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Il Disinformatico

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2010/08/03

Domani arriva lo “tsunami solare”, moriremo tutti?

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "gasparotto" e "danielegas*". L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/08/04.

Yahoo Notizie titola "lo tsunami solare colpisce il pianeta Terra" e dice che è stato "[s]egnalato nella notte tra il 3 e il 4 agosto uno tsunami solare...Gli astrofisici che stanno monitorando il sole spiegano che si tratta della prima eruzione di simili proporzioni diretta al nostro pianeta e sottolineano che un'esplosione come questa potrebbe distruggere i satelliti che incontra sulla sua strada. Le conseguenze sarebbero gravissime: le comunicazioni subirebbero danni significativi. Secondo le previsioni della Nasa, rilanciate dal Telegraph, l'Inghilterra potrebbe trovarsi senza elettricità e subire lunghi periodi di black-out. Anche le comunicazioni sarebbero pressoché impossibili."

Siamo alle solite: siccome il catastrofismo vende, si catastrofizza qualunque cosa. L'importante è vendere, al diavolo le conseguenze sui lettori che ci credono e s'impressionano pensando che sia in arrivo la fine del mondo. Le parole "tsunami solare" evocano l'immagine delle devastanti inondazioni che causarono circa 300.000 morti nei paesi che s'affacciano sull'Oceano Indiano a dicembre del 2004, ma un'eruzione solare non scaglia verso la Terra nulla che si possa definire solido nell'accezione comune di quest'aggettivo. Solo particelle sparse.

Notate da dove Yahoo prende le previsioni della NASA: dal Telegraph (probabilmente da questo articolo). Andare direttamente alla fonte pareva troppa grazia? In Italia non ci sono astrofisici da consultare per sapere come stanno davvero le cose invece di copiare i giornali altrui?

Ma c'è di peggio: Yahoo non ha neppure copiato decentemente. Infatti il Telegraph non dice affatto che "un'esplosione come questa potrebbe distruggere i satelliti", ma dice (citando il rappresentante di un istituto di astrofisica statunitense) che questa è "la prima eruzione importante diretta verso la Terra da parecchio tempo"; poi – separatamente – dice che "Gli scienziati hanno avvisato che un'eruzione solare veramente grande potrebbe distruggere i satelliti e le reti di energia e di telecomunicazione in tutto il mondo se avvenisse oggi." Sottolineo il "se avvenisse oggi". In altre parole, quella annunciata non è un'esplosione capace di friggere i satelliti. Quella di oggi è "importante" ("major" in originale), ma è un ruttino rispetto alla "eruzione solare veramente grande" che potrebbe causare danni. Il Telegraph è chiaro in proposito. Basta leggerlo. Tant'è vero che poi dice che "non è chiaro, tuttavia, quanti danni verranno causati da quest'eruzione più recente agli strumenti di comunicazione del mondo".

Andando a consultare un sito specialistico come Spaceweather.com viene fuori un quadro decisamente meno menagramo: chi sta alle latitudini alte potrebbe godersi un'aurora polare speciale stasera. Tutto qui, come nota anche l'ANSA.

Su Nasa.gov trovate una spettacolare sequenza di immagini che mostrano l'eruzione.

Le previsioni del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) citate da Spaceweather parlano di un 10% di probabilità di tempeste geomagnetiche "importanti" e di un 45% di probabilità di qualche attività geomagnetica in occasione dell'arrivo sulla Terra degli effetti dell'eruzione solare, il 3 e 4 agosto. Le previsioni aggiornate del NOAA non annunciano blackout radio o tempeste di radiazione solare o altro. Gli avvisi destinati agli operatori di satelliti non segnalano nulla di preoccupante, e i dati forniti dalle apposite sonde spaziali non indicano nulla di straordinario.

D'accordo, direte voi, ma Yahoo dice anche che "Una devastante tempesta solare è prevista per il 2013. Secondo la Nasa, le nostre reti informatiche e quelle elettriche potrebbe essere distrutte dal picco di attività solare previsto per i prossimi anni". Quindi la fine del mondo è semplicemente rinviata? No, ma occupiamoci di una catastrofe annunciata alla volta. Due sono indigeste.


