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Il Disinformatico: paranormale

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2021/01/03

Sensitivi, complottisti, assistenti vocali e coincidenze: quando George Lucas fa photobombing

Le coincidenze sono un fenomeno che molti fanno fatica a gestire razionalmente. C’è chi sogna un velivolo che cade e pensa di avere la chiaroveggenza quando l'indomani legge di un incidente aereo. C'è chi sospetta che il telefonino o Alexa ascolti segretamente le sue conversazioni e le usi per bombardarlo di pubblicità mirata perché una volta ha parlato di pettini per gatti e il giorno dopo gli compare la pubblicità dei prodotti da toeletta per felini. C’è chi nota che l’aereo dirottato che colpì il Pentagono l’11 settembre 2001 si schiantò proprio sulla facciata recentemente blindata e quindi teorizza che “qualcuno” abbia guidato l'aereo appositamente verso quel punto per limitare i danni ma ottenere lo stesso il panico. Eccetera, eccetera, eccetera.

Il fatto è che siamo molti abili a notare le coincidenze ma incapaci di notare le non-coincidenze. Nessuno va mai in giro a raccontare di quella volta che ha sognato i numeri del lotto ma erano quelli sbagliati. Nessuno s’inquieta se in casa ha parlato di reggicalze vicino allo smartphone e Google gli propone cibo per canarini.

Ma soprattutto facciamo fatica ad accettare che le coincidenze càpitano. Se un dato fenomeno avviene tante volte, prima o poi capiterà che dia un risultato insolito e improbabile. Miliardi di persone sognano tutte le notti: che qualcuna sogni qualcosa che l’indomani succede è statisticamente quasi inevitabile.

E a volte succedono anche gli eventi più improbabili. I complottisti non riescono a concepire che le cose avvengano per caso. Tutto, per loro, accade in modo preordinato, secondo i piani complicatissimi del Grande Vecchio di turno. Ma se tante persone fanno una cosa tante volte, ogni tanto capiteranno le coincidenze più impensabili.

Considerate questo video: una persona sta camminando per strada e sta registrando del materiale per un documentario. Dietro quella persona, di colpo, appare George Lucas.

Un bell’esempio da presentare quando arriva il solito genio che dice “Ma X non può essere una coincidenza! Gombloddoh!!!!”.

---

Il video è diventato virale in questi giorni, ma risale a qualche anno fa. Usando gli indizi contenuti nella ripresa ne ho trovato una versione più estesa che fornisce un po’ di contesto: la persona che parla è Bruce Hoglund e sta parlando di pyroprocessing, di molten salt process e di electrochemistry perché sta spiegando il funzionamento di un particolare tipo di reattore nucleare. Lo spezzone è tratto da un documentario legato all’Argonne National Laboratory e intitolato Nuclear Recycling: How It Works

Il video è chiaramente girato in epoca pre-Covid da qualche parte nel continente americano, a giudicare dai cartelli stradali e dalle pubblicità sui veicoli. Appena prima dell’albergo in cui entra George Lucas c’è un ingresso di un negozio che si chiama Marlowe, e il numero civico successivo è il 110. Subito dopo si vede la scritta Nomi Kitchen Lounge Garden Spa, che è questo locale a Chicago. Con questi indizi si scopre che la scena è ripresa davanti al Park Hyatt Chicago (qui su Google Maps).

 



Riuscite a scoprire di più?

2020/12/28

Lo strano caso di Susanna Gallesi, la medium “certificata dall’Università di Pavia” (o Padova) stando a Pomeriggio 5: seconda parte

La prima parte di quest’indagine è qui. Ultimo aggiornamento: 2020/12/30 21:15.

Ci sono un po’ di aggiornamenti a proposito della presunta “certificazione” di una sensitiva, Susanna Gallesi, da parte di un’università italiana, inizialmente indicata erroneamente come l’Università di Pavia dal programma TV italiano Pomeriggio 5. L’attribuzione è poi passata all’Università di Padova, ma anche questa “certificazione” è stata smentita.

La “certificazione” è stata data in realtà da un gruppo di ricercatori che lavorano o studiano presso l’Università di Padova (non Pavia) ma hanno usato il marchio dell’Università senza alcuna autorizzazione.

C’è stata infatti una chiara presa di posizione dell’Università di Padova, riportata da PadovaOggi:

Le parole di Giulio Vidotto riportate da PadovaOggi non lasciano spazio a dubbi (il grassetto è aggiunto da me):

L’Università di Padova ovviamente non certifica in alcun modo “facoltà medianiche” [...] L’uso non autorizzato di nome e logo, per di più da parte di persone che non fanno parte della comunità accademica patavina, verrà perseguito nelle sedi appropriate, in modo da tutelare ateneo e dipartimento di Psicologia Generale. Il Dipartimento di Psicologia è uno dei tredici dipartimenti dell’Università di Padova selezionati e finanziati come eccellenti, nel 2018, dall’allora Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

 

 

Credit: Federico Ronchetti.

La vicenda è stata analizzata in dettaglio e con grande aplomb da Silvano Fuso su Query, la rivista ufficiale del CICAP, che spiega che alcuni dei nomi coinvolti della vicenda sono vecchie conoscenze del CICAP, che aveva avvisato i ricercatori delle falle metodologiche nelle quali stavano incappando.

In particolare, uno di questi ricercatori, Fernando Sinesio, era stato in contatto con il CICAP proprio in merito a queste indagini sui sensitivi. Leggete tutto l’articolo di Query, che merita, ma in sintesi se avete fretta:

[...] Precisiamo subito che [Sinesio] non è professore e non appartiene all’Università di Padova. Residente a Genova, Sinesio nel giugno 2014 aveva preso contatto con me, in qualità di coordinatore del CICAP Liguria. Mi aveva detto che stava svolgendo la sua tesi di laurea magistrale, presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, sotto la guida del Prof. Sergio Morra, ordinario di psicologia a Genova, e del Prof. Patrizio Tressoldi, ricercatore universitario a Padova.

L’allora laureando mi spiegò che il suo lavoro di ricerca consisteva nel tentare di riprodurre i test condotti dall’americano Gary E. Schwartz dell’Università dell’Arizona e quelli condotti da altri gruppi di ricerca [...] Io lo informai subito sul fatto che i lavori di Schwartz erano stati oggetto di numerose critiche, mosse soprattutto da Ray Hyman e Richard Wiseman, e gli feci avere i relativi riferimenti bibliografi[ci]. Sinesio prese atto ringraziandomi, ma mi assicurò di essere consapevole della necessità di adottare tutte le precauzioni del caso per evitare di prendere cantonate [...].

 

L’articolo di Query prosegue spiegando che Fuso fu invitato in Dipartimento da Sinesio e vi andò con un cultore di illusionismo e di mentalismo, Carlo Cicala. Sinesio mostrò quello che secondo lui era l’estremo rigore delle precauzioni adottate:

[L]a verifica delle affermazioni dei medium veniva fatta fare al soggetto stesso che giudicava quanto certe affermazioni corrispondevano o no al vero. Feci notare che questo era già un grosso punto debole perché venivano forniti suggerimenti al soggetto ed è risaputo che vi è una inconsapevole tendenza a trovare corrispondenze anche dove in realtà non vi sono. Sinesio replicò che si erano già resi conto da soli che questo rappresentava un punto debole e che quindi, strada facendo, avevano modificato il protocollo nel modo seguente. Inizialmente al soggetto veniva fatto compilare un questionario relativo a diverse caratteristiche del defunto (età, aspetti caratteriali, modo di vestire, causa di morte, ecc.). Il questionario compilato veniva quindi conservato in busta chiusa e aperto solo dopo che il medium aveva completato la sua descrizione.

