È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della
Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso
www.rsi.ch/ildisinformatico
(link diretto) e qui sotto.
Nota: La versione pubblicata inizialmente aveva, a 8:12 circa, un errorino di montaggio: colpa mia. La versione attuale è stata corretta.
Questo articolo fa parte del testo del podcast Il Disinformatico
di venerdì 16 dicembre. Pubblicazione iniziale: 2022/12/16 1:57. Ultimo aggiornamento: 2022/12/16 19:35.
La vicenda di Twitter si fa sempre più complicata e si arricchisce di aspetti
umani oltre che tecnici. Ho riepilogato la fase iniziale della cronaca del
caos e le tecniche di autodifesa corrispondenti nella
puntata del Disinformatico del 18 novembre scorso, ma nelle quattro settimane che ormai ci separano da quella data sono
successe talmente tante cose intorno a Twitter e Elon Musk, il suo nuovo
proprietario e amministratore unico, che è opportuno fare un nuovo riassunto
della situazione.
Prima di tutto, alcune raccomandazioni tecniche. Se avete un account su
Twitter e state pensando di chiuderlo ed eliminarlo, non fatelo. Eliminare un
account Twitter significa infatti che qualcun altro potrà usare il vostro
stesso nome di account in futuro, causando confusione e magari spacciandosi
per voi (Twitter Help;
Chron;
PCWorld). Se state pensando invece di
renderlo privato o protetto, tenete presente che se lo fate diventeranno pubblicamente
inaccessibili
anche tutti i vostri tweet precedenti.
Al momento, la strategia più prudente è semplicemente smettere di usare
l’account, silenziare le notifiche, e mettere nelle informazioni del profilo e
in un ultimo tweet un annuncio che avvisi che l’account è fermo e non verrà
monitorato e che dia le coordinate di come comunicare con voi altrove. È
quello che ho fatto anch’io, e sembra funzionare.
Intanto sono
finalmentearrivati, dopo il disastro iniziale dei falsi account aziendali e alcuni rinvii, i
bollini colorati, quelli che dovrebbero classificare e verificare gli account
su Twitter, e alcuni di questi bollini sono disponibili anche in Europa.
Il bollino color oro indica un account che è
“verificato poiché si tratta di un’azienda ufficiale” (come per esempio
@Repubblica); ma il bollino blu
continua a indicare sia un
“account verificato secondo i criteri precedenti” che
“[p]otrebbe essere o non essere notorio”
(una definizione a metà fra Schrödinger e Shakespeare) sia un account che
“è verificato in quanto è abbonato a Twitter Blue” e quindi ha
semplicemente pagato otto dollari al mese (o undici se ha pagato tramite
Apple).
Ci dovrebbe essere anche un bollino grigio per le istituzioni, ma non si è
ancora visto, e la “verifica” avviene semplicemente
tramite il numero di telefono, quindi ha un valore molto limitato. La confusione, insomma, persiste.
E c’è anche un altro elemento di confusione: in
teoria chi ha il
bollino blu e cambia il proprio nome nell’account dovrebbe perderlo fino a che
Twitter non lo verifica di nuovo, ma io ho cambiato il mio nome su Twitter,
dove ho un account con il bollino blu “vecchia maniera”, e
non è successo nulla. Questa è una buona notizia per chi vuole inserire nel proprio nome su
Twitter le proprie coordinate su altri social, per esempio.
Prima...
...e dopo.
Il bollino è rimasto e nessuno mi ha chiesto niente.
Un altro cambiamento tecnico su Twitter è la scomparsa di un’informazione
utile per gli utenti, come
nota il
collega David Puente, ossia l’indicazione dell’app o del dispositivo usato per
scrivere uno specifico tweet. Sapere se un tweet era stato scritto usando uno
smartphone oppure un’app pubblicitaria permetteva di capire più facilmente se
si trattasse di un tweet autentico, scritto da un essere umano, o se si
trattasse di un messaggio automatico generato da un bot. Ora questa
indicazione non è più immediatamente disponibile.
C’è anche una nota tecnica che riguarda gli account inattivi: Elon Musk ha
dichiarato che
verranno eliminati dopo un certo periodo di inattività, che non ha
quantificato. Questo è importante per tutti gli account che appartenevano a
familiari deceduti, per esempio, o per le aziende o le testate giornalistiche
che non esistono più: se gli eredi non li tengono attivi, tutti i tweet di
queste organizzazioni e delle persone care scompariranno, lasciando buchi nei
ricordi di famiglia e anche nei siti che li hanno condivisi. A differenza di
Facebook, infatti, su Twitter non esiste l’opzione di nominare un curatore
degli account delle persone scomparse o di rendere permanente un account
facendolo diventare commemorativo.
E a proposito di inattività, Elon Musk ha
annunciato
che rimetterà a disposizione del pubblico i nomi degli account cancellati o
inattivi da tempo, che sono circa un miliardo e mezzo. Ma questa è una
pessima idea
dal punto di vista tecnico, perché gli addetti ai lavori sanno benissimo che
in questo modo qualunque vecchio link a questi account punterà ai nuovi
proprietari, che ne potranno abusare come avviene già adesso per i nomi dei
siti Internet che non vengono rinnovati, per cui un nome di sito che prima
portava a un’azienda o a un’istituzione governativa ora porta ai contenuti di
uno spammer, di un truffatore, di un rivenditore di pornografia o di
fake news.
Un’altra scelta tecnica molto particolare di Twitter è quella di etichettare
automaticamente come “sensibile”, ossia pericoloso, qualunque tweet che
contenga un link alla piattaforma quasi-rivale Mastodon, almeno
secondo
le osservazioni di alcuni
ricercatori.
Se siete ancora su Twitter e citate notizie pubblicate su Mastodon, potreste
trovarvi segnalati, e anche l’account Twitter di Mastodon, cioè
@joinmastodon, risulta sospeso
senza alcuna giustificazione ufficiale [ma forse ce n’è
una non ufficiale], con buona pace delle dichiarazioni di libertà di espressione fatte da Elon
Musk.
[L’esperto di sicurezza informatica Graham Cluley segnala che persino indicare un link a Mastodon nelle proprie informazioni di profilo su Twitter viene respinto, con tanto di avviso ingannevole che dice che il link è considerato malware.]