Aggiornamento 2010/08/04


È la mattina del 4 agosto e siamo ancora qui. Nessuna segnalazione di devastazione satellitare o altri sconvolgimenti geomagnetici planetari. AstronomyNow spiega come stanno andando le cose: quando la massa di plasma raggiungerà la Terra, nelle prime ore del 4 agosto (ora degli Stati Uniti), "se le condizioni del campo magnetico terrestre saranno giuste, le particelle solari scorreranno lungo le linee del campo per interagire con gli atomi di azoto e ossigeno nell'alta atmosfera, producendo spettacolari cortine di luce verde e rossa note come aurore polari. Gli osservatori alle latitudini settentrionali guardino verso nord questa sera e nelle prime ore di domani [orari riferiti agli USA] per cercare di scorgere questi bellissimi fenomeni visivi naturali".

Niente catastrofe neanche stavolta, nonostante gli annunci menagramo: "Talvolta le tempeste geomagnetiche possono distruggere i satelliti per telecomunicazioni orbitanti intorno alla Terra e le reti elettriche a terra, ma per fortuna è improbabile che questa tempesta comporti tali minacce. Sulla scala di classificazione dei brillamenti solari, questo brillamento è valutato come C3, che è il genere più debole; a titolo di confronto, un brillamento di classe M causa blackout radio brevi e localizzati e un brillamento letale di classe X può causare distruzioni globali".

2010/08/02

Panoramiche lunari

Un altro assaggio di Moonscape


Grazie all'aiuto dei lettori, e in questo caso specificamente di Fozzillo, il progetto Moonscape, documentario lunare libero e gratuito, va avanti. Questo è un assaggio delle panoramiche che conterrà, realizzate partendo dalle immagini scattate sulla Luna dalla missione Apollo 11.


È come essere lì e guardarsi intorno per 360 gradi: Luna tutt'intorno. Ma allora dov'erano nascosti i tecnici del set? Se volete conoscere i dettagli della realizzazione di questa demo, e dell'immagine da 20.000 x 5000 pixel dalla quale è stata generata, potete leggerli su Moonscape Project.

2010/07/30

Turate le falle in Firefox, Safari e Chrome

Safari, Firefox e Chrome da aggiornare


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "infinity999" e "amoroso".

Apple ha distribuito un aggiornamento di Safari che corregge quindici falle di sicurezza, compresa quella del riempimento automatico segnalata la settimana scorsa e scoperta dal ricercatore Jeremiah Grossman, che permetteva di rubare dati dalla rubrica degli indirizzi del computer dell'utente. L'aggiornamento, che porta Safari alla versione 5.0.1, è disponibile sia per Mac OS X, sia per Windows, e introduce un nuovo tipo semplificato e più leggero di estensioni: moduli aggiuntivi che espandono le funzioni del browser.

Gli utenti di Firefox, invece, hanno a disposizione presso Getfirefox.com o tramite gli aggiornamenti automatici la versione 3.6.8 che risolve alcuni problemi di stabilità.

Per chi usa Chrome, il browser di Google per Windows, Mac e Linux, l'aggiornamento che lo porta alla versione 5.0.375.125 ripara sette falle di sicurezza. L'installazione è di norma automatica. Google ha pagato 1337 dollari di ricompensa a ciascuno degli scopritori delle vulnerabilità e ha annunciato che la ricompensa per la segnalazione di falle gravi in Chrome verrà aumentata a 3133 dollari e 70 centesimi. Se vi state chiedendo il motivo di questi importi così bizzarri, nel leet, la grafia internettiana che sostituisce le lettere con le cifre più somiglianti (la L diventa 1, la E diventa 3, la A diventa 4, eccetera), 1337 è appunto la grafia di "Leet" e 3133.7 è l'equivalente di "Eleet": entrambe sono storpiature del termine élite.

Fonti: ZDNet, Eweek, Wired, Product Reviews, ZDNet.

L’avvistamento UFO in Cina

UFO cinese fa chiudere un aeroporto


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "mbjsrl" e "lucazan*".

