettivo di molti bambini britannici.

A quel punto la posizione di governo e industria di far finta di nulla divenne insostenibile e nel 1983 il governo britannico decise di bandire il piombo dalla benzina. Ma la benzina senza piombo costava più della "normale".

E ovviamente serviva un'automobile nuova, dotata di marmitta catalitica e di un motore in grado di gestire il carburante senza piombo. Insomma, chi voleva contribuire un pochino, nel suo piccolo, a migliorare l'ambiente doveva spendere di più. Qualunque parallelo con la situazione attuale delle auto elettriche rispetto a quelle diesel o benzina è assolutamente non casuale.

Sei anni dopo, nel 1989, fu finalmente introdotta una tassa sulla benzina con piombo. La senza piombo costava così meno della normale. Bastarono sei soli anni di incentivazione della benzina senza piombo per veder crollare dell'80% i livelli di piombo nei bambini britannici.

Nel 2011 l'ONU dichiarò che l'eliminazione del piombo aveva fatto risparmiare 2,4 mila miliardi di dollari l'anno in costi medici e sociali. Con buona pace di chi dice che l'ecologia costa.

Questa rivoluzione, questo successo nel migliorare le cose, è merito della scienza. Andando contro la politica e l'industria. Quelli che molti commentatori al mio tweet hanno additato come errori o contraddizioni della scienza sono in realtà bugie o manipolazioni della politica o dell'industria.

Sono passati 40 anni da quelle decisioni sulla benzina e sul piombo. Guardatevi intorno e chiedetevi in quali altri campi le evidenze scientifiche vengono ignorate o liquidate dai politici e dall'industria in cambio di un tornaconto immediato, senza pensare al lungo termine.

Questo è il ruolo della scienza, del metodo scientifico, nella nostra vita. Tirar fuori i fatti, verificarli pazientemente, correggerli se necessario, e presentarli per quelli che sono, non importa quanto siano sgradevoli o politicamente scomodi, non importa quanto siano irritanti o sovversivi agli occhi dei benpensanti e dei tradizionalisti, per darci modo di decidere cosa fare. 

La scienza scopre l'atomo: ma sono i politici a usarlo per fare bombe "per difendere i bambini". Sono i politici a decidere se fare o non fare lockdown, se vendere sigarette, se consentire l'uso di diserbanti o di additivi nei cibi. E i politici li eleggiamo noi.

---

La fonte di questa storia è The petrol that was poisoning children, della BBC. Le considerazioni sociali e politiche sono mie.

Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2020/12/21

Storie di (pseudo)scienza 14: Quella volta che andai a una seduta spiritica

Ultimo aggiornamento: 2020/12/22 10:40.

La parapsicologia mi ha affascinato sin da ragazzino. L’idea che si potessero leggere i pensieri o trasmetterli a distanza, o che quei piegatori di cucchiai che vedevo alla TV fossero realmente una nuova frontiera della conoscenza, mi entusiasmava. Poi mi accaddero due cose che contribuirono tantissimo a farmi diventare il cacciatore di bufale e debunker che sono oggi.

La prima fu la lettura folgorante di Viaggio nel Mondo del Paranormale di Piero Angela (ho ancora qui la mia copia del 1979, che decenni dopo riuscii a farmi autografare da Angela e da James Randi), ispirata dalla visione della sua serie di documentari Indagine sulla parapsicologia alla Rai (1978). In TV avevo anche visto il prestigiatore Silvan che faceva un’operazione chirurgica a mani nude come i guaritori filippini (come descritto nel libro di Angela): persino sulla mia TV in bianco e nero era particolarmente impressionante. Coincidenza delle coincidenze, in quella serie di Piero Angela c’era anche un allievo di James Randi che anni dopo avrei ritrovato come figura chiave del complottismo sull’11 settembre, ma questa è un’altra storia.

Scoprire che quei fenomeni erano frodi o autoinganni fu un misto di delusione, incredulità e rabbia verso chi ingannava il prossimo, che però fu compensato dalla scoperta delle loro tecniche e dei meccanismi di autoinganno che si annidano in ciascuno di noi. Una porta si chiudeva, ma se ne apriva una ancora più interessante.

La seconda cosa che mi capitò fu una seduta spiritica. Ve la racconto come me la ricordo: i dialoghi sono grosso modo quelli reali, ossia ne rispecchiano il senso anche se non sono letterali.

All’epoca ero sedicenne e abitavo a Bereguardo, uno dei tanti nebbiosi e soporiferi paesini della Lombardia: quattro case, sei cascine, una chiesa, una rosticceria, una scuola, una scritta “Credere obbedire combattere” ancora leggibile sul muro nella piazza principale, uno scalcinato cinema all’oratorio, tante zanzare e poco altro. Una famiglia che arrivava da fuori, come noi, era talmente strana che eravamo noti semplicemente come “gli inglesi”. Una delle poche amiche di mia madre era convinta che noi avessimo la bocca fatta in modo diverso perché sapevamo pronunciare il th di toothpaste. C’era anche una “discoteca”, poco più di uno stanzone con un impianto audio, un po’ di luci colorate, qualche divano igienicamente discutibile e un modesto spazio centrale dove ballare, ma era sufficiente ad attirare i giovani della zona che non avevano l’auto per andare altrove. Purtroppo attirava anche gente poco raccomandabile da fuori, tanto che una sera la quiete del paesino fu scossa dalla notizia dell’uccisione di uno dei buttafuori.

Il locale rimase chiuso a lungo dopo la tragedia, e ad alcuni ragazzi della mia compagnia venne un’idea macabra: organizzare una seduta spiritica proprio in quella discoteca. Erano gli anni in cui andava in onda in TV lo sceneggiato La Traccia Verde (1975), in cui il testimone principale di un assassino era una pianta con la quale si poteva comunicare e che captava le “vibrazioni” del colpevole, ed erano di moda i piegatori di cucchiai “col pensiero” come Uri Geller. Alla TV si facevano esperimenti per trovare i “mini-Geller” italiani (la trash TV non è un’invenzione di oggi) e spopolavano i maneggiatori di pendolini (non i treni, ma i ciondoli appesi a un filo da far girare sopra un oggetto per estrarne messaggi ultraterreni). Il paranormale era, si direbbe oggi, diventato mainstream. Per cui la proposta fu accolta con brivido e interesse da molti di noi, me compreso.

La seduta sarebbe avvenuta usando la cosiddetta Ouija board: una tavola sulla quale si appoggiava un bicchiere capovolto, sul quale tutti i partecipanti appoggiavano un solo dito. Il bicchiere si sarebbe spostato, guidato dagli “spiriti”, verso le lettere dell’alfabeto disposte in cerchio sulla tavola (per facilitare le cose, oltre all’alfabeto molte Ouija board avevano anche un “Sì” e un “No” e le cifre).


Ispirato da una scena analoga di Le guide del tramonto di Arthur C. Clarke, in cui veniva descritta una Ouija board altamente tecnologica e ipersensibile grazie a cuscinetti che consentivano una scorrevolezza eccezionale e risultati straordinari, mi offrii di fornire io la tavola Ouija per la seduta. Invece del solito legno, che aveva un attrito notevole, mi procurai una lastra di alluminio levigatissima (mio padre lavorava come dirigente alla Alucaps, che faceva tappi partendo appunto da fogli di alluminio, per cui c’era parecchio materiale di scarto) e vi applicai delle lettere adesive. Un calice di vetro vi scivolava magnificamente.

Arrivò la sera della seduta. I proprietari del locale davano spesso il permesso ai ragazzi del paese di usare la sala per delle feste private, per cui ci trovammo sul posto con il loro consenso. Semplicemente ci, uhm, dimenticammo di dire loro che quella sera avremmo svolto una seduta spiritica e l’avremmo fatta proprio lì perché c’era morto qualcuno.

Con le luci basse e il silenzio in sala, ragazzi e ragazze appoggiarono leggermente un dito sul fondo del bicchiere rovesciato e lo feci anch’io. Uno dei ragazzi chiese ad alta voce, con un filo d’imbarazzo: “C’è qualcuno?”

