È disponibile temporaneamente per lo scaricamento
qui
il podcast della puntata di ieri del Disinformatico. Questi sono i temi
e i rispettivi link agli articoli di supporto alla trasmissione: il
matrimonio reale britannico di William e Kate e i relativi problemi
online
(a rischio sicurezza e identità degli utenti), la
risposta di Apple all'accusa di tracciamento
degli utenti di iPhone e iPad, le nuove
accuse di tracciamento degli utenti rivolte a TomTom, la
bufala della chiusura dell'ultima fabbrica di macchine per scrivere
e la bufala di
Neil Armstrong presunto seguace di Sai Baba.
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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre
della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili.
Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la
consultazione.
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Macchine per scrivere, adieu? Genesi di una bufala
“Ha chiuso i battenti in India l'ultima fabbrica al mondo che produceva
macchine da scrivere”. Così
ha scritto l'agenzia ANSA
(ribadendolo
qui), alimentando un coro di necrologi (Corriere della Sera, Tribune de Genève,
Swissinfo.ch) in
tutto il mondo
per la scomparsa di questo strumento di produttività ormai soppiantato dal
computer. La ditta indiana Godrej & Boyce Manufacturing Company avrebbe
infatti cessato la produzione e sarebbe stata l'ultima del suo genere del
nostro pianeta.
Ma è una bufala: la fonte citata dall'ANSA per la notizia è il
Daily Mail
britannico, che a sua volta probabilmente l'ha presa dal
Business Standard
indiano. La notizia originale afferma che la Godrej & Boyce è
“l'ultimo fabbricante di macchine per scrivere al mondo”, ma non
corrisponde alla realtà. Infatti esistono tuttora aziende come per esempio
l'americana Swintec, che fabbrica
macchine per scrivere meccaniche trasparenti
per i carcerati: impossibile usarle per contrabbandare.
Inoltre le ticchettanti macchinette sono ancora in vendita presso negozi
online come
Staples
e Amazon, con
marchi come
Brother, IBM e Olivetti (anche meccaniche). Forse la ditta indiana intendeva dire di
essere l'ultima a fabbricare macchine per scrivere meccaniche per ufficio, ben
diverse da quelle elettriche o meccaniche portatili offerte dalle altre
marche. Ma sta di fatto che le notizie della scomparsa della macchina per
scrivere, come si suol dire, sono ampiamente esagerate.
Fonti aggiuntive:
Washington Post,
Wall Street Journal.
Neil Armstrong seguace di Sai Baba?
Numerose testate giornalistiche, in occasione della recente morte del santone
indiano Sai Baba, hanno aggiunto un dettaglio intrigante: Neil Armstrong,
l'astronauta che insieme a Buzz Aldrin mosse i primi passi dell'umanità sulla
Luna, sarebbe stato fra gli adepti di Sai Baba. Per esempio,
La Stampa ha pubblicato un
articolo
intitolato “I Beatles, Craxi, e Neil Armstrong stregati dal guru” e
l'asserzione è stata ripresa anche in un altro
articolo
dello stesso giornale e dal
TGCom:
“E perfino il primo uomo sulla luna, l'astronauta Neil Armstrong, non e'
sfuggito al fascino del guru indiano”. Anche la RSI ne ha parlato nella
puntata di Modem del 27 aprile scorso.
Neil Armstrong ha smentito la notizia il 28 aprile.
Dopo Apple, anche Tom Tom "spiona"? Non proprio
È esplosa la psicosi del tracciamento e della violazione della privacy da
parte dei dispositivi elettronici che ci accompagnano e assistono nelle nostre
attività quotidiane: dopo Apple, stavolta è il turno di TomTom, i cui
navigatori sono stati accusati di trasmettere indirettamente alle forze di
polizia i dati sulla velocità di guida degli utenti.
Secondo
DutchNews.nl, infatti, la TomTom si è trovata a sua insaputa a vendere questi dati alle
forze di polizia olandesi tramite un intermediario, e la polizia locale ha
utilizzato questi dati per scegliere la collocazione più strategica dei
“radar” o rilevatori automatici di infrazioni dei limiti di velocità.
La notizia ha causato un certo panico fra i guidatori dal piede pesante e una
certa ilarità fra chi ha osservato che TomTom aiuta la polizia a scegliere
dove mettere i “radar” ma al tempo stesso in molti paesi include nei propri
navigatori una
funzione
che allerta l'utente quando si avvicina a uno di questi rilevatori.
