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2019/12/11
Antibufala: per ANSA, “Una Tesla Model 3 emette più CO2 di una Mercedes turbodiesel”
L’agenzia di stampa ANSA ha pubblicato la notizia (copia su Archive.org) secondo la quale “Una Tesla Model 3 emette più CO2 di una Mercedes turbodiesel”. È falso: o meglio, è vero solo se si scelgono apposta i dati che fanno comodo.
L’asserzione nel titolo della notizia ANSA è molto categorica, ma in realtà descrive solo un caso particolare descritto dalla rivista francese AutoPlus, che ha ripreso una ricerca pubblicata mesi fa dall’ifo Institute (sì, si scrive minuscolo) e già sbufalata da molte fonti all’epoca, compreso il Ministero dell’Ambiente tedesco, come descritto in questa mia analisi.
Inoltre la ricerca considera soltanto le emissioni di CO2, mentre le emissioni delle auto a carburante includono anche varie sostanze inquinanti, come il particolato (polveri sottili) e gli NOx. Non tiene conto del fatto che ogni volta che andiamo a fare benzina rilasciamo e inaliamo vapori di benzene, che è documentatamente cancerogeno. Non forse cancerogeno: lo è con certezza (Gruppo 1 IARC).
Detto questo, la notizia appartiene alla categoria “tortura abbastanza a lungo i dati e ti diranno qualunque cosa tu voglia”, utilissima per acchiappare clic e per alimentare irresponsabilmente polemiche inutili fra chi ha capito che non si può andare avanti ad avvelenare la gente con le auto a carburante e chi cerca ogni appiglio e scusa per non dover affrontare questa realtà.
Basta infatti osservare come sono stati scelti i dati per “dimostrare” che il ciclo di vita completo di una Tesla Model 3 produrrebbe “fra 156 e 181 g/km di CO2, contro i 141 g/km di una Mercedes C220d”: è stato preso il caso tedesco, “assumendo per la produzione tedesca di energia elettrica un fattore di emissione di CO2, medio di 0,55 kg/kWh, da cui risulta che [il] fabbisogno energetico di 15 kWh per 100 km della Tesla Model 3 comporta alla fonte 83 g/km di CO2, nel mix attuale tedesco.” A questo valore, spiega ANSA, si aggiungono fra 73 e 98 g/km derivanti dalla produzione e dallo smaltimento delle batterie.
Ma la stessa ricerca nota che “secondo i dati l'Agenzia Europea dell'Ambiente (2019), l'intensità delle emissioni di CO2, per la produzione elettrica in Francia è inferiore a 0,100 kg/kWh”. Ossia cinque volte minore di quella in Germania (0,55 kg/kWh).
E se si prende questo valore, al posto di 83 g/km vanno messi 16,6 g/km. Sommando il caso peggiore di produzione e smaltimento delle batterie (98 g/km), la Tesla Model 3 arriva a 114,6 g/km, mentre la Mercedes sta a 141 g/km.
In altre parole, si conferma il principio che se l’auto elettrica viene prodotta e alimentata con energie pulite genera decisamente meno inquinamento e meno CO2 della concorrenza diesel. E il nucleare francese, piaccia o no, formalmente è pulito in termini di CO2. Non solo: le reti elettriche mondiali stanno diventando progressivamente più pulite. Il gasolio non può fare altrettanto.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
L’asserzione nel titolo della notizia ANSA è molto categorica, ma in realtà descrive solo un caso particolare descritto dalla rivista francese AutoPlus, che ha ripreso una ricerca pubblicata mesi fa dall’ifo Institute (sì, si scrive minuscolo) e già sbufalata da molte fonti all’epoca, compreso il Ministero dell’Ambiente tedesco, come descritto in questa mia analisi.
Inoltre la ricerca considera soltanto le emissioni di CO2, mentre le emissioni delle auto a carburante includono anche varie sostanze inquinanti, come il particolato (polveri sottili) e gli NOx. Non tiene conto del fatto che ogni volta che andiamo a fare benzina rilasciamo e inaliamo vapori di benzene, che è documentatamente cancerogeno. Non forse cancerogeno: lo è con certezza (Gruppo 1 IARC).
Detto questo, la notizia appartiene alla categoria “tortura abbastanza a lungo i dati e ti diranno qualunque cosa tu voglia”, utilissima per acchiappare clic e per alimentare irresponsabilmente polemiche inutili fra chi ha capito che non si può andare avanti ad avvelenare la gente con le auto a carburante e chi cerca ogni appiglio e scusa per non dover affrontare questa realtà.
