Ieri Il Messaggero ha scritto “Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale - Neve anche al Sud: l’inverno che rassicura”.
Tanti, fra cui il CICAP, hanno chiesto chiarimenti, anche perché l’articolo era sostanzialmente corretto e parlava solo di meteorologia, senza riferimenti al clima.
Oggi è arrivata questa rettifica, che lascio a voi giudicare: “Nella prima pagina di sabato, nell'occhiello della foto sul gelo al Sud, purtroppo è saltato un "non" prima di "allontana i timori sul surriscaldamento globale", cambiandone così il senso. Ce ne scusiamo con i lettori. Ma evitiamo #polemicheinutili @manumas78”.
Nella prima pagina di sabato, nell'occhiello della foto sul gelo al Sud, purtroppo è saltato un "non" prima di "allontana i timori sul surriscaldamento globale", cambiandone così il senso. Ce ne scusiamo con i lettori. Ma evitiamo #polemicheinutili@manumas78pic.twitter.com/AMsMNvFG6f
Peccato che sia stato necessario ricorrere alle “polemiche inutili” per ottenere questa rettifica.
Silenzio del Messaggero, invece, su quell’“inverno che rassicura”.
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Numerose testate (Gazzettino, Il Mattino, Leggo) dicono che Bre Payton, morta a 26 anni, era una “conduttrice antivaccini” statunitense che “Non solo rifiutava di sottoporsi a vaccini, ma faceva anche propaganda attiva contro la loro somministrazione”. È falso.
Siamogeek ha provato a cercare le dichiarazioni antivacciniste attribuite a Bre Payton. Non ne ha trovate. Ha cercato i “diversi editoriali” nei quali, secondo queste testate, la Payton “spiegava che «i vaccini sono opera del diavolo» e che «bisogna combattere con tutti i mezzi le campagne di vaccinazione statali contro la pertosse [...]»”. Non ne ha trovati.
Forza, Gazzettino, Il Mattino, Leggo: fateci vedere questi “editoriali”. Oppure rettificate i vostri articoli. Grazie.
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L’emisfero lunare non visibile dalla Terra, fotografato dagli astronauti
della missione Apollo 16.
Ultimo aggiornamento: 2021/02/14 13:55.
Il recente atterraggio della sonda cinese Chang’e-4 sull’emisfero lunare non
visibile dalla Terra ha risollevato, specialmente a livello giornalistico, la
questione dell’uso di “lato oscuro” per identificare questa parte della
Luna.
Lo dico ancora una volta con sentimento:
non esiste un lato oscuro della Luna: anche la faccia della Luna che non
vediamo viene illuminata dal Sole periodicamente
(a parte alcuni crateri polari, come mostrato in fondo a questo articolo).
Esiste una faccia nascosta, nel senso che non la possiamo vedere dalla
Terra, ma non un lato oscuro.
Usare “lato oscuro”, per qualunque motivo, è ingannevole. Fa
pensare che la Luna abbia una parte permanentemente buia. Quindi è meglio
smettere di usarlo, per chiarezza. Tutto qui. Perché le conseguenze, altrimenti,
sono queste: il telegiornale RAI che dice che
“la luce della sonda illumina il lato oscuro della luna”, forse per
giustificare il fatto che le immagini mostrano che la sonda è atterrata sul lato
oscuro eppure c’è luce. No, non credo proprio che sia stata una metafora.
Non è un caso isolato. Le conseguenze sono anche queste, sul
Corriere della Sera (copia permanente su Archive.org
qui): “su quel lato non c’è radiazione solare”, scrive il Corriere,
dimostrando di credere che quella parte della Luna sia
davvero perennemente buia:
---
C’è chi difende l’uso di “lato oscuro” perché “oscuro” ha anche
l’accezione figurata di “nascosto”.
Allora direste “il lato oscuro del Sole”? Soprattutto, nel caso della
Luna usare “lato oscuro" perpetua la percezione errata che ci sia una
specifica porzione della superficie lunare che è sempre illuminata e una che è
sempre al buio. Non è così. Già solo per questo, a mio parere, è infinitamente
meglio usare direttamente “nascosto”: disambigua e rende chiaro che si
sta parlando dell'emisfero lunare non visibile dalla Terra. Perché confondere la
gente usando “oscuro” quando c’è un aggettivo molto più preciso e
descrittivo?
