Secondo questo articolo pubblicato da La Stampa (copia permanente), il cerchio della volta celeste sarebbe composto da “migliaia di milioni di miliardi di trilioni di gradi”.
No, i gradi sono solo 360. Come in tutti i cerchi. E anche ipotizzando misericordiosamente un'iperbole o un tentativo di poesia uscito male, subito dopo arriva la fesseria totale di chiamare “Cometa” (“per riuscire a vedere la Cometa nell'emisfero nord...”) quelli che sono in realtà due pianeti.
Come se non bastasse, La Stampa scrive poi che per vederli serve un telescopio (“...gli osservatori dovranno puntare i loro telescopi”), che è un’altra minchiata colossale. Giove e Saturno si vedono a occhio nudo. Sempre.
E poi c’è la foto, che raffigura una cometa e quindi inganna completamente i lettori sull’aspetto di quello che vedranno.
A me dispiace che astronomi, astrofili, divulgatori si sbraccino per fare informazione su un evento celeste spettacolare, facilmente osservabile da chiunque senza attrezzature particolari, e poi arrivi un cialtrone incapace e ignorante su un giornale a demolire tutto con una raffica di scempiaggini come questa.
Ma le fake news son colpa di Telegram, eh.
Poi non lamentiamoci se la conoscenza scientifica in Italia latita e se quest'ignoranza porta a decisioni di salute antiscientifiche. Questo tipo di giornalismo di certo non aiuta.
2020/12/19 15:00
A quanto pare l’articolo è stato scritto da un’agenzia esterna, che La Stampa usa senza vagliarne i contenuti. Cosa che fanno anche molte altre testate: una ricerca in Google della scempiaggine sui “migliaia di milioni di miliardi di trilioni di gradi” trova Huffington Post Italia (copia permanente), Gazzetta del Sud (copia permanente) e tanti altri.
Ringrazio @fquenda per la segnalazione. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
È disponibile la puntata di stamattina del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Tiki. A causa di una rara cospirazione calendariale, è già l’ultima dell’anno.
Mi è arrivata una segnalazione (grazie Lorenza) di un messaggio molto sospetto che sta circolando: una notifica che arriva sugli smartphone e secondo la quale il politico italiano Matteo Salvini sarebbe stato ospite di un programma di una rete televisiva italiana (“la trasmissione di
Floris”, presumo si riferisca a “Dimartedì” su La7, condotto da Giovanni Floris) e avrebbe parlato dei miracoli di questa app basata sui Bitcoin.
Sempre secondo la notifica, il conduttore della trasmissione si sarebbe iscritto all’app come dimostrazione in diretta.
Non mi risulta che sia successo nulla del genere: la notifica fa probabilmente parte dei tanti tentativi di speculare sull’interesse per i bitcoin.
Alcuni di questi tentativi sconfinano nella truffa e nell’abuso, usando appunto nomi di programmi televisivi o di celebrità senza il loro consenso o addirittura inventando finte pagine di giornale che magnificano le opportunità di guadagno dei loro servizi, come questa falsa pagina di Repubblica che parla di Maria de Filippi, il cui ultimo investimento avrebbe “lasciato gli esperti a bocca aperta e spaventato le banche” (copia permanente su Archive.is):
Di questa tendenza parla anche Marco Cavicchioli in questo video, con molti esempi di finte pagine di giornali che sembrano promuovere servizi legati alle criptovalute.
Finte notizie come queste purtroppo approdano anche su testate giornalistiche reali, come ho raccontato il mese scorso, causando ancora più confusione nei lettori, che si fidano di quello che vedono scritto.
La notifica ricevuta dalla lettrice parla specificamente di un’app denominata BitcoinUp, il cui sito fa promesse mirabolanti (“i nostri algoritmi
di trading stanno generando risultati folli per i nostri clienti [...] guadagna potenzialmente fino a $ 1500 il primo
giorno di negoziazione [...]”), ed è interessante leggere quali sono le conseguenze per chi si iscrive a BitcoinUp, secondo il racconto di Lorenza: ha scaricato d’impulso l’app e vi ha inserito nome, cognome e numero di telefono.
