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Il Disinformatico: effetti speciali

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2014/11/12

Recensione: Interstellar

“Mi sono messo le cuffiette per non sentire
i dialoghi atroci di questo film, ma invano”
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Premessa: non pretendo che condividiate quello che sto per scrivere. Semplicemente, alcuni di voi hanno chiesto la mia opinione su Interstellar e quindi la pubblico qui per gli interessati. Ma la scrivo anche per lenire catarticamente il dolore mentale che mi ha causato il film. Non rivelerò dettagli della trama prima della sezione intitolata Spoiler da qui in poi. Ma vi avviso subito che la trama è una stronzata. Se non vi fidate di me, leggete cosa ne dice l'astronomo e geek Phil Plait.

Avete presente quei film dove alla prima inquadratura è già chiaro come va a finire e chi è il cattivo? Interstellar è così. E i dialoghi sono presi dagli scarti di Armageddon: oscillano fra toni di tentata poesia talmente retorici da risultare ridicoli e battute da pilota macho che sembrano prese di peso da un film di Schwarzenegger.

Quello che mi rode maggiormente è che le premesse erano stupende. C'è un regista che venero, Christopher Nolan, abile tessitore di trame complesse e intriganti (The Prestige, Inception, Memento) e aggressivo sostenitore degli effetti speciali fisici e della pellicola al posto del digitale (con risultati assolutamente strepitosi anche in Interstellar). C'è un tema che mi fa venire il magone al solo pensarci: l'umanità che si chiude ottusamente in se stessa invece di rispondere al richiamo dell'esplorazione dell'Universo, mentre quelli che non si arrendono all'idea di finire come topi in trappola fanno un ultimo, disperato tentativo di sfuggire alla propria culla trasformatasi in una tomba sterile e polverosa.

Il parallelo con le missioni Apollo, citate più volte nel film, è lampante. Abbiamo osato, abbiamo avuto successo, siamo arrivati sulla Luna sei volte, abbiamo mosso i nostri primi, incerti passi nel cosmo, quelli che dobbiamo compiere come specie se vogliamo sfuggire all'inesorabile destino di questo pianeta... e ci siamo fermati. Troppo presi a pensare all'oggi, al subito, al prossimo post su Facebook, per pensare a fare, a costruire per il futuro, ad avere il coraggio di sfidare un universo che è terrificante nella sua vastità inconcepibile ma che al tempo stesso è il nostro destino. Siamo esploratori, pronti a rischiare e a sacrificarci per scoprire nuove terre, o siamo pavide scimmie condannate a starcene chiuse nella tana a contemplarci l'ombelico e incancrenirci?

Con un tema così grandioso, in mano a un regista di questo calibro, pareva impossibile sbagliare. E invece Interstellar finisce per essere una confusa, tediosa, prevedibile storia di buoni sentimenti in cui i soliti americani – e solo loro, si vede che il resto del mondo è troppo preso a giocare a ramino – risolvono tutto con soluzioni al limite del ridicolo, condite da un technobabble frastornante e sconclusionato (se non basta la quarta dimensione c'è la quinta, e se neanche la quinta è abbastanza, c'è sempre la forza dell'ammmoooreeee che è un artefatto fisico di una dimensione spaziale superiore che trascende i limiti dello spazio e del tempo), scopiazzando a piene mani da 2001 Odissea nello spazio di Kubrick (a volte rubandone intere scene – se lo andate a vedere, vi sfido a non canticchiare il Danubio Blu o a mormorare “HAL, apri il portello”).

La prima mezz'ora circa di Interstellar getta delle premesse meravigliose che poi vengono sperperate nelle due ore restanti. La prima visita a un pianeta è splendida: le conseguenze della dilatazione del tempo subita dagli astronauti sono raccontate in modo struggente e rendono magnificamente l'immensità del viaggio e del sacrificio. Ma poi tutto scivola in un pasticcio deludente nella sua ovvietà.

Intendiamoci: visivamente Interstellar è un grande spettacolo. Se ne esistesse una versione nella quale i dialoghi sono zittiti, tutta la menata del granturco viene rimossa e la musica di Hans Zimmer viene lasciata a svettare a manetta insieme alle immagini pittoricamente meravigliose ed epiche dell'odissea spaziale, sarebbe perfetto. Il volo iniziale vicino a Saturno è un capolavoro estetico che può essere ammirato soltanto su uno schermo gigante e in alta risoluzione. I veicoli spaziali hanno una fisicità e una massa che possiedono soltanto i modelli reali, costruiti, non fatti in computergrafica. E i robot, che con i dialoghi sono insopportabili spalle pseudocomiche, senza quegli stessi dialoghi rivelano tutta la loro originalità geniale. L'uso della pellicola e dell'IMAX per le riprese è sublime, e la fotografia è favolosa: invece di ricorrere ai trucchetti del 3D, Interstellar gioca sulla profondità di campo ridottissima, alla Barry Lyndon, per stagliare gli attori sullo sfondo (guardate l'arte della messa a fuoco variabile quando Cooper si alza dal letto dopo aver parlato con Murph – se siete fotografi, è da applauso). È bellissima anche la scelta di non far sentire i rumori nel vuoto.