 

Fuso e Cicala parteciparono a un test con questa procedura:

[Cicala] aveva già precedentemente compilato il questionario, relativamente a un suo parente defunto. La prima sensitiva fu una signora che sosteneva di essere in grado di effettuare psicometria, cioè capire le caratteristiche di un soggetto esaminando un oggetto a lui appartenuto. Cicala aveva portato un suo vecchio orologio da polso. La signora, tenendo in mano l’oggetto, cominciò a pronunciare una serie di affermazioni che non corrispondevano neppure lontanamente alle reali caratteristiche di Cicala. Lo stesso laureando dovette ammettere il totale fallimento. A questo punto venne fatta entrare la seconda medium che, senza vedere Cicala, doveva descrivere le caratteristiche del suo parente defunto. La signora effettuò la sua descrizione e, alla fine, noi confrontammo le sue affermazioni con il questionario compilato da Cicala. Anche questa volta i risultati furono terribilmente deludenti. La medium non azzeccò niente, neppure il grado di parentela. Il laureando rimase molto deluso perché, a suo dire, la stessa medium aveva precedentemente ottenuto risultati molto positivi.

 

Dalla discussione con Sinesio

emerse in modo chiaro la sua totale sprovvedutezza in fatto di indagini critiche sui sedicenti medium, sull’uso delle tecniche di cold-reading, sull’effetto Barnum e su tutto ciò che può far apparentemente credere che certi soggetti possiedano realmente poteri medianici.

[...] Nonostante avesse dichiarato la sua intenzione di continuare la collaborazione, da allora non ebbi più notizie di Sinesio. [...] Patrizio Tressoldi, che ricopre il ruolo di ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia Generale [...] è una vecchia conoscenza del CICAP. Per un periodo aveva anche cercato di collaborare con noi, ricevendo da noi diverse indicazioni metodologiche. Ma, evidentemente, non ha tenuto conto dei nostri consigli e col tempo il suo senso critico si è un po’ troppo affievolito [...].

 

Silvano Fuso nota inoltre che aveva parlato di Sinesio, “mantenendo però il suo anonimato, al XII Convegno Nazionale del CICAP di Cesena del 2015, con una comunicazione dal titolo ‘Se i medium entrano all’Università’”. La potete vedere qui sotto, e contiene una (facile) profezia del CICAP: “Un fatto è certo: i medium coinvolti vanteranno nei loro curriculum di essere stati testati dall’Università” (a quell’epoca era quella di Genova). Cosa puntualmente avveratasi.

 

Il CICAP, aggiunge Silvano Fuso, ha inviato una lettera al rettore dell’Università di Padova, il cui sito ospitava delle pagine legate a questi ricercatori. Ora sono state rimosse. Ma Internet non dimentica.

La pagina principale del sito di Patrizio Tressoldi (copia permanente; screenshot qui sotto), uno dei ricercatori in questione, linka un Science of Consciousness Research Group, ospitato dal sito dell’UniPD.

 

Il link punta a http://dpg.unipd.it/en/soc, che attualmente dà un 404 not found, ossia non esiste più.

 

Ma fino a pochi giorni fa il link era funzionante, e il 18 dicembre 2020 portava a queste informazioni.

 

Dal sito dell’Università di Padova sono scomparse anche varie altre pagine riferite a questi ricercatori del paranormale:

 

Alcuni screenshot tratti da Archive.org:

 

 

 

Fra le pagine scomparse spicca quella che c’era presso https://dpg.unipd.it/en/soc/participate (copia su Archive.org):

 

Ne riporto il testo:

Participate!

Stiamo raccogliendo esperienze personali definite di solito come "anomale", "eccezionali" o "straordinarie", ad esempio esperienze fuori corpo e durante arresti cardiaci o altri eventi traumatici, sogni o pensieri precognitivi, interazioni mente-materia, visioni di persone decedute, esperienze di canalizzazione con altre entità, ecc.

Descrivetele rispondendo al questionario (vedi allegato) e speditele a patrizio.tressoldi@unipd.it

 

L’allegato citato è sopravvissuto alla cancellazione: il formulario per la selezione dei presunti sensitivi, su carta intestata dell'UniPD, è ancora online qui al momento in cui scrivo la stesura iniziale di questo articolo. Vi consiglio di scaricarlo presto se volete leggerlo.

Sul sito dell’UniPD c’è anche questo comunicato stampa del 10 luglio 2020 che cita il Science of Consciousness Research Group:

Padova,10 luglio 2020

LA METELLI INCONTRA... I FENOMENI QUANTUM-LIKE DELLA MENTE

Science of Consciousness Research Group del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova e la Biblioteca Centrale di Psicologia "Fabio Metelli" organizzano l'incontro “I principi contro-intuitivi della fisica e i fenomeni quantum-like della mente”, con Fabio Fracas, fisico, Scientific Associate al CERN di Ginevra, e Patrizio Tressoldi, responsabile del Science of Consciousness Research Group che avrà luogo lunedì 13 luglio dalle ore 18.00 in videoconferenza al link: https://unipd.zoom.us/j/8485485183.

Grazie alla fisica quantistica la scienza ha potuto varcare la soglia dell’infinitamente piccolo per scoprire un universo dove valgono leggi e regole totalmente diverse da quelle della nostra realtà quotidiana. Principi contro-intuitivi che affascinano, stupiscono e al contempo suggeriscono innovative modalità di approccio – quantum-like – a molti quesiti che gli studiosi si pongono fin dall’antichità. E fra questi, naturalmente, anche a quelli sulla natura e il funzionamento della mente e della coscienza.

 

Intanto la vicenda ottiene attenzioni mediatiche, in un perfetto Effetto Streisand:

 

Il 25 dicembre scorso Libero ha pubblicato qui (copia permanente) il testo integrale di un’intervista a Susanna (Susi) Gallesi, che contiene frasi come “Chi è scettico sappia che questa signora ha superato i criteri di accuratezza previsti dal protocollo del gruppo di ricerca italiano sulla medianità riconosciuto dalla Facoltà di Psicologia dell'università di Padova. Test complessi, li definisce il dottor Fernando Sinesio, infatti per ora solo in 7 hanno superato le valutazioni in Italia.” Il trauma subìto dalla Gallesi nell’infanzia (la morte del padre) può offrire una chiave di comprensione della sua vicenda personale. Non metto in dubbio la sua buona fede: dubito invece della spiegazione paranormale offerta dai ricercatori.

-- 

In una delle pagine dell’UniPD ora rimosse figura fra i membri del gruppo di ricerca anche Daniela Lucangeli, che dai dati pubblici (anche qui su Cineca.it) risulta essere Professore ordinario del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova ed è prorettrice dell’Università.


Le ho scritto chiedendo una presa di posizione sulla vicenda. La sua risposta, molto sorprendente, è che non fa parte del gruppo di ricerca sulla medianità e non sa nulla del caso. Eppure il suo nome era nella lista dei membri del gruppo SOC.

