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Il Disinformatico

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2018/08/29

Facebook è sempre più un social per “vecchi”: i dati di Vincos sui social media

Ultimo aggiornamento: 2018/08/29 12:30.

AGI ha pubblicato le stime di Vincenzo Cosenza (Vincos.it) sugli utenti italiani di Facebook: in totale 31 milioni attivi mensilmente (24 milioni ogni giorno tramite smartphone), un milione in più rispetto a un anno fa, ma il 40% in meno di adolescenti e 2 milioni in meno fra i 19 e 29 anni. A livello europeo, Facebook ha perso circa tre milioni di utenti. La fascia più consistente è fra 36 e 45 anni; l’unica fascia in crescita è quella dai 46 anni in su. Il 58% degli utenti italiani ha oltre 35 anni. Gli utenti invecchiano, e con loro i social network.

Maggiori dettagli sono qui su Agi.it. Su Vincos.it trovate anche le statistiche di popolarità dei social network e dei sistemi di messaggistica insieme all’Osservatorio sui social media, con i dati sull’utenza italiana. Gli utenti mensili sono i seguenti:

  1. Facebook: 31 milioni
  2. Youtube: 24 milioni
  3. Instagram: 14 milioni
  4. LinkedIn: 11 milioni
  5. Twitter: 7,9 milioni
  6. Pinterest: 6,1 milioni
  7. Google+: 5,7 milioni
  8. Tumblr: 2 milioni
  9. Snapchat: 1,6 milioni


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Svizzera, 106 misure federali per migliorare la sicurezza informatica

Anche in Svizzera, come in molti altri paesi, la percezione del rischio informatico aziendale non è ancora matura. Molti pensano ancora che un attacco informatico sia il problema di qualcun altro e di essere troppo piccoli per essere presi di mira. Chi lavora nel settore della sicurezza sa invece che nessun bersaglio è troppo piccolo o insignificante per un criminale informatico in cerca di guadagni facili.

L’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico (UFAE) ha pubblicato un documento nel quale propone uno standard minimo di protezione, orientato specificamente ai gestori di infrastrutture ma valido per chiunque, che si articola in 106 misure concrete. Queste misure sono strutturate in cinque gruppi fondamentali:

  1. Identificare
  2. Proteggere
  3. Intercettare
  4. Reagire
  5. Ripristinare
Il documento si basa in parte sul lavoro del NIST statunitense ed è scaricabile qui (per ora solo in francese, tedesco e inglese) insieme a uno spreadsheet che facilita il compito di valutazione della sicurezza.

Le misure non contengono novità particolari per chi si occupa professionalmente di sicurezza informatica, ma il fatto che se ne parli nei media generalisti e che ci sia un’azione governativa forse aiuterà i responsabili della sicurezza informatica delle aziende a superare uno dei principali ostacoli alla protezione delle infrastrutture: il dirigente che non sa nulla d’informatica ma pretende lo stesso di decidere di testa propria quanto spendere in sicurezza (il meno possibile, di solito) e quali misure adottare (”dobbiamo davvero fare un backup tutti i giorni?”).

Il documento fa parte della Strategia nazionale per la protezione della Svizzera contro i cyber-rischi (SNPC), varata dal Consiglio Federale sei anni fa.


Fonti aggiuntive: Consiglio federale, RSI. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.

2018/08/26

1972, chicca elettrica in uno sketch di Raimondo Vianello e Gianni Agus

In Sai che Ti Dico?, del 1972, c’è uno sketch con Raimondo Vianello e Gianni Agus che fanno la parte degli archeologi del futuro; lo potete rivedere qui sulle Teche Rai. La Dama del Maniero Digitale l’ha rivisto a TecheTecheté qualche giorno fa e me ne ha fatto notare una particolarità.

Agus: Cari amici, finalmente il mistero della scomparsa della civiltà di duemila anni or sono è stato risolto. Si credeva finora che questa scomparsa fosse dovuta alle esplosioni atomiche. Viceversa, gli scavi compiuti dal professor Mixer hanno rivelato una ben diversa soluzione del mistero. Dunque, professore...

Vianello: Qui dove noi ci troviamo c’era...

Agus: Scusi, professore, parli solo quando mi si accende la luce della telecamera. Ecco, parli, prego.