Ma i termini della faccenda sono stati chiariti prontamente dall'azienda in un
comunicato e in un
video
(in inglese) dell'amministratore delegato: i dati vengono venduti con il
consenso dell'utente, come da licenza d'uso, e vengono anonimizzati, per cui
non possono essere utilizzati in alcun modo per multare i conducenti ma
soltanto per sapere che in una determinata zona sono avvenute violazioni dei
limiti di velocità, e l'invio di dati (differito o immediato, se si usa un
navigatore con funzione Live) può essere disattivato.
Apple risponde alle accuse di tracciamento degli utenti
Apple ha finalmente pubblicato una
dichiarazione
in merito alla scoperta di un file, presente sugli iPhone e sugli iPad 3G, che
sembra memorizzare gli spostamenti dell'utente: non si tratta, a detta di
Apple, di un tracciamento dell'utente, ma di un archivio temporaneo che questi
dispositivi scaricano da Apple e che contiene una mappa continuamente
aggiornata delle posizioni delle antenne cellulari e Wifi situate nelle
vicinanze dell'utente. Questo consente al telefonino o all'iPad di sapere dove
si trova molto più rapidamente rispetto al sistema tradizionale basato sul
GPS.
Tuttavia, ha precisato Apple, c'è un difetto nel sistema di gestione di questo
file, per cui sul dispositivo i dati restano memorizzati troppo a lungo;
questo problema verrà risolto con un aggiornamento del software, che smetterà
inoltre di salvarne una copia sul computer dell'utente. Anche dopo la
correzione, comunque, sul telefonino resterà un archivio parziale, che
permetterà indirettamente di determinare gli spostamenti dell'utente nel corso
dell'ultima settimana e sarà protetto tramite cifratura a partire dal prossimo
aggiornamento importante di iOS. Sarà inoltre possibile eliminare del tutto
questa memorizzazione disattivando le funzioni di geolocalizzazione del
telefonino o tablet. Ironicamente, per i clienti Apple, spesso attratti dalla
semplicità d'uso dei prodotti dell'azienda, si prospetta la necessità di
mettersi a studiare approfonditamente il manuale dell'iPhone e dell'iPad.
Non tutti sono convinti dalle spiegazioni di Apple: per esempio non lo è Ross
Anderson, professore di ingegneria della sicurezza all'Università di
Cambridge, che le ha definite "non plausibili" (BBC). Le autorità governative in Italia, Germania, Francia e Corea del Sud
stanno inoltre indagando per determinare se siano state violate le norme
locali sulla privacy; inoltre alcuni utenti statunitensi hanno avviato una
causa legale (Bloomberg).
Facebook: se non siete reali, non siete... reali
Il matrimonio di un VIP nell'era di Internet comporta tutta una serie di nuovi
problemi digitali, non solo per gli sposi ma anche per gli utenti.
Per esempio, avete la sfortuna di chiamarvi Kate Middleton e volete avere un
profilo su Facebook? Niente da fare: gli amministratori del social network in
blu cancellano sistematicamente i profili degli omonimi della sposa reale,
accusandoli di essere falsi. È successo per esempio a Kate Middleton di
Boston: Facebook le ha sospeso il profilo a gennaio e l'ha
"staggata" in tutte le foto, e c'è voluta una settimana per
convincere Facebook a ripristinare tutto, nonostante le foto mostrassero che
non c'era alcuna somiglianza o impostura. La stessa cosa è succesa a una donna
australiana e a due donne inglesi, che hanno dovuto dimostrare la propria
identità per farsi ripristinare il profilo Facebook.
La ricerca a casaccio di informazioni sul matrimonio di William e Kate può
causare anche problemi di sicurezza informatica. F-Secure
segnala
infatti che digitando in Google le parole chiave riguardanti l'evento, per
esempio per trovare immagini, è facile imbattersi in immagini che portano a
siti che sono stati infettati e quindi visualizzano dei messaggi di un falso
antivirus, che spaventano l'utente facendogli credere di essere infetto e
convincendolo a scaricare un programma che promette di risolvere il problema
ma in realtà è un virus o un programma inutile che però si paga. Conviene
restare nei siti delle testate giornalistiche, o in quelli ufficiali (www.officialroyalwedding2011.org,
TheBritishMonarchy
su Facebook e
ClarenceHouse
su Twitter) invece di cercare scoop nei bassifondi della Rete.
Se invece siete fra gli invitati al matrimonio reale e siete preoccupati per
le notizie di dispositivi che bloccano i cellulari nella zona dell'evento per
evitare Tweetate indiscrete o suonerie nei momenti più solenni, niente paura:
Scotland Yard e la Metropolitan Police londinese hanno smentito.
Fonti:
Associated Press,
Allfacebook,
Yahoo,
CBS News.