Insomma, Interstellar aveva tutte le carte in regola per essere un'ode all'esplorazione, una poesia del cosmo, uno spettacolo visivo grandioso, una riflessione su chi vogliamo essere come persone e come specie e quale destino vogliamo crearci. E invece finisce per essere un polpettone indigesto, che risulta ancora più amaro perché te lo rifila quello che solitamente è un grande chef.


ATTENZIONE: Spoiler da qui in poi


La scena degli insegnanti che redarguiscono il protagonista, Cooper, perché insegna alla figlia che siamo davvero andati sulla Luna, mentre i libri di testo scolastici “corretti” insegnano che le missioni lunari furono una messinscena per mandare in bancarotta i sovietici, mi ha fatto accapponare la pelle: fa vedere il mondo come sarebbe se i complottisti andassero al potere. La sorpresa di scoprire subito dopo che la NASA è diventata un'organizzazione clandestina è notevole, però scivola presto nel ridicolo.

Che ci fa un drone indiano che gira impunemente nei cieli americani? Non si capisce cosa c'entri con tutto il resto e perché dobbiamo spendere interi minuti a rincorrerlo, oltretutto falciando con un SUV chilometri di quel granturco che è diventato così prezioso. O meglio, il perché viene dato, ma è ancora più irritante perché poi non se ne sa più nulla e non serve a niente nel resto della trama.

E che dire di Cooper, che passa da ex pilota dedito da anni all'agricoltura a pilota di veicoli interstellari in men che non si dica (neanche il tempo del raccolto)? Quando ha studiato il manuale di bordo e il piano di missione? Come fa poi a pilotare un apparecchio che non ha mai preso in mano prima e calcolare sui due piedi rotte intorno a buchi neri rotanti che non sa neanche come funzionano?

Chiediamoci anche come fa la NASA a collaudare di nascosto un missile spaziale gigante (che ha una somiglianza notevolissima con un Saturn V delle missioni Apollo) e come fa a tenere segreto tutto quanto dopo ogni lancio (prima di Cooper ce ne sono stati parecchi altri): possibile che nessuno si accorga del decollo di un bestione alto cento metri, visibile da mezzo continente? E pazienza se Cooper dice che la stella più vicina a noi è a migliaia di anni luce (no, è a circa quattro; forse intendeva una stella con pianeti abitabili).

No, mi spiace: se si fa un film con grandi pretese di realismo e si ripete ossessivamente nella campagna promozionale che sono stati scomodati i migliori esperti per rendere Interstellar scientificamente corretto e poi si fanno scivoloni come questi, io mi sento preso in giro.

L'attracco all'astronave madre rotante è preso di peso da 2001, ma in 2001 la stazione era grande e pertanto le bastava ruotare abbastanza lentamente, mentre qui è piccina e quindi per generare un effetto centrifugo sufficiente gira molto rapidamente su se stessa. E che fanno i geni della NASA? Tappezzano l'astronave di finestrini, così gli astronauti vedono continuamente l'universo intero che gira davanti ai loro occhi. Poi ci si meraviglia che a uno degli astronauti viene la nausea.

Quando trovano Matt Damon ibernato e viene inquadrato il suo robot scassato, si capisce subito che c'è qualcosa che non va nella sua giustificazione del danno e che di lui non c'è da fidarsi. Suvvia, Nolan, non siamo stupidi: conosciamo il Fucile di Chekhov. Sappiamo che se viene mostrato o citato un particolare che sembra essere irrilevante per la trama, quel particolare diventerà rilevante in seguito. O lo introduci bene, integrandolo nei dialoghi in modo naturale, o ti fai sgamare. Farlo addirittura due volte nel giro di pochi minuti (quando Damon chiede, senza alcun motivo, se Cooper ha un trasmettitore a lungo raggio) è un po' un insulto all'intelligenza dello spettatore.

E a proposito di Matt Damon, l'idea che un astronauta addestrato, capace di sopravvivere per anni da solo su un pianeta totalmente inospitale, sia così cretino da non rendersi conto che se apre verso il vuoto il portello pressurizzato ci saranno conseguenze catastrofiche che lo ammazzeranno è semplicemente ridicola.

Il guaio è che anche Cooper è altrettanto cretino. Non solo gli devono fare il disegnino per spiegargli cos'è un wormhole (e glielo fanno durante la missione, che dirglielo prima pareva maleducato), ovviamente a beneficio del pubblico (espediente di sceneggiatura trito e maldestro), ma durante la colluttazione con Matt Damon, mentre quest'ultimo cerca di sfondargli il casco con il proprio per farlo soffocare (a 1h:55min), Cooper si mette a cercare di ragionare con lui, dicendogli testualmente che se fa così ha il 50% di probabilità di rompere il suo stesso casco. Giuro. Perché parlare di calcolo delle probabilità è il modo migliore per far cambiare idea a un pazzo omicida che ti sta prendendo a craniate. Non solo è stupido: è ridicolo.

