Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2013/01/11
Disinformatico radio, la puntata di oggi
Potete scaricare qui il podcast della puntata di stamattina del Disinformatico radiofonico che ho condotto con Rosy Nervi stamattina, parlando dell'attacco informatico ai nameserver svizzeri di ieri mattina (con dettagli tecnici nell'ambito della parola di Internet di questa settimana, che è DDOS), della vulnerabilità della versione più recente di Java (con le raccomandazioni del DHS statunitense e la disattivazione da parte di Apple e Mozilla), dell'allarme fasullo per il gruppo di pedofili su Facebook e della novità più bizzarra dal CES di Las Vegas: il vasino con porta-iPad.
Aggiornamento (2013/01/13): Oracle ha rilasciato un aggiornamento di Java che risolve la specifica vulnerabilità.
Antibufala: l’appello contro il gruppo Facebook che nasconde i pedofili
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente l’11/01/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione. L’articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Sta circolando su Facebook un appello che segue questa falsariga:
ATTENZIONE!!!!
Non ti unire al gruppo attualmente su Facebook con il titolo “Diventare padre o la madre era il dono più grande della mia vita”. Si tratta di un gruppo di pedofili che cercano di accedere alle foto. Si prega di copiare e post! Teniamo i bimbi al sicuro!
(Ti prego di... perdere solo un secondo per condividere)
Come spiegano bene Protezionehoax.com e Hoax Slayer, si tratta di una bufala nata nel 2010 negli Stati Uniti e successivamente tradotta in italiano e altre lingue. Il testo originale era questo:
"ATTENTION !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!do not join the group that runs currently on facebook with the title `becoming a father or mother was the greatest gift of my life` This is a group created by pedophiles whose aim is to access your photos!!!!!!!!!!!! Please rotate this post to all Your Friends on Facebook."
È inutile diffondere quest'appello per una ragione molto semplice: non esiste nessun gruppo di questo nome su Facebook. Ce n'era uno un paio d'anni fa, ma è stato poi disattivato; oggi ce n'è uno con un nome molto simile (“diventare padre o madre” invece di “diventare padre o la madre”), che però non risulta essere composto da pedofili e comunque è nato successivamente all'appello, come tutti gli altri, quindi probabilmente traendo ispirazione dall'appello anziché il contrario.
Inoltre iscriversi a un gruppo non cambia l'accessibilità delle foto pubblicate su Facebook, che dipende dalle impostazioni di privacy dell'utente.
L'appello, in altre parole, è un “al lupo, al lupo” che non ha alcun fondamento nella realtà.
Anno nuovo, nuovo attacco Java
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente l’11/01/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Numerose società specializzate in sicurezza informatica stanno segnalando l'uso su vasta scala di un attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità presente nelle versioni più recenti di Java e consente di infettare gli utenti in modo estremamente semplice: è sufficiente indurli a visitare un sito Internet appositamente confezionato.
La vulnerabilità è presente nonostante i recenti aggiornamenti di Java e per ora non ha rimedi sotto forma di nuovi aggiornamenti, per cui si consiglia agli utenti, soprattutto quelli che usano Windows, di valutare se davvero hanno bisogno di avere installato Java e, se ne hanno bisogno, di valutare se è necessario tenerlo abilitato nei propri browser. Le versioni recenti di Java (7.10) hanno introdotto delle impostazioni che permettono di disabilitare Java o metterlo in sicurezza molto facilmente contro questo attacco e quelli futuri che sono già previsti per i prossimi mesi.
Se volete soluzioni meno drastiche di una disinstallazione completa, trovate un elenco di metodi per disabilitare Java in Internet Explorer, Firefox, Chrome, Safari e Opera (e poi riabilitarlo quando serve) in questo articolo di Sophos.
Le parole di Internet: DDOS, Distributed Denial of Service
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente l’11/01/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
DDOS, Distributed Denial of Service. Forma di attacco informatico realizzato sovraccaricando il sito-bersaglio con una quantità insostenibile di richieste di dati che lo portano a cessare il servizio all'utenza normale (denial of service). Questa quantità anomala viene generata utilizzando un grande numero di computer infettati, sui quali è quindi distribuito l'attacco (da qui il termine “distributed”).
