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Il Disinformatico

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2011/11/13

Ho svelato un complotto lunare: la Luna è finta

Ho finalmente smascherato uno dei più grandi complotti della Storia. Ieri sera, quando la Luna è sorta dietro una delle colline vicino al Maniero Digitale, grazie a un potente teleobiettivo ho catturato la prova fotografica che la Luna non esiste, ma è in realtà un mappamondo, un globo finto esattamente come in Truman Show. Ha persino le linee di latitudine, invisibili a occhio nudo ma immortalate dalla fotocamera. Quindi gli americani e i russi non sono mai andati sulla Luna con i loro astronauti e le loro sonde automatiche.

La vera Luna fu distrutta dagli americani negli anni Cinquanta con un esperimento nucleare andato male (infatti Spazio:1999 è un messaggio in codice per far capire agli addetti ai lavori che c'è chi sa) e le scie chimiche servono per offuscare l'atmosfera e impedirci di notare il rimpiazzo. Ma io li ho fregati. Il mondo deve sapere!

No, la foto non è ritoccata, a parte un ritaglio per prenderne solo la porzione centrale.

IMG_1256

Scherzi a parte, fra cinque giorni (il 18) parteciperò a un dibattito telefonico sulle "scie chimiche" con Rosario Marcianò, Giulietto Chiesa, Luigina Marchese e (forse) Corrado Penna e Tom Bosco. Mi date una mano a radunare le migliori perle contenute nelle loro dichiarazioni? Servono citazioni esatte con link alla fonte: nel caso di video, serve anche il minutaggio. Grazie!

2011/11/10

Falla nel TCP/IP di Windows permette di infettare i PC

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il bollettino di sicurezza MS11-083 di Microsoft (Vulnerability in TCP/IP Could Allow Remote Code Execution) definisce “critica“ la falla nel TCP/IP di Windows Vista, Windows Server 2008 e Windows 7 che “potrebbe consentire l'esecuzione di codice da remoto se un aggressore invia un flusso continuo di pacchetti UDP appositamente confezionati a una porta chiusa del sistema-bersaglio... un aggressore potrebbe eseguire codice arbitrario in kernel mode” e “potrebbe poi installare programmi; visualizzare, modificare o cancellare dati; oppure creare nuovi account con pieni permessi d'utente”. Ironicamente, Windows XP è immune al problema. Idem dicasi per Windows Server 2003.

Secondo Kevin Mitnick via Twitter, questo potrebbe essere un video che dimostra la falla e il suo utilizzo (su una rete locale):


È una falla decisamente bizzarra, perché è così facile da sfruttare e perché è sorprendente che esista: mandi via Internet i pacchetti UDP malformati e prendi il controllo della macchina-bersaglio. Tutto qui. Oltretutto attraverso una porta chiusa, che come tale dovrebbe dare una certa protezione. Anche per F-Secure la falla è piuttosto soprendente; Technet di Microsoft fornisce dettagli e smorza la sfruttabilità del difetto. L'aggiornamento è in arrivo già disponibile fra quelli mensili del Patch Tuesday dell'altroieri; se usate i sistemi operativi affetti, aggiornateli appena possibile.

2011/11/09

Video e foto dell’asteroide che ieri ci ha “sfiorato”

Ieri notte, intorno a mezzanotte e mezza (ora italiana), un asteroide di circa 400 metri di diametro, denominato 2005 YU55, è passato a circa 320.000 chilometri dalla Terra: meno della distanza della Luna dal nostro pianeta.

Non c'era alcun pericolo e l'evento era previsto da tempo, tanto che gli astronomi di tutto il mondo si sono preparati e hanno raccolto moltissimi dati e scattato immagini usando sia telescopi ottici, sia radiotelescopi.

Una prima “foto” radiotelescopica è qui su Universe Today, che ha anche altre immagini e video, dai quali segnalo questo:


C'è un mini-video che mostra l'asteroide che gira, fatto due giorni fa usando radiotelescopi. La NASA ha pubblicato un'animazione accelerata del suo passaggio rispetto alla Terra e alla Luna, altre info e anche una vista “di taglio” che chiarisce meglio le rispettive posizioni dell'asteroide, della Terra e della Luna. Astroguyz ha un bel sunto della situazione.

