Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2014/01/12
L’iPhone compie sette anni: retroscena della demo che cambiò la telefonia
Jobs voleva a tutti i costi fare una demo reale, facendo telefonate, ascoltando musica e navigando su Internet, e mostrando sul megaschermo della sala quello che si vedeva sul touchscreen del prototipo, ma fu un rischio enorme: lo smartphone perdeva le chiamate, crashava o semplicemente si spegneva spontaneamente. Se si inviava una mail e poi si navigava in Rete, tutto bene: ma se queste operazioni venivano fatte in ordine inverso, erano guai. Tutti i componenti erano troppo instabili e nuovi. C'erano soltanto cento prototipi. Jobs provò la presentazione per cinque giorni.
Fu necessario barare: l'indicatore di segnale fu riprogrammato per indicare sempre e comunque cinque tacche, perché in caso di crash e riavvio della sezione radio il pubblico avrebbe visto il calo improvviso di segnale. La sezione WiFi dell'iPhone era così instabile che i tecnici dovettero collegare di nascosto delle prolunghe d'antenna per compensare le variazioni di segnale in sala, e per tenere libera la frequenza WiFi (in modo che nessuno del pubblico potesse involontariamente usarla e interferire) fu necessario impostare l'access point come se fosse in Giappone, usando quindi frequenze non permesse negli Stati Uniti. Fu persino portato in loco un ripetitore mobile della rete cellulare, per garantire un segnale potente.
La presentazione fu un successo, grazie agli sforzi acrobatici dei tecnici. E il resto, come si suol dire, è storia.
2013, incassi record per il cinema USA nonostante la pirateria
La sorpresa, semmai, è che nonostante tutte le lamentele sull'Apocalisse causata dalla pirateria audiovisiva, il 2013 si sta delineando come l'anno migliore in assoluto per gli incassi cinematografici negli Stati Uniti, secondo Box Office Mojo, con quasi 11 miliardi di dollari. Anche tenendo conto dell'inflazione, gli incassi del 2013 sono superiori o pari a quelli dei primi anni 2000.
Una ricerca dell'Università del Minnesota e del Wellesley College, intitolata Reel Piracy: The Effect of Online Film Piracy on International Box Office Sales, indica che mancano prove di distorsioni degli incassi da quando è stato reso disponibile il protocollo BitTorrent e suggerisce che uno dei principali motivatori degli scaricamenti illegali è il ritardo nella disponibilità legale dei film. In altri termini, i film vengono scaricati a scrocco anche perché non c'è un canale legale per farlo: più è lungo il periodo fra l'uscita al cinema di un film e la sua disponibilità su DVD, Blu-ray o sui circuiti legali, più sale la sua pirateria.
Un altro dato interessante è che la pirateria proviene spesso dai meccanismi interni dell'industria del cinema. Django Unchained è stato scaricato illegalmente 500.000 volte in sole ventiquattr'ore perché qualcuno ha messo su Internet una copia destinata ai giudici degli Oscar.
2014/01/11
Oggi alle 15 sarò a Lugano per discutere di democrazia digitale
2014/01/10
Stasera sarò a Trezzano per parlare di viaggi lunari
Credit: NASA History Office |
L'incontro è aperto a tutti e sarà seguito, meteo permettendo, da un'osservazione astronomica. Porterò con me un po' di copie di libri: il mio Luna?, Progetto Apollo di Luigi Pizzimenti e Il mistero dei cosmonauti perduti di Luca Boschini. Avrò con me anche qualche penna USB contenente la versione HD più recente del mio documentario Moonscape.
La conferenza si tiene, per felice coincidenza, proprio in occasione del quarantacinquesimo anniversario dell'annuncio pubblico (foto qui sopra) della scelta dell'equipaggio di Apollo 11, che sarebbe diventato il primo a mettere piede sulla Luna, a luglio del 1969.
Articoli del Disinformatico radiofonico irraggiungibili, podcast troncato: lavori in corso
Niente panico: è in corso una migrazione del sito della RSI e durante la transizione alcuni contenuti sono temporaneamente offline, ma non è andato perso nulla. Ho pubblicato gli articoli della puntata del 3/1 in questo blog. Ho inoltre segnalato il troncamento del podcast alla RSI.
Scusate l'inconveniente.
Com’è complicato il tempo! Meno male che c’è l’open source
Il cambio d'anno festeggiato pochi giorni fa ci regala, come consueto, una serie di cambiamenti: buttar via i calendari obsoleti, abituarsi a scrivere l'anno con un 4 finale al posto del 3, e così via.
Niente di speciale, tutto sommato, perché il tempo è lineare e procede con scadenze ben familiari: secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni. Un sistema dal quale dipendiamo sempre di più, non solo per la puntualità ma anche per la validità per esempio delle transazioni bancarie o delle operazioni di borsa.