Il bicchiere tremò un istante, poi cominciò a scivolare sull’alluminio, dirigendosi con crescente decisione verso il “Sì”, fra lo stupore di tutti. Beh, quasi tutti. Io e un’altra persona, alla quale avevo confidato il segreto sulle tecniche di manipolazione delle tavole Ouija, rimanemmo impassibili a osservare le espressioni degli altri. Alcune ragazze erano già agitatissime e volevano andarsene.

Cominciarono le domande: chi sei, con chi vuoi parlare, cosa ci vuoi dire. Il bicchiere si mosse a velocità impressionante: alcuni non riuscivano neppure a inseguirlo e le loro dita si staccavano dal calice. Le risposte degli “spiriti” erano vaghe: singole parole, che poi i partecipanti interpretavano in vari modi molto personali.

Dopo alcuni minuti, visto che avevo osservato a sufficienza gli indizi rivelatori suggeriti dal libro di Piero Angela e da altri libri di illusionismo, capii cosa stava succedendo. Avevo pensato inizialmente che fosse soltanto una questione di movimenti ideomotori, ossia dei tremolii inconsapevoli delle mani che, moltiplicati dal numero di dita appoggiate, generano gli spostamenti del bicchiere e lo rendono libero di scorrere in ogni direzione. Questi spostamenti inizialmente casuali poi vengono guidati inconsciamente dai partecipanti: quando tutti cominciano a notare che il bicchiere va verso una direzione, senza rendersene conto lo assecondano. Questo è quello che avviene normalmente nelle sedute spiritiche condotte in buona fede.

Ma qui era diverso. Due ragazzi fra i più grandi della compagnia stavano manovrando il bicchiere per farci paura, e io avevo capito chi erano. Non posso spiegare qui come era possibile accorgersene, perché queste tecniche di smascheramento possono tornare utili per altri debunking di altri imbroglioni, ma era un fenomeno fisico relativamente semplice che era evidente per qualunque osservatore attento che ne fosse a conoscenza ma passava inosservato agli occhi del profano incantato dall‘emozione di una seduta spiritica. Lo aveva notato anche la persona alla quale avevo confidato quelle tecniche segrete.

Guardando la paura sui volti delle persone presenti, decisi che una frode del genere era pericolosa e andava fermata in qualche modo prima che i due ragazzi approfittassero del loro potere di suggestione e la cosa sfuggisse di mano. Ma c’erano due rischi: il primo era di non essere creduto nella spiegazione (la superstizione abbondava) e il secondo era di essere menato dai due ragazzi, che non erano dei santarellini.

Così ebbi l’idea di usare contro i truffatori le loro stesse armi: presi il controllo del bicchiere.

Può sembrare strano, ma è molto più facile di quel che si pensa, e non se ne accorge nessuno. Feci scrivere al bicchiere una sola parola molto corta: M… O… R… T… E. I presenti ebbero un sussulto già dopo le prime lettere.

Mentre comandavo il bicchiere, guardavo le espressioni dei due sospettati: si stavano scambiando sguardi increduli, domandandosi con gli occhi “Ma lo stai muovendo tu?” e rendendosi conto che nessuno dei due stava pilotando il bicchiere. Si guardavano intorno, esplorando i volti dei presenti, cercando di capire chi avesse preso il controllo, e soprattutto come lo avesse preso.

“Morte? Di chi?” chiese qualcuno.

Il bicchiere cominciò a scrivere la risposta, muovendosi con risolutezza. I due ragazzi imbroglioni continuavano a guardarsi senza capire cosa stesse succedendo, perché io sapevo qual era la loro tecnica per muovere il bicchiere, mentre loro non sapevano quale fosse la mia (ci sono vari modi per farlo, alcuni più evidenti di altri) e quindi non riuscivano a identificare chi (o cosa) stesse spostando il bicchiere, che oltretutto spesso si muoveva anche mentre sembrava che mi sfuggisse da sotto il dito.

Non ricordo le parole esatte che feci scrivere agli “spiriti” quella sera, ma il senso della risposta fu molto chiaro: qualcuno sarebbe dovuto morire molto presto. Poi, all’ennesima richiesta di rivelare chi era il predestinato, il bicchiere cominciò a scrivere i cognomi dei due ragazzi che avevano tentato l’inganno.  

Lo spavento fu tale che la seduta fu interrotta immediatamente e nella nostra compagnia non se ne fecero mai più. Per superstizione o per timore di essere stati smascherati, i due ragazzi non provarono più a imbrogliare nessuno con lo spiritismo. 

Cosa più importante, nessuno mi menò.


 

Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2020/12/01

Storie di Scienza 13: È crollato il radiotelescopio di Arecibo. La storia segreta di un gioiello scientifico

Pubblicazione iniziale: 2020/12/01 14:10. Ultimo aggiornamento: 2020/12/05 1:10.

Poco fa Deborah Martorell ha postato la foto che vedete qui sopra: sono precipitate circa 900 tonnellate di apparati che erano sospesi a 150 metri d’altezza sopra la gigantesca parabola (300 metri di diametro) del radiotelescopio di Arecibo, in Porto Rico. I cavi che reggevano questi apparati, quelli che si vedono nella foto d‘archivio qui sotto (fonte), erano lesionati da tempo e non più riparabili, e avevano già danneggiato parzialmente la fragile parabola.

È la fine ingloriosa di uno strumento scientifico straordinario, che per decenni è stato il più grande radiotelescopio a parabola singola del mondo. Molti lo ricordano come ambientazione fantastica ma vera di alcune scene dei film Goldeneye con Pierce Brosnan e di Contact. Ma il suo contributo alla conoscenza dell’universo va ben oltre le comparsate cinematografiche.

La National Science Foundation dice che il crollo è avvenuto durante la notte e che non ci sono stati feriti:

I video successivamente rilasciati, però, documentano che il crollo è avvenuto di giorno. Forse “overnight” è riferito al luogo in cui si trova la sede dell’NSF.

La descrizione del video spiega in dettaglio la dinamica del crollo. Le riprese sono opera di Carlos Perez e Adrian Bague, secondo questa fonte.

Le prime immagini dei danni visti dall’aria sono brutali. Non c’è nessuna speranza di riparazione.

Credit: Juan R. Costa / NotiCel.

Dietro questo capolavoro d’ingegneria c’è una storia altrettanto straordinaria. Tornate qui tra un’oretta e ve la racconterò. Prima devo farmi passare il magone.

----

Il colossale radiotelescopio di Arecibo sembrava preso di peso da un film di fantascienza: aveva una superficie circolare concava di oltre 300 metri di diametro, collocata in un avvallamento naturale del terreno, e un apparato ricevente mobile da 900 tonnellate sospeso a 150 metri d’altezza tramite cavi collegati a tre torri altissime.

Ma era un’opera da fantascienza anche in un altro senso: quest’apparato scientifico gigantesco fu infatti costruito a tempo di record, in soli tre anni, negli anni Sessanta del secolo scorso. Come fu possibile un’impresa del genere, vista l’eterna difficoltà di reperire fondi per branche a prima vista così lontane da ritorni pratici come la radioastronomia, che oltretutto all’epoca era una scienza giovanissima e quindi povera?

Per capirlo bisogna frugare nel suo passato. L’enorme apparato non era sempre stato un radiotelescopio come lo abbiamo conosciuto per decenni: in origine, alla fine degli anni Cinquanta, fu infatti commissionato e finanziato dai militari statunitensi dell’ARPA (Advanced Research Projects Agency) non per osservare gli astri lontani ma per svolgere ricerche sulla ionosfera, nell’ambito del grande progetto Defender per la difesa contro i temutissimi missili balistici sovietici. Il suo acronimo originale era Arecibo Ionospheric Observatory (AIO); la ricerca astronomica era un sottoprodotto e una buona storia di copertura.

Un’antenna così grande e sensibile, infatti, avrebbe permesso di rilevare le perturbazioni prodotte nella ionosfera dal passaggio ipersonico dei missili nemici, a circa 80 chilometri di quota, e di distinguere le loro testate nucleari reali da quelle finte (decoy), concepite per depistare e sovraccaricare i sistemi di difesa antimissile.

C’era anche il problema non banale di distinguere un missile che rientrava in atmosfera da una meteora o da altri fenomeni naturali che potevano essere scambiati per un attacco nucleare. Sferrare un contrattacco atomico per errore sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

Il radiotelescopio di Arecibo nacque quindi come impianto di ricerca del Dipartimento della Difesa statunitense e fu costruito da imprese civili sotto la supervisione dell’esercito. È questa genesi militare la spiegazione della misteriosa rapidità di costruzione e della disponibilità straordinaria di fondi. 

