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Il Disinformatico

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2020/05/22

Antibufala: la NASA ha scoperto un universo parallelo!

Se avete letto in giro su Internet che la NASA ha scoperto “un universo parallelo in cui il tempo va all’indietro” e magari state pensando di trasferirvi là per tornare giovani, frenate il vostro entusiasmo: una scoperta c’è, ed effettivamente l’ha fatta la NASA, ma non è affatto così semplice e sensazionale.

Tutto nasce da una singola fonte, un articolo (paywallato) sul sito della rivista New Scientist, che parla di una scoperta fatta dall’ANtarctic Impulsive Transient Antenna (ANITA): una schiera di antenne radio piazzate su un pallone che vola a 37.000 metri sopra l’Antartide, dove può captare le particelle che arrivano costantemente dallo spazio.

Fra queste particelle ci sono anche i neutrini, che normalmente trapassano gli oggetti senza lasciare alcuna traccia (circa 100.000 miliardi attraversano un corpo umano ogni secondo). Ogni tanto, però, interagiscono con la materia, e se lo fanno con molta energia generano onde radio che ANITA può rilevare.

Alcune di queste interazioni, osservate anni fa (le prime discussioni risalgono al 2016), non sono spiegabili con la fisica attualmente conosciuta: questi neutrini estremamente energetici sembrano infatti provenire da una direzione per la quale avrebbero dovuto trapassare impunemente tutta la Terra, cosa inattesa a questi livelli energetici (dovrebbero interagire durante l’attraversamento).

Di conseguenza, una delle tante ipotesi proposte per spiegarle è che questi neutrini provengano da un universo parallelo in cui il tempo scorre al contrario. Ma ci sono altre spiegazioni concorrenti molto meno spettacolari, compreso l’errore strumentale e fenomeni legati al ghiaccio antartico. Due cose comunque sono certe: scoprire fenomeni che contraddicono le nostre attuali conoscenze è sempre molto promettente, e c’è ancora tanta fisica da scoprire. La parte difficile è capire in quale direzione cercarla.


Fonte aggiuntiva: Cnet.

Arriva l’aggiornamento Apple e Google per l’app anti-coronavirus

Ultimo aggiornamento: 2020/05/22 14:50.

È disponibile da ieri (21 maggio) l’aggiornamento di iOS e di Android che predispone i telefonini per l’uso facoltativo delle app di tracciamento di prossimità contro la pandemia.

Questi aggiornamenti consentono a queste app di utilizzare più correttamente il Bluetooth per rilevare la presenza di un telefonino nelle immediate vicinanze (sotto i due metri circa). Senza questi aggiornamenti, per esempio, gli iPhone a volte non rilevano gli altri iPhone e l’app poteva funzionare solo quando era tenuta in primo piano sullo schermo.

Per iOS, l’aggiornamento arriva sotto forma di nuova versione, la 13.5. Per i telefonini Android, l’aggiornamento è incluso nei Google Play Services, che si aggiornano automaticamente, e verrà distribuito ai vari modelli di smartphone nei prossimi giorni (se usano Android 6.0 o superiore).

Va chiarito che questi aggiornamenti non sono l’app: sono semplicemente il supporto tecnico per le singole app sanitarie dei vari paesi. Visto che includono anche correzioni e miglioramenti di altro genere, è importante installarli anche se non avete ancora deciso se usare o no l’app sanitaria.

Fra l’altro, anche dopo l’installazione di questi aggiornamenti spetta comunque al singolo utente decidere se attivare le funzioni di tracciamento, andando nella nuova sezione Raccolta log di esposizione.


Google e Apple ribadiscono nel loro annuncio congiunto che non vengono raccolte informazioni di localizzazione. Va notata la loro scelta di un termine differente da quello usato comunemente finora: non si parla più di tracciamento dei contatti, ma di notifica di esposizione. In altre parole, si sottolinea correttamente che non vengono collezionate identità ma solo esposizioni a possibili contagi. Nessuna informazione su chi o dove.

È un po’ come una di quelle app o di quei dispositivi che misurano l’esposizione al sole accumulata in spiaggia: non hanno bisogno di sapere chi siete o chi incontrate, ma solo quanto vi siete esposti.

La BBC riassume molto bene qui con dei grafici il funzionamento delle app di tracciamento di prossimità sia nella versione centralizzata sia in quella decentralizzata. XDA-Developers mostra alcuni screenshot della nuova versione di Google Play Services con la sezione di notifica delle esposizioni e spiega bene le due fasi dell’adozione di queste novità (adesso siamo alla prima).

