L’attesissimo rapporto militare statunitense sugli UFO o UAP, quello che gli
ufologi e i giornalisti a caccia di clic facili hanno strombazzato per mesi come
il “salto di qualità” e il momento della “grande rivelazione”, è stato
pubblicato.
Mi spiace per gli ufologi, che piangeranno e pesteranno i piedi come bambini
viziati. Ma erano stati avvisati.
La versione pubblicata del rapporto è lunga...
...NOVE PAGINE.
E non dice nulla a proposito di alieni. Anzi, non accenna neppure a veicoli
che effettuano manovre fisicamente impossibili. Tutta roba estremamente
banale, normale, di interesse per la sicurezza nazionale perché interferisce
con le attività militari. Ma niente di extraterrestre.
Gli ingenui che si aspettavano che il Pentagono se ne uscisse con un
“Sì, siamo in contatto con i venusiani tentacolati, ecco le foto, i video e
i loro profili Onlyfans”
ci resteranno con un palmo di naso. Non dite che non ve l’avevo detto.
Ecco il
link
per scaricare il rapporto. Sottolineo che questa è la versione pubblica del rapporto, che è una sintesi della versione classified riservata agli addetti ai lavori e ai membri autorizzati del governo statunitense.
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Lasciando da parte gli ufologi scornati, il rapporto è interessante per vari
aspetti tecnici.
Per esempio, avverte che
“alcuni UAP possono essere attribuibili ad anomalie dei sensori” e che
“in un numero limitato di eventi, gli UAP asseritamente sembravano
manifestare caratteristiche di volo insolite. Queste osservazioni possono
essere il risultato di errori dei sensori, di spoofing [generazione intenzionale di segnali per fingere di essere
qualcos’altro -- Paolo], o di errori di percezione dell’osservatore”.
Inoltre
“I sensori montati sulle piattaforme militari degli Stati Uniti sono
tipicamente progettati per soddisfare missioni specifiche. Pertanto tali
sensori non sono generalmente adatti a identificare gli UAP”. In altre parole, i militari non sono infallibili, e non lo sono neanche i
loro strumenti, con buona pace di chi in questi mesi ha insistito che i piloti
non potevano sbagliarsi e che i video parlavano chiaro.
Un altro aspetto, come facilmente previsto, è che non esiste una spiegazione
unica che copre tutti i casi:
“Ci sono probabilmente più tipi di UAP che richiedono spiegazioni
differenti.”
Inoltre
“La nostra analisi dei dati supporta il concetto che se e quando i singoli
eventi UAP verranno risolti, ricadranno in una di cinque categorie
esplicative potenziali: clutter [materiale che genera riflessi radar -- Paolo]
aereo, fenomeni atmosferici naturali, programmi di sviluppo del governo
statunitense o dell’industria statunitense, sistemi di avversari stranieri,
e un contenitore “altro” per tutto il resto.“
È particolarmente interessante la precisazione delle capacità di manovra degli
UAP, drasticamente ridimensionate rispetto alle descrizioni giornalistiche:
“Alcuni UAP hanno dato l’impressione di rimanere stazionari e librati nel
vento, di muoversi controvento, di manovrare bruscamente, o di muoversi a
velocità considerevole, senza mezzi propulsivi riconoscibili. In un piccolo
numero di casi, i sistemi degli aerei militari hanno elaborato energia in
radiofrequenza (RF) associata agli avvistamenti di UAP [cioè gli aerei statunitensi hanno rilevato emissioni radio --Paolo].”
Inoltre altri UAP hanno esibito signature management, “gestione della
firma emissiva”, ossia hanno tentato di mascherare o alterare le proprie
emissioni o il proprio riflesso radar. Un comportamento molto, molto
terrestre.
Il concetto di fondo del rapporto è altrettanto concreto, al limite
dell’ovvio:
“Gli UAP costituiscono un pericolo per la sicurezza del volo e potrebbero
comportare un pericolo più ampio se alcuni casi rappresentano raccolta
sofisticata nei confronti delle attività militari da parte di un governo
straniero o dimostrano una tecnologia aerospaziale rivoluzionaria da parte
di un avversario potenziale.”
Niente omini verdi, insomma. La cosa più concreta, e forse più importante, di
queste paginette di rapporto è l’osservazione che la raccolta di dati su
questi UAP è stata ostacolata anche dalla
“stigmatizzazione socioculturale”: i piloti e tutto il personale
militare sono riluttanti a segnalare UAP perché temono di essere denigrati e
ridicolizzati, e questo li induce a tacere per salvaguardare la loro
reputazione.
È un silenzio perfettamente comprensibile, come dimostrato dal can can
mediatico e dallo schiamazzante circo giornalistico-ufologico che si sono
scatenati intorno ai piloti che hanno provato a parlare seriamente di quello
che hanno visto. Ma è anche un silenzio che ostacola l’indagine seria su
questi fenomeni. Se questo rapporto permetterà ai testimoni di segnalare più
serenamente gli UAP, allora sarà utile. Non per gli ufologi, ma per i piloti e
per la loro sicurezza.
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Colgo l’occasione per riassumere le vicende che hanno portato alla
pubblicazione di questo rapporto: nel 2017 il
New York Times e
Politico pubblicarono articoli sull’esistenza di una unità investigativa segreta del
Pentagono dedicata allo studio di eventi riguardanti oggetti volanti non
identificati, l’AATIP (Advanced Aerospace Threat Identification
Program).
Nel 2020 Il Senate Intelligence Committee (SIC)
confermò
l’esistenza di una task force militare di indagine su questi oggetti o
fenomeni, denominata UAPTF (Unidentified Aerial Phenomenon Task Force), che è
una divisione dell’Office of Naval Intelligence che ha il compito di
standardizzare la raccolta e l’analisi di questi fenomeni e valutare se sono
collegati a potenze straniere e se rappresentano un pericolo per le risorse
militari statunitensi.
Nell’estate del 2020, il SIC diede al Pentagono sei mesi di tempo per
preparare versioni segrete e non segrete di un rapporto che riassumesse le
conoscenze degli esperti di intelligence su questi fenomeni. Il
rapporto reso pubblico oggi è la versione non segreta. Per cui gli ufologi
possono continuare a fantasticare che nella versione segreta ci sia scritto
chissà cosa.
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Intanto il suddetto circo giornalistico ufologico continua a esibirsi in
acrobazie ridicole come questa di ANSA.
I militari USA: ecco il rapporto sugli UAP. Non parla di extraterrestri.
ANSA: Ma allora se non ne parla vuol dire che gli alieni
non sono esclusi!
Poi la gente si chiede perché non si riesce a discutere scientificamente e serenamente di questi fenomeni.