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2015/02/20
Lenovo ha preinstallato malware sui suoi PC: devastata la sicurezza degli utenti
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Incredibile. Lenovo ha distribuito intenzionalmente dei PC Windows sui quali aveva preinstallato un software pubblicitario che iniettava pubblicità nei siti Web visitati dagli utenti e devastava la sicurezza della loro navigazione.
Il software, denominato Superfish, installa infatti falsi certificati digitali di sicurezza che gli permettono di intercettare i dati degli utenti anche quando viaggiano su connessioni protette cifrate, per esempio per effettuare transazioni bancarie o immettere password.
C'è di peggio: la chiave di cifratura di questi falsi certificati è la stessa per tutti gli esemplari di computer della Lenovo ed è nota (è basata sul nome dell'azienda che ha creato il software), per cui grazie a Superfish qualunque criminale informatico può creare falsi siti che si autenticano con HTTPS (il lucchetto chiuso, solitamente considerato garanzia di autenticità di un sito). I computer della Lenovo dotati di Superfish accetteranno questi siti come autentici invece di avvisare gli utenti che si tratta di trappole. Rubare le password di questi utenti diventa una passeggiata.
Non è finita: altre marche di computer potrebbero essere vulnerabili allo stesso modo perché altri software, per esempio alcuni sistemi di controllo parentale, usano lo stesso sistema di falsi certificati digitali.
Questo genere di comportamento si chiama in gergo man in the middle (“uomo in mezzo” o “intromissione”, per usare una traduzione libera) ed è tipico del peggior malware. Il fatto che lo installi un'azienda molto nota come Lenovo non cambia i fatti: se inietta pubblicità come fa il malware, se falsifica certificati digitali come fa il malware, se intercetta i contenuti delle navigazioni personali come fa il malware, se rende vulnerabili gli utenti come fa il malware, allora è malware, tant'è vero che alcuni antivirus lo segnalano, sia pure chiamandolo “adware” per evitare di accusare Lenovo di crimini informatici e quindi esporsi a liti legali.
Lenovo si è scusata, ha dichiarato di aver smesso di preinstallare Superfish a gennaio 2015 e di aver disabilitato Superfish sui suoi computer in vendita; ha inoltre pubblicato l'elenco dei modelli coinvolti (esclusivamente laptop), ribadendo che l'utente può rifiutare Superfish durante l'attivazione iniziale del computer e offrendo istruzioni per rimuovere Superfish e il suo falso certificato di sicurezza. Il problema, ovviamente, è che molti acquirenti di computer di questa marca non verranno a sapere che esiste questa vulnerabilità e comunque non saranno in grado di seguire le complesse istruzioni di rimozione (descritte in dettaglio da Ars Technica) o di reinstallare da capo una copia pulita di Windows.
Alcuni esperti di sicurezza informatica hanno già predisposto siti di test (per esempio https://filippo.io/Badfish o https://canibesuperphished.com) che permettono agli acquirenti di computer Lenovo (e anche di altre marche) di sapere se sono vulnerabili o no a questo problema. Il test vale solo per Internet Explorer o Chrome (non per Firefox) e va effettuato con ciascuno dei browser installati. I primi risultati di questi siti di test indicano che circa il 10% degli utenti che effettuano il test risulta essere affetto da Superfish.
Molti si chiederanno cosa possa spingere una grande marca come Lenovo a installare software che mina alla base la sicurezza dei suoi clienti e rovina la reputazione dell'azienda. La spiegazione più probabile è puramente economica: i margini di profitto su prodotti generici come i personal computer Windows per uso privato sono bassissimi e la concorrenza è spietata, per cui molti produttori (non solo Lenovo) si fanno pagare da società di marketing per preinstallare software pubblicitario. Lenovo ha dichiarato che il suo intento era di “aiutare i clienti a scoprire potenzialmente dei prodotti interessanti durante lo shopping” e che “il rapporto con Superfish non è finanziariamente significativo”, ma i dati tecnici rendono poco credibili queste giustificazioni.
Fonti: BBC, Ars Technica, TheNextWeb, Engadget, Lenovo, Punto Informatico.
