Ultimo aggiornamento: 2022/06/01 16:45.
Il 30 maggio scorso Matteo Salvini ha pubblicato un tweet nel quale ha scritto “Parlare di sesso, di coito e penetrazione a bimbi delle scuole elementari? Dal 70% di mamme e papà, me compreso, un secco NO.” Nel tweet ha incluso uno screenshot, senza link, di un articolo che titola “Educazione sessuale alla scuola primaria, 7 genitori su 10 contrari”.
Ho risposto al suo tweet: “Non si preoccupi. Lavoro nelle scuole. Insegno informatica. Vedo cos'hanno nei loro telefoni e cosa si scambiano. Alle elementari hanno già imparato tutta la meccanica della sessualità da YouPorn (nel caso migliore) e nulla dei sentimenti. Sono i risultati del "secco NO".”
Chiarisco che con “vedo cos’hanno nei loro telefoni” non intendo dire
che faccio intrusioni o perquisizioni informatiche, come alcuni hanno pensato:
molto più banalmente, sono i bambini stessi a raccontare, a me e ai colleghi
informatici che vanno nelle scuole a fare lezioni di sensibilizzazione alla
sicurezza e alla privacy digitale, le cose che hanno visto. Non solo
pornografia estrema, ma anche violenze, omicidi, suicidi e torture. Faccio
questo lavoro nelle scuole da oltre quindici anni, spesso in collaborazione
con le forze di polizia, e ho visto e sentito davvero di tutto.
I commenti su Twitter che sono scaturiti da questo scambio di tweet sono stati molto interessanti: molti hanno negato che esista la questione o addirittura che i bambini abbiano a disposizione telefonini (a scuola magari è così, ma a casa e nel tempo libero ce li hanno eccome, secondo i dati più recenti, che indicano che il 58% dei bambini tra 6 e 10 anni ha uno smartphone). Molti altri invece hanno sottolineato che l’esposizione a contenuti scioccanti avviene sempre più precocemente e che l’unica strategia fattibile è l’informazione preventiva, affinché l’unica fonte di “conoscenze” sulla sessualità e di modelli di comportamento non sia Pornhub.
In tutta la discussione, però, pochi hanno notato due aspetti fondamentali, e questo ha generato disinformazione.
Il primo aspetto è che il “sondaggio” citato da Salvini non è attendibile: lo dice la fonte stessa del sondaggio. La fonte (non citata da Salvini) è questo articolo della testata giornalistica Tecnicadellascuola.it (copia permanente), che dice molto chiaramente che “Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici”. Non risulta che vi sia stata aluna selezione rappresentativa dei partecipanti e alcuna verifica dei loro ruoli o delle loro identità.
Parallelamente, lo stesso articolo descrive un sondaggio, effettuato dalla testata su Instagram, che ha prodotto risultati opposti (71% favorevoli e 29% contrari). Neppure questo ha carattere di scientificità, ma è interessante notare che Salvini non lo menziona.
Il secondo aspetto è che l’educazione sessuale è proposta solo in quinta, ossia a undici anni: un’età alla quale le curiosità sulla sessualità e le possibilità di accesso a Internet sono estremamente diffuse. Molti invece hanno immaginato lezioni di “sesso, di coito e penetrazione” (per usare la descrizione grossolanamente errata e fuorviante di Salvini) rivolte ai bambini di prima elementare. Non è così: lo dice proprio l’articolo citato da Salvini, scrivendo che si tratta della “possibilità che, come da indicazioni nazionali per il curricolo, a partire dal quinto di scuola primaria si trattino in classe i temi legati alla sessualità e alla riproduzione”.
Specificamente, le “indicazioni nazionali” (linkate erroneamente nell’articolo di Tecnicadellascuola.it ma reperibili su Archive.org) parlano, a pagina 68, di “Obiettivi di apprendimento al termine della classe quinta della scuola primaria” ed elencano, fra le varie voci, questa: “Avere cura della propria salute anche dal punto di vista alimentare e motorio. Acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità.”
In sintesi: Salvini si sta appoggiando a un sondaggio che si autodichiara inaffidabile e non esistono proposte istituzionali di “parlare di sesso, di coito e penetrazione” a bimbi di prima elementare. In quinta, a undici anni, non si è più nell’infanzia. Gli ormoni cominciano a farsi sentire, e la curiosità galoppa. Siete stati undicenni anche voi. Provate a ricordarvi com’eravate davvero.
Segnalo inoltre un bell’articolo dell’amico Salvo di Grazia, che racconta la sua esperienza di medico chiamato a fare una lezione di educazione sessuale a scuola. In questo campo, noi adulti abbiamo molto da imparare dai bambini.
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