Se siete tentati di lasciare WhatsApp, o almeno affiancargli un’alternativa, a
causa dei recenti e confusionari cambiamenti delle sue regole di privacy, ci
sono varie opzioni.
La prima è Telegram: l’app è gratuita,
anche se sarà presto
sostenuta
dalla
pubblicità
nei canali pubblici e nei servizi business e premium (ma le funzioni di base
resteranno gratuite e senza pubblicità,
dice il fondatore, Pavel Durov). Telegram
consente non solo di scambiare messaggi ma anche di fare videochiamate, ed
esiste anche una versione Web che consente di usare Telegram sul computer (c’è
anche un client per Windows, Mac e
Linux). La cifratura (end-to-end) si ha però solo quando si
usano le cosiddette chat segrete: le chat normali e le chat di gruppo non sono cifrate, e i messaggi non cifrati vengono custoditi sui server di Telegram. È insomma una buona soluzione per chi non vuole farsi tracciare pubblicitariamente dall’impero di Facebook/WhatsApp/Instagram, ma non è l’ideale per chi vuole proteggere le proprie conversazioni.
La seconda è Signal, che offre la stessa
crittografia di WhatsApp, anche sulle chiamate audio e video, ed è disponibile
anche in versione desktop. Soprattutto ha una
normativa di privacy e delle
condizioni di servizio ben più
semplici di quelle chilometriche di WhatsApp, che ammontano a oltre 8000
parole in legalese stretto.
Segnalo anche Threema, che non richiede di
associarvi un numero di telefono, è open source e offre crittografia
end-to-end e una versione web. In
più è un’app svizzera, conforme al GDPR, che non raccoglie dati personali
perché si mantiene con un piccolo costo iniziale e con i servizi alla
clientela business.
Infine cito Wickr, crittografatissimo e
gratuito in versione personale ma a pagamento in versione business. Molti lo
conosceranno per le sue
apparizioni
nella serie TV hacking-centrica Mr. Robot.
La scelta non manca, insomma: il vero problema è convincere gli altri a usare
la stessa app che usiamo noi. In questo senso WhatsApp è assolutamente
dominante, ma nulla vieta di usare più di una app di messaggistica.
Si sta diffondendo la notizia che WhatsApp ha aggiornato i propri termini di
servizio e da febbraio 2021 obbligherà i suoi utenti a condividere
informazioni personali con Facebook e
le altre società del gruppo Facebook. Molti temono che questo significhi che non ci sarà più privacy in WhatsApp.
Non è proprio così.
Per gli utenti europei non cambia praticamente nulla: restano i problemi di
privacy che c’erano già prima.
Infatti
dalla novità sono esclusi gli utenti della cosiddetta
regione europea, che include la Svizzera e che è servita da WhatsApp Ireland Limited (la cui
informativa sulla privacy in italiano è
qui). Questa maggiore protezione europea è frutto del GDPR, come fa notare
Cybersecurity360.it, dove trovate anche altri dettagli sui cambiamenti di WhatsApp.
Il resto del mondo segue regole differenti, descritte
qui: dall’8 febbraio prossimo gli utenti dovranno accettarle per poter
continuare a usare WhatsApp.
Tutti gli utenti verranno allertati dell’aggiornamento dei termini di servizio
da un apposito avviso dell’app, mostrato qui accanto. L’avviso per la regione
europea sarà diverso ed è mostrato
qui sotto. Tutti dovranno accettarlo per poter continuare a usare WhatsApp.
È un bel dietrofront rispetto alle promesse fatte nel 2014, quando WhatsApp fu
comprato da Facebook: il CEO di allora, Jan Koum, aveva
scritto
che ci teneva davvero tanto alla privacy. Ma nel 2018 Koum se n’è andato
altrove.
I dati che verranno condivisi con Facebook saranno i nomi, le foto di profilo,
gli aggiornamenti di stato, i numeri di telefono, gli elenchi dei contatti,
gli indirizzi IP, le informazioni tecniche sul proprio dispositivo come marca
e modello, versione di sistema operativo e operatore telefonico; se
interagiscono con aziende tramite WhatsApp, Facebook riceverà gli indirizzi
postali di spedizione e gli importi spesi in acquisti.
La notizia ha generato un certo clamore mediatico, e WhatsApp si è affrettata
a chiarire che appunto i cambiamenti riguardano “soltanto” gli utenti non
europei e che comunque non condividerà con Facebook neppure i dati personali
degli utenti non europei che hanno in passato scelto l’opzione di non
condividere i propri dati con il social network.
Va ricordato che WhatsApp ha già ora dei problemi di privacy: se lo
usate, prende tutti i numeri di telefono della vostra rubrica, anche quelli
degli amici che vi hanno confidato il loro numero chiedendo di tenerlo
riservato, e li passa a Facebook. Il contenuto delle conversazioni fatte con
WhatsApp è protetto dalla crittografia, ma tutti i dati di contorno (metadati)
no: WhatsApp (e quindi Facebook) sa con chi parlate, quando parlate, quanto
parlate, se mandate foto o video o messaggi vocali, chi sono i vostri amici,
eccetera eccetera. Già questi dati sono sufficienti per profilarvi a scopo
pubblicitario.
Se volete sottrarvi allo sfruttamento commerciale dei vostri dati da parte di
Facebook, cambiate app in favore di
alternative
come Signal o Telegram o Threema.
In sintesi: grande confusione per i due miliardi di utenti di WhatsApp. Che
succede per esempio ai dati di una comunicazione fra un utente europeo e uno
non europeo? Non è chiaro. Forse, appunto, si fa prima a cambiare app in
favore di qualcos’altro di maggiormente rispettoso della privacy o perlomeno
sganciato dalla galassia succhiadati di Facebook.