La gestione dell’impianto fu affidata ai civili della Cornell University e finanziata per metà dall’ARPA per il primo decennio di attività. Ma le attività militari proseguirono anche dopo l’affidamento ai civili: per esempio, l’NSA usò Arecibo per localizzare i radar strategici sovietici, sfruttando ingegnosamente i loro segnali riflessi dalla Luna e spacciando quest’attività per uno studio delle temperature lunari. “The open designation of our work was a study of lunar temperatures”, scrive N.C. Gerson nell’articolo parzialmente desecretato SIGINT in Space del 1984, presente negli archivi pubblici dell’intelligence statunitense.

Per dare un’idea dell’aria che tirava in quegli anni, vale la pena di leggere attentamente questa nota disinvolta di Gerson: “Avevo fatto notare [all’ARPA] che [...] un sito alle Seychelles sarebbe stato molto migliore. Godell dell’ARPA si offrì in seguito di costruire un’antenna per l’NSA, alle Seychelles o altrove. Sarebbe stata utilizzata una detonazione nucleare e l’ARPA garantiva una radioattività residua minima e la forma corretta del cratere in cui poi collocare l’antenna.” Non se ne fece nulla per via della moratoria sui test nucleari, ma si proponeva in tutta serietà di scavare una conca con una bomba atomica. Alle Seychelles.

I militari si resero conto ben presto che c’erano altri modi più efficienti di gestire la difesa antimissile e lasciarono perdere Arecibo. La comunità scientifica si trovò così con uno strumento radioastronomico che rimase senza rivali per oltre quarant’anni, fino alla recente realizzazione del radiotelescopio cinese FAST da 500 metri di diametro. 

Arecibo permise di scoprire, fra tante altre cose, il vero periodo di rotazione di Mercurio nel 1967 (59 giorni, 1967), le prove dell’esistenza delle stelle di neutroni, contribuendo a un premio Nobel per la fisica nel 1974 e a un altro nel 1993 (pulsar binarie), producendo la prima mappa radar di Venere (pianeta perennemente coperto di nubi e quindi impossibile da mappare otticamente), scoprendo i primi esopianeti (1992) e ottenendo la prima immagine radar di un asteroide (Castalia). Fu anche usato, nel 1974, per trasmettere il primo messaggio intenzionale verso eventuali civiltà extraterrestri.

Le origini militari dell’impianto furono dimenticate ben presto dall’opinione pubblica e sopravvivono oggi solo nei documenti d’epoca e in qualche pubblicazione rievocativa per addetti ai lavori.

Ci si lamenta spesso dei costi della ricerca scientifica, ma storie dimenticate come questa dimostrano che sono poca cosa rispetto alle spese belliche. Il più grande radiotelescopio del mondo fu costruito dai militari con gli spiccioli del loro budget: è questa la vera parabola su cui riflettere.

-----

Se volete saperne di più sulle attività spaziali militari degli anni 50 e 60, vi consiglio Soldiers, Spies and the Moon: Secret U.S. and Soviet Plans from the 1950s and 1960s. Questi sono i veri complotti lunari. Altre letture utili: cronologia di Arecibo raccontata dal DARPA; Genesis of the 1000-foot Arecibo dish, di M.H. Cohen, in Journal of Astronomical History and Heritage (ISSN 1440-2807), Vol. 12, No. 2, p. 141 - 152 (2009); To See the Unseen, NASA; The Wizards of Langley: Inside the CIA's Directorate of Science and Technology di Jeffrey T. Richelson (link alle pagine 89-90 che citano Arecibo).

 

Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2020/09/13

Storie di Scienza 12: No, gli scienziati non sanno tenere i segreti. Trapela la possibilità di vita extraterrestre su Venere

Ultimo aggiornamento: 2020/09/14 22:20.

Uno dei capisaldi del pensiero cospirazionista è “gli scienziati sanno, ma tacciono”. Gli scienziati hanno inventato l’automobile che va ad acqua, ma la tengono segreta. Hanno scoperto la cura per il cancro, ma non la rivelano. Hanno trovato gli alieni, ma fanno parte di una colossale congiura del silenzio.

In realtà questa visione iper-omertosa della comunità scientifica ce l’ha solo chi non ha mai conosciuto nessuno che si occupi di scienza per lavoro. Chi ha a che fare con gli scienziati, invece, sa benissimo che in realtà di fronte a una scoperta davvero sensazionale ci sarebbe sicuramente qualcuno di loro che, intenzionalmente o meno, la farebbe trapelare.

Un esempio di questa realtà verrà reso pubblico ufficialmente domani, ma è già stato diffuso in lungo e in largo dal passaparola. Anche in Rete se ne trovano ampie tracce nella cache di Google, grazie agli scienziati e giornalisti pasticcioni che hanno già preparato i comunicati stampa e gli articoli e li hanno messi online pensando che nessuno li avrebbe trovati.

Per rispetto formale all’embargo che è stato chiesto allo scopo di sincronizzare l’uscita della notizia in tutto il mondo, per ora non fornisco dettagli, ma la scoperta è davvero grossa, anche se si riassume in due lettere e una cifra.

Troverete tutti i dettagli qui sotto il 14 settembre dalle 17 ora italiana, quando cesserà formalmente l’embargo e la Royal Astronomical Society presenterà un video (incorporato qui sotto).

In ogni caso, visto che ormai l’embargo è stato violato da parecchie fonti, come Earthsky.org (addirittura due giorni fa), Astrobiology.com e Medium.com, e che io non l’ho mai sottoscritto, è inutile aspettare ancora: in sintesi, è stata rilevata una traccia chimica quasi certa di vita microbica su Venere, specificamente nella fascia alta della sua atmosfera. Ne scriverò in dettaglio stasera; nel frattempo ci sono appunto le suddette fonti in inglese che hanno già pubblicato i particolari della scoperta.

Anche il video di annuncio è trapelato; è stato rimosso ma non prima che qualcuno lo salvasse. Al momento è ripubblicato qui.


2020/09/14 19:00 - Scoperto un indicatore quasi certo di vita su Venere

Nell’atmosfera di Venere è stata trovata della fosfina (o fosfano, PH3), una molecola molto rara che, se presente in grandi quantità, è quasi sicuramente un indicatore di vita, perché non conosciamo processi non biologici che la possano generare in abbondanza. Con molta cautela, quindi, gli astronomi parlano di una possibile scoperta di vita microbica su Venere. Il comunicato stampa dell’ESO in italiano è qui.

La scoperta della fosfina nell’atmosfera di Venere è il frutto della collaborazione internazionale di ricercatori del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Giappone, coordinati da Jane Greaves dell’Università di Cardiff, e si basa su osservazioni fatte con il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) alle Hawaii e confermate usando 45 antenne di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) in Cile. La loro ricerca è pubblicata oggi nell’articolo Phosphine Gas in the Cloud Decks of Venus su Nature Astronomy. Il comunicato della Royal Astronomical Society è qui, e la conferenza stampa è qui sotto.

La fosfina è considerata da tempi non sospetti un biomarcatore o firma biologica (biosignature), ossia un indicatore della presenza di vita, perché esistono solo due modi conosciuti per produrla in quantità su un pianeta roccioso: industrialmente oppure tramite microbi che vivono in ambienti privi di ossigeno.

In entrambi i casi, insomma, se c’è fosfina c’è vita; ma dato che la presenza di industrie nell’atmosfera venusiana è piuttosto improbabile, resta solo l’ipotesi della presenza di microbi extraterrestri. Infatti i processi geologici (fulmini, vulcani, minerali scagliati dalla superficie, interazioni con la luce solare) non generano quantità paragonabili a quelle trovate nell’atmosfera di Venere, che sono diecimila volte maggiori di quelle generabili tramite questi processi, sempre ammesso che nell’inferno venusiano non ci sia qualche altro processo che non conosciamo ancora e che genera fosfina in quantità. Oltretutto la fosfina si degrada nel corso del tempo e quindi c’è bisogno di qualche fenomeno che la generi costantemente.