In una successiva sua mail del 30/12, la professoressa mi ha diffidato dall’usare ulteriormente il suo nome in relazione alla vicenda della medium e mi ha inviato un chiarimento di Patrizio Tressoldi. Questo chiarimento dichiara che:

[...] l'adesione al SOC (Science of Consciousness Research Group) non prevede automaticamente che si aderisca a tutti i progetti di ricerca. Nel caso specifico della linea di ricerca inerente lo studio della medianità, solo io [Tressoldi] faccio parte del GRIM (Gruppo di Ricerca sulla Medianità), che è un gruppo autonomo rispetto al SOC. Quindi è possibile che alcuni membri del SOC non ne siano coinvolti e a conoscenza di tale attività di ricerca.

Riporto quanto sopra per dovere di cronaca.

--

C’è ancora un dettaglio molto importante in tutta questa vicenda, ma per ora non ve ne posso parlare visti i possibili risvolti legali. Aggiornerò questo articolo man mano che arriveranno altre informazioni.

 

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2020/12/21

Storie di (pseudo)scienza 14: Quella volta che andai a una seduta spiritica

Ultimo aggiornamento: 2020/12/22 10:40.

La parapsicologia mi ha affascinato sin da ragazzino. L’idea che si potessero leggere i pensieri o trasmetterli a distanza, o che quei piegatori di cucchiai che vedevo alla TV fossero realmente una nuova frontiera della conoscenza, mi entusiasmava. Poi mi accaddero due cose che contribuirono tantissimo a farmi diventare il cacciatore di bufale e debunker che sono oggi.

La prima fu la lettura folgorante di Viaggio nel Mondo del Paranormale di Piero Angela (ho ancora qui la mia copia del 1979, che decenni dopo riuscii a farmi autografare da Angela e da James Randi), ispirata dalla visione della sua serie di documentari Indagine sulla parapsicologia alla Rai (1978). In TV avevo anche visto il prestigiatore Silvan che faceva un’operazione chirurgica a mani nude come i guaritori filippini (come descritto nel libro di Angela): persino sulla mia TV in bianco e nero era particolarmente impressionante. Coincidenza delle coincidenze, in quella serie di Piero Angela c’era anche un allievo di James Randi che anni dopo avrei ritrovato come figura chiave del complottismo sull’11 settembre, ma questa è un’altra storia.

Scoprire che quei fenomeni erano frodi o autoinganni fu un misto di delusione, incredulità e rabbia verso chi ingannava il prossimo, che però fu compensato dalla scoperta delle loro tecniche e dei meccanismi di autoinganno che si annidano in ciascuno di noi. Una porta si chiudeva, ma se ne apriva una ancora più interessante.

La seconda cosa che mi capitò fu una seduta spiritica. Ve la racconto come me la ricordo: i dialoghi sono grosso modo quelli reali, ossia ne rispecchiano il senso anche se non sono letterali.

All’epoca ero sedicenne e abitavo a Bereguardo, uno dei tanti nebbiosi e soporiferi paesini della Lombardia: quattro case, sei cascine, una chiesa, una rosticceria, una scuola, una scritta “Credere obbedire combattere” ancora leggibile sul muro nella piazza principale, uno scalcinato cinema all’oratorio, tante zanzare e poco altro. Una famiglia che arrivava da fuori, come noi, era talmente strana che eravamo noti semplicemente come “gli inglesi”. Una delle poche amiche di mia madre era convinta che noi avessimo la bocca fatta in modo diverso perché sapevamo pronunciare il th di toothpaste. C’era anche una “discoteca”, poco più di uno stanzone con un impianto audio, un po’ di luci colorate, qualche divano igienicamente discutibile e un modesto spazio centrale dove ballare, ma era sufficiente ad attirare i giovani della zona che non avevano l’auto per andare altrove. Purtroppo attirava anche gente poco raccomandabile da fuori, tanto che una sera la quiete del paesino fu scossa dalla notizia dell’uccisione di uno dei buttafuori.

Il locale rimase chiuso a lungo dopo la tragedia, e ad alcuni ragazzi della mia compagnia venne un’idea macabra: organizzare una seduta spiritica proprio in quella discoteca. Erano gli anni in cui andava in onda in TV lo sceneggiato La Traccia Verde (1975), in cui il testimone principale di un assassino era una pianta con la quale si poteva comunicare e che captava le “vibrazioni” del colpevole, ed erano di moda i piegatori di cucchiai “col pensiero” come Uri Geller. Alla TV si facevano esperimenti per trovare i “mini-Geller” italiani (la trash TV non è un’invenzione di oggi) e spopolavano i maneggiatori di pendolini (non i treni, ma i ciondoli appesi a un filo da far girare sopra un oggetto per estrarne messaggi ultraterreni). Il paranormale era, si direbbe oggi, diventato mainstream. Per cui la proposta fu accolta con brivido e interesse da molti di noi, me compreso.

La seduta sarebbe avvenuta usando la cosiddetta Ouija board: una tavola sulla quale si appoggiava un bicchiere capovolto, sul quale tutti i partecipanti appoggiavano un solo dito. Il bicchiere si sarebbe spostato, guidato dagli “spiriti”, verso le lettere dell’alfabeto disposte in cerchio sulla tavola (per facilitare le cose, oltre all’alfabeto molte Ouija board avevano anche un “Sì” e un “No” e le cifre).


Ispirato da una scena analoga di Le guide del tramonto di Arthur C. Clarke, in cui veniva descritta una Ouija board altamente tecnologica e ipersensibile grazie a cuscinetti che consentivano una scorrevolezza eccezionale e risultati straordinari, mi offrii di fornire io la tavola Ouija per la seduta. Invece del solito legno, che aveva un attrito notevole, mi procurai una lastra di alluminio levigatissima (mio padre lavorava come dirigente alla Alucaps, che faceva tappi partendo appunto da fogli di alluminio, per cui c’era parecchio materiale di scarto) e vi applicai delle lettere adesive. Un calice di vetro vi scivolava magnificamente.

Arrivò la sera della seduta. I proprietari del locale davano spesso il permesso ai ragazzi del paese di usare la sala per delle feste private, per cui ci trovammo sul posto con il loro consenso. Semplicemente ci, uhm, dimenticammo di dire loro che quella sera avremmo svolto una seduta spiritica e l’avremmo fatta proprio lì perché c’era morto qualcuno.

Con le luci basse e il silenzio in sala, ragazzi e ragazze appoggiarono leggermente un dito sul fondo del bicchiere rovesciato e lo feci anch’io. Uno dei ragazzi chiese ad alta voce, con un filo d’imbarazzo: “C’è qualcuno?”

Il bicchiere tremò un istante, poi cominciò a scivolare sull’alluminio, dirigendosi con crescente decisione verso il “Sì”, fra lo stupore di tutti. Beh, quasi tutti. Io e un’altra persona, alla quale avevo confidato il segreto sulle tecniche di manipolazione delle tavole Ouija, rimanemmo impassibili a osservare le espressioni degli altri. Alcune ragazze erano già agitatissime e volevano andarsene.

Cominciarono le domande: chi sei, con chi vuoi parlare, cosa ci vuoi dire. Il bicchiere si mosse a velocità impressionante: alcuni non riuscivano neppure a inseguirlo e le loro dita si staccavano dal calice. Le risposte degli “spiriti” erano vaghe: singole parole, che poi i partecipanti interpretavano in vari modi molto personali.