C’è chi dice che “oscuro” è giusto, perché va inteso nel senso di
“ignoto”.
No. abbiamo mappe complete e dettagliatissime dell’intera superficie lunare da
oltre 50 anni (il primo atlante della faccia nascosta è del
1960). La faccia della Luna
non visibile dalla Terra è perfettamente conosciuta; non è affatto ignota. La
foto in cima a questo articolo è del 1972: ha 47 anni.
C’è chi obietta che con “lato oscuro” si intende quella parte
variabile della superficie lunare che in un dato momento non è illuminata dal
Sole.
Ma c’è un problema di fondo: siamo abituati a pensare (erroneamente) che la Luna
non ruoti su se stessa perché rivolge sempre la stessa faccia verso di noi. La
percepiamo come fissa e divisa in due parti: quella che vediamo e quella che non
vediamo. Per questo l’espressione “lato oscuro della Luna”, nella sua
accezione comune, non indica una zona variabile della superficie, ma una
zona fissa: quella non visibile dalla Terra. Non indica quella che
in un dato momento è al buio.
C’è chi obietta che pretendere che non si scriva “oscuro” è una
pignoleria inutile.
In tal caso, vogliamo quindi accettare anche chi parla di “anni luce” per
indicare un lungo periodo di tempo invece che una grande distanza? Vogliamo
lasciare che venga diffusa un’idea sbagliata che crea ignoranza?
C’è chi obietta che “lato oscuro” è una licenza poetica. Stiamo
parlando di astronomia e di giornalismo, non stiamo facendo poesia spicciola. La
licenza poetica lasciamola ai Pink Floyd.
Ma allora cosa diciamo? Semplicemente “faccia nascosta”. Non è
difficile e non costa nulla. O, se vogliamo essere ancora più precisi ma
leggermente prolissi, “faccia nascosta alla Terra” o
“faccia non visibile dalla Terra”, come suggerito dai commenti a questo
articolo.
2019/01/08 17:25
Questa animazione di Nick Stevens mostra l’evoluzione della luce e dell’ombra al
Polo Sud lunare. Il fondo del cratere Shackleton, al centro, rimane
permanentemente al buio.
View from over the South Pole of the Moon, as the Sun shines from all
directions. Shackleton Crater (centre), has its floor in permanent darkness,
preserving water ice.
Adesso il Messaggero titola “Spazio, il rover cinese trova pinnacolo di roccia sul lato nascosto della Luna: un rebus per gli scienziati” Semplice, chiaro, e occupa la stessa quantità di spazio. Visto? Non è difficile.
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Ieri ho avuto l’ardire di tweetare semiseriamente che la percentuale di scienziati che nega che l’umanità contribuisca ai cambiamenti climatici è inferiore a quella delle persone che credono alle streghe. È arrivato il solito climalterato a chiedermi di dimostrarlo, per cui ecco i dati. Non si sa mai che possano tornare utili ancora per ricordare una regola importante: il fatto che esista una piccola percentuale di esperti che negano una tesi non significa che quegli esperti abbiano per forza ragione.
È vero che anche il fatto che una stragrande maggioranza degli esperti sostiene una tesi non garantisce che questa tesi sia per forza giusta, ma è altamente probabile che lo sia. Alla fine, la differenza non la fa la percentuale di sostenitori: la fanno i dati.
Percentuale di scienziati che negano l’esistenza dei cambiamenti climatici di origine umana: non più del 9% (Skepticalscience.com).
Percentuale di statunitensi che credono all’esistenza delle streghe: 21% (Gallup, 2005).
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Ultimo aggiornamento: 2019/01/11 13:10. Alcuni nomi, luoghi e dati di questa storia sono stati alterati per riservatezza.
Che pericolo ci sarà mai a postare un normale selfie su Instagram? Se sei una giovane ragazza, il pericolo c’è eccome, e Instagram non fa praticamente nulla per proteggerti.
Marta (non è il suo vero nome) è una ragazza svizzera minorenne che, come tante persone della sua età, pubblica dei selfie su Instagram: foto normali, nulla di sconveniente. Ha un account pubblico.
