Pubblicazione iniziale: 2022/11/12 18:54. Ultimo aggiornamento: 2022/12/22 10:10. L’articolo è stato estesamente aggiornato e modificato per tenere
conto degli eventi ed è disponibile anche in
versione podcast audio. L’immagine qui accanto è di origine ignota.
Elon Musk è diventato il nuovo proprietario di Twitter il
27 ottobre
scorso, dopo una sofferta trattativa iniziata ad
aprile, e da allora in questo social network regna il caos. La vicenda sta
diventando talmente intricata e assurda che credo sia utile riassumere gli
eventi principali avvenuti fin qui, anche perché alcuni sono talmente
incredibili che fra qualche anno probabilmente ci chiederemo se sono accaduti
realmente.
[Prevengo subito una domanda ricorrente: no, al momento non ho intenzione
di lasciare Twitter e/o migrare a Mastodon. Non ho tempo di studiare
Mastodon a fondo e credo che non abbia ancora una massa critica e una
facilità d’uso sufficienti.]
Il
4 novembre
Musk ha licenziato circa metà dei 7500 dipendenti di Twitter.
Il giorno successivo,
5 novembre, è stata attivata una nuova versione di Twitter Blue, il servizio a
pagamento di Twitter, disponibile soltanto a chi risiede negli Stati Uniti, in
Canada, in Australia, in Nuova Zelanda e nel Regno Unito. Fra le sue varie
funzioni, il nuovo Twitter Blue consente agli utenti di questi paesi di
acquistare per 8 dollari al mese un “bollino blu” che compare accanto al loro
nome.
Il problema è che questo bollino blu somiglia in tutto e per tutto al bollino
che per anni ha contraddistinto gli utenti che si erano autenticati, dando a
Twitter prova della propria identità e notorietà. Quel bollino che permetteva
a tutti gli utenti di essere certi di leggere gli account reali di politici,
celebrità e testate giornalistiche e non qualche loro impostore.
Questa novità, voluta espressamente da Elon Musk nonostante gli
avvisi di pericolo
dei suoi addetti alla sicurezza, è stata vista immediatamente come un errore
tecnico colossale, e non è difficile capire perché. Immaginate che il governo
decida che da domani il vostro passaporto non è più un documento che attesta
con certezza chi siete, ma è un libretto che chiunque può comperare per otto
dollari mettendoci il nome che gli pare. Compreso il vostro. Non
occorre essere geni per prevedere che scoppierebbe il caos e le truffe
dilagherebbero. E infatti è esattamente quello che è successo su Twitter.
Numerosi spammer, truffatori e semplici burloni hanno immediatamente
cominciato a creare account Twitter a nome di persone e aziende famose e hanno
ottenuto il bollino blu che agli occhi dell’utente medio li faceva sembrare
autenticati.
Una delle persone maggiormente
prese di mira
è stata proprio Elon Musk: moltissimi utenti hanno cambiato il proprio nome
online assumendo il suo, per rendere evidente quanto fosse assurdo, pericoloso
e ridicolo questo cambiamento radicale voluto dal nuovo CEO di Twitter. Musk,
che fino a quel momento si era dichiarato in favore della libertà di
espressione assoluta, ha subito corretto il tiro quando quella libertà è stata
usata per sbeffeggiarlo.
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Il
9 novembre
Twitter ha reagito al caos
attivando
ad alcuni utenti una spunta grigia, accompagnata dalla parola
Official, per indicare gli account realmente autenticati e distinguerli
da quelli paganti. Ma il giorno stesso ha
disattivato
questa funzione, creando ulteriore confusione.
Il voltafaccia repentino è ben documentato anche da due tweet consecutivi di
@TwitterSupport:
“We’re not currently putting an “Official” label on accounts but we are
aggressively going after impersonation and deception.” (9 novembre). Due giorni dopo (11 novembre):
“To combat impersonation, we’ve added an “Official” label to some
accounts.”
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Le inevitabili e ovvie conseguenze di questa scelta scellerata di mettere in
vendita a otto dollari quello che fino all’altroieri era un forte indicatore
di autenticità sono state ben peggiori di una presa in giro collettiva.