----

È presto per dire che abbiamo scoperto con certezza la vita fuori dalla Terra, e che per di più l’abbiamo scoperta praticamente sull’uscio di casa invece che su qualche mondo lontanissimo, ma le premesse sono molto buone, anche perché tutto indica che Venere fosse un pianeta ospitale per la vita prima dell’innesco di un effetto serra catastrofico. La vita avrebbe avuto tempo di formarsi per poi adattarsi e rifugiarsi negli strati alti dell’atmosfera, fluttuandovi in eterno; è già stato immaginato un possibile ciclo vitale. E c’è sempre quella faccenda delle striature scure anomale dell’atmosfera di Venere, che assorbono la luce ultravioletta e sono composte da particelle di natura ignota ma grandi all’incirca quanto batteri terrestri. Se ne sta già occupando la sonda giapponese Akatsuki.

Serviranno però ulteriori osservazioni, e magari qualche sonda, per sciogliere i dubbi. Già ora, per esempio, potremmo verificare con i nostri telescopi e radiotelescopi se questa presenza inattesa di fosfina ha un andamento stagionale o altre variazioni compatibili con una fonte biologica, e se è accompagnata dalla presenza di altri gas associati alla vita come la conosciamo.


A proposito di sonde, Venere è bellissima da vedere, con la sua coltre perenne di nubi che la rende il pianeta più luminoso, ma in realtà è un postaccio: al suolo, le temperature sono sufficienti a fondere il piombo (circa 460 °C) e la pressione è letale (circa 90 volte quella terrestre). Un astronauta finirebbe schiacciato e cotto in men che non si dica. L’atmosfera, oltretutto, è quasi interamente composta da anidride carbonica, con una spruzzatina di azoto, e le nuvole sono fatte di acido solforico. Pochissime sonde si sono avventurate in questo inferno e pur essendo state costruite come carri armati refrigerati sono durate soltanto poche ore.

Però queste sono le condizioni sulla superficie. Nell’atmosfera venusiana, fra 48 e 60 chilometri dalla crosta cotta del pianeta, c’è una cosiddetta “zona temperata”, ossia una zona nella quale la temperatura è simile a quelle terrestri (ossia varia fra 0 e 100 °C) e la pressione è quella che si incontra sulla Terra. Ed è proprio lì che è stata rilevata la presenza di fosfina.

Come si può verificare se quella fosfina è davvero prodotta da forme di vita? C‘è un modo, e anche molto avventuroso. Si chiama HAVOC (che significa “caos” in inglese): un nome piuttosto adatto per una missione che consiste fondamentalmente nel far precipitare verso Venere un veicolo spaziale che si porta appresso l’involucro sgonfio di un dirigibile, e lo gonfia mentre sta precipitando.

Un viaggio verso Venere dura, con le attuali tecnologie, quattro o cinque mesi (le sonde Mariner 2 e Venus Express hanno impiegato rispettivamente 110 e 153 giorni). Arrivarci non è un problema, anche usando un vettore medio-pesante come un Falcon Heavy o un Delta IV Heavy, senza dover scomodare giganti come l’SLS. La parte difficile è tornare a casa con i campioni d’atmosfera raccolti (e con gli eventuali microorganismi alieni in sospensione in quell’atmosfera). Infatti Venere ha una gravità di poco inferiore a quella terrestre e quindi serve un vettore di ritorno molto più potente di quello necessario per tornare da Marte.

Il progetto HAVOC (High Altitude Venus Operational Concept), fattibile appunto con vettori medio-pesanti già esistenti, prevede un inserimento in orbita intorno a Venere a circa 300 chilometri di quota, dopo una frenata aerodinamica negli strati più tenui dell’atmosfera. Poi il veicolo (con o senza equipaggio) frena ancora usando i propri propulsori per uscire dall'orbita e precipita nell’atmosfera, proteggendosi con il proprio scudo termico, fino a circa 80 km di quota. A quel punto apre un paracadute supersonico (visto che sta cadendo a circa 1600 km/h), che lo rallenta, e comincia a gonfiare l’involucro mentre sta scendendo. 

Se tutto va bene, il veicolo-dirigibile sgancia il paracadute e inizia a fluttuare nell’atmosfera venusiana a circa 60 km di quota, restando lì per il tempo necessario per raccogliere i campioni e fare tutte le osservazioni scientifiche del caso. Gli eventuali astronauti-aeronauti potrebbero uscire all’aperto indossando una semplice tuta resistente agli agenti chimici, non pressurizzata, e un respiratore, passeggiando magari su una balconata fra le nuvole di Venere, cercando di non pensare che per il 90% sono fatte di acido solforico e che se l’involucro si sgonfia scenderanno inesorabilmente verso un forno grande come l’intero pianeta.

Se l’equipaggio non c’è e l’analisi viene fatta in loco con strumenti robotici, la missione non ha bisogno di prevedere un ritorno. Se invece si tratta di tornare sulla Terra, allora il veicolo si sgancia dall’involucro e inizia a precipitare verso l’inferno sottostante, sperando che i motori di risalita si accendano correttamente e lo riportino nello spazio e da lì verso casa.

Non è facile, insomma, ma non è impossibile. Sarebbe davvero ironico se si scoprisse che ci siamo dedicati per decenni a Marte mentre la vita ci aspettava svolazzante nelle nubi di Venere. “È ora di dare priorità a Venere”, ha tweetato poco fa Jim Bridenstine, Administrator della NASA. Speriamo in bene.

 

Fonti aggiuntive: Earthsky.org; Space.com; Astrobiology.com. Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!

2020/08/06

Storie di Scienza 11: Il “Segnale Wow” e i “dischi volanti” di Kenneth Arnold, tormentoni ufologici da smontare

Ultimo aggiornamento: 2020/08/06 17:35. 

Il cosiddetto “Segnale Wow” è uno dei capisaldi dell’ufologia e della ricerca scientifica di indizi di vita intelligente extraterrestre; ne ho già parlato in altre occasioni qui e qui, ma torno sull’argomento perché c’è un dettaglio importante da aggiungere alla vicenda. Ma cominciamo dall’inizio.

È il 15 agosto del 1977. Star Wars è uscito da poco nelle sale cinematografiche e sta spopolando in tutto il mondo. L’astronomo Jerry Ehman, però, quel giorno è preso da altre cose. Lavora al radiotelescopio Big Ear della Ohio State University: quel giorno guarda i tabulati che escono dalla stampante dello strumenti, prende una biro rossa, cerchia alcuni dati e scrive un grosso “Wow!” sulla stampa. Come George Lucas, non sa ancora di aver dato vita a una leggenda spaziale che durerà decenni.

Il Big Ear. Credit: Bigear.org/NAAPO (via INAF).

La grafica delle stampanti è ancora terribilmente primitiva, per cui le informazioni vengono semplicemente rappresentate come caratteri. La sequenza 6EQUJ5 che Ehman ha cerchiato evidenzia una serie di livelli di intensità, in cui 1 è il minimo e Z è il massimo. Quella lettera U indica un segnale straordinariamente potente. Sarà il segnale più potente mai ricevuto dal Big Ear.

Al centro, Jerry Ehman. Credit: Credit: Bigear.org/NAAPO (via INAF).



Ma la potenza non è l’unica cosa che ha stupito Ehman: il segnale ha un’origine molto ristretta, che suggerisce una fonte puntiforme. Usa una frequenza vicina a 1420.406 MHz, quella ritenuta ottimale per le comunicazioni interstellari (perché attraversa facilmente le grandi nubi di polvere cosmica), e ha una larghezza di banda di meno di 10 kHz, senza il tipico rumore intorno delle emissioni radio naturali.

C’è un altro aspetto che rende insolito questo segnale: il Big Ear non è orientabile e sfrutta la rotazione terrestre per spazzare il cielo man mano che la Terra si sposta, per cui può osservare un punto specifico della volta celeste solo per 72 secondi prima che esca dal suo campo di ricezione. Un segnale che duri di più o di meno è probabilmente un disturbo terrestre (satelliti artificiali compresi). Il Segnale Wow dura esattamente settantadue secondi. Non solo: il suo picco di intensità è proprio a metà della sua durata. È come se la sua fonte si spostasse insieme alle stelle fisse.