“Da
lì sono tempestata di chiamate con prefissi da Romania, Inghilterra,
Svizzera, Germania o Austria, li sto bloccando ma mi arrivano sempre
chiamate con numeri diversi. Ad una ho risposto e hanno riappeso.”
Ora Lorenza non vuole essere più contattata, ma ormai il suo numero è nelle rubriche di altri partecipanti a BitcoinUp.
Posso solo ripetere per l’ennesima volta le raccomandazioni classiche: non bisogna credere a tutto quello che si legge, anche se sarebbe legittimo aspettarsi dalle testate giornalistiche un minimo di controllo in più, e qualunque offerta che vi sembri troppo bella per essere vera probabilmente non è vera.
Purtroppo le ristrettezze economiche aumentano il desiderio di trovare vie d’uscita, e il valore crescente dei bitcoin attira speculatori e imbroglioni in cerca di vittime vulnerabili. Siate prudenti, e non date i vostri dati al primo che passa.
Lunedì 14 dicembre, intorno alle 13, quasi tutti i servizi di Google sono andati in tilt per circa 50 minuti. È bastata un’ora scarsa di disservizio per creare un’ondata di panico planetario, dovuto al fatto che milioni di utenti non riuscivano più a mandare mail, scrivere o consultare i propri documenti custoditi online nel cloud, sfogliare l’agenda di Calendar, guardare video su YouTube, gestire i propri assistenti vocali, consultare mappe e fare lezioni a distanza con Meet.
I servizi sono tornati alla normalità dopo appunto una cinquantina di minuti, secondo il resoconto pubblicato da Google, che spiega che avevano smesso di funzionare tutti i suoi servizi che richiedevano un’autenticazione tramite account. In effetti il motore di ricerca ha continuato a funzionare, e YouTube era consultabile tramite navigazione in incognito, ma qualunque servizio che richiedesse login e password di Google era inaccessibile.
Nelle ore successive ci sono stati problemi con Gmail, per cui molti account di posta risultavano inaccessibili e chi cercava di mandare mail a quegli account riceveva una risposta automatica del tipo “questo account non esiste” (un bel “550-5.1.1 The email account that you tried to reach does not exist.")
La causa scatenante, dice sempre Google, è stata “un problema con il nostro sistema automatizzato di gestione delle quote che ha ridotto la capacità del sistema centrale di gestione delle identità”.
Non è il primo blackout del genere: Downdetector ne ha catalogati parecchi quest’anno, anche se non così vasti, e Wikipedia nota che un’altra sospensione dei servizi primari di Google è avvenuta ad agosto 2020 e che anche l’11 novembre scorso si è verificato un blocco simile.
Ci sono un paio di lezioni da portare a casa a proposito di questo incidente.
La prima è sicuramente che siamo enormemente dipendenti da Google e che è meglio preparare un piano d’emergenza che consenta di continuare a operare almeno in forma ridotta se Google va in tilt. Il vostro impianto luci o di riscaldamento domotico è comandabile anche senza passare per Google? Dipendete dal vostro assistente vocale Google Home per qualche funzione importante (penso ai disabili o a chi ha mobilità ridotta per infortunio o malattia, per esempio)? La vostra azienda o scuola è paralizzata se i servizi di Google non funzionano? Procuratevi un Piano B.
I’m sitting here in the dark in my toddler’s room because the light is controlled by @Google Home. Rethinking... a lot right now.
Senza arrivare a questi livelli estremi, vale la pena di cogliere l’occasione per chiedersi se è davvero una buona idea usare la login di Google per accedere a servizi di altri fornitori. Certo, è comodo, ma se Google si blocca diventa impossibile accedere non solo ai servizi di Google ma anche a tutti quelli di altri fornitori che dipendono dalla login di Google. Meglio avere account separati per ogni fornitore.
La seconda lezione è che conviene sapere dove reperire informazioni su questi blackout, in modo da capire rapidamente se il problema è nostro o esterno e agire di conseguenza (anche soltanto per mettersi il cuore in pace). Ho già citato Downdetector, disponibile anche su Twitter e Facebook e con sezioni separate per i singoli paesi, come Allestörungen.chper la Svizzera o Downdetector.it per l’Italia), tenete presente la Dashboard dello stato di Google Workspace, presso
La terza lezione è, come spiega bene Stefano Zanero, che fare congetture o ipotizzare attacchi informatici o complotti è una perdita di tempo:
Lo scrivo a beneficio di giornalisti e commentatori italiani: chi in Google conosce i motivi del disservizio, ovviamente non ne può parlare. Chi ne parla, non ne sa una mazza (e considerando la complessità della tecnologia in qualsiasi GAFAM, non può nemmeno tirare a indovinare).