Incredibile. Lenovo ha distribuito intenzionalmente dei PC Windows sui quali aveva preinstallato un software pubblicitario che iniettava pubblicità nei siti Web visitati dagli utenti e devastava la sicurezza della loro navigazione.
Il software, denominato Superfish, installa infatti falsi certificati digitali di sicurezza che gli permettono di intercettare i dati degli utenti anche quando viaggiano su connessioni protette cifrate, per esempio per effettuare transazioni bancarie o immettere password.
C'è di peggio: la chiave di cifratura di questi falsi certificati è la stessa per tutti gli esemplari di computer della Lenovo ed è nota (è basata sul nome dell'azienda che ha creato il software), per cui grazie a Superfish qualunque criminale informatico può creare falsi siti che si autenticano con HTTPS (il lucchetto chiuso, solitamente considerato garanzia di autenticità di un sito). I computer della Lenovo dotati di Superfish accetteranno questi siti come autentici invece di avvisare gli utenti che si tratta di trappole. Rubare le password di questi utenti diventa una passeggiata.
Non è finita: altre marche di computer potrebbero essere vulnerabili allo stesso modo perché altri software, per esempio alcuni sistemi di controllo parentale, usano lo stesso sistema di falsi certificati digitali.
Questo genere di comportamento si chiama in gergo man in the middle (“uomo in mezzo” o “intromissione”, per usare una traduzione libera) ed è tipico del peggior malware. Il fatto che lo installi un'azienda molto nota come Lenovo non cambia i fatti: se inietta pubblicità come fa il malware, se falsifica certificati digitali come fa il malware, se intercetta i contenuti delle navigazioni personali come fa il malware, se rende vulnerabili gli utenti come fa il malware, allora è malware, tant'è vero che alcuni antivirus lo segnalano, sia pure chiamandolo “adware” per evitare di accusare Lenovo di crimini informatici e quindi esporsi a liti legali.
Lenovo si è scusata, ha dichiarato di aver smesso di preinstallare Superfish a gennaio 2015 e di aver disabilitato Superfish sui suoi computer in vendita; ha inoltre pubblicato l'elenco dei modelli coinvolti (esclusivamente laptop), ribadendo che l'utente può rifiutare Superfish durante l'attivazione iniziale del computer e offrendo istruzioni per rimuovere Superfish e il suo falso certificato di sicurezza. Il problema, ovviamente, è che molti acquirenti di computer di questa marca non verranno a sapere che esiste questa vulnerabilità e comunque non saranno in grado di seguire le complesse istruzioni di rimozione (descritte in dettaglio da Ars Technica) o di reinstallare da capo una copia pulita di Windows.
Alcuni esperti di sicurezza informatica hanno già predisposto siti di test (per esempio https://filippo.io/Badfish o https://canibesuperphished.com) che permettono agli acquirenti di computer Lenovo (e anche di altre marche) di sapere se sono vulnerabili o no a questo problema. Il test vale solo per Internet Explorer o Chrome (non per Firefox) e va effettuato con ciascuno dei browser installati. I primi risultati di questi siti di test indicano che circa il 10% degli utenti che effettuano il test risulta essere affetto da Superfish.
Molti si chiederanno cosa possa spingere una grande marca come Lenovo a installare software che mina alla base la sicurezza dei suoi clienti e rovina la reputazione dell'azienda. La spiegazione più probabile è puramente economica: i margini di profitto su prodotti generici come i personal computer Windows per uso privato sono bassissimi e la concorrenza è spietata, per cui molti produttori (non solo Lenovo) si fanno pagare da società di marketing per preinstallare software pubblicitario. Lenovo ha dichiarato che il suo intento era di “aiutare i clienti a scoprire potenzialmente dei prodotti interessanti durante lo shopping” e che “il rapporto con Superfish non è finanziariamente significativo”, ma i dati tecnici rendono poco credibili queste giustificazioni.
Fonti: BBC, Ars Technica, TheNextWeb, Engadget, Lenovo, Punto Informatico.