Phil Plait, su Bad Astronomy, ha un bell'articolo in cui spiega le tecniche usate per ottenere queste "immagini" usando segnali radio: gli impulsi possono essere usati per misurare la distanza dell'asteroide con estrema precisione tramite il tempo che ci mettono ad andare e tornare, tanto che è possibile ottenere una mappa tridimensionale degli avvallamenti e delle sporgenze del bersaglio perché il segnale ci mette meno tempo a tornare se colpisce una zona sporgente (la distanza da percorrere è leggermente inferiore). La risoluzione con questo sistema arriva a circa quattro metri.

Tramite gli stessi segnali radio possiamo anche misurare la velocità e il verso di rotazione, perché la lunghezza d'onda degli impulsi è nota con grande precisione e il segnale riflesso cambia frequenza se colpisce una superficie che si sta muovendo (effetto Doppler). Niente male, per un semplice segnale radio.

La Svizzera lancia missili? Non proprio

Scia di un missile avvistata sopra Lugano?


Ricordate, quasi esattamente un anno fa, il panico in America per l'avvistamento di una scia verticale sul mare, che per molti giornalisti era quella di un missile lanciato in gran segreto, forse da qualche potenza straniera? L'allarme, rilanciato per esempio da Repubblica, si rivelò una bufala notevole. Un sunto della vicenda è nel mio articolo su Wired.it.

Oggi pomeriggio ho avvistato un altro “lancio di missile” proprio vicino al Maniero Digitale, a Grancia.

Missile svizzero? / 2

Missile svizzero / 3

Missile svizzero? / 1

È soltanto una scia di condensazione di un aereo, resa apparentemente verticale dalla prospettiva. Nell'ultima foto, gli oggetti sfocati semicircolari sono dello sporco che si è infilato nella fotocamera e non riesco a levare. L'illusione è resa ancora più forte dalla nuvola che sembra stare alla base della scia, proprio come lo sbuffo che si forma intorno alla rampa di lancio durante la partenza di un razzo.

Oppure sono le difese svizzere contro gli aerei che irrorano le “scie chimiche”. A proposito, il 18 novembre sarò a Radio IES per discutere di “scie chimiche” insieme a Rosario Marcianò, Giulietto Chiesa e Luigina Marchese. A loro potrebbero aggiungersi Corrado Penna e Tom Bosco. Potrebbe essere interessante.


Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “vinxxe.

Mascherare le foto non basta più: il caso della presunta “escort” ticinese [UPD 18:40]

Per tutelare la privacy non basta più oscurare i volti nelle fotografie. Stamattina Tio.ch ha pubblicato la storia (uscita anche in prima pagina sul giornale gratuito 20minuti di oggi) di una donna del Luganese che dice che le sue foto provocanti “sono finite in un sito internazionale di escort. La ragazza ha giurato a 20minuti di non saperne nulla e ha riferito di essere vittima di hacker” che “hanno creato questa falsa identità” e ora è in corso una lotta “per far cancellare questi siti”.

Al momento in cui scrivo, l'articolo è corredato da una di queste fotografie della donna, con il volto debitamente oscurato in modo da renderlo in teoria irriconoscibile (qui sopra ne vedete un frammento). Idem dicasi per la foto pubblicata su 20minuti. Gli articoli non fanno nomi o usano pseudonimi. È quindi salvo l'anonimato della sedicente vittima? Secondo le usanze del giornalismo sì.

Ma siamo nell'era di Internet e dei motori di ricerca per immagini. In due minuti ho trovato la foto non mascherata, il sito internazionale di escort in questione e il probabile numero di cellulare della donna. Tutti questi dati, insieme agli altri che ho raccolto con un uso ragionato degli strumenti online e che per ora non pubblico, mi hanno permesso di aggirare il mascheramento della foto. Inoltre sembrano indicare che gli hacker abbiano ben poco a che fare con la pubblicazione delle foto intime della donna in un sito di escort e che il lavoro di fotoritocco estetico sia davvero encomiabile. Caveat emptor.

Ho scritto a Tio.ch alcune ore fa invitando a rimuovere la fotografia per evitare riconoscimenti analoghi al mio e ho contattato la donna via mail per avere chiarimenti. Per ora tutto tace [v. aggiornamenti qui sotto]. In attesa di chiarire la situazione, non pubblicherò commenti che rivelino dettagli sull'identità della persona in questione. Non è importante la storia in sé, che è solo gossip locale: quello che conta è la dimostrazione del concetto che le regole tradizionali di tutela della privacy non bastano più. Utenti e giornalisti farebbero bene a tenerlo presente per evitare danni, disagi e imbarazzi.