L'astronave rotante, oltretutto, una volta che è stata semidistrutta dall'incidente dovrebbe perdere la stabilità di rotazione, come una trottola rotta, e invece la mantiene perfettamente. Inoltre preferisco sorvolare sull'assurdità alla Armageddon dell'attracco rotante improvvisato da Cooper e concluso da una delle battute più chucknorrisiane del film (“Non è impossibile: è necessario!”, a 2h:7min).

Che dire, poi, di tutto quello sdolcinato monologo sull'amore che sarebbe una forza reale che supera lo spazio e il tempo? Non sto parlando dell'amore come sentimento che ci spinge a fare cose straordinarie, ma di amore da includere nelle equazioni dello spaziotempo come entità concreta che consente di comunicare all'indietro nel tempo. Certo, alla fine del film si capisce che è un'ipotesi errata, ma allora perché perdere tempo e confondere lo spettatore? Sembra un concetto scopiazzato dal Quinto Elemento e non c'entra nulla con tutto il resto. Soprattutto in un film che, a differenza dell'adorabile Elemento, si prende mortalmente sul serio e si vanta di essere scientificamente rigoroso.

Se la piaga delle piante consuma l'azoto dell'atmosfera, come spiega Michael Caine a 28 minuti dall'inizio (“We don't even breathe nitrogen. The blight does, and as it thrives, our air gets less and less oxygen”), perché mai l'umanità rischia di soffocare? Gli esseri umani, appunto, non usano l'azoto atmosferico, e non lo fanno neanche le piante (usano l'azoto nel terreno). Se la piaga consuma l'azoto atmosferico ma ci sono piante che producono ossigeno (e se ne vedono tante nelle grandi panoramiche sulla Terra), la percentuale d'ossigeno in atmosfera aumenta. Non ha senso. Perché non dire semplicemente che la piaga uccide le piante e quindi l'umanità soffocherà perché non ci saranno più piante a generare ossigeno?

Se il veicolo spaziale usato da Cooper è in grado di decollare da solo da un pianeta con una gravità terrestre, perché ha bisogno di essere installato su un supermegamissile per lasciare la Terra (aggiornamento: c'è qualche possibile giustificazione nei commenti qui sotto)?

E che dire di Cooper che viene esposto per la prima volta a uno spaziotempo pentadimensionale e riesce in pochi secondi a capire come funziona e a manipolarlo talmente bene da mandare un messaggio in Morse? Se è così magicamente bravo, perché usa un sistema così criptico come la lancetta dell'orologio? Perché gli esseri umani pentadimensionali del futuro non fanno semplicemente apparire il messaggio nel laboratorio della NASA? E come fa Cooper a continuare a manipolare la lancetta quando Murph porta via l'orologio dalla libreria? Perché Murph, invece di mettersi a trascrivere subito il messaggio, ne perde il primo pezzo correndo fuori ad annunciare agli altri che papà sta comunicando?

Mi spiace, ma questa non è fantascienza: è fantasy sentimentale con le astronavi. Quelli che ho elencato sono incoerenze e assurdità (non rispetto alla scienza, ma rispetto alle premesse definite dalla trama) talmente grosse che mi tirano fuori dal film. Io sono entrato al cinema sperando di farmi incantare dal senso del meraviglioso e ne sono uscito totalmente deluso. Scusate lo sfogo.

2014/09/19

Gli effetti speciali fisici di “Edge of Tomorrow”

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Ho visto di recente Edge of Tomorrow, con Tom Cruise ed Emily Blunt, ed è stata una sorpresa piacevole: un film d'azione ben ritmato, senza troppi pensieri profondi e senza pretenziosità, perfetto per una serata di svago.

La premessa in stile Groundhog Day (Ricomincio da caposi presta molto a tenere veloce la trama e mantiene l'imprevedibilità. Le ambientazioni, gli oggetti di scena e gli alieni sono particolarmente ben fatti e gli effetti speciali sono davvero belli: merito anche dell'uso abbondante di effetti fisici al posto della grafica digitale, che in certi casi ancora annaspa. Questo è un video dietro le quinte di alcuni di questi effetti realizzati concretamente sul set. Buona visione.

2014/07/07

Video: l’aeroporto di Francoforte trasformato in base imperiale di Star Wars

Guardate un po' cosa si riesce a fare oggi con gli effetti speciali digitali. Non è chiaro se sia un video virale fatto da qualche agenzia video in cerca di popolarità o se sia davvero un video amatoriale, ma comunque l'integrazione dei veicoli digitali con le riprese dal vero è impressionante.

