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2015/09/17
Plutone, nuove immagini mozzafiato
Ultimo aggiornamento: 2015/09/17 23:25.
La sonda New Horizons ha oltrepassato Plutone ma sta piano piano inviando a Terra le foto che ha scattato durante il suo velocissimo passaggio ravvicinato al pianeta nano. Alcune lasciano a bocca aperta anche chi è abituato alla bellezza delle immagini di altri mondi. Guardate questa, per esempio:
Niente male, vero? Plutone sembra una gigantesca meringa, con quelle montagne assurdamente alte rispetto alla curvatura del globo. Ma non accontentatevi di questa piccola anteprima: andate a prendere la versione originale a 3420x1460 pixel, e godetevela.
Spiega la NASA: Appena 15 minuti dopo il suo massimo avvicinamento a Plutone, il 14 luglio scorso, New Horizons ha rivolto indietro il proprio sguardo verso il Sole e ha colto quest'immagine prossima al tramonto. Sulla destra si nota la pianura denominata informalmente Sputnik Planum; a sinistra ci sono le montagne, alte fino a 3500 metri, che hanno il nome provvisorio di Norgay Montes. L'immagine in controluce evidenzia oltre una dozzina di strati di foschia nell'atmosfera di Plutone, che è rarefatta ma estesa. La foto è stata scattata da 18.000 chiometri: l'inquadratura è larga circa 1250 chilometri.
Emily Lakdawalla di Planetary Society spiega come è stata realizzata quest'immagine (in inglese): un sensore pushbroom da 5000 x 32 pixel con integrazione dei ritardi temporali (time-delay integration). La descrizione dettagliatissima presentata da Emily è puro nettare per nerd: dico solo che questa è una porzione dell'immagine completa e che le scie nel cielo sulla destra sono stelle, deformate dallo spostamento del sensore (o meglio, dell'intera sonda) che sta inseguendo il pianeta. Le bande diagonali nel cielo sono artefatti del sensore.
Quando vi siete saziati con quest'antipasto, c'è il resto delle nuove immagini. Non prendetevela con me se la vostra produttività avrà un improvviso calo.
La sonda New Horizons ha oltrepassato Plutone ma sta piano piano inviando a Terra le foto che ha scattato durante il suo velocissimo passaggio ravvicinato al pianeta nano. Alcune lasciano a bocca aperta anche chi è abituato alla bellezza delle immagini di altri mondi. Guardate questa, per esempio:
Niente male, vero? Plutone sembra una gigantesca meringa, con quelle montagne assurdamente alte rispetto alla curvatura del globo. Ma non accontentatevi di questa piccola anteprima: andate a prendere la versione originale a 3420x1460 pixel, e godetevela.
Spiega la NASA: Appena 15 minuti dopo il suo massimo avvicinamento a Plutone, il 14 luglio scorso, New Horizons ha rivolto indietro il proprio sguardo verso il Sole e ha colto quest'immagine prossima al tramonto. Sulla destra si nota la pianura denominata informalmente Sputnik Planum; a sinistra ci sono le montagne, alte fino a 3500 metri, che hanno il nome provvisorio di Norgay Montes. L'immagine in controluce evidenzia oltre una dozzina di strati di foschia nell'atmosfera di Plutone, che è rarefatta ma estesa. La foto è stata scattata da 18.000 chiometri: l'inquadratura è larga circa 1250 chilometri.
Emily Lakdawalla di Planetary Society spiega come è stata realizzata quest'immagine (in inglese): un sensore pushbroom da 5000 x 32 pixel con integrazione dei ritardi temporali (time-delay integration). La descrizione dettagliatissima presentata da Emily è puro nettare per nerd: dico solo che questa è una porzione dell'immagine completa e che le scie nel cielo sulla destra sono stelle, deformate dallo spostamento del sensore (o meglio, dell'intera sonda) che sta inseguendo il pianeta. Le bande diagonali nel cielo sono artefatti del sensore.
Quando vi siete saziati con quest'antipasto, c'è il resto delle nuove immagini. Non prendetevela con me se la vostra produttività avrà un improvviso calo.
Video: Festa della Rete, la sorprendente speculazione sulle notizie meteo
Pochi giorni fa ho partecipato alla Festa della Rete, a Rimini, e sono stato ospite di un dibattito ricco di spunti insieme a Serena Giacomin (meteorologa del Centro Epson Meteo), Walter Quattrociocchi (CSS Lab) e Dario Pecorella (Altervista), con la moderazione di Simone Angioni. Ecco il video dell'incontro: credo che sorprenderà anche voi in particolare la questione della montagna di soldi fatta speculando sul catastrofismo meteorologico. Buona visione.
Antibufala: università inglese annuncia che la Terra verrà distrutta da una meteora tra pochi giorni. MORIREMO TUTTI
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle gentili donazioni di “maurizio.to*” e “luca@*”. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento, come ha fatto “emi.it*”). Ringrazio @lucianog, @mrdaltri e @ufoofinterest. Ultimo aggiornamento: 2015/10/01 14:30.