Mi ha chiamato chiedendo aiuto perché qualcuno aveva preso uno dei suoi selfie, aveva creato un account Instagram basato sul suo nome e cognome, e aveva messo nel profilo il suo numero di telefonino con le parole “Scopo gratis”, “Sono una zoccola” e altre volgarità.
La ragazza aveva cominciato a ricevere numerose telefonate e molti messaggi su WhatsApp riguardanti quel profilo falso e la sua apparente offerta, e ovviamente si era agitata e spaventata. L’imbecille creatore del profilo forse pensava di fare uno scherzo divertente, una grande spiritosata, ma questa è molestia online; è cyberbullismo.
Le segnalazioni di Marta a Instagram, tramite l’apposita funzione Segnala dell’app di Instagram, non sono servite a nulla. Ho segnalato anch’io l’account fasullo, ottenendo solo questa risposta:
“Grazie per aver trovato il tempo di segnalare l’account di [omissis]. Sebbene analizzando l’account che hai segnalato per furto di identità abbiamo riscontrato che non viola le Linee guida della community, le segnalazioni come la tua rappresentano un aspetto importante che contribuisce a rendere Instagram una piattaforma sicura e accogliente per tutti”
Complimenti, Instagram. Vi segnalano un account nel quale sembra che una minorenne pubblichi il proprio numero di telefono e si offra per fare sesso, e per voi “non viola le regole della community”. E intanto il molestatore continua a tormentare la propria vittima, che non sa più a chi rivolgersi. Sospendere l’account segnalato in attesa di accertamenti no, vero?
Per chi si trovasse nella stessa situazione:
mandate un solo messaggio all’account fasullo (se non vi ha bloccato), dicendogli che quello che sta facendo è molestia e cyberbullismo e quindi è denunciabile, e intimandogli di cancellare subito l’account, ma non dite altro e non dialogate;
chiedete agli amici di segnalare l’account fasullo: è possibile che tante segnalazioni possano attirare l’attenzione dell’assistenza di Instagram;
non limitatevi a cliccare su Segnala nell’app, ma consultate (preferibilmente usando un computer, non il telefonino) la sezione Account che fingono l’identità di altre persone o entità di Instagram: troverete un questionario da compilare, al quale allegare “una foto chiara che ti ritrae con il documento di identità accettato in mano”;
i documenti accettati sono per esempio: certificato di nascita, patente di guida, certificato di matrimonio, documento di identità ufficiale diverso dalla patente di guida (per esempio una carta d’identità nazionale), passaporto;
deve essere la persona impersonata a inviare la segnalazione, dal proprio account (se non ha un account, può seguire la stessa procedura);
In alcuni casi la polizia può intervenire autorevolmente: Instagram spiega qui che “in caso di pericolo imminente per un bambino o rischio di morte o serio danno fisico a una persona, un rappresentante delle forze dell'ordine può inviare una richiesta usando il sistema di richieste online per le forze dell'ordine su facebook.com/records”. In Svizzera, per esempio, c’è il Gruppo Visione Giovani della Polizia Cantonale.
In questo caso, oltre a consigliare a Marta di parlare della situazione con i propri genitori (cosa difficile, lo so) e guidarla nel raggiungere il modulo di segnalazione, ho provato inoltre a scrivere un tweet pubblico ad Adam Mosseri, Head di Instagram, riassumendo la situazione:
@mosseri Swiss journalist here. Young girl is being harassed on Instagram by someone impersonating her, posting her photos, name and phone number and offering free sex. She's being phoned by harassers. Reported multiple times. Ignored. Is this how you help your users?
Non so se è stato merito del tweet, della segnalazione dettagliata con documento d’identità fatta da Marta o di un ripensamento da parte del molestatore, ma alla fine l’account fasullo è scomparso.
---
Tutto è bene quel che finisce bene, ma purtroppo questa storia ripropone un problema spesso trascurato: più cose personali pubblichi, più è facile che qualcuno ne abusi. E i social network non offrono strumenti di difesa efficaci e rapidi.
È triste doverlo fare, ma mi tocca dare un consiglio: tenete privati i vostri account Instagram se ci mettete cose personali, anche se vi sembrano innocue. Una ragazza avrebbe il diritto di farsi vedere in pubblico senza essere molestata, ma a causa degli imbecilli allupati deve prendere delle precauzioni.