Il caso che sta interessando l'Internet svizzera in queste ore usa un DDOS particolare, denominato DDOS amplificato: in questa tecnica, l'aggressore usa una botnet (un numero molto grande di computer infettati, di cui ha il controllo) per mandare migliaia di richieste di dati a dei server DNS (i “centralini” di Internet, che convertono i nomi dei siti negli indirizzi numerici usati per gestire la Rete). Le richieste contengono un mittente falso (che è il sito che si vuole colpire) e sono formulate in modo da obbligare il server DNS a rispondere a questo mittente con un numero molto elevato di dati. In questo modo il flusso di dati generato dall'aggressore viene amplificato (fino a 40 volte) dai server DNS di un'organizzazione che non c'entra niente.
Questa tecnica, in altre parole, consente all'aggressore di moltiplicare la potenza del proprio attacco utilizzando i sistemi informatici altrui. Esistono delle contromisure reattive e anche preventive: la prima spetta ai comuni utenti, che devono evitare di farsi infettare per non diventare parte della botnet, mentre la seconda è compito dei provider e delle aziende che hanno allacciamenti a Internet, che devono attivare filtri di autenticazione delle richieste di dati DNS. Switch.ch fornisce ampia documentazione in proposito.
Attacco informatico su vasta scala contro l’Internet svizzera
Nella notte fra il 9 e il 10 gennaio, intorno alle 4 del mattino, è stato avviato e successivamente respinto un attacco informatico massiccio contro l'infrastruttura Internet svizzera, secondo quanto riferito dalla fondazione Switch, responsabile dell'amministrazione di tutti i domini .ch e .li. Lo scopo dell'attacco, tuttavia, non era paralizzare l'Internet svizzera: quello sarebbe stato solo un possibile effetto collaterale. Il vero obiettivo era, presume Switch, la paralisi di siti statunitensi.
I dettagli della tecnica dell'attacco, il primo del suo genere sui domini .ch, indicano che la predisposizione di sistemi di filtraggio del traffico di dati sui nameserver da parte di Switch ha contenuto i disagi e reso poco conveniente all'aggressore, per ora ignoto, l'uso dell'infrastruttura Internet svizzera come trampolino per questo genere di attacco.
Ma come funziona un attacco di questo genere, e come si usa l'Internet svizzera per attaccare un sito statunitense? Ne parliamo nella parola di Internet di questa puntata, ma intanto rivolgiamo un pensiero di ringraziamento a chi vigila silenziosamente sulle nostre navigazioni in Rete.
La novità più bizzarra della fiera dell’elettronica di Las Vegas
Al Consumer Electronics Show, la grande fiera dell'elettronica e dell'informatica che si tiene in questi giorni a Las Vegas, si sono viste novità strabilianti. Nel campo dei televisori hanno colpito gli schermi piatti ma ricurvi, le immagini sempre più ricche di colore offerte dalle tecnologie OLED e soprattutto la sigla magica “4K”: l'altissima definizione, con 3840x2160 pixel (4096x2160 nella versione per sale cinematografiche), ossia quattro volte più dettagli rispetto all'alta definizione attuale.
In campo fotografico ci sono fotocamere come Samsung NX300, che scattano immagini e video 3D usando un solo obiettivo. Per i computer si profila il controllo tramite lo sguardo e i gesti senza toccare lo schermo, come descritto nella scorsa puntata del Disinformatico; sono state inoltre presentate automobili a guida automatica.
Ma la novità che ha fatto discutere di più è probabilmente iPotty: un vasino per bambini dotato di un supporto per iPad, per intrattenere con tante app l’apprendista utente di gabinetto durante il tedioso compito. Il supporto è dotato di una copertura impermeabile resistente agli schizzi. Pensateci, la prossima volta che vi propongono un iPad usato.