“«La Terra verrà colpita da un meteorite tra il 22 e il 28 settembre», la tesi choc di una università inglese.” Lo scrive oggi Emiliana Costa su Messaggero.it [donotlink; archive.is]. Non nella sezione Cazzate sentite al bar, ma nella sezione Tecnologia e Scienza. La stessa notizia esce anche su Ilmattino.it [donotlink; archive.is], sempre a firma di Emiliana Costa. E anche su Leggo.it [donotlink; archive.is]. Firmata da chi? Emiliana Costa. Ma pubblicata sotto la responsabilità delle singole redazioni.
Dice l'articolo: “"La Terra potrebbe essere spazzata via da un meteorite tra meno di una settimana". La tesi choc proviene da un gruppo di scienziati coordinati dal professor Robert Walsh, direttore esecutivo della ricerca alla University of Central Lancashire, nel Regno Unito”. Ma è una balla. La tesi non proviene affatto dal professor Walsh o dall'università: proviene dal tabloid inglese Mirror, che si è inventato la notizia di sana pianta, in una classica mossa attiraclic.
Il Mirror ha preso le dichiarazioni originali assolutamente rassicuranti del professor Walsh (che iniziano con un inequivocabile “Gli accademici dell'Università concordano con la NASA: non c'è alcun motivo di preoccuparsi”) e le ha completamente stravolte, titolando “Esperto dice che una meteora potrebbe spazzar via la Terra la settimana prossima nonostante la NASA dica che siamo al sicuro” [donotlink; archive.is], come mostrato qui accanto.
Indovinate da dove dice di aver preso la notizia Emiliana Costa? Ma dal Mirror, naturalmente. L'ammissione è nel secondo paragrafo del suo articolo.
I fatti sono questi: primo, il professor Walsh non ha mai detto che la Terra potrebbe essere spazzata via da un meteorite tra meno di una settimana. La “tesi choc” non proviene da un'università inglese. Questa stronzata (scusatemi, ma non c'è altro modo per qualificarla) gliel'hanno messa in bocca i giornalisti.
Secondo, l'idea che ci sarà un impatto catastrofico imminente è stata partorita esclusivamente da alcuni complottisti. C'è persino scritto chiaramente, e con chiaro tono di scetticismo, nell'articolo del Mirror usato come fonte autorevole (non ridete) da Emiliana Costa:
In italiano:
Più chiaro di così non si può, eppure la Costa risponde così quando le segnalo che ha pubblicato una bufala: “Se legge il pezzo troverà le fonti. Compresa quella della NASA e del giornale da cui è stata ripresa la notizia Buona lettura”.
Solo che la NASA non c'entra nulla; ha anzi smentito seccamente. E persino il Mirror ha chiarito che l'annuncio di catastrofe non arriva dal professor Walsh, ma da un gruppo di complottisti.
Ma come si dice spesso nel giornalismo, mai lasciare che i fatti ostacolino una notizia ghiotta. Il Mattino e il Messaggero sembrano aver capito molto bene questa lezione. Se poi qualcuno si fa venire le crisi di panico di fronte alla dichiarazione, scritta su testate giornalistiche, che una università inglese ha annunciato una catastrofe meteorica per la fine di questo mese, chi se ne frega. L'importante è attirare clic. E se qualcuno ti fa notare che hai pubblicato una notizia da procurato allarme, chi se ne frega lo stesso. Tanto l'Ordine dei Giornalisti dorme sonni beati. Poi la gente mi dice che sono eccessivo quando parlo di “puttane del clic” riferendomi ai giornalisti (uomini e donne) e alle redazioni che tradiscono la deontologia in nome di qualche spot pubblicitario in più.
Poi, cari colleghi, non lamentatevi se nessuno compra più giornali. A furia di pubblicare balle, la gente magari s'è stufata di pagare soldi buoni in cambio di notizie marce.
Magari vi state chiedendo come ha fatto il professor Walsh a finire coinvolto in questa bufala. Semplice: ha pubblicato sul sito dell'Università del Lancashire una pagina in cui sbufala le previsioni di catastrofe mentre la sua collega, Sarita Robinson, spiega gli aspetti psicologici dell'attrazione diffusa per l'idea della fine del mondo. Tutto qui. Ai giornalisti in cerca di clic facili questo basta e avanza.
Fra l'altro, le considerazioni psicologiche della Robinson sono interessanti, ma sono state ignorate in favore dell'annuncio di catastrofe. Cito in sintesi qualche brano:
Siamo al primo ottobre e l'asteroide non s'è visto; siamo ancora qui. Due parole di rettifica, da parte dei giornalisti e dei giornali che hanno seminato allarme per nulla, sarebbero gradite. Attendo fiducioso? Neanche un po'.
