Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2020/03/20
Repubblica e il super razzo “capace di superare di 27 volte la velocità della luce”
Anna Lombardi, su Repubblica, scrive che la Russia ha pronto “un super razzo, capace di superare di 27 volte la velocità della luce, percorrendo fino a 33 mila chilometri in un'ora” (copia permanente su Archive.org).
Per l’ennesima volta, Repubblica decide di far scrivere sulle proprie pagine gente che non sa nemmeno la differenza fra velocità della luce e velocità del suono. E Repubblica ha anche il coraggio di parlare di “notizie verificate” nel suo testo promozionale, proprio sotto un articolo che dice che 33.000 chilometri l’ora equivale a 27 volte la velocità della luce.
Alcuni di voi mi hanno rimproverato per queste correzioni. “Ma dai, Paolo” mi avete detto “te la prendi per sciocchezze, sono errorini che càpitano. Le notizie importanti le scrivono bene”. Ma càpitano spesso.
Ieri Gianluca di Feo, sempre su Repubblica, ha tirato fango inutilmente su un'azienda bresciana perché non si è nemmeno degnato di contattarla. La Copan Diagnostics è stata accusata di essere parte di chissà quale macchinazione per portare di nascosto negli Stati Uniti tamponi per il coronavirus. “Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un'azienda di Brescia agli Stati Uniti”. Un’accusa portata con una serie di domande che facevano presagire complotti e italiani lasciati a corto di test in un momento così drammatico. Tutto questo perché Gianluca di Feo non ha fatto la cosa più elementare: verificare.
L'azienda lo ha scritto chiaramente: “Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo. E, soprattutto, nessun tampone è stato tolto ai bresciani, ai lombardi, agli Italiani o agli Europei [...] Per avere risposta ai tanti interrogativi sollevati sarebbe bastato consultarci".
Cosa che Di Feo non ha fatto, secondo Copan (e Di Feo, nel suo nuovo articolo, non dice di aver fatto). Perché se l’avesse fatto, addio titolone, addio clamore e addio vendite.
In altre parole, anche le notizie serie si fanno con lo stesso metodo di quelle frivole. Ossia fottendosene del lettore, della deontologia, della dignità. Inventando titoli come “Prima pena di morte in Cina per uomo che tenta la fuga da Wuhan” quando non era a Wuhan e ha ucciso due funzionari (Huffington Post). Scrivendo imbecillità come “Un asteroide grande come l'Everest sfiorerà la Terra il 29 aprile” (TgCom24) o “Per paura del contagio annullate in #Cina le celebrazioni per i 60 anni dell' #Imperatore” (ANSA).
Però, mi raccomando, prendetevela pure con me quando uso l'espressione "puttane del clic". E nell’usarla mi scuso con le puttane, che fanno un servizio trasparente, attendibile e corretto.
Le avete volute, le avete pagate con il bombardamento pubblicitario e la profilazione di massa, continuate a cliccarle, continuate a tollerare un Ordine dei Giornalisti che gioca alle belle statuine, e questo è il risultato. Nel pieno della peggiore emergenza mondiale, quando servirebbe informazione chiara e sincera, abbiamo questo. Al posto della penna, lo spandiletame.
Godetevi il risultato. Io vado ad abbonarmi a Il Post.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Per l’ennesima volta, Repubblica decide di far scrivere sulle proprie pagine gente che non sa nemmeno la differenza fra velocità della luce e velocità del suono. E Repubblica ha anche il coraggio di parlare di “notizie verificate” nel suo testo promozionale, proprio sotto un articolo che dice che 33.000 chilometri l’ora equivale a 27 volte la velocità della luce.
Alcuni di voi mi hanno rimproverato per queste correzioni. “Ma dai, Paolo” mi avete detto “te la prendi per sciocchezze, sono errorini che càpitano. Le notizie importanti le scrivono bene”. Ma càpitano spesso.
Ieri Gianluca di Feo, sempre su Repubblica, ha tirato fango inutilmente su un'azienda bresciana perché non si è nemmeno degnato di contattarla. La Copan Diagnostics è stata accusata di essere parte di chissà quale macchinazione per portare di nascosto negli Stati Uniti tamponi per il coronavirus. “Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un'azienda di Brescia agli Stati Uniti”. Un’accusa portata con una serie di domande che facevano presagire complotti e italiani lasciati a corto di test in un momento così drammatico. Tutto questo perché Gianluca di Feo non ha fatto la cosa più elementare: verificare.
L'azienda lo ha scritto chiaramente: “Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo. E, soprattutto, nessun tampone è stato tolto ai bresciani, ai lombardi, agli Italiani o agli Europei [...] Per avere risposta ai tanti interrogativi sollevati sarebbe bastato consultarci".
Cosa che Di Feo non ha fatto, secondo Copan (e Di Feo, nel suo nuovo articolo, non dice di aver fatto). Perché se l’avesse fatto, addio titolone, addio clamore e addio vendite.
In altre parole, anche le notizie serie si fanno con lo stesso metodo di quelle frivole. Ossia fottendosene del lettore, della deontologia, della dignità. Inventando titoli come “Prima pena di morte in Cina per uomo che tenta la fuga da Wuhan” quando non era a Wuhan e ha ucciso due funzionari (Huffington Post). Scrivendo imbecillità come “Un asteroide grande come l'Everest sfiorerà la Terra il 29 aprile” (TgCom24) o “Per paura del contagio annullate in #Cina le celebrazioni per i 60 anni dell' #Imperatore” (ANSA).
Però, mi raccomando, prendetevela pure con me quando uso l'espressione "puttane del clic". E nell’usarla mi scuso con le puttane, che fanno un servizio trasparente, attendibile e corretto.
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