Mercoledì scorso è andata in onda l’ultima puntata di questa stagione
Fake - la fabbrica delle notizie, il programma condotto da Valentina Petrini in onda sul canale italiano
Nove. Come consueto, se volete vederla o rivederla è disponibile qui sotto o
sul sito del programma per una trentina di giorni.*
* 2022/07/01. Mi è stato segnalato che l’embed che avevo
inserito qui sotto a suo tempo ora simpaticamente fa un
redirect immediato a Discovery+ se si prova a leggere questo mio
post. Lo trovo un comportamento totalmente scorretto. Fra l’altro, il
redirect poi non porta nemmeno alla puntata di Fake, ma a una
pagina di errore di Discovery+. Per cui ho rimosso l’embed e
buonanotte, con tanti ringraziamenti ai geni che hanno partorito questa
trovata.
Quest’ottava puntata è stata dedicata al vaccino anti-Covid (o meglio ai
vaccini, compresi quelli fasulli o fraudolenti) e ha avuto i seguenti ospiti:
Marianna Aprile, Luca Telese, Enrico Bucci, David Puente, Matteo Flora e
Sebastiano Barisoni.
Anche per questa puntata avevo preparato moltissimo materiale, che però alla
fine non è stato utilizzato. Lo pubblicherò qui man mano insieme al resto, ora
che è finita la maratona di collaborazione con Fake.
Quarant’anni fa, nel 1980, usciva al cinema L'Impero Colpisce Ancora. Per celebrare la ricorrenza, sono stati pubblicati sei minuti e spiccioli di riprese inedite, ciak sbagliati e altre chicche dietro le quinte. Adesso è Natale.
Non so se vi ho mai raccontato di quanto ero ossessivamente travolto da Guerre Stellari e in particolare da questo secondo film della saga quando ero ragazzo. Non c’erano videocassette o altro e certi film in televisione proprio non passavano, per cui o andavi al cinema o ti attaccavi al tram. Quando uscì L'Impero Colpisce Ancora, fui così stregato da tutto il film che lo vidi quattro volte in due giorni (all’epoca lasciavano stare in sala fra una proiezione e la successiva).
Portai di nascosto al cinema la fotocamera (naturalmente a pellicola) per fotografare le immagini più belle, perché non c’era altro. Comprai il doppio album su vinile della colonna sonora, e cercai di memorizzare le scene e le battute il più possibile.
Una sera d’estate del 1981 o ‘82, a Pavia, il Comune organizzava il cinema all’aperto, alla Cupola Arnaboldi, e scoprii che avrebbero proiettato proprio L'Impero Colpisce Ancora. Sospetto che queste proiezioni fossero in realtà organizzate dai rivenditori di spray antizanzare, perché le proiezioni all’aperto a Pavia in prima serata erano un’orgia sanguinaria di nugoli di zanzare inferocite. Nel caldissimo pomeriggio di quel giorno il proiezionista, tutto solo, stava installando il massiccio proiettore per pellicola per la proiezione serale e aveva ancora da disporre tutte le seggioline di legno per il pubblico. Era chiaramente un po' stufo.
Io notai che il proiettore aveva un’uscita audio DIN (ovviamente analogica, a quei tempi), elaborai un piano e mi armai di quel coraggio che soltanto la passione poteva risvegliare in un nerd: andai dal proiezionista e gli proposi un baratto. Gli avrei portato e piazzato io tutte le seggioline di tutta la sala se quella sera mi avesse lasciato registrare l’audio del film.
Il proiezionista accettò, dicendo pigramente “Sì, ma non tutto quanto, solo dei pezzi” e confidando nel fatto che non c’era modo di registrare su cassetta due ore e dieci filate di sonoro, e io mi piegai al compromesso.