Dopo alcuni minuti, visto che avevo osservato a sufficienza gli indizi rivelatori suggeriti dal libro di Piero Angela e da altri libri di illusionismo, capii cosa stava succedendo. Avevo pensato inizialmente che fosse soltanto una questione di movimenti ideomotori, ossia dei tremolii inconsapevoli delle mani che, moltiplicati dal numero di dita appoggiate, generano gli spostamenti del bicchiere e lo rendono libero di scorrere in ogni direzione. Questi spostamenti inizialmente casuali poi vengono guidati inconsciamente dai partecipanti: quando tutti cominciano a notare che il bicchiere va verso una direzione, senza rendersene conto lo assecondano. Questo è quello che avviene normalmente nelle sedute spiritiche condotte in buona fede.

Ma qui era diverso. Due ragazzi fra i più grandi della compagnia stavano manovrando il bicchiere per farci paura, e io avevo capito chi erano. Non posso spiegare qui come era possibile accorgersene, perché queste tecniche di smascheramento possono tornare utili per altri debunking di altri imbroglioni, ma era un fenomeno fisico relativamente semplice che era evidente per qualunque osservatore attento che ne fosse a conoscenza ma passava inosservato agli occhi del profano incantato dall‘emozione di una seduta spiritica. Lo aveva notato anche la persona alla quale avevo confidato quelle tecniche segrete.

Guardando la paura sui volti delle persone presenti, decisi che una frode del genere era pericolosa e andava fermata in qualche modo prima che i due ragazzi approfittassero del loro potere di suggestione e la cosa sfuggisse di mano. Ma c’erano due rischi: il primo era di non essere creduto nella spiegazione (la superstizione abbondava) e il secondo era di essere menato dai due ragazzi, che non erano dei santarellini.

Così ebbi l’idea di usare contro i truffatori le loro stesse armi: presi il controllo del bicchiere.

Può sembrare strano, ma è molto più facile di quel che si pensa, e non se ne accorge nessuno. Feci scrivere al bicchiere una sola parola molto corta: M… O… R… T… E. I presenti ebbero un sussulto già dopo le prime lettere.

Mentre comandavo il bicchiere, guardavo le espressioni dei due sospettati: si stavano scambiando sguardi increduli, domandandosi con gli occhi “Ma lo stai muovendo tu?” e rendendosi conto che nessuno dei due stava pilotando il bicchiere. Si guardavano intorno, esplorando i volti dei presenti, cercando di capire chi avesse preso il controllo, e soprattutto come lo avesse preso.

“Morte? Di chi?” chiese qualcuno.

Il bicchiere cominciò a scrivere la risposta, muovendosi con risolutezza. I due ragazzi imbroglioni continuavano a guardarsi senza capire cosa stesse succedendo, perché io sapevo qual era la loro tecnica per muovere il bicchiere, mentre loro non sapevano quale fosse la mia (ci sono vari modi per farlo, alcuni più evidenti di altri) e quindi non riuscivano a identificare chi (o cosa) stesse spostando il bicchiere, che oltretutto spesso si muoveva anche mentre sembrava che mi sfuggisse da sotto il dito.

Non ricordo le parole esatte che feci scrivere agli “spiriti” quella sera, ma il senso della risposta fu molto chiaro: qualcuno sarebbe dovuto morire molto presto. Poi, all’ennesima richiesta di rivelare chi era il predestinato, il bicchiere cominciò a scrivere i cognomi dei due ragazzi che avevano tentato l’inganno.  

Lo spavento fu tale che la seduta fu interrotta immediatamente e nella nostra compagnia non se ne fecero mai più. Per superstizione o per timore di essere stati smascherati, i due ragazzi non provarono più a imbrogliare nessuno con lo spiritismo. 

Cosa più importante, nessuno mi menò.


 

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2020/12/20

Lo strano caso di Susanna Gallesi, la medium “certificata dall’Università di Pavia” (o Padova) stando a Pomeriggio 5: prima parte

Ultimo aggiornamento: 2020/12/22 15:50.

Pochi giorni fa, il 16 dicembre, il programma Pomeriggio 5 ha pubblicato questo tweet, nel quale presentava una “medium certificata dall’Università di Pavia” (il video della dichiarazione è qui su Youtg.net).


Mi sembrava strano che l’Università di Pavia avesse certificato una medium, per cui ho chiesto lumi pubblicamente:

L’account ufficiale dell’Università di Pavia mi ha risposto pubblicamente dicendo “Ovviamente (ma c’è bisogno di dirlo?) l’Università di Pavia non certifica medium” (copia permanente).


Dopo questa dichiarazione dell’Università di Pavia, ho chiesto pubblicamente chiarimenti a Pomeriggio 5:

Non ho ricevuto risposta, ma il tweet di Pomeriggio 5 è stato rimosso. Rimane conservato e citato da varie fonti e in screenshot (Bufale.net, Movieplayer, IlSussidiario, PrimaPavia, Giornalettismo, Solodonna, Caffeinamagazine).

Avrei lasciato perdere questa faccenda se non ci fosse stato un seguito:

In un post su Facebook di Signor Distruggere, nel quale lui chiariva che Aggiornamento: pare che Pomeriggio 5 abbia scritto erroneamente "Pavia", ma che in realtà ci si riferisse a Padova, è comparso un commento di “Susi Gallesi” che dice Evitare di mettere notizie false per farvi pubblicità o ti parte una denuncia NON È MAI STATA NOMINATA L 'UNIVERSITÀ DI PAVIA siete vergognosi. Il commento è effettivamente partito da un account che mostra il libro di Susi Gallesi e foto della persona apparsa nel programma di Pomeriggio 5.


In altre parole, tutto indica che la medium avrebbe minacciato di denunciare Signor Distruggere per diffamazione perché lui sarebbe colpevole di aver condiviso una conversazione pubblica nella quale si chiedevano chiarimenti su un errore commesso da Pomeriggio 5.

L’università certificatrice, inoltre, sarebbe appunto quella di Padova, non quella di Pavia. Ma sul profilo Facebook della medium, Susanna Gallesi, lei stessa scrive che neppure l'Università di Padova l'ha certificata: NON È L 'UNIVERSITÀ CHE RILASCIA CERTIFICATI(copia permanente). 

Però pubblica, sempre sul suo profilo, la foto di una pagina di Libero che dice che lei, chiamata qui Susi Gallesi, è “una medium certificata dall’università”.

L’articolo, fra l’altro, dice che la Gallesi afferma di avere le foto degli angeli che ha visto: sarebbe molto interessante vederle e soprattutto vedere come le produce.


Susi Gallesi pubblica su Facebook anche una fotografia del proprio “certificato” (copia permanente), il cui PDF originale è qui sul suo sito (copia permanente).


Questo è uno screenshot del PDF, per maggiore chiarezza: non chiedetemi quali siano “gli usi consentiti dalla legge”. O quale sia la legge che regola le certificazioni dei poteri paranormali dei medium.