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2015/02/19
Pensieri sull’Internet delle Cose
Un tempo questo era soltanto un film. Oggi è un documentario. |
Televisori “smart” che ascoltano quello che dici, annotano quello che guardi e lo riferiscono ai fabbricanti (Samsung, LG). Smartphone che tracciano la tua posizione (tutti). E-reader che dicono ai loro fabbricanti cosa leggi, quando e per quanto tempo (Kindle, Kobo, Nook, Sony, Google Books). Dispositivi digitali di fitness che mandano a chissà chi le tue pulsazioni. Sistemi di domotica che dicono a Google quando sei in casa e in che stanza sei (Nest). Malware preinstallato da Lenovo sui PC. NSA che viola i fabbricanti di SIM per intercettare tutti i telefonini e preinfetta i dischi rigidi per spiare i computer.
“Io non voglio l'Internet delle Cose. Voglio l'Internet delle Cose che si Fanno i Cazzi Loro” — anonimo.
I media italiani annunciano blitz egiziano in Libia: 155 combattenti ISIS uccisi, 55 catturati. Fonte: un sogno postato online
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “dicome*”, “atbianco*” e “michol*” e con il contributo di @mrdaltri ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
I media italiani annunciano un importante raid egiziano contro l'ISIS, fornendone dettagli e cifre:
Blitz egiziano via terra a Derna: "uccisi 155 miliziani" [...] Incursione via terra a Derna - In Libia l'Egitto continua ad attaccare e forze speciali egiziane hanno compiuto un'incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell'Isis nell'Est del paese. Il bilancio dell'incursione sarebbe di "155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati". Lo riferiscono numerosi media egiziani citando le informazioni diffuse da Moustafa Bakry, un influente editorialista. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. (Sky TG 24)
"155 miliziani uccisi in blitz Egitto a Derna" - Intanto continuano le azioni dei militari egiziani. Secondo quanto precisato da Moustafa Bakry, un influente editorialista, è di "155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati" il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane a Derna. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. Il blitz "è stato condotto da truppe elitrasportate". (Tiscali.it)
I commandos delle forze speciali uccidono “155 miliziani” nella roccaforte dell’Isis [...] L’attacco di terra in Libia è già arrivato. Un blitz nella tana del lupo dell’Isis, a Derna, capoluogo in terra libica del califfato. Condotto ieri all’alba dalle forze speciali egiziane, la «task force 999», un’unità speciale per operazioni all’estero. Un raid perfetto, secondo fonti del Cairo: condotto «da 30 militari», con 155 miliziani dello Stato islamico uccisi, altri 55 catturati, nessun soldato egiziano ferito. (La Stampa)
[...] le forze egiziane hanno compiuto anche un’incursione via terra, fino a Derna. Secondo alcune fonti, avrebbero ucciso 155 combattenti dell’Isis e ne avrebbero catturati altri 55. (il Giornale)
Forze speciali egiziane hanno compiuto un'incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato nell'est del paese. E' di "155 combattenti dell'Is uccisi e 55 catturati" il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane. (Repubblica)
[...] forze speciali egiziane elitrasportate hanno compiuto un’incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell’Isis nell’est del Paese. Lo riferiscono fonti libiche ed egiziane concordanti. Martedì media egiziani e uno saudita avevano riferito che, dopo i raid aerei, l’Egitto stava prendendo in considerazione attacchi di terra. In particolare era stata evocata la task force 999, un’unità speciale per operazioni internazionali tra le dieci migliori al mondo, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche. Si è poi appreso che è di «155 combattenti dell’Isis uccisi e 55 catturati» il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane a Derna. Lo riferiscono numerosi media egiziani citando le informazioni diffuse da Moustafa Bakry, un influente editorialista. Per il momento l’Esercito egiziano non conferma. (Il Secolo d'Italia)
Il bilancio sarebbe di “155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati”, secondo quanto riferiscono numerosi media egiziani, citando le informazioni diffuse da Moustafa Barky, un influente editorialista. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. (Avvenire).