Va notato, inoltre, che l’aggiornamento anti-coronavirus di Apple è solo per iOS e non per iPadOS (quindi non si può usare un tablet come “dosimetro”), e non è comunque disponibile in tutti i paesi.


2020/05/22 14:50


Questo è uno screenshot, pubblicato da Marcel Salathé dell’EPFL, dell’integrazione di SwissCovid nell’aggiornamento di iOS che ne consente il pieno uso:

2020/05/21

Ho fatto un po’ di realtà virtuale a “Filo diretto” (RSI)

Oggi sono tornato negli studi della Radio TV Svizzera per partecipare a Filo Diretto, portando con me il mio Oculus Quest. Io entro a 5.30 circa dall’inizio; scusate la faccia paonazza da avvinazzato insonne, ma tenere su l’Oculus dietro le quinte fa venire caldissimo e impedisce di avere il conforto pietoso del trucco televisivo.


Avevo configurato correttamente il tablet per fare mirroring in modo da mostrare quello che vedevo in diretta nell’Oculus, ma ho dovuto spostare tutto il kit all’ultimo istante per esigenze sceniche e questo ha scombussolato il mirroring.

Se volete soffrire fino in fondo, a 15:20 circa mi vedrete anche giochicchiare a Beat Saber, che per chi non lo conoscesse è questo (giocato molto meglio di quanto possa fare io) e questo (visto da fuori in mixed reality). Un altro bel gioco su Oculus Quest per fare esercizio fisico è Oh Shape.

Il video a 360° della Stazione Spaziale che ho mostrato è questo; quello dei pinguini in Antartide in acqua è questo; e quello di Berna dall'alto è questo.

2020/05/19

Video: L’app Immuni, aspetti informatici e giuridici

Ultimo aggiornamento: 2020/06/01 12:40.

Questa sera ho partecipato a un videodibattito sull’app Immuni, intitolato CoronaVirus e Libertà Individuali - Dalla libertà di circolazione al diritto alla riservatezza, con Giovanni Russo Spena, costituzionalista, e Fausto Gianelli, dell'associazione Giuristi democratici. L’incontro è stato organizzato dalla Federazione di Modena di Rifondazione Comunista. Il link diretto è questo e dovrebbe essere fruibile anche senza avere un account Facebook.


L’app userà il protocollo DP-3T, scrive Fanpage.it, sarà sotto licenza MPL2 e costerà circa 1,5 milioni di euro. Mashable ha pubblicato altre info insieme a degli screenshot.

La documentazione di Immuni è qui e qui su Github. Manca per ora il codice sorgente. Altre informazioni e analisi sono nell’ottima newsletter Guerre di Rete di Carola Frediani.


2020/05/05 10:10. Il codice sorgente dell’app Immuni è stato rilasciato su Github qui per Android e qui per iOS. Per avere piena trasparenza dovrà essere rilasciato anche il codice sorgente del back-end (il software che gira sul server di gestione).


2020/06/01 12:40. Vedo ora che è stato rilasciato anche il sorgente del back-end. ANSA annuncia che l’app sarà disponibile da oggi negli store ufficiali di Apple e Google, ma il servizio sarà attivo solo nelle Regioni che aderiranno alla fase di sperimentazione.

Mille “buoni Ikea”? No, è una truffa: cestinate subito

Mi stanno arrivando moltissime segnalazioni di un’apparente offerta di “1000 buoni del valore di Fr. 250” che porta il marchio Ikea. È una truffa: non cliccate sul link e non inoltratelo a nessuno. Tio.ch ha già pubblicato un avviso in proposito.

Ho provato ad approfondire simulando il comportamento di una vittima per vedere dove va a parare questo raggiro: ovviamente non si tratta di IKEA, anche perché il sito citato dal messaggio è lkea (L-K-E-A) punto S5S5 punto club.

Già questo dovrebbe far diffidare totalmente: IKEA non fa le proprie promozioni appoggiandosi a siti con nomi farlocchi come S5S5.club. E il nome scritto appositamente in modo ingannevole (con la L minuscola per far credere che sia una I) dovrebbe già far capire oltre ogni dubbio che si è di fronte a un impostore.

Se si clicca sul link (non fatelo), si arriva a questa schermata:



Cliccando sul “sondaggio” si arriva a questo invito a condividere la sedicente offerta di “buoni” con altri 20 amici su WhatsApp (non fatelo).



