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Il Disinformatico

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2009/07/10

Sapete il russo? Contattatemi

Cerco esperti di russo tecnico


Se sapete molto bene il russo, specialmente quello tecnico e/o conoscete bene il mondo delle radiocomunicazioni analogiche, e siete disponibili per una consulenza via Internet nei prossimi giorni, ho bisogno di voi. Per ora non posso dirvi altro, ma si profila la possibilità di un'indagine molto interessante. Se v'interessa, mandatemi un vostro numero di telefono via mail al solito topone chiocciola pobox.com.

Se avete indovinato di cosa si tratta, non scrivetelo nei commenti :-)

Facebook invecchia, giovani in fuga

Demografia di Facebook al microscopio


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Se c'è una cosa che fa scappare i giovani da un oggetto trendy e fa precipitare la moda, è quando la adottano i matusa. Con questo non voglio consigliare piercing e pantaloni subinguinali ai nonni, ma i rilevamenti di Istrategylabs sull'età degli utenti statunitensi di Facebook sono molto significativi.

Facebook continua a crescere come numero complessivo di utenti, ma in particolare negli ultimi sei mesi quelli sopra i 55 anni sono aumentati del 513% (da circa 955.000 a 5,8 milioni), mentre gli utenti delle scuole superiori e dei college sono diminuiti rispettivamente del 16,5% (da 5,6 a 4,6 milioni) e del 21,7% (da 7,8 a 6,1 milioni). A gennaio 2009, gli utenti sotto i 35 anni erano l'81% del totale; a luglio 2009 sono il 60%.

Punto Informatico nota inoltre che la percentuale degli adulti che utilizzano social network è quadruplicata in tre anni, raggiungendo il 35% della popolazione adulta complessiva rispetto all'8% di quattro anni fa. Siccome gli adulti costituiscono una quota della popolazione anagrafica maggiore rispetto ai giovani, quel 35% rappresenta un numero di utenti maggiore di quello rappresentato dal 65% dei teenager che usano Facebook e simili.

Eagle Lander, per allunare come 40 anni fa

Siete capaci di non schiantarvi sulla Luna?


Visto che si avvicina a grandi passi l'anniversario del primo sbarco sulla Luna, caso mai non ve ne foste accorti, vi segnalo Eagle Lander 3D (eaglelander3d.com), un simulatore per Windows che ricostruisce in dettaglio al limite dell'ossessivo il funzionamento del modulo lunare e permette di rivivere, guardando anche fuori dai finestrini, le emozioni e le difficoltà dell'allunaggio. Se sapete cosa vogliono dire "1202" e "Same type!", difficilmente saprete resistere alla tentazione di spendere i prossimi giorni con Eagle Lander 3D.

Il programma è gratuito nella versione base e per 25 dollari può essere ampliato per aggiungere ulteriori missioni e opzioni. Il realismo è notevole, tanto da essersi meritato il plauso di uno degli astronauti che pilotò l'originale, Gene Cernan (Apollo 17), come potete vedere qui. Ecco una delle tante demo che trovate su Youtube:



Intanto sembra che Google stia per aggiungere anche la Luna in 3D al proprio programma Google Earth, usando i dati altimetrici reali prodotti dalle sonde automatiche, e arriva la conferma che la sonda statunitense LRO fotograferà i luoghi degli allunaggi umani e automatici del passato e anche quelli degli schianti dei vari veicoli abbandonati sulla Luna. Grey Hautaluoma, dell'Office of Public Affairs della Nasa lo ha dichiarato precisando che non c'è ancora una data precisa per il sorvolo e la ripresa dei siti dove si trovano i veicoli delle missioni Apollo, ma si tratta di una data non lontana (dice "in the near future"). Saranno tempi duri per i lunacomplottisti. Buon divertimento.

Google annuncia un sistema operativo

Google: in arrivo l'anti-Windows


Google ha annunciato che offrirà un proprio sistema operativo gratuito per personal computer, alternativo a quelli esistenti: il principale bersaglio in termini di concorrenza è Windows, ma anche Mac OS X di Apple e Linux sono nel mirino. Il paradosso è che questa nuova creatura di Google, battezzata Chrome OS, è figlia proprio di Linux.

Non preoccupatevi, comunque, per le vostre prossime scelte informatiche: si tratta di un semplice annuncio. Al momento non è possibile acquistare un computer dotato di Chrome OS: i primi esemplari saranno disponibili, secondo il comunicato ufficiale di Google, "nella seconda metà del 2010". Il sistema operativo in sé sarà scaricabile da Internet "nei prossimi mesi di quest'anno".