Poi c’è un’altra bizzarria che ha
colpito
in particolare gli utenti dell’Ucraina: se hanno protetto i propri account
Twitter contro i furti usando l’autenticazione a due fattori tramite codice di
sicurezza ricevuto via SMS, non possono più accedere ai propri account.
Secondo le prime analisi, si tratta del risultato infelice di un tentativo
malamente pianificato di eliminare lo spam: invece di bloccare i singoli
spammer, Twitter avrebbe
bloccato
intere reti telefoniche di specifici paesi dai quali proveniva molto spam. Ne
pagano le conseguenze gli utenti onesti di molte reti cellulari in Russia,
Indonesia, India e Malesia; quindi se conoscete qualcuno da quelle parti che
non riesce più ad accedere al proprio account, la colpa è probabilmente di
Twitter.
Va detto che ci sono anche alcuni progressi molto positivi: gli addetti ai
lavori
segnalano
che gli hashtag più diffusi per la disseminazione di immagini di abusi
sessuali su minori sono stati sostanzialmente eliminati dal social network e
Twitter ha aggiunto l’opzione di segnalare specificamente questo tipo di
contenuto, che rappresentava un problema serissimo rimasto irrisolto per anni [e sono state anche introdotte altre migliorie al sistema di rilevamento automatico e rimozione di questi contenuti].
Inoltre l’11 dicembre il servizio anti-fake news di Twitter gestito da
volontari, denominato Community Notes, è diventato
disponibile
in
tutto il mondo
anziché solo negli Stati Uniti, per cui ora tutti gli utenti di Twitter
possono vedere le annotazioni di questo servizio direttamente sotto i tweet
che fanno informazione scorretta.
Ma dal punto di vista tecnico, insomma, per Twitter e i suoi utenti si
prospettano tempi difficili e confusi, con regole e impostazioni soggette a
cambi continui e arbitrari.
Gli sconvolgimenti di Twitter, però, non solo soltanto tecnici.
---
Anche se non avete un account Twitter, le vicende sempre più bizzarre di
questo social network sono sicuramente interessanti dal punto di vista umano e
ci toccano tutti, direttamente o indirettamente, perché Twitter è una delle
piattaforme più influenti al mondo per la diffusione in tempo reale di notizie
ed è usatissimo da giornalisti, tecnici e politici per informare e informarsi,
e quindi qualunque cambiamento lo riguardi ha ripercussioni sociali anche per
chi non lo usa.
Elon Musk ha usato Twitter per fare una
raccomandazione di voto
nelle elezioni statunitensi; ha
invitato
i suoi oltre cento milioni di follower a seguire il movimento complottista
insurrezionista QAnon; ha
riammesso Donald Trump, che era stato bandito da Twitter dopo i suoi tweet di aizzamento della
folla che poi ha assalito il Campidoglio statunitense il 6 gennaio scorso, e
ha
tolto il ban
anche ad alcune migliaia di
figure della disinformazione e dell’odio, soprattutto apertamente neonaziste e razziste, ma anche complottiste di
QAnon e spammer: personaggi come Andrew Anglin, bandito sin dal 2013,
fondatore del sito neonazista Daily Stormer, aperto sostenitore della
pulizia etnica, negazionista dell’Olocausto e artefice di campagne di
persecuzione fisica di ebrei (RollingStone).
Lo sviluppatore Travis Brown sta compilando un
elenco giornaliero
dei riammessi, che permette di valutare i tipi di account che erano
inaccettabili per la gestione precedente di Twitter e che ora vengono
considerati
ammissibili[un altro elenco è pubblicato da Media Matters]. Si tratta di una decisione di “amnistia” generale presa direttamente
da Elon Musk e basata su un
“sondaggio”
fatto fra i suoi follower.
Un esempio particolarmente emblematico di queste
riammissionicontroverse
è quello del rapper Kanye West, riammesso su Twitter e ribannato subito dopo
per aver postato ai suoi 32 milioni di follower una
svastica inserita in una stella di Davide
e dopo aver condiviso dei messaggi personali scambiati fra lui e Elon Musk.
Giusto per levare ogni dubbio sulle sue opinioni, West ha dichiarato
pubblicamente e testualmente, durante l’Alex Jones Show, che lui ama i
nazisti e specificamente Hitler, che secondo West
avrebbe addirittura inventato le autostrade e i microfoni. Parole sue,
trascritte da Gizmodo:
“But this guy that invented highways, invented the very microphone that I
use as a musician [...] every human being has something of value that they
brought to the table. Especially Hitler!”
“I don’t like the word ‘evil’ next to Nazis. I love Jewish people, but I
also love Nazis.”
Sempre Musk ha usato il suo nuovo potere su Twitter per
inviare
a 119 milioni di follower un
tweet
che mostra una falsa schermata della CNN, nella quale sembrava che Don Lemon,
uno dei conduttori del canale televisivo, stesse dando la notizia che
“Musk potrebbe mettere a repentaglio la libertà di espressione su Twitter
dando alla gente la possibilità di esprimersi liberamente”. L’intento era presumibilmente umoristico, ma usare il vero logo della CNN e
l’immagine di un vero conduttore della rete televisiva ha rischiato di creare
equivoci, e infatti persino Community Notes, il servizio di
fact-checking di Twitter, ha segnalato che
il tweet del CEO di Twitter viola le regole di Twitter.
Insomma, non è il tipo di ambiente che entusiasma gli inserzionisti
pubblicitari, dai quali Twitter attualmente dipende. A fine ottobre Kanye West
era stato
mollato
da sponsor come Adidas, Balenciaga, Foot Locker, JP Morgan Chase, Gap e altri.
Ritrovarselo su Twitter, anche solo brevemente, manda un messaggio che per
chiunque investa in pubblicità e comunicazione è semplicemente inaccettabile.
Secondo il
Wall Street Journal, a novembre il traffico pubblicitario su Twitter è calato dell’85% rispetto
allo stesso periodo del 2021.