Cliccando poi su Continua si viene portati a un girotondo di redirect da un sito all’altro: ho fatto in tempo ad annotare un http://trackout punto business/?_lp=1. Nel mio caso sono finito qui: una finta pagina di notizie che promuove bitcoin rubando immagini della rete televisiva britannica ITV.



Tutti i link su questa pagina portano a un sito che promuove “Bitcoin Era”, una sorta di investimento in bitcoin per arricchirsi miracolosamente:



Il sito chiede di immettere nome, cognome, numero di telefono e indirizzo di mail. Se lo si fa (non fatelo), si arriva a questa schermata:



Da qui si viene portati a questa schermata, che chiede di immettere i dati della propria carta di credito:



Non posso dire nulla sulla reputazione di Excentral-int.com, dove sono arrivato, ma per il modo in cui ci sono arrivato non immetterei qui nemmeno la carta di credito scaduta di uno sciachimista torturatore di pangolini:



La richiesta minima è 250 euro. La scritta in piccolo dice:

SPINELBRIDGE SERVICES LTD, registered address 4 Andrea Zappa & Makedonon, Limassol 4040, Cyprus
Hilfe oder Bestätigung zu einer versuchten Transaktion erhalten Sie bei den Kundendienst.

Zur Beachtung: Je nach Ihrer Bank könnte diese Transaktion als Bargeldauszahlung behandelt werden. Excentral EUR übernimmt keine Verantwortung für etwaige Bargeldauszahlungsgebühren in Zusammenhang mit dieser Transaktion. Die Transaktion wird auf Ihrer Kreditkartenabrechnung erscheinen als Excentral, falls auf Ihrer Transaktionsbestätigung nicht etwas anderes angegeben ist.


Siamo arrivati a una società registrata a Cipro: questi sono i suoi dettagli secondo Opencorporates.com. Nulla a che vedere con Ikea. Dareste 250 euro o più a degli sconosciuti che avete incrociato tramite una finta promozione di Ikea? Appunto. Cestinate e dite di cestinare.

2020/05/17

Storie di Scienza 4: Se entri nel teletrasporto, quello che ne esce sei tu o è una copia e tu sei morto disintegrato?

Ultimo aggiornamento: 2020/05/17 12:40.

Upload è una bella miniserie comica di Amazon che parte da una premessa bizzarra: un futuro non troppo lontano nel quale è possibile uploadare la propria personalità in un server e quindi continuare ad esistere dopo la morte fisica. Una sorta di aldilà digitale, con la complicazione surreale che il software non funziona sempre molto bene ed è gestito da alcune mega-aziende che puntano solo al profitto, per cui esistono aldilà separati per ricchi (in alta risoluzione, con riproduzione completa di tutti i sensi) e per i poveri (a bassa risoluzione e sensi limitati).

Da uploadato VIP hai l’assistenza clienti, puoi comunicare con i vivi, persino assistere al tuo stesso funerale e fare sesso con i non uploadati che usano una tuta di realtà virtuale integrale (non molto efficace).

Le gag visive sono geniali, specialmente per gli informatici, gli attori sono bravi (il fattorino dell’albergo principale è impagabile) e la storia è vivace, tenera e allegra, ma non mancano le riflessioni amare. Anche in Paradiso ci sono gli acquisti in-app, e se finisci il tuo credito o la tua quota di giga mensili, sei tagliato fuori e finisci in una sorta di limbo fino al mese successivo. Se nessuno paga più per il tuo account, puoi essere cancellato. E chi ti paga l’account è, a tutti gli effetti, tuo padrone per sempre.

La premessa di Upload pone anche una domanda interessante dal punto di vista scientifico e, oserei dire, filosofico: ammettiamo che sia possibile fare una scansione perfetta della mente di un essere umano e ospitare quella scansione in un ambiente virtuale. Vista dall’esterno, la copia apparirebbe in tutto e per tutto come una continuazione dell’originale: stessi ricordi, stessi talenti, stesse passioni, stessi modi di fare. Ma come sarebbe, invece, vista dall’interno?

Non voglio fare spoiler di Upload, per cui mi limito a dire che per motivi tecnici una volta uploadati non si può più essere reintegrati in un altro corpo o nel proprio, per cui non c’è il problema di creare duplicati e la personalità esiste in un solo esemplare. Per evitare di guastarvi alcune sorprese sposto la domanda su un terreno analogo nel quale non rischio spoiler: il teletrasporto di Star Trek.