Ho chiesto via Twitter all’Università di Padova se il citato "gruppo di ricerca italiano sulla medianità" sia autorizzato a usare il logo dell'Università di Padova sulle sue "certificazioni" di medium. Sono in attesa di una risposta formale, ma intanto Ferdinando Sinesio, definitosi “coordinatore della ricerca”, ha scritto su Facebook che “L'università di Padova ha autorizzato il GRIMM (GRUPPO ITALIANO RICERCA SULLA MEDIANITÀ) a svolgere tale ricerca per proprio conto. La certificazione che rilasciamo rappresenta la "divulgazione" dei risultati dei nostri esperimenti” e che “L'università di Padova ha rilasciato 4 documenti autorizzatori della ricerca. L'università di Pavia non c'entra nulla, è un errore di Barbara D'Urso” (copia permanente).

Nell’attesa sono andato a vedere quali sono i “criteri di accuratezza” citati nel “certificato”, seguendo il link abbreviato tidy.ws/6rk7NC, che porta a un avviso “sito ingannevole” e infine a un PDF ospitato sul sito Patriziotressoldi.it (copia permanente). Il PDF è un “Protocollo di verifica delle capacità medianiche”, che contiene il logo del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova.

A parte le perle d’italiano tipo “Fornire il nome del nome del defunto”, che non promettono grande “accuratezza”, il resto del "protocollo" è di una nebulosità burocratese assoluta. Noto subito chicche come il fatto appunto che la medium deve ricevere il nome del defunto “per favorire la canalizzazione del sensitivo”. Nel senso che nell'aldilà si chiamano tutti per nome, Mario, Piero, Cesira? E in che modo dare solo il nome del defunto, senza cognome, aiuta il medium? Avete idea di quanti Mario ci sono nell'aldilà?

Il protocollo è privo di qualunque informazione su eventuali procedure per impedire frodi o comunicazioni involontarie di indizi. Un prestigiatore ci andrebbe a nozze. Un paper degli stessi ricercatori (Mediumship accuracy: a quantitative and qualitative study with a triple-blind protocol) è più prodigo di dettagli, ma restano altre chicche metodologiche: per esempio, al medium basta azzeccare il colore dei capelli (“aveva capelli scuri”) per avere un successo valido per il punteggio finale. E i familiari del defunto ricevono DUE letture fornite dal medium, e dovranno valutare ENTRAMBE. Così scelgono automaticamente quella più calzante. Piace vincere facile?

Veniamo ora all'elenco dei medium che hanno superato i criteri. Secondo il "certificato" di Susanna Gallesi, il link è questo: tidy.ws/82kaVD. Questo link porta a un PDF, sempre ospitato su Patriziotressoldi.it (copia permanente).

Uno dei nomi, Slavy Gehring, è a Mendrisio. A pochi chilometri da casa mia. Molto interessante.

EvanLab, il cui logo compare nel “certificato”, pubblica video come questo, che parla della capacità di comandare dispositivi a distanza con il pensiero. La ricerca è spiegata in maggiore dettaglio in questo loro articolo, e afferma di costituire “una prova di fattibilità della costruzione di dispositivi elettronici influenzabili mentalmente a distanza” (copia permanente). Questa non è più una tesi spiritualista o metafisica sulla quale è impossibile indagare scientificamente: questa è un’affermazione fattuale, verificabile o smentibile tramite sperimentazione. Ce la dimostrino in condizioni controllate, se sono capaci.

Intanto vorrei sapere cosa ne pensa l’Università di Padova di avere il proprio nome associato pubblicamente con dei ricercatori convinti di poter certificare comunicazioni con l’aldilà e poteri paranormali di telecinesi.

Questi sono i fatti, e qui mi fermo. Aggiungo solo un chiarimento: ognuno è libero di avere la propria spiritualità. Non è questo che metto in discussione. Quello che critico è il gesto della medium di minacciare denuncia per diffamazione. A casa mia si chiama intimidazione. A casa d’altri si chiama querela temeraria.

Rispetto il diritto di credere nell'aldilà e di credere che esistano davvero medium capaci di parlare coi defunti (a patto di sapere come si chiamano). Ma quello che non merita rispetto è l'intimidazione verso chi non ha fatto altro che condividere un'informazione pubblica. Informazione pubblica che, per chi se la fosse persa, è questa:

Se la signora Susanna Gallesi ritiene davvero opportuno denunciare qualcuno per aver diffuso quello screenshot pubblico, allora se la prenda con me. Nel frattempo, si studi bene il concetto di Effetto Streisand. Vi aggiornerò se ci saranno sviluppi. Nel frattempo ringrazio i tanti (troppi per citarli) che hanno contribuito a questo racconto trovando informazioni e documenti.


2020/12/22 10:50. L’Effetto Streisand comincia ad agire. Su Quotidiano.net trovate un articolo che parla della vicenda (copia permanente) descrivendo “un gruppo di ricerca affiliato al dipartimento di psicologia dell’ateneo di Padova” che “ha certificato che [alcune persone] posseggono facoltà medianiche. Il team è composto da sei studiosi. Coordinatore è Fernando Sinesio, 47 anni”, con “presupposti [...] assolutamente scientifici”. Va be’. 

 

2020/12/22 15:50. C’è più di un seguito a questa vicenda, che pubblicherò a breve.


2020/12/28 15:40. Il “più di un seguito“ è raccontato qui.


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2020/10/22

James Randi, 1928-2020

“Voglio essere cremato, e voglio che le mie ceneri vengano soffiate negli occhi di Uri Geller”.

Grazie, maestro.

Credit: @r_montagnoni.

 

2020/03/20

Antibufala: la foto del Fantasma Appeso

La foto qui accanto è una delle più famose foto di presunti fantasmi. Secondo la storia che l’accompagna, risale agli anni Cinquanta del secolo scorso e proviene dal Texas, dove la famiglia Cooper aveva acquistato una casa molto vecchia e aveva iniziato ad abitarvi.

La foto, dice il racconto, sarebbe stata scattata la prima sera che la famiglia trascorse nella casa e mostra due bambini con la loro mamma e nonna vicino al tavolo di cucina.

Tutti sorridono nell’immagine, ma quando la foto fu sviluppata (all’epoca la fotografia era chimica, non digitale) la famiglia Cooper si accorse con orrore che si vedeva nell’angolo dell’immagine un corpo sottosopra, come se stesse cadendo o fosse appeso a testa in giù. Era il fantasma di un occupante precedente della casa?

Secondo l’indagine di Metabunk le cose stanno un po’ diversamente. Non c’è nessuna traccia di questa foto su Internet prima del 2009, e l’analisi della foto indica che si tratta di un fotomontaggio nel quale il “fantasma” è stato creato usando un’immagine rovesciata di una ballerina con le braccia alzate.

dancehep.jpg


Ma la chicca di questa indagine è che Metabunk è stata contattata da uno dei bambini ritratti nella foto. Si chiama Robert Copper, non Cooper, e ha dimostrato la propria identità fornendo altre foto di famiglia, scattate addirittura nella medesima stanza. Senza fantasma, ovviamente.


Robert ha detto di aver saputo con stupore del mito intorno a questa foto da suo fratello maggiore (l’altro bambino nella foto) e ha precisato che l’immagine risale al 1959. Mistero risolto, insomma.

2017/12/24

Coincidenze elettriche

Capita spesso, quando si parla di complotti e di fenomeni misteriosi, di sentir dire “non può essere una coincidenza, è troppo improbabile!”. Ma le coincidenze càpitano e possono essere davvero bizzarre. Ve ne racconto una che mi è successa personalmente.