Insomma, ci sono tutte le caratteristiche che ci si aspetta da un segnale artificiale proveniente dallo spazio profondo. Con un tocco finale di ironia che ne cementa il mito nella storia della ricerca di vita extraterrestre: questo segnale viene captato una sola volta e mai più.

Negli anni successivi, i migliori radiotelescopi del mondo verranno puntati ripetutamente verso la porzione di cielo (nella costellazione del Sagittario) dalla quale sembra essere arrivato il segnale, ma non verrà mai ricevuto nulla di significativo.

Ancora oggi, il Segnale Wow viene presentato spesso come uno degli episodi più credibili di possibile contatto via radio con civiltà tecnologiche extraterrestri.

È meraviglioso ipotizzare che si sia trattato dell’ultimo, disperato segnale di qualche civiltà lontanissima, arrivato alle nostre orecchie elettroniche quando erano troppo primitive per poterne capire il contenuto. Se solo avessimo avuto i radiotelescopi di oggi e la capacità di registrare quel segnale, chissà.

Ma quando ci sono di mezzo le emozioni e c’è clamore mediatico è indispensabile togliere di mezzo l’inevitabile patina di mitologia che offusca i fatti scientifici, costi quel che costi. Ho passato decenni a fantasticare sul Segnale Wow e su cosa forse ci siamo persi perché eravamo troppo presi a finanziare armi per investire seriamente in ricerca. Fino a che ho conosciuto Jill Tarter.

Per chi non la conoscesse, Jill Tarter è un’astrofisica, che per anni ha diretto il centro SETI, dedicato alla ricerca scientifica di indicatori astronomici di tecnologie non terrestri. Il suo lavoro in questo campo ha ispirato il personaggio di Ellie Arroway nel film Contact di Bob Zemeckis (1997), tratto dall’omonimo romanzo dell’astronomo Carl Sagan. Se non l’avete letto, fatelo: è una lettera d’amore alla scienza e la conferma che si possono raccontare storie emozionanti e meravigliose senza rinunciare al rispetto della realtà scientifica.

Jodie Foster interpreta Ellie Arroway in Contact (1997).


Incontro di persona Jill Tarter per la prima volta al festival della scienza Starmus a Trondheim, nel 2017: cordiale, disponibile, lucida e precisa, scambia due chiacchiere con tutti prima e dopo la sua conferenza sulla difficoltà di distinguere le comunicazioni di civiltà tecnologiche dai segnali naturali dell’Universo e su alcuni “trucchi” per intercettarle. È meraviglioso sentir parlare di queste cose con un tono di assoluta praticità e concretezza, così diverso dai deliri messianici degli ufologi.

Jill Tarter a Starmus 2017, Trondheim. Credit: Max Alexander/Starmus.

Ritrovo Jill Tarter allo Starmus 2019, che si tiene a Zurigo. È lì, durante un panel che la vede ospite insieme all’astronoma Natalie Batalha, all’etologo e biologo evolutivo Richard Dawkins, e agli astrofisici Michel Mayor e Rafael Rebolo (scusate se è poco), che stronca con i fatti il mito del “Segnale Wow”.

Il radiotelescopio Big Ear che lo ricevette, spiega Tarter, era dotato di due ricevitori, e un segnale che fosse realmente arrivato dallo spazio sarebbe stato captato prima da uno dei ricevitori e poi dall’altro. Ma il segnale fu captato solo da uno dei due, e quindi è estremamente improbabile che provenisse realmente dallo spazio. Punto, fine.

Rimango a bocca aperta. A fine conferenza riascolto le sue parole nella mia registrazione del panel:

"That signal did not pass the test that I would have required to consider it extraterrestrial and deliberate. There were two receivers on the telescope, and a signal that was truly coming from a distance from the sky would have shown up in one receiver first, and then in the second receiver. It passed only the first part of that. It did not get verified, so I don't lose any sleep over the Wow signal. There's no way of really knowing what it was."

“Quel segnale non ha superato il test che io avrei preteso per considerarlo extraterrestre e intenzionale. C’erano due ricevitori sul telescopio, e un segnale che fosse provenuto realmente da lontano nel cielo sarebbe comparso prima in uno dei ricevitori e poi nel secondo. Ha superato solo la prima parte di questo [criterio]. Non è stato verificato, per cui non perdo il sonno sul segnale Wow. Non c’è modo di sapere veramente di cosa si trattò.”

Come mai non sapevo nulla di questo dettaglio decisivo dei due punti separati di captazione? Perché viene spesso taciuto o dimenticato nel racconto della storia del “Segnale Wow”. Eppure in realtà è già presente nelle parole scritte dallo stesso Jerry Ehman oltre vent’anni fa, nel 1997, sul sito del radiotelescopio, Bigear.org. Ehman conferma che il segnale misterioso fu ricevuto da uno solo dei due punti, e infatti il famoso tabulato del segnale contiene un solo picco anziché due.

Scrive Ehman:

The Big Ear used a dual-horn feed system [...] As the earth's rotation swung the two beams across the celestial sky, a signal (with positive energy) from a radio source was first seen by the west (negative) horn and generated an inverted bell-curve-like shape on the chart recorder. Within a minute or so after the negative horn response was essentially complete (i.e., showed little energy from the source), the same radio source began to be scanned by the east (positive) horn and a non-inverted (right-side up) bell-curve-like shape on the chart recorder was generated [...] However, this was not the case for the Wow! source.

Il Big Ear usava un sistema a due illuminatori a tromba [...] Man mano che la rotazione terrestre spostava i due fasci sulla volta celeste, un segnale (con energia positiva) da una fonte radio veniva visto prima dalla tromba ovest (negativa) e generava sul registratore grafico una forma a curva a campana inversa. Nel giro di circa un minuto dopo che era stata sostanzialmente completata la risposta della tromba negativa (ossia mostrava poca energia dalla fonte), la stessa fonte radio cominciava ad essere scansionata dalla tromba est (positiva) e veniva generata sul registratore grafico una forma a curva a campana non invertita (diritta) [...] Tuttavia questo non accadde per la fonte Wow!


Il debunking della vicenda, insomma, era lì da leggere da più di vent’anni, eppure la leggenda del possibile contatto radio extraterrestre si è diffusa lo stesso, sommergendo per pura quantità i resoconti originali.

È un fenomeno che si verifica spesso quando c’è di mezzo una storia accattivante: i fatti che la stroncano vengono tralasciati e quelli che la avvalorano vengono amplificati.

---

Se volete un altro esempio famoso di questo fenomeno, restiamo in campo ufologico. 

Quando fu coniato il termine dischi volanti”, nel 1947, queste due parole non indicavano la forma degli oggetti non identificati, ma il modo in cui si muovevano nel cielo, come piatti fatti rimbalzare sul pelo dell’acqua. 

Il testimone oculare dell‘avvistamento che diede il via all’ufologia moderna, l’aviatore Kenneth Arnold, descrisse a un giornalista della United Press il movimento degli oggetti volanti che aveva visto con queste parole: “like a saucer if you skip it across the water” (come un piattino quando lo fai rimbalzare sull’acqua). Arnold non disse che gli oggetti erano a forma di piattino. Disse che erano “piatti come una teglia per torte e a forma di pipistrello” o “simili a teglie per torte tagliate a metà con una sorta di triangolo convesso sul retro” o che erano “di tipo circolare” (“circular-type”, intendendo forse “curvilineo”) e senza coda, con una larghezza di circa trenta metri. Il fatto stesso che parlò di larghezza implica una differenza di dimensioni in senso longitudinale e laterale, come del resto mostrato da Arnold stesso in foto come questa:

Kenneth Arnold mostra nel 1966 una ricostruzione dell’oggetto volante da lui avvistato (The Atlantic/AP).

Va detto, fra l’altro, che a quell’epoca l’aviazione militare statunitense stava collaudando in gran segreto dei velivoli ispirati dai progetti nazisti e aventi forme molto simili a quella mostrata da Arnold nella ricostruzione grafica, e quindi è possibile che gli oggetti avvistati dal pilota fossero veicoli militari segreti.

Una replica moderna di un Horten Ho 2-29, velivolo sperimentale a getto stealth nazista (Rediff.com/Northrop Grumman).