Vianello: Ecco, qui dove noi ci troviamo c’era una penisola dalla strana forma di stivale. Noi ci troviamo al centro di questa penisola, dove sorgeva una grande città chiamata Ramo.

Agus: Ah! Ramo!

Vianello: Ramo, sì (estrae un foglietto di appunti). Ramo. Ah, no, Roma!

Agus: Roma.

Vianello: I nostri scavi si riferiscono esattamente al centro della città di Roma.

Agus: Ma perché, di questa città non è rimasto niente?

Vianello: Niente, assolutamente niente. Però abbiamo avuto la fortuna di portare alla luce migliaia e migliaia di queste strane scatole di metallo, che ci hanno dato l’esatta soluzione del problema.


Agus: Ma scusi, professore, a che cosa servivano?

Vianello: Mah, probabilmente per spostarsi da un luogo all’altro, ma l’aumento vertiginoso del numero di queste scatole di metallo provocò una serie di ingorghi caotici finché si arrivò al cosiddetto ingorgo finale.

Agus: Vale a dire, professore?

Vianello: Vale a dire che non riuscirono più a muoversi. Rimasero tutti bloccati, la città fu paralizzata e di conseguenza morirono tutti di inedia.

Agus: Oh, impressionante!

Vianello: Ê impressionante perché questo fu l’inizio della fine della civiltà dell’anno duemila, che praticamente si è autodistrutta.

Agus: Professore, come si muovevano queste scatole di metallo?

Vianello: È difficile dirlo, perché noi abbiamo trovato solo i gusci. Secondo una mia teoria usavano l’elettricità per non inquinare l’aria.

Assistente: Professore, professore!

Vianello: Sì? Haha! La mia teoria era esatta! È chiaro che usavano il braccio e la mano come antenna per captare l’elettricità dell’aria e trasformarla in energia motrice. Guardi!


Quasi cinquant’anni fa, insomma, i danni da inquinamento erano già tanto evidenti da essere oggetto di uno sketch comico e la soluzione elettrica era altrettanto ovvia. Gli archeologi del futuro troveranno davvero incredibile l’idea di una civiltà che riempie le città di migliaia di scatole di metallo che inquinano l’aria, comperate e usate sapendo che sono inquinanti, e rifiuteranno l’idea che le popolazioni antiche siano state così stupide e dissennate. Ridiamoci sopra, che è meglio :-)


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2018/08/25

Il giornalismo britannico spiegato dai britannici

Ultimo aggiornamento: 2021/11/22 16:40.

Me la prendo spesso con il giornalismo italiano, ma non vorrei che questo desse l’impressione che venero acriticamente quello degli altri paesi. 

La situazione imbarazzante della stampa britannica e del suo pubblico, per esempio, è riassunta con cattiveria magistrale in questo sketch della serie della BBC Yes, Prime Minister, che risale al 1987 (è nella puntata A Conflict of Interest) ma è dannatamente attuale anche oggi.


Sir Humphrey Appleby (segretario di gabinetto, assistente speciale del primo ministro): L’unico modo per capire la stampa è ricordare che asseconda i pregiudizi dei propri lettori.

Jim Hacker (primo ministro del governo britannico): Non mi venga a spiegare la stampa. So esattamente chi legge i giornali. Il Daily Mirror viene letto dalla gente che crede di comandare il paese. Il Guardian viene letto dalla gente che crede che dovrebbe comandare il paese. Il Times viene letto dalla gente che realmente comanda il paese. Il Daily Mail viene letto dalle mogli della gente che comanda il paese. Il Financial Times viene letto dalla gente che possiede il paese. Il Morning Star viene letto dalla gente che crede che il paese dovrebbe essere comandato da un altro paese. Il Daily Telegraph viene letto dalla gente che crede che lo sia.

Sir Humphrey: Primo Ministro, e la gente che legge il Sun?

Bernard Woolley (segretario privato principale del primo ministro): Ai lettori del Sun non interessa chi comanda il paese, purché abbia delle grandi tette.

In originale:

Sir Humphrey: The only way to understand the press is to remember that they pander to their readers' prejudices.