Pochi giorni fa stavo andando a Roma per una missione segreta (che verrà rivelata a gennaio) e mi sono permesso di fare un piccolo scherzo postando questo tweet senza immagini:



Formalmente era tutto vero: stavo davvero andando a Roma, ci stavo davvero andando con la mia prima Tesla, che era davvero arrivata prima del previsto ed era esattamente il modello descritto nel tweet. Ma c’era un, uhm, piccolo particolare che avevo omesso e che ho rivelato qualche minuto dopo, quando si era accumulato già qualche commento di sorpresa dei lettori:





I lettori hanno commentato lo scherzo, ci siamo divertiti con una sciocchezzuola, e la cosa doveva finire lì.

Ma all’arrivo a Roma ho dovuto fare un breve tratto a piedi, e lungo quel tratto ho trovato una Tesla vera, parcheggiata davanti a un albergo: non solo era una delle poche Tesla in giro per Roma, ma era oltretutto proprio blu come il mio modellino. Non ho resistito, e così ho postato questo tweet per seminare stupore e confusione (e ci sono riuscito, visto che alcuni m’hanno sgridato per aver parcheggiato sulle strisce pedonali):



Anche il testo di quest’ultimo tweet era letteralmente vero: ero davvero arrivato a Roma (dove faceva un freddo cane, da cui sciarpa e cappottone), ma col Frecciarossa. Avevo insomma usato un mezzo di trasporto elettrico, ma non quello che mostravo nella foto.

Ora lasciate da parte il mio discutibile momento di trolleggio e provate a chiedervi quali sono le probabilità di percorrere una singola via di Roma e di incontrare, in quel preciso momento, una Tesla (auto già di per sé rara), in una città dove ce ne sono pochissime, e di incontrare un esemplare dello stesso tipo e dello stesso colore del mio modellino. La prossima volta che qualcuno vi parla di coincidenze impossibili, provate a citargli questa.

Auguri di buone feste.


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2017/01/20

La CIA mette online 12 milioni di pagine di documenti, con UFO e telepatia militare

Avvistamenti ufologici, esperimenti di telepatia militare e molte altre chicche che farebbero invidia a una puntata di X-Files ma in realtà sono dati di fatto, perlomeno se possiamo fidarci di quello che dice la CIA: sì, la Central Intelligence Agency.

L’agenzia americana prediletta dai complottisti ha infatti messo online circa 12 milioni di pagine dell’archivio CREST (CIA Records Search Tool), che erano già consultabili dal pubblico ma soltanto recandosi nel Maryland. contiene un po’ di tutto ma soprattutto offre una collezione di circa 930.000 documenti che rivelano per esempio come la CIA considerava internamente gli avvenimenti del mondo (non solo in campo paranormale e ufologico).

Se non volete perdervi in questo mare di documenti vintage, Wired segnala alcune delle chicche migliori: la sezione Secret Writing, dedicata ai metodi di comunicazione segreta d’epoca, come la ricetta dell’inchiostro segreto tedesco; un catalogo di foto ufologiche (purtroppo riprodotte in pessima qualità) e un esempio di analisi di foto; e l’incredibile Progetto Stargate, che raccoglie documenti sugli esperimenti militari per tentare di usare i (presunti) poteri paranormali come arma.

Su quest’ultimo tema ci sono molti testi che citano Albert Stubblebine (cercabile come MG Stubblebine), il militare convinto di poter attraversare i muri con la forza del pensiero raccontato nel film L’uomo che fissa le capre (ne ho scritto qui), anche in relazione al rapimento in Italia del generale statunitense Dozier nel 1981. Segnalo anche un’analisi storica redatta dalla CIA sulla parapsicologia sovietica e il rapporto di un esperimento di “visione a distanza” datato 1989.

2016/10/22

Un sensitivo straordinario ieri sera alla TV svizzera

Pubblicazione iniziale: 2016/10/22 12:36. Ultimo aggiornamento: 2016/10/27 23:55.

Ieri sera è andata in onda alla Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana una puntata del programma Patti Chiari che ha presentato un sensitivo davvero notevole. La RSI ha chiesto ad alcuni volontari di metterlo alla prova nel rivelare cosa riusciva a sentire su di loro, senza averli mai visti o incontrati prima, e i volontari ne sono usciti scossi. Alcuni erano addirittura spaventati dalla precisione della chiaroveggenza del sensitivo.

Il sensitivo compare nei primi quattro minuti e mezzo di questo video, che ha richiesto almeno due giorni di lavoro soltanto per le riprese. Se volete godervelo per bene, non leggete il resto di questo articolo prima di averlo guardato. Buona visione.



L’idea del video è di Eleonora Terzi e Paolo Thoeni e l’ispirazione è, come alcuni commentatori hanno intuito, un famoso video di un altro santone, mescolata con le tecniche di cold reading e di affabulazione che insegnano i mentalisti nei corsi organizzati dal CICAP e con le tecnologie usate da alcuni televangelisti americani e smascherate tempo fa da James Randi e Piero Angela.

Il “santone” è l’incontenibile Claudio Moneta, che ha creato il personaggio e le sue peculiarità dal nulla (gli avevamo dato soltanto una tenue falsariga): ha improvvisato tutto sul momento e ha gestito magistralmente anche gli imprevisti personali e tecnici. Sì, i capelli sono una parrucca.

Il video è una sintesi di una giornata intera di riprese; in TV non c’è tempo di mostrarne più di qualche minuto, ma posso dirvi che in alcuni casi ci siamo spinti molto più in là nelle informazioni personali, scoprendo (e a volte dichiarando) indirizzi riservati, località frequentate, orientamenti sessuali e altro ancora. In molti casi, quando abbiamo visto che i volontari erano particolarmente agitati o scossi da queste “rivelazioni”, ci siamo trattenuti. Le reazioni delle persone non sono simulate o recitate: sono tutte genuine e spontanee.

Come spiegato nel video, volutamente ho lavorato con le mani legate: non ho violato account e non ho fatto social engineering e mi sono posto il limite di un’ora di ricerca per ciascuna persona. Tutto quello che mi è stato dato è il nome del volontario (o volontaria), una sua foto, un suo indirizzo di mail e (in alcuni casi) un numero di telefonino. Il video pubblicitario del santone social al quale ci siamo ispirati, invece, ha simulato le rivelazioni oppure ha usato tecniche illegali (altrimenti non avrebbe potuto avere accesso ai conti correnti o alle carte di credito dei soggetti).

Ringrazio Tukler, che mi ha indicato come fare l’embedding del video (l’opzione sul sito della RSI era un po’ nascosta) dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo. La puntata completa di Patti Chiari è visibile qui.

2015/12/11

Se la sensitiva si chiama Baba Vanga, le profezie-bufala arrivano a badilate?

È approdata su varie testate la notizia di una profezia drammatica, fatta dalla sensitiva bulgara Baba Vanga: “Nel 2016 la guerra. Nel 2043 il Califfato a Roma”. Si dice inoltre che Baba Vanga abbia avuto, nel corso della propria carriera, una precisione straordinaria nel fare profezie, con un margine d’errore dichiarato del 15%.

Ma è vero? Lo spiega molto bene Bufale un Tanto al Chilo: andando a leggere le sue profezie originali, raccolte fino al 1996 (anno della sua morte), invece di fidarsi delle versioni rimaneggiate che circolano oggi, emerge che ha fatto un bel po’ di previsioni completamente sbagliate.