Ma in realtà il sistema è semplice soltanto in superficie: come racconta molto bene questo video di Computerphile (in inglese), un errore anche di un solo secondo può causare problemi a catena, e chiunque si trovi a dover insegnare a un computer come gestire correttamente i calcoli del tempo, o a dover prendere un appuntamento telefonico con un interlocutore dall'altra parte del mondo, si trova presto in un pantano di regole e di eccezioni.
Prima di tutto bisogna tenere conto, ovviamente, dei fusi orari: ma non basta aumentare o scalare di un'ora tonda, perché ci sono paesi come l'Australia, la cui zona centrale è nove ore e mezza avanti rispetto all'ora standard di Greenwich, o il Nepal, che è avanti di cinque ore e tre quarti. Serve una tabella con tutti i fusi orari e le relative eccezioni.
Poi c'è l'ora legale, che entra in vigore in giorni differenti in base alle nazioni: serve una tabella che elenchi tutte le date nelle quali ciascun paese del mondo passa dall'ora legale a quella solare e viceversa. E ci sono i paesi dell'emisfero sud, che in autunno portano le lancette indietro anziché avanti, e lo fanno, ovviamente, in date differenti. Bisogna tenere conto anche di questo.
Ma ci sono anche casi come Samoa, che si trova nel Pacifico, sulla linea di cambiamento di data: nel dicembre 2011 ha scelto di perdere un intero giorno di calendario, passando dal 29 direttamente al 31. Anche questo va incluso nei calcoli. Per fortuna esiste già un file che elenca i cambi di fuso orario passati e futuri, che vengono annunciati con un certo anticipo. Tranne nel caso della Libia, che l'anno scorso, con pochissimo preavviso, ha annullato l'ora legale, col risultato che è stato impossibile creare e distribuire gli aggiornamenti di tutti i software e che ogni computer libico, con qualunque sistema operativo, si è trovato a indicare l'ora sbagliata.
C'è di peggio. In Cisgiordania, a fine settembre scorso la popolazione israeliana si è trovata a usare un'ora diversa da quella palestinese, perché l'Autorità Palestinese aveva deciso di tornare all'ora solare, mentre i residenti israeliani avevano deciso di restare sincronizzati con il cambio dell'ora legale in Israele a fine ottobre. Nello stesso posto, insomma, c'erano due orari differenti in base all'etnia. E qui il programmatore si mette le mani nei capelli. Se non se li è già strappati prima. Ma non è finita.
Se è già un incubo calcolare che ore sono adesso in un altro luogo del mondo, immaginatevi cosa succede quando si tratta di calcolare date storiche. C'è da tenere conto del passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano, che però non è stato fatto da tutti: ci sono paesi che l'hanno adottato nel 1582, quando si è passati dal 4 ottobre direttamente al 15, e ci sono altri paesi che non l'hanno introdotto neanche adesso. Molti paesi europei passarono al calendario gregoriano in momenti differenti anche di secoli: la Danimarca e la Prussia nel 1700, l'Impero Britannico nel 1752, la Russia nel 1918, la Grecia nel 1923.
Neppure una cosa apparentemente ovvia e incontestabile come l'inizio dell'anno è facile da calcolare. In Inghilterra, dal dodicesimo secolo fino al 1751, l'anno legale iniziava il 25 di marzo, per cui tutte le date storiche di gennaio, febbraio e marzo vanno corrette (l'esecuzione di Carlo I, per esempio, avvenne il 30 gennaio 1648 secondo il calendario dell'epoca, ma oggi i libri di storia correggono e la indicano nel 1649). In altri termini, dopo il 31 dicembre 1712, per esempio, c'era il primo gennaio... 1712. In Scozia, invece, l'anno legale iniziava il primo gennaio già dal 1600, per cui a quei tempi passare dall'Inghilterra alla Scozia in gennaio, febbraio o marzo significava cambiare anno.
Queste possono sembrare stramberie antiche; oggi siamo più pratici e razionali, visto che siamo molto più interconnessi e interdipendenti. Invece no. Gli astronomi hanno introdotto i secondi intercalari, ossia secondi supplementari o mancanti, per tenere conto delle leggere irregolarità della rotazione terrestre, altrimenti il tempo coordinato universale o UTC, usato come riferimento principale in tutte le attività industriali e sociali, si sfaserebbe rispetto alla rotazione del pianeta (tempo solare). Quando c'è un secondo intercalare supplementare, c'è un minuto che ha 61 secondi e quindi gli orologi di precisione devono segnare 23:59:60. Dal 1972, quando è stato introdotto questo sistema, sono stati aggiunti 25 secondi intercalari.
Che differenza potrà mai fare un secondo in più? Tanta, se c'è di mezzo l'informatica. I computer non si aspettano un minuto che duri 61 secondi, e a volte vanno in tilt, come è successo ai sistemi della Oracle nel 2009 e a molti siti Internet che usavano un Linux non aggiornato nel 2012. Google risolve il problema “spalmando” il secondo nell'arco della giornata, in modo da non avere mai un minuto con 61 secondi.