Non si sa se come si chiamerà la versione italiana del prodotto, ma “iFatto” sembra un buon candidato. E se prendessimo spunto dalle iniziali dell'evento dove è stata presentata questa innovazione, potremmo dire che si tratta decisamente una trovata del CES.
2013/01/10
La foto “inedita” e unica dell’atomica di Hiroshima non è né inedita né unica
I giornali di oggi pubblicano la notizia della scoperta di una foto del fungo atomico sopra la città giapponese di Hiroshima, scattata il 6 agosto 1945, il giorno in cui la città fu annientata dalla prima bomba nucleare usata in guerra.
Il Corriere, come potete vedere qui accanto, dice (a firma di Gianluigi Colin) che si tratta di un “documento... inedito” e che “sino ad oggi, avevamo una solo foto scattata da uno degli aerei americani”. Repubblica la definisce una “foto inedita” e scrive che “Finora le foto del fungo atomico erano solo quelle prese dall'alto dall'esercito americano”. L'ANSA ribadisce che l'immagine è “inedita” e che è “la prima del suo genere ripresa dal suolo e a essere un originale. Oltre a questo esemplare, si conosceva soltanto un'altra foto aerea scattata dai militari americani.”
Non è vero. Come segnala L'Economa Domestica, la foto non è affatto l'unica scattata dal suolo. C'è quella di Seizo Yamada, scopribile con tre secondi di consultazione di Wikipedia in inglese, e ce ne sono anche altre di Yoshito Matsushige e Toshio Fukada. Non è vero che c'era “soltanto un'altra foto aerea”, perché ce n'erano varie altre. E non è vero che l'immagine presentata oggi è “inedita”: l'Asahi Shimbun spiega che la foto era nota, tanto che una sua copia era già stata pubblicata nel 1988 in un libro giapponese.
La notizia corretta, come scrive chiaramente l'Asahi Shimbun, è che questa è l'unica foto scattata da terra che mostri il fungo atomico diviso in due parti, che l'unica altra fotografia con questa specifica caratteristica era un'immagine aerea realizzata dai militari americani, e che è stato trovato un originale della foto mostrata oggi (una sua stampa su carta fotografica, insomma).
Ma raccontata così la vicenda non è altrettanto clamorosa, e allora questi dettagli disinvoltamente spariscono. Perché anche un evento terribile come l'uccisione in un sol colpo di decine di migliaia di civili ha bisogno di essere semplificato e reso più sensazionale, secondo certo giornalismo.
2013/01/08
Missoni, video mostrerebbe “problemi all’elica”. Semmai problemi di cervello in redazione
Repubblica, il TGR Lombardia e il Corriere ci regalano una nuova dimostrazione della persistente voglia di collocare capre di guerra nelle redazioni delle testate italiane e poi spacciarle per giornalisti. Mi riferisco alla notizia secondo la quale un video dell'aereo scomparso con a bordo Vittorio Missoni mostrerebbe “un problema all'elica” prima del decollo.
Il video, infatti, mostra l'aereo che avanza sulla pista mentre le sue due eliche ruotano dapprima lentamente in un senso e poi bruscamente invertono la rotazione. Potete vedere il fenomeno qui su Repubblica, che ha riscritto l'articolo dopo essere stata sommersa di sberleffi dei lettori nei commenti ma non ha ancora rifatto l'audio, che parla ancora (forse con la voce del TGR) di un “particolare inquietante di un'elica del bimotore che sembra avere dei problemi”.
Aggiornamento (2013/01/09 00:30): mi è stato segnalato nei commenti qui sotto che l'audio del servizio è stato rifatto. Ho comunque conservato copia della versione originale.
Il Corriere parla di “immagini inquietanti”: “sembra però che l'elica del motore sinistro abbia dei problemi, pare quasi che si fermi proprio durante l'accelerazione sulla pista”.
Nessuno, ma proprio nessuno di quelli che hanno redatto i servizi di Corriere, TGR e Repubblica si è posto il problema di come facesse un aereo a elica ad accelerare e poi addirittura decollare con le eliche che non giravano o addirittura andavano all'indietro.