A proposito di imbecilli: il primo di tutti sei tu, quello che ha creato l’account falso. Ma anche gli altri che hanno telefonato a una quattordicenne cercando sesso non sono migliori. Tormentare una ragazzina vi fa sentire grandi? Sì, grandi c*glioni. Fate pena.
Nelle redazioni dei giornali c’è gente che crede che il giornalismo si faccia così:
Copia il lavoro degli altri
Sbattilo in Google Translate
Copiaincolla il risultato senza capirlo
Fottitene del lettore
Esempio pratico: questo articolo di Repubblica (ho alterato il link per non regalare ranking). Parla della Luna e della sonda cinese Chang’e-4 recentemente atterrata e dice testualmente:
A differenza del lato vicino della luna che offre molte aree piatte da abbattere, il lato opposto è montuoso e impervio.
Aree piatte da abbattere? Sulla Luna? E come si abbatte un’area piatta? Come è possibile scrivere un’idiozia così?
Se avete dubbi che Repubblica possa davvero aver pubblicato una cosa del genere, ecco uno screenshot e una copia permanente.
Un lettore, Fabio, ha una teoria molto plausibile. C’è un articolo del Telegraph britannico sullo stesso argomento che contiene questa frase:
Unlike the near side of the moon that offers many flat areas to touch down on, the far side is mountainous and rugged.
La traduzione corretta di questa frase parla di “aree pianeggianti sulle quali atterrare”, non di “aree piatte da abbattere”.
Fabio ha notato che immettendo questa frase in Google Translate si ottiene esattamente la stessa espressione “aree piatte da abbattere” riportata da Repubblica. Posso confermare:
Questo, a quanto pare, è quello che passa per giornalismo a Repubblica.
13:20
@DarioL83 ha notato che la stessa frase inglese compare anche in questo articolo di al Jazeera e ipotizza che sia questa la fonte usata da Repubblica. In effetti Licia Corbolante (@terminologia) segnala che l’articolo di al Jazeera contiene anche un altro brano corrispondente all’articolo di Repubblica: la frase che precede quella con le “aree piatte da abbattere”.
Al Jazeera:Chang'e-4 will be the second Chinese probe to land on the moon, following the Yutu ("Jade Rabbit") rover mission in 2013.
Repubblica: È la seconda sonda cinese ad atterrare sulla Luna, seguendo la missione del rover Yutu (Jade Rabbit) nel 2013.
Notate il “seguendo” (errata traduzione di “following”, che in questo contesto significa “dopo”) e il “Jade Rabbit” (rimasto invariato).
Da parte mia aggiungo che c’è anche un altro pezzo dell’articolo di al Jazeera corrispondente a un brano nell’articolo di Repubblica:
Al Jazeera:Beijing is pouring billions into its military-run space programme, with hopes of having a crewed space station by 2022, and of eventually sending humans to the moon.
Repubblica: Pechino sta investendo miliardi nel suo programma spaziale militare, con la speranza di avere una stazione spaziale con equipaggio entro il 2022 e di inviare missioni umane sulla luna.
Sembra davvero difficile potersi appellare misericordiosamene alla coincidenza.
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La Cina è il primo paese nella storia a far atterrare un veicolo spaziale sulla faccia nascosta della Luna, quella che non è mai visibile dalla Terra e che finora è stata soltanto vista dall’alto dalle varie sonde esplorative e dagli equipaggi delle missioni Apollo, senza mai scendervi. La sonda Chang'e-4 è atterrata poche ore fa nel cratere Von Karman, con una manovra automatica di straordinaria complessità.
Questa è la prima immagine trasmessa dalla sonda e resa pubblica dalle autorità cinesi. Chang'e-4 comunica con la Terra tramite un altro veicolo spaziale cinese, Queqiao, collocato in una particolare orbita (halo orbit), mai usata prima per la Luna, che gli consente di essere sempre visibile dalla Terra e al tempo stesso in contatto con Chang'e-4.
La faccia nascosta della Luna, vista per la prima volta dal livello del suolo. Credit: CNSA.
Il cratere Von Karman è una delle poche zone pianeggianti della tormentata faccia nascosta della Luna ed è anche una delle più antiche: è quindi geologicamente molto interessante oltre a essere totalmente inesplorata. A bordo di Chang'e-4 c’è un rover, un veicolo semovente telecomandabile, denominato Yutu 2, che verrà mandato ad esplorare il terreno circostante la zona di atterraggio. Secondo Xinhuanet, la sonda è atterrata alle 10:26 ora di Beijing (2:26 GMT).