“«La Terra verrà colpita da un meteorite tra il 22 e il 28 settembre», la tesi choc di una università inglese.” Lo scrive oggi Emiliana Costa su Messaggero.it [donotlink; archive.is]. Non nella sezione Cazzate sentite al bar, ma nella sezione Tecnologia e Scienza. La stessa notizia esce anche su Ilmattino.it [donotlink; archive.is], sempre a firma di Emiliana Costa. E anche su Leggo.it [donotlink; archive.is]. Firmata da chi? Emiliana Costa. Ma pubblicata sotto la responsabilità delle singole redazioni.
Dice l'articolo: “"La Terra potrebbe essere spazzata via da un meteorite tra meno di una settimana". La tesi choc proviene da un gruppo di scienziati coordinati dal professor Robert Walsh, direttore esecutivo della ricerca alla University of Central Lancashire, nel Regno Unito”. Ma è una balla. La tesi non proviene affatto dal professor Walsh o dall'università: proviene dal tabloid inglese Mirror, che si è inventato la notizia di sana pianta, in una classica mossa attiraclic.
Il Mirror ha preso le dichiarazioni originali assolutamente rassicuranti del professor Walsh (che iniziano con un inequivocabile “Gli accademici dell'Università concordano con la NASA: non c'è alcun motivo di preoccuparsi”) e le ha completamente stravolte, titolando “Esperto dice che una meteora potrebbe spazzar via la Terra la settimana prossima nonostante la NASA dica che siamo al sicuro” [donotlink; archive.is], come mostrato qui accanto.
Indovinate da dove dice di aver preso la notizia Emiliana Costa? Ma dal Mirror, naturalmente. L'ammissione è nel secondo paragrafo del suo articolo.
I fatti sono questi: primo, il professor Walsh non ha mai detto che la Terra potrebbe essere spazzata via da un meteorite tra meno di una settimana. La “tesi choc” non proviene da un'università inglese. Questa stronzata (scusatemi, ma non c'è altro modo per qualificarla) gliel'hanno messa in bocca i giornalisti.
Secondo, l'idea che ci sarà un impatto catastrofico imminente è stata partorita esclusivamente da alcuni complottisti. C'è persino scritto chiaramente, e con chiaro tono di scetticismo, nell'articolo del Mirror usato come fonte autorevole (non ridete) da Emiliana Costa:
Conspiracy theorists still haven't pin pointed when earth's final day will come - insisting it could be anywhere from the 22 to the 28 September - but if we're to believe them - then we should start bidding bye-bye to our loved ones soon.
In italiano:
I complottisti non hanno ancora definito con esattezza quando arriverà l'ultimo giorno della Terra e insistono che potrebbe essere una qualunque data fra il 22 e il 28 settembre, ma se vogliamo credere a loro allora dovremmo cominciare presto a dire ciao ciao ai nostri cari.
Più chiaro di così non si può, eppure la Costa risponde così quando le segnalo che ha pubblicato una bufala: “Se legge il pezzo troverà le fonti. Compresa quella della NASA e del giornale da cui è stata ripresa la notizia Buona lettura”.
Solo che la NASA non c'entra nulla; ha anzi smentito seccamente. E persino il Mirror ha chiarito che l'annuncio di catastrofe non arriva dal professor Walsh, ma da un gruppo di complottisti.
Ma come si dice spesso nel giornalismo, mai lasciare che i fatti ostacolino una notizia ghiotta. Il Mattino e il Messaggero sembrano aver capito molto bene questa lezione. Se poi qualcuno si fa venire le crisi di panico di fronte alla dichiarazione, scritta su testate giornalistiche, che una università inglese ha annunciato una catastrofe meteorica per la fine di questo mese, chi se ne frega. L'importante è attirare clic. E se qualcuno ti fa notare che hai pubblicato una notizia da procurato allarme, chi se ne frega lo stesso. Tanto l'Ordine dei Giornalisti dorme sonni beati. Poi la gente mi dice che sono eccessivo quando parlo di “puttane del clic” riferendomi ai giornalisti (uomini e donne) e alle redazioni che tradiscono la deontologia in nome di qualche spot pubblicitario in più.
Poi, cari colleghi, non lamentatevi se nessuno compra più giornali. A furia di pubblicare balle, la gente magari s'è stufata di pagare soldi buoni in cambio di notizie marce.
Ma il povero professor Walsh che c'entra?
Magari vi state chiedendo come ha fatto il professor Walsh a finire coinvolto in questa bufala. Semplice: ha pubblicato sul sito dell'Università del Lancashire una pagina in cui sbufala le previsioni di catastrofe mentre la sua collega, Sarita Robinson, spiega gli aspetti psicologici dell'attrazione diffusa per l'idea della fine del mondo. Tutto qui. Ai giornalisti in cerca di clic facili questo basta e avanza.