Nei primi giorni di luglio è stata diffusa la notizia di un avvistamento in Cina di un oggetto volante non identificato che ha avuto la peculiarità di indurre le autorità a bloccare i voli di linea. Ne ha parlato per esempio l'8 luglio il Corriere della Sera, dicendo che "Un oggetto volante non identificato ha bloccato il traffico aereo nella parte orientale della Cina. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. [...] L'oggetto non identificato è stato avvistato intorno alle 9 di mercoledì sera ora locale nei cieli di Hangzhou, capitale della provincia orientale cinese dello Zhejiang. L'Ufo è stato poi visto anche a Ningbo e a Wuxi, due città della stessa provincia, obbligando alla chiusura momentanea dell'aeroporto di Hangzhou." Altre fonti (per esempio Tiscali Ultimora) hanno citato l'avvistamento nell'ambito di una serie avvenuta in Cina.

Il caso è particolarmente interessante perché si tratta di un avvistamento che ha avuto delle conseguenze concrete e significative, è stato effettuato da numerosi testimoni in località differenti, ed è stato pubblicato da un'agenzia di stampa sottoposta a stretta censura governativa come lo è Nuova Cina. Inoltre la notizia è stata diffusa insieme ad alcune immagini, come le due qui sotto (tratte dal britannico Daily Mail), che sembrano mostrare qualcosa di più del solito puntino sfocato e presentano invece un oggetto dotato di una struttura.

La prima fotografia (la vedete qui accanto) è molto familiare a chi fa astronomia o si occupa di tecnologia aerospaziale: è semplicemente la scia di carburante nebulizzato lasciata da un missile diretto verso lo spazio e illuminata spettacolarmente dal sole dopo il tramonto.

In questo caso il missile è stato identificato come un lanciatore Soyuz-U che trasportava un veicolo automatico Progress M-06M diretto verso la Stazione Spaziale Internazionale (i dettagli e le immagini del lancio sono su Nasaspaceflight.com). Il lancio è avvenuto il 30 giugno 2010 dal poligono di Baikonur ed è stato visto e fotografato anche da luoghi molto lontani, come il Kirghizistan. I video della separazione degli stadi del razzo mostrano chiaramente l'evoluzione della nube di carburante scaricato nell'alta atmosfera.


Video analoghi sono stati ripresi in occasione di altri lanci spaziali (per esempio a Tomsk, in Russia, il 14 settembre 2006, in Australia a giugno del 2010 o in Norvegia a dicembre del 2009). Questa parte del mistero è risolto: la fotografia si riferisce a un altro evento avvenuto in precedenza e di chiara origine tecnologica umana.

La seconda immagine presentata come accompagnamento della notizia cinese (mostrata qui accanto) è un po' più intrigante. L'oggetto fotografato è un sigaro bianchissimo che si staglia contro il buio del cielo notturno, lascia una scia luminosa e ha nella parte superiore dei puntini chiari disposti a coppie che sembrano finestrini. Il People's Daily Online cinese ne mostra una versione più nitida e dice che è stata scattata il 7 luglio 2010 nei cieli sopra Hangzhou.

È un'immagine impressionante e difficile da spiegare se non ci si sofferma sui dettagli tecnici. La foto, infatti, è stata scattata di notte, ma gli alberi e gli edifici sono ben visibili e leggermente mossi: chiari sintomi di una fotografia scattata con un tempo di posa lungo. L'UFO non è altro che un aereo che si sposta in cielo durante lo scatto: la sagoma lineare luminosa è prodotta dalle luci di atterraggio e i puntini sono prodotti dalle luci di posizione lampeggianti.

L'effetto è ben noto agli ufologi attenti e seri, perché si presenta spesso nelle fotografie che vengono inviate da persone che al momento dello scatto non hanno notato l'aereo e se lo trovano con sorpresa nella fotografia. Questa è un'immagine di un aereo sopra Washington, scattata nel 2005 e inizialmente presentata da Rense.com come foto di un UFO.


Un'altra foto molto spettacolare che è stata segnalata insieme all'avvistamento cinese risale invece al 2007 e fu presentata nel forum Above Top Secret, etichettandola chiaramente come "foto di un elicottero" nell'ambito di una serie dimostrativa; fu scattata a Lille, in Francia, e proviene da Wikipedia, dove è indicata ancora una volta come foto di un elicottero. Nautilus Magazine di Maurizio Decollanz ha documentato l'origine e il luogo dello scatto della foto francese.