Basta infatti osservare come sono stati scelti i dati per “dimostrare” che il ciclo di vita completo di una Tesla Model 3 produrrebbe “fra 156 e 181 g/km di CO2, contro i 141 g/km di una Mercedes C220d”: è stato preso il caso tedesco, “assumendo per la produzione tedesca di energia elettrica un fattore di emissione di CO2, medio di 0,55 kg/kWh, da cui risulta che [il] fabbisogno energetico di 15 kWh per 100 km della Tesla Model 3 comporta alla fonte 83 g/km di CO2, nel mix attuale tedesco.” A questo valore, spiega ANSA, si aggiungono fra 73 e 98 g/km derivanti dalla produzione e dallo smaltimento delle batterie.
Ma la stessa ricerca nota che “secondo i dati l'Agenzia Europea dell'Ambiente (2019), l'intensità delle emissioni di CO2, per la produzione elettrica in Francia è inferiore a 0,100 kg/kWh”. Ossia cinque volte minore di quella in Germania (0,55 kg/kWh).
E se si prende questo valore, al posto di 83 g/km vanno messi 16,6 g/km. Sommando il caso peggiore di produzione e smaltimento delle batterie (98 g/km), la Tesla Model 3 arriva a 114,6 g/km, mentre la Mercedes sta a 141 g/km.
In altre parole, si conferma il principio che se l’auto elettrica viene prodotta e alimentata con energie pulite genera decisamente meno inquinamento e meno CO2 della concorrenza diesel. E il nucleare francese, piaccia o no, formalmente è pulito in termini di CO2. Non solo: le reti elettriche mondiali stanno diventando progressivamente più pulite. Il gasolio non può fare altrettanto.
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2019/12/10
Cos'è l'irrilevanteismo?
Non vado in giro a spiattellare la mia visione della vita, dell’universo e tutto quanto, ma se me la chiedono non mi tiro indietro.
L’Eterno Assente me l’ha chiesta un po' di tempo fa e così ho risposto, cogliendo l’occasione per spiegare in dettaglio che cos’è l’irrilevanteismo (che Facebook definisce “luogo di culto” per colpa mia). Considerati i recenti lutti fra le persone che conosco (René Auberjonois, ma non solo), alcune delle mie risposte sono particolarmente attuali.
Che c’entra il gattino? Nulla, ma per postare una foto di un gattino non servono giustificazioni. Buona lettura.
Nota (11 dicembre): il sito de L’Eterno Assente è temporaneamente irraggiungibile. Il gestore si scusa e dice che entro domattina al più tardi dovrebbe essere tutto a posto.
Nota (12 dicembre): il sito de L’Eterno Assente è tornato online.
L’Eterno Assente me l’ha chiesta un po' di tempo fa e così ho risposto, cogliendo l’occasione per spiegare in dettaglio che cos’è l’irrilevanteismo (che Facebook definisce “luogo di culto” per colpa mia). Considerati i recenti lutti fra le persone che conosco (René Auberjonois, ma non solo), alcune delle mie risposte sono particolarmente attuali.
Che c’entra il gattino? Nulla, ma per postare una foto di un gattino non servono giustificazioni. Buona lettura.
Nota (11 dicembre): il sito de L’Eterno Assente è temporaneamente irraggiungibile. Il gestore si scusa e dice che entro domattina al più tardi dovrebbe essere tutto a posto.
Nota (12 dicembre): il sito de L’Eterno Assente è tornato online.
2019/12/09
Ci ha lasciato René Auberjonois, Odo di “Star Trek”
René Auberjonois a Bologna nel 2010. Credit: Rodri Van Click. |
Poche ore fa è stata diffusa la notizia della morte, a 79 anni, di René Auberjonois. Gli appassionati di Star Trek lo ricorderanno per sempre per la sua interpretazione di Odo, l‘alieno mutaforma di ST: Deep Space Nine profondamente solo, respinto da tutti ma dotato di un senso innato di giustizia; ma tanti lo ricordano come padre Mulcahy nel film M*A*S*H di Robert Altman (una delle sue tante collaborazioni con questo regista), come Endicott in Benson, come personaggio ricorrente in Boston Legal o come lo svitatissimo chef de La Sirenetta in lingua originale.