Aggiornamenti


18:40. Sono stato contattato dalla redazione di Tio.ch, che ha chiarito riservatamente molti aspetti della vicenda, che risulta molto più intricata di quanto sembrasse inizialmente (ma non è il caso di entrare qui nei dettagli). Fra l'altro, chiarisco che non intendevo criticare Tio.ch per il suo operato, che è pienamente in linea con le prassi consolidate e ritenute sufficienti, ma volevo semplicemente segnalare un problema nuovo.

2011/11/08

Film porno sugli aerei? No, trovata pubblicitaria [UPD 2011/11/09]

Compagnia low-cost promette video porno sui propri voli. E i giornalisti ci cascano


C'è una compagnia aerea a basso costo che da anni si fa pubblicità gratuita annunciando toilette a pagamento o posti in piedi sugli aerei. Puntualmente i giornalisti abboccano e pubblicano quelle che in realtà sono solo sparate pubblicitarie per far parlare di sé. Basterebbe un briciolo di buon senso per capire che sono proposte irrealizzabili.

Irrealizzabili esattamente come questa nuova trovata: l'offerta di film a luci rosse durante i voli. Il boss della compagnia aerea in questione (che non citerò qui per ovvie ragioni) avrebbe paragonato il servizio a quello degli alberghi. Ma avrebbe anche messo le mani avanti dicendo che il servizio richiederebbe un anno di preparativi tecnici. Fra un anno non se ne ricorderà nessuno, ma intanto la pubblicità per la compagnia aerea sarà passata.

Non sarebbe ora di piantarla di abboccare a qualunque scemenza inventata dai reparti di marketing?


Aggiornamenti


2011/11/09. Le trovate della compagnia aerea in questione scivolano nel surreale. Kevin Mitnick, via Twitter, segnala un video in circolazione che mostra il boss della compagnia che prospetta, durante una conferenza stampa, non solo film porno, ma anche prestazioni sessuali: a pagamento in classe economica, gratuite in business class.

2011/11/06

E-Cat, cauto ottimismo, cauto scetticismo

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2011/11/07.

Il 28 ottobre scorso a Bologna si è svolta una dimostrazione di un sistema E-Cat. Secondo i testimoni, l'apparato ha “funzionato continuamente per 5,5 ore producendo 479 kW” in media (2635 kWh totali) in modalità autonoma (autosostenuta) consumando piccole quantità di nichel e di idrogeno, senza inquinare e senza produrre scorie radioattive.

Se fosse vero, sarebbe una fonte di energia pulita che rivoluzionerebbe l'umanità. Proprio per questo bisogna essere molto cauti e severi nell'esigere conferme indipendenti e rigorose, che però finora non ci sono state: anzi, i dettagli del funzionamento e della struttura dell'apparato non vengono divulgati. Inoltre non è la prima volta che qualcuno annuncia di aver scoperto fonti energetiche altrettanto miracolose. Per cui, sulla base delle brutte esperienze del passato, resto cautamente scettico.

Sono scettico soprattutto perché c'è un dettaglio che mi rode. Magari ha una spiegazione logica, ma nel clima di reticenza e segretezza che circonda l'E-Cat mi suona sospetto. Il dettaglio è questo: il processo di generazione d'energia è stato innescato da un grosso generatore tradizionale, che però poi è rimasto acceso e collegato all'apparato E-Cat. Perché?

Ho letto i resoconti di alcuni dei presenti, nelle quali le spiegazioni di questo generatore sono perlomeno lacunose. La stima della potenza del generatore è di uno dei testimoni, Sterling D. Allan di Pure Energy Systems, in questo articolo, che include vari video. Daniele Passerini, su 22passi, dice che c'era un “gruppo elettrogeno da (mi è stato detto) 350 kW”.

Scrive inoltre Allan:

“L'energia per l'avvio (bobine resistive che fornivano calore alle camere di reazione) è stata fornita da un grande e rumoroso generatore (è quello che causa tutto il rumore) che si vede ed è grande quasi quanto il piccolo container nel quale era collocato l'impianto E-Cat da 1 MW. Una volta che le camere di reazione sono arrivate in temperatura, sono state mantenute dal calore prodotto dalla reazione. Non sono sicuro del motivo per cui hanno tenuto in funzione il generatore da quel momento in poi, ma ipotizzo che fosse per riserva o sicurezza. Sono certo che i tecnici che collaudavano il sistema si sono assicurati di quali fossero in ogni momento i livelli di potenza.”