Il fascio di luce emanato dall'oggetto è il riflettore dell'elicottero, utilizzato per illuminare gli oggetti a terra durante le perlustrazioni: una scena vista mille volte nei telefilm polizieschi. Il tempo di posa lungo (rivelato dalla visibilità degli edifici nonostante sia notte) raccoglie la luce del riflettore mentre si sposta e crea quindi l'effetto di una cortina luminosa.




In altre parole, le immagini presentate nel caso dell'avvistamento cinese non c'entrano nulla con l'avvistamento stesso e sono state prese irresponsabilmente da Internet per abbellire la notizia.

Le foto dunque non si riferiscono all'evento cinese, però l'evento c'è stato: l'aeroporto di Hangzou è stato chiuso per via dell'avvistamento, secondo l'agenzia Nuova Cina. Il sito cinese People's Daily ha pubblicato i risultati dell'indagine: gli ufologi locali confermano che le foto circolanti non si riferiscono all'avvistamento e che le autorità non hanno pubblicato video o foto dell'UFO. L'ipotesi prevalente è che la chiusura momentanea dell'aeroporto sia stata causata dall'avvistamento, da parte degli equipaggi di due voli, delle "attività di un aereo militare o privato" che ha sconfinato e ha quindi causato un allarme di sicurezza per le attività dell'aeroporto cinese, il cui radar, aggiunge l'indagine, ha delle zone cieche.

Fra l'altro, gli ufologi cinesi hanno pubblicato un dettaglio eloquente di una delle foto circolanti insieme alla notizia:


Non ci sono prove che si trattasse di un veicolo alieno, ma chi vuole sperare che lo fosse può naturalmente continuare a farlo. L'importante è che sia chiaro che le fotografie presentate non mostrano veicoli di visitatori alieni e sono un effetto ricorrente nelle foto notturne e durante i lanci spaziali, così la prossima volta che qualcuno cerca di turlupinarci spacciando foto di questo genere per prove inconfutabili di visite extraterrestri non ci faremo imbrogliare e non compreremo i loro video e libri-bufala assortiti.

Fonti: People's Daily Online, Gizmodo, Forgetomori, Above Top Secret, OneIndia, Youtube, CCTV, Yahoo Notizie.

2010/07/29

Antibufala Classic: guardare il seno allunga la vita?

New England Journal of Medicine: guardare un seno prosperoso per 10 minuti al giorno allunga la vita. No, ma la rende più interessante


Da Wikipedia
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "eugenio" e "p_zacch*".

"Una ricerca tedesca pubblicata sulle pagine del New England Journal of Medicine ha scoperto che guardare i seni delle donne allunga la vita... Karen Weatherby, geriatra e autore di questa inusuale ricerca... ha dichiarato: 'Guardare per appena 10 minuti al giorno una donna ben equipaggiata, tipo Pamela Anderson di Baywatch, è equivalente a un work-out aerobico di 30 minuti'".

Così scriveva Libero News nel 2007, spiegando inoltre che "l'eccitamento sessuale fa pompare di più il cuore e migliora la circolazione sanguigna e ciò dimezza il rischio di attacco di cuore e di ictus". La lieta novella fu ripresa da vari siti in tutto il mondo (per esempio Blogosfere.it, Medguru.com, ElMundo.es, Ticinonews.ch) e circola tuttora: pochi giorni fa è stata pubblicata per esempio dal sito francese di notizie Minutebuzz.com e da Indiainfo.com e gira nei forum e nei blog di tutto il pianeta.

Mi dispiace dare questo triste annuncio, ma si tratta di una bufala, e per di più d'annata: secondo UrbanLegends.about.com, risale almeno a marzo-aprile 2000. Negli archivi del New England Journal of Medicine, che è una vera e prestigiosa rivista medica, non c'è nessun articolo sull'argomento e non ci sono articoli di nessun genere scritti da una dottoressa Karen Weatherby negli immensi archivi del database medico Medline.

Allora chi è il burlone? David Emery di Urban Legends fa risalire questa storia al celeberrimo Weekly World News, testata nota per la goliardica pubblicazione delle notizie più assurde e palesemente inventate (per esempio "Trovato il Giardino dell'Eden - recuperata la mela originale - Gli Stati Uniti fanno crescere un nuovo albero dai suoi semi" oppure "Termiti divorano la Torre Eiffel").