Anche nel teletrasporto, per come viene “spiegato” nell’universo immaginario di Star Trek, abbiamo una scansione della persona, che viene trasformata in energia e trasmessa altrove per essere ricomposta in materia.* Vista da fuori, la persona che emerge dal teletrasporto è la stessa che vi è entrata: tutto è identico, fino all’ultimo atomo e fino all’ultimo pensiero. Ma vista da dentro?

* Secondo lo Star Trek: The Next Generation Technical Manual, il teletrasporto usa degli scanner molecolari per scansionare il soggetto e convertirlo in un “flusso di materia subatomicamente disgiunta”, ossia i legami fra i singoli atomi vengono spezzati e le particelle disgiunte vengono inserire in un “buffer di schemi”, nel quale rimango per un breve istante prima di essere trasmesse a destinazione. Nella Serie Classica di Star Trek, il teletrasporto converte la materia in energia e trasmette quell’energia per poi ricomporla in materia (The Squire of Gothos: “TRELANE: We, meaning I and others, have, to state the matter briefly, perfected a system by which matter can be transferred to energy and back to matter again. KIRK: Like the transporter system aboard the Enterprise.”).


Cosa mi garantisce che entrando nella cabina del teletrasporto io non sarei invece disintegrato permanentemente, mentre dall’altra parte esce un perfetto duplicato che è convinto di essere me? In Star Trek questo è esattamente quello che succede in almeno un paio di episodi (The Enemy Within/Il duplicato, TOS; Second Chances/Duplicato, TNG) e non mancano altri problemi. In Upload, se mi sottopongo al procedimento in punto di morte, vengo davvero uploadato o semplicemente viene creata una copia di me, convinta di essere me, ma io, il vero io, l’originale, crepo lo stesso e cesso di esistere? Il vero capitano Kirk è morto la prima volta che ha usato il teletrasporto?

In altre parole: un procedimento come il teletrasporto o la digitalizzazione, garantirebbe davvero la continuità soggettiva dell’esistenza o sarebbe una sofisticata forma di suicidio e sostituzione?

Gli autori di Star Trek si sono resi conto del problema, ma lo hanno “risolto” come solo gli autori di una storia di fiction possono fare: dichiarando che non esiste. In Daedalus (episodio di Star Trek: Enterprise), l’inventore del teletrasporto ne parla esplicitamente e lo liquida come “sciocchezza”, ma senza spiegare perché.

Invece Michael Okuda, uno dei consulenti tecnici di varie serie e film di Star Trek, ammette chiaramente che “Il modo in cui è stato descritto il teletrasporto mi fa pensare ‘muori e vieni ricostruito’”.

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Precisazione per pignoli: ho scelto il teletrasporto di Star Trek perché si basa sulla smaterializzazione dell’utente, che è il punto critico di interruzione della continuità dell’esistenza. Altri universi fantascientifici hanno inventato altre modalità di teletrasporto che non interrompono questa continuità e non pongono problemi filosofici: per esempio, deformano lo spazio in modo da unire due luoghi lontani e quindi l’utente non fa che spostarsi lungo un corridoio o attraversare un portale (anche in Star Trek esistono i wormhole che uniscono fisicamente due punti distanti). In questo caso è abbastanza chiaro che chi entra è la stessa persona che esce, esattamente come io rimango la stessa persona quando mi sposto dalla cucina al soggiorno.

Altra precisazione per spiritualisti e religiosi: lascio fuori dalla discussione ogni questione di anima immateriale e intangibile. Mi interessa solo esplorare quale sarebbe la sensazione soggettiva di essere teletrasportati o uploadati.

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A prima vista pare proprio che queste tecnologie ipotetiche racchiudano un segreto orribile che rovina per sempre queste serie: ogni volta che entrano nel teletrasporto in Star Trek, i nostri eroi vengono uccisi, letteramente fatti a pezzi smontandoli atomo per atomo, e dall’altra parte emerge una fotocopia perfetta (beh, quasi sempre, perlomeno). Ogni volta che una persona viene uploadata in Upload, in realtà muore esattamente come qualunque altra persona, ma ne viene creata una copia che la simula perfettamente. Una magra consolazione per il soggetto: questo aldilà tecnologico sarebbe un colossale inganno.



Ma nelle storie di scienza c’è sempre un ma. In questo caso, il ma è il cosiddetto paradosso della nave di Teseo. Plutarco racconta che in memoria dell’eroe mitologico, la sua nave fu conservata dagli ateniesi sostituendone i pezzi man mano che si deterioravano. Dopo qualche tempo, della nave originale non restava neanche più un pezzo. Era tutta nuova, eppure era considerata la stessa nave.