Odo rescues his friend Lwaxana Troi from an unwanted marriage by professing his love for the Betazoid ambassador. ("The Muse")#StarTrek #ReneAuberjonois pic.twitter.com/XQV8rrgvpV— TrekCore.com 🖖 (@TrekCore) December 8, 2019
Nella sua lunghissima carriera cinematografica, televisiva e teatrale aveva ricoperto numerosissimi ruoli di ogni genere e lavorato con i più grandi attori e registi, ricevendo per esempio un premio Tony come miglior attore protagonista nel 1969 accanto a Katharine Hepburn in Coco.
Gli sopravvivono la moglie Judith e i figli Tessa e Remy. Sul suo account Twitter stanno arrivando i messaggi di cordoglio di tanti colleghi attori e fan.
I have just heard about the death of my friend and fellow actor @reneauberjonois. To sum up his life in a tweet is nearly impossible. To Judith, Tessa & Remy I send you my love & strength. I will keep you in my thoughts and remember a wonderful friendship with René.— William Shatner (@WilliamShatner) December 8, 2019
Rene was a great artist, a great man, and a great friend. He will be forever missed by all that knew him. Goodnight Sweet Prince.— Brent Spiner (@BrentSpiner) December 9, 2019
I am shocked and deeply saddened by the death of Rene Auberjunois, whom I first met on the set of MRS COLUMBO. I was 23 years old and vividly recall his great kindness, his terrific sense of fun, and thinking oh, how wonderful it would be to have this man as a friend! (1/2) pic.twitter.com/kEDexD3Qw5— Kate Mulgrew (@TheKateMulgrew) December 9, 2019
Io ebbi il piacere di conoscerlo fuori scena e di tradurre i suoi vulcanici interventi alle convention italiane di fantascienza: era una persona di raro garbo, umanità e profondità, doti che custodiva con discrezione e con una grande gioia di vivere che gli luccicava negli occhi.
Grazie, Odo, per tutto quanto.
Lo vorrei ricordare con qualche altra foto dell’incontro a Bologna, scattate da Rodri van Click, che ringrazio per averle ripescate dai suoi archivi.
2019/12/08
Traduzione automatica: Deepl contro Google Translate
Ultimo aggiornamento: 2019/12/08 22:45.
Come forse sapete, lavoro parecchio come traduttore tecnico e quindi sto studiando i progressi del software di traduzione automatica. Ho notato che Deepl ha raggiunto un livello di qualità decisamente invidiabile, perlomeno nella traduzione di testi letterari:
Questo è il testo di partenza, tratto dal prologo del libro The Space Race:
E questa è la traduzione esattamente come l'ha sfornata il software Deepl:
Google Translate, invece, ha prodotto questo:
Noto subito alcuni errori dei due software, e ce ne sono sicuramente altri:
In sintesi: questi due sistemi di traduzione sono ben lontani dal poter sostituire completamente un traduttore umano, ma possono certamente rendere più veloce il suo lavoro, proponendo un testo accettabile da sottoporre a revisione per correggerne le sviste e renderlo più idiomatico.
Un aspetto particolarmente interessante è che entrambi i software spesso propongono scelte di traduzione che potrebbero non venire in mente al traduttore, abituato a farne altre sulla base del proprio lessico, per cui usarli come assistenti potrebbe arricchire il risultato finale.
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Come forse sapete, lavoro parecchio come traduttore tecnico e quindi sto studiando i progressi del software di traduzione automatica. Ho notato che Deepl ha raggiunto un livello di qualità decisamente invidiabile, perlomeno nella traduzione di testi letterari:
Questo è il testo di partenza, tratto dal prologo del libro The Space Race:
As the two great superpowers, America and the Soviet Union, confronted each other during the Cold War, the race to the moon became a defining part of the struggle for global supremacy. Victory in this race meant more than just collecting moon rocks or planting flags on a barren wasteland. The development of missiles and rockets went hand in hand with the struggle to develop the capacity to deliver nuclear weapons, to spy on the enemy and to control space. Above all, the space race became an open contest between capitalism and communism. Victory was not just a matter of pride. National security and global stability were at stake.
The architects of this race were two extraordinary men destined to operate as rivals on two different continents at the height of the Cold War. Both were passionate about transforming their dreams of space travel into a reality yet both were cynically used and manipulated by their political paymasters as pawns in the wider conflict between the two superpowers. Both were men of their times but with visions that are timeless. Both were hampered by the legacy of a past which returned to haunt them, threatening to destroy the achievement of their dreams.