2014/07/05

Dietro le quinte di “Orphan Black” (SPOILER)

Va a gusti, ma Orphan Black è per me una delle serie televisive attuali più avvincenti, divertenti e intelligenti. Fra l'altro, il lavoro che Tatiana Maslany fa per creare i vari personaggi è incredibile e la tecnica che c'è dietro è quasi da fantascienza.

ATTENZIONE - SPOILER:

Se non siete a pari con la serie (che ha concluso da poco la seconda stagione), i video qui sotto rivelano alcuni dettagli molto importanti.


Chicca: c'è anche il video di Cynthia Grant (che interpreta Charlotte) che fa la parodia della stessa scena.

2014/06/30

Dietro le quinte del video degli OK Go

Ricordate il video musicale degli OK Go pieno di effetti speciali fisici? È stato pubblicato un video che ne mostra gli effetti speciali fisici e la complessa coreografia da dietro le quinte. Affascinante.



2014/06/17

Spettacolari illusioni ottiche fisiche nel video degli OK Go. Zero computer grafica

Non è il mio genere di musica, ma ho un debole per gli effetti speciali e le illusioni ottiche realizzate con tecniche fisiche invece che con la grafica digitale. Hanno un certo non so che di realismo, di luce e di dettaglio che anche la migliore CGI per ora non riesce a raggiungere. Nel nuovo video degli OK Go ci sono parecchi momenti che lasciano a bocca aperta dalla sorpresa. Buona visione.



Aggiornamento (2014/06/30): Se volete sapere come è stato realizzato, è disponibile un video che va dietro le quinte.

2014/03/06

Antibufala: lo skateboard antigravità di ”Ritorno al Futuro”

Mi spiace deludere le vostre (e mie) speranze, ma l'hoverboard della Mattel, reso celebre da Ritorno al Futuro parte II, non è ancora diventato realtà, nonostante quello che si vede in questo popolarissimo video (oltre 10 milioni di visualizzazioni), che ha fra i suoi interpreti Christopher Lloyd (“Doc”), Billy Zane (c'era anche lui in Ritorno al Futuro) e Moby. C'è anche un secondo video, più breve, che come il primo fa riferimento a un sito, Huvrtech.com.


Il video è stato realizzato con la stessa tecnica adoperata all'epoca per il film: gli skater indossano un'imbracatura e sono appesi a dei cavi che vengono poi rimossi digitalmente o non vengono inquadrati.

L'effetto è molto realistico e il trucco viene rivelato solo in alcune immagini, nelle quali si nota la schiena ricurva degli attori: un effetto tipico del fatto di stare appesi a un'imbracatura. Inoltre quando la skater passa davanti al cabinotto bianco si vede l'ombra del telaio che regge i cavi.

Fonte: Gizmodo


Dopo qualche giorno di perplessità sullo scopo esatto del video (era chiaro che si trattava di marketing virale, ma non si sapeva per cosa), Gawker ha confermato il sospetto: si tratta di una pubblicità per il sito Funny or Die, che ha messo in palio fra i visitatori un hoverboard firmato dal cast di Ritorno al Futuro. Ma non è un hoverboard funzionante. Peccato.

Fonti: Snopes, TechCrunch, Slashfilm.

2014/01/06

Dietro le quinte degli effetti di “Gravity” (SPOILER)

Se siete affascinati dalle tecnologie usate per creare gli effetti speciali digitali di oggi e volete sapere come hanno realizzato le scene incredibili di Gravity, godetevi questo breve video, che rende molto chiaro che fare effetti speciali non significa semplicemente usare un computer. Richiede tanto, tanto talento umano e una quantità sorprendente di tecnologia molto concreta e poco virtuale. Grazie ad @AstroSamantha per la segnalazione.

ATTENZIONE: Se non avete ancora visto Gravity, tenete presente che questo video rivela dettagli molto importanti della trama.

2013/12/18

Lo spot degli astronauti in pericolo sulla Luna è una demo di effetti digitali

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “alberto_reve*”.

Probabilmente avete già visto lo spot degli astronauti che fanno una fine terribile e indecorosa sulla Luna e avete pensato che si trattasse di una pubblicità per una marca di un certo prodotto commestibile (che non rivelo per ora per non guastare la sorpresa). Se non l'avete ancora visto, eccolo:



ATTENZIONE: spoiler da qui in poi


Ma se lo guardate bene noterete che è fatto decisamente troppo bene per essere uno spot di fagioli in scatola: i riflessi nei caschi corrispondono alla scena, i movimenti del mostro sono fluidi e massicci, la dinamica delle particelle è molto dettagliata e naturale e la fine degli astronauti è un po' cruenta per uno spot pubblicitario.

Infatti la marca di fagioli Haynes non esiste (la grafica e il nome sono una parodia della Heinz) e si tratta di una demo di effetti digitali realizzata dalla Cinesite, che ha trovato un ottimo sistema per farsi conoscere e apprezzare.