Se usate Telegram su un dispositivo Android, potreste essere facilmente localizzabili. Date un’occhiata alla funzione Persone vicine / People Nearby di Telegram: la trovate toccando le tre righine in alto a sinistra nell’app. Probabilmente vedrete un elenco di nomi di persone e di membri di gruppi, con le loro distanze, come mostrato qui accanto: sono gli utenti Telegram nelle vostre vicinanze.
Niente panico: voi potete localizzare loro, ma loro non possono localizzare voi se non attivate la geolocalizzazione nelle autorizzazioni di Telegram e se non scegliete Rendimi visibile / Make Myself Visible. E in ogni caso sapere la distanza alla quale si trova una persona non consente di sapere in quale direzione si trova, per cui è un’informazione piuttosto approssimativa e poco sfruttabile per stalking, truffe o simili, anche se in certi casi sapere che una certa persona è nelle vicinanze quando non dovrebbe esserlo può essere comunque piuttosto rivelatore.
Il problema è che esiste un trucco per localizzare con precisione una persona tramite Telegram se ha attivato la funzione Persone vicine. Lo ha scoperto il ricercatore di sicurezza Ahmed Hassan: usando uno smartphone Android appositamente modificato (rootato), può alterare artificialmente la sua localizzazione (GPS spoofing)e far credere a Telegram di trovarsi in un luogo diverso da quello reale.
Hassan si è accorto che cambiando tre volte la propria localizzazione può individuare per triangolazione il punto preciso in cui si trova una persona elencata nelle Persone vicine. Ha segnalato la cosa ai responsabili di Telegram, che però hanno risposto che non è un difetto ma una funzione prevista.
In ogni caso, niente panico. Questa localizzazione funziona solo se usate la funzione Persone vicine e avete attivato la geolocalizzazione. Sugli iPhone recenti, inoltre, non fornisce indicazioni precise in nessun caso, grazie alle nuove funzioni salvaprivacy di iOS 14. Provate con i vostri amici.
The English original is
here. Ultimo aggiornamento: 2021/01/13 14:20.
Questo articolo è partito come una traduzione veloce di una serie di tweet che
ho scritto in risposta a un tweet del generale statunitense
Michael T. Flynn[account
sospeso
da Twitter l’8/1/2021], che accusa l’Italia di aver alterato le elezioni presidenziali USA. L’ho
scritto soprattutto perché ho visto che l’ha segnalato Joan Kranz, figlia di
Gene Kranz, storico direttore di volo delle missioni Apollo, e non ho
resistito. Poi la questione si è ampliata e l’ho riscritto estesamente.
Il tweet di Flynn era questo:
“We must stand up for truth and call for a full investigation”
Another
piece of the foreign interference puzzle. The viability of our constitution
& our country are at risk.
L’accusa si basa fondamentalmente su questa foto di un presunto “affidavit”
(dichiarazione giurata) fornita da un certo Prof. Alfio D’Urso, “avvocato” in
Catania, che riferisce (senza portare prove) che un informatico italiano di
nome Arturo D’Elia, coinvolto in reati informatici gravi, gli ha dichiarato (sempre senza portare prove) di aver
spostato i dati elettorali statunitensi
“da un margine di vittoria significativo per Donald Trump a Joe Biden”
utilizzando
“risorse di cifratura per guerra cibernetica di livello militare per
trasmettere voti commutati tramite un satellite militare di Torre Fucino a
Francoforte, Germania”:
Trascrizione e traduzione del documento
GENERAL AFFIDAVIT
Region of Lazio
Country of Italy
I,
Prof Alfio D’Urso, Advocate/Lawyer, of Via Vittorio Emanuele, Catania,
95131 Italy, do hearby provide the following affidavit of facts as
conveyed in several meetings with a high level army security services
official:
Arturo D’Elia, former head of the IT Department of
Leonardo SpA, has been charged by the public prosecutor of Naples for
technology/data manipulation and implantation of viruses in the main
computers of Leonardo SpA in December 2020.
D’Elia has been deposed by the presiding judge in Naples and in sworn
testimony states on 4 November 2020, under instruction and direction of
US persons working from the US Embassy in Rome, undertook the operation
to switch data from the US elections of 3 November 2020 from significant
margin of victory from Donald Trump to Joe Biden in a number of states
where Joe Biden was losing the vote totals. Defendant stated he was
working in the Pescara facility of Leonardo SpA and utilized military
grade cyber warfare encryption capabilities to transmit switched votes
via military satellite of Fucino Tower to Frankfurt Germany.
The defendant swears that the data in some cases may have been switched
to represent more than total voters registered.
The defendant has stated he is willing to testify to all individuals and
entities involved in the switching of votes from Donald Trump to Joe
Biden when he shall be in total protection for himself and his family.
Defendant states he has secured in an undisclosed location the backup of
the original data and data switched upon instruction to provide
evidence at court in this matter.
I hereby declare and swear the above stated facts have been stated in my presence.
DATED this 6th day of January 2021 at Rome, Italy.
[Signature]
General Affidavit
DICHIARAZIONE GIURATA GENERALE
Regione Lazio
Paese Italia
Io,
Prof Alfio D’Urso, Avvocato, di Via Vittorio Emanuele, Catania,
95131 Italia, con la presente fornisco la seguente dichiarazione giurata di fatti così come riferiti in numerosi incontri con un funzionario di alto livello dei servizi di sicurezza dell’esercito:
Arturo D’Elia, ex capo del reparto informatico della Leonardo SpA, è stato accusato dal procuratore pubblico di Napoli per alterazione di tecnologia/dati e impianto di virus nei computer principali della Leonardo SpA a dicembre 2020.