Elon Musk ha cercato di rassicurare gli inserzionisti pubblicando
grafici
che sembrano indicare un
calo
della visibilità dei discorsi d’odio, ma il 12 dicembre tre membri del Trust
and Safety Council, l’organo interno di Twitter che vigila sulla sicurezza
degli utenti e garantisce la fiducia in questo social network, si sono dimessi
e hanno pubblicato una
lettera
nella quale dicono invece che i contenuti di odio contro le persone di colore
e gli omosessuali sono
aumentati
enormemente da quando Elon Musk ha preso le redini di Twitter e parlano di un
social network “governato tramite diktat”. Per tutta risposta, Musk ha
abolito l’organo interno di vigilanza
il giorno stesso.
Non sono solo gli inserzionisti ad essere inquieti: anche
Elton John (un milione e
centomila follower) ha
annunciato
il
9 dicembre
di aver
“deciso di non usare più Twitter a causa del recente cambio di politica che
consentirà alla disinformazione di prosperare senza controllo”. Come lui, hanno già sospeso l’uso di Twitter la modella
Gigi Hadid, la scrittrice
Shonda Rhimes
(1,9 milioni di follower) e l’ex chitarrista
dei White Stripes
Jack White, segnala
Reuters.
Le ragioni di questa inquietudine diffusa si concentrano principalmente sul
boss assoluto di Twitter, perché oltre ad aver intenzionalmente riammesso
personaggi a dir poco impresentabili, Musk ha pubblicato tweet nei quali ha
incitato
a processare Anthony Fauci, l’immunologo ex consigliere medico della Casa
Bianca che ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta alla pandemia da
Covid-19 negli Stati Uniti. Musk non ha specificato le ragioni di questa
richiesta, ma molti suoi fan l’hanno colta come un invito a perseguitare Fauci
ed è partita su Twitter una
campagna di odio
contro l’immunologo, sua moglie e i suoi figli. Va ricordato che Musk, nel
2020, aveva
tweetato
che “il panico da coronavirus è stupido” e che la pandemia negli Stati
Uniti sarebbe stata “vicina allo zero” entro aprile di quell’anno.
Musk si è poi scagliato pubblicamente anche contro l’ex direttore della
sicurezza e della fiducia di Twitter, Yoel Roth, che si era dimesso a
novembre. Il boss di Twitter infatti ha iniziato a pubblicare una serie di
documenti interni del social network, i cosiddetti Twitter files, che a
suo dire scoperchierebbero una vasta cospirazione politica dei dirigenti di
Twitter per favorire i democratici statunitensi. In questa cospirazione ci
sarebbe coinvolto anche Roth, che Musk ha
accusato pubblicamente
(ovviamente su Twitter) di essere favorevole alla pedofilia presentando come
presunta prova un estratto della tesi di Roth tolto dal suo contesto e
travisato. Come risultato, a Yoel Roth sono arrivate
minacce
così gravi da costringerlo ad abbandonare la propria abitazione.
Gli attacchi personali di Elon Musk hanno preso di mira anche gli
account Twitter che pubblicavano gli spostamenti dei jet privati
appartenenti a miliardari russi
e a Musk stesso, attingendo a
dati pubblicamente disponibili per legge. Il CEO di Twitter aveva
dichiarato
il 7 novembre scorso che il suo impegno per la libertà di espressione era
talmente grande che non avrebbe bandito @elonjet, l’account con mezzo
milione di follower che tracciava il suo jet personale,
“anche se costituisce un rischio personale diretto”. Ma quest’impegno
civile di Elon Musk è durato poco più di un mese, perché il 13 dicembre
l’account @elonjet è stato sospeso per violazione delle
Regole di Twitter, che sono state
aggiornate
(copia permanente) per vietare – guarda
caso – la condivisione di informazioni di localizzazione in tempo reale
anche se queste informazioni sono reperibili altrove pubblicamente.
live location information, including information shared on Twitter directly
or links to 3rd-party URL(s) of travel routes, actual physical location, or
other identifying information that would reveal a person’s location,
regardless if this information is publicly available;
[Questa regola è una follia per qualunque giornalista, perché formulata così significa che se un giornalista annuncia in diretta o fa un livetweet di un’apparizione pubblica di qualcuno, rischia di trovarsi l’account sospeso. Qualunque diretta rischia di essere in violazione. Immaginate un cronista alla Casa Bianca che tweeta “il Presidente degli Stati Uniti sta entrando ora in sala stampa” e si trova sospeso.]
Musk, inoltre, ha
dichiarato
di aver avviato un’azione legale contro
Jack Sweeney, lo studente
ventenne residente in Florida che ha creato questi account di monitoraggio con
lo scopo di rendere più visibile l’impatto ambientale dei jet privati, e
mentre preparo questo podcast
arrivano
continue
segnalazioni
di
account
di giornalisti
sospesi
da Twitter [Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell del
Washington Post, Ryan Mac del New York Times e altri ancora], a
quanto pare per aver citato la vicenda @Elonjet[poco dopo la chiusura del podcast è arrivato l’annuncio
della Commissione UE della possibilità di sanzioni per queste sospensioni
arbitrarie della libertà di stampa]. Eppure ad aprile scorso Elon Musk aveva
tweetato
che sperava che anche i suoi critici peggiori sarebbero rimasti su Twitter,
“perché libertà di espressione significa questo” (“I hope that even my worst critics remain on Twitter, because that is what
free speech means”).
Molti utenti di Twitter non hanno apprezzato questi voltafaccia e
lo hanno fatto sapere
a Elon Musk senza troppi giri di parole,
ricordandogli
tutte le sue promesse di libertà di espressione
“nei limiti di legge” poi disattese quando riguardano direttamente lui,
come già successo per gli account Twitter che per parodia avevano adottato in
massa il suo nome qualche tempo fa.
La giustificazione per il cambiamento delle regole e l’azione legale,
secondo Musk, è che il 13 dicembre a Los Angeles uno stalker ha bloccato l’auto che
trasportava uno dei suoi figli ed è salito sul cofano. Un episodio grave e
preoccupante, ma Jack Sweeney, quello di @elonjet, non ha mai postato
informazioni sugli spostamenti in auto di Musk e famiglia; ha
pubblicato solo le informazioni sulle partenze e gli arrivi del suo jet
personale, con o senza Musk a bordo, e l’episodio descritto da Musk non è
avvenuto
nei pressi di un aeroporto. Il nesso fra i due eventi, insomma, è decisamente
labile.