One had collaborated with the Nazis to produce rockets in slave-labour camps during the Second World War. The other had been denounced as ‘an enemy of the people’, swept up in Stalin’s purges and incarcerated in the Gulag in appalling conditions.
E questa è la traduzione esattamente come l'ha sfornata il software Deepl:
Mentre le due grandi superpotenze, America e Unione Sovietica, si confrontavano durante la Guerra Fredda, la corsa alla luna divenne parte integrante della lotta per la supremazia globale. La vittoria in questa corsa significava molto di più che raccogliere le rocce lunari o piantare bandiere su una terra desolata e desolata. Lo sviluppo di missili e razzi andava di pari passo con la lotta per sviluppare la capacità di consegnare armi nucleari, spiare il nemico e controllare lo spazio. Soprattutto, la corsa allo spazio è diventata una gara aperta tra capitalismo e comunismo. La vittoria non era solo una questione di orgoglio. La sicurezza nazionale e la stabilità globale erano in gioco.
Gli architetti di questa corsa erano due uomini straordinari destinati a operare come rivali in due diversi continenti all'altezza del freddo. La guerra. Entrambi erano appassionati di trasformare i loro sogni di spazio viaggio in una realtà eppure entrambi sono stati cinicamente usati e manipolati da i loro finanziatori politici come pedine nel più ampio conflitto tra le due parti. due superpoteri. Entrambi erano uomini del loro tempo, ma con visioni che sono senza tempo. Entrambi sono stati ostacolati dall'eredità di un passato che è tornato a minacciando di distruggere la realizzazione dei loro sogni.
Uno aveva collaborato con i nazisti per produrre razzi in schiavitù-lavoro. durante la seconda guerra mondiale. L'altro era stato denunciato come "nemico del popolo", travolto dalle epurazioni di Stalin e incarcerato in i Gulag in condizioni spaventose.
Google Translate, invece, ha prodotto questo:
Mentre i due grandi superpoteri, l'America e l'Unione Sovietica, si affrontarono durante la Guerra Fredda, la corsa verso la luna divenne una parte determinante della lotta per la supremazia globale. La vittoria in questa gara non significava solo raccogliere le rocce lunari o piantare bandiere in una terra desolata. Lo sviluppo di missili e razzi è andato di pari passo con la lotta per sviluppare la capacità di fornire armi nucleari, spiare il nemico e controllare lo spazio. Soprattutto, la corsa allo spazio è diventata una gara aperta tra capitalismo e comunismo. La vittoria non era solo una questione di orgoglio. La sicurezza nazionale e la stabilità globale erano in gioco.
Gli architetti di questa razza erano due uomini straordinari destinati ad operare come rivali in due diversi continenti al culmine della Guerra Fredda. Entrambi erano appassionati nel trasformare i loro sogni di viaggio nello spazio in una realtà, ma entrambi erano cinicamente usati e manipolati dai loro pagatori politici come pedine del conflitto più ampio tra i due superpoteri. Entrambi erano uomini dei loro tempi ma con visioni che sono senza tempo. Entrambi sono stati ostacolati dall'eredità di un passato che è tornato a perseguitarli, minacciando di distruggere il raggiungimento dei loro sogni.
Uno aveva collaborato con i nazisti per produrre razzi nei campi di lavoro forzato durante la seconda guerra mondiale. L'altro era stato denunciato come "un nemico del popolo", spazzato via dalle purghe di Stalin e incarcerato nel Gulag in condizioni spaventose.
Noto subito alcuni errori dei due software, e ce ne sono sicuramente altri:
- Google ha sbagliato i tempi verbali (le superpotenze si confrontavano, non si affrontarono), ha frainteso race interpretandolo come razza invece che come corsa, ha definito USA e URSS dei superpoteri invece che delle superpotenze.
- Deepl ha ripetuto desolata e desolata, ha frainteso un Cold War (probabilmente a causa di un a capo a metà frase, che non ha ingannato Google) ed è incappato anche lui in un superpoteri invece di superpotenze. Si è anche perso per strada la traduzione di haunt, che invece Google ha azzeccato. Spicca anche l’erroraccio di slave-labour camps tradotto come schiavitù lavoro (mentre Google ha tradotto correttamente campi di lavoro forzato). Anche le preposizioni articolate gli causano qualche problema (da i loro, in i Gulag) che Google non sembra avere.