D’Elia ha reso deposizione dinanzi al presidente del tribunale a Napoli e in testimonianza giurata dichiara [che] il 4 novembre 2020, su istruzione e direzione di persone statunitensi operanti dall’Ambasciata statunitense a Roma, intraprese l’operazione per commutare dati dalle elezioni statunitensi del 3 novembre 2020 da un margine significativo di vittoria per Donald Trump a Joe Biden in vari stati nei quali Joe Biden stava perdendo i totali dei voti. L’imputato [o convenuto, se processo civile] ha dichiarato che stava lavorando nella struttura di Pescara della Leonardo SpA e ha utilizzato risorse di cifratura per guerra cibernetica di livello militare per
trasmettere voti commutati tramite un satellite militare di Torre Fucino a
Francoforte, Germania.
L’imputato [o convenuto]giura che i dati in alcuni casi possono essere stati commutati per rappresentare più dei votanti registrati totali. L’imputato [o convenuto]
ha dichiarato di essere disposto a testimoniare a [o di] tutti gli individui ed entità coinvolti nella commutazione di voti da Donald Trump a Joe
Biden quando sarà in totale protezione per se stesso e la propria famiglia. L’imputato [o convenuto] dichiara di aver messo in sicurezza in località non rivelata il backup dei dati originali e dei dati commutati su istruzione per fornire prova in tribunale in questa materia.
Con la presente dichiaro e giuro che i fatti sopra riportati sono stati dichiarati in mia presenza.
DATATO questo sesto giorno di gennaio 2021 a Roma, Italia.
[Firma]
Dichiarazione giurata generale
Informazioni su Alfio D’Urso (l’avvocato)
Esiste effettivamente un avvocato di nome Alfio D’Urso il cui studio è in Via
Vittorio Emanuele 5 a Catania (fonte; fonte). Va notato che nel documento stranamente manca il numero civico dello studio, ed è bizzarro che un avvocato commetta un’omissione del genere in un documento legale così importante. In ogni caso, l‘avvocato D’Urso è reperibile nel
registro del Consiglio Nazionale Forense
(digitando Urso, senza la D iniziale).
È stato inoltre pubblicato un video nel quale una persona che corrisponde
a quella mostrata nella foto sul sito dell’Università di Catanzato ripete in inglese sostanzialmente il contenuto del
documento:
Nel video, che ha un taglio inspiegato a 40 secondi dall’inizio, Alfio D’Urso viene presentato come Legal Counsel / Supreme Court of Italy - Italian Tax Court / EU Banking Credit Foundation. Non risulta affatto che l’avvocato D’Urso sia legato alla “Corte Suprema” (la Cassazione?) italiana; anzi, i suoi dati pubblici escludono esplicitamente che sia un cassazionista. Inoltre non ho tracce dell’esistenza di questa presunta “EU Banking Credit Foundation”, men che meno di un ruolo di D‘Urso al suo interno. Se qualcuno è in grado di verificare ulteriormente queste credenziali, mi scriva o me lo segnali nei commenti.
Se, come sembra, l’Alfio D’Urso citato
nell’“affidavit” e nel video è lo stesso Alfio D’Urso il cui studio si trova in Via
Vittorio Emanuele al numero 5, vale la pena di
guardare il posto in Google Street View. L’avvocato D’Urso non me ne voglia, ma sarebbe
questo il portone dell’avvocato che avrebbe in carico una deposizione
così storicamente importante?
È il portone in fianco al furgone.
Dettaglio, da un’altra angolazione, della targa
“Studio legale D’Urso”.
Informazioni su Arturo D’Elia (l’informatico sedicente hacker)
Esiste effettivamente anche una persona di nome Arturo D’Elia che ha
effettivamente lavorato per la Leonardo SpA. Questa persona è stata arrestata intorno al 5 dicembre 2020 per il furto di dati di progetti militari commesso nel 2015-17 (Reuters tramite Swissinfo). Ovviamente questo non dimostra affatto che abbia “hackerato” le elezioni
statunitensi.
Alfio D’Urso non è l’avvocato di D’Elia, secondo il suo vero avvocato, Nicola Naponiello, come riferito da Open.online.
Sulla base dei nuovi dati (in particolare il video) la spiegazione più coerente con tutti i fatti è che l’avvocato Alfio D’Urso abbia davvero raccolto la dichiarazione giurata di Arturo D’Elia. Va detto che in questo caso, l’avvocato avrebbe semplicemente certificato che Arturo D’Elia gli ha fatto questa dichiarazione ma non ne autenticherebbe o avallerebbe in alcun modo il contenuto. In altre parole, il documento non dimostra in alcun modo l’autenticità delle affermazioni fatte da D’Elia.
Ho chiesto a un esperto in materie legali, e la situazione è che un avvocato può certificare che qualunque dichiarazione sia stata fatta davanti a lui dal suo cliente sia con l’intento di pubblicarla sia per procedimenti legali (a meno che l’avvocato sappia oltre ogni dubbio che la dichiarazione è materialmente impossibile, tipo “Sono nato il 30 febbraio”, nel qual caso può rifiutarsi di ricevere la dichiarazione). L‘avvocato certifica che la dichiarazione è stata fatta; non ne certifica la veridicità.
Per esempio, se vado da un avvocato, come suo cliente, e gli chiedo di scrivere una dichiarazione giurata in cui lui certifica che davanti a lui ho detto che ho hackerato il Pentagono con il mio computer supersegreto datomi dagli alieni del pianeta Gallifrey, l’avvocato può anche pensare che non ho tutte le rotelle a posto, ma è obbligatoa certificare quella dichiarazione, che io poi posso pubblicare. La certificazione, tuttavia, non conferma che quello che ho detto è vero: si limita a certificare che l’ho detto.
C’è anche la questione del “Defendant” (imputato in un processo penale, convenuto in un processo civile) citato nel documento, che non ha senso, visto che non c’è nessun processo in corso per i fatti dichiarati.