Jim Hacker: Don't tell me about the Press. I know exactly who reads the papers. The Daily Mirror is read by the people who think they run the country. The Guardian is read by people who think they ought to run the country. The Times is read by the people who actually do run the country. The Daily Mail is read by the wives of the people who run the country. The Financial Times is read by people who own the country. The Morning Star is read by people who think the country ought to be run by another country. The Daily Telegraph is read by the people who think it is.

Sir Humphrey: Prime Minister, what about the people who read The Sun?

Bernard Woolley: Sun readers don't care who runs the country - as long as she’s got big tits.

La battuta non fu scritta per la serie TV: circolava già da anni, come documenta questa indagine di John Hoare su DirtyFeed. Per chi non conoscesse la stampa britannica, chiarisco che il Sun era famoso per la sua consuetudine di pubblicare in terza pagina, fra una notizia scandalistica e l’altra, grandi foto di donne seminude.

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2018/08/24

Avventurette in auto elettrica: sbloccare le funzioni nascoste di recupero energetico

Ultimo aggiornamento: 2018/08/24 12:30.

Nelle puntate precedenti di queste avventurette ho accennato al fatto che ELSA, la mia piccola auto elettrica (Peugeot iOn), ha delle funzioni nascoste di recupero energetico. O almeno così si dice su Internet. Ma sarà vero? Nei giorni scorsi ho provato a scoprirlo e questo è il riassunto dell’esperimento, che si è concluso ieri.

La teoria è questa: la iOn, come la Citroen C-Zero, è una Mitsubishi i-Miev rimarchiata e con interni differenti (più spartani) e qualche optional in meno. La carrozzeria è identica. In effetti le etichette sulle cinture di ELSA hanno il logo Mitsubishi.

Un’altra differenza, quella più importante in questa storia, è che la i-Miev ha due modalità di frenata rigenerativa in più rispetto alle sorelle: una modalità più drastica (denominata modalità B) e una più blanda (modalità C), che possono essere usate per ottimizzare l’autonomia in base alle condizioni di guida.

Secondo gli utenti iOn trovati su Internet, però, queste due modalità ci sono in realtà anche sulla C-Zero e sulla iOn, ma sono inibite semplicemente da una mascherina di plastica che blocca la corsa del selettore che si trova al posto della tradizionale leva del cambio. Per riattivarle basta levare questa mascherina e fare una piccola modifica a un pezzo di plastica sottostante.

Tutto questo viene raccontato nel video qui sotto (da 1:49 in poi), in questo articolo (copia su Archive.is), in quest’altro e in queste foto. C’è anche una discussione dettagliata su Myimiev.com



Dico sempre di non credere a tutto quello che si vede su Internet, specialmente quello che vorremmo che fosse vero, per cui sono un po’ scettico nonostante ci siano varie fonti indipendenti e apparentemente ben documentate. Inoltre, se anche fosse vero quello che dicono gli utenti in Rete, come faccio a essere sicuro che queste modalità aggiuntive nascoste siano davvero disponibili sul mio esemplare di iOn?

C’è un solo modo per saperlo: provare. Quello che vedete nella foto qui sotto è il selettore di ELSA: ha le posizioni P (Park), R (retromarcia), N (folle), D (guida normale). Vediamo se si smonta come dicono gli esperti su Internet.



Il primo passo è rimuovere la carenatura fra i due sedili, che è vincolata da due perni laterali (da estrarre premendone il centro) e da due viti (una delle quali è nascosta dentro uno sportellino, sotto il freno a mano).

Uno dei perni laterali, pronto per l’estrazione.

La prima delle due viti è sotto lo sportellino, qui già rimosso, nella nicchia verso sinistra, vicino al pulsante di rilascio del freno a mano.

La seconda vite è all’estremità posteriore della carenatura, fra i sedili. Nella foto l’ho già rimossa. La zona argentata in basso è un parasole da parabrezza.

Bisogna poi svitare il pomello del “cambio”.


Ecco fatto: la mascherina è ora completamente accessibile.


La mascherina è trattenuta in posizione dagli agganci a dentello laterali (due per parte).


Sblocco gli agganci laterali facendo leva con un cacciavite e la mascherina viene via.