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Oltre all’allunaggio e al veicolo semovente, è notevolissima anche la soluzione usata per mantenere costantemente i contatti con Chang’e-4: un satellite di ritrasmissione, collocato in orbita intorno al punto lagrangiano L2 del sistema Terra-Luna, situato circa 65.000 km più in là della Luna.
Un punto lagrangiano è un punto di equilibrio fra i campi gravitazionali di due corpi celesti (in questo caso la Terra e la Luna), intorno al quale è possibile far “orbitare” stabilmente un veicolo spaziale usando pochissimo propellente per mantenere la traiettoria.
Il satellite cinese, stando in orbita intorno al punto L2, vede costantemente la faccia nascosta della Luna e, visto dalla Terra, sembra formare una sorta di aureola intorno alla Luna stessa (da cui il nome halo, “aureola” in inglese). Il concetto, noto da tempo ma usato solo oggi per la prima volta in una missione lunare (ISEE-3 la usò nel 1978 per il sistema Terra-Sole), è chiarito da questa illustrazione realizzata dalla Planetary Society:
L’orbita di tipo halo usata dal satellite-ripetitore Queqiao. Credit: Planetary Society.
Questa è un’immagine meravigliosa della visuale del satellite-ripetitore Queqiao: al centro c’è la Luna, leggermente a destra c’è la Terra.
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Con questa missione la Cina si conquista un posto di assoluto rispetto nella tecnologia spaziale: la capacità di coordinamento necessaria per effettuare un allunaggio interamente automatico in una zona impervia e per mantenere le comunicazioni radio è unica nel suo genere. Né russi né americani né altri hanno tentato un’impresa del genere. Negli anni Sessanta, l’astronauta geologo Harrison Schmitt propose un allunaggio di un equipaggio sulla faccia nascosta della Luna, ma persino la coraggiosa NASA di allora bocciò l’idea come troppo complessa e rischiosa.
Immagine della telecamera di bordo durante la discesa verso la superficie lunare. Credit: CNSA.
Un’immagine da una telecamera di bordo mostra una delle zampe di Chang'e-4 dopo l’allunaggio. Credit. CNSA.
Per i perplessi che si chiedono come mai la faccia nascosta della Luna sia illuminata: è la faccia nascosta, non oscura. Nel corso della sua orbita intorno alla Terra, praticamente tutta la superficie della Luna (ad eccezione di alcuni crateri polari) viene prima o poi illuminata dal Sole. In questo momento, nella zona del cratere Von Karman il Sole è sorto da poco. Chang'e-4 ha quindi circa due settimane di luce continua da sfruttare per esplorare l’area di atterraggio.
Questa è la situazione dell’illuminazione attuale della Luna: il cratere Von Karman è quasi al centro di questa inquadratura.
Ora non ci resta che aspettare altre immagini eccezionali e, purtroppo, la pioggia di fesserie dei giornali e telegiornali che si ostinano ad affidare la divulgazione della scienza agli incompetenti.
2019/01/03 20:30 Yutu 2 è sulla Luna
Questa foto mostra un dettaglio di una ruota di Yutu 2, il rover di Chang'e-4, prima di scendere lungo le rampe del veicolo principale.
La zona di allunaggio è stata fotografata in passato dalla sonda orbitante Lunar Reconnaissance Orbiter: in questo articolo dei ricercatori che la gestiscono viene identificato il punto approssimativo nel quale si è posata Chang'e-4 e viene segnalato che la prima occasione utile per rifotografare la zona sarà alla fine di gennaio. Secondo un tweet di un ricercatore dell'LRO, le coordinate esatte del sito di atterraggio sono 45.47084 S, 177.60563 E, più precise di quelle (45.5 S, 177.6 E) pubblicate da Xinhuanet.
C’è un bell’articolo dedicato a quest’impresa sul sito della Planetary Society.
