Una delle tecniche giornalistiche d’indagine più preziose è quella che io chiamo Regola dell’Informazione Laterale: le informazioni più attendibili su un dato argomento non provengono da chi è favorevole o contrario ad esso, ma da chi non è parte direttamente in causa.
Per esempio, se uno storico vuole sapere come è andata una battaglia, quanti sono stati i morti e i feriti da una parte e dall’altra, non si fida dei resoconti dei vinti o dei vincitori, ciascuno dei quali ha interessi pesanti nel presentare gli eventi a proprio favore, ma guarda gli aridi registri dei contabili.
Il nome di questa regola è ispirato dal concetto di pensiero laterale: risolvere un problema guardando da angolazioni differenti da quelle solite.
Nel caso delle malattie e delle pandemie, per esempio, la Regola dell’Informazione Laterale suggerisce di guardare i dati delle compagnie assicurative, che sono esperte nel valutare i rischi e le evoluzioni delle situazioni più disparate. Gli attuari non fanno altro che questo. Non importa quale sia l’opinione di una compagnia assicurativa a proposito di una pandemia: i dati sono quelli che sono e determineranno l’andamento dei premi assicurativi negli anni a venire. Alle compagnie conviene rappresentare la realtà per quella che è, senza sovrastimarla e senza sottostimarla, per non perdere in competitività rispetto alle concorrenti e per non incorrere in errori previsionali catastrofici che le porterebbero sul lastrico.
Dagli Stati Uniti arriva un esempio tragico di questa regola: secondo quanto riferito da The Center Square, il direttore della compagnia assicurativa OneAmerica, Scott Davidson, ha detto che i tassi di mortalità attuali sono “i più alti mai visti nella storia di questo settore, e non solo alla OneAmerica” e sono saliti del 40% rispetto ai livelli pre-pandemia fra le persone in età lavorativa.
Visto che OneAmerica gestisce polizze vita, questo dato è cruciale per la sua attività. Davidson ha aggiunto che non sono gli anziani a morire ma “principalmente le persone in età lavorativa, fra i 18 e i 64 anni.”
“Tanto per darvi un’idea di quanto questo sia grave” ha dichiarato “una catastrofe da tre sigma, ossia una di quelle che avvengono una volta ogni 200 anni, comporterebbe un aumento del 10% rispetto al valore pre-pandemia, per cui il 40% è inaudito.”
In altre parole, negli Stati Uniti in questo periodo c’è una sovramortalità eccezionale: qualcosa la sta causando. Va notato che alle compagnie assicurative del ramo vita la causa della morte interessa relativamente: quello che conta è che l’assicurato è deceduto. Davidson ha dichiarato che nella maggior parte delle richieste di riscossione di premi per il caso morte, il decesso non viene classificato come causato da Covid. “Quello che ci dicono i dati è che le morti che vengono segnalate come morti da Covid sottostimano di gran lunga le perdite effettive per morte tra le persone in età lavorativa a causa della pandemia. Sul loro certificato di morte non è detto che ci sia scritto Covid, ma i morti sono aumentati in numero enorme.”
Il CEO ha aggiunto che questo aumento causerà un aumento dei premi.
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