Resta da levare la protezione antipolvere (si sfila lungo l’asta del “cambio”). Poi si sfila un’astina passante, bloccata da una rondella, e la guida del selettore viene via. Questo è il pezzo sul quale bisogna intervenire. Nella foto qui sotto lo sto tenendo in mano, già sottosopra. La parte da rimuovere è quella liscia a zigzag che sta in fondo alla fessura sagomata.



Un po’ di lavoro paziente con un Dremel e una lima, e la guida del selettore diventa uguale alla versione Mitsubishi:



A questo punto rimonto il tutto, tranne la mascherina e il parapolvere, per fare una prova veloce. Se funziona, ordinerò la mascherina Mitsubishi, che ha la fessura allungata per consentire le due posizioni aggiuntive.



Accendo ELSA e provo il selettore rimontato. P, R, N, D... tiro indietro la leva fino a farla entrare nella prima parte della fessura allungata, e compare sul display una modalità nuova: una B che prima non c’era.



Quindi ELSA ha davvero una modalità nascosta! Avrà anche l’altra? Sposto ancora più indietro la leva e ottengo una bella C.



Ta-da! Porto ELSA a fare un giro su una stradina per vedere cosa fanno realmente queste nuove posizioni del selettore, che sono selezionabili durante la marcia, senza doversi fermare: la B effettivamente produce una frenata elettromagnetica più marcata di quella normale (in modalità D) e l’indicatore di rigenerazione della batteria (la zona “Charge” sul cruscotto) va parecchio più verso il fondo scala. In altre parole, la batteria si ricarica di più in frenata. La modalità C è l’esatto contrario: produce una frenata elettromagnetica più dolce di quella standard e ricarica meno la batteria.

Tutto esattamente come descritto nei forum online, che sono molto più ricchi di informazioni di quanto lo sia la documentazione ufficiale. In tutte le sue 442 pagine, il manuale della i-MiEV (versione USA) spiega queste modalità soltanto con le poche parole che seguono.

Set the selector lever to “B” (REGENERATIVE BRAKE MODE) or “ECO” (ECO MODE) position for increased regenerative braking as follows:
● “B”: Strong regenerative braking (For downhill driving)
● “ECO”: Moderate regenerative braking (For economical driving or gentle downhill driving)
[Pagina 1-3]

A pagina 1-6, una tabella consiglia "Eco or B mode" per aumentare l‘autonomia.

“D” DRIVE Use this position for normal driving.
“ECO” ECO MODE Use this position when you desire to limit power consumption and/or when moderate regenerative braking is required.
“B” REGENERATIVE BRAKE MODE Use this position when strong regenerative braking is required, such as on a steep downhill.
[Pagina 3-36]


Ti conosco, mascherina!


Visto che tutto funziona, vale la pena di ordinare la mascherina Mitsubishi (part number 2420A081XB). Kiwiev.com racconta di averla pagata ben 180 euro, se ho capito bene.

Vado dal concessionario Mitsubishi locale, che me la propone a 150 franchi, consegnata entro due o tre giorni. Non male, ma online la trovo, originale, a 114 euro, spedizione compresa, presso Original-teile-shop.de. La ordino e mi arriva al Maniero Digitale dopo tre giorni. È comunque un pezzo di plastica decisamente caro.



Tolgo la carenatura, rimuovo dalla mascherina due innesti centrali che nel modello Mitsubishi sono inspiegabilmente spostati di poco rispetto alla versione Peugeot, vincolo la mascherina con i quattro agganci a dente restanti e il gioco è fatto:

Prima...

...e dopo.


Insomma, era tutto vero. La Peugeot iOn è stata davvero intenzionalmente menomata. Come dicevo in un articolo precedente, è come scoprire che il proprio PC ha un selettore Turbo (ve li ricordate?), ma è coperto da un tappo di plastica incollato ed è impostato sulla modalità lenta.

Secondo un articolo del 2010, trovato da motogio, Peugeot e Citroen hanno fatto questa scelta per proporre una guida semplificata ai clienti europei:

“"Nous tenions à simplifier l'interface homme-machine", explique Philippe Barriac, en charge du projet iOn depuis son origine. "La sélection du bon rapport en fonction de l'allure et de la pente ne dérange pas le client japonais. Point tant son homologue européen. Ainsi avec la iOn, quel que soit le profil de la route, c'est la boîte et le calculateur qui sélectionnent le bon taux de récupération de l'énergie cinétique. On ne peut faire plus simple"”.