Chrome OS sarà piuttosto differente dai sistemi operativi concorrenti: è concepito per essere leggero, veloce e soprattutto basato su Internet. Invece di installare programmi, gli utenti di Chrome OS useranno le applicazioni presenti in Rete. Niente client di posta: si andrà alla pagina Web di Gmail. Niente programma di scrittura, niente spreadsheet: si userà Google Docs. E così via.

Questo permetterà alcuni grandi vantaggi per l'utente: non saranno necessari computer potenti, perché l'elaborazione verrà effettuata dai computer di Google; non sarà necessario effettuare la configurazione, la manutenzione e l'aggiornamento dei programmi, perché se ne occuperà Google; i dati saranno accessibili da qualunque computer (a patto di conoscere le chiavi d'accesso) e saranno al sicuro sui server di Google. Se vi si guastasse il computer o ve lo rubassero, oggi quanto tempo ci mettereste a ripristinare tutto e tornare al lavoro (ammesso di avere un backup dei dati)? Chrome OS promette di eliminare tutti questi problemi.

Si tratterà, dice l'annuncio ufficiale, di un sistema operativo leggero e minimalista: praticamente lo stretto indispensabile per avviare il computer, gestire le sue periferiche e affacciarsi a Internet con un browser (Google Chrome, già disponibile per Windows), attraverso il quale si accederà alla posta, alle applicazioni e ai dati.

Chrome OS funzionerà sui comuni processori tipo x86 (quelli presenti nei normali computer odierni) e sui processori ARM dei telefonini evoluti. Sarà basato su un kernel di Linux (non si sa quale, per ora) e quindi il suo codice sorgente sarà aperto e ispezionabile. In altre parole, la gran fanfara mediatica riguarda in sostanza una distribuzione di Linux ridotta all'osso e marchiata Google.

La differenza importante è che Chrome OS beneficerà delle risorse economiche e del potere contrattuale di Google per indurre i fabbricanti di computer e periferiche a fornire prodotti hardware e software compatibili con Linux, a preinstallare questo sistema operativo al posto di Windows, cosa che finora è avvenuta in ben pochi casi, e attingerà al talento del personale di Google per offrire un'interfaccia utente pulita e professionale (come del resto già si trova in varie distribuzioni di Linux, come Ubuntu). Secondo le FAQ di Chrome OS, Google è già al lavoro con Acer, Adobe, ASUS, Freescale, Hewlett-Packard, Lenovo, Qualcomm, Texas Instruments e Toshiba per la commercializzazione di computer dotati del suo sistema operativo.

In tutto il clamore possono restare inevase due domande di fondo. La prima è la compatibilità: quello che si fa con Chrome OS sarà leggibile e utilizzabile da chi andrà avanti a usare Windows, Mac OS X o Linux? Sì, a patto di usare un browser conforme agli standard. A differenza delle applicazioni tradizionali, che funzionano soltanto su uno specifico sistema operativo e vanno quindi prodotte in versioni differenti per Mac, Windows e Linux, le applicazioni via Web di Chrome OS saranno infatti indipendenti dal sistema operativo, cosa che costituisce un grande incentivo alla loro realizzazione e che rende molto meno importante di oggi il ruolo del sistema operativo.

Ai più anziani utenti della Rete questo ricorderà qualcosa: Netscape e i suoi piani di rendere irrilevanti i sistemi operativi e di mettere il Web al centro di tutto. In quel caso, il timore di vedersi minare la principale fonte dei propri utili indusse Microsoft a comportamenti estremi, che furono condannati dalle sentenze antitrust statunitensi ma che costarono la vita a Netscape e rallentarono non poco l'evoluzione dell'informatica. Sarà interessante vedere quale sarà la reazione di Microsoft questa volta.

Cosa forse più importante a livello del singolo utente, quest'architettura significa che in realtà non ci sarà alcun bisogno di passare a Chrome OS per averne i benefici (salvo forse la velocità di avvio e la parsimonia di risorse), per cui la compatibilità perfetta potrebbe paradossalmente rivelarsi il maggior freno all'adozione di questo nuovo sistema operativo. Non c'è molto incentivo a migrare a Chrome OS, se tanto tutti i servizi di Google funzionano già con il Mac o Linux o Windows che avete, mentre i programmi e i giochi che conoscete bene non funzionano sotto Chrome OS.

La seconda domanda inevasa è ancora più concreta: se si usa un sistema operativo basato su applicazioni e dati che risiedono su Internet, che si fa quando Internet non c'è?

La risposta in parte c'è già: Gmail, la posta di Google, è già usabile anche senza connessione Internet grazie a Gears. Lo stesso vale per Google Docs. L'obiezione più sottile ai piani di Google riguarda invece le attività informatiche che richiedono un elevato flusso di dati, come per esempio l'elaborazione di foto o video: su connessioni Internet lente, sarebbero un vero supplizio.