Ovviamente nel vuoto il rumore che rivela al mostro la presenza dell'ultimo astronauta non si sentirebbe, e non si può neanche teorizzare che il mostro percepisca le vibrazioni attraverso il suolo, perché allora percepirebbe le vibrazioni prodotte dal battito cardiaco e dalla respirazione dell'astronauta. Ma non è il caso di fare i pedanti: lo spot è divertente e non ha pretese di accuratezza scientifica (anche perché, tanto per fare un esempio, i tre astronauti iniziali hanno tutti la banda rossa da comandante).

Per chi ha notato che il quarto astronauta ha sul braccio la bandiera italiana: prima di pensare che si tratti di una presa in giro degli italiani, tenete presente che il video è stato scritto e diretto dall'animatore Alvise Avati.

Chicca: le montagne sullo sfondo sono almeno in parte quelle reali della Luna. La porzione di destra dell'inquadratura iniziale corrisponde infatti a un dettaglio di questa panoramica della missione Apollo 17. La collina grande a destra è stata abbassata un po', ma le striature e i due craterini che si trovano alla sua base sono caratteristici. Anche la collinetta all'estrema destra corrisponde.

Dettaglio di una panoramica della missione Apollo 17 (1972)

L'inquadratura corrispondente dello spot.
Fra l'altro, il problema della flatulenza nello spazio, specialmente in una tuta sigillata o in una capsula che ha una cubatura molto ridotta e non ha finestrini apribili per cambiare l'aria, non è affatto trascurabile ed è stato esaminato in dettaglio. Slate segnala una ricerca del 1969, intolata Intestinal hydrogen and methane of men fed space diet, sugli effetti delle varie diete in termini di emissioni di metano e idrogeno, che sono un pericolo non tanto per l'olfatto quanto per la sicurezza, dato che sono infiammabili. La ricerca indicò che le diete delle missioni Gemini statunitensi causavano maggiore produzione di questi gas, che secondo le stime poteva raggiungere i 730 ml di idrogeno e i 380 ml di metano al giorno.

2013/09/04

La magia del cinema: mega-spiegone della storia del green(blue)screen

Ho scoperto da poco una serie di video meravigliosi sulle tecnologie del cinema. Sono prodotti da FilmmakerIQ.com e raccontano la storia, le chicche e i segreti delle tecniche più varie che rendono possibili le magie che vediamo sullo schermo. Per qualunque appassionato di cinema e di tecnica del cinema sono lezioni imperdibili.

Il video che vedete qui sotto, per esempio, spiega le origini e l'evoluzione di uno dei "trucchi" più classici: la sovrimpressione, sia nell'epoca della pellicola sia nel mondo digitale. Illuminante. Fra l'altro, mi ero sempre chiesto come mai Mary Poppins fosse così all'avanguardia da non avere i fastidiosissimi bordini blu intorno ai personaggi inseriti e ora finalmente l'ho capito: la Disney usava un sistema completamente differente e complicatissimo ma geniale.

Come tante altre produzioni di questo tipo, la serie di video è in inglese e dubito che verrà mai tradotta in italiano. Se c'è un dono che potete fare ai vostri figli (o a voi stessi) per aprire le porte di un universo di conoscenze e meraviglie, è la padronanza dell'inglese. So quanto ha aiutato me; so quanto sta aiutando i miei figli. Pensateci: intanto, buona visione.


2013/08/14

Incontro con Douglas Trumbull, maestro dei sogni di “2001: Odissea nello Spazio”

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2021/03/29 15:45.

Ieri al Festival del Film di Locarno c'era Douglas Trumbull, creatore o co-creatore degli effetti visivi di 2001: Odissea nello Spazio, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, Star Trek: il Film, Silent Running (2002: la seconda odissea) e Blade Runner, tanto per citare qualche titolo.

La sua masterclass è stata un'ora e mezza di puro nerd porn, stracolma di spiegazioni e informazioni tecniche sulle tecnologie dell'immersività cinematografica d'annata fino a quelle future: dal Cinerama agli schermi toroidali dieci volte più luminosi di quelli normali, sui quali Trumbull proietta immagini da 4K, a 120 fotogrammi al secondo, in 3D, allo scopo di ottenere l'immersività totale. È un inventore che continua a inventare, e gli si legge negli occhi che per lui questo non è lavoro, ma è divertimento per il quale viene pagato (anche se le dispute economiche e i momenti difficili, grazie a certi personaggi miopi di Hollywood, non gli sono mancati).

Finita la conferenza, tutti fuori con lui al bar a chiacchierare. Meraviglioso. Qui sotto, la mia copia autografata di 2001: un ricordo speciale della conversazione a ruota libera, dalle leggende che lo vogliono autore delle riprese per falsificare lo sbarco sulla Luna fino all'ufologia (della quale è sostenitore anche col portafogli, visto che ha un kit di ripresa ufologica da paura).