Anche noi, in un certo senso, siamo delle navi di Teseo. Il nostro corpo e il nostro cervello vengono continuamente autoriparati, sostituendone atomi, molecole e cellule con dei rimpiazzi. Veniamo costantemente rattoppati e ricostruiti, per cui con pochissime eccezioni (neuroni corticali, coni e bastoncelli negli occhi, cellule muscolari cardiache, e poco altro) non siamo fatti della stessa materia di cui eravamo fatti, che so, dieci anni fa. Eppure, nonostante questo processo di continua decostruzione e ricostruzione, la nostra coscienza non ha discontinuità. Continuiamo, soggettivamente, ad esistere.

Si potrebbe argomentare che quelle parti del corpo non sostituite siano le garanti di questa continuità: la sede del nostro io, per così dire. Ma siamo delle navi di Teseo anche da un altro punto di vista: la nostra personalità si evolve costantemente nell’arco di tutta la nostra vita. La mia mente di oggi è ben diversa da quella di dieci, venti o quarant’anni fa: eppure io mi sento ancora io e non ho avvertito alcuna interruzione e sostituzione. Quando avrete finito di leggere questo articolo, avrete nella mente idee (spero) nuove e sarete quindi differenti da come eravate prima di cominciare questa lettura. Però penserete di essere comunque la stessa persona di prima.

Se i vostri neuroni venissero sostituiti uno per volta da altrettanti neuroni sintetici equivalenti che ne replicano lo stato, vi accorgereste della sostituzione? No, così come non vi accorgete di quando un ricordo viene trasferito da un gruppo di neuroni a un altro. Sareste sempre “voi stessi”, anche se tutti i neuroni del vostro cervello venissero sostituiti da quelli sintetici. Il supporto, insomma, sarebbe irrilevante.

E in effetti è già così senza dover invocare immaginari chip neuronali: in termini di fisica, infatti, non ha senso parlare di parti del corpo non sostituite, perché la posizione combinata di tutti gli atomi del corpo cambia costantemente, e comunque quegli atomi sono in realtà una distribuzione di probabilità: non sono delle palline come le immagina la fisica classica.

In altre parole, la continuità soggettiva della nostra identità esiste solo a livello di informazioni, non a livello di componenti fisici. 

Ma se quello che conta è l’informazione, non il supporto, e la continuità dell’informazione viene garantita dagli apparati del teletrasporto (dando per scontata la perfetta integrità), allora la persona che emerge dal teletrasporto è, a tutti gli effetti, anche soggettivamente, la persona che vi è entrata, anche se è stata momentaneamente convertita in un flusso di energia. Durante il teletrasporto la sua coscienza avrà continuato a esistere, senza interruzioni avvertibili.

Allo stesso modo, se l’upload garantisce la continuità dell’informazione, allora anche soggettivamente la persona uploadata sarà la stessa. Insomma, uno spiraglio di speranza di salvare il capitano Kirk rimane, e il paradiso digitale di Upload potrebbe davvero portare a una forma di vita eterna.

Il problema è che se la coscienza risiede solo nella continuità dell’informazione, nulla vieta che l’informazione venga copiata anziché trasferita da un supporto a un altro. Dal teletrasporto potrebbero uscire due capitani Kirk, ed entrambi sarebbero “quello vero” anche soggettivamente. E in Upload nulla vieterebbe di creare copie multiple della stessa persona, tutte giustamente sicure, anche soggettivamente, di essere l’originale.

E se tutto questo non vi ha confuso sufficientemente le idee sul vostro senso di identità, provate a chiedervi come fate a essere sicuri che siete davvero la stessa persona che eravate quando siete andati a dormire ieri notte, e non una copia perfetta creata stanotte, che ha i vostri stessi ricordi, sentimenti e pensieri, un po’ come ne L’invasione degli ultracorpi. Sogni d’oro.

Sì, è Donald Sutherland, da Terrore dallo spazio profondo (remake del 1978 de L’invasione degli ultracorpi). Nel quale c’era Leonard Nimoy, ossia Spock di Star Trek. E il cerchio si chiude.


Fonti: Ars Technica, Popular Mechanics, Bigthink, Philosophy Foundation, Stackexchange, Lesswrong, Syfy. Questo articolo fa parte delle Storie di Scienza: una serie libera e gratuita, resa possibile dalle donazioni dei lettori. Se volete saperne di più, leggete qui. Se volete fare una donazione, potete cliccare sul pulsante qui sotto. Grazie!