Arnold non disse che i suoi UFO erano a forma di piattino, eppure il nome flying saucer prese subito piede e da allora l’iconografia ufologica rappresenta quasi sempre oggetti a forma di disco; il significato originale delle parole di Arnold si è perso. È così che si costruiscono i miti.


Una versione molto ridotta di questo articolo è stata pubblicata su Le Scienze nel 2019. Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!




Static Wikipedia 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Sub-domains

CDRoms - Magnatune - Librivox - Liber Liber - Encyclopaedia Britannica - Project Gutenberg - Wikipedia 2008 - Wikipedia 2007 - Wikipedia 2006 -

Other Domains

https://www.classicistranieri.it - https://www.ebooksgratis.com - https://www.gutenbergaustralia.com - https://www.englishwikipedia.com - https://www.wikipediazim.com - https://www.wikisourcezim.com - https://www.projectgutenberg.net - https://www.projectgutenberg.es - https://www.radioascolto.com - https://www.debitoformtivo.it - https://www.wikipediaforschools.org - https://www.projectgutenbergzim.com

Static Wikipedia 2008 (March - no images)

aa - ab - als - am - an - ang - ar - arc - as - bar - bat_smg - bi - bug - bxr - cho - co - cr - csb - cv - cy - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - jbo - jv - ka - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nn -