In sintesi: questi due sistemi di traduzione sono ben lontani dal poter sostituire completamente un traduttore umano, ma possono certamente rendere più veloce il suo lavoro, proponendo un testo accettabile da sottoporre a revisione per correggerne le sviste e renderlo più idiomatico.
Un aspetto particolarmente interessante è che entrambi i software spesso propongono scelte di traduzione che potrebbero non venire in mente al traduttore, abituato a farne altre sulla base del proprio lessico, per cui usarli come assistenti potrebbe arricchire il risultato finale.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
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2019/12/06
Puntata del Disinformatico RSI del 2019/12/06
È disponibile la puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Rosy Nervi.
Podcast solo audio: link diretto alla puntata.
Argomenti trattati: link diretto.
Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.
App RSI (iOS/Android): qui.
Video: lo trovate qui sotto.
Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.
Buona visione e buon ascolto!
Podcast solo audio: link diretto alla puntata.
Argomenti trattati: link diretto.
Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.
App RSI (iOS/Android): qui.
Video: lo trovate qui sotto.
Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.
Buona visione e buon ascolto!
Aggiornate Android, se potete, contro il messaggio paralizzante
Il sito Naked Security di Sophos segnala che è importante aggiornare i dispositivi Android per risolvere varie falle, compresa una (la CVE-2019-2232) che, secondo Google, consente a un aggressore di causare un denial of service permanente inviando semplicemente un messaggio appositamente confezionato.
Non è stato reso noto come vada confezionato questo messaggio paralizzante, ma qualche indizio è consultabile qui.
Per risolvere il problema è necessario installare gli aggiornamenti di Android di dicembre 2019, se non sono già installati e se sono disponibili per il vostro dispositivo.
Queste istruzioni valgono per Android versione 9:
Gli aggiornamenti saranno disponibili in momenti differenti a seconda del fabbricante del dispositivo: qui potete trovare i bollettini di aggiornamento di Google, Huawei, LG, Motorola, Nokia e Samsung.
Non è stato reso noto come vada confezionato questo messaggio paralizzante, ma qualche indizio è consultabile qui.
Per risolvere il problema è necessario installare gli aggiornamenti di Android di dicembre 2019, se non sono già installati e se sono disponibili per il vostro dispositivo.
Queste istruzioni valgono per Android versione 9:
- Per sapere se sono già installati, potete andare nelle Impostazioni e scegliere Informazioni sul telefono - Informazioni software - Livello patch sicurezza e guardare la data della patch.
- Per sapere se sono disponibili ulteriori aggiornamenti, potete andare sempre nelle Impostazioni e scegliere Aggiornamenti software e poi Scarica e installa.
Gli aggiornamenti saranno disponibili in momenti differenti a seconda del fabbricante del dispositivo: qui potete trovare i bollettini di aggiornamento di Google, Huawei, LG, Motorola, Nokia e Samsung.
Quanto è facile comprare like e account falsi sui social? Lo spiegano i militari NATO
I social network annunciano periodicamente grandi operazioni di pulizia e di eliminazione degli account e dei “like” fasulli e delle notizie false, ma secondo un rapporto appena pubblicato dallo Strategic Communications Centre of Excellence della NATO, c’è ancora moltissimo lavoro da fare.
I ricercatori che hanno redatto il rapporto lo hanno dimostrato molto chiaramente comperando in massa e con poca spesa account, follower e “like” falsi. Lo SCCE, che ha sede a Riga, in Lettonia, è riuscito a comperare circa 54.000 interazioni social non autentiche (follower, like, commenti o visualizzazioni) senza che i social network intervenissero.
Secondo quest’organizzazione della NATO, Facebook, Instagram, Twitter e YouTube non stanno facendo abbastanza e l’autoregolamentazione non sta funzionando. La manipolazione dei social network è un’industria in crescita e i costi operativi sono modestissimi: con soli 300 euro, i ricercatori sono riusciti a procurarsi 3500 commenti online, oltre 25.000 like, 20.000 visualizzazioni di video e 5100 follower. Tutti falsi. E un mese dopo l’80% di questi falsi era ancora online.
In aggiunta, i ricercatori hanno identificato quasi 19.000 account falsi usati per manipolare i social network, spesso con legami a circa 800 pagine social politiche e governative di vari paesi.