Andai di corsa a casa, presi il mio radioregistratore a batterie, una cassetta C120 e... feci hacking: modificai la velocità di scorrimento del nastro in modo da farci stare 127 minuti di audio su una singola cassetta. Non potevo usarne due per non perdere pezzi e per non far capire al proiezionista che stavo registrando tutto, e decisamente non avevo un registratore a bobine, men che meno uno trasportabile.
Tornai dal proiezionista e con l’aiuto degli amici appassionati di Star Wars ai quali avevo sparso la voce disponemmo le seggioline.
Quella sera il proiezionista, commosso da così tanta devozione, mi lasciò attaccare il cavetto DIN del radioregistratore al proiettore, facendo finta di non vedere. Mi disse di nascondere il radioregistratore: per fortuna il cavo di collegamento al proiettore era lungo e sottile. Il film partì e io registrai tutta la traccia audio, dall’inizio alla fine, nel magnifico doppiaggio italiano. Finsi di spegnere qualche volta quando il proiezionista mi guardava storto. Ora posso raccontarlo, il reato è prescritto e il proiezionista è probabilmente buonanima.
Anni più tardi ho riversato in digitale quella registrazione, rigorosamente mono, che avevo quasi consumato a furia di riascoltarla a occhi chiusi. Poi, naturalmente, ho comprato la videocassetta, e poi il DVD, e poi il Blu-Ray e il file digitale. Ma quella pastosa, compressa, distorta registrazione monofonica ha ancora un valore speciale per me.
Non solo per il film, e per la nostalgia di un’impresa di “pirateria” oggi impensabile. Ma perché fra gli appassionati che mi aiutarono a disporre quelle sedie c’era Elena: colei che poi, anni dopo, sarebbe diventata la Dama del Maniero.
Mai avrei immaginato che sarebbe diventata la mia Principessa Leia (va bene, va bene, Leila per i nostalgici). E mai avrei immaginato che un giorno avrei incontrato i protagonisti di quel film e avrei tradotto per loro, sempre con la Dama al mio fianco.
Mai avrei immaginato che un giorno quel doppio album di Guerre Stellari avrebbe ricevuto le loro firme con dedica. Anthony Daniels (C3PO), David Prowse (Darth Vader), Kenny Baker (R2D2). Ce l'ho qui ora, eccovelo: è enorme come solo un doppio LP poteva esserlo.
Bonus: il mio doppio LP de L'Impero Colpisce Ancora. Con le foto giganti e le note di copertina che oggi non si fanno più. Un po‘ consunto dal tempo, ma sempre memorabile. Grazie di aver letto fin qui, e che la Forza sia con voi.
Numerosi lettori mi stanno segnalando che l’aggiornamento software dei loro telefonini Samsung parla di “nuove funzioni” ma in realtà ne toglie una intanto che aggiunge quelle nuove. Disabilita la radio FM.
La schermata dice “Ti informiamo che scegliendo di installare il presente aggiornamento, rimuoverai la funzione Radio FM dal tuo smartphone. Il presente aggiornamento viene rilasciato in ragione dell’entrata in vigore della legge n. 205/2017.”
Le ulteriori informazioni fornite rimandano a questa pagina del sito Samsung (copia permanente), che si riferisce al Samsung Galaxy A50, parla della Build A505FNXXU5BTL3 di Android 10 rilasciata il 9 dicembre 2020 e dice “Please be informed that if you decide to install this software update, you will remove the Radio FM feature from your smartphone. This software update is released in consideration of the Italian Law n. 205/2017.”
Il fenomeno, insomma, è legato a un provvedimento italiano. Questa legge 205/2017, a quanto risulta dai forum Samsung, obbliga i fabbricanti (di qualunque marca) a disabilitare il ricevitore FM integrato nei suoi dispositivi venduti in Italia. Le ragioni piuttosto bizzarre sono spiegate (per così dire) qui su Qds.it: si tratterebbe dell’articolo 1, comma 1044 di questa legge, che recità così:
Al fine di favorire l’innovazione tecnologica, a decorrere dal 1º giugno 2019 gli apparecchi atti alla ricezione della radiodiffusione sonora venduti dalle aziende produttrici ai distributori di apparecchiature elettroniche al dettaglio sul territorio nazionale integrano almeno un’interfaccia che consenta all’utente di ricevere i servizi della radio digitale. Per le medesime finalità, a decorrere dal 1º gennaio 2020 gli apparecchi atti alla ricezione della radiodiffusione sonora venduti ai consumatori nel territorio nazionale integrano almeno un’interfaccia che consenta all’utente di ricevere i servizi della radio digitale.