Liber Liber 2023 - Authors

abati - abba - abbate - accademia_degli_intronati - accati - accetto - acerbi - adami - agabiti - agamennone - aganoor - agaraff - agostini - agraives - agresti - agrippa - alamanni - albergati_capacelli - albert - albertazzi - albertelli - alberti - alberti_leandro - alberti_tommaso - albini - albinoni - albori_della_vita_italiana - alcott - aleardi - alfa - alfieri - algarotti - ali - alighieri - alighieri_jacopo - allen - aloysius - amabile - amalteo - amari - amati - ambrogini - amidei - amodeo - andersen - anderson - andrea_da_barberino - andreis - angiolieri - angiolini - anile - anonimo - antiquarie_prospettiche_romane - antoccia - antona_traversi - antonelli - appelius - apuleius - aragona - arbib - archinti - arenskij - aretino - ariosto - aristoteles - armaroli - aroldi - arouet - arrhenius - arrieta - arrighi - arrigoni - arsinov - artom - artusi - atlante - auber - audran - auto_da_fe_in_bologna - avancini - azeglio - bacci - baccini - bacci_peleo - bach - bachi - bachi_riccardo - bachofen - bach_carl_philipp_emanuel - bach_johann_bernhard - bach_johann_ludwig - bach_wilhelm_friedemann - bacigalupo - badia_y_leblich - baffo - bakunin - balakirev - balbo - balbo_italo - baldacci - balsamo - balzac - balzani - banchieri - bandello - bandi - baratono - baratono_adelchi - barbagallo - barbaranelli - barbarani - barbarich - barberini - barbiera - barbieri - barbieri_francisco - barbusse - barella - bargiacchi - baricelli - barla - barni - barrie - barrili - bartok - bartoli - bartoli_daniello - barzini - basile - bassano - bassano_anthony - bastianelli - baudelaire - baunard - bazzero - bazzoni - becattini - beccari - beccaria - beccaria_antonella - beckford - beethoven - belgioioso - belgiojoso - bellacchi - bellani - belli - bellini - belloc_lowndes - bellone - belo - beltrame - beltramelli - bembo - benaglio - benamozegh - benco - benco_delia - benedetti - benelli - beolco - berchet - berchet_guglielmo - berg - berlioz - bernard - bernardino_da_siena - berneri - berneri_camillo - berneri_maria_luisa - berni - bersezio - bertacchi - bertacchi_cosimo - bertelli - berti - bertinetti - bertini - bertola - bertoni - bertoni_brenno - bertoni_luigi - berwald - besana - bestiario_moralizzato - betteloni - betti - bettinelli - bettoni - bevilacqua - beyle - bhagavad_gita - biagi - bianchi - bianchi_giovini - bianco - bianconi - bianconi_giovanni_lodovico - bibbia - bibbiena - biber - biffoli - binazzi - bini - biografie_e_ritratti_d_illustri_siciliani - bisciola - bisi - bizet - bizzarri - bizzozero - blackwood - blake - blanch - blanchard - blaserna - boccaccio - boccalini - boccardi - boccardo - boccherini - bocchi - bodrero - boerio - boghen_conegliani - boiardo - boieldieu - boine - boito - boito_a - bolza - bon - bonacini - bonaparte - bonarelli - bonatelli - bonaventura - bonaventura_enzo - bond - bonfadini - bonghi - bonizzi - bonola - bonomo - bonvesin_de_la_riva - bordenave - borgese - borgese_giuseppe - borghi - borghi_armando - borodin - borri - bortolotti - boschetti_alberti - boscovich - bosio - bossi - botta - bottazzi - bottero - bouchardy - bourcet - bourdet - bouvier - bovio - bovio_libero - bozzano - bozzini - bracco - brahms - brancaccio - brera - bresadola - breton - brocchi - brofferio - broglio - bronte - bronzino - bruch - bruckner - bruna - brunelli - brunetti - bruni - bruni_giuseppe - bruno - brusoni - bufardeci - buia - buonaiuti - buonarroti - buonarroti_il_giovane - buoninsegni - buozzi - burchiello - burckhardt - burke - burnaby - burroughs - burzio - buschi - busetto - busoni - butti - buxtehude - buzzanca - byrne - byron - caccianiga - cacciatore - caccini - cafiero - cagna - cagni - cajkovskij - calandra - calcagno - caldarella - calestani - calvo - calza - camillo - camis - cammarano - camoes - campana - campanella - campolonghi - campra - canestrini - canestrini_alessandro - canina - cannabich - cannizzaro - cantalupo - cantoni - cantoni_giovanni - canto_gregoriano - cantu - capasso - capefigue - capella - capocci - capparoni - capponi - capranica - caprile - capuana - carabellese - caracciolo - caracciolo_enrichetta - carafa_capecelatro - carcano - cardano - cardile - carducci - carlyle - carmina_burana - carnevali - carocci - carpenter - carrera - carroll - carubia - casadei - casanova - casas - cassini - castelli - castelli_david - castelnuovo - castelvetro - casti - castiglione - castiglioni - catalani - caterina_da_siena - cather - cattaneo - cava - cavalcanti - cavallotti - cavara - caversazzi - caviglia - cefali - celesia - cellini - celoria - cena - cenni - cennini - cerlone - cernysevskij - cerro - cervantes - cervesato - cesarotti - cesi - chabrier - chanson_de_roland - chapi - charpentier - chaucer - chausson - chelli - cherubini - cherubini_eugenio - chesterton - cheyney - chiabrera - chiara - chiarelli - chiaretti - chiarini - chiesa - chigi - chiocchetti - chiosso - chiurlo - chopin - christiansen - chueca - ciaceri - ciamician - ciampoli - cian - ciano - cicero - cicogna - cielo - cifra - cimarosa - cinelli - cipriani - cittadella - claps - clarke - clementi - club_alpino_italiano - cocchi - codemo - coffa_caruso - coglitore - colagrossi - colajanni - coleridge - collenuccio - colletta - collins - collodi - colombe - colombo_fernando - colombo_michele - colonna - colonna_vittoria - colorni - columba - cominelli - compagni - compagnia_del_mantellaccio - comparetti - confucius - contessa_lara - conti - coperario - coppi - corano - corbino - cordelia - corelli - coresio - corio - cornaro - cornelius - cornoldi - corradini - cortesi - cosmi - cossa - costa - costa_andrea - coster - couperin - crawford - crawford_morris - cremonese - crispi - croce - crocella - croce_benedetto - croce_enrico - cronica_vita_di_cola_di_rienzo - cucca - cummins - cuneo - cuoco - cuomo - curiel - curti - curti_pier_ambrogio - cusani - cyrano_de_bergerac - dadone - dall_ongaro - dalmasso - dandrieu - danti - darwin - darwin_erasmus - daudet - dauli - da_ponte - da_porto - da_verona - debay - debenedetti - debussy - deledda - delibes - delius - della_casa - della_chiesa - della_porta - della_seta - della_valle - della_valle_pietro - delpino - del_lungo - del_lungo_carlo - dering - desanctis - descalzo - descartes - descuret - despres - devienne - dewey - de_amicis - de_angelis - de_astis - de_blasio - de_boni - de_bosis - de_cesare - de_cleyre - de_filippi - de_foe - de_franchi - de_gamerra - de_giovanni - de_gubernatis - de_marchi - de_maria - de_orestis - de_paoli - de_pellegrini - de_pretto - de_quincey - de_roberto - de_rubris - de_ruggiero - de_sanctis - de_vries - diabelli - diamante - dickens - diderot - difensore_degli_ebrei - dini - dito - dittersdorf - di_blasi - di_genio - di_giacomo - di_giovanni - di_giovanni_alessio - di_grazia - di_monaco - di_san_giusto - dolce - domenichi - donati - donaver - doni - donizetti - dorso - dossi - dostoevskij - douhet - doyle - draeseke - driesch - drigo - drosso - ducati - dukas - dumas - dunant - duparc - durante - du_mage - dvorak - d_albert - d_ambra - d_ancona - d_andrea - d_annunzio - d_arzo - d_emilio - d_india - eco - economisti_del_cinque_e_seicento - eisner - electronic_frontier_foundation - elgar - elia - emanuelli - emerson - emiliani_giudici - emma - emmanuel - engels - enriques - epictetus - epicurus - erasmus_roterodamus - eredia - ermacora - errante - errera - euclides - fabbri - fabiani - fabula_de_etc - faldella - fanciullacci - fanciulli - fanfani - fantazzini - fantoni - farga - fargion - farina - farinelli - farnaby - faure - favaro - fazello - federici - fernandez_caballero - fernandez_guardia - ferrabosco_il_giovane - ferrari - ferrari_carlotta - ferrari_giuseppe - ferrari_giuseppe_1720 - ferrari_paolo - ferrari_pietro - ferrari_pio_vittorio - ferrari_severino - ferrer - ferrero - ferretti - ferri - ferrieri - ferri_dina - ferri_giustino - ferroni - ferruggia - feuerbach - fiacchi - fibich - figner - figuier - filicaia - filippi - fillak - filopanti - finella - fioravanti - fioretti_di_san_francesco - fiore_di_leggende_cantari_antichi_etc - fiorini - firenzuola - flammarion - flaubert - fletcher - flies - florenzi - florio - flotow - fogazzaro - folengo - folgore - fontana - fontanarosa - fontane - fontefrancesco - fontenelle - formichi - fornaciari - forteguerri - fortis - foscolo - fraccacreta - fracchia - france - francesco_d_assisi - franchetti - franck - franco - frari - freud - frezzi - frugoni - fucini - fugassa - funck_brentano - gabetti - gabrieli - gabrieli_giovanni - galassi - galiani - galilei - gallaccini - galleani - galleria_palatina - gallina - gallo - galuppi - gamberi - gandhi - ganot - gargiulo - garibaldi - garrone - gatti - gautier - geminiani - gentile - gentile_iginio - gerard - geremicca - gerli - german - gershwin - gervasoni - gherardi - ghersi - ghislanzoni - ghisleri - giaccani - giacometti - giacosa - giamboni - gianelli - giannone - gibbon - gibellini - gide - gigli - giglioli - gille - gilles - ginzburg - gioberti - giolitti - giordana - giordano - giornale_per_i_bambini - giostra_delle_virtu_e_dei_vizi - giovannetti - giovannitti - giovio - giraud - giraudoux - giretti - giribaldi - giuseppe_da_forio - giusta_idea - giusti - glazunov - glinka - gluck - gobetti - goethe - gogol - goldoni - goldsmith - golgi - goll - gomes - gonin - gori - gori_pietro_1854_1930 - gorkij - gossec - gothein - gounod - gozzano - gozzi - gozzi_gasparo - graf - gramsci - granados - grande - grandi - grassi - grasso - grave - gray - graziani - gregorovius - gretry - grieg - grimaldi - grimm_jakob - grippa - grossi - grossi_vincenzo - groto - guadagnoli - gualandris - gualdo - guardione - guareschi - guarini - guelfi - guerrazzi - guerrini - guglielminetti - guglielmotti - guicciardini - guidetti - guidi - guidiccioni - guidi_michelangelo - guiducci - gulli - guy - haeckel - haendel - hamsun - harding - hasse - hauptmann - hawthorne - haydn - heron - herschel - hewlett - heywood - hichens - historia_di_papa - holborne - holst - homerus - hubay - huch - hugo - hummel - humperdinck - huxley - iacopone_da_todi - iacopo_da_sanseverino - iberti - ibn_gubayr - ibn_miskawayh - ibsen - imbriani - indy - ingrassia - innocentius_papa_12 - intorcetta - invernizio - ippolita_comunita_di_scriventi - ippolitov_ivanov - issel - istoria_critica - italia - jacobsen - james - janacek - jarro - jatta - jeans - jefferson - jenna - jennings - jerome - johansson - johnson - joinville - jolanda - joplin - jovine - joyce - juvalta - kaffka - kahn - kalevala - kalidasa - kant - karr - keynes - kipling - kleist - kollo - komzak - kovalevskaja - kropotkin - labriola - ladenarda - lady_gregory - lafargue - lagerlof - lalande - lalli - lalo - lancillotti - lando - landriani - lanzalone - lao_tzu - lasca - laser - lasso - latini - lattes - lattes_dante - lavater - lawrence - lazzarelli - lazzaretti - lazzeri - la_boetie - la_fontaine - la_lumia - leetherland - leggenda_di_tristano - legouve - lehar - leibniz - leitgeb - lemery - lemonnier - lenti_boero - leonardo - leoncavallo - leoni - leopardi - leroux - lesca - lessig - lessona - lettera_a_diogneto - levati - levi - levi_adolfo - levi_giulio_augusto - lewis - libri_piu_letti - libro_della_cucina - liebig - liesegang - liguria - linati - lipparini - lippi - liszt - littre - lizio_bruno - ljadov - lleo - locatelli - lockyer - lodi - lomazzo - lombardini - lombroso - lombroso_gina - london - longo - longus_sophista - lopez - lorentz - lorenzo - lorenzoni - lori - loria - lortzing - lo_valvo - lucatelli - lucchesini - lucianus - lucini - lucretius - luigini_federico - luini - lully - luna - lupo - lusitania - luther_blissett - luzio - macaulay - maccrie - machiavelli - mackay - maes - maeterlinck - maffei - magalotti - maggi - mahler - maineri - maistre - malamani - malatesta - malinverni - malon - malpassuti - mameli - mamiani - mannarino - manni - manno - mannu - mantegazza - manucci - manzoni - marais - marcelli - marcello - marchand - marchesani - marchesa_colombi - marchetti - marchi - marconi - maresca - mariani - marinelli - marinetti - marino - mario - marrama - marselli - marsili - martello - martineau - martinelli - martinelli_vincenzo - martinetti - martini - martini_ferdinando - martoglio - martucci - marugi - marx - mascagni - masci - masi - massarani - massenet - massimi - mastriani - mastro_titta - mattei - matteucci - mattirolo - maupassant - mazzarino - mazzini - medici - medici_ferdinando_i - medici_lorenzino - mehul - meli - melville - mendelssohn - menghini - mengozzi - merlini - merlino - messa_di_requiem - messina - metastasio - meyer - meyerbeer - meyrink - micanzio - michaelis - michel - michelstaedter - mieli - milani - mill - mille_e_una_notte - milton - mioni - mirbeau - misasi - misefari - moderata_fonte - modigliani - molinari - molnar - mommsen - monchablon - mondaini - moneta - mongai - mongitore - monicelli - monnier - montanelli - montesquieu - montessori - monteverde - monteverdi - monti - monti_achille - montpensier - moore - morandi - morandi_carlo - morando - morasso - more - moresco - moretti - morra - morris - morselli - morselli_ercole - mosca - moscardelli - mosso - mozart - mozzoni - mudge - mulazzi - mule - mule_bertolo - munthe - mura - muratori - muratori_lodovico - murger - murri - musorgskij - mussolini - musumeci - muzzi - nagy - nardini - narrazione_critico_storica_etc - natale - navigazione_di_san_brandano - nazioni_unite - neera - negri - negri_ada - negri_francesco - negri_gaetano - nencioni - nerucci - nettlau - nibby - nibelunghi - niccolini - nicolai - nicolaus_cusanus - nielsen - nieri - nietzsche - nievo - nivers - nobili - nordau - nordhoff - norsa - nota - notari - notturno_napoletano - novacek - novaro - novaro_mario - novatore - novella_del_grasso_legnajuolo - novelle_cinesi - novelle_indo_americane - novelle_italiane_dalle_origini_al_cinquecento - novellino - nucera_abenavoli - nuovi_misteri_del_chiostro_napoletano_etc - offenbach - ojetti - olper_monis - omodeo - onesto - oppenheim - orestano - oriani - orsi - orsini - ortolani - pachelbel - pacini - pacioli - padoa - padula - pagani - paganini - pagliaro - pailleron - paisiello - palazzi - paleologue - palladio - pallavicini - pallavicino - palli_bartolommei - palma - palmeri - palomba - pananti - pani - pannocchieschi - panzacchi - panzini - paolieri - pareto - parini - paris - parlatore - parmeggiani - pascal - pascal_carlo - pascarella - pascoli - pasinetti - pasolini - paterno - pausanias - pavese - peano - pellico - pellizzari - penzig - pepoli - percoto - pergolesi - perlman - perodi - perrault - petrarca - petrocchi - petruccelli_della_gattina - piave - piazza - piazza_antonio - piazzi - pico_della_mirandola - pierantoni_mancini - pieri - pierne - pigafetta - pignata - pinamonti - pinchetti - pindemonte - pino - pintor - pinza - pioda - piola - pirandello - pisacane - piscel - pissilenko - pitre - piva - pizzagalli - pizzigoni - pizzigoni_giuseppina - pizzirani - planche - plato - plinius_caecilius_saecundus - podesta - podrecca - poe - poli - polidori - polidori_francesco - polimanti - poliziano - polo - polybius - pompilj - ponchielli - popper - porati - porta - pov_ray_team - pozzi - pozzi_antonia - praetorius - praga - praga_marco - prati - previati - prevost - prose_e_poesie_giapponesi - proudhon - proust - prunas - puccini - puini - pulci - purcell - purgotti - puskin - puviani - quadrio - quel_libro_nel_cammino_della_mia_vita - quevedo - rabelais - rabizzani - raccolta_di_lettere_ecc - racconti_popolari_dell_ottocento_ligure - rachmaninov - racquet - radcliffe - raffaello_sanzio - raga - ragazzoni - rajberti - rajna - ramazzini - rameau - ramusio - randi - ranieri - rapisardi - rastrelli - ravagli - ravel - razzaguta - reclus - redi - regaldi - regalia - reger - reghini - regina_di_luanto - regnani - regno_d_italia_1805_1814 - reinecke - relazione_dell_atto_della_fede_etc - renan - renier_michiel - rensi - repubblica_romana_1849 - respighi - retif_de_la_bretonne - reuze - reyer - rezzonico - ricchi - ricchieri - ricci - ricci_paterno_castello - ricci_umberto - riccoboni - righetti - righi - rignano - rilke - rimatori_siculo_toscani_del_dugento - rime_dei_memoriali_bolognesi - rimini - rimskij_korsakov - rinaldini - ringhieri - ripa - ripamonti - rizzatti - roberti - robida - rocca - roccatagliata_ceccardi - rocca_enrico - rocco - roggero - rohlfs - rolando - romagnoli - romagnoli_augusto - romani - roma_e_la_opinione_etc - romberg - romussi - roncaglia_gino - rosa - rosadi - rosa_daniele - rose - rosetti - rosi - rosmini - rosselli_carlo - rosselli_nello - rossi - rossini - rossi_emanuele - rossi_giovanni - rostand - rousseau - roussel - rovani - rovetta - rubinstejn - ruffini - ruffini_francesco - russo - russolo - ruzzante - ryner - sabatini - sabatini_rafael - sabbadini - sacchetti - sacchetti_roberto - sacchi - sacheli - sacher_masoch - saffi - saffi_antonio - saint_evremond - saint_saens - salanitro - salfi - salgari - salimbene_da_parma - sallustius - salucci - saluzzo_roero - sangiorgio - sannazaro - santucci - sanudo - sanvittore - sarasate - sardegna_regno - saredo - sarno - sarpi - satta - savarese - savasta - savinio - savio - savioli - savi_lopez - savonarola - scarfoglio - scarlatti - scarpetta - scarpetta_maria - scartabellati - schein - schiaparelli - schiavini - schicchi - schiller - schioppa - schmid - schmidt - schopenhauer - schubert - schumann - schutz - schwarz - scilla - scina - scott - scrofani - scuto - sebastian - secchi - sella - seneca - serafini - serafino_aquilano - serao - sercambi - serena - serge - sergi - serra - servi - settembrini - sfinge - sforza - shakespeare - shaw - shelley - sicilia - siciliani - sidrac - sienkiewicz - sigonio - siliprandi - silva - simpson - sinding - sismondi - skrjabin - slataper - smetana - sobrero - sobrero_mario - socci - soler - solera - solmi - solovev - sommerfeld - sonzogno - sophocles - sorbelli - spampanato - spaventa - spaventa_filippi - sperani - speroni - spinazzola - spinelli - spinoso - spinoza - spohr - spontini - stacpoole - stael - stampa - statius - stefanoni - stein - steiner - stendhal - stenhammar - steno - stephens - sterne - stevenson - stewart - stirner - stoker - storia_dei_paladini_di_francia - storia_di_fra_michele_minorita - stowe - straparola - strauss - strauss_josef - strauss_jr - strauss_richard - strenna_di_ascolti_per_il_natale - stromboli - suk - sullivan - supino - suppe - supplica_degli_stampatori_e_etc - suzzara_verdi - svendsen - svevo - swift - sylos_labini - synge - szanto - szymanowski - tagore - tanini - tanini_alighiero - tarabotti - tarchetti - targioni_tozzetti - tartaglia - tartini - tartufari - tassini - tasso - tassoni - telemann - teloni - tempio - tenca - terentius - tesoro_di_scienze_etc - tessa - testoni - tettoni - theuriet - tholozan - thomas - thoreau - thorpe - thouar - thovez - thucydides - tigri - tilgher - timmermans - timpanaro - tiraboschi - titelouze - tocco - tolstoj - tomei - tommaseo - torelli - torelli_luigi - torricelli - tosco - tosti - tozzi - traina - trebbi - treitschke - trentin - tresca - trilussa - trimmer - troya - tucci - tumiati - turco - turgenev - ubaldini - uccellini - uda - ughetti - ultimi_fatti_di_milano - unesco - unione_europea - untersteiner - urgnani - vailati - valera - valery - vallardi - valles - valletta - valli - valvason - vannicola - vanzetti - varthema - varvaro - vasari - vassallo - vaticano - venerandi - venexiana - veneziani - venier - veniero - venosta - venturi - venturini - venturi_adolfo - verdi - verdinois - verdi_de_suzzara - veresaev - verga - vergilius - verne - veronese - verri_alessandro - verri_pietro - vertua - vettori - viaggi_di_gio_da_mandavilla - viani - vico - vieuxtemps - vigoni - villa - villabianca - villani - villani_matteo - villari - villiers_de_l_isle_adam - vinci - violante - viotti - viriglio - viscnu_sarma - vismara - vitali - vita_delitti - vita_italiana_nel_cinquecento - vita_italiana_nel_rinascimento - vita_italiana_nel_risorgimento - vita_italiana_nel_seicento - vita_italiana_nel_settecento - vita_italiana_nel_trecento - vitruvius - vivaldi - vivante - vivanti - vives - viviani - viviani_raffaele - vogue_melchior_de - volin - volpi - volta - voltaire - volterra - wagenaar - wagner - waldteufel - wallace - wallace_edgar - wallace_lewis - walpole - wassermann - weber - wells - wessely - white_mario - widmann - wieniawski - wilde - wolf - wolf_ferrari - woolf - world_wide_web_consortium - wundt - wu_ming - wu_ming_1 - wu_ming_2 - wu_ming_5 - yambo - yeats - yriarte - zagarrio - zanazzo - zandonai - zanella - zanghi - zanotelli - zavattero - zena - zhuang_zi - zola - zuccoli -