“Ipotizzo”? “Sono certo che i tecnici...”? È un resoconto nel quale la fiducia è concessa, a mio avviso, un po' troppo disinvoltamente e i controlli scarseggiano. Allan, rendendosi conto esplicitamente che la presenza del generatore “apparentemente connesso all'E-Cat con dei cavi” è un facile appiglio per gli scettici, ribatte così:

“È il cliente che dev'essere contento, e a quanto pare questo cliente era soddisfatto che quei cavi non contribuivano all'erogazione di 470 kW durante la modalità autoalimentata.”

C'era, infatti, un misterioso cliente che ha effettuato dei test di cui non si sa nulla (né del cliente, né dei test). Ma la sua soddisfazione è pura ipotesi (“a quanto pare”). I dati dell'esperimento, inoltre, non sono stati verificati indipendentemente dagli ospiti presenti: sono stati forniti dal supervisore del cliente, come spiega un altro dei presenti, Mats Lewan di Ny Teknik, qui:

“Né Ny Teknik né altri ospiti hanno avuto alcuna possibilità di verificare le misure effettuate. Gli invitati hanno potuto soltanto osservare l'impianto in funzione per alcuni brevi istanti.”

Il rapporto sui risultati è scritto in un inglese davvero scarso e con uno stile non molto professionale. Inoltre nell'abbondanza di dati manca ogni indicazione della potenza del generatore d'innesco e del motivo per il quale è rimasto acceso. Forse non è nulla, ma in questo clima di misteri suona strano.

Vorrei tanto che si trattasse davvero di una scoperta rivoluzionaria, perché ne abbiamo davvero bisogno, e mi auguro che il mio scetticismo venga smentito. Ma questo non è un modo credibile di presentare al mondo un'invenzione tanto straordinaria.

Suvvia: staccate il generatore, appendete l'E-Cat a una gru e fatelo funzionare sotto il controllo di esperti che abbiano pieno accesso. E fra gli esperti assicuratevi che ci sia un prestigiatore pratico di sedicenti macchine per il moto perpetuo, come James Randi. Allora l'E-Cat comincerà a essere credibile.


Aggiornamento 2011/11/07


Un lettore, Marco, mi segnala una risposta che Andrea Rossi, uno dei responsabili del progetto E-Cat, avrebbe dato nel suo blog (però trovo solo questa citazione su Greenme.it): “Il generatore di corrente ha una potenza di 300 kW ed è stato utilizzato non solo per alimentare le resistenze dei reattori prima di arrivare alla modalità autosufficienti, ma anche per alimentare i motori elettrici accessori: le pompe d'acqua e i dissipatori di calore e questo è il motivo per cui il generatore di corrente è stato acceso anche durante la modalità auto-sostenuta dei reattori”. Non è chiaro quanti di quei 300 kW di potenza massima siano stati usati. Però a questo punto sembra che l'impianto E-Cat debba includere anche un generatore da 300 kW, che inquina e contribuisce parecchio ai 479 kW erogati.

In teoria, se comunque l'E-Cat genera più energia di quanta se ne immette, potrebbe autoalimentarsi e fare a meno del generatore da 300 kW una volta a regime. Per sciogliere il dubbio di apporti d'energia occulti, bisognerebbe che l'E-Cat si autoalimentasse completamente. Così, oltretutto, sapremmo se dopo essersi autoalimentato avanza ancora dell'energia sfruttabile.

Disinformatico radio, podcast del 2011/11/04

È disponibile temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della scorsa puntata del Disinformatico radiofonico. Ecco i temi e i rispettivi articoli di supporto:

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Take This Lollipop, videolezione di privacy per Facebook

Se conoscete qualcuno che fa lo spavaldo su Facebook, installa qualunque applicazione di gioco e pensa di non avere problemi di privacy nei social network, per cui accetta amicizia da chiunque e pubblica tutti i propri dati personali, proponetegli una bella dimostrazione educativa realizzata da Jason Zada, regista televisivo e digitale. Si chiama Take This Lollipop, ossia "prendi questo lecca-lecca", e si trova presso Takethislollipop.com.