Sinceramente non ho notato alcun intervento del computer per selezionare il tasso di recupero ottimale.


Ma è davvero utile?


La modalità B si è rivelata davvero ottimale per le discese e la guida in città con frequenti frenate, mentre la modalità C è risultata ideale per i percorsi a velocità costante, dove l’intervento della frenata rigenerante a ogni minimo rilascio dell’acceleratore ridurrebbe l’autonomia rispetto alla semplice inerzia (coasting), perché la rigenerazione non recupera tutta l’energia e se si rilascia l’acceleratore involontariamente si spende più energia per riprendere la velocità originale.

Nonostante le mie preoccupazioni iniziali, la modalità B non è comunque più drastica di un freno motore di un’auto a pistoni, anche se può dare un leggero fastidio a chi soffre di nausea da movimento.

La modifica è comunque reversibile semplicemente rimettendo a posto la mascherina originale, che impedisce al selettore di raggiungere le posizioni B e C. La tappa finale sarà, per maggiore scrupolo, una richiesta alle autorità locali per verificare che la modifica sia legale e non invalidi l’assicurazione o l’omologazione.

Usando bene queste modalità ho ottenuto un aumento tutt’altro che trascurabile dell’autonomia: mentre prima riuscivo a percorrere circa 80 km a velocità autostradali, ora sono mediamente una novantina, e ogni tanto l’indicatore di autonomia raggiunge i cento. Mica male, per una city car di sette anni fa che ha solo 16 kWh di batteria.


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2018/08/23

Fisica, vaccini e bandierine. Con blastata finale

Ultimo aggiornamento: 2018/08/23 10:55.

Non credo di aver mai usato in questo blog termini come blastata o blastare, ma c’è sempre una prima volta. Questa mi sembra l’occasione giusta.

Premessa: un paio di giorni fa ho retweetato questa notizia della Radiotelevisione Svizzera sull’aumento preoccupante dei casi di morbillo in Europa.



Dopo un po’ è arrivato qualcuno che voleva fare polemica. Non era il primo della giornata. Ho a che fare tutti i giorni con gente che si atteggia e si comporta così. Scusatemi, quindi, se posso sembrare poco paziente.



Ho risposto così, pescando dai tweet del polemista:



Come da copione, è arrivato il Secondo Polemista, con una battuta classica:



Non ho molta pazienza con gente così, proprio perché ne vedo tanta, e non ho tempo da dedicare a rispondere a chi non ha nessun interesse a dialogare ma vuole solo attaccar briga; preferisco dedicarlo a chi mi scrive con interesse sincero. Per cui ho risposto cosi:



Arriva, sempre da copione, il Terzo Polemista, colto dal bisogno irrefrenabile di dire la sua:






A questo punto ho già messo in Silenzia tutti i suddetti e lo scambio sarebbe già finito, ma poi arriva La Laureata In Ingegneria. Sì, con tutte le maiuscole, perché le senti nell’aria prima ancora di leggere le parole.



Screenshot:

Mia risposta:



Arrivano i rinforzi:



Pazientemente chiedo le competenze, perché potrei anche essermi sbagliato:







Screenshot:




Screenshot:



Sempre con molta calma e pazienza fornisco prove autorevoli di quello che ho scritto:




A questo punto l’ostrica secerne la perla:



Screenshot:



Con chiunque mi contatti via Twitter uso quasi sempre la Regola dei Tre Tweet:

1. una risposta non si nega a nessuno;
2. ma se entro tre tweet non mi hai dato un’ottima ragione per continuare a dedicarti del tempo, la conversazione è finita;
3. e se mi sfotti o mi insulti, la conversazione finisce anche prima del terzo tweet.

Di conseguenza, a questo punto ho già messo in Silenzia Ilaria e tutti gli altri, per cui ho fatto i miei screenshot di documentazione, ho fatto un tweet pubblico di riassunto e poi ho chiuso la conversazione.

Ma poi è successo questo:



Ogni tanto Internet regala queste piccole grandi gioie.


2018/08/23 10:55. Ilaria ha cancellato i propri tweet, per cui ho aggiunto a questo articolo gli screenshot.