Va notato, infine, che se effettivamente D’Elia ha rilasciato queste dichiarazioni, potrebbe aver avuto un ottimo movente per inventarsi tutta questa storia: è attualmente coinvolto in una vicenda giudiziaria molto grave per reati commessi alcuni anni fa e quindi presentarsi come supertestimone in un caso internazionale potrebbe dargli un vantaggio personale o semplicemente per mitomania. Non è la prima volta che un criminale s’inventa storie per tornaconto personale o si attribuisce reati sensazionali mai commessi.
Altri elementi incongruenti e note
Nella vicenda ci sono anche altri aspetti incoerenti, come il funzionamento delle macchine di voto della Dominion (che generano comunque una traccia cartacea non alterabile tramite hacking). Li trovate descritti in dettaglio su Open.online.
L’ex Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, citato (senza prove) come complice del complotto nel video linkato da Mike Flynn, ha definito “follia totale” le accuse e ha dichiarato che avvierà azioni legali contro i suoi accusatori (ANSA).
----
Qui sotto trovate la traduzione della mia
risposta
al generale Flynn (leggermente ripulita e corretta per maggiore
chiarezza), scritta prima che emergessero molti dei dettagli descritti qui sopra:
Salve, signore, sono italiano. Per farla breve e per usare la terminologia
più tecnicamente rigorosa che riesco a trovare, questa storia rappresenta la
più alta qualità nel settore delle stronzate.
Si tratta di una fotografia di provenienza sconosciuta, stampata su carta
comune (mentre tutti i documenti legali italiani sono su carta legale e
recano un milione di timbri, o sono perlomeno su carta intestata). Se lei
crede a *questo* sulla fiducia, posso interessarla alla Fontana di Trevi? Un
magnifico esemplare, un solo proprietario diligente: il tizio sulla destra.
[Per chi non cogliesse il riferimento: è il comico italiano Totò, nel
classico film Totò truffa‘62, in cui fa la parte del truffatore
che vende la famosissima
Fontana di Trevi, a
Roma, a un turista molto credulone]
La ”dichiarazione giurata” parla di un “satellite militare di Torre Fucino”, che è una cosa che semplicemente non esiste: non esiste né il satellite,
né la torre [il Centro Spaziale del Fucino esiste, ma
non ha torri].
Inoltre non è così che si contano i voti negli Stati Uniti. I conteggi non
passano attraverso la Germania.
Come italiano, l’idea che un informatico in Italia abbia hackerato
l’*intero* sistema di voto statunitense, e l’abbia fatto sotto il naso
dell’NSA, è semplicemente *esilarante*.
Gli italiani si stanno spanciando per questa storia. Ah, sì, gli americani,
eterni creduloni. Sa leggere l’italiano?
Si goda questo: c’è persino coinvolto un TERRAPIATTISTA FATTO E FINITO in questa
vicenda.
Il video che lei linka afferma che Matteo Renzi sarebbe implicato in questa
straordinaria operazione. Giusto per sua informazione, QUESTO è Matteo
Renzi, il presunto genio organizzativo:
Signore, se lei ritiene seriamente che il sistema elettorale statunitense
possa essere hackerato in Germania da un informatico italiano da un posto
che non esiste, in un complotto ordito da un tizio che non sa manco
pronunciare "because", allora è evidente che non ci vuole molto per
diventare generali negli Stati Uniti.
Addio, e grazie per tutto il pesce.
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altri metodi.
Latest update: 2021/01/12 4:30 CET. Una traduzione italiana è disponibile
qui.
Quick summary:
This is just a photo of a sheet of paper of unknown origin. No docket
number, no source, no legal filing, nothing. Do you really want to trust
it?
There is no such thing as a “Fucino Tower” in Italy. A “Fucino” satellite communications facility exists, but it has no towers. There is no building there known
as “Fucino Tower”. Satellite communication stations are not radio towers. Never have been. They look like big dishes. They look like Arecibo, Jodrell Bank, Goldstone, Parkes.
See for yourselves.
People with the names mentioned in the “affidavit” actually do exist in
Italy, but that does not imply or prove that they committed electoral
fraud in the US. You exist, your name is available online: if somebody used it in a
made-up allegation, would that prove you’re guilty? Exactly.
An edited video of the alleged lawyer appears to be merely reporting that a person made a sworn statement before him; it is not evidence and it is not an endorsement by the lawyer.
The person who allegedly made the statement is a convicted criminal. Do you really want to trust the unsubstantiated words of a criminal?
Also, do you really want to claim that one IT guy in Italy was able to hack
the voting system of your entire country? What are you, a bunch of
amateurs? Do you realize how ridiculous this whole story sounds?
Please note that this article has been and will be rewritten extensively to include new information as it becomes available.
This started as a quick post/tweet that I wrote initially as a reply to General Michael T. Flynn’s tweet
claiming that Italy stole the US elections, and it has since expanded considerably. Here’s Flynn’s tweet (subsequently deleted by Twitter’s removal of his account:
“We must stand up for truth and call for a full investigation”
Another
piece of the foreign interference puzzle. The viability of our constitution
& our country are at risk.
This claim is essentially based on this photograph of an alleged “affidavit”
provided by a Prof. Alfio D’Urso, “Advocate/Lawyer” in Catania, Italy. The affidavit states (without evidence) that an Italian IT guy named Arturo D’Elia
claims (again without evidence) that he switched US election data
“from significant margin of victory for Donald Trump to Joe Biden” by
using
“military grade cyber warfare encryption capabilities to transmit switched
votes via military satellite of Fucino Tower to Frankfurt Germany”:
Transcript of the affidavit
GENERAL AFFIDAVIT
Region of Lazio
Country of Italy
I, Prof Alfio D’Urso, Advocate/Lawyer, of Via Vittorio Emanuele, Catania, 95131 Italy, do hearby provide the following affidavit of facts as conveyed in several meetings with a high level army security services official:
Arturo D’Elia, former head of the IT Department of Leonardo SpA, has been charged by the public prosecutor of Naples for technology/data manipulation and implantation of viruses in the main computers of Leonardo SpA in December 2020.