Inizialmente compare sullo schermo, appunto, un lecca-lecca azzurro, all'interno del quale però si intravede in trasparenza una lametta da barba. L'invito è una sfida a prendere questo lecca-lecca cliccandovi sopra mentre si è collegati a Facebook.

Compare una finestra di richiesta di permessi, che di solito non viene letta. Un clic per accettare tutto, e Take This Lollipop inizia mostrando un video: un corridoio buio in fondo al quale un uomo dall'aria non troppo affidabile sta usando un computer. A un certo punto viene inquadrato lo schermo del computer del maniaco e l'utente si accorge che lo schermo mostra il contenuto della sua stessa pagina Facebook.

Il maniaco la visita in lungo e in largo e dopo una breve indecisione sceglie di scoprire l'indirizzo dell'utente e sale in auto per andare a trovarlo di persona, con conseguenze facilmente immaginabili. Sul cruscotto della sua auto c'è una stampa con la foto del profilo Facebook dell'utente. Il video termina mostrando un conto alla rovescia e il nome di un altro utente Facebook insieme all'avviso: è lui il prossimo bersaglio.

È una messinscena, interpretata dall'attore Bill Oberst Jr., e nessun dato personale viene effettivamente rubato o conservato (almeno secondo le dichiarazioni del sito), ma l'impatto emotivo è garantito per chi non conosce le tecniche usate per incorporare al volo nel video le immagini del proprio profilo Facebook. Buon divertimento, e buona lezione. Ricordate, al termine dell'esperimento, di rimuovere Take This Lollipop dal vostro elenco di applicazioni autorizzate. Non si sa mai.

Fonti aggiuntive: Brandchannel.com.

Gli errori e orrori dei videogiochi

È passato da poco Halloween, ma se non siete ancora sazi di storie di paura ve ne posso proporre qualcuna a sfondo informatico. Ogni tanto nei videogiochi più sofisticati ci sono degli errori di animazione che producono effetti davvero da incubo, grazie alla grafica iperrealistica di oggi. Per esempio, in Call of Duty ogni tanto i soldati morti che giacciono per terra continuano a mormorare cose comprensibili soltanto agli zombi. E che dire del cadavere la cui testa e i cui arti roteano come se stesse facendo un'orrenda breakdance in Call of Duty 3? Attenzione, il video non è adatto agli animi sensibili

Anche The Sims 3 non scherza in quanto a creature involontariamente mostruose: alcuni bambini sembrano ragni ingarbugliati, con arti stirati oltre l'inverosimile (video), dita come quelle di Edward Mani di Forbice, una testa attaccata alle ginocchia e altre piacevolezze. Per non parlare dei neonati in fasce la cui testa sembra quella di un tricheco attaccata a un collo da giraffa.

Farà perdere il sonno il Rocky dell'omonimo gioco per PlayStation, dove il personaggio che dovrebbe somigliare a Sylvester Stallone strabuzza gli occhi come Igor in Frankenstein Junior, oppure i pugili ogni tanto sprofondano nel pavimento senza motivo. Poi, come segnala Cracked.com, in Fallout 3 ci sono teste fluttuanti a mezz'aria o frattaglie più o meno disordinate che però parlano del più e del meno come se niente fosse (video).

Meno impressionante e decisamente più divertente è il coyote che imbraccia un fucile mentre fluttua a mezz'aria nella versione iniziale di Red Dead Redemption (video) e parla con accento messicano, presumibilmente a causa di un'errata sostituzione del codice di un personaggio umano con quello di un animale. A volte la sostituzione è incompleta, per cui c'è la donna con la testa di cavallo (video) che però è cavalcabile come un equino: il cowboy le sale sulle spalle e lei trotta per la prateria come un perfetto destriero. Gli errori sono stati poi corretti con una patch, ma chi li ha visti a sorpresa non li cancellerà facilmente dai propri incubi.

iPhone, iOS 5 consuma un po' troppo la batteria

Se avete un iPhone o iPad e l'avete aggiornato alla versione 5 di iOS, non sorprendetevi se avete notato una spiccata riduzione della durata della carica della batteria: è un problema che Apple ha ammesso e che l'azienda conta di sistemare entro qualche settimana.