Una ulteriore conferma della regola, non scritta ma che si sta man mano
delineando, secondo la quale su Twitter la libertà di espressione è
sacrosanta, ma soltanto fino a quando non crea fastidio a Elon Musk, arriva da
quello che è
successo
quando il CEO di Twitter è apparso a sorpresa al popolare
Dave Chappelle Show a San Francisco, il 12 dicembre, ed è stato
fischiato per vari minuti da buona parte delle diciottomila persone presenti,
tanto che la sua apparizione è stata interrotta dopo qualche battuta di
estremo disagio.
[CLIP del Dave Chappelle Show]
Twitter ha iniziato
subito
a
bloccare
molti degli account degli
utenti
che
condividevano
il video della
figuraccia di Elon Musk. Ma la viralità della ripresa, fatta oltretutto
clandestinamente, ha avuto il sopravvento.
---
Fra riammissioni di impresentabili, cacce alle streghe, continui cambiamenti
arbitrari delle regole e purghe di giornalisti, sembra insomma che Twitter
stia diventando, per Elon Musk, la lezione d’informatica più costosa della
storia. Ha speso 44 miliardi di dollari (non tutti suoi) per scoprire l’ovvio,
ossia che moderare un forum o un social network è un lavoraccio. Non è un
processo automatizzabile e schematizzabile: non è un’automobile elettrica o un
razzo spaziale, che deve rendere conto soltanto alle rigide leggi della
fisica. Moderare richiede la capacità di gestire sfumature, di comprendere
culture e punti di vista differenti, di investire tempo e risorse umane, di
accettare che le regole assolute e semplici non funzionano e che gli esseri
umani non sono molecole di un gas perfetto: possono essere dispettosi,
vendicativi e violenti verso i propri simili, ed è per questo che esistono le
regole sociali, le leggi e i tribunali, pieni di complicazioni e imperfezioni.
E la conclusione di questa lezione fantastiliardaria è che se il moderatore
non sa moderare, se dimostra di essere incostante, impulsivo e arbitrario, gli
utenti se ne andranno altrove. Twitter, come tutti i social network, esiste
solo finché ha utenti. Il valore di Twitter non sta nei suoi algoritmi o nella
sua architettura software e hardware: sta nelle persone che creano i suoi
contenuti. Sta nel piacere di interagire, sia pure brevemente, con persone
altrimenti irraggiungibili. Senza utenti interessanti, che creino contenuti
che attirino altri utenti, un social network inevitabilmente si spegne; se gli
utenti interessanti se ne vanno, o addirittura vengono cacciati via, e
rimangono solo neonazisti, suprematisti, spammer, terrapiattisti e hater di
ogni genere, alla fine resta solo un inutile, costosissimo guscio che si
svuota sempre più in fretta. È sempre stato così, fin dai tempi dei newsgroup,
per chi se li ricorda, e non c’è motivo di pensare che stavolta le cose
andranno diversamente.
Anche perché va ricordato che c’è una parte del piano di Musk che non è ancora
stata realizzata e che rischia di diventare la scintilla che innesca l’esodo:
per ripagare l’enorme cifra investita, il CEO di Twitter intende far pagare
agli utenti quei famosi otto dollari al mese. Per indurli a pagare, ha deciso
che i tweet di chi si rifiuta verranno resi praticamente invisibili, sommersi
da quelli degli utenti paganti. Quanti utenti saranno disposti a restare e
pagare per il privilegio di essere letti su Twitter, quando possono avere
questo privilegio gratuitamente su tutti gli altri social network?
[Una ricerca di Travis Brown indica che su un campione di 18 milioni di account, da lunedì scorso ci sono state 2215 iscrizioni nuove a Twitter Blue. I dati non sono confermati indipendentemente]
Da alcune ore una delle navicelle russe Soyuz attraccate alla Stazione
Spaziale Internazionale sta perdendo un liquido imprecisato. La perdita è
all’esterno della Stazione, non all’interno. Non c’è pericolo imminente per
gli astronauti e cosmonauti a bordo della Stazione, ma la situazione è
piuttosto preoccupante.
A leak appeared in the external cooling system of the
#SoyuzMS22
which is currently docked to the ISS about two hours ago, while Dmitry
Petelin and Sergey Prokopiev were preparing for a spacewalk. The EVA is
postponed again (for the second time).
pic.twitter.com/SCiGneGWYa
I russi hanno annullato l’attività extraveicolare che avevano in programma e
che era già nelle sue fasi preliminari (i due cosmonauti, Dmitry Petelin e
Sergey Prokopiev, avevano già indossato le tute e iniziato la
depressurizzazione dell’airlock); le loro comunicazioni sono, in
perfetto stile sovietico, estremamente reticenti. Roscosmos si è limitata a
dichiarare che l’EVA è stata
“annullata per ragioni tecniche” (il comunicato in russo è
qui su Telegram). La NASA e l’ESA
stanno monitorando indipendentemente la situazione e si stanno coordinando con
Roscosmos per gestirla.
La perdita viene ora ispezionata tramite le telecamere esterne della Stazione
e quelle montate sul braccio robotico europeo.
ERA now appeared extending toward Rassvet, possibly to help with imaging the
leak aboard Soyuz MS-22, which is docked to Rassvet:
pic.twitter.com/MjEWXTuX3D
Il controllo missione russo ha dato ordine di fotografare la perdita ma di non
aprire le coperture dei finestrini numero 4 e 7 (che dovrebbero essere sul
modulo russo Zvezda e sono probabilmente contaminate). Anatoly Zak
riassume la situazione
qui
(paywall).
Per quello che si sa finora, la perdita proviene dal sistema di raffreddamento
della Soyuz MS-22 ed è stata notata intorno alle 4 del mattino di oggi,
ora italiana. La navicella è attraccata al modulo russo Rassvet. Nelle
immagini si è visto un tubo flessibile spezzato che oscillava. Le cause della
rottura non sono note; non si può escludere un danno da impatto
(micrometeoriti o detriti spaziali). I russi hanno lavorato per tentare di
chiudere le valvole dei circuiti della Soyuz ma la perdita continua.