Fra l'altro, le considerazioni psicologiche della Robinson sono interessanti, ma sono state ignorate in favore dell'annuncio di catastrofe. Cito in sintesi qualche brano:
La gente tende a pensare che le credenze apocalittiche siano legate alla religione e che la credenza in una fine del mondo sia un elemento chiave di una teoria spirituale. Ma risulta di no: ci sono molte persone non religiose che credono all'imminenza della fine del mondo a causa della minaccia nucleare o di altre tecnologie umane come la manipolazione genetica.
È interessante chiedersi perché le persone sono attratte da queste credenze. Una possibilità è che in un mondo imprevedibile offrono un senso di controllo. La gente può essere preoccupata per il futuro e per cosa pianificare, ma senza informazioni su cui basarsi è difficile fare piani. Se un leader carismatico ti dice che il mondo finirà in una data precisa, puoi preparare i tuoi piani di conseguenza. La data toglie l'incertezza dalla tua vita. Non solo: hai persone che la pensano come te con le quali puoi lavorare per questo obiettivo comune. Per alcuni (specialmente i religiosi) la fine del mondo può portare a un mondo migliore.
Il problema nasce quando il mondo non finisce. Può essere molto difficile per le persone quando scoprono improvvisamente che il mondo non è finito. Devono trovare una maniera di spiegarlo, come per esempio un errore nei propri calcoli.
Credere che la fine del mondo sia vicina non è una brutta cosa, se non interferisce con la tua vita quotidiana. Se non vendi la casa e spendi i soldi per farti una bella vacanza, o se non dai i tuoi soldi al leader di qualche setta, prepararsi per la fine del mondo potrebbe non essere una cattiva idea. Noi non prendiamo in considerazione molti rischi nella vita di tutti i giorni: per esempio non consideriamo le conseguenze di una pandemia d'influenza e la maggior parte della gente non vuole pensare alla morte perché la mette psicologicamente a disagio. La maggior parte di noi non si prepara per i disastri e non fa neanche i preparativi sensati, come tenere in auto una coperta e un thermos di caffé se ci troviamo bloccati per strada dalla neve in inverno.
2015/01/10: La fine del mondo è stata annullata
Siamo al primo ottobre e l'asteroide non s'è visto; siamo ancora qui. Due parole di rettifica, da parte dei giornalisti e dei giornali che hanno seminato allarme per nulla, sarebbero gradite. Attendo fiducioso? Neanche un po'.
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2015/09/16
Le foto “spontanee” delle celebrità su Instagram: Lindsay Lohan
Piccolo promemoria per chi ancora crede che le foto che le celebrità pubblicano su Instagram siano autentiche e spontanee: no, non lo sono. Per cui non fatevi paranoie perché vorreste emulare le loro forme e non ci riuscite. Ci sono ambizioni migliori nella vita.
Questa è una foto attualmente pubblicata dal profilo Instagram di Lindsay Lohan, che a quanto pare è una celebrità:
E ha anche il coraggio di dire “mi piace il mio giro vita esattamente com'è”. Allora come mai le tende s'incurvano verso quel giro vita, sfidando la forza di gravità?
Fra l'altro, la Lohan non è nuova a questo genere di anomalia. A gennaio aveva pubblicato questa foto:
Notate come i flaconcini sul lavandino sono distorti. Chissà perché.
Qui trovate altri esempi di queste bufalebrità.
Fonte: Photoshop Disasters
Questa è una foto attualmente pubblicata dal profilo Instagram di Lindsay Lohan, che a quanto pare è una celebrità:
E ha anche il coraggio di dire “mi piace il mio giro vita esattamente com'è”. Allora come mai le tende s'incurvano verso quel giro vita, sfidando la forza di gravità?
Fra l'altro, la Lohan non è nuova a questo genere di anomalia. A gennaio aveva pubblicato questa foto:
Notate come i flaconcini sul lavandino sono distorti. Chissà perché.
Qui trovate altri esempi di queste bufalebrità.
Fonte: Photoshop Disasters
2015/09/15
Antibufala: un UFO riemerge dal ghiaccio in Antartide!
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2015/09/17 18:15.
Se vedete questa storia spacciata per vera prossimamente nei siti di ufologia, ditemelo: vuol dire che quegli ufologi non sanno fare uno straccio di ricerca e abboccano a qualsiasi panzana. Il Mirror britannico, evidentemente affamato di clic a basso costo, ha pubblicato la “scoperta” di un ufologo russo, Valentin Degterev, che avrebbe avvistato in Antartide un disco volante alieno precipitato.
Avete capito bene: secondo Degterev quella sagoma lenticolare al centro dell'immagine qui sopra è sicuramente un veicolo extraterrestre. Perché si sa che gli alieni, quando si schiantano con un disco volante, si schiantano elegantemente di taglio.