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2018/08/22

Da oggi il Disinformatico è anche Attivissimo.it; in arrivo anche Attivissimo.me

Grafica di Gianluigi Gatti.
Ultimo aggiornamento: 2018/08/22 16:25.

Con un piccolo investimento e l’aiuto di amici e colleghi (e delle vostre donazioni), ho approfittato di un momento di disponibilità del dominio Attivissimo.it e l’ho acquistato, redirigendolo su questo blog.

Da oggi, quindi, invece di digitare attivissimo.blogspot.com potete anche scrivere semplicemente Attivissimo.it.

Attivissimo.net continua a puntare al mio sito Web e Disinformatico.info continua a puntare a questo blog.

Ho già acquistato anche Attivissimo.ch e l’irresistibile Attivissimo.me; li metterò in pista nei prossimi giorni.


2018/09/03. Fatto!



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2018/08/21

Ci vediamo a Bolzano il 24 agosto per parlar di fake news, bufale e leggende metropolitane?

Venerdì 24 agosto alle 20.30 sarò ospite del campus della Libera Università di Bolzano, che insieme all’Università degli Studi di Trento propone la consueta “Settimana di orientamento alla scelta universitaria”. Nell’ambito di questa iniziativa terrò una conferenza sul tema delle fake news, intitolata Bufale e leggende metropolitane.

La conferenza è aperta al pubblico e si terrà nell'Aula D 1.02 del Campus, in Piazza Università 1.

Trovate il programma completo della Settimana di orientamento qui su Il Dolomiti. Altre informazioni sono qui sul sito dell’Università di Bolzano.

Per curiosità, ho provato a vedere se il viaggio di 700 km complessivi (che faccio in auto a pistoni) sarebbe possibile con un’auto elettrica: il simulatore di Tesla mi dice di sì.

Con una Model 3 Long Range, potrei arrivare con una sosta di ricarica rapida ai Supercharger di Affi o Trento (circa cinque minuti) e poi caricare lentamente all’arrivo a una colonnina generica, oppure fare una sosta leggermente più lunga ai Supercharger (che faremmo comunque per un caffé e una capatina in bagno) e non preoccuparci di caricare all’arrivo, avendo comunque autonomia sufficiente il giorno successivo per fare una carica rapida (circa 40 minuti) durante il viaggio di ritorno.

Il viaggio sarebbe fattibile anche con auto elettriche di altre marche aventi pari autonomia (per esempio Opel Ampera-e o Hyundai Kona), con la differenza che dovrei localizzare le colonnine generiche lungo il percorso e assicurarmi di avere la tessera/app compatibile.

2018/08/19

Ponte Morandi, complottisti sciacalli si scatenano: non date loro visibilità

Mi state mandando via mail e Twitter molte segnalazioni del fatto che almeno due complottisti italiani stanno pubblicando post e video che sostengono tesi di complotto a proposito del crollo del Ponte Morandi a Genova. Alcuni di voi mi stanno chiedendo di debunkare questi deliri che parlano di esplosivi e altre idiozie colossali.

Vi chiedo una cortesia. Non segnalatemeli pubblicamente; non vi risponderò, se non in privato. Non chiedetemi di debunkarli: queste tesi non meritano né il vostro tempo né il mio.

Non farò neanche i loro nomi. Questi sciacalli devono finire nel dimenticatoio. Stanno cercando di ottenere visibilità sulla pelle dei morti di Genova, esattamente come hanno fatto con i morti di altre tragedie.

Se me li segnalate, se condividete i loro messaggi sui social, anche solo per denunciare quanto sono squallidi, state facendo il loro gioco.

Quindi ve lo chiedo senza troppo giri di parole: piantatela. Non condividete i loro video o i loro post, per nessun motivo. Non citate neanche i loro nomi e cognomi. Non usate neanche giri di parole per descriverli. Buttate i loro rantoli idioti nel cesso e tirate con vigore lo sciacquone. Grazie.


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Un altro caso di complottismo convertito

La pubblicazione della lettera aperta di conversione di un complottista ha stimolato altre persone a condividere la propria esperienza analoga. Pubblico qui un altro caso, in forma anonimizzata, con il permesso di chi me l’ha mandata.