Ci sarebbe anche la questioncella della sicurezza, ma dietro a tutto questo c'è una domanda ancora più fondamentale. Vogliamo davvero regalare tutta la nostra posta, tutti i nostri contatti, l'agenda di tutti i nostri impegni, tutti i nostri documenti e presto persino il funzionamento stesso dei nostri computer a una singola azienda?

Il fantasma di Michael Jackson

Antibufala: CNN e il video del "fantasma" in casa di Michael Jackson


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

E' già stato visto otto milioni di volte lo spezzone di una recente puntata del programma Larry King Live della CNN che sembra mostrare, in fondo a un corridoio della casa di Michael Jackson, una forma umana trasparente e spettrale che attraversa l'inquadratura. Rimontato e dotato di una colonna sonora adeguata, lo spezzone è diventato un tributo al mito del cantante recentemente scomparso e un segno di quanto sia forte il bisogno di trovare qualcosa di straordinario e consolatorio nella sua morte.



Innanzi tutto va chiarito che lo spezzone della CNN è autentico: il "fantasma" non è stato aggiunto da qualche burlone in vena di scherzi di cattivo gusto. Molto più semplicemente, si tratta dell'ombra proiettata sulla parete da una persona che passa di fronte alle potenti lampade, piazzate dalla CNN, che illuminano la sala in fondo al corridoio. Una di queste lampade è evidenziata nel fotogramma qui sotto, tratto dal video del "fantasma".



Probabilmente nella sala in fondo al corridoio c'era anche un'altra lampada analoga sulla sinistra e qualcuno le è passato davanti, generando quindi l'ombra contro la parete.

Ma chi vuole credere a tutti i costi che si tratti di un fantasma obietta che se si trattasse di un'ombra sulla parete della stanza, non potrebbe estendersi fin dentro il corridoio. In effetti riguardando il video sembra che la sagoma umana semitrasparente non si trovi nella stanza, ma attraversi il corridoio: le sue "gambe" si muovono infatti sul pavimento lucido del corridoio. Come se il fantasma passasse attraverso i muri, transitando dal corridoio trasversalmente.

Anche qui, purtroppo per chi sperava in segnali dall'aldilà di Michael Jackson, si tratta di un semplice effetto ottico: il pavimento lucido del corridoio riflette simmetricamente l'ombra sulla parete e ne estende l'altezza apparente. E' un effetto che si nota per esempio nel montante della finestra inquadrata durante il servizio della CNN, come si può vedere qui sotto:



Anche i video di analisi e controanalisi sono diventati rapidamente popolarissimi: questo, che mostra chiaramente il riflesso e la lampada, ha già quasi raggiunto il milione di visitatori.

Naturalmente tutto questo clamore intorno allo spezzone è pubblicità regalata alla CNN, che alimenta il passaparola trasmettendo anche un video di spiegazione nel quale non manca di segnalare tutte le coordinate dei propri servizi online.

2009/07/09

Corsi CICAP stasera in TV [UPD 23:50]

Stasera Superquark (Raiuno 21.20) trasmetterà un servizio dedicato al CICAP e registrato durante il Corso per investigatori del paranormale tenutosi a Padova, al quale ho avuto il piacere di partecipare a proposito di lunacomplottismo. I dettagli sono qui.

Aggiornamento: I lettori mi dicono che Superquark non ha trasmesso il servizio. Chiedo scusa dell'informazione errata. La fonte era un comunicato dell'ufficio stampa del CICAP stesso. Si direbbe che il CICAP proprio non riesca a prevedere correttamente il futuro :-)

2009/07/07

Incontro con Buzz Aldrin, prima parte

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2009/07/11.

Sto rientrando da Roma e sono collegato via cellulare, ma vorrei cominciare a condivere l'esperienza totalmente irreale di trovarsi di fronte una persona che è nei libri di storia e che come tanti fra voi ammiro da una vita. Buzz Aldrin. Uno dei primi due uomini a camminare sulla Luna in una notte incredibile di quarant'anni fa.

Questa è Storia con la S maiuscola. Ci saranno altre missioni spaziali, ci saranno sbarchi su altri mondi, ma lui e Neil Armstrong resteranno per sempre i primi in tutta la storia dell'umanità ad aver fatto ciò che quell'umanità ha sognato per millenni. È come incontrare Colombo, Cook, Lewis e Clark. Con la differenza che Buzz Aldrin è qui, ora, fra noi, ed è decisamente loquace e desideroso di condividere non solo il suo passato ma anche il suo e nostro futuro. E noi, che siamo suoi contemporanei, abbiamo un'occasione che tutti coloro che verranno dopo di noi ci invidieranno. Per sempre.