Per fortuna ci sono degli esperti che tengono traccia di tutte queste complicazioni e, cosa più importante, le rendono pubblicamente disponibili sotto forma di tabelle e codice open source, già pronto per l'uso, da prendere e inserire in qualunque programma, e sotto forma di siti come TimeAndDate.com e WorldTimeZone.com.
Antibufala: criminali identificabili dal riflesso negli occhi delle vittime fotografate
Si tratterebbe insomma di una tecnica che trasformerebbe in realtà quelle scene di telefilm come CSI nelle quali la scena del crimine viene ricostruita usando la sua immagine riflessa nell'occhio di un passante ripreso dalla telecamera di sorveglianza.
In realtà, se si va a leggere la ricerca originale (Identifiable Images of Bystanders Extracted from Corneal Reflections, di Rob Jenkins e Christie Kerr, rispettivamente delle Università di York e di Glasgow) invece dei suoi sunti giornalistici, si scopre che questa tecnica funziona soltanto in condizioni talmente particolari da essere attualmente poco realistiche.
Tanto per cominciare, non funziona nelle foto che si trovano in giro su Internet: occorre infatti che il soggetto venga fotografato con una fotocamera ad altissima risoluzione. I ricercatori hanno usato una costosissima Hasselblad da 39 megapixel, che non è esattamente il tipo di fotocamera abitualmente utilizzato in queste terribili circostanze criminose.
Anche usando apparecchiature di questo livello, la foto deve essere scattata in condizioni d'illuminazione perfette e a non più di un metro dal volto del soggetto: altra circostanza poco credibile.
Come se non bastasse, anche accettando queste limitazioni (e supponendo che in futuro i megapixel delle fotocamere dei telefonini continuino ad aumentare), il risultato è un'immagine del volto sgranatissima (meno di 60 x 60 pixel), che consente soltanto di avere una probabilità maggiore del caso, ma non la certezza, di identificare la persona riflessa, e tutto questo soltanto se chi effettua il riconoscimento conosce chi è ritratto nell'immagine sgranata.
La foto qui sopra è un esempio pratico: scattata a meno di 30 centimetri dall'occhio del vostro Disinformatico con un Nokia Lumia 1020, telefonino dotato di fotocamera da 41 megapixel, mostra cosa si vede realmente in questi casi. Riuscite a identificare il volto della persona che c'era davanti a me? La risposta è qui.
In sintesi, al momento non c'è da pensare che nelle foto caricate su Instagram o nei forum più sordidi della Rete si possano identificare le persone riflesse negli occhi del soggetto fotografato. Le scene di CSI continuano a essere pura fantasia ingannevole.
Guardare il mondo con occhi nuovi: mappe online
Per esempio, può essere sorprendente scoprire che la stragrande maggioranza dei luoghi comuni sugli antipodi è sbagliata: dovunque abitiate, nel punto opposto della sfera terrestre c'è quasi sempre oceano o mare, non terraferma (come mostra l'immagine qui accanto).
Se volete verificarlo, usate la mappa antipodale interattiva di FindLatitudeAndLongitude.com: in uno dei due riquadri mostrati dal sito scegliete il punto del mondo che vi interessa e nell'altro comparirà il punto antipodale corrispondente. Gli antipodi della Svizzera (e di quasi tutta l'Europa), per esempio, sono nell'Oceano Pacifico, a est della Nuova Zelanda. E la famosa frase “sindrome cinese”, immortalata da un celebre film, è una bufala: agli antipodi degli Stati Uniti non c'è la Cina, ma l'Oceano Indiano.
Tanti altri modi nuovi di vedere il mondo sono presso l'account Twitter
@Amazing_Maps (letteralmente “mappe stupefacenti”): per esempio, secondo voi quanta
superficie del pianeta bisognerebbe coprire di pannelli solari per generare
l'energia consumata oggi nel mondo? Basterebbe l'Australia? Sì; anzi,
basterebbe
questo quadratino del Sahara (“quadratino” rispetto alle dimensioni del deserto, dato che
misura circa 250 km di lato). I dettagli sono descritti in
questa ricerca.*
*2018/07/22: ho approfondito la questione in questo mio articolo.
Un risultato sorprendente, da confrontare con la mappa dei paesi che hanno i maggiori consumi energetici pro capite.
Ci sono anche le mappe del mondo deformate in base alla popolazione di ciascuno stato o al debito pubblico. Su un altro versante, volete sapere dove si consuma più caffé o c'è la minore illuminazione notturna? Esistono mappe anche per questo.
2014/01/06
Dietro le quinte degli effetti di “Gravity” (SPOILER)
ATTENZIONE: Se non avete ancora visto Gravity, tenete presente che questo video rivela dettagli molto importanti della trama.
2014/01/05
Giove visto dalla sonda Cassini. Direttore della fotografia, Stanley Kubrick
Un'immagine reale di Giove, scattata nel 2000 dalla sonda Cassini e ripresa di recente dal sito del progetto In Saturn's Rings. Sembra presa di peso da 2001: Odissea nello spazio (1968), di Stanley Kubrick.