Io e un altro partecipante alla chiacchierata post-conferenza abbiamo colto l'occasione per chiedergli un parere su quest'accusa di aver girato con Kubrick le riprese dell'allunaggio. Questa è la sua risposta:

“Io so che [quelle immagini] sono reali. Non che io fossi lì, ma nella mia mente non c'è alcun dubbio che siano vere.”

Gli chiedo quale sarebbe stata la sequenza dello sbarco sulla Luna più difficile da falsificare, avendo a disposizione gli effetti speciali degli anni Sessanta:

“Avevano cineprese 16mm sul veicolo di allunaggio e in altri punti del razzo Saturn, e vedi una ripresa molto complicata, con emissioni gassose che si muovono e la superficie che si avvicina e allontana, e tutte queste cose si spostano l'una rispetto all'altra. A quell'epoca non avevamo alcun modo per realizzare un motion control che sovrapponesse elementi multipli. Credo che sarebbe stato impossibile farlo sembrare veramente reale”

(risposta integrale: “I don't know the answer to that. I really don't know. I mean, there's something about photography at that... Part of the answer would be this: they had 16-mm cameras on the lunar lander and on other parts of the Saturn rocket and everything, and you're seeing a very complicated shot of vapors going and the surface coming or going, and... and all these things are moving relative to each other. At that time we had no way of doing motion control that would superimpose multiple elements. I think it would have been impossible to make it look really real”).

Gli suggerisco come ripresa particolarmente difficile il moto parabolico della polvere lunare sollevata dall'auto elettrica usata dagli astronauti (nel vuoto la polvere non forma volute ma ricade di colpo):

“Non sarebbe impossibile da fare, lo faresti con qualche sistema di simulazione di particelle in grafica computerizzata. Potresti farlo oggi, ma non potevi farlo all'epoca”

(“It wouldn't be impossible to do, you would do that with some computer graphics particle system. You could do that today. But you couldn't do it then”).

Domani nuova masterclass, dedicata tutta al suo gioiellino di fantascienza ecologica Silent Running, massacrato nella versione italiana da un titolo e un rimontaggio che lo associavano falsamente al capolavoro di Kubrick. Ci vado e poi vi racconto.

2013/07/24

Il trailer di “Gravity”

Solitamente non faccio pubblicità ai film che non ho ancora visto, e nessuno mi sponsorizza per farlo in questo caso, ma il trailer di Gravity che potete vedere qui sotto è veramente notevole, sia per l'ottimo livello di realismo degli effetti visivi, sia per la sua forte dimostrazione che non c'è bisogno di aggiungere tecnologie futuribili, esplosioni, raggi laser e mostri intergalattici, o di violare le leggi della fisica, per rendere palpabile il concetto che lo spazio è un posto dannatamente pericoloso.


Ma lo spazio è anche la frontiera sulla quale saremo chiamati, prima o poi, a confrontarci con i nostri limiti e con il nostro futuro come specie, per cui sarà meglio abituarsi all'idea.

Nel giorno del quarantaquattresimo anniversario del ritorno sulla Terra di Michael Collins, Neil Armstrong e Buzz Aldrin dopo la missione Apollo 11 che sbarcò per prima sulla Luna, è un po' triste pensare che la promessa di esplorazione dello spazio profondo che all'epoca sembrava facile e imminente da mantenere è rimasta in sospeso per decenni e vi resterà ancora per qualche anno, fino a quando saranno pronti i nuovi veicoli per il trasporto di equipaggi oltre l'orbita terrestre e la Stazione Spaziale ci avrà fornito l'esperienza di lunghe permanenze nello spazio che ci serve per qualunque destinazione planetaria. Nell'attesa possiamo anche permetterci un po' di fantasia spaziale hardcore, basata su veicoli reali e situazioni reali (o quasi): è un buon modo per educare divertendo.


2013/07/26


È stato pubblicato un altro trailer decisamente vivace: lo potete vedere qui sotto. Stavolta c'è di mezzo la ISS. Non sarà iperrealistico, ma il livello di libertà che ha oggi un regista grazie agli effetti speciali è meraviglioso, se lo confrontiamo con quello che aveva, per esempio, Stanley Kubrick per 2001 Odissea nello spazio.

2013/07/06

Scuole di effetti speciali a confronto: “Gatsby” contro “Oblivion”

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “betty”.

Il remake di Gatsby è stracolmo di effetti speciali ottenuti digitalmente. La cosa più affascinante è che in molti casi non si notano affatto perché l'inquadratura sembra assolutamente normale. Un conto è mostrare una panoramica di New York d'epoca: è evidente che è un effetto speciale. Ma la ricostruzione digitale dei percorsi delle auto o dei parchi è sorprendente. Questo video mostra alcune scene di Gatsby con e senza effetti. Notate l'aggiunta dei riflessi ambientali sulle auto.


Oblivion, invece, ha scelto una strada completamente diversa, perlomeno per le scene nella base situata tra le nuvole. Invece di aggiungere il cielo in post-produzione digitalmente, lo hanno proiettato su un enorme schermo da 152 metri per 13 che circondava il set su 270 gradi. Su questo schermo 21 proiettori sincronizzati proiettavano immagini in movimento registrate su una montagna delle Hawaii.