Ed è per questo che vedo con infinita amarezza i giornalisti che alla fine della conferenza stampa precedente lasciano la sala e se ne vanno. Siamo davvero quattro gatti ad ascoltarlo. Eh, che diamine, è soltanto un astronauta che ha rischiato la vita per portarci un pezzo di Luna. Mica ha le tette rifatte. Mica si tromba qualcuno del Grande Fratello. E molti dei giornalisti che restano avrebbero fatto bene ad andarsene. Compresa quell'ingombrante oca che ha disturbato e interrotto per tutta la durata della conferenza stampa con i suoi commenti ad alta voce, protestando di non capire nulla. Più che una protesta, era una constatazione del suo stato naturale. Ma pazienza.

Il deserto dei giornalisti alla conferenza stampa con Buzz Aldrin.
Foto di Rodri Van Click.

Non arrabbiatevi. La standing ovation che il pubblico tributerà a Buzz la sera dimostrerà ancora una volta lo scollamento patetico che c'è fra i giornalisti e le persone comuni.

Grazie a Nicola Colotti della RSI, che ha reso possibile l'avvio di quella che si rivelerà una missione impossibile nella bolgia umida e bollente della Roma dello starlet system, e grazie a Rodri e ad Andrea, che mi hanno accompagnato in questo viaggio e hanno ripreso e fotografato tutto, vedrete presto qui le dichiarazioni di Aldrin e la sua allegra spiegazione del piacere di mollare un cazzotto a un lunacomplottista.


Moonshot


OK, sono rientrato e ripartito per Genova per tenere un corso di computer assisted reporting. Butto giù questi appunti mentre sono in viaggio e cerco a fatica di rendermi conto che gli eventi che sto per raccontare sono realmente accaduti ieri. È totalmente irreale.

La conferenza stampa ospita Aldrin per promuovere il film per la TV Moonshot (in onda su History Channel il 13/7 alle 23 e il 20 su La7 in prima serata, sito ufficiale qui), che rievoca la storia prima missione di sbarco sulla Luna. È per questo che Aldrin è a una manifestazione di fiction: lo dico prima che le malelingue lunacomplottiste insinuino che si tratti di una "confessione" che gli sbarchi sulla Luna furono una messinscena.

Il film è carino, molto adatto a introdurre in 90 minuti i concetti di base dell'atmosfera di quarant'anni fa a un pubblico che li conosce distrattamente o non li conosce affatto.

La recitazione è buona, la ricostruzione dell'America dell'epoca è convincente, la fedeltà agli eventi è piacevole (con alcune chicche autentiche poco conosciute, che sicuramente molti penseranno siano licenze artistiche), ma il film accumula una catasta di errori e di blooper nella ricostruzione dei dettagli delle missioni lunari. Nulla che comprometta la storia, che resta avvincente comunque la si racconti, ma comunque un fastidio per chi conosce bene la vicenda.

Per esempio, le fotocamere Hasselblad usate sono sbagliate (e quella lunare è nera invece che argento, un colore essenziale per il controllo termico); i due astronauti conficcano l'asta della bandiera sulla Luna a martellate (falso); ci sono le stelle nelle inquadrature lunari (non sarebbero state visibili col chiarore della Luna); l'interruttore rotto per errore è quello sbagliato (non era sul pannello comandi frontale, ma su quello laterale di Aldrin); le riprese d'epoca del decollo dalla Luna non appartengono all'Apollo 11, ma a un volo successivo. Errori che si potevano evitare senza aggravi di spesa.

I sottotitoli l'altro, inanellano vari errori, dalla "pozza di sangue" (pool of blood) che diventa inspiegabilmente "pozza di vomito", alla misteriosa "velocità di cabina" (che presumo si misuri in gigabyte di watt). Molta della terminologia tecnica è irrimediabilmente sbagliata. Speriamo che gli svarioni siano stati corretti in sede di doppiaggio.

Il tutto è però compensato da una sceneggiatura vivace e da alcune chicche, come il tributo a 2001: odissea nello spazio con la scena di Aldrin che recupera un pennarello fluttuante, la rapidissima immagine d'epoca di Isaac Asimov che commenta la missione dagli Champs-Élysées, la rievocazione del guasto al computer durante l'allunaggio e soprattutto la presentazione al grande pubblico delle immagini restaurate e rimasterizzate in alta definizione della pellicola 16mm che riprese lo sbarco, delle riprese della missione Gemini 12 (il volo precedente di Aldrin) e di altro materiale girato all'epoca. Roba che la Rai, giusto per non fare nomi, ha sempre trasmesso in versioni impastate, sgranate e riversate col telecinema dell'oratorio, come verrà dimostrato involontariamente nella presentazione del materiale sull'Apollo 11 di Rai Teche prima della proiezione serale di Moonshot.