D’Elia has been deposed by the presiding judge in Naples and in sworn testimony states on 4 November 2020, under instruction and direction of US persons working from the US Embassy in Rome, undertook the operation to switch data from the US elections of 3 November 2020 from significant margin of victory from Donald Trump to Joe Biden in a number of states where Joe Biden was losing the vote totals. Defendant stated he was working in the Pescara facility of Leonardo SpA and utilized military grade cyber warfare encryption capabilities to transmit switched votes via military satellite of Fucino Tower to Frankfurt Germany.
The defendant swears that the data in some cases may have been switched to represent more than total voters registered.
The defendant has stated he is willing to testify to all individuals and entities involved in the switching of votes from Donald Trump to Joe Biden when he shall be in total protection for himself and his family. Defendant states he has secured in an undisclosed location the backup of the original data and data switched upon instruction to provide evidence at court in this matter.
I hereby declare and swear the above stated facts have been stated in my presence.
DATED this 6th day of January 2021 at Rome, Italy.
[Signature]
General Affidavit
Information on Mr Alfio D’Urso (the lawyer)
There actually is a lawyer named Alfio D’Urso whose office address is in Via
Vittorio Emanuele 5, in the city of Catania, Italy (source;
source). Note that the office street number is missing from the “affidavit”. That’s a bizarre mistake for a lawyer
in such an important legal document. Lawyer D’Urso’s details can be found by entering his surname (without the initial D) in this registry of Italian lawyers.
A video has been released in which a person whose appearance matches this photograph essentially repeats in English the content of the “affidavit”:
In the video, which has an unexplained edit at 40 seconds from the start, Alfio D’Urso is presented as Legal Counsel / Supreme Court of Italy - Italian Tax Court / EU Banking Credit Foundation. If anyone can verify these credentials, please write to me or write in the comments below.
Assuming that the Alfio D’Urso mentioned in the “affidavit” is the
same Alfio D’Urso whose office actually is in Via Vittorio Emanuele in
Catania at number 5, it’s worth taking a look at the location in Google Street View.
This is supposed to be the front door of the lawyer who is handling
such a world-changing deposition? Seriously?
It’s the slightly underwhelming front door opposite the van.
A closeup, from another angle, of the plaque, which says “Studio legale D’Urso”.
Information on Mr Arturo D’Elia (the IT person and alleged hacker)
A man named Arturo D’Elia does exist, and he actually did work for Leonardo
SpA. He was arrested on or around December 5, 2020 for stealing military project data
in Italy in 2015-2017 (Reuters via Swissinfo). Of course, that in no way proves that he hacked the US elections.
Mr Alfio D’Urso is not Mr D’Elia’s lawyer, according to Mr D’Elia’s actual lawyer, Mr Nicola Naponiello, as reported by Open.online.
Based on the new data (in particular on the video), the explanation that currently best fits the facts is that lawyer Alfio D’Urso actually did draft the affidavit and actually did receive the statements it contains from Arturo D’Elia. If so, the lawyer would simply have certified that Arturo D’Elia made the statements before him; he would not be authenticating them or endorsing them in any way. He would be simply notarizing the statements made. In other words, the affidavit is not evidence of the authenticity of the claims made by D’Elia: it simply certifies that he made them in front of a witness.
I checked with a legal expert, and the situation is that a lawyer may certify that any statement was made before him by his client, whether with the intent of public disclosure or for legal proceedings (unless the lawyer knows for a fact that the statement is materially impossible, such as “I was born on the 30th of February”, in which case he might refuse to take the statement). The lawyer certifies that the statement was actually made; he does not certify its truthfulness.
For example, if I go to a lawyer as his client and ask him to draft an affidavit in which he certifies that I have stated before him that I hacked the Pentagon with my super-secret computer given to me by aliens from the planet Gallifrey, the lawyer may think I’m nuts, but he is required to certify that statement and write the affidavit, which I can then publish. The affidavit, however, does not confirm that what I said is true: it merely certifies that I said it.
There’s also the matter of the term “Defendant” in the affidavit: it makes no sense, since there are no legal proceedings on the matters stated and therefore D’Elia is not a defendant.
It should also be noted that if D’Elia actually made these statements, he may have excellent reasons to make up this whole story: he is currently accused of a very important crime he committed years ago and therefore it would be very convenient for him to claim that he’s a super-witness in a high-profile international case. He might just be making it up because he’s a mythomaniac (i.e., he makes up stuff all the time). This would certainly not be the first case of a criminal concocting tall tales for his own benefit.
Other discrepancies and side notes
There are also many other inconsistencies in the claims made in the affidavit, such as the operations of the Dominion voting machines (which leave an unhackable paper trail). These details are available in Italian at Open.online.
Former Italian Prime Minister Matteo Renzi, who is mentioned in the video linked by Mike Flynn as a co-conspirator (without evidence), has objected to the allegations, saying that he will seek legal remedy (ANSA).
----
For the record, this is the (slightly edited and
updated)
reply
I tweeted to General Flynn before many of the details described above became available:
Hello sir, I'm Italian. To put it briefly and in the most technically
accurate words I can find, this is the finest grade of bullshit.
It's a photograph of unknown origin, of a document written on plain paper
(whereas all Italian legal documents are on legal paper and stamped a
million times or at least on letterhead). If you believe *that* at face
value, may I interest you in the Trevi Fountain? Fine specimen, one careful
owner: the guy on the right.
[In case you don’t catch the reference: the guy is Italian comedian
Totò, in a classic Italian comedy movie called Totò truffa‘62. In the movie he is a con man who sells the world-famous
Trevi Fountain, in
Rome, to a highly gullible tourist]
The "affidavit" mentions a "military satellite of Fucino Tower",
which is not a thing that exists (neither the satellite, nor the tower).