Il 10 novembre qualcuno infatti ha creato un falso account usando il nome e il
logo della casa farmaceutica Eli Lilly, ha pagato gli otto dollari per avere
il bollino blu che tutti ancora considerano sinonimo di autenticazione, e poi
ha usato quel falso account per
annunciare
che l’insulina sarebbe diventata gratuita (“We are excited to announce insulin is free now”).
L’annuncio dell’impostore è rimasto online per più di sei ore,
ottenendo milioni di visualizzazioni. Le azioni della casa farmaceutica sono
precipitate, portando con loro anche quelle di Novo Nordisk e Sanofi, visto
che queste tre società forniscono il 100% dell’insulina usata negli Stati
Uniti e il 90% di quella usata nel mondo
[fonte:
Investor's Business Daily]. Eli Lilly ha poi recuperato in Borsa, ma il giorno successivo ha
sospeso
tutti i propri investimenti pubblicitari in Twitter e tutte le sue
comunicazioni aziendali in tutto il mondo sul social network di Elon Musk.
Insomma, con otto dollari qualcuno è riuscito a far perdere a Twitter un
inserzionista che ne vale milioni. Colpa anche del fatto che Twitter, con metà
del personale licenziato, non ha rimosso per ore l’account fasullo, nonostante
le chiamate frenetiche dei rappresentanti della casa farmaceutica. E Eli Lilly
non è l’unica grande azienda ad aver messo in pausa i propri investimenti
pubblicitari su Twitter: nei giorni precedenti lo avevano già
fatto
Ford, General Motors, Pfizer e Audi, giusto per fare qualche nome
[fonte:
Wall Street Journal].
Sempre il 10 novembre è comparso un account con il bollino blu e con il nome e
il logo della Pepsi, che ha
scritto
“Coke is better”. Questo tweet è rimasto online per
18 ore
prima di essere sospeso.
Un altro falso account con bollino blu, nome e logo di Tesla ha
annunciato
diecimila auto a sostegno dei militari ucraini perché
“le nostre auto sono gli ordigni esplosivi più sofisticati sul mercato”
e poi ha postato altre
crudelissime satire su di Tesla.
Qualcuno ha anche creato l’account @ChiquitaBrands, lo ha fatto
“verificare” pagando otto dollari e lo ha usato per impersonare la famosa
marca di banane,
pubblicando
messaggi satirici del tipo
“Abbiamo appena rovesciato il governo brasiliano”.
Un account apparentemente “verificato” ha
finto
di essere la Lockheed Martin e ha annunciato la sospensione di
“tutte le forniture di armi all’Arabia Saudita, a Israele e agli Stati
Uniti fino a quando ci sarà un’ulteriore inchiesta sui loro trascorsi di
abusi dei diritti umani”. Chi l’ha creato è riuscito a farsi approvare e bollinare da Twitter un
account che si chiamava @LockheedMartini. Dubito che sia quello il nome
sulla carta di credito usata per pagare gli otto dollari.
Poi c’è Nintendo, che si è vista
comparire
un account Twitter “verificato” a suo nome, con l’immagine di Mario che mostra
il dito medio, e altri
tweet scurrili. Ovviamente gli utenti hanno inviato proteste al vero account Twitter
di Nintendo.
Non sono mancati neanche gli account “verificati” che sembravano appartenere a
persone famose, dagli
sportivi
agli ex presidenti degli Stati Uniti. Un account “verificato” a nome di George
W. Bush ha
scritto
“Mi manca ammazzare gli iracheni”; un altro a nome di Tony Blair gli ha
risposto
che manca sinceramente anche a lui. E quello che sembrava essere l’account
Twitter di Donald Trump, con tanto di bollino, ha
dichiarato
“Gente, ho perso”.
La lista potrebbe continuare a lungo, con
Rockstar Games,
Roblox,
British Petroleum
e tanti altri
esempi. Tutto dimostra che in questo momento Twitter non fa il benché minimo
controllo preliminare di identità prima di concedere quello che insiste a
chiamare esplicitamente un bollino di verifica. Un disastro, insomma.