Presumibilmente qualcuno ha tratto ispirazione da questo articolo del numero datato 21 marzo 2000, mostrato qui accanto, che contiene varie frasi identiche a quelle riportate da blog e giornali online negli anni successivi, compreso l'esempio di Pamela Anderson e la precisazione dei dieci minuti di terapia giornaliera. Cambia solo il nome del medico, che sul Weekly World News è il gerontologo Franz Epping.

Facebook, oltre 100M di profili in un file da scaricare

Dettagli di oltre cento milioni di utenti di Facebook pubblicati sul P2P. Panico? Solo un pochino


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "yupswing" e "ssalvato".

Il ricercatore di sicurezza canadese Ron Bowes della Skull Security ha reso pubblicamente scaricabili dal circuito peer-to-peer Bittorrent un file da 2,8 gigabyte e 170 milioni di record contenente i dettagli di oltre cento milioni di profili di utenti Facebook. Il file è scaricabile per esempio da The Pirate Bay qui nei paesi nei quali il sito è accessibile.

La notizia ha comprensibilmente generato una certa agitazione (e molta pubblicità per il ricercatore e la sua società), ma i dati pubblicati nel file erano già pubblicamente accessibili per scelta degli utenti o per impostazione predefinita di Facebook. Bowes non ha violato la privacy di nessuno: ha semplicemente compilato quello che chiunque può consultare.

I dati raccolti nel file scaricabile sono l'URL di ogni profilo utente cercabile, il nome dell'utente e il suo identificativo univoco. Tutte informazioni presenti nella Directory di Facebook, che è pubblica. Il file scaricabile non include le password degli utenti.

Niente panico, allora? Non proprio. La pubblicazione di questo enorme archivio (pari a un quinto di tutti gli utenti di Facebook) significa che un utente che dovesse decidere di rendere privato e non cercabile il proprio profilo su Facebook, cambiando le proprie impostazioni di privacy, resterà comunque pubblicamente catalogato (e quindi cercabile) nell'archivio. Non solo: secondo Bowes, se un utente cercabile ha degli amici che non sono cercabili, quegli amici diventano cercabili, che lo vogliano o no.

Inoltre una massa di dati così vasta, compilata in forma digitale, rende possibili analisi altrimenti impensabili su archivi più piccoli. In un'intervista alla BBC, Bowes ha spiegato la questione così: "Con i media cartacei tradizionali, non era possibile compilare 170 milioni di record in un formato cercabile e distribuirlo, ma ora possiamo farlo.. avere il nome di una persona non vuol dire nulla, avere il nome di cento persone non vuol dire nulla; non è statisticamente significativo. Ma quando si inizia a salire a 170 milioni, emergono dati statistici che non abbiamo mai visto prima".

È proprio per questo che Bowes ha raccolto così tanti dati: per analizzarli e determinare per esempio quali sono, a livello mondiale, i nomi utente più diffusi. Un'informazione molto preziosa per chi si occupa di sicurezza informatica e deve difendersi dagli attacchi basati appunto sui tentativi che sfruttano i nomi e le password più comuni. Bowes, infatti, lavora al progetto Ncrack, uno strumento open source che permette di saggiare la resistenza di un sistema informatico agli attacchi basati su login indovinati per forza bruta (a furia di tentativi). Se siete curiosi di sapere quali sono questi nomi, l'elenco è qui su Skullsecurity e nella cache di Google.

Quello che sorprende è che questo genere di raccolta di dati sia stato così facile e non sia stato bloccato da Facebook. Eppure in altri casi analoghi il social network in blu era intervenuto: nel 2008 il giornalista Robert Scoble fu bandito da Facebook per aver usato un servizio automatico, Plaxo, per compilare le informazioni di contatto dei suoi amici su Facebook.

L'episodio, insomma, non va visto come una violazione di Facebook, ma come un'occasione per portare all'attenzione degli utenti il fatto che quando si pubblica un dato personale su Internet se ne perde definitivamente il controllo, checché ne dicano le garanzie di privacy offerte dai social network.

Fonti: Punto Informatico, Webnews.it, Ars Technica, Guardian, BBC.