Also, that's not how US votes are counted. The tallies do not go through
Germany.
As an Italian, the idea that some IT guy in Italy hacked the *entire* US
voting system, and did so under the NSA's nose, is simply *hilarious*.
Italians are rolling on the floor laughing at this tale. Ah, yes, the ever
gullible Americans. Do you read Italian?
Have at it: there's even a LITERAL FLAT-EARTHER site involved in this.
The video you linked claims that Mr Matteo Renzi was involved in this
amazing operation. Just so you know, THIS is Mr Renzi. The alleged
mastermind:
Sir, if you seriously believe that the US election system can be hacked in
Germany by an Italian techie from a place that doesn't exist, in a plot
orchestrated by a guy who can't even pronounce "because", then it
clearly doesn't take much to be a general in the US.
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Charlie Duke, astronauta lunare che viaggiò in auto elettrica sulla Luna nel 1972 durante la missione Apollo 16, ora prova un’altra auto elettrica a quasi cinquant’anni di distanza: la splendida Porsche Taycan.
Due dei miei mondi preferiti che s'incontrano.
Chicca: la musica è di Matt Morton, autore delle musiche del documentario Apollo 11.
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Guardate quante testate giornalistiche hanno scritto che stasera il primo
ministro britannico Boris Johnson si è rivolto ai cittadini dicendo “Se siete persone vulnerabili vi consiglio di proteggervi, riceverete
una lettera per indicarvi come mettere uno scudo”.
Cialtroni, inetti e incompetenti. Nessuno, ma dico nessuno, che si
chieda cosa possa voler mai dire "mettere uno scudo" quando si parla di
virus? Pensano che nel Regno Unito si difendano dalle malattie con le
armature? Sono imbecilli?
Complimenti a Rainews, RadioNBC, Leggo, Romalife, Il Tempo e a tutti gli
altri, che copiaincollano l'uno dall'altro o si fidano ciecamente di agenzie
popolate da capre di guerra. E questi ci dovrebbero informare.
Nel momento in cui ci sarebbe disperato bisogno di giornalismo competente,
cauto, rigoroso, ci regalano questa diarrea verbale. Ditemi perché mai
dovremmo pagare per questo schifo.
Per chi volesse capire la nuova vetta d'imbecillità collettiva del giornalismo
italiano, mi affido alle olimpiche parole di Licia Corbolante:
#Covid19: in inglese
#shielding
indica misure di distanziamento sociale aggiuntive per proteggere le persone
più vulnerabili (ad es. non uscire di casa neanche per la spesa ma farsela
portare ecc.). In italiano è diventato uno scudo 🛡 (grazie a
@SaraCee_T9N
per la segnalazione)
pic.twitter.com/dPwBxxnGTg
La cosa che mi manda più in bestia non è soltanto (si fa per dire) l’errore
grossolano di traduzione, roba che a scuola avrebbe preso un due secco con
convocazione dei genitori. Che nelle redazioni dei giornali non si sappia
l’inglese, e non si abbia almeno l’umiltà di dire
“non so l’inglese, chiedo a un traduttore”, è già uno sconcio, certo,
ed è un chiaro sintomo di un giornalismo che lavora a neuroni spenti.
Ma quello che mi imbestialisce, e che dovrebbe far preoccupare ancora di più,
è che erroracci come questo dimostrano il fatto che
tutti copiano e nessuno controlla. Vuol dire che in ognuna di queste
redazioni si lavora allo stesso modo reso celebre da René Ferretti di
Boris.
Questo vuol dire che uno dei pilastri del giornalismo, ossia la pluralità
delle fonti, il pluralismo delle voci, è una foglia di fico. In realtà tutti
copiano (male) dalla stessa fonte. Che lavora col deretano. Il risultato è
questo.
---
Ma non è ancora finita. Quando pensi che più imbecilli di così non si possa
essere, che lavorare più col deretano di così sia impossibile, arriva
Il Messaggero con questa “traduzione” della telefonata di Donald Trump
che chiede di “trovare” voti per lui in Georgia.
Guardate e piangete: si comincia con “lo stato di Peach”, "Il signor Germania" e con
"è negli anni '50 di migliaia".
Poi arriva la ciliegina sulla torta:
"La mattina tardi, la mattina presto, andarono a tavola con la veste nera e
lo scudo nero, e tirarono fuori i voti."
Scusatemi se me la prendo, ma sono traduttore professionista, madrelingua
inglese. La traduzione è il mio campo di competenza specifico, più di ogni
altro. Quando vedo questo genere di scempio e penso a quanto invece tribolo
ogni giorno per trovare la sfumatura precisa, mi ribolle il sangue.
Se riuscite a immaginare un cardiochirurgo che vede entrare in sala operatoria
Jason Voorhees
(quello di Venerdì13) che dice
"Fatti da parte, ci penso io", coi dirigenti dell'ospedale che
applaudono pensando al contenimento dei costi che hanno ottenuto, ecco, questo
è quello che si prova a vedere giornalisti che lavorano così.
----
Se vi state chiedendo quale fosse l’originale di quel medievaleggiante “la mattina tardi...”, la storia è piuttosto complicata.
La trascrizione integrale della telefonata è pubblicata dalla CNN (senza paywall, a differenza del Washington Post che è la fonte originale della notizia e della registrazione). Riporta che Trump dice “Late in the morning, they went early in the morning they went to the
table with the black robe, the black shield and they pulled out the
votes”.
Ascoltando l’audio (spezzone qui) diventa chiaro che Trump dice "la mattina tardi andarono", poi si corregge e dice "la mattina
presto andarono". Un traduttore decente spiegherebbe questo fatto con un "[si corregge]" o con un trattino di sospensione (“La mattina tardi andarono -- La mattina presto andarono...”).