Alcune migliaia di utenti (che per Apple sono "un piccolo numero", considerato che afferma di aver venduto oltre quattro milioni di telefonini 4S nei primi tre giorni di disponibilità del nuovo modello) lamentano sui forum di Apple una durata eccessivamente ridotta della batteria dei dispositivi Apple che usano iOS 5, contrariamente alle promesse di autonomia significativamente maggiore fatte dal nuovo capo dell'azienda, Tim Cook.

Apple ha consegnato due giorni fa agli sviluppatori un aggiornamento di test che risolve il problema del consumo eccessivo di batteria e corregge altri problemi, come le difficoltà di Siri, l'assistente vocale, di capire gli utenti australiani.

In attesa che l'aggiornamento venga distribuito agli utenti, ci sono vari espedienti per ridurre i consumi: spegnere Ping, l'e-mail push e Siri (o almeno disattivarne lo standby); disattivare l'aggiornamento automatico del fuso orario e i servizi di localizzazione, che sembrano essere i principali colpevoli del consumo energetico inatteso; e naturalmente regolare manualmente la luminosità dello schermo, che assorbe molta energia.

Fonti aggiuntive: Business Insider, CNet, Techcrunch.

DuQu, la guerra informatica continua; rischi per Windows

La vicenda del virus DuQu, già segnalato due settimane fa come probabile arma informatica di origine militare, diventa ancora più intrigante. Si tratta di un programma ostile concepito per colpire un numero ristretto di organizzazioni in un numero altrettanto ristretto di paesi, per cui non è immediatamente pericoloso per la maggior parte degli utenti, ma la sua esistenza pone un problema a lungo termine che sta facendo correre ai ripari Microsoft.

In almeno un caso, infatti, DuQu ha infettato il bersaglio usando la tecnica classica dell'allegato a una mail (un file in formato Microsoft Word): niente di nuovo, ma l'infezione ha avuto successo perché DuQu ha sfruttato una vulnerabilità sconosciuta del kernel di Windows XP, Windows Vista e Windows 7, ossia del nucleo fondamentale del sistema operativo di Microsoft: un difetto nella gestione dei font TrueType. Basta insomma inviare a un utente un file contenente un font appositamente confezionato per poter "installare programmi; visualizzare, modificare o cancellare dati; oppure creare nuovi account con permessi pieni".

Questo genere di attacco ha successo e scavalca le normali difese contro i virus perché avviene prima che gli autori del software colpito abbiano tempo di distribuire un aggiornamento di correzione della falla (per questo si chiama "zero day attack" o "attacco del giorno zero").

Una vulnerabilità ignota nel kernel di Windows è un grimaldello raro, molto potente e prezioso: il suo uso (e sacrificio, perché ora il fattore sorpresa è perso per sempre) indica che i creatori o gestori di DuQu fanno molto sul serio. La posta in gioco dev'essere parecchio alta, anche perché la CrySyS Lab (la società di sicurezza ungherese che ha scoperto questo virus) si è rifiutata di divulgare agli esperti il file Word infetto che veicola DuQu, perché questo violerebbe la riservatezza professionale identificando troppo chiaramente il bersaglio dell'attacco.

Ma se l'attacco è così mirato, qual è il problema per noi utenti comuni? Per ora il pericolo è in effetti sostanzialmente nullo, ma quando Microsoft distribuirà la correzione alla quale sta già lavorando sarà facile per i criminali informatici comuni analizzare la falla e sfruttarla. “A quel punto qualunque computer Windows non aggiornato sarà più vulnerabile a quello che potrebbe dimostrarsi un exploit molto serio", scrive F-Secure. Conviene quindi tenere d'occhio sia gli sviluppi di questa spy-story, sia gli aggiornamenti di Windows e degli antivirus.

Aggiornamento (20:00) – Microsoft ha rilasciato una correzione temporanea e la società di sicurezza BitDefender ha pubblicato un primo strumento di rimozione per DuQu.

Fonti: RedmondMag, Symantec, F-Secure.

Google fa le capriole, basta digitare "do a barrel roll"

Presto! Andate alla pagina iniziale di Google e digitate queste parole (senza virgolette): “do a barrel roll". Oppure cliccate qui per farlo automaticamente. Se usate il browser giusto (Chrome, Safari, Firefox, ma non Internet Explorer e Opera, secondo i primi test) sul sistema operativo giusto (iOS, OS X, Linux, Windows 7) vedrete una sorpresa: l'intera pagina di Google ruota su se stessa (video).