Ovviamente i riferimenti alle varie versioni cinematografiche de La Cosa vengono spontanei e rendono più golosa e cliccabile la notizia, ma ci vogliono trenta secondi per sbufalarla. Andando alle coordinate indicate (80°34'08.4"S 30°05'19.3"W) si vede la sagoma annunciata dall'ufologo, ma basta andare alle stesse coordinate in Google Earth per ottenere un'immagine molto più definita, che chiarisce che si tratta semplicemente di una spaccatura naturale:
Fine del mistero. Naturalmente ci sarà qualcuno che dirà che dentro la spaccatura c'è sepolto l'UFO. In questo caso lo invito ad andare a prenderne di persona un pezzo, così farà la fine degli esploratori de La Cosa e ce ne libereremo una volta per tutte.
Se vedete questa storia spacciata per vera prossimamente nei siti di ufologia, ditemelo: vuol dire che quegli ufologi non sanno fare uno straccio di ricerca e abboccano a qualsiasi panzana. Il Mirror britannico, evidentemente affamato di clic a basso costo, ha pubblicato la “scoperta” di un ufologo russo, Valentin Degterev, che avrebbe avvistato in Antartide un disco volante alieno precipitato.
Avete capito bene: secondo Degterev quella sagoma lenticolare al centro dell'immagine qui sopra è sicuramente un veicolo extraterrestre. Perché si sa che gli alieni, quando si schiantano con un disco volante, si schiantano elegantemente di taglio.
Ovviamente i riferimenti alle varie versioni cinematografiche de La Cosa vengono spontanei e rendono più golosa e cliccabile la notizia, ma ci vogliono trenta secondi per sbufalarla. Andando alle coordinate indicate (80°34'08.4"S 30°05'19.3"W) si vede la sagoma annunciata dall'ufologo, ma basta andare alle stesse coordinate in Google Earth per ottenere un'immagine molto più definita, che chiarisce che si tratta semplicemente di una spaccatura naturale:
Fine del mistero. Naturalmente ci sarà qualcuno che dirà che dentro la spaccatura c'è sepolto l'UFO. In questo caso lo invito ad andare a prenderne di persona un pezzo, così farà la fine degli esploratori de La Cosa e ce ne libereremo una volta per tutte.
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2015/09/14
Le violazioni dei siti .it di oggi
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2015/09/14 10:45.
Vado subito al sodo:
Liceo Scientifico TRON: violato presso https://www.tron.gov.it/images/jdownloads/screenshots/1998.gif
Istituto comprensivo Manfredini: violato presso http://www.didipo.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto superiore Giorgi-Fermi: violato presso http://www.giorgifermi.gov.it/images/jdownloads/screenshots/muhmademad.jpg
Comune di Modena: violato presso http://mappe.comune.modena.it
Istituto comprensivo statale Giuseppe Melodia: violato presso http://www.melodianoto.gov.it/images/jdownloads/screenshots/albanian.gif
Liceo Canossa: violato presso http://www.liceocanossa.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto comprensivo Certosa di Pavia: violato presso http://www.scuolecertosa.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto d'istruzione superiore R. Piria Rosarno: violato presso http://www.istitutopiriarosarno.gov.it/images/jdownloads/screenshots/matrix.gif
Comune di Ciampino: violato presso http://www.comune.ciampino.roma.it/images/jdownloads/screenshots/matrix.gif
Ex provincia di Carbonia Iglesias: violato presso http://vetrinaoccupazione.provincia.carboniaiglesias.it/
In realtà “di oggi” è un po' ingannevole: ne parlo oggi, ma in alcuni casi le violazioni sono in corso da tre o quattro giorni. Qualcuno li avvisa?
La fonte, come al solito, è Zone-H.org insieme alle segnalazioni dei lettori.
Vado subito al sodo:
Liceo Scientifico TRON: violato presso https://www.tron.gov.it/images/jdownloads/screenshots/1998.gif
Istituto comprensivo Manfredini: violato presso http://www.didipo.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto superiore Giorgi-Fermi: violato presso http://www.giorgifermi.gov.it/images/jdownloads/screenshots/muhmademad.jpg
Comune di Modena: violato presso http://mappe.comune.modena.it
Istituto comprensivo statale Giuseppe Melodia: violato presso http://www.melodianoto.gov.it/images/jdownloads/screenshots/albanian.gif
Liceo Canossa: violato presso http://www.liceocanossa.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto comprensivo Certosa di Pavia: violato presso http://www.scuolecertosa.gov.it/images/jdownloads/screenshots/pz.gif
Istituto d'istruzione superiore R. Piria Rosarno: violato presso http://www.istitutopiriarosarno.gov.it/images/jdownloads/screenshots/matrix.gif
Comune di Ciampino: violato presso http://www.comune.ciampino.roma.it/images/jdownloads/screenshots/matrix.gif
Ex provincia di Carbonia Iglesias: violato presso http://vetrinaoccupazione.provincia.carboniaiglesias.it/
In realtà “di oggi” è un po' ingannevole: ne parlo oggi, ma in alcuni casi le violazioni sono in corso da tre o quattro giorni. Qualcuno li avvisa?