Se vi state chiedendo perché un comma che aggiunge la funzione di radio digitale finisca in pratica per disabilitare la funzione di radio FM, non siete i soli. Se qualcuno sa spiegare bene questa cosa, i commenti sono a sua disposizione.
La spiegazione prevalente, per ora, è che la legge italiana obblighi chiunque produca un ricevitore radio (o un dispositivo che includa un ricevitore radio) a dotarlo della possibilità di ricevere le radio digitali (DAB). Siccome questa dotazione costerebbe troppo, i produttori preferiscono modificare gli smartphone in modo che non includano più la funzione di ricevitore radio e apportano questa modifica tramite un aggiornamento del software.
Il 18 dicembre Wired.it ha pubblicato un articolo sulla questione:
“Dal prossimo 1° gennaio 2021, tutti gli smartphone dotati di radio Fm che sono stati venduti finora in Italia dovranno spegnere il servizio per rispettare l’entrata ufficiale in vigore della legge n. 205/2017 e la successiva integrazione del decreto Sblocca Cantieri [...] Tutti gli altri smartphone con radio fm integrata non rispetteranno le richieste e dovranno dunque spegnere il servizio rispettando la scadenza del 1 gennaio 2021.”
Questo conferma la tesi che la legge italiana vieta gli smartphone che abbiano soltanto la radio FM e non includano anche la radio DAB+. Un classico esempio di legge che vorrebbe promuovere l’innovazione ma finisce per menomare gli apparecchi esistenti togliendo loro una funzione.
Per ascoltare le radio tramite lo smartphone occorrerà quindi usare app apposite che si collegano a Internet, consumando traffico dati, invece di captare il segnale radio FM gratuitamente.
La situazione svizzera prevede il passaggio dalla trasmissione analogica (FM) a quella digitale (DAB+) nel 2022-23, secondo l’Ufficio Federale delle Comunicazioni (UFCOM) citato da Tio.ch.
Ieri (15 dicembre) intorno a mezzogiorno e mezzo mi è arrivata una nuova telefonata di una delle tante bande di truffatori che fingono di offrire assistenza informatica spacciandosi per Microsoft, mentre sono in realtà interessati a prendere il controllo dei dispositivi delle vittime per poi commettere reati o a chiedere soldi per questa finta assistenza.
Una volta tanto mi sono trovato ad avere un po’ di tempo libero (ero in pausa pranzo) e un registratore a portata di mano, per cui ho colto l’occasione per trasformare il tentativo di truffa in una forma di intrattenimento invece di mandarli a quel paese e riagganciare come faccio di solito. Qui sotto potete ascoltare la registrazione.
Il numero dal quale risultava apparentemente provenire la chiamata è del Regno Unito (prefisso 0044), ma sospetto che sia stato alterato (caller ID spoofing), dato che il prefisso (0)1390 mi risultanon assegnato. Il numero completo è 0044 1390 651 362.
Per chi non avesse tempo di ascoltare gli otto minuti e spiccioli di registrazione o avesse difficoltà con l’accento inglese degli interlocutori, questo è un sunto di quello che succede: lascio che Truffatrice A spieghi tutta la storia (falsa) secondo la quale lei chiama dal “servizio assistenza Windows” e mi avvisa che il mio computer starebbe diffondendo virus via Internet, poi mi fingo un po’ duro d’udito (e di comprendonio) e gioco sull’ambiguità del significato inglese di Windows per far sembrare che io creda che mi stiano offrendo di installare finestre nuove e che io sia già contento di quelle che ho (1:50).
La cosa va avanti per un po’, con la Truffatrice A che tenta in tutti i modi di spiegare e si esaspera al punto (2:30) che mi passa alla Truffatrice B (3:10), che tenta di rispiegare tutta la manfrina. Ripeto la mia risposta che ho già i doppi vetri (double glazing). Lei dice che sta a Paddington, Londra, e che lavorano per Windows (per finestre, insomma), per cui chiedo se allora possono venire a pulire le mie finestre. “No, no, sir”, dice la Truffatrice B sempre più in crisi.