2010/07/28

“La Stampa” e la finta intervista all’astronauta Buzz Aldrin

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "cabezit85" e "napobear" ed è stato aggiornato e corretto dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/07/29 21:40. La replica de La Stampa è negli aggiornamenti all'articolo.

Mentre un pubblico ministero italiano oscura per tutto il mondo un intero blog perché alcuni suoi post sono sospettati di diffamazione e si preparano leggi che punirebbero con multe da migliaia di euro i blogger che non rettificano i post entro 48 ore, La Stampa – non un blog, non un sito di chiacchiere, ma un giornale – se ne esce con un articolo completamente inventato. O per dirla tutta, falso.

L'articolo, "La mia Luna vuole una base", è firmato da Antonio Lo Campo ed è confezionato come se Lo Campo avesse fatto delle domande all'astronauta lunare Buzz Aldrin, in occasione della sua apparizione pubblica ad Avezzano (AQ) durante la manifestazione Il Cielo di Argoli, e questi gli avesse risposto con le parole pubblicate. Non è vero.

Non è vero perché Aldrin non ha rilasciato interviste in quell'occasione. Non è vero perché le risposte attribuite all'astronauta sono in realtà trascrizioni rimaneggiate (e oltretutto maldestramente errate) di quello che Aldrin ha detto al pubblico presente. Non è vero perché anche le azioni attribuite ad Aldrin ("Un modellino del celebre «Lem» cade dal tavolino e lui con uno scatto lo riprende, lo alza e lo fa discendere lentamente") non sono mai avvenute.

Come lo so? Semplice: io ero lì. Ero l'interprete di Aldrin, ho le registrazioni audio e video integrali di tutto quello che è stato detto, e il modellino del LM (che non è affatto caduto) è il mio, portato a Tagliacozzo e Avezzano per l'occasione. La Stampa è cascata male nel tentativo di far bella figura tramite un'intervista di prestigio con un astronauta protagonista dello sbarco sulla Luna, pubblicata proprio in occasione del quarantunesimo anniversario di quell'impresa. Non si è resa conto di aver cercato di rifilare una patacca ai propri lettori proprio sotto il (lungo) naso del vostro cacciatore di bufale.

I fatti documentano che l'intervista pubblicata da La Stampa e firmata da Antonio Lo Campo è un falso. Ho scritto al direttore, Mario Calabresi, per chiedere la rettifica dell'articolo, e ho congelato presso Freezepage.com l'articolo nella sua forma attuale. Ora vediamo quanto tempo ci mette il giornale a rettificare e a chiedere scusa ai lettori per aver rifilato loro una notizia falsa. A quanto ammontano le multe e le sanzioni per i giornali che pubblicano notizie false e non le rettificano entro 48 ore?

Se non ci fossero i blog a fare da controllori alle invenzioni dei giornalisti, se non ci fosse modo per chi sta al di fuori delle redazioni di denunciare pubblicamente questi abusi della fiducia concessa da chi legge e compra un giornale, episodi patetici come questo la farebbero franca. Ma i blogger ci sono, signori miei, e non hanno nessuna intenzione di farsi zittire.


19:00


Mi ha telefonato Antonio Lo Campo e ha chiarito la situazione. Aspetto il suo permesso per pubblicare la spiegazione. Nel frattempo confermo che Lo Campo era presente all'incontro e ha parlato (molto brevemente, per meno di cinque minuti) con Aldrin. Una foto pubblicata da Gravità Zero lo documenta e le riprese video in mio possesso lo confermano ulteriormente. Non appena avrò ulteriori informazioni le pubblicherò.