Dopo i raid aerei di lunedì e martedì, le forze egiziane hanno compiuto anche un'incursione via terra, fino a Derna, e secondo alcune fonti "hanno ucciso 155 combattenti dell'Isis e ne hanno catturati altri 55". (ANSA)
Ma il giornalista Daniele Raineri del Foglio si è chiesto come mai nessun canale d'informazione al di fuori di quelli italiani parlasse della notizia di un raid così significativo (e in effetti anch'io non ne trovo traccia altrove):
Raineri ha scoperto l'origine della notizia: un sogno. Sì, un sogno.
Sarà forse per questo che l'esercito egiziano non conferma?
Questo è quello che ha scritto Mostafa Bakri, come segnalato da Raineri:
Google Translate concorda con Raineri nel tradurre il post dicendo che si tratta di un sogno (se qualcuno che legge quest'articolo sa tradurre meglio, me lo scriva nei commenti): in sintesi, Bakri (che si chiama Mostafa, non Mohamed: Raineri si è corretto) immagina che il portavoce militare abbia annunciato un raid effettuato all'alba a Derna, uccidendo “155 terroristi e catturando 55 degli assassini [...] Ho aspettato che il portavoce militare mi spiegasse quel sogno”.
Se qualcuna delle testate giornalistiche che ha pubblicato la notizia ha voglia di smentire Raineri, di fornire fonti meno oniriche o di spiegare come ha fatto un sogno a diventare un dato di fatto, siamo tutt'orecchi.
Aggiornamento (2015/02/19 22:40). Il Post ha pubblicato un articolo che compila anche le fonti cartacee che hanno pubblicato la “notizia” e segnala un tweet di scuse di Raffaella Menichini di Repubblica e la difesa della veridicità della notizia da parte del direttore dell'ANSA.
I media italiani annunciano un importante raid egiziano contro l'ISIS, fornendone dettagli e cifre:
Blitz egiziano via terra a Derna: "uccisi 155 miliziani" [...] Incursione via terra a Derna - In Libia l'Egitto continua ad attaccare e forze speciali egiziane hanno compiuto un'incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell'Isis nell'Est del paese. Il bilancio dell'incursione sarebbe di "155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati". Lo riferiscono numerosi media egiziani citando le informazioni diffuse da Moustafa Bakry, un influente editorialista. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. (Sky TG 24)
"155 miliziani uccisi in blitz Egitto a Derna" - Intanto continuano le azioni dei militari egiziani. Secondo quanto precisato da Moustafa Bakry, un influente editorialista, è di "155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati" il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane a Derna. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. Il blitz "è stato condotto da truppe elitrasportate". (Tiscali.it)
I commandos delle forze speciali uccidono “155 miliziani” nella roccaforte dell’Isis [...] L’attacco di terra in Libia è già arrivato. Un blitz nella tana del lupo dell’Isis, a Derna, capoluogo in terra libica del califfato. Condotto ieri all’alba dalle forze speciali egiziane, la «task force 999», un’unità speciale per operazioni all’estero. Un raid perfetto, secondo fonti del Cairo: condotto «da 30 militari», con 155 miliziani dello Stato islamico uccisi, altri 55 catturati, nessun soldato egiziano ferito. (La Stampa)
[...] le forze egiziane hanno compiuto anche un’incursione via terra, fino a Derna. Secondo alcune fonti, avrebbero ucciso 155 combattenti dell’Isis e ne avrebbero catturati altri 55. (il Giornale)
Forze speciali egiziane hanno compiuto un'incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato nell'est del paese. E' di "155 combattenti dell'Is uccisi e 55 catturati" il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane. (Repubblica)
[...] forze speciali egiziane elitrasportate hanno compiuto un’incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell’Isis nell’est del Paese. Lo riferiscono fonti libiche ed egiziane concordanti. Martedì media egiziani e uno saudita avevano riferito che, dopo i raid aerei, l’Egitto stava prendendo in considerazione attacchi di terra. In particolare era stata evocata la task force 999, un’unità speciale per operazioni internazionali tra le dieci migliori al mondo, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche. Si è poi appreso che è di «155 combattenti dell’Isis uccisi e 55 catturati» il bilancio del blitz via terra delle forze egiziane a Derna. Lo riferiscono numerosi media egiziani citando le informazioni diffuse da Moustafa Bakry, un influente editorialista. Per il momento l’Esercito egiziano non conferma. (Il Secolo d'Italia)
Il bilancio sarebbe di “155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati”, secondo quanto riferiscono numerosi media egiziani, citando le informazioni diffuse da Moustafa Barky, un influente editorialista. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. (Avvenire).