La fonte, come al solito, è Zone-H.org insieme alle segnalazioni dei lettori.
2015/09/11
Podcast del Disinformatico del 2015/09/11
È disponibile per lo scaricamento il podcast della puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
Essere maggiorenni e non ricordare nulla dell’11 settembre
Sono passati quattordici anni dai terribili attentati che sconvolsero l'America e il mondo l'11 settembre 2001. Vuol dire che ci sono in giro maggiorenni che non hanno alcun ricordo diretto di un giorno che ha letteralmente cambiato il corso della storia del mondo.
Man mano che passa il tempo, aumenta il numero di coloro che sanno dell'11 settembre solo per sentito dire, perché hanno visto qualche video su Youtube, e aumenta quindi il numero di coloro che sono facilmente influenzabili dalle panzane dei complottisti in cerca di attenzioni e di guadagni.
Nel 2007 ho collaborato, insieme al gruppo Undicisettembre e a vari autori, al libro 11/9 La cospirazione impossibile, che riassume gli eventi e smonta le principali asserzioni dei complottisti, rendendo evidente la loro incapacità di fare persino le verifiche più elementari. L'anno scorso l'editore, Piemme, ha restituito i diritti del libro agli autori, che hanno acconsentito a pubblicarlo in e-book qui in PDF gratuito e qui in e-book (EPUB) al prezzo simbolico di 1,99 euro.
Intanto il lavoro del gruppo Undicisettembre prosegue, ma sul piano della memoria storica più che su quello del debunking: oggi è stata pubblicata un'intervista a Daniel Rodriguez, uno dei poliziotti che era in servizio a New York quel giorno. Si aggiunge alle tante altre interviste a testimoni già pubblicate in inglese e in italiano, alle interviste ai tecnici e alle FAQ presenti su Undicisettembre.info, che sono un buon punto di partenza per chi vuole informarsi.
Man mano che passa il tempo, aumenta il numero di coloro che sanno dell'11 settembre solo per sentito dire, perché hanno visto qualche video su Youtube, e aumenta quindi il numero di coloro che sono facilmente influenzabili dalle panzane dei complottisti in cerca di attenzioni e di guadagni.
Nel 2007 ho collaborato, insieme al gruppo Undicisettembre e a vari autori, al libro 11/9 La cospirazione impossibile, che riassume gli eventi e smonta le principali asserzioni dei complottisti, rendendo evidente la loro incapacità di fare persino le verifiche più elementari. L'anno scorso l'editore, Piemme, ha restituito i diritti del libro agli autori, che hanno acconsentito a pubblicarlo in e-book qui in PDF gratuito e qui in e-book (EPUB) al prezzo simbolico di 1,99 euro.
Intanto il lavoro del gruppo Undicisettembre prosegue, ma sul piano della memoria storica più che su quello del debunking: oggi è stata pubblicata un'intervista a Daniel Rodriguez, uno dei poliziotti che era in servizio a New York quel giorno. Si aggiunge alle tante altre interviste a testimoni già pubblicate in inglese e in italiano, alle interviste ai tecnici e alle FAQ presenti su Undicisettembre.info, che sono un buon punto di partenza per chi vuole informarsi.
Dieci cose da dire ai figli prima di dare loro uno smartphone
Prima o poi viene il momento in cui i figli chiedono ai genitori uno smartphone. Spesso i genitori non hanno la più pallida idea di cosa si possa fare con uno smartphone, per cui la società di sicurezza informatica Intego ha pubblicato una lista molto condivisibile di dieci raccomandazioni per genitori, da dare ai figli in questa tappa importante della loro comunicazione sociale. Questa è la mia versione leggermente reinterpretata.
Naturalmente non c'è nessuna garanzia che le raccomandazioni vengano rispettate, ma perlomeno avrete definito chiaramente dei paletti che indicano cosa è accettabile e cosa non lo è.
1. Procurati una custodia protettiva. A differenza dei telefonini normali, gli smartphone sono dannatamente fragili per via delle loro ampie superfici in vetro.
2. Quando sei in aula, concentrati sull'insegnante, non sul telefonino. Spegnilo o mettilo in modalità silenziosa in modo che non squilli durante la lezione.
3. Se ti chiamo e non mi rispondi o non mi richiami ci saranno delle conseguenze. Lo smartphone ti è stato comprato per permetterci di restare in contatto con te, non per giocare ad Angry Birds e chattare solo con gli amici. Rassegnati.
4. Non usare lo smartphone quando cammini o vai in bici o guidi la moto o l'auto. Specialmente per mandare messaggi o ascoltare musica in cuffia a tutto volume. Se ti devo spiegare perché, abbiamo un problema.
5. Non usare lo smartphone per scrivere online cose che non vorresti che leggesse la nonna, e ricordati che le cose messe in Rete ci restano per sempre.