A questo punto la navicella è probabilmente compromessa e non potrà essere
utilizzata per il rientro sulla Terra di equipaggi. In tal caso, due
cosmonauti russi e uno statunitense (Francisco Rubio) non hanno un veicolo di
rientro; l’unico altro veicolo in grado di rientrare attualmente attraccato
alla Stazione è la capsula Dragon, che può trasportare al massimo
quattro persone, mentre a bordo della Stazione ce ne sono attualmente
sette.
È ragionevole presumere che la Soyuz in avaria verrà sganciata e fatta
rientrare tramite comando a distanza e dalla Terra verrà lanciata una
Soyuz sostitutiva teleguidata (senza equipaggio a bordo). È meno
probabile che possa essere lanciata una Dragon.
Qualunque sia il liquido che viene disperso, tenderà ad aderire alle superfici
esterne della Stazione. Anche una patina di semplice ghiaccio d’acqua non è
una situazione desiderabile, soprattutto se si deposita sui tanti sensori e
strumenti esterni della Stazione.
---
Intorno alle 16.40 è stato
segnalato
che la zona della perdita verrà ispezionata usando il Canadarm, il grande
braccio robotico della Stazione.
---
La NASA ha pubblicato un
post
sulla situazione, che traduco qui sotto:
Mercoledì 14 dicembre è stata rilevata una perdita esterna proveniente dal
veicolo spaziale
Soyuz MS-22
di Roscosmos, attraccato al
modulo Rassvet
sulla
Stazione Spaziale Internazionale. Si sospetta che la fonte della perdita sia il circuito esterno di
raffreddamento del radiatore della Soyuz.
La squadra del Controllo Missione di Roscosmos a Mosca ha posticipato la
passeggiata spaziale pianificata per mercoledì sera da parte di due
cosmonauti, allo scopo di valutare la situazione e i dati provenienti dal
veicolo Soyuz. Nessuno dei membri dell’equipaggio a bordo della stazione
spaziale è stato in pericolo e tutti hanno svolto le attività normali per
tutto il giorno.
Roscosmos sta monitorando attentamente le temperature del veicolo spaziale
Soyuz, che restano entro i limiti accettabili. NASA e Roscosmos continuano a
coordinare le immagini esterne e i piani di ispezione per assistere nel
valutare l’ubicazione della perdita esterna. Sono in atto dei piani per
un’ispezione aggiuntiva dell’esterno della Soyuz usando il
braccio robotico Canadarm2
della Stazione.
La perdita è stata rilevata per la prima volta intorno alle 7:45 p.m. EST
del 14 dicembre, quando numerosi sensori di pressione nel circuito di
raffreddamento hanno dato letture basse. In quel momento i cosmonauti
Sergey Prokopyev e
Dmitri Petelin si stavano
preparando ad effettuare una passeggiata spaziale. I cosmonauti non sono
usciti dalla stazione spaziale e nessun membro dell’equipaggio è stato
esposto al refrigerante che veniva disperso.
Il veicolo spaziale Soyuz MS-22 ha trasportato nello spazio l’astronauta
della NASA
Frank Rubio
e i cosmonauti di Roscosmos Sergey Prokopyev e Dmitri Petelin dopo il lancio
dal Cosmodromo di Baikonur in Kazakistan il 21 settembre.
L’equipaggio a bordo della stazione ha completato le normali attività
giovedì, compresa la partecipazione a ricerche e indagini scientifiche e la
configurazione di strumenti in previsione di una attività extraveicolare
statunitense pianificata per
lunedì 19 dicembre. Gli specialisti stanno sviluppando dei piani robotici in preparazione per
la passeggiata spaziale di lunedì per ottimizzarli al meglio per le prossime
attività della stazione e per l’ispezione della Soyuz.
Un’attività extraveicolare di Roscosmos pianificata per il 21 dicembre è
stata rinviata indefinitamente mentre la squadra continua la sua
investigazione del veicolo spaziale Soyuz.
Verranno forniti ulteriori aggiornamenti man mano che si renderanno
disponibili i dati.
---
Aggiornerò questo articolo qui man mano che ci saranno notizie concrete. Anche
Astronautinews.it
sta facendo la cronaca della situazione.
A proposito dell’annuncio odierno
del raggiungimento di una tappa importante verso uno sfruttamento pratico
della fusione nucleare, Repubblica, il Corriere, ANSA e
La Stampa hanno pensato bene di informare i loro lettori deliziandoli
con quella che posso solo definire come una compilation di minchiate.
Non è volgarità: è una descrizione meramente tecnica dei fatti.
"192 laser hanno riscaldato a oltre cento milioni di gradi un nucleo, che
ha richiesto mesi per essere costruito, ad una velocità superiore a quella
della luce..."
Lo fa, oltretutto, in un virgolettato, che attribuisce a un fisico del
Lawrence Livermore National Laboratory,
Marvin Adams, che fra le altre cose è vicedirettore per i programmi della Difesa degli
Stati Uniti. Qui non si può parlare di refuso,bufala,
svista o baggianata. Detta come va detta: è una minchiata, e di
dimensioni irresponsabilmente apocalittiche perché messa in bocca
come virgolettato a un fisico autorevolissimo, che quindi il lettore ha
il diritto di presumere che parli con competenza. È una minchiata che fa
inorridire chiunque abbia una conoscenza scientifica di base.
Screenshot per gli increduli:
Marvin Adams non ha detto nulla di nemmeno vagamente assimilabile a quella
cretinata sulla “velocità superiore a quella della luce” durante la
conferenza stampa di presentazione del
risultato scientifico, che potete vedere qui sotto. Adams parla da 11:44 a 15:30.
Ho
chiesto
a D’Alessandro quale sia la sua fonte e quale sia il testo originale e sto
aspettando una sua risposta. Ringrazio
@andbrusa
che mi ha segnalato l’articolo di Repubblica.
---
Ma questa non è l’unica minchiata incredibile scritta dai giornali su questa
notizia scientifica. C’è anche quest’altra (link intenzionalmente alterato; copia permanente), segnalata da
Beatrice Mautino (@divagatrice)
e attribuita da Federico Rampini a Claudio Descalzi,
“chief executive dell’Eni”. Tenetevi forte:
La fusione «è il contrario della fissione», sottolinea, ricordando che questa
nuova tecnologia «non genera radioattività, non produce scorie». Ha costi
bassi, usa come materia prima l’acqua «pesante», cioè non distillata: anche
quella di mare. E la consuma in piccole quantità, «da una bottiglia può
generare 250 megawatt in un anno».