Gli account falsi alla fine sono stati sospesi, ma sono rimasti online a
lungo. Il rischio di confusione e disinformazione e il danno d’immagine ai
marchi sono assolutamente evidenti. Uno dei valori fondamentali per qualunque
inserzionista, ossia la brand safety, la tutela del marchio, è stato
fatto a pezzi e buttato nel cassonetto dell’immondizia dalla scelta di mettere
in vendita i bollini.
Omnicom Media Group, una delle più importanti agenzie pubblicitarie, che
gestisce marchi come McDonald’s, Apple e Pepsi, sta raccomandando ai propri
clienti di sospendere gli investimenti pubblicitari su Twitter
[fonte:
The Verge].
Il bollino in vendita senza alcuna verifica di identità è infatti
inaccettabile per i marchi. È invece una grande attrattiva per gli
hater, che lo stanno
comprando
per aumentare la propria visibilità.
Il 10 novembre è arrivata anche la
notizia
delle dimissioni di alcuni dei dirigenti chiave di Twitter, dovute al fatto
che le modifiche ordinate in fretta e furia da Musk devono sottostare a un
riesame di sicurezza, che però non è possibile fare alla velocità con la quale
si stanno susseguendo i cambiamenti. Hanno lasciato Twitter:
-
Yoel Roth, responsabile per la
fiducia e sicurezza (Global Head of Trust and Safety), che aveva
l’incarico di proteggere Twitter da manipolazioni, amplificazioni
artificiali di tweet, spam e account falsi, e di garantire l’integrità del
social network durante le elezioni;
-
Lea Kissner, responsabile in capo per la sicurezza informatica (CISO);
-
Damien Kieran, responsabile in
capo per la privacy (Chief privacy officer);
-
e Marianne Fogarty,
responsabile primaria per la conformità alle normative (
Chief compliance officer).
Lo stesso giorno Elon Musk ha
dichiarato
che ci sono troppi bollini blu originali che sono “corrotti” e che
quindi secondo lui non ci sarebbe altra scelta che eliminarli nei prossimi
mesi (“Far too many corrupt legacy Blue “verification” checkmarks exist, so no
choice but to remove legacy Blue in coming months”). E quando un utente ha obiettato che però il vecchio sistema aiutava molto
a prevenire le truffe, Musk gli ha
risposto
laconicamente “$8”.
L’11 novembre:
-
Elon Musk ha risposto a voce per circa un’ora alle domande dei dipendenti di
Twitter.
The Verge
ha pubblicato una trascrizione integrale delle sue dichiarazioni.
-
Twitter ha
sospeso completamente
la
possibilità
di acquistare il bollino blu almeno fino al 29 novembre, secondo un
tweet di Elon Musk.
-
Twitter ha iniziato a
riattivare
la spunta grigia di autenticazione, ma
solo
per account di grandissima notorietà e istituzionali, come la
BBC (CNN
e Rai hanno ricevuto la spunta
intorno al 15 novembre; alla stessa data, la
RSI non ce l’ha ancora).
Nei giorni successivi è successo davvero di tutto.
Il 12 novembre Elon Musk ha tweetato un’affermazione falsa a proposito della
potenza di Twitter e il suo post è stato
etichettato
come falso da
Birdwatch, il servizio anti-fake news di Twitter.
[Fra l’altro, il 12 novembre ho partecipato al servizio del
Telegiornale
della RSI che descrive il caos delle spunte blu: lo trovate qui sotto]
Il 13 novembre Musk è stato criticato pubblicamente da alcuni suoi dipendenti
di Twitter, su questioni strettamente informatiche, e ha reagito licenziandoli
in tronco, con buona pace delle sue promesse di difesa della libertà di
parola. Nei giorni successivi il numero di dipendenti contestatori e
dimissionari
è
cresciuto
e tuttora continua a crescere
[Punto informatico;
The Verge].