Per esempio, nel 2008 le veniva attribuita la profezia della Terza Guerra Mondiale nucleare e chimica nel novembre del 2010, seguita da una moria di piante e animali nell’emisfero settentrionale, seguita poi da una guerra dei musulmani contro gli europei sopravvissuti. Profezie che, a quanto risulta da un primo, superficiale controllo, non si sono avverate, con tanti saluti alla presunta precisione della sensitiva.

Ma come mai di colpo si parla nelle testate italofone di una sensitiva morta quasi vent’anni fa? Colpa dell’incontenibile abitudine di alcuni giornalisti di fare copiaincolla dalle pagine del Daily Mail britannico, che pochi giorni fa ha riesumato le presunte profezie di Baba Vanga, copiandole a sua volta da un sito australiano, per fare l’ennesimo titolo sensazionalista attiraclic che specula sulle ansie da terrorismo.

2015/01/05

Se uno scettico vive un’esperienza paranormale

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2017/01/03 1:55.

Ho aspettato due anni a scrivere l'articolo che trovate nel numero 557 di Le Scienze disponibile in edicola e online: l'argomento mi toccava troppo da vicino. Dopo la perdita di una persona molto cara ho avuto quella che molti chiamerebbero senza esitazioni un'esperienza paranormale: i miei sensi, in particolare la vista, mi hanno fatto percepire ancora la sua presenza.

L'esperienza è stata emotivamente intensissima e mi ha fatto indagare e conoscere un aspetto della mente umana che ignoravo e che descrivo nell'articolo: l'idionecrofania (in inglese, idionecrophany). Cosa più importante, mi ha insegnato con forza che è giusto essere scettici e investigare, ma che bisogna capire che le esperienze paranormali, per chi le vive, sono potenti e reali e vanno trattate con rispetto e non con scherno. Lo considero l'ultimo regalo di un amico. Di nuovo grazie, Alberto.


2017/01/03 1:55


Speravo di ottenere il permesso di pubblicare qui questo articolo, ma non l’ho ancora ricevuto, per cui comincio a pubblicare la bibliografia di riferimento che ho usato.

Macdonald, W.L. (1992). Idionecrophanies: The social construction of perceived contact with the dead. Journal for the Scientific Study of Religion, 31, 215-223.

Rees, W.D. (1971). The hallucinations of widowhood. British Medical Journal, 4, 37-41 (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1799198/)

Wells, L.A. (1983). Hallucinations associated with pathologic grief reaction. Journal of Psychiatric Treatment and Evaluation, 5, 259-261.

Jan Dirk Blom. A Dictionary of Hallucinations. Springer (2009).

Baethge C. Grief hallucinations: true or pseudo? Serious or not? An inquiry into psychopathological and clinical features of a common phenomenon. Psychopathology. 2002 Sep-Oct;35(5):296-302. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12457021).

A Grimby. Bereavement among elderly people: grief reactions, post-bereavement hallucinations and quality of life. Acta Psychiatrica Scandinavica, Volume 87, Issue 1, pages 72–80, January 1993 (http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1600-0447.1993.tb03332.x/abstract)

V. Bell, Ghost Stories: Visits from the Deceased. Scientific American, 2 December 2008 (http://www.scientificamerican.com/article/ghost-stories-visits-from-the-deceased/)


2013/02/18

Quiz: un fantasma nel parcheggio?

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “piccolopescer*”.

Oggi intorno a mezzogiorno ho fatto questa foto con il mio cellulare dalla mia auto. La pubblico qui tale e quale, così come l'ha salvata la sincronizzazione automatica su Dropbox che uso.




Guardate il riflesso nel finestrino dell'auto.


Secondo voi cos'è? Vediamo se riuscite a indovinare. Buon divertimento.

Aggiornamento (2013/02/20): La soluzione è ora nei commenti. Complimenti a chi ha indovinato e grazie a chi ha proposto spiegazioni alternative sbagliate per aver illustrato come la mente lavora in condizioni d'insufficienza di dati e quando c'è chi cerca di confonderla. Aver sbagliato non è sintomo di stupidità: è perfettamente umano. Questi processi mentali sono innati e automatici, e lo scopo del quiz, oltre al divertimento, era proprio metterli in evidenza per conoscerli meglio.

2011/12/28

Il fallimento dell’astrologia, edizione 2011

Le pulci alle previsioni degli astrologi per il 2011. Ancora una volta, fallimento totale di questi cialtroni


IMG_1980L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Ogni anno il CICAP fa quello che ogni credente nell'astrologia o in qualunque arte divinatoria dovrebbe fare: prendere le previsioni fatte da questi sedicenti profeti per l'anno che si sta concludendo e vedere chi ci ha azzeccato e chi no.

La faccio breve: è un fallimento totale. Prendo qualche esempio dal comunicato stampa del CICAP che mi è arrivato stamattina e che trovate qui sul sito del CICAP.

"Segnali di ripresa rispetto al 2011", "la ripresa economica si intravede... da giugno a dicembre", "annata di tendenziale espansione per USA, Cina e India nel primo semestre, e per Germania ed Europa in generale nel secondo semestre", "a partire dalla primavera l'economia conoscerà un netto miglioramento" (Astra e Almanacco di Barbanera).

L’astrologo Antonio Alessi ha addirittura "inviato una lettera al governo per avvisare di un grosso sisma sottomarino, con conseguente devastante tsunami, per il 10 giugno". Il sisma e lo tsunami non ci sono stati.

"Secondo l’interprete di Nostradamus Manfed Dimde, citato in un libro di Carlo Patrian del 1995, il 2011 avrebbe visto lo scoppio della terza guerra mondiale". La terza guerra mondiale non s'è vista.

Idem per gli extraterrestri: il CICAP segnala che "Brezsny, il celebrato astrologo dell’Internazionale, intervistato da Riccardo Staglianò sul Venerdì di Repubblica prevedeva «novità sul fronte delle intelligenze extraterrestri». A meno che non siano state insabbiate dai Men in Black, non ce ne sono state."

Teodora Stefanova (Canale 5), che a quanto pare si fa mandare le soffiate da un alieno di nome Unilsan, aveva previsto che il 2011 sarebbe stato "l’anno della rinascita di Berlusconi, grazie all’alleanza con Casini e Rutelli a maggio. Il PdL avrebbe cambiato nome, Saviano e Montezemolo sarebbero entrati in politica, sarebbe iniziata la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, sarebbero stati risolti tutti i problemi a L’Aquila e la “monnezza” sarebbe sparita entro gennaio 2011 dalle strade di Napoli." Come no.

Certo, qualcuno ha anche azzeccato qualche vaga previsione, ma il trucchetto è semplice: basta farne tante e prima o poi qualcuna, per casualità, coincide con la realtà. È il Principio dello Scoiattolo Cieco: a furia di cercare, prima o poi persino uno scoiattolo cieco troverà una ghianda.

La mia domanda è sempre la stessa: di fronte a questi ripetuti fallimenti, ha senso che i giornali e la TV incoraggino queste corbellerie? Ha senso che si paghino profumatamente dei cialtroni per apparire in televisione e spaventare la gente con annunci catastrofici? Secondo me, ha senso solo se si vuole rincoglionire il paese per rendere più facile fregarlo.