“They went to the table” non è "andarono
a tavola" è "andarono al tavolo", visto che Trump sta parlando di presunti voti rubati durante le operazioni di conteggio e quindi non si tratta di una tavola da pranzo ma di un tavolo tipo scrivania. A questo servono i traduttori umani competenti: a capire il contesto, bestia nera dei traduttori automatici e dei traduttori umani inetti.
La "black robe" e il “black shield” sono in effetti enigmatici a prima vista, ma basta fare un attimo di ricerca in Google (a questo servono i giornalisti) per trovare questo debunking che spiega che si tratta di un riferimento a questa tesi di complotto: in un video di sorveglianza ripreso in un locale adibito alle operazioni di gestione delle schede elettorali in Georgia si vedono degli addetti che prendono delle scheda da dei contenitori situati sotto un tavolo coperto da un telo nero (la “veste nera”; sì, Trump parla come un imbecille, e il “black shield” è un emblema nero che forse si è immaginato e che nel video in questione non si vede). Si tratta di contenitori appositi, nei quali erano state messe le schede aperte ma non ancora conteggiate, in attesa che il conteggio riprendesse l’indomani. Non documentano alcuna irregolarità, come hanno accertato i funzionari della Georgia in tribunale.
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Come probabilmente
ricorderete, fra i miei sogni nel cassetto c’è quello di tradurre in italiano
Carrying the Fire, l’autobiografia dell’astronauta lunare Michael
Collins, uno dei più bei libri del suo genere.
Ci sono sviluppi in proposito, di cui per ora però non posso parlare qui. Se
si arrivasse a tradurlo, che titolo scegliereste? Sono a corto di idee.
Spiego brevemente il senso del titolo originale, basandomi su
questa intervista
a Collins del 2019 su CollectSpace e sul libro stesso: l’astronauta scelse
Carrying the Fire (letteralmente “trasportando il fuoco”), con il
sottotitolo An astronaut’s Journeys (“i viaggi di un astronauta”), come
riferimento all’attenzione e cautela necessarie quando si effettua una
missione spaziale. Come trasportereste del fuoco? Con molta attenzione,
ovviamente.
Scrive infatti Collins, nella prefazione all’edizione del 1973:
“Inizialmente avevo intitolato il libro World in My Window, (“Il mondo nel mio finestrino”),
citando una cosa che avevo detto durante il volo dell’Apollo 11, ma più ci
pensavo e più mi suonava banale. Il titolo Carrying the Fire fu
concepito durante una lunga e sconclusionata conversazione telefonica con
Roger Straus III, il mio curatore. Non contiene alcun sotterfugio: è semplicemente
quello che penso del volo nello spazio, se devo esprimerlo in tre parole.
Ovviamente Apollo era il dio che portava il sole infuocato a solcare il cielo
a bordo di un carro, ma a parte questo, come si trasporta il fuoco? Con attenzione,
ecco come, con molta pianificazione e con notevole rischio. È un carico
delicato, prezioso quanto delle rocce lunari, e chi lo trasporta deve stare
sempre all'erta per evitare che gli cada. Ho trasportato il fuoco per sei
anni, e ora vorrei parlarvene, in modo semplice e diretto come deve fare un
pilota collaudatore, perché il viaggio merita di essere raccontato.”
Il titolo italiano non deve per forza essere una traduzione letterale. Ma
vorrei qualcosa di breve, accattivante ed altrettanto ricco di significato.
Questi sono i primi suggerimenti che mi sono arrivati da Twitter, dai commenti
e da altre fonti e hanno superato una prima selezione grossolana. Gli altri li
trovate nei commenti. Immaginateli pure includendo anche un sottotitolo.
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La presunta violazione dei dati personali degli utenti Ho-mobile
segnalata
a fine dicembre 2020 non è più presunta. Stamattina Ho-mobile ha pubblicato
questo comunicato (copia permanente),
che stride un po’ con le sue
dichiarazioni iniziali
al Corriere di non avere
“evidenze di accessi massivi ai propri sistemi informatici [...]”:
HO. MOBILE DENUNCIA ATTIVITA’ ILLECITA DI IGNOTI
SU DATI DI UNA PARTE DELLA PROPRIA BASE CLIENTI
Nessuna sottrazione di dati di traffico, né bancari o relativi a
sistemi di pagamento
Innalzati i livelli di sicurezza
Stretta collaborazione con le autorità inquirenti
COVID-19 ha intensificato i crimini informatici
Milano 4 gennaio 2021 - ho. Mobile, come dichiarato ufficialmente lo scorso
28 dicembre, ha avviato indagini in collaborazione con le Autorità
investigative su presunte sottrazioni di dati dei suoi clienti di telefonia
mobile.
Dalle ulteriori verifiche effettuate, che sono tuttora in corso, emerge che
sono stati sottratti illegalmente alcuni dati di parte della base clienti
con riferimento solo ai dati anagrafici e tecnici della SIM. L’azienda
comunica che non sono stati in alcun modo sottratti dati relativi al
traffico (sms, telefonate, attività web, etc.), né dati bancari o relativi a
qualsiasi sistema di pagamento dei propri clienti.
ho. Mobile denuncia tale attività illecita a danno dei propri clienti e
comunica di aver già sporto denuncia alla Autorità inquirente e informato il
Garante della Privacy, con i quali sta lavorando in stretto contatto.
Purtroppo anche ho. Mobile, come numerose altre aziende, è rimasta vittima
di attacchi informatici che si sono intensificati e accelerati durante la
pandemia.
In queste ore stiamo procedendo ad informare solo i clienti ho. Mobile
coinvolti, e abbiamo già attivato ulteriori e nuovi livelli di sicurezza per
mettere la clientela al riparo da potenziali minacce. Ulteriori azioni a
protezione dei dati sottratti sono in corso di implementazione e verranno
comunicate ai clienti.