La ricerca nota inoltre che i vari social network hanno livelli di efficacia differenti nella gestione dei falsi. Per esempio, Twitter identifica e rimuove piuttosto efficacemente gli account, like e retweet falsi; YouTube è il migliore nel controllare i like falsi e le visualizzazioni fasulle. Facebook e Instagram, invece, sono poco efficaci nella rimozione dei video falsi. Instagram, in particolare, aveva rimosso meno dell’1% dei like non autentici.
Siate quindi prudenti nel dare credito alla popolarità di certi video e account sui social network: per chi vuole ottenere questo genere di successo virtuale a scopo di propaganda o attività commerciale, l’investimento è davvero modesto.
I ricercatori che hanno redatto il rapporto lo hanno dimostrato molto chiaramente comperando in massa e con poca spesa account, follower e “like” falsi. Lo SCCE, che ha sede a Riga, in Lettonia, è riuscito a comperare circa 54.000 interazioni social non autentiche (follower, like, commenti o visualizzazioni) senza che i social network intervenissero.
Secondo quest’organizzazione della NATO, Facebook, Instagram, Twitter e YouTube non stanno facendo abbastanza e l’autoregolamentazione non sta funzionando. La manipolazione dei social network è un’industria in crescita e i costi operativi sono modestissimi: con soli 300 euro, i ricercatori sono riusciti a procurarsi 3500 commenti online, oltre 25.000 like, 20.000 visualizzazioni di video e 5100 follower. Tutti falsi. E un mese dopo l’80% di questi falsi era ancora online.
In aggiunta, i ricercatori hanno identificato quasi 19.000 account falsi usati per manipolare i social network, spesso con legami a circa 800 pagine social politiche e governative di vari paesi.
La ricerca nota inoltre che i vari social network hanno livelli di efficacia differenti nella gestione dei falsi. Per esempio, Twitter identifica e rimuove piuttosto efficacemente gli account, like e retweet falsi; YouTube è il migliore nel controllare i like falsi e le visualizzazioni fasulle. Facebook e Instagram, invece, sono poco efficaci nella rimozione dei video falsi. Instagram, in particolare, aveva rimosso meno dell’1% dei like non autentici.
Siate quindi prudenti nel dare credito alla popolarità di certi video e account sui social network: per chi vuole ottenere questo genere di successo virtuale a scopo di propaganda o attività commerciale, l’investimento è davvero modesto.
Antibufala: se la batteria del cellulare è quasi scarica, le radiazioni sono 1000 volte più potenti!
Fonte: Facebook (via Archive.org). |
Il primo è questo: “Quando la batteria del telefono è debole, non rispondere al telefono, perché la radiazione è 1000 volte più potente.” Esiste anche la versione in inglese claudicante: “When phones battery is low to last bar, don’t answer the call beacuse the radiation is 1000 times stronger.”
Ne avevo già parlato qualche anno fa, nel 2014, e Butac la spiega egregiamente: “esiste la convinzione, senza fondamento, che un cellulare scarico invii più radiazioni, ma è una assoluta sciocchezza. È vero che se vi trovate in zone con basso segnale il cellulare dovrà inviare segnali più potenti per poter trovare campo, ma non ha nulla a che fare con la carica della batteria.”
Il secondo, invece, riguarda una particolare tecnica telefonica: rispondere alle chiamate usando l’orecchio sinistro (in inglese, “Answer phone call from left ear”). Non c’è nessuna ragione reale per farlo, come nota il sito antibufala Hoax-Slayer.com; il consiglio stesso non fornisce alcuna giustificazione. Il falso allarme circola almeno dal 2006.
Se lo ricevete, non inoltratelo ai vostri amici: non state affatto facendo loro un favore, ma li state semplicemente confondendo.
Vi si spegne di colpo il MacBook Pro? Non è colpa vostra
Diversi utenti del MacBook Pro da 13 pollici stanno segnalando che il laptop si spegne di colpo quando la batteria scende grosso modo sotto il 50%. Come mai?
Apple lo ha spiegato in una pagina di supporto, non disponibile per ora in italiano, bisogna esorcizzare il folletto collegando il laptop all’alimentatore, uscendo da tutte le applicazioni aperte, chiudendo il coperchio per mettere il computer in sleep mode, e poi lasciandolo sotto carica per almeno otto ore. Fatto questo, bisogna aggiornare macOS, e tutto passa.