6. Proteggi il tuo smartphone con una password. Contiene tutti i tuoi dati personali e le tue foto, per cui se qualcuno te lo prenderà per curiosare se la spasserà se non l'hai bloccato.
7. Non condividere le password. Specialmente con gli amici; le amicizie passano, le password restano. Scrivile da qualche parte: non nel telefonino, ma su un foglio di carta, magari in una busta chiusa, da tenere in un cassetto a casa.
8. Non fare foto che non faresti vedere ai tuoi genitori. Se qualcuno te le ruba, o se le mandi a qualcuno, rischiano di girare per sempre in Rete e causarti imbarazzi per anni.
9. Non collegarti ai Wi-Fi aperti. Possono intercettare quello che fai. Usa la trasmissione dati cellulare.
10. Abbiamo attivato i filtri e i controlli parentali. Servono per ridurre il rischio di brutti incontri, per proteggerci da bollette salate per l'acquisto di app e di accessori nei giochi e per non farti passare tutta la giornata incollato al telefonino.
Concludo con una raccomandazione per genitori: date il buon esempio e seguite anche voi queste regole. Scoprirete che rispettarle è difficile tanto quanto imporle. Buona fortuna.
Naturalmente non c'è nessuna garanzia che le raccomandazioni vengano rispettate, ma perlomeno avrete definito chiaramente dei paletti che indicano cosa è accettabile e cosa non lo è.
1. Procurati una custodia protettiva. A differenza dei telefonini normali, gli smartphone sono dannatamente fragili per via delle loro ampie superfici in vetro.
2. Quando sei in aula, concentrati sull'insegnante, non sul telefonino. Spegnilo o mettilo in modalità silenziosa in modo che non squilli durante la lezione.
3. Se ti chiamo e non mi rispondi o non mi richiami ci saranno delle conseguenze. Lo smartphone ti è stato comprato per permetterci di restare in contatto con te, non per giocare ad Angry Birds e chattare solo con gli amici. Rassegnati.
4. Non usare lo smartphone quando cammini o vai in bici o guidi la moto o l'auto. Specialmente per mandare messaggi o ascoltare musica in cuffia a tutto volume. Se ti devo spiegare perché, abbiamo un problema.
5. Non usare lo smartphone per scrivere online cose che non vorresti che leggesse la nonna, e ricordati che le cose messe in Rete ci restano per sempre.
6. Proteggi il tuo smartphone con una password. Contiene tutti i tuoi dati personali e le tue foto, per cui se qualcuno te lo prenderà per curiosare se la spasserà se non l'hai bloccato.
7. Non condividere le password. Specialmente con gli amici; le amicizie passano, le password restano. Scrivile da qualche parte: non nel telefonino, ma su un foglio di carta, magari in una busta chiusa, da tenere in un cassetto a casa.
8. Non fare foto che non faresti vedere ai tuoi genitori. Se qualcuno te le ruba, o se le mandi a qualcuno, rischiano di girare per sempre in Rete e causarti imbarazzi per anni.
9. Non collegarti ai Wi-Fi aperti. Possono intercettare quello che fai. Usa la trasmissione dati cellulare.
10. Abbiamo attivato i filtri e i controlli parentali. Servono per ridurre il rischio di brutti incontri, per proteggerci da bollette salate per l'acquisto di app e di accessori nei giochi e per non farti passare tutta la giornata incollato al telefonino.
Concludo con una raccomandazione per genitori: date il buon esempio e seguite anche voi queste regole. Scoprirete che rispettarle è difficile tanto quanto imporle. Buona fortuna.
“Ma a chi possono mai interessare i miei dati?”
Uno degli ostacoli principali nel sensibilizzare un utente al problema dell'emorragia di dati personali che subisce quando usa le app gratuite, partecipa ai social network o naviga in Rete senza precauzioni è l'idea molto diffusa che nessuno è interessato ai suoi dati. Cosa se ne potranno mai fare?
È semplice: soldi. Tanti soldi.
La University of North Carolina Kenan-Flagler Business School ha compilato un'infografica che rivela dati e cifre di un'industria poco conosciuta: quella dei data broker, ossia delle aziende che raccolgono informazioni personali sui consumatori attingendo a varie fonti pubbliche e meno pubbliche e le rivendono ad altre società commerciali.
Per esempio, uno studio di nove dei principali data broker statunitensi ha calcolato ricavi per circa 426 milioni di dollari nel 2012, ottenuti vendendo informazioni per tre scopi principali: marketing, riduzione dei rischi e ricerca di persone.