Divertitevi a mostrare questa chicca, annunciata ieri, e poi sfoggiate la vostra cultura informatica. È una trovata introdotta da Google per celebrare una frase diventata famosa grazie a un videogioco, Star Fox 64 per Nintendo 64, datato 1997. Come racconta Know Your Meme, in questo gioco si poteva effettuare un avvitamento con il proprio velivolo premendo due volte il tasto Z o R e uno dei personaggi, Peppy Hare, ordinava al giocatore di effettuare questa manovra in un momento importante del gioco per difendersi dal fuoco nemico. La frase è diventata comune fra gli internauti come commento a qualunque immagine nella quale si vede qualcuno o qualcosa che sta per capovolgersi.

L'effetto-avvitamento in Google funziona anche cercando "z or r twice", ossia l'istruzione a tastiera che produce l'avvitamento nel gioco. Ma Google è ricco di chicche come questa: digitare “tilt" fa inclinare la pagina, per esempio. Se invece scrivete "google gravity" e scegliete "Mi sento fortunato" verrete portati a un sito che sembra Google (e funziona come Google) ma "cade" in mille pezzi sullo schermo. A seconda del browser, digitando "ascii art" (il termine che si usa per indicare i disegni realizzati usando i caratteri) il logo di Google cambierà aspetto.

Di solito queste sorprese vengono inserite per scherzo o come tributi, ma nel caso dell'avvitamento l'intento di Google è anche di mostrare la potenza del CSS3, uno standard per la descrizione dell'aspetto delle pagine Web che è supportato dai browser moderni.

11/9, complottista colto a inventarsi l’esperto

Le tristi imposture del complottismo undicisettembrino


Uno dei commentatori di questo blog, Ananta, è stato colto in flagrante mentre s'inventava su Focus.it un esperto favorevole alle tesi di complotto sull'11 settembre. Tutta la vicenda è raccontata su Undicisettembre e, in maggiore dettaglio, su Perle Complottiste.

Ora capite con che gente abbiamo a che fare. Che pena.

Foto aliena “garantita” dall’ONU: ufologi da strapazzo

Ecco perché l'ufologia non viene presa sul serio: troppi fuffari


Il sito Segnidalcielo.it è uno dei classici esempi della faciloneria ufologica che ha reso ridicolo il tema (in realtà serissimo) della vita extraterrestre.

L'ultima perla di Segnidalcielo è l'articolo Rapimento alieno catturato con fotocamera a visione notturna, secondo il quale il signor Jeff Norris avrebbe fotografato “un alieno mentre rapiva la sua fidanzata Jenna”. Fidanzata di Jeff, non dell'alieno, si presume.

La fotografia sarebbe stata esaminata e autenticata nientemeno che dal Comitato ONU sugli Extraterrestri, il cui dottor John Malley avrebbe dichiarato che i “test hanno confermato l'autenticità della foto e che questa non mostra segni di manipolazione”. Sarebbe quindi “ufficialmente, il primo caso con fotografia che mostra un rapimento alieno”.

Impressionante. La foto lascia forse un po' perplessi, ma una certificazione di autenticità dell'ONU non è cosa trascurabile. Poi si va a vedere la fonte citata da Segnidalcielo.it e cascano le braccia e altre parti anatomiche: la fonte è questo articolo del Weekly World News, che per chi non lo sapesse è un giornale che si diverte a pubblicare le stupidaggini più esagerate, come “Hillary Clinton adotta un bambino alieno” oppure “Soldati americani catturano Satana in Iraq”.

Potete sfogliare una rassegna di capolavori del Weekly World News e leggere tutti gli assurdi dettagli della vicenda nell'articolo di Pier Giorgio De Feudis su Mistyger.com dedicato a quest'ennesimo trionfo della credulità di certi ufologi (ringrazio Pier Giorgio per la segnalazione della perla).

Chi pubblica panzane di questo genere, senza effettuare neanche la più banale delle verifiche, andrebbe espulso dolcemente a pedate nel sedere da qualunque convegno o gruppo ufologico che non voglia infangare l'ufologia. Dovrebbero essere i loro stessi colleghi di studio a denunciare cialtronate di questo calibro e prenderne pubblicamente le distanze. Invece i fuffari continuano a essere chiamati e venerati per le loro rivelazioni.

Bravi (f)ufologi. Con la vostra faciloneria avete rovinato la materia che amate. Clap, clap.
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