2010/07/29 05:00


Dopo una serie di conversazioni telefoniche, ieri sera ho ricevuto quanto segue da Gabriele Beccaria, responsabile della rubrica Tuttoscienze de La Stampa, con richiesta di pubblicazione:


Gentile Paolo Attivissimo
-
Ho letto con sconcerto le accuse rivolte all’intervista a Buzz Aldrin pubblicata la scorsa settimana su Tuttoscienze de «La Stampa». Non è affatto «un falso», come lei scrive.
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A volte nel giornalismo si compiono sviste ed errori e, se accade, è giusto riconoscerli. Ma non è questo il caso dell’intervista. Non è stato inventato proprio nulla, dal momento che l’autore, Antonio Lo Campo, ha partecipato alla conferenza dell’ex eroe della Luna, ha contribuito alla preparazione delle domande che gli sono state pubblicamente rivolte e al termine dell’evento gli ha anche parlato faccia a faccia, come possono testimoniare molti dei presenti.
-
Evidentemente lei ignorava questi fatti e, punto essenziale, non era a conoscenza del breve incontro tra Aldrin e Lo Campo.
-
Anche l’episodio del modellino del Lem che cade (che lei considera una bufala) è autentico, come riportato correttamente da Lo Campo. Forse lei non l’ha notato, ma - si sa - a volte la distrazione gioca brutti scherzi.
-
Spero che lei voglia pubblicare questa precisazione con lo stesso spazio con cui ci ha ingiustamente accusati. A volte l’enfasi prende la mano e spinge ad affermazioni che poco hanno a che fare con il giornalismo e molto con la diffamazione.
-
Cordialmente
-
Gabriele Beccaria
Responsabile Tuttoscienze - La Stampa

Sul fatto che Lo Campo abbia partecipato alla conferenza non c'è alcun dubbio e non ne ho mai espressi. Mi correggo sulla questione del modellino del modulo lunare (LM) caduto: riguardando la videoregistrazione ho notato che Tito Stagno ha urtato il modello del Saturn V, che a sua volta ha fatto cadere anche il LM, rapidamente raccolto e rimesso al suo posto da Buzz Aldrin. La caduta del modello del LM si è quindi sovrapposta a quella ben più importante del modello del Saturn V e io non l'ho notata. Ho pertanto rettificato questo aspetto dell'articolo qui sopra.

Veniamo al punto saliente: l'intervista, come la definisce esplicitamente la replica de La Stampa. Aver "contribuito alla preparazione delle domande" che poi vengono rivolte da altri non è fare un'intervista. Le interviste si fanno faccia a faccia, con botta e risposta, e le domande si fanno direttamente, non per interposta persona. Quel giorno anche mia figlia Linda ha fatto una domanda a Buzz Aldrin (quella sui "bip" via radio), e gliel'ho suggerita io: vuol dire quindi che io ho intervistato Aldrin? Direi proprio di no. Pertanto pubblicare le domande come se fossero state poste tutte da Lo Campo direttamente ad Aldrin è e rimane una rappresentazione ingannevole della realtà.

Va notato, inoltre, che alla replica de La Stampa manca l'affermazione più semplice e importante: quella che Lo Campo abbia davvero fatto ad Aldrin le domande citate nell'articolo. Un'omissione decisamente interessante. Se le ha fatte, come mai questo non viene detto chiaro e tondo?

La replica precisa infine che Lo Campo ha parlato "faccia a faccia" con Aldrin "al termine dell'evento", suggerendo tra le righe che il giornalista potrebbe aver intervistato l'astronauta in quell'occasione. Ma perché Lo Campo avrebbe dovuto fare ad Aldrin proprio le stesse domande che gli erano appena state rivolte dal pubblico? Non avrebbe avuto senso.

Aggiornamento: mi è stato infatti confermato che Lo Campo non ha affatto parlato con Aldrin al termine dell'intervento, ma soltanto all'inizio, come del resto risulta anche dalle riprese video. La dichiarazione de La Stampa è dunque errata su questo punto, nonostante Beccaria dica che "possono testimoniare molti dei presenti".

Lo scenario probabile che emerge da queste contraddizioni e dichiarazioni e da informazioni fornitemi da terzi in via riservata è che Lo Campo abbia scritto un articolo in forma ben diversa e corretta e sia stata la redazione a riconfezionarlo in modo più sensazionale, inventando l'intervista faccia a faccia, e che ora, colta in fallo, stia cercando di negare la fabbricazione redazionale dell'intervista. Sta di fatto, comunque, che l'intervista non corrisponde agli eventi documentati.

Ho le registrazioni di tutte le domande fatte dal pubblico e dagli organizzatori e posso documentare che corrispondono a quelle che La Stampa ha presentato come se si trattasse di domande di un'intervista. Posso documentare anche che quanto detto da Aldrin è stato riportato erroneamente.