Dopo i raid aerei di lunedì e martedì, le forze egiziane hanno compiuto anche un'incursione via terra, fino a Derna, e secondo alcune fonti "hanno ucciso 155 combattenti dell'Isis e ne hanno catturati altri 55". (ANSA)
Ma il giornalista Daniele Raineri del Foglio si è chiesto come mai nessun canale d'informazione al di fuori di quelli italiani parlasse della notizia di un raid così significativo (e in effetti anch'io non ne trovo traccia altrove):
DanieleRaineri Checking on Arabic channels: Al Masriya, Al Arabiya, Al Jazeera, BBC Arabic, Tunis 7, Canal Algerie. Nothing. International media: zero 19/02/15 08:03 |
Raineri ha scoperto l'origine della notizia: un sogno. Sì, un sogno.
DanieleRaineri The case gets even better. It was a "patriotic dream", made by controversial Egyptian commentator Mohammed Bakri: http://t.co/jVgWWmGdHC 19/02/15 08:06 |
Sarà forse per questo che l'esercito egiziano non conferma?
Questo è quello che ha scritto Mostafa Bakri, come segnalato da Raineri:
Google Translate concorda con Raineri nel tradurre il post dicendo che si tratta di un sogno (se qualcuno che legge quest'articolo sa tradurre meglio, me lo scriva nei commenti): in sintesi, Bakri (che si chiama Mostafa, non Mohamed: Raineri si è corretto) immagina che il portavoce militare abbia annunciato un raid effettuato all'alba a Derna, uccidendo “155 terroristi e catturando 55 degli assassini [...] Ho aspettato che il portavoce militare mi spiegasse quel sogno”.
Se qualcuna delle testate giornalistiche che ha pubblicato la notizia ha voglia di smentire Raineri, di fornire fonti meno oniriche o di spiegare come ha fatto un sogno a diventare un dato di fatto, siamo tutt'orecchi.
Aggiornamento (2015/02/19 22:40). Il Post ha pubblicato un articolo che compila anche le fonti cartacee che hanno pubblicato la “notizia” e segnala un tweet di scuse di Raffaella Menichini di Repubblica e la difesa della veridicità della notizia da parte del direttore dell'ANSA.
Repubblica parla dell’ISIS. Usando come fonte Lercio.it
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “angelo.bona*” e “alessandro.bors**” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Non faccio commenti: sarebbero inutili. Bastano i fatti per mostrare come si lavora male e come si pubblica qualunque cosa senza uno straccio di verifica nelle redazioni dei giornali, ossia in quei posti dove in teoria ci dovrebbero essere un direttore responsabile, un codice deontologico e un Ordine dei Giornalisti a vigilare: per parlare di un argomento serio e delicatissimo come il terrorismo dell'ISIS, Repubblica ha usato come fonte il sito satirico Lercio.it.
Il 16 febbraio Repubblica pubblica un articolo a firma di Mario Basile, Orrore Isis, decapitato con la maglia del Napoli, che mostra un'immagine che sembra ritrarre un uomo poco prima di essere ucciso da un gruppo di uomini armati. L'uomo indossa appunto una maglia del Napoli (scrivo “sembra” per scrupolo: non ho verificato l'origine dell'immagine perché esula dal tema di questo articolo, ma è probabilmente autentica).
Repubblica descrive l'immagine e poi la commenta in questo modo (evidenziazioni mie): “Il gesto, alla luce delle ultime minacce dirette all’Italia da parte dell’Isis, ha messo molti in allarme ma non si tratta di un ulteriore messaggio intimidatorio diretto al nostro paese. Solo un caso, dunque, che la vittima indossasse la maglia del Napoli, particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie, tra cui la onlus Dribbla la Povertà, che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo. (mario basile)”.