Il Corriere ci spiega che
l’acqua pesante è acqua non distillata. Sapevatelo. Intere generazioni
di studenti di fisica vengono travolte dal gastrospasmo. Probabilmente a loro non
resterà la forza di notare l’ulteriore minchiata, che normalmente spiccherebbe
ma di fronte a quella sull’acqua pesante sbiadisce totalmente come un peto in un uragano: i megawatt al
posto dei megawattora.
Rituale screenshot per i minchiatascettici:
Fra l’altro, per il suo articolo Rampini ricicla pari pari un
intero blocco di testo
tratto dal suo libro Il lungo inverno. A sinistra il testo
intero dell’articolo di Rampini per il Corriere; a destra quello
del libro dello stesso Rampini:
In sostanza, Federico Rampini ha dato al Corriere una pagina del
suo libro riconfezionandola come articolo. È la nuova frontiera
dell’ottimizzazione del giornalismo: Ctrl-C, Ctrl-V, ecco fatto.
---
Su La Stampa, invece, un articolo non firmato (link intenzionalmente modificato; copia permanente) ci spiega il
vero risultato straordinario dei fisici statunitensi: secondo il
giornale, sono riusciti a far stare una mezza palla da basket dentro una
capsulina che sta in un cilindro grande come quello mostrato dal fisico Marvin
Adams durante la conferenza stampa. Questa:
La Stampa scrive infatti:
“192 laser giganti della National Ignition Facility del laboratorio
californiano hanno bombardato un piccolo cilindro delle dimensioni di metà
di una palla da basket, contenente un nocciolo di idrogeno
congelato.”
E ancora:
“Marv Adams, vice amministratore per i programmi di difesa della 'National
Nuclear Security Administration', ha fornito una descrizione
dell'esperimento che ha segnato la svolta sulla fusione nucleare. Tenendo in
mano un cilindro, il dirigente ha spiegato che dentro c'era una piccola
capsula sferica con un diametro pari a metà di quello di una
palla da basket”.
[...] i laser sono stati puntati su un contenitore cilindrico forato e lungo
alcuni millimetri, dice all'ANSA Fabrizio Consoli, responsabile del laser per
la fusione Abc dell'Enea. Il minuscolo cilindro racchiude a sua volta una
capsula sferica dal diametro di tre o quattro millimetro [sic] [...] Tenendo
in mano un cilindro, il dirigente ha spiegato che dentro c'era una piccola
capsula sferica con un diametro pari a meta' di quello di una palla da basket.
Screenshot per gli ormai rassegnati:
Come è possibile scrivere una minchiata del genere quando le dimensioni del
cilindro sono lì da vedere e dimostrano che è palesemente impossibile che ci
stia dentro mezza palla da basket? Semplice: basta non pensare. E basta non
rendersi conto che Marv Adams ha detto “half the diameter of a BB”. Non
ha detto “basketball”. “BB” è il pallino di una pistola a
pallini (BB gun); l’acronimo deriva da una specifica
taglia di pallini,
chiamata appunto BB, che misura
circa mezzo centimetro, ma
in inglese il termine “BB” indica genericamente un pallino che abbia grosso
modo queste dimensioni.
---
Questi sono i giornali, e i giornalisti, che hanno la pretesa che noi li
paghiamo affinché loro ci informino su cosa succede nel mondo. E la giostra
delle minchiate si ripete, puntuale, a ogni notizia anche solo vagamente
legata alla scienza. L’idea di far scrivere gli articoli a qualcuno che sappia
cosa sta dicendo, a quanto pare, è troppo rivoluzionaria. Questo non è un
errore momentaneo: è una prassi redazionale.
Ho scoperto che nel negozio online di SpaceX c’è un bel modello del Falcon 9 con capsula Crew Dragon in scala 1:100, alto 65 centimetri, che sarebbe perfetto da abbinare al mio modello del Saturn V nella stessa scala. Fra l’altro, è un modello volante lanciabile (è fatto dalla Estes, che lo vende qui) ma è anche da esposizione (viene fornito con un piedistallo). Costa caruccio: 150 dollari più tasse e spese di spedizione.
Il modello è preverniciato e già dotato di decal; solo la capsula è staccabile e le zampe non sono apribili (si romperebbero troppo facilmente in caso di lancio). Ne trovate una recensione su Collectspace.com, che offre il 10% di sconto usando il codice IN-COLLECTSPACE sul sito della Estes, ma la Estes non spedisce in Europa.
Ho già fatto per voi le simulazioni di acquisto: sul sito di SpaceX, che spedisce anche in Europa, i prezzi complessivi (comprendenti la spedizione verso la Svizzera, i dazi e le tasse) sono i seguenti:
Svizzera: un esemplare 233 dollari; due esemplari 218 dollari ciascuno (435.77 dollari in tutto); tre esemplari 237 dollari ciascuno (711.31 dollari in tutto).
Italia: un esemplare 260.56 dollari due esemplari 235.78 dollari ciascuno (471.57 dollari in tutto); tre esemplari 251.87 dollari ciascuno (755.63 dollari in tutto).
Conviene insomma organizzarsi in coppie e far spedire in Svizzera, se potete (io ho già piazzato il mio secondo esemplare).
Fra l’altro, Everyday Astronaut offriva un modello del Falcon 9/Crew Dragon in scala 1:100 con capsula, primo stadio e secondo stadio staccabili e zampe apribili, ma a un costo decisamente più alto (375 dollari più tasse e spese) e comunque è esaurito e non si sa quando tornerà disponibile.
Aggiornamento: sulla scorta dei commenti arrivati dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo, preciso per scrupolo che il lancio di razzi è pericoloso se non effettuato da persone addestrate che rispettino le procedure e le precauzioni del caso ed è regolamentato severamente. Anche l’importazione dei propulsori è altrettanto regolamentata. Informatevi bene prima di cacciarvi nei guai.
Ieri la capsula per equipaggi Orion ha completato il suo volo di prova intorno alla Luna senza portare a bordo astronauti, in preparazione per il ritorno di esseri umani sulla Luna, esattamente cinquant’anni dopo l’ultima presenza di astronauti sul suolo lunare. Apollo 17 Timeline ospita alcuni articoli di cronaca della stampa italiana dell’epoca (La Stampa, Il Corriere
della Sera, Il
Giorno e Stampa Sera) e il resoconto della prima EVA di Cernan e Schmitt.