Se La Stampa è in grado di presentare una registrazione che dimostra che quelle domande sono state fatte anche da Lo Campo direttamente ad Aldrin e sono state riportate fedelmente, e che quindi ho torto, la presenti. Se l'intervista non c'è stata e le domande riportate sono quelle fatte dal pubblico, lo ammetta, invece di parlarmi di "affermazioni che poco hanno a che fare con il giornalismo e molto con la diffamazione". È questione di correttezza nei confronti dei lettori del giornale: bastano due righe di spiegazione. Anche inventarsi interviste inesistenti avrebbe poco a che fare con il giornalismo.


2010/07/29 21:25


Ecco un paio di fotogrammi che mostrano Aldrin mentre raccoglie il LM caduto, ci gioca un istante facendolo "atterrare" sulla propria gamba destra e infine lo appoggia sul tavolo per poi raddrizzare il Saturn V caduto. Il tutto dura una manciata di secondi. Quel modellino è ora qui al Maniero Digitale nella Teca delle Sacre Reliquie.

2010/07/26

Wikileaks e leggi islandesi

No, l'Islanda non è ancora un porto sicuro per il giornalismo d'inchiesta


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Vedo che c'è molto interesse intorno alla vicenda dei terribili documenti segreti riguardanti la guerra in Afghanistan pubblicati da Wikileaks e intorno alla legge islandese che, secondo quanto scrive Repubblica, "garantisce uno 'scudo' quasi totale" a chi divulga notizie scomode che nel proprio paese potrebbero costargli una causa costosissima o addirittura la vita.

Ma c'è una precisazione importante da fare: la legge di garanzia non è stata affatto "approvata" come annuncia per esempio Repubblica nel sommario del suo articolo. Il 16 giugno scorso il parlamento islandese ha approvato all'unanimità la proposta di assegnare al governo l'incarico di creare questa legge di garanzia, che per ora non c'è e quindi ovviamente non è in vigore.

Il progetto si chiama Icelandic Modern Media Initiative (IMMI) e il suo sito ufficiale, ricco di informazioni è Immi.is. È disponibile in inglese e in islandese. Se e quando il progetto diventerà legge, allora si potrà parlare di scudi e ci sarà davvero qualcosa di importante da annunciare: per ora si tratta di promesse che un attento esame degli obblighi internazionali dell'Islanda potrebbero vanificare, come osserva per esempio il Guardian qui e qui.

Le protezioni giuridiche islandesi attuali, comunque, sono ritenute già sufficienti per consentire a questo paese di ospitare Wikileaks. Il problema, semmai, sarà implementare le protezioni tecniche: un governo o un'organizzazione sufficientemente irritata da una pubblicazione in Islanda di notizie imbarazzanti potrebbe usare un attacco informatico per bloccare l'accesso al sito. Ma potrebbe anche bastare un semplice sovraccarico di traffico, come quello che in questo momento rende Wikileaks inaccessibile.

Maggiori info: What is Wikileaks? (CNN), sitografia dell'IMMI su Wikipedia, Alternet.org, Der Spiegel, New York Times, Afghanistan 'shocked' by leaked US documents (CNN), Tens of thousands of alleged Afghan war documents go online (CNN).

2010/07/25

Quiz: cosa mostra questa foto?

Quanto è facile creare un mistero, quanto è difficile investigarlo


Volete giocare e mettere alla prova il vostro fiuto di indagatori del mistero? Provate a scoprire che cosa mostra quest'immagine. Buon divertimento.

2010/07/24

Antibufala: la balena che salta sulla barca

Balena distrugge barca, c'è anche un video


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "ermanno.m*" e "ardetek".

Numerosi lettori hanno espresso dubbi sull'autenticità delle fotografie che mostrano una balena che salta fuori dall'acqua vicino a una barca a vela e, stando al racconto pubblicato per esempio dal Corriere della Sera, la distrugge quasi completamente. L'episodio è accaduto recentemente in Sudafrica, vicino a Città del Capo.

In effetti la fotografia è talmente straordinaria che genera qualche dubbio, ma la BBC ha pubblicato poco fa un video che mostra la stessa scena integralmente. Direi quindi che la foto è autentica oltre il ragionevole dubbio.
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