Qualora i clienti vogliano comunque procedere alla sostituzione della
propria SIM, potranno richiederne la sostituzione gratuita presso i punti
vendita autorizzati.
Stiamo assistendo a diversi fenomeni speculativi sui social network e
pertanto invitiamo i clienti a verificare direttamente con i canali
ufficiali di ho. Mobile (sito, app , call center) ogni informazione ed
eventuale esigenza di supporto.
Domande Frequenti
Quali dati sono stati sottratti?
Dalle ulteriori verifiche effettuate, che sono tuttora in corso, emerge
che sono stati sottratti illegalmente alcuni dati di parte della base
clienti con riferimento ai soli dati anagrafici (nome, cognome, numero
di telefono, codice fiscale, email, data e luogo di nascita, nazionalità
e indirizzo) e tecnici della SIM. NON sono stati in alcun modo sottratti
dati relativi al traffico (telefonate, SMS, attività web, etc.) né dati
bancari o relativi a qualsiasi sistema di pagamento dei propri clienti.
Come faccio a sapere se i miei dati sono stati sottratti?
Riceverai una comunicazione dedicata in caso tu sia stato coinvolto.
Ho attivato la ricarica automatica. I miei dati bancari sono stati
sottratti?
No, non sono stati in alcun modo sottratti dati relativi al traffico
(telefonate, SMS, attività web, etc.) né dati bancari o relativi a
qualsiasi sistema di pagamento dei clienti.
Voglio sostituire la mia SIM, come faccio?
Puoi recarti presso uno dei nostri rivenditori autorizzati e richiedere
il cambio della SIM gratuitamente portando con te la SIM attuale
e un documento di identità valido. Trova il negozio più vicino a te su
https://www.ho-mobile.it/trova-negozio.html
Non voglio/posso andare in negozio. Potete spedirmi la SIM?
Il processo di sostituzione SIM richiede riconoscimento fisico del
cliente, pertanto non possiamo in questo momento spedirti la SIM. Puoi
recarti presso uno dei nostri rivenditori autorizzati e richiedere il
cambio della SIM gratuitamente portando con te la SIM attuale e
un documento di identità valido. Trova il negozio più vicino a te su
https://www.ho-mobile.it/trova-negozio.html
Come già segnalato nell’articolo precedente, Cybersecurity360.it ha vari
consigli tecnici specifici
sulle misure di prevenzione che potete adottare.
Alcuni utenti Ho-mobile mi hanno girato il testo dell’SMS che hanno ricevuto
poco fa (2021/01/04 13:50) dall’operatore:
Ti scriviamo per informarti che purtroppo ho. Mobile, come numerose altre
aziende, e' rimasta vittima di crimini informatici che si sono intensificati
durante la pandemia. Da analisi approfondite, tuttora in corso e in stretta
collaborazione con le Autorita' inquirenti, e' emerso che e' stata sottratta
illegalmente una parte dei tuoi dati con riferimento solo ai dati anagrafici e
dati tecnici della tua SIM. Non c'e' stata alcuna sottrazione di dati di
traffico (telefonate, SMS, attivita' web, etc.) ne' di dati bancari o relativi
ai tuoi sistemi di pagamento. Abbiamo immediatamente attivato ulteriori e
nuovi livelli di sicurezza per mettere tutti i clienti al riparo dalla
minaccia di potenziali frodi. Potrai comunque richiedere in qualsiasi momento
la sostituzione gratuita della SIM presso i punti vendita autorizzati ho.
Mobile. Per maggiori dettagli vai su ho-mobile.it/comunicazione.
Altri utenti mi segnalano una variante dell’SMS che parla di “dati anagrafici e
dati tecnici (ormai obsoleti) della tua vecchia SIM” (in grassetto le parole aggiunte) e omette tutta la parte “Abbiamo immediatamente attivato ulteriori e
nuovi livelli di sicurezza per mettere tutti i clienti al riparo dalla
minaccia di potenziali frodi. Potrai comunque richiedere in qualsiasi momento
la sostituzione gratuita della SIM presso i punti vendita autorizzati ho.
Mobile.”.
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Per quelli che dicono “Ma la Covid serve per arricchire Big Pharma”: una vaccinazione (2 dosi) costa al massimo un’ottantina di dollari a testa nel caso peggiore, e può costare molto, molto meno. L’UE, per esempio, paga da 1,78 a 15 euro a dose (The Guardian).
Quanto costano invece i medicinali e i ricoveri di chi si ammala di Covid? Da 9 a 22 mila euro a paziente, in Italia, a seconda della gravità del ricoverato.
A Big Pharma conviene che vi ammaliate. Volete fregare Big Pharma? Vaccinatevi.
---
Due conticini spannometrici per quelli che obietteranno “Eh, ma col vaccino devi pagare otto miliardi di vaccinazioni (per tutta la popolazione mondiale), colla Covid paghi solo chi si ammala”: a 80 dollari a testa (il caso peggiore), vaccinare 8 miliardi di persone costa 640 miliardi di dollari. Se si considera il vaccino meno caro (Oxford/AstraZeneca), due dosi
costano 3,56 euro, quindi vaccinare l’intero pianeta costerebbe 28,4 miliardi di euro.
A oggi ci sono stati 85 milioni di casi di Covid nel mondo (di cui 1,84 milioni deceduti), e la pandemia non è ancora finita.
Se in media quei casi sono costati più di 7500 dollari a testa, si è speso più che a vaccinare l’intero pianeta, fino all’ultimo bambino del più povero dei paesi, con il vaccino più costoso.
Se prendiamo il vaccino meno costoso, se quegli 85 milioni di casi sono costati in media più di 335 euro a testa, avremmo speso meno a vaccinare tutto il mondo.
Volete fare un favore a Big Pharma? Ammalatevi.
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