Screenshot dell'articolo di Repubblica, dalla cache di Google:
La rassicurazione di Mario Basile viene subito ripresa da altri siti d'informazione, come Ilroma.net, La Stampa del Mezzogiorno (che cita come fonte Repubblica) e molti altri.
Ma la Onlus “Dribbla la povertà” è un'invenzione del sito satirico Lercio.it risalente a un anno fa (in questo articolo).
Repubblica ha modificato il testo dell'articolo, che ora recita: “Solo un caso, dunque, che la vittima indossasse la maglia del Napoli, particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo. La diffusione delle immagini, alcune particolarmente crude (che noi non vi mostreremo) hanno inevitabilmente animato il dibattito sul tema terrorismo. E alcuni hanno anche avanzato l'ipotesi che si trattasse di un fake. (mario basile)”.
Nessuna rettifica, nessuna parola di scuse. Nessuna spiegazione di come l'inesistente Onlus “Dribbla la povertà” inventata da Lercio.it sia finita nell'articolo di Mario Basile. L'errore madornale viene semplicemente cancellato: non è mai esistito e Repubblica non ha mai sbagliato. Su La Stampa del Mezzogiorno, i commenti dei lettori segnalano la bufala, e nessuno rettifica. Orwell, silenziosamente, si rivolta inquieto nella tomba.
Fonti aggiuntive: Lercio, Newspedia, Nextquotidiano.
Non faccio commenti: sarebbero inutili. Bastano i fatti per mostrare come si lavora male e come si pubblica qualunque cosa senza uno straccio di verifica nelle redazioni dei giornali, ossia in quei posti dove in teoria ci dovrebbero essere un direttore responsabile, un codice deontologico e un Ordine dei Giornalisti a vigilare: per parlare di un argomento serio e delicatissimo come il terrorismo dell'ISIS, Repubblica ha usato come fonte il sito satirico Lercio.it.
Il 16 febbraio Repubblica pubblica un articolo a firma di Mario Basile, Orrore Isis, decapitato con la maglia del Napoli, che mostra un'immagine che sembra ritrarre un uomo poco prima di essere ucciso da un gruppo di uomini armati. L'uomo indossa appunto una maglia del Napoli (scrivo “sembra” per scrupolo: non ho verificato l'origine dell'immagine perché esula dal tema di questo articolo, ma è probabilmente autentica).
Repubblica descrive l'immagine e poi la commenta in questo modo (evidenziazioni mie): “Il gesto, alla luce delle ultime minacce dirette all’Italia da parte dell’Isis, ha messo molti in allarme ma non si tratta di un ulteriore messaggio intimidatorio diretto al nostro paese. Solo un caso, dunque, che la vittima indossasse la maglia del Napoli, particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie, tra cui la onlus Dribbla la Povertà, che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo. (mario basile)”.
Screenshot dell'articolo di Repubblica, dalla cache di Google:
Repubblica.it, dalla cache di Google alle 16:21:13 GMT. |
La rassicurazione di Mario Basile viene subito ripresa da altri siti d'informazione, come Ilroma.net, La Stampa del Mezzogiorno (che cita come fonte Repubblica) e molti altri.
Screenshot di Ilroma.net |
Screenshot di La Stampa del Mezzogiorno |
Ma la Onlus “Dribbla la povertà” è un'invenzione del sito satirico Lercio.it risalente a un anno fa (in questo articolo).
Repubblica ha modificato il testo dell'articolo, che ora recita: “Solo un caso, dunque, che la vittima indossasse la maglia del Napoli, particolare probabilmente dovuto al fatto che in quelle zone lavorano diverse associazioni umanitarie che distribuiscono le divise delle squadre più famose al mondo. La diffusione delle immagini, alcune particolarmente crude (che noi non vi mostreremo) hanno inevitabilmente animato il dibattito sul tema terrorismo. E alcuni hanno anche avanzato l'ipotesi che si trattasse di un fake. (mario basile)”.