Nessuno, ma proprio nessuno di loro, evidentemente, sa cos'è o ha mai notato il frequentissimo effetto stroboscopico che si ha durante le riprese di oggetti in rapida rotazione: quello che fa sembrare, nei film, che a volte le ruote dei carri e delle auto girino all'indietro. Qui c'è un video di un aereo che manifesta lo stesso effetto (ringrazio Hanmar per la segnalazione).
Complimenti a tutti i “giornalisti” coinvolti e soprattutto alle redazioni che li tengono invece di cacciarli a pedate. Questi sono coloro che pretendono di informarci, e di essere addirittura pagati per farlo. E questi sono i risultati del non fare scienza in TV e sostituirla con quelle cloache di cretinate che sono Voyager e Mistero.
A proposito: c'è una petizione per chiedere alla RAI di togliere Voyager e sostituirla con un programma di divulgazione scientifica. Io ho aderito, non fosse altro che per fare la conta di quanti sono disgustati da quest'andazzo. Non dimentichiamo che Voyager ha il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. E che Roberto Giacobbo, senza alcun pudore, nell'ultimo numero della rivista omonima, ha dichiarato a proposito del mancato avverarsi delle profezie di catastrofe per il 2012 che “Noi ve l'avevamo detto, e l'abbiamo ripetuto fin dal 1997, ben lontani da tutti gli speculatori e i menagramo che sfruttano le paure irrazionali della gente”. Sì, dice proprio così.
Questo è quello che scrive uno che ha venduto centocinquantamila copie di un libro che ripeteva a pappagallo le più stupide profezie di catastrofe, cintura fotonica compresa, nonostante fossero già state sbugiardate da anni. Ma lui no, lui non è uno speculatore. Non è un menagramo che sfrutta le paure irrazionali della gente. Noooo.
Correzione: la stesura iniziale di questo articolo includeva il TG5 delle 13 fra le trasmissioni che avevano sostenuto la bufala. Il riascolto della registrazione ha chiarito che non è così e che il TG5 ha interpretato correttamente la natura dell'effetto video.
2013/01/07
Podcast del Disinformatico radiofonico
2013/01/02
Ci ha lasciato Alberto Lisiero, fondatore dello Star Trek Italian Club [UPD 2013/01/03]
Poche ore fa la fantascienza italiana ha perso uno dei propri punti di riferimento e molti di noi, me compreso, hanno perso un amico. Alberto Lisiero, fondatore dello STIC (Star Trek Italian Club), uno dei più grandi club di fantascienza italiani, è morto improvvisamente stanotte.
Fondare un club di appassionati di Star Trek in Italia, nei primi anni Ottanta, era un'impresa da visionari. Non c'era Internet, per cui la visione delle puntate della serie dipendeva esclusivamente dagli umori delle emittenti televisive e la diffusione delle notizie ricorreva a mezzi da carbonari, perché i media tradizionali snobbavano quello che in altri paesi era già da anni un fenomeno di culto.
Arrivarono poi, pian piano, le videocassette. Non solo quelle delle puntate e dei film, ma quelle di VideoTrek, nelle quali Alberto, con i mezzi artigianali dell'epoca, compilava e presentava le chicche e le anteprime introvabili di Star Trek. Fu grazie a sbiaditissime e distorte copie di copie di copie di quei nastri, fatte circolare dagli amici, che venni a sapere che in Italia c'erano altri fan di Star Trek oltre a me. Come tanti, in quegli anni di deserto mediatico, ero convinto di essere il solo o quasi. Lo so, sembra incredibile, ma allora era così. Voi che siete cresciuti con Internet non avete idea di quale tesoro avete tra le mani.