Lei mi dice che il mio Windows non funziona bene e mi chiede di andare al mio computer. Ma io obietto che le mie finestre funzionano benissimo: faccio anche sentire il rumore delle mie finestre di casa che si aprono e chiudono (5:30).
Io faccio ancora il tontolone e quando mi spiegano che le mie “finestre” sono infette obietto che non è possibile, le maniglie sono pulitissime (5:50) e lei quasi sbrocca. Finalmente (a 6:23) fingo di capire che si tratta di computer, non di finestre di casa... e chiedo se il suo computer ha un problema. A momenti lei strilla negli ultrasuoni. Poi rispiega tutta la questione dei problemi di infezione riguardanti il mio computer.
Io rispondo che però ho fatto la vaccinazione antinfluenzale, e quindi come posso prendermi un’infezione (7:10)? Pausa.
Poi riprende la spiegazione. Io le chiedo come si fa ad accendere il computer... e poi rivelo chi sono realmente e che so che loro sono truffatori, ringraziandoli per l’intrattenimento offerto a me (e ora anche a voi).
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Colgo l’allegra occasione per ricordare che questi sono professionisti della truffa, organizzati in call center gestiti da capibanda, e che sono colpevoli di raggiri che causano danni per milioni in tutto il mondo e prendono di mira le persone particolarmente vulnerabili. Se vi state chiedendo come mai questi criminali abbiano pazientato così a lungo con me che fingevo di essere analfabeta informatico, è probabilmente perché speravano di avere a che fare con una persona facilmente ingannabile.
Siate prudenti e approfittate di questa vicenda per parlarne con le persone che conoscete e che pensate che potrebbero cascarci. La prevenzione è tutto, in questi casi.
Valgono le solite raccomandazioni:
Ricordate che Microsoft non vi chiamerà mai per offrire assistenza
tecnica non richiesta; è il cliente che deve chiamare se ha bisogno.
Diffidate di qualunque telefonata inattesa o di qualunque messaggio
pop-up inaspettato che compaia sul vostro schermo di computer, tablet o
telefonini.
Non telefonate a eventuali numeri che compaiono negli avvisi e non
cliccate su inviti a scaricare software o effettuare scansioni del
vostro dispositivo.
Non cedete mai il controllo del vostro computer a terzi se non siete
in grado di confermare che si tratta di legittimi rappresentanti di
un’azienda informatica di cui siete già clienti.
Se avete il minimo dubbio, prendete nota del nome e del numero della
persona che vi ha contattato e segnalatelo alle autorità locali.
Ricordo infine che Microsoft ha una pagina apposita in italiano nella quale segnalare i dettagli di queste truffe:
Mercoledì scorso è andata in onda un’altra puntata di
Fake - la fabbrica delle notizie, il programma condotto da Valentina Petrini in onda sul canale italiano
Nove. Se volete vederla o rivederla, è disponibile qui sotto o sul sito del
programma per una trentina di giorni.*
* 2022/07/01. Mi è stato segnalato che l’embed che avevo
inserito qui sotto a suo tempo ora simpaticamente fa un
redirect immediato a Discovery+ se si prova a leggere questo mio
post. Lo trovo un comportamento totalmente scorretto. Fra l’altro, il
redirect poi non porta nemmeno alla puntata di Fake, ma a una
pagina di errore di Discovery+. Per cui ho rimosso l’embed e
buonanotte, con tanti ringraziamenti ai geni che hanno partorito questa
trovata.
In questa puntata sono ospiti Giulia Innocenzi (Iene.it), Arianna Ciccone
(Valigiablu.it), il professor Luca Mercalli, il professor Stefano Denicolai,
Matteo Flora e il sottoscritto per parlare di cambiamenti climatici ai tempi
della Covid.
Avevo preparato montagne di materiale, come richiesto, ma alla fine i tempi
sono stati ridotti per cui faccio solo una brevissima apparizione a -33:20.
Pazienza; i tempi televisivi sono decisamente troppo stretti e quindi
pubblicherò questo materiale qui nei prossimi giorni.