L'effetto è strepitoso, anche perché grazie alle cineprese digitali odierne è stato possibile riprendere la scena usando la luce riflessa dallo schermo. Il che significa che le trasparenze attraverso i vetri, i riflessi sul pavimento e la luce che illumina gli ambienti e gli attori sono perfettamente naturali perché provengono dal “cielo”, esattamente come farebbero nella realtà. Il video qui sotto chiarisce il sistema utilizzato.


Fra l'altro, la tecnica di Oblivion è una versione molto aggiornata della front projection utilizzata da Douglas Trumbull e Stanley Kubrick per 2001 Odissea nello spazio. Se vi interessa l'argomento, su Film and Digital Times c'è un'intervista con tutti i dettagli tecnici (in inglese).

2013/04/20

Le cose che non colsi - 2013/04/20

Trovate qui il podcast della puntata di ieri del Disinformatico radiofonico, in cui ho parlato dell'oscuramento di 27 siti di sharing in Italia e di come è assurdamente facile aggirarlo, di come sapere se un sito non risponde per colpa nostra o per colpa sua, per poi passare a una tripletta sui complotti: il Generatore Casuale di Teorie Complottiste, la sorprendente classifica delle credenze di complotto (alcune fondate, molte altre no; analisi qui) e la scoperta che Bart Sibrel, un lunacomplottista, è un rettiliano.

Dallo spazio (dalla Stazione Spaziale Internazionale) arriva questa splendida foto dell'Italia di notte (via @fragileoasis):


Una bambina recensisce Doctor Who (The Bells of St John). Lindalee è adorabile, se amate Doctor Who e conoscete l'inglese, e permette di capire come i bambini vedono questa serie che sta per celebrare cinquant'anni di vita. Santo cielo, Lindalee si ricorda la puntata meglio di me.

Si possono dirottare gli aerei col cellulare? Lo sostiene il ricercatore di sicurezza Hugo Teso durante Hack in the Box, dove presenta una demo sorprendente, ma la FAA e le agenzie per la sicurezza aerea dicono che è una bufala (BBC, InformationWeek, The Inquirer, The Register, Net-Security).

Forse Steve Jobs non rubò l'idea del Mac visitando la Xerox; la vide in TV. La Xerox è stata presa in giro per decenni per essersi fatta soffiare l'idea dell'interfaccia dello Xerox Alto (mouse, grafica, stampante laser nel 1979) facendolo vedere a un giovane Steve Jobs. Ma è emerso che l'Alto non era affatto un segreto ben custodito: c'era persino uno spot televisivo (Wired).

Come fu realizzato il Triceratops malato in Jurassic Park. Meraviglioso.



Whatsapp è sicuro? In termini di furto di dati, di furto d'identità e di spam, nel 2012 non lo era, secondo questa ricerca. Qualcuno sa come stanno le cose adesso?

Sirius, l'ufologia incontra i sostenitori delle energie esotiche alternative. C'è un complotto per nascondere il fatto che con soli sei milioni di dollari si potrebbe generare energia dal nulla – o meglio, dall'espansione dell'universo. Ma “loro” non vogliono farcelo sapere: stranamente si sono dimenticati di bloccare l'uscita del solito documentario che “rivela tutto” (recensione di Doubtful News).

Febbre da Bitcoin. Macchine ultrapotenti per generare Bitcoin. Impressionante, ma il rischio è che il costo del loro consumo di corrente superi il valore dei Bitcoin generati.

Ötzi, l'uomo dei ghiacci, era gay? The Straight Dope ha tutti i dettagli di questa diceria.

Come fa la Cina a censurare Weibo, la versione locale di Twitter, in tempo reale? Per forza bruta. 70.000 messaggi al minuto sorvegliati da un piccolo esercito di censori (Technology Review).

Malware che sfrutta gli attentati di Boston. Come previsto, la curiosità troppo morbosa viene punita da un trojan che usa come esca presunte immagini degli attentati (Naked Security).

Arriva Google Glass, come lo useremo? Male, secondo questo video umoristico: per far finta di seguire le conversazioni, per simulare di sapere più di quello che sappiamo davvero, per seguire le partite di nascosto.


Trovati pianeti molto simili alla Terra. La sonda Kepler ha trovato tre pianeti poco più grandi della Terra situati nella zona abitabile della loro stella (dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido). Sono a 1200 anni luce da noi, nella costellazione della Lira (NASA, Slate). Siamo la prima generazione, in tutta la storia dell'umanità, che può dare una risposta scientifica alla domanda se siamo soli nell'universo. Fantastico.

2006/09/18

Debutta la versione “aggiornata” della serie classica di Star Trek. Rifatti gli effetti, preservato il gastrospasmo

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "jmc_live" e "bvicio".