Ma Buzz Aldrin (foto qui accanto di Rodri Van Click) molto signorilmente prende le distanze dalla ricostruzione di Moonshot per quanto riguarda le dinamiche emotive dei personaggi. Gli eventi sono grosso modo esatti, ma i rapporti fra lui e Neil Armstrong ed episodi come le pressioni di suo padre sulla Nasa sono fantasia, dice.

Semmai, aggiunge, il film è valido per rispondere a una delle domande tormentone che lo perseguitano da quarant'anni: il classico "che cosa ha provato quando...?" Senza mezzi termini, Aldrin dice che non c'è modo di spiegare che cosa ha provato a chi non conosce bene il lavoro, la preparazione, gli studi, i sacrifici che ci furono dietro quella missione.

Ma i giornalisti, nella sessione di domande, ignorano disinvoltamente queste parole e debuttano con "Dottor Aldrin, che cosa ha provato quando...?" e variazioni sul tema.

Aldrin (al centro) con Daniel Lapaine, uno degli attori del film (a
sinistra) e il produttore esecutivo Richard Dale (a destra subito dopo Buzz).
Io sono la testa coi capelli disboscati nell'angolo a destra e il sorriso così largo che arriva alla nuca.

Averlo davanti a me, a pochi metri, non mi sembra vero: no, in realtà non mi sembra possibile. Confesso che mi sono sentito come un bambino che scopre che Babbo Natale esiste davvero in carne e ossa ed è pure simpatico (e, ciliegina sulla torta, è anche un geek). Rodri e Andrea, implacabili, fotografano la mia espressione rapita. Non riesco a spiccicare parola, anche perché le domande che ho a badilate (anche grazie ai vostri suggerimenti) mi sembrano tutte inadatte in questo contesto nazionalpopolare. Le tengo per l'intervista faccia a faccia e mi godo il momento.

Aldrin è qui per promuovere anche la sua biografia aggiornata, Magnificent Desolation, non ancora disponibile in italiano. Il libro racconta sia le sue esperienze nello spazio, sia gli anni difficili che seguirono. Ma si vede perché i colleghi lo chiamano Dottor Rendezvous: non ama parlare dei propri sentimenti e preferisce parlare della sua visione delle prossime tappe dell'esplorazione spaziale.

C'è un momento, però, in cui si emoziona non poco, ossia quando rievoca le ragioni della scelta che fece la NASA di far uscire per primo dal modulo lunare, e far entrare per sempre nei libri di storia, Neil Armstrong al posto suo. Non sembra condividere le ragioni ufficiali e ufficiose della scelta: ufficialmente il modulo lunare era talmente stretto che l'apertura del portello verso il lato di Aldrin ostacolava la sua uscita per primo, mentre ufficiosamente Armstrong fu scelto perché emotivamente più stabile e capace di sopportare l'immensa pressione psicologica che lo avrebbe atteso al ritorno e per il resto della sua vita e perché era un civile.

In effetti, visto il decennio d'alcolismo e depressione che visse Aldrin, la scelta può parere saggia: ma considerato che Armstrong non rilascia interviste da anni, non ne vuole sapere di rievocare ancora quella missione ed appare rarissimamente in pubblico, è abbastanza ironico che ora sia Buzz Aldrin, l'eterno secondo, a essere the face of space: l'uomo che rappresenta quel viaggio storico, secondo la felice espressione coniata in questo articolo della BBC che racconta i tentativi di capire l'enigma della riservatezza di Armstrong: quella che i lunacomplottisti pateticamente interpretano come la sua vergogna per aver mentito al mondo.

Sono arrivato a Genova. Proseguo il racconto appena posso. Intanto eccovi i video della conferenza stampa, man mano che trovo il tempo di pubblicarli.

Prima parte:

Seconda parte:

Terza parte:

Quarta parte: qui inizia il caos, perché vengono raccolte tutte le domande e poi nessuno si ricorda quali erano.

Quinta parte: Aldrin racconta i retroscena del cazzotto al lunacomplottista Bart Sibrel.

Ecco una trascrizione spiccia delle parole di Buzz in questa parte della conferenza stampa: se trovate errori, segnalatemeli.