Il problema, a quanto pare, è causato dal fatto che la batteria ha un processore che memorizza la percentuale di carica residua e che in alcuni casi viene memorizzato un dato sbagliato. “La batteria è convinta di avere ancora carica e trasmette una certa percentuale di carica residua, ma invece è totalmente scarica”, spiega Dday.it.
Come disse lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.
Apple lo ha spiegato in una pagina di supporto, non disponibile per ora in italiano, bisogna esorcizzare il folletto collegando il laptop all’alimentatore, uscendo da tutte le applicazioni aperte, chiudendo il coperchio per mettere il computer in sleep mode, e poi lasciandolo sotto carica per almeno otto ore. Fatto questo, bisogna aggiornare macOS, e tutto passa.
Il problema, a quanto pare, è causato dal fatto che la batteria ha un processore che memorizza la percentuale di carica residua e che in alcuni casi viene memorizzato un dato sbagliato. “La batteria è convinta di avere ancora carica e trasmette una certa percentuale di carica residua, ma invece è totalmente scarica”, spiega Dday.it.
Come disse lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.
Perché gli iPhone si localizzano lo stesso quando la localizzazione è spenta?
Sugli iPhone 11, se si va nelle impostazioni di ogni singola app e di ogni servizio che fa localizzazione e si disabilita questa funzione, compare lo stesso sullo schermo l’icona della localizzazione.
Lo ha notato l’esperto di sicurezza Brian Krebs, documentando il fenomeno anche in video.
Visto che Apple si sta proponendo sempre più come azienda che tutela la privacy dei suoi clienti, la cosa è sembrata strana e contraddittoria, specialmente quando è arrivata la prima risposta ufficiale di Apple: l’icona compare perché ci sono servizi di localizzazione che non possono essere disattivati. L'unico modo per disattivare completamente la localizzazione è andare nelle Impostazioni e agire sul selettore generale della localizzazione.
Ma niente panico. Dopo la risposta enigmatica iniziale, Apple ha finalmente chiarito che si tratta di una localizzazione usata internamente dal telefono per sapere se si trova o no in un paese nel quale l’azienda non ha ancora ricevuto l’autorizzazione ad usare le frequenze radio per il servizio Ultra Wideband (UWB), usato per la condivisione di file con altri dispositivi Apple.
Mistero risolto, insomma, e Apple ha detto che attiverà un’opzione di disattivazione selettiva di questa localizzazione in un futuro aggiornamento. Ma resta il fatto che gli iPhone recenti hanno un servizio di localizzazione che gli utenti non possono spegnere singolarmente e che Apple non è stata molto chiara nel comunicare questa situazione.
Cosa più importante, casi come questi mostrano bene che gli smartphone hanno raggiunto un livello di complessità che supera ampiamente le capacità e le competenze degli utenti comuni e persino degli esperti.
Lo ha notato l’esperto di sicurezza Brian Krebs, documentando il fenomeno anche in video.
Visto che Apple si sta proponendo sempre più come azienda che tutela la privacy dei suoi clienti, la cosa è sembrata strana e contraddittoria, specialmente quando è arrivata la prima risposta ufficiale di Apple: l’icona compare perché ci sono servizi di localizzazione che non possono essere disattivati. L'unico modo per disattivare completamente la localizzazione è andare nelle Impostazioni e agire sul selettore generale della localizzazione.
Ma niente panico. Dopo la risposta enigmatica iniziale, Apple ha finalmente chiarito che si tratta di una localizzazione usata internamente dal telefono per sapere se si trova o no in un paese nel quale l’azienda non ha ancora ricevuto l’autorizzazione ad usare le frequenze radio per il servizio Ultra Wideband (UWB), usato per la condivisione di file con altri dispositivi Apple.
Mistero risolto, insomma, e Apple ha detto che attiverà un’opzione di disattivazione selettiva di questa localizzazione in un futuro aggiornamento. Ma resta il fatto che gli iPhone recenti hanno un servizio di localizzazione che gli utenti non possono spegnere singolarmente e che Apple non è stata molto chiara nel comunicare questa situazione.
Cosa più importante, casi come questi mostrano bene che gli smartphone hanno raggiunto un livello di complessità che supera ampiamente le capacità e le competenze degli utenti comuni e persino degli esperti.
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