I dati di marketing sono piuttosto intuitivi: indirizzi postali o di mail o numeri di telefono di consumatori, usati per personalizzare le offerte pubblicitarie, che fruttano circa 200 milioni di dollari. Meno ovvi sono i dati di riduzione dei rischi, ossia i dati di identificazione personale per la verifica dell'identità di una persona, usati per esempio per rilevare tentativi di frode o per confermare i dati forniti da un candidato a un posto di lavoro; valgono circa 180 milioni di dollari. I dati per la ricerca di persone valgono una cinquantina di milioni e vengono usati da individui e organizzazioni per cercare e tracciare le persone per varie ragioni, come fanno per esempio i vari siti per ritrovare i compagni di scuola.
Anche i tipi di dati che fanno gola ai data broker sono interessanti: nomi e cognomi, indirizzi postali e di mail, date di nascita, età, sesso, religione, affiliazione politica, stato coniugale, metodi di pagamento preferiti, ammontare degli acquisti di beni, reddito e affidabilità creditizia sono ovvi. I dati sulla salute, come per esempio il consumo di tabacco e gli acquisti di farmaci, sono altrettanto evidenti, e includono anche la statura, il peso e la “propensione alle ricerche online di malattie e ricette mediche”: pensate a tutte le volte che avete cercato informazioni su una malattia e avete quindi fornito dati preziosi ai broker.
Meno ovvi sono invece dati come i legami di amicizia, l'uso di dispositivi mobili e i tipi di contenuti pubblicati nel social network, oppure il valore della casa e l'ammontare dell'eventuale prestito per il suo acquisto e il suo tasso d'interesse, la propensione per il gioco d'azzardo, il numero e l'età dei figli e il loro inquadramento scolastico, oppure informazioni sui viaggi, come la data dell'ultimo viaggio acquistato e il prezzo massimo pagato.
Va notato che lo studio risale al 2012, quindi a prima dell'attuale boom dell'Internet delle Cose, che fa confluire nei depositi dei data broker anche le informazioni sui vostri spostamenti in casa, le vostre pulsazioni e altri parametri tramite i dispositivi di fitness e di domotica.
A chi possono interessare i vostri dati? A tanti. Pensateci, la prossima volta che cercate qualcosa su Google o immettete le vostre informazioni in un sito.
È semplice: soldi. Tanti soldi.
La University of North Carolina Kenan-Flagler Business School ha compilato un'infografica che rivela dati e cifre di un'industria poco conosciuta: quella dei data broker, ossia delle aziende che raccolgono informazioni personali sui consumatori attingendo a varie fonti pubbliche e meno pubbliche e le rivendono ad altre società commerciali.
Per esempio, uno studio di nove dei principali data broker statunitensi ha calcolato ricavi per circa 426 milioni di dollari nel 2012, ottenuti vendendo informazioni per tre scopi principali: marketing, riduzione dei rischi e ricerca di persone.
I dati di marketing sono piuttosto intuitivi: indirizzi postali o di mail o numeri di telefono di consumatori, usati per personalizzare le offerte pubblicitarie, che fruttano circa 200 milioni di dollari. Meno ovvi sono i dati di riduzione dei rischi, ossia i dati di identificazione personale per la verifica dell'identità di una persona, usati per esempio per rilevare tentativi di frode o per confermare i dati forniti da un candidato a un posto di lavoro; valgono circa 180 milioni di dollari. I dati per la ricerca di persone valgono una cinquantina di milioni e vengono usati da individui e organizzazioni per cercare e tracciare le persone per varie ragioni, come fanno per esempio i vari siti per ritrovare i compagni di scuola.
Anche i tipi di dati che fanno gola ai data broker sono interessanti: nomi e cognomi, indirizzi postali e di mail, date di nascita, età, sesso, religione, affiliazione politica, stato coniugale, metodi di pagamento preferiti, ammontare degli acquisti di beni, reddito e affidabilità creditizia sono ovvi. I dati sulla salute, come per esempio il consumo di tabacco e gli acquisti di farmaci, sono altrettanto evidenti, e includono anche la statura, il peso e la “propensione alle ricerche online di malattie e ricette mediche”: pensate a tutte le volte che avete cercato informazioni su una malattia e avete quindi fornito dati preziosi ai broker.
Meno ovvi sono invece dati come i legami di amicizia, l'uso di dispositivi mobili e i tipi di contenuti pubblicati nel social network, oppure il valore della casa e l'ammontare dell'eventuale prestito per il suo acquisto e il suo tasso d'interesse, la propensione per il gioco d'azzardo, il numero e l'età dei figli e il loro inquadramento scolastico, oppure informazioni sui viaggi, come la data dell'ultimo viaggio acquistato e il prezzo massimo pagato.
Va notato che lo studio risale al 2012, quindi a prima dell'attuale boom dell'Internet delle Cose, che fa confluire nei depositi dei data broker anche le informazioni sui vostri spostamenti in casa, le vostre pulsazioni e altri parametri tramite i dispositivi di fitness e di domotica.
A chi possono interessare i vostri dati? A tanti. Pensateci, la prossima volta che cercate qualcosa su Google o immettete le vostre informazioni in un sito.
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