Alberto e Gabriella, sua moglie, dal 1986 in poi ci hanno fatto incontrare e radunare da ogni angolo d'Italia e anche dall'estero una volta l'anno, alla Sticcon, dapprima soltanto per il piacere di condividere la visione di puntate rare o di discutere insieme delle idee e degli ideali di tolleranza, uguaglianza e ottimismo delle prime serie di Star Trek, e poi, con il crescere del successo del club, a vivere l'impossibile: partecipare alla traduzione italiana delle serie e dei film e avere ospiti in Italia i loro attori, autori e tecnici. Trovarsi davanti Spock in carne e ossa alla Sticcon del 2002 è stato un momento incredibile, per citarne uno fra i tanti. Ma ancora più magico è il fatto che nel corso di ventisei anni quell'adunanza rituale ha fatto nascere amicizie, e talvolta amori, che sono diventati ben più centrali di qualunque ospite, e il fascino dello spazio raccontato da Star Trek in Italia a queste convention ha ispirato tante carriere nella scienza, compresa quella di almeno una astronauta.
Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza la passione incrollabile, la gioviale follia, la serena amicizia, l'inesauribile disponibilità e la calma determinazione di Alberto Lisiero e dei tanti collaboratori dello STIC. Per tutto questo, per aver aiutato tanti nel mondo dei media italiani a capire che la fantascienza non è un sottogenere per bambini e che non è questione di esplosioni e astronavi ma di ideali e di speranze per l'avvenire, per tante ore indimenticabili con gli amici, e per tanto altro ancora, grazie, Alberto. Grazie.
Aggiornamento: messaggio pubblico di Gabriella Cordone
Ciao a tutti!
Non sono ancora riuscita a leggere tutti i vostri messaggi, gli sms, le email... perché ho le lacrime agli occhi e sono sconvolta. Lo potete immaginare.
Ma non avete idea di quanto mi abbiate sostenuto. Leggere quel poco che ho letto mi ha riempito in parte quell'immenso vuoto che c'è ora nel mio cuore. Vi scrivo queste due righe non solo per ringraziarvi, ma per dirvi anche che è stata una cosa improvvisa, due minuti prima era con noi e poi non c'è stato più. Un infarto fulminante. Tanto sconvolgente che per ore non sono riuscita a versare una lacrima.
Ora invece l'impatto è terribile.
Alberto non ha solo cambiato la mia vita, lui era la mia vita. E lo sarà sempre.
Se volete chiamarmi fatelo pure, anche se scrivere mi viene più facile che parlare lascerò acceso Skype e resterò in chat su Facebook. Se non vi risponderò è perché sono impegnata con chi verrà a trovarlo qui a casa. Anche nei prossimi giorni abbiate pazienza con me.
Ho visto che molti hanno chiesto del funerale.
Alberto se ne va vestito nella sua uniforme di Ammiraglio, perché lui era l'Ammiraglio per me e per tutti. Io porterò la bara vestita in uniforme, perché ero il suo primo ufficiale e così sarà sempre. So che in paese verrò additata per matta ma non mi importa. Se volete venire a onorarlo anche voi in uniforme mi farà un piacere immenso, e so che anche lui... dovunque sia ora... ne sarà contento.
Inoltre non buttate soldi in fiori o corone: scegliete l'ente benefico che volete e fate un versamento a nome suo. Sarà il modo migliore per onorarlo.
Un'ultima cosa per chi verrà al funerale. Anche in questo probabilmente verrò additata e forse a diversi di voi sembrerà una cosa eccessiva. Ma sapete quando Alberto fosse legato a riprese video e foto e il suo ultimo viaggio voglio che resti impresso non solo nella nostra memoria. Quindi, a cerimonia finita e prima di andare al cimitero, vorrei una foto di gruppo tutti insieme, come quelle che facciamo alle convention, con anche una bella ripresa video di saluti.
Grazie a tutti coloro che vedrò oggi e domani. E grazie anche a chi non potrà esserci perché so che ci sarete col pensiero.
Voi siete stati la nostra grande famiglia, i figli che non abbiamo mai avuto. E so che potrò contare sempre su di voi per portare avanti la grande eredità che Alberto si sta lasciando. C'è tanto da fare... e voglio farlo insieme a voi! Sempre.
Fate circolare questo mio messaggio a tutti coloro che conoscevano Alberto.
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