2019/01/04 8:50 Come si pronuncia “Chang'e”
China's #ChangE4 probe successfully landed on the far side of the Moon in a world first. But do you know how to pronounce the word "Chang'e"? pic.twitter.com/WuM2k0tPJL
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Stamattina, grazie a una segnalazione, ho visto che il sito dell’Ordine Ligure dei Giornalisti (www.odg.liguria.it) era in queste condizioni:
Era non solo esplorabile in lungo e in largo da chiunque, ma probabilmente anche modificabile, a giudicare da quest’altra schermata:
Volevo avvisare i gestori del sito, ma non avevo i loro contatti, così sono andato su Archive.org alla ricerca di una versione del sito non alterata e l’ho trovata:
Quando li ho chiamati al telefono, erano consapevoli che il sito “non funziona[va]” e il responsabile informatico era già stato allertato.
Ora il sito è come vedete qui sotto e quindi ne posso parlare:
Non si sa nulla degli aggressori, delle loro tecniche (anche se gli esperti mi dicono che si tratta di un classico WSOe che ci sono ancora vulnerabilità residue) o dei danni causati dall’attacco.
Il fatto che si tratti di un sito di giornalisti può indurre una certa preoccupazione, di questi tempi, ma può anche darsi che sia semplicemente un attacco fatto a caso. Il fatto che il sito fosse (a quanto sembra) accessibile e modificabile da chiunque, e violato in modo così apertamente visibile, fa pensare a un attacco dilettantesco e casuale più che a un’incursione mirata. Se avete informazioni in proposito, contattate la Polizia Postale.
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Oggi la sonda New Horizons sorvolerà Ultima Thule, un corpo celeste di cui non sappiamo praticamente nulla e di cui non sapevamo neanche l‘esistenza al momento della partenza nel 2006. Ultima Thule è il corpo celeste più lontano mai visitato da un veicolo spaziale: sta ben oltre Plutone, a circa 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra.
Altre sonde, come le Pioneer e le Voyager, sono andate più lontano, ma sono circondate dagli abissi del cosmo in ogni direzione: New Horizons, invece, passerà radente a un piccolo mondo, dopo averci regalato nel 2015 immagini e dati eccezionali su Plutone.
Il nome formale di Ultima Thule (termine latino che indica la landa più lontana conosciuta) è 2014 MU69. Il numero 2014 indica l’anno nel quale questo oggetto è stato scoperto dai ricercatori tramite il Telescopio Spaziale Hubble. La sua enorme distanza dal Sole fa presumere che si tratti di un frammento primordiale intatto delle origini del Sistema Solare. È un museo offerto dalla natura, un libro di storia scritto 4,6 miliardi di anni fa, a nostra disposizione se solo ci diamo da fare per andarlo a leggere.
Al momento non sappiamo quasi nulla di Ultima Thule, a parte il fatto che ha una forma allungata e un diametro approssimativo di 30 chilometri. Sappiamo che ci mette circa 295 anni a compiere un’orbita intorno al Sole.
C’è un piccolo mistero che lo riguarda: grazie al lavoro degli astronomi sparsi per il mondo, che osservano gli istanti precisi nei quali Ultima Thule passa davanti a una stella lontana dal loro punto di osservazione e deducono la forma dell’oggetto dai tempi lievementi differenti, sappiamo che questo corpo celeste ha una forma bilobata, con due masse primarie forse collegate fra loro o forse separate. Per questo dovrebbe produrre una curva di luminosità variabile, man mano che l’oggetto ruota su se stesso e mostra agli osservatori facce differenti, ma non lo fa. Non sappiamo perché: può darsi che sia semplicemente perché ruota con il proprio asse rivolto proprio verso la Terra.
Credit: NASA/JHUAPL/SwRI/Alex Parker.
Pensateci un attimo: siamo capaci di comandare un robot che sta a quasi sette miliardi di chilometri, così lontano che i suoi debolissimi segnali radio ci mettono sei ore alla velocità della luce per raggiungerci, e siamo capaci di fargli cambiare direzione per andare a intercettare con precisione un corpo celeste scoperto anni dopo la partenza dalla Terra. New Horizons passerà a circa 3600 km da Ultima Thule alla velocità di circa 50.000 chilometri orari. Non potrà frenare e fermarsi: avrà pochi minuti per raccogliere dati e immagini, per poi proseguire la propria corsa verso destinazioni ancora ignote.