This was not the first time that I had encountered this individual [Bart Sibrel]. He passed himself off during a book promotion signing as somebody who wanted my response to a film that he was gonna show me that began to question different aspects of the mission. And I knew that he had his television camera going, just as you do here, to get my reaction to any little thing that is not pleasing, or not out of... not in the ordinary response. And I got very angry and we cancelled his participation. And he has all that in his archives of how one does that.

Now, I was asked to participate in an interview with an Asian foreign television personality that we had met under social conditions, very friendly, and I went through that interview, again with people saying that they were familiar with the radiation effects of Hiroshima and how the skin began to fall off people's face. And since that didn't happen to us when we went through the Van Allen radiation belts, obviously we didn't go to the Moon.

Well, now, you know, that's kind of absurd, that's a little further out than Ali G [risate del pubblico] and his humorous statements about walking on the Sun [ride]. Well, obviously you go to the Sun at night if you are worried about the heat! But to confront this person again and to realize that he's got his camera going and he's continually bombarding in an insulting way, calling me a liar and a cheat... I don't take that lightly. I don't care how big he is, but I know that this is in the public, and at an opportune time -- he's a big guy -- when he wasn't looking I... in a split second I gave way to my impulse [risate e applausi] and I let him have it.

And I didn't think that he was going to respond in a brawl, and I didn't think about the consequences of he... bringing suit against me for assault. So it cost us some attorney's fees to do that. But my stock in the appreciation of my contemporary astronauts went sky high as a result of doing something like that. And it's a split-second decision and you just have to take the consequences of however it pays out.

I didn't know anything about this Ali G, funny-dressed guy, that came knocking at the door when he came in, but I knew he had his camera going and he seemed to enjoy a lot of spoof and I felt, well, I'll try and go along with it the best I can, thinking that he's a professional and I'm not.

But I think that was a reaction that I felt very good about, 'cause I got a lot of ... He [Ali G] didn't bring me to the smacking point, that was obvious, and there was no real reason because he was not insulting, he was trying to be spoofy about it.

And I think that the movie Space Cowboys, by my friend Clint Eastwood -- everybody knew right up front that this was kind of a spoof of old people doing really risky, bodacious things and they didn't take it very seriously. But the younger generation doesn't know what to make of a lot of things that begin to get passed off as fantasy and they expect much more than we could possibly deliver out of our really hard work, hard sought-for objectives in the space program. And it's pretty hard to satisfy people, and it's also pretty hard to counter senses of overemphasized interpersonal conflicts that never existed really in my estimation.

Sesta parte: battibecchi con i giornalisti che pretendono con tono prepotente una risposta alla loro domandina prediletta, senza rendersi conto che magari Aldrin è troppo signore per dire loro che la domanda è cretina o insulsa e quindi l'ha sorvolata con discrezione.

Questa parte è comunque interessante, perché Aldrin gira le domande per parlare del suo parere molto negativo sugli attuali progetti Ares della NASA che dovrebbero rimpiazzare lo Shuttle e tornare sulla Luna e propone progetti meno faraonici e più arditi: Marte e gli asteroidi, usando i veicoli esistenti. Soprattutto traspare la sua visione positiva: "We're trying to create an optimistic world that thinks of what we can do, not what we can't do!" (5:55).

Settima e ultima parte: Aldrin conferma che non ritiene che ci sia vita su altri pianeti e che chi crede ai visitatori alieni è un ingenuo. È molto contrariato a proposito del modo in cui Moonshot e gli altri film sul tema rappresentano la loro missione e gli eventi interpersonali. Dice che l'unico resoconto fedele è quello che lui stesso scrive nel suo libro Magnificent Desolation e che molti degli scontri di personalità narrati da altri sono pura fantasia giornalistica per imbellettare la narrazione.

Soprattutto si scalda a proposito della questione di chi dovesse essere il primo a uscire dal modulo lunare e porre piede sulla Luna. Qui sotto trovate la trascrizione di quello che dice in proposito (3:20).

My father did never picket the White House! You gotta be kidding! If he felt that angry about a stamp [presumibilmente il francobollo mostrato qui accanto, descritto qui] that didn't say "Armstrong and Aldrin"... It said "First man on the moon". Right? Well, there were two people on the moon. Not one. OK? Should I just say "Wonderful! One man went to the moon, that's wonderful, let's celebrate all of that, let's have a stamp for that"?