2020/05/16

Puntata del Disinformatico RSI del 2020/05/16 (di nuovo in studio)

È disponibile la puntata di ieri del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Rosy Nervi finalmente stando entrambi in studio, anche se a rispettosa distanza come prescritto dalle misure di protezione decise dalla RSI. Non c’è streaming video.

Podcast solo audio: link diretto alla puntata.

Argomenti trattati:

Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.

App RSI (iOS/Android): qui.

Video: anche stavolta non c’è.

Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.

Buon ascolto!

2020/05/15

Star Trek “Strange New Worlds”: la serie con il Capitano Pike si fa!


Quello che molti fan di Star Trek, me compreso, speravano e chiedevano dopo il successo dei personaggi del Capitano Pike (Anson Mount), della Numero Uno (Rebecca Romijn) e di Spock (Ethan Peck) nella serie Discovery si è avverato: si farà una nuova serie incentrata su di loro, e sarà intitolata Strange New Worlds.

Questo è l’annuncio, dato direttamente dagli attori oggi: 



Stasera test dell’app anti-coronavirus svizzera a Patti Chiari (RSI, La1, 21.10)

Ultimo aggiornamento: 2020/05/16 11:40.

Questa sera sarò ospite di Patti Chiari a partire dalle 21.10 sul canale TV La1 della Radiotelevisione Svizzera per parlare dell’imminente app anti-coronavirus SwissPT [successivamente ribattezzata SwissCovid]. Questo è il trailer:



Intanto Cory Doctorow segnala il caso dell’app islandese, Rakning C-19, che ha la più alta percentuale di penetrazione al mondo: quasi il 40% della popolazione. Anche così, sono ben lontani dal 60% teoricamente necessario, e questo in un paese che ha una coesione sociale altissima e un’altrettanto grande fiducia nel governo.

L'Islanda ha ottenuto ottimi risultati nel contenimento della pandemia, ma i funzionari preposti alla salute pubblica dicono che l’app ha avuto un ruolo molto modesto: ha funzionato invece il contact tracing effettivo, quello fatto a mano. E questo nonostante il fatto che l’app islandese raccolga molti più dati (compresa la geolocalizzazione).

“L’impatto del tracciamento automatico è stato esagerato da persone ansiose di trovare soluzioni tecnologiche alla pandemia”, dice Gestur Pálmason, supervisore del contact tracing per la polizia islandese.


2020/05/16 11:40. La puntata è ora disponibile online. La scheda del programma è qui. Gli ospiti sono Dick Marty, ex consigliere agli Stati, e Marcel Salathé, epidemiologo membro della task force federale contro il coronavirus.



Il sondaggio informale della trasmissione ha dato il 47,5% ai favorevoli, l’11,5% agli indecisi e il 41% ai contrari:



Intanto un sondaggio svolto sui siti delle testate del Gruppo Tamedia (26.145 partecipanti) indica un 60% di favorevoli alle app di tracciamento (RSI.ch).

Autenticazione a due fattori in Call of Duty: Warzone blocca non solo i furti di account ma anche i bari

L’autenticazione a due fattori (2FA) fatica a prendere piede, un po’ per via del suo nome polisillabico e poco accattivante ma anche perché viene proposta soltanto (si fa per dire) come soluzione di sicurezza per evitare il furto di account e molti utenti non prendono sul serio l’idea di poter essere derubati del proprio account.

Ma la 2FA ha anche un altro vantaggio decisamente utile: come racconta Motherboard, è utile anche per bloccare i cheater, i bari dei videogiochi.

Activision, l’azienda che pubblica Call of Duty: Warzone (creato dalla software house Infinity Ward), sta obbligando i giocatori a usare la 2FA per autenticarsi dando un numero di telefono cellulare per poter accedere al gioco. Questo rende molto difficile la vita ai cheater che approfittavano del fatto che COD:W è gratuito per creare tantissimi account, in modo da poter rientrare nel gioco dopo essere stati bannati per aver barato, per esempio vedendo gli altri giocatori attraverso i muri. Il mese scorso sono stati bannati ben 70.000 cheater.

Ovviamente i cheater, invece di accettare che barare a un gioco è meschino e disonesto, si sono lamentati di questa novità. Esistono modi per avere numeri di telefonino temporanei usa e getta, ma richiedono tempo e fatica, per cui sono comunque un ottimo deterrente. Come effetto secondario, l’introduzione della 2FA rende anche maggiore la protezione dell’account del giocatore.

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