Mah. Ridiamoci sopra e cogliamo l'occasione per capire meglio come funziona il nostro cervello, in modo da evitare queste trappole: il CICAP ha pubblicato uno speciale online sull'astrologia e ha usato la scienza per realizzare l'unico oroscopo che funziona davvero. Provare per credere. Più seriamente, su Queryonline trovate un magnifico articolo di Stefano Bagnasco che spiega come si dimostra sperimentalmente l'inefficacia dell'astrologia e come non incappare in errori quando si fa demistificazione sull'argomento.

2011/12/06

Come barano i medium: Rosemary Altea

La “medium” Rosemary Altea colta a barare: che squallore approfittarsi di chi ha perso una persona cara


Massimo Polidoro ha pubblicato una chiara presa di posizione del CICAP sulla sedicente medium Rosemary Altea e ha incluso nell'articolo un video che mostra i trucchi usati dalla donna per sembrare credibile.


Come fa Altea a sapere che l'uomo con la camicia azzurra ha perso la madre? Glielo ha chiesto prima fuori onda.

E quando la “medium” sbaglia a descrivere la personalità della madre e si accorge che il figlio non conferma la descrizione, la ribalta con la disinvoltura di una vera professionista: “per qualche motivo lei è nervosa... [nessuna reazione del figlio]... e questo proprio non è da lei [reazione positiva del figlio]... lei in realtà è chiacchierona”. Geniale.

C'è di peggio: come mai la medium sa che la coppia ha perso una figlia ed è anche in grado di precisare che si è suicidata? La coppia aveva parlato, prima dello spettacolo, con l'agente di Rosemary Altea, che oltretutto ha piazzato nel pubblico amici e conoscenti. Anche la seconda coppia di genitori era amica dell'agente di Altea.

Con premesse di questo genere è facile essere sensitivi. Non fatevi fregare. Leggete i dettagli nell'articolo di Polidoro, pubblicato anche sul settimanale Oggi.

2011/11/23

Il “mistero” dei Teschi di Cristallo

I teschi di cristallo hanno un potere magico? Sì, quello di imbrogliare


Il mito dei Teschi di Cristallo Maya è stato riportato alla ribalta dal quarto film della saga di Indiana Jones e dal delirio collettivo intorno alle presunte profezie Maya sulla fine del mondo nel 2012, ma è da decenni uno dei capisaldi della cultura new age e del paranormale. Peccato che sia, per dirla senza troppi giri di parole, una fregatura.

Recentemente National Geographic ha messo alla prova le principali asserzioni che riguardano il più famoso di questi teschi, quello che l'esploratore Frederick Albert Mitchell-Hedges (morto nel 1959) diceva di aver scoperto nelle rovine di un tempio Maya da lui trovato a Lubaantun, in quello che oggi è il Belize, nel 1927 ma descritto soltanto molti anni più tardi.

Il teschio in questione è leggermente più piccolo di un cranio umano ed è ricavato da un blocco unico di cinque chili di quarzo ialino o cristallo di rocca lavorato con straordinaria finezza e perfezione, tanto che secondo i sostenitori delle sua origine paranormale sarebbe impossibile crearne un duplicato.

Secondo la prima edizione dell'autobiografia di Mitchell-Hedges (Danger My Ally, 1954), il teschio di cristallo, da lui denominato Teschio del Destino, avrebbe almeno 3600 anni e sarebbe stato usato dai sacerdoti Maya, che con i suoi poteri sarebbero stati in grado di uccidere con la sola forza del pensiero. A suo dire, sarebbe stato fabbricato a mano dai Maya lavorandolo per abrasione con la sabbia, con infinita pazienza, ininterrottamente per circa trecento anni.

Alcuni sensitivi dicono che guardando il teschio negli occhi hanno visioni olografiche del futuro e affermano che ridere in faccia al teschio porti a morte certa. Negli anni Settanta iniziò a circolare l'asserzione che radunando i tredici teschi di cristallo in un unico luogo sarebbero accaduti eventi portentosi o calamità planetarie. Con l'approssimarsi della data fatidica del 2012 queste profezie hanno riacquistato popolarità e suscitato inquietudini.

Una storia affascinante, ma i fatti la smentiscono inesorabilmente. National Geographic, per il documentario The Truth Behind the Crystal Skulls (2011), ha commissionato la fabbricazione di un teschio identico a un artigiano cinese, che in undici giorni di lavoro è riuscito perfettamente nell'impresa.

Blocchi unici di quarzo ialino delle giuste dimensioni si trovano e si possono lavorare con mezzi più che normali, con buona pace di chi dice che sarebbe impossibile creare un teschio di cristallo persino con la tecnologia odierna. Basta avere un bel po' di soldi, perché blocchi del genere sono molto costosi (alcune migliaia di dollari) e la loro lavorazione è altrettanto impegnativa e delicata.

Inoltre nella cultura Maya, ben documentata dagli archeologi, non c'è alcun riferimento a oggetti di questo genere. C'è da aggiungere, poi, che il teschio di Mitchell-Hedges ha vari dettagli anatomici tipici di un cranio europeo, ben diverso da quelli degli abitanti dell'America latina precolombiana. Perché i Maya avrebbero dovuto scolpire pazientemente un teschio europeo?

Cosa più importante, il presunto teschio Maya ha segni di lavorazione meccanica moderna che non hanno nulla di insolito, scoperti dall'esame dell'archeologo Norman Hammond e confermati da Jane Walsh del museo Smithsonian. Tutto punta, insomma, verso una fabbricazione con mezzi tecnologici contemporanei sul modello di un cranio europeo.

Come avviene spesso nel mondo del paranormale, la figlia di Mitchell-Hedges, Anna, ha rifiutato di permettere ulteriori esami scientifici dell'oggetto fino alla propria morte nel 2007. Ora il teschio è custodito dal marito di Anna, Bill Hormann.

Anche le modalità della sua scoperta hanno dettagli imbarazzanti. La figlia di Mitchell-Hedges ha sempre affermato di aver trovato lei stessa il teschio a Lubaantun nel 1927, ma una verifica negli archivi ha rivelato che lei non era affatto lì. Gatta ci cova.

Il teschio di cristallo conferì ad Anna Mitchell-Hedges notevole popolarità, tanto da organizzare esposizioni a pagamento dal 1967 in poi e un tour internazionale intorno al 1990, e ha alimentato una vastissima produzione letteraria di pseudoarcheologia mistica.

Ma i fatti restano quelli che sono, e ce n'è uno che, insieme agli altri, condanna senza appello tutta la leggenda dei teschi: un catalogo del 1943 della casa d'aste Sotheby's, che offre un teschio di cristallo identico a quello “scoperto” da Mitchell-Hedges. L'acquirente? Frederick Albert Mitchell-Hedges stesso.

E che dire degli altri teschi analoghi esposti nei musei del mondo? Non sono una prova della loro autenticità? No: quelli al British Museum londinese, al Musée du quai Branly parigino e allo Smithsonian di Washington sono presentati etichettandoli chiaramente come falsi. Per esempio, il British Museum dice che il teschio è “Probabilmente europeo, 19° secolo d.C.” e che “sono state riscontrate tracce di una ruota da gioielliere”. Una mola moderna, insomma: altro che Maya che vanno avanti a sabbiare per secoli.

L'unica cosa davvero portentosa di tutta questa faccenda, insomma, è la disonestà di questi imbroglioni e l'ingenuità di chi vuole credere a tutti i costi senza mai dubitare.

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “stefano.pa*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
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