Non sono sicura di essere stata una complottista, e certamente non mi definivo così, anche perché dieci anni fa non conoscevo questa terminologia; penso che la definizione corretta di ciò che ero sia believer.

Credevo nel sovrannaturale, negli alieni che costruivano cose, nei fantasmi, nelle ESP, tutto il solito repertorio.

Certo, una simile scelta di campo si estendeva anche alle questioni importanti, 11 settembre, allunaggio, Big Pharma, etc, ma davvero con pochissimo impegno: tendevo solo a credere (e a dire) che ci fosse altro, che Bush quantomeno sapesse cosa stava per succedere e che la NASA non ci avesse raccontato proprio tutto.

Avevo sposato questa corrente di pensiero da adolescente, in contrapposizione con la razionalità estrema del mio mondo d'origine (da adolescente vivi di contrapposizione, no?), e poi non ci avevo più badato particolarmente: quelle blande convinzioni stavano lì, erano divertenti, mi facevano sentire più sveglia di chi invece si accontentava di un banale mondo a un solo livello. Quando le vocine razionali provavano ad alzare un ditino, non era difficile liquidarle con i soliti argomenti: ricordo che una volta lessi il libro di Polidoro sulla maledizione del Titanic e dissi letteralmente qualcosa come "ha spiegato molti casi, ma non tutti, questo come lo spieghi?"

Le cose cambiarono circa 10 anni fa. La vocina razionale aveva già avuto modo di farsi più strada, grazie anche alla neopassione per le scienze forensi (diamo la colpa a CSI, sí :)), e l'approccio razionale cominciava a sembrarmi un modo sano di provare a dare un senso a ciò che ci accade tutt'intorno.

Poi, un giorno, non ricordo perché, cercavo in Rete la storia dei dipendenti della Odigo e atterrai su undicisettembre [un blog di debunking sull'11/9; la Odigo era un’azienda che sembrava aver ricevuto un preavvertimento degli attentati]. Fu come prendere uno schiaffo in faccia.

Capii che fino a quel momento le mie opinioni si erano fondate su due informazioni striminzite su cui avevo costruito trilogie in sei volumi più le appendici, riducendo un discorso di enorme complessità a una battuta casuale.

Ignoravo tutto ma mi ero sentita parte dell'intellighenzia che conoscevo la verità nascosta.

Passai i giorni successivi a leggere ogni singola riga di undicisettembre e dei siti amici, mi costrinsi a guardare ogni singola foto e video, ad ascoltare ogni audio, arrivando alle immaginu dei corpi bruciati nell'aereo del Pentagono e dei jumpers che forse erano gli stessi affacciati dallo squarcio della Torre fino a poco prima.

Persone vere, reali, morte in maniera orribile e diretta mondiale, davanti ai miei stessi occhi che quel pomeriggio, come tutti, ero davanti alla tv. Persone sulla cui sorte avevo fatto battute superficiali, credendo a buchi di cinque metri, signori, cinque metri senza mai mettere in discussione niente, perché era più fico essere fra gli alternativi.

Cercai materiale anche sulle altre mie credenze, e il castello crollò in pochissimo tempo: sei mesi dopo ero iscritta al CICAP.

Oggi sono un'attivista scettica, e in questi dieci anni ho imparato tantissimo, metodi di indagine, approcci alla riflessione, capacità di coltivare il dubbio e di riconoscere quel modo di (non) ragionare negli altri.

Continuo a sapere pochissimo (per lo più mi sono specializzata in scemate), ma ora ho l'umiltà di esserne consapevole e la capacità di scegliere e accedere alle fonti giuste. E se posso, se me lo chiedono, quel poco che so lo passo ad altri dubbiosi, con cui cerco sempre di non andare a conflitto, perché l'esperienza mi ha insegnato che molti, tantissimi, non sono complottisti o believer nel profondo, ma solo gente che - come facevo io - si è fermata al primo rigo di informazioni. Ed è questo che rende oggi più che mai essenziale il debunking e la divulgazione, per dare a tutti la possibilità di scegliere consapevolmente da che parte stare.

Ecco, solo questo. Niente di originalissimo, ma mi ha portata dove sono ora e di questo sono decisamente felice :-)

Scusa la prolissità e grazie per aver voluto ascoltare questa storia.

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