Sempre il 13 novembre il CEO di Twitter ha litigato online con un senatore
degli Stati Uniti, Edward Markey, perché un giornalista del
Washington Post (paywall) aveva sfruttato le nuove regole di Twitter per creare un falso account
verificato a nome del senatore, e
quando
il senatore ha
chiesto spiegazioni
a Musk su come fosse stato possibile, il proprietario di Twitter gli ha
risposto pubblicamente
“Forse perché il tuo vero account sembra una parodia?” invece di
affrontare il problema. Forse Musk non ha considerato che il senatore Markey è
membro influente di
comitati governativi
che riguardano le telecomunicazioni e lo spazio
[CNBC;
Axios].
La telenovela continua, con dipendenti appena licenziati ai quali Twitter
chiede di tornare in azienda, annunci di Elon Musk che paventano la bancarotta
del social network e
minacce
dello stesso Musk di licenziare chiunque non sia disposto a dedicare i
prossimi mesi a lavorare giorno e notte al suo “Twitter 2.0”.
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2022/11/18 9:45. Intorno alle 7 italiane di stamattina
[dopo la chiusura del podcast], la
BBC ha segnalato che
Twitter ha chiuso temporaneamente tutti gli uffici fino a lunedì 21 novembre.
Non è stata comunicata alcuna motivazione per la chiusura. Intanto la BBC e Il Post
segnalano che molti dipendenti stanno dando le dimissioni dopo la
richiesta
di Elon Musk di impegnarsi formalmente a lavorare
“per tante ore ad alta intensità” oppure essere licenziati.
Per tutta risposta, Musk ha
tweetato
che
“la gente migliore sta restando, per cui non sono super preoccupato” (“The best people are staying, so I'm not super worried”) e un
meme
di una tomba sulla quale c’è il logo di Twitter.
Intanto è diventato popolarissimo (oltre 270.000 like) un
tweet
nel quale una persona, Alex Cohen, dice di essere il gestore degli accessi
agli uffici di Twitter e di essere fra i licenziati. Prosegue dicendo di
essere stato chiamato personalmente da Elon Musk per tornare a ridare accesso
alla sede centrale dell’azienda perché erano rimasti chiusi fuori.
Il tweet ha effettivamente ricevuto i
ringraziamenti
di Musk (non di un impostore), ma si tratta di umorismo non dichiarato: Alex
Cohen nel proprio profilo scrive “Mostly parody account” e Birdwatch,
il servizio anti-fake news di Twitter, nota che
“this is a joke” notando che lo stesso account pochi giorni fa aveva
dichiarato di essere stato licenzato da un’altra azienda.
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Nel frattempo sembra essere crollata una delle tesi principali di Elon Musk,
ossia che gli spammer sarebbero stati dissuasi perché il pagamento del bollino
(senza il quale sarebbero stati relegati tra i plebei sostanzialmente
invisibili) avrebbe richiesto il sacrificio di una carta di credito che
sarebbe stata subito bandita. Come si è visto, ci sono moltissimi utenti più
che disposti a questo sacrificio (fatto magari anche con una carta prepagata
usa e getta) in cambio di un graffiante marameo a un politico o di un danno
economico miliardario a un’azienda potente e detestata.
[C’è anche un dettaglio tecnico interessante da verificare:
sembra
che sarà possibile attivare Twitter Blue gratis, rendendo quindi
trascurabile il costo per gli spammer e vanificando la giustificazione di
Musk per l’introduzione del costo mensile. Il trucco consisterebbe
nell’attivare Twitter Blue usando i pagamenti in-app di Apple e nel chiedere
subito dopo il rimborso. Il bollino blu resterebbe attivo comunque per 30
giorni. Ora non è possibile verificare questa segnalazione, ma sarà
interessante farlo quando Twitter Blue tornerà disponibile.]
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2022/11/19 6:20. Elon Musk ha lanciato un paio d’ore fa un sondaggio per chiedere ai suoi 116 milioni di follower se ripristinare l’account dell’ex presidente Donald Trump, aggiungendo “Vox Populi, Vox Dei”. Finora, con circa 5,4 milioni di voti, prevale il sì.