La Serie Classica di Star Trek, oggetto di culto nella Rete, compie quarant'anni e si concede un lifting digitale. Le avventure di Kirk, Spock, McCoy e della loro cosmopolita e colorata compagine cosmica, alla perenne ricerca di nuovi mondi, di lezioni morali e di un paio di tasche (notoriamente assenti nei costumi del telefilm), vengono ritrasmesse in questi giorni negli USA in una nuova versione in alta definizione, con audio ed effetti speciali completamente rifatti.

C'è chi grida al MLMFC ("mungi la mucca finché crepa"), considerandolo uno squallido quanto sacrilego espediente per spillare altri soldi ai fan creando un falso storico (l'Iliade con pistole e telefonini, insomma) secondo la moda lanciata da Guerre Stellari con le sue contestatissime ma vendutissime "edizioni speciali", nelle quali le basette anni Settanta cozzano con l'ultimo grido digitale del ventunesimo secolo. Ma c'è anche chi trova che tutto sommato i nuovi effetti svecchino gli episodi senza snaturarli.

A differenza di Guerre Stellari, E.T. e altri film sottoposti a rifacimento, che hanno visto cambiare radicalmente aspetti essenziali della trama (Han sparava per primo, dannazione), la nuova versione di Star Trek preserva rigorosamente le trame originali. Gli effetti aggiornati ricalcano fedelmente le limitazioni e lo stile di quelli dell'epoca: per esempio, l'astronave Enterprise non si mette a fare virate da Frecce Tricolori, ma fa le stesse manovre di prima, solo in forma più pulita, senza sgommate e senza i vistosi bordi blu del blue screen su pellicola degli anni Sessanta. I pianeti non sono più palle da ping-pong dipinte, ma hanno una vera e propria geografia.

Cosa ben più importante per i Veri Fan, nei quali mi includo se non altro per meriti d'anzianità, la recitazione è intatta, nel bene e nel male: nulla è stato cambiato, per esempio, nella... dizione... scandita... delle... battute... drammatiche... del capitano Kirk e soprattutto nel suo celebre gastrospasmo (chi conosce la serie sa cosa intendo: il gesto di portare i gomiti all'addome e divaricare le braccia, a mani aperte, tipico di William Shatner -- sto cercando una foto in archivio, ma non la trovo, se l'avete, mandatemela). Né sono state rivedute le minigonne oggi politically incorrect dei componenti femminili dell'equipaggio. E a differenza dell'operazione analoga fatta da George Lucas con la sua trilogia, gli originali non sono stati fatti sparire dal mercato (le edizioni originali di Guerre Stellari – senza le oscene scritte Episodio IV, V e VI e con Han che fa quel che deve fare un contrabbandiere canaglia – sono finalmente in vendita dai primi di settembre, dopo dieci anni di proteste dei fan).

Purtroppo il ritocco digitale non si estenderà, a quanto mi risulta, al doppiaggio italiano, ricolmo di strafalcioni di traduzione tali da indurre il gastrospasmo (appunto): per esempio, molti si chiedono tuttora come mai il capitano Kirk insista a chiamare "Olmo" (Elm) il tenente Hikaru Sulu, manco fosse un personaggio di Mai dire gol. In realtà l'audio originale diceva "helm", ossia "timone", riferimento alla mansione di Sulu, ma l'Einstein di turno al quale fu rifilata la traduzione pensò che si trattasse del nome del tenente. Ehi, che diamine, se il primo ufficiale ha le orecchie a punta, il timoniere potrà anche chiamarsi come un albero; è fantascienza, no?

Rifacimenti digitali o meno, nessun fan della serie classica ne è diventato appassionato per le battaglie e le esplosioni; contano le trame, le sfide morali, le battute e l'interazione dei personaggi, che la nuova edizione preserva fedelmente. Il fatto che i phaser ora non facciano più gli schizzi come nell'originale probabilmente permette alle nuove generazioni di apprezzare senza imbarazzo questi piccoli capolavori realizzati in estrema povertà. Povertà grazie alla quale fu necessario, a differenza di tanta fantascienza moderna e antica, concentrarsi sulla qualità delle storie e dei personaggi anziché risolvere tutto con dodicimila watt di botti e battaglie.

Per chi volesse valutare i risultati della "nuova" edizione di Star Trek, il filmato promozionale permette il confronto fra l'originale e il rifacimento. Chi ha già fatto la migrazione alla nuova newsletter Internet per tutti riceverà un invito a partecipare a un sondaggio (rigorosamente anonimo) sul tema del ritocco digitale dei film classici (non soltanto di fantascienza).


Aggiornamento (2006/09/20)


Ecco i risultati del sondaggio:
  • E' un falso storico; i film vanno visti come furono girati, 28.42%
  • E' necessario per evitare che vengano dimenticati, 11.58%
  • Va bene, basta che sia indicato chiaramente, 55.79%
  • Non me ne può fregar di meno, 4.21%
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