Was it Lewis or was it Clark who did something first? We landed that spacecraft as a team. We landed that... That was the most important thing to do. I'd been outside the spacecraft before: the first really successful spacewalk, in Gemini 12! But it was not the symbolic pleasure of the American people and of the media to have a junior person go outside first, even though that was always the way it was done in spacewalks, even in Apollo 9, the commander was inside and the lunar module pilot went outside through the hatch and came back in through the other spacecraft [nell'Apollo 9, il comandante James McDivitt restò a bordo e il pilota del modulo lunare Russell Schweickart effettuò una passeggiata spaziale vera e propria, mentre il pilota del modulo di comando David Scott si limitò a sporgersi dal portello]. Nobody thinks about those things if... if there's a little juicier controversy that can be fanned by somebody trying to point out the pros and cons of the decision one way or another, which clearly had not been made.

There were timelines that clearly had the lunar module pilot going out first. Do you know that? There were! And there were people who somehow didn't want to make a decision. We call it a "hot potato": nobody wants to touch the hot potato. And our training is delaying, so we need to get a decision. And I wanted to get a decision on that.

La conferenza stampa termina poco dopo. Ho finalmente incontrato uno dei primi due uomini a mettere piede su un altro corpo celeste. Non ce ne saranno mai altri. Mai. E oggi pomeriggio avrò una decina di minuti di faccia a faccia con lui per parlare di una delle più belle imprese dell'umanità. Mi concedo qualche momento di esaltazione insieme agli amici.

E con questo delirio finale termina la prima parte del racconto. La seconda parte riguarderà l'intervista vera e propria a Buzz Aldrin.

2009/07/04

Liveblogging: a Roma per intervistare un astronauta lunare, Buzz Aldrin

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Mentre arrivano le prime immagini lunari di prova dalla sonda LRO che fotograferà in dettaglio i siti degli sbarchi sulla Luna avvenuti fra il 1969 e il 1972 (ne vedete una qui sotto), mi è stato confermato che lunedì 6 intervisterò per conto della RSI Buzz Aldrin, uno dei primi due astronauti a mettere piede sul nostro satellite (foto qui accanto). Non ci posso credere.

L'impresa è disperata: un mordi e fuggi on the road da Lugano verso Roma e ritorno l'indomani per avere otto minuti faccia a faccia, nei quali concentrare un'impossibile scelta di Sophie delle mille domande che, come fan dell'astronautica e del meraviglioso, mi porto dentro da una vita, e realizzare al tempo stesso un servizio che possa essere interessante per il grande pubblico. Ho le ginocchia molli già adesso.

Rinnovo l'invito a proporre nei commenti qui sotto le domande che vorreste fare ad Aldrin se foste al mio posto. Non che io sia a corto d'ispirazione, anzi, ma mi interessano anche le domande di chi non è malato di spazio come me, perché offrono una visione diversa di queste cose.

Se vi interessa seguire l'avventura spaziale romana, la bloggherò in diretta qui e/o su Twitter a partire da poco prima della mezzanotte di domenica (viaggio nella notte fra domenica e lunedì in auto con gli amici Andrea e Rodri). Le twitterate verranno pubblicate nella colonna di destra di questo blog.

Vado a studiare la biografia di Aldrin (un uomo che è tornato non solo dagli abissi dello spazio, ma anche da quelli dell'alcolismo) e a preparare l'attrezzatura: intanto vi propongo una bella intervista tecnica a Aldrin su Wired e, sul blog Complotti Lunari, un breve sunto di alcune delle tante cose che andarono male durante le varie missioni Apollo e che rivelano un quadro ben diverso dalla visione mitica d'infallibilità e di superuomini che molti ebbero all'epoca.


Una delle foto recentissime della Luna scattate dalla sonda automatica LRO mostra un'area di 1400 metri di lato del Mare delle Nubi. L'oggetto più piccolo distinguibile misura circa 3 metri. L'originale ad alta risoluzione è qui.



Dietro le quinte del video rap Rocket Experience di Buzz con Snoop Dogg.



Un'immagine poco conosciuta di Aldrin, scattata nello spazio durante la sua passeggiata spaziale nel corso della missione Gemini 12. E' una delle pochissime nelle quali si vede il volto dietro la visiera.


Missione riuscita: le prime foto


Sono le 2.15. Prima di schiantarmi volevo regalarvi almeno un paio di foto di Buzz scattate durante la conferenza stampa e l'intervista: dieci minuti di un fiume in piena che vi racconterò domani (fra qualche ora).


Foto di Rodri Van Click.



Foto di Rodri Van Click.



Foto di Rodri Van Click. Alcune calzature sono state rimosse dall'immagine per non offendere la sensibilità stilistica dei lettori.

Iphone nuovo? Meglio aspettare

L'iPhone nuovo è roba che scotta. Sul serio. E anche quello vecchio è crashabile con un SMS


Sembra che ci sia qualche problema con i nuovi iPhone, i 3GS, e anche con quelli vecchi dotati del software nuovo (3.0). Varie fonti segnalano infatti surriscaldamenti così marcati da non poter tenere in mano il telefonino e da alterare il colore della plastica del suo guscio (foto) e anche del display, dando alla plastica una tinta rosata e al display una colorazione giallognola.