Fra l’altro, questo robot porta un piccolo emissario di noi: un CD contenente i nomi di chi si è registrato nel 2005 nel corso di un’iniziativa pubblica della NASA. Ci sono anche il mio e quelli della mia famiglia, come avevo raccontato qui ad agosto del 2005; ora sono archiviati qui.
I primi risultati sono attesi nelle prossime ore, ma servirà molto tempo per ricevere tutti i dati e per elaborarli ed analizzarli. Oltre alle ore di viaggio del segnale radio dalla sonda, bisogna tener presente che New Horizons rivolgerà le proprie antenne verso la Terra solo al termine della visita a Ultima Thule, intorno al 9 gennaio, sarà disturbato dalla posizione del Sole (che sarà in congiunzione) nei giorni successivi, e inoltre trasmette molto lentamente: da 1 a 2 kbps. Ci vorranno in tutto circa venti mesi. L’esplorazione spaziale è difficile e premia solo i coraggiosi e i pazienti.
Per l‘occasione, il chitarrista dei Queen e astrofisico Brian May pubblicherà un brano musicale composto appositamente.
Finora questa è l’immagine più nitida ricevuta è questa, arrivata due giorni fa: a sinistra la versione grezza, a destra quella elaborata.
Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute.
2019/01/01 16:40
I primi segnali dalla sonda New Horizons sono stati ricevuti. La telemetria arriva correttamente e dice che la sonda è in ottime condizioni e ha raccolto il proprio preziosissimo carico di dati scientifici (anche se la navigazione non ha ancora dato OK e quindi non sappiamo se il puntamento degli strumenti ha inquadrato correttamente Ultima Thule). Il direttore delle operazioni di missione Alice Bowman ha ricevuto l’abbraccio del ricercatore principale della missione New Horizons, Alan Stern.
La NASA ha rilasciato la prima immagine sgranatissima di Ultima Thule, scattata prima del momento di massimo avvicinamento. La forma bilobata è a quanto pare confermata:
Altre immagini mostrano la rotazione, spiegando a quanto pare la curva di luminosità: effettivamente Ultima Thule ha l’asse di rotazione rivolto verso la sonda.
Sono state rilasciate poco fa alcune nuove immagini, molto più dettagliate, di Ultima Thule: è uno straordinario corpo binario a contatto perfettamente conservato.
In altre parole, questo oggetto antichissimo si è formato dalla progressiva aggregazione di corpi più piccoli, come mostrato qui sotto. La forma generale molto arrotondata e liscia, simile a una scamorza, indica che la velocità di contatto fu ridottissima, tanto che non si può parlare neanche di impatto ma semplicemente di appoggio reciproco dovuto all’attrazione gravitazionale.
Ultima Thule non è il primo oggetto del suo genere che visitiamo: anche la cometa Churyumov-Gerasimenko, raggiunta dalla sonda Rosetta, ha una forma analoga, ma essendo più vicina al Sole ha un passato molto differente ed è stata plasmata dalle emissioni gassose e dalle successive aggregazioni di materiale. Ultima Thule probabilmente no: è ancora com’era quando si formò il sistema solare.
C’è anche una prima immagine a colori, che rivela il colore molto rossiccio di Ultima Thule:
Infine va notata l’apparente assenza di grandi crateri d’impatto. Dico apparente perché queste immagini hanno il Sole direttamente alle spalle della fotocamera della sonda New Horizons, per cui non ci sono ombre che permettano di delineare eventuali rilievi o avvallamenti. Altre immagini, che arriveranno, chiariranno la situazione. È interessante notare anche la netta differenza di luminosità del materiale nel “collo” di Ultima Thule.
Tutte le immagini di oggi sono scaricabili qui. Ne vedremo delle belle.
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Il giornalismo generalista non perde tempo a inaugurare l’anno nuovo con una
stupidaggine scientifica monumentale e oltretutto pericolosissima.
Vari lettori mi hanno segnalato
questo articolo
(link intenzionalmente alterato da me) sul Corriere della Sera, a firma
di Silvia Morosi, che
invita i lettori a guardare il Sole con un binocolo.
NON FATELO MAI: rischiate la cecità permanente. Scrive infatti la Morosi:
Altro grande evento? Il transito di Mercurio, che l’11 novembre sarà visibile
come un puntino nero che passa davanti al Sole. Dalle prime ore del pomeriggio
prendete in mano il binocolo: un evento che si ripeterà solo nel 2032.