I primi passi di Cernan sulla Luna, ripresi dalla cinepresa installata sul
Modulo Lunare “Challenger”.
Questa sera intorno alle 18.40 avverrà il rientro dall’orbita lunare della
capsula senza equipaggio Orion, a conclusione della missione
Artemis 1 dopo 25 giorni nello spazio. Il rientro verificherà il funzionamento dello scudo termico, che deve sopportare temperature molto più alte all’impatto con l’atmosfera terrestre a causa della velocità di ritorno dalla Luna, che è di circa 40.000 km/h, contro i 28.000 dei rientri dalla Stazione Spaziale Internazionale. Questa fase collauderà anche il complesso sistema di ben 11 paracadute che vanno progressivamente attivati per ridurre la velocità d’impatto con l’acqua a circa 30 km/h e le procedure di recupero della capsula.
La diretta è già iniziata ed è embeddata qui sotto. L’ammaraggio avverrà nell’Oceano Pacifico, al largo della Baja California.
Questo è lo schema di rientro della capsula pubblicato dall’ESA:
L’11 dicembre di mezzo secolo fa Stampa sera raccontava
la cronaca dell'ingresso in orbita lunare e i preparativi per l'allunaggio
di Apollo 17. Poche ore più tardi, quando in Italia erano le 20.55, gli ultimi due
astronauti lunari del programma Apollo, Gene Cernan e Harrison Schmitt,
atterravano con successo nella valle di Taurus-Littrow, come raccontato in
questo articolo
di Apollo 17 Timeline, che include alcune delle spettacolari foto
scattate durante la discesa e dopo l’atterraggio e presenta la cronaca
dell’evento fatta dal Giornale Radio Rai.
Il luogo destinato all'ultimo sbarco lunare umano del XX secolo, fotografato
poco prima della discesa. Foto AP17-AS17-147-22465, scansione JSC. Quasi al
centro dell’immagine si scorge il Modulo di Comando e Servizio, che in questa
fase è più in basso rispetto al Modulo Lunare.
Nota: alcuni dettagli di questo articolo sono stati modificati rispetto
alla realtà per esigenze di narrazione e per proteggere le identità delle
persone coinvolte. La sostanza tecnica dell’articolo è inalterata.
Questa è una versione estesa del testo del podcast del 16 dicembre 2022. Pubblicazione iniziale: 2022/12/11 10:51. Ultimo aggiornamento: 2022/12/22
12:40.
Intendiamoci subito: un crimine è un crimine e come tale va condannato. Una
persona ha perso parecchi soldi a causa della truffa che sto per raccontarvi.
Ma la sfacciataggine e la spavalderia della tecnica usata dal criminale sono sorprendenti e confesso di avere un piccolo moto di
ammirazione per l’astuzia di chi l’ha concepita e messa in atto. In ogni caso, questo tipo originale di trappola informatica può essere un pericolo per molti, soprattutto nel periodo natalizio.
---
Questa storia inizia con una telefonata. Una persona mi chiama chiedendo aiuto
per risolvere una truffa: ha usato il proprio conto PayPal, sul quale aveva
accumulato del denaro, per inviare a se stessa circa duemila franchi, dando
ordine a PayPal di versarli sul suo conto Postfinance (la versione svizzera di
un conto corrente presso l’ufficio postale), ma i soldi non sono mai arrivati.
Non ci sono indicazioni che il suo computer sia stato attaccato o che qualcuno
abbia avuto accesso al suo conto PayPal, e l’ipotesi che qualcuno sia riuscito
a dirottare il suo trasferimento di denaro mentre era in transito sembra
tecnicamente improbabile. Frodi o errori da parte di PayPal o di Postfinance
sembrano ancora più implausibili. La vittima dice di essere sicura di essere entrata
direttamente nel proprio account PayPal e di aver dato le proprie
credenziali al sito originale, per cui è da escludere un phishing (furto di credenziali effettuato inducendo la vittima a visitare un sito che ha lo stesso aspetto di quello autentico ma è gestito dai criminali) o un
man in the middle (intercettazione delle comunicazioni della vittima con il sito autentico).
Sembra un mistero irrisolvibile, ma come mi capita spesso in situazioni come
questa chiedo alla vittima di descrivermi in dettaglio i passi che ha
compiuto, mentre io li ripercorro usando il mio conto PayPal come ambiente di prova.
La vittima
mi racconta che è entrata nel proprio conto e ha cliccato sull’opzione di invio
denaro nella pagina principale, etichettata Send money nella versione
in inglese del sito.
Lo faccio anch’io, e sul monitor del computer mi compare appunto l’opzione di inviare denaro, bene in vista al centro della
schermata:
La vittima mi spiega che a questo punto ha cliccato su Send money,
visto che doveva inviare del denaro, e ha digitato Postfinance nella
casella di ricerca del destinatario.
Ripeto i suoi passi, e quindi clicco su Send money. Mi compare la
casella di ricerca nella quale, appunto, si cerca il nome dell’utente al quale inviare denaro:
In questa casella digito Postfinance, come ha fatto la vittima, e mi compare sullo schermo l’account di nome Postfinance.
La vittima mi spiega che ha cliccato su questo account e ha immesso la cifra
da inviare, cliccando poi sul pulsante di invio. Da quel momento non ha più
visto i propri soldi.
Provo a farlo anch’io, con un importo simbolico di un centesimo, ma mi trattengo dal cliccare sul pulsante Send Money Now.
Avete capito come si è svolta la frode?
Vi lascio un po’ di tempo per pensarci. Scrivete la vostra soluzione nei
commenti, se vi va.
---
ALLERTA SPOILER: La soluzione
La vittima ha commesso un errore abbastanza comprensibile: ha usato la
funzione Send money invece di quella giusta, che ha un nome molto
simile, ossia Transfer money.
In questo modo la vittima, invece di
mandare i soldi al proprio conto Postfinance (che va preventivamente
registrato fra i conti destinatari autorizzati), ha mandato i soldi a un
truffatore che ha avuto l’idea semplice e geniale di creare un account di nome
Postfinance e ha avuto la spavalderia di confidare che PayPal
non avrebbe fatto alcun controllo significativo sui nomi degli account. E ha avuto ragione.