I principali colpevoli sarebbero la trasmissione dati e il modulo GPS integrato, ma alla base potrebbe esserci una partita di batterie imperfette. Nessun problema: basta aprire lo sportellino e cambiare batteria, no? Un lavoretto da tre secondi. Soltanto che l'iPhone non ha lo sportellino: la batteria è sigillata, e per cambiarla bisogna lasciare il cellulare in assistenza. Bella furbata.

Le lamentele sono pubblicate per esempio nel forum Apple Discussions e nei forum degli utenti britannici dell'operatore O2.

Punto Informatico segnala che sul sito di supporto di Apple è apparsa una pagina che ricorda di usare l'iPhone solo se la temperatura dell'ambiente è fra 0° e 35°C e di custodirlo a temperature fra -20° e 45°C. Lasciarlo in un'auto parcheggiata al sole o usarlo intensamente mentre gli batte sopra direttamente il sole rischia di fargli superare questi limiti di temperatura. In caso di surriscaldamento compare l'avviso mostrato qui sopra. Tenerlo in tasca, vicino al proprio corpo caldo, o in una borsa priva di ricambio d'aria non aiuta certo ad evitare il problema.

Come se non bastasse, arriva la segnalazione di un problema di sicurezza basilare valido per tutti gli iPhone: il ricercatore di sicurezza Charlie Miller, della Independent Security Evaluators, ha dimostrato alla conferenza SyScan di Singapore che c'è un baco nel modo in cui l'iPhone interpreta gli SMS che permette di mandare in crash una parte del telefono che gestisce la connessione alla rete cellulare, rendendolo temporanemente inutilizzabile: basta conoscere il numero di telefonino della vittima designata. Brrr.

Fonti: The Inquirer, Wired, The Register, The Register, The Telegraph, Slashdot, Punto Informatico, F-Secure

2009/07/03

Voci incontrollate sulle celebrità defunte

Utenti superficiali diffondono dicerie di morti celebri


Le morti inattese di Michael Jackson e di Farrah Fawcett hanno scatenato una serie di voci incontrollate su Internet che hanno messo in luce la leggerezza con la quale gli utenti diffondono qualunque storia emotivamente coinvolgente arrivi loro a tiro, senza verificarla.

Nei giorni scorsi hanno avuto un'eco fortissima via mail, su Twitter e su Facebook voci riguardanti la morte di vari personaggi noti, come Jeff Goldblum, Natalie Portman, George Clooney, Britney Spears, Harrison Ford e Rick Astley. Grazie alla velocità di Internet e all'abitudine imprudente di inoltrare perché "non si sa mai, potrebbe essere vero", la propagazione di dicerie che un tempo avrebbero richiesto giorni per raggiungere la massa critica è stata praticamente istantanea, toccando talvolta nuove vette di cattivo gusto.

Sembra che molti utenti non abbiano ancora colto la differenza di attendibilità che c'è fra le varie fonti di Internet: un conto è una notizia pubblicata presso un'agenzia di stampa o una redazione di prestigio (o una blogger di solida reputazione), un altro è una diceria ricevuta via mail da un amico che l'ha trovata via Google chissà dove.

La faccenda è stata complicata da siti come Fakeawish.com, che permettono di creare finte notizie dall'aria decisamente credibile, come quella mostrata qui sotto:



Fakeawish è infatti passato da qualche migliaio di utenti giornalieri a circa 500.000 nei due giorni successivi alla morte di Michael Jackson, riferisce CNN. Il sito indica (in piccolo) che si tratta di burle, ma molti utenti leggono soltanto la prima riga e poi diffondono il link senza approfondire.

Nel caso di Britney Spears la diffusione è avvenuta tramite Twitpic, un servizio legato al popolarissimo Twitter, ma con una modalità insolita ed effettivamente ingannevole: la pagina Twitpic e Twitter ufficiale della Spears era stata violata carpendone la password o sfruttandone una vulnerabilità:



Subito dopo è stata pubblicata la smentita, ma l'emotività ha prevalso e la voce è andata avanti indisturbata.

Certo, una morte fasulla da smentire non è un danno irreparabile. Ma la superficialità che ha permesso questi incidenti di percorso potrebbe avere conseguenze ben peggiori in caso di gravi eventi reali, ora che sono sempre di più gli utenti che si riforniscono di notizie da canali poco abituati a verificare prima di diffondere.

Fonti: CNN, The Register, Sophos.
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