Prendete in mano il binocolo per guardare il Sole. Se non riuscite a
credere che un giornale possa scrivere una bestialità simile, eccovi uno
screenshot e un
link alla copia su Archive.is/Archive.fo
per darvi la possibilità di verificare quello che il Corriere ha
pubblicato:
Guardare il Sole attraverso qualunque lente è estremamente pericoloso
perché la lente concentra sulla retina la luce e il calore del
Sole. Questo può portare alla bruciatura permanente della retina. Non ci
vuole una laurea in astronomia per pensarci.
Non è un eccesso di precauzione:
è già successo
anche semplicemente fissando il Sole a occhio nudo, senza lenti. Se volete una
prova che rimanga impressa, un astronomo ha preso un occhio di maiale e lo ha
messo per pochi secondi davanti all’oculare di un piccolo telescopio. Questo è
il risultato piuttosto disgustoso:
Consigliare di guardare il Sole con un binocolo è come invitare la gente a
infilare una forchetta di metallo in una presa elettrica. E questo succede nella
rubrica Scienze di un giornale a tiratura nazionale.
Non solo: è stato necessario segnalare pubblicamente questo errore
pericolosissimo al Corriere. Solo a questo punto il Corriere ha
corretto, intorno alle 14:40. Come al solito, senza alcuna rettifica pubblica e
senza alcuna parola di scuse.
Scusate,
@Corriere, MA
SIETE IMPAZZITI? Consigliare alla gente di GUARDARE IL SOLE COL BINOCOLO?
Questo è quello che succede quando si affida a incompetenti il compito prezioso
di informare la gente.
“Ma tanto è un articoletto di scienza, cosa vuoi che succeda?”
Succede che la gente perde la vista.
2019/01/01 17:30
Nei commenti a questo mio articolo è comparsa questa presa di posizione di Paolo Rastelli, nella quale
vorrei evidenziare un paio di punti:
È piuttosto evidente che l’autrice dell’articolo ha usato una metafora.
Forse non felicissima, ma una metafora. Dal tono che tu, carissimo
Attivissimo, hai usato, sembra che Morosi abbia consigliato ai lettori un
tuffo nelle cascate de Niagara in un barile. Dai, non esagerare.
Comunque l’articolo è stato corretto. Ma anche questo non ti va bene, perché,
dici, l’autore doveva scusarsi pubblicamente. Insomma, vuoi anche l’autodafè,
magari con una frase che riconosca il tuo merito nella scoperta dello
spaventoso errore.
Suvvia, datti un po’ pace, al tuo confronto Torquemada era un dilettante.
Morosi ha già fatto molto a correggere, visto che
la rettifica è dovuta solo nei casi in cui si lede l’onorabilita di una
persona.
E Mercurio e il Sole, per ora, non risulta abbiano protestato.
Io per esempio, con 30 anni di giornalismo sulle spalle,
mai e poi mai avrei rettificato qualcosa che non è un errore ma al massimo
una frase infelice. E mai e poi mai lo avrei fatto in seguito a un attacco violento come il
tuo. Silvia Morosi, che è una mia ex collega, buona amica e coautrice di
libri (lo dico subito così ti evito di fare ricerche per scoprire chi sono), è
una giornalista serissima che proprio non merita un simile livore. Ma ti
capisco: è entusiasmante mettere all’indice chi sbaglia, soprattutto se lavora
nei cosiddetti giornaloni e quindi è spesso un oggetto di invidia, ottimo da
additare al pubblico disprezzo.
Però non esagerare: chi è maligno il primo dell’anno rischia, secondo la
saggezza popolare, di esserlo tutto l’anno. E troppa malignità fa male al
fegato e imbruttisce la pelle. Lo dico per te.
Saluti
Paolo Rastelli
A proposito della frase
“Silvia Morosi, che è una mia ex collega, buona amica e coautrice di
libri (lo dico subito così ti evito di fare ricerche per scoprire chi
sono)”, vorrei far notare un dettaglio:
questo. Un
blog del Corriere gestito da Silvia Morosi e Paolo Rastelli. Ultimo
articolo pubblicato: oggi.
Forse anche “ex collega” è “una metafora”.
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