La vittima, poco pratica di PayPal e presa dalla fretta perché era in partenza
per un viaggio, ha pensato che scegliendo
Postfinance gli automatismi di PayPal avrebbero dedotto dai dati del mittente a quale conto andassero inviati i soldi. L’errore iniziale è stato suo, certo, ma è stato
facilitato dall’ambiguità fra inviare denaro e trasferire denaro
e soprattutto dal fatto che PayPal non sta facendo nulla di efficace per
evitare queste truffe: infatti ospita numerosissimi account che hanno nomi o
nickname palesemente ingannevoli.
Grazie anche alle segnalazioni dei lettori nei commenti qui sotto e su
Mastodon, è infatti emerso che fra gli utenti di PayPal, oltre a Postfinance (con
tanto di pratico e ingannevolissimo link rapido Paypal.me/postfinance), ci sono account
che hanno nickname sfacciatamente fraudolenti, come
Poste Pay, Poste Italiane, Credit Lyonnais American Express,
Paypal Banque, Banca Bancomer, Banca Comercial Mexicana, Banca Intesa,
Intesa Sanpaolo, Banca Sella
o Mastercard Crédit Mutuel, insieme a tantissime persone che a quanto
pare di nome o cognome fanno proprio Mastercard e a qualcuno che ha la
curiosa sorte di chiamarsi Visa Mastercard o Debito Mastercard.
Si capisce che sono account fraudolenti e non intestati alle istituzioni
finanziarie legittime dal nome indicato in piccolo dopo la chiocciolina, che non c’entra
nulla con quello dell’istituzione: dubito, per esempio, che Poste Italiane
abbia aperto un account usando il nome utente @filomenapolito93.
La vittima è ora in disputa con PayPal per tentare di farsi restituire la
somma, ma nel frattempo è importante prevenire che ci siano ulteriori vittime. Ho già
avvisato il servizio antiphishing di PayPal, che secondo la guida online è
raggiungibile inviando una mail a phishing@paypal.com.
In caso di sospettata frode, la guida online di PayPal raccomanda inoltre di
contattare il servizio antifrode dell’azienda usando la pagina apposita (www.paypal.com/disputes/), ma questa pagina funziona solo se c’è stata una transazione fra vittima e
presunto truffatore. Così ho mandato un centesimo al falso Postfinance: questo mi ha consentito di venire a sapere quale indirizzo di mail è associato all’account. È
thierrybarthtiti113@gmail.com, e PayPal stessa ammette che l’account
non è verificato.
Ho inviato a Paypal questa mail dal mio account presso la RSI:
Dear Sirs,
I am a journalist working for Swiss National Radio and
TV.
I would like to report a fraudulent account on your service.
The account is called "@Postfinance". It is impersonating the Swiss Post
Office, but it is associated with the email account
thierrybarthtiti113@gmail.com.
This account has already scammed
someone, who contacted me to report the scam.
I am writing an
article on PayPal fraud management, reporting this specific instance.
I
would like to suggest that you block this "@Postfinance" account immediately.
As a general rule, perhaps you could consider a filter that prevents or at
least flags accounts that use well-known company names without
verification.
Sincerely, Paolo Attivissimo
Lugano,
Switzerland
Adesso vediamo che succede. Personalmente trovo assurdo e inaccettabile che PayPal non effettui nessun controllo sui nomi o nickname scelti dagli utenti, filtrando almeno quelli che contengono parole chiave evidenti come bank, banque, credit, debit, poste, card.
Nel frattempo, posso solo segnalare pubblicamente questo problema e raccomandare a tutti di fare tanta, tanta attenzione ai dettagli quando si invia denaro via Internet e di farlo solo quando si può agire senza fretta, senza distrazioni e senza ansie.
---
2022/12/22. Ricevo dalla vittima e segnalo con piacere la notizia che PayPal ha rimborsato l’intera cifra. L’account ingannevole, tuttavia, è ancora presente su PayPal.
Sulle pagine de La Stampa del 10 dicembre 1972, conservate con cura dal
collezionista Gianluca Atti, il giornalista Ennio Caretto racconta la giornata
di viaggio della missione Apollo 17, che si appresta a entrare in
orbita intorno alla Luna in preparazione per la discesa sul suolo lunare. Se
volete leggere la prosa di mezzo secolo fa, quando la parola “computer” era
ancora così nuova che la si scriveva in corsivo e il marchio
Boeing meritava ancora le virgolette, potete farlo in
questo articolo
di
Apollo 17 Timeline.
I fasti e gli entusiasmi del primo allunaggio sono ormai acqua passata: la
notizia dello sbarco imminente è relegato a pagina 13, anche se in prima
pagina c’è una foto del figlio del comandante della missione, Gene Cernan.
A pagina 13 del quotidiano "La Stampa" di domenica 10 dicembre 1972 il
racconto del viaggio dell'equipaggio di Apollo 17 giunto ormai in prossimità
dell'obiettivo lunare (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
Alle 21:10 ora italiana il veicolo spaziale si inserisce in orbita intorno
alla Luna: in
questo articolo
della Timeline trovate il racconto di questa fase del volo,
illustrato da alcune fotografie scattate durante la missione.
---
Cinquant’anni più tardi, la tecnologia digitale consente di restaurare e
recuperare le immagini di questo volo spaziale, ripresentandole con un
dettaglio e una resa cromatica impensabili all’epoca grazie all’ottimo lavoro
del restauratore Andy Saunders, autore del magnifico libro di fotografie
spaziali
Apollo Remastered, che ho acquistato e che consiglio a chiunque voglia vedere o rivedere
queste immagini storiche come meritano di essere viste: in grande formato e
stampate a colori come si deve.
Questi sono alcuni esempi delle foto restaurate e in alcuni casi addirittura
ricreate effettuando stacking sulle riprese su pellicola 16 mm per
ottenere immagini panoramiche e ridurre la grana della pellicola.
Cernan fotografato da Schmitt con la Terra sullo sfondo. Foto AS17-134-20387. Credit: NASA/JSC/ASU/Andy Saunders.