Nessuna rettifica, nessuna parola di scuse. Nessuna spiegazione di come l'inesistente Onlus “Dribbla la povertà” inventata da Lercio.it sia finita nell'articolo di Mario Basile. L'errore madornale viene semplicemente cancellato: non è mai esistito e Repubblica non ha mai sbagliato. Su La Stampa del Mezzogiorno, i commenti dei lettori segnalano la bufala, e nessuno rettifica. Orwell, silenziosamente, si rivolta inquieto nella tomba.
Fonti aggiuntive: Lercio, Newspedia, Nextquotidiano.
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2015/02/17
Antibufala: il consigliere di Obama dice che “abbiamo incontrato gli alieni”
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “v.tonarel*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Il Giornale titola senza esitazioni: Il consigliere di Obama: “Abbiamo incontrato gli alieni”. Secondo l'articolo a firma di Mario Valenza pubblicato oggi, il “consigliere uscente del presidente Barack Obama, John Podesta” avrebbe scritto su Twitter che “Dobbiamo ammettere che abbiamo incontrato gli alieni”.
Balle. Il tweet di Podesta citato nell'articolo dice una cosa completamente diversa. Dice testualmente: “1. Finally, my biggest failure of 2014: Once again not securing the #disclosure of the UFO files. #thetruthisstilloutthere cc: @NYTimesDowd”.
In traduzione: “Infine, il mio più grande insuccesso del 2014: non essere riuscito, ancora una volta, a garantire la #divulgazione dei file sugli UFO.” Segue un hashtag che cita e storpia lo slogan della serie TV X-Files: “la verità è (ancora) là fuori”.
Vedete da qualche parte le parole “abbiamo incontrato gli alieni” nel tweet citato? No. E non è emerso nessun altro tweet di Podesta che contenga queste parole. Se lo trovate, ditemelo.
Analoga fandonia, sempre attribuita a John Podesta, è stata pubblicata oggi da RaiNews, secondo la quale Podesta avrebbe detto “Dobbiamo dire la verità sugli UFO” e avrebbe parlato di “divulgare i file sugli alieni” [aggiornamento: dopo uno scambio di tweet, RaiNews ha corretto quest'ultima frase in “file sugli UFO”]. Ma non c'è nessun tweet di Podesta che dica queste affermazioni.
Va chiarito che parlare di “file sugli UFO” non significa parlare per forza di incontri alieni: significa chiedere che vengano pubblicati i documenti governativi sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Oggetti che non è affatto detto siano veicoli alieni: anzi, si è visto che molti avvistamenti si riferiscono ad aerei militari ad alte prestazioni e molti altri hanno spiegazioni molto normali (per esempio la Luna; sì, l'ufologo Flavio Vanetti, sul Corriere, ha scambiato la Luna per un UFO e per questo è stato meritatamente sbugiardato al volo da Ufoonline.it).
Inoltre attribuire a Podesta la frase “dobbiamo dire la verità sugli UFO” implica, molto gravemente, che finora siano state detto solo bugie, cosa ben diversa dalla semplice speranza di desecretazione dichiarata dal consigliere di Obama.
Ed è proprio “Dobbiamo dire la verità sugli UFO” la frase attribuita a Podesta ieri dal Il Mattino, da Blitz Quotidiano (che attribuisce a Podesta anche le frasi “gli alieni esistono”, “chi sostiene l'esistenza degli alieni pensa che il 2015 potrebbe essere un anno di svolta” e “i governi dovrebbero ammettere non solo che gli alieni esistono, ma che sono stati in contatto con loro per anni”, senza linkare la fonte) e da Leggo, a conferma che il copiaincolla regna sovrano nelle redazioni e nelle tastiere di coloro che si atteggiano a giornalisti e purtroppo dimostrano sempre più spesso di essere soltanto puttane del clic:
Se solo i giornalisti imparassero a copiaincollare da fonti decenti, invece che dalle fabbriche di cialtronate, sarebbe già un passo avanti: infatti le vere dichiarazioni ufologiche di Podesta (che non includono alcuna affermazione di aver incontrato alieni o di doverlo ammettere, ma solo il già citato rammarico di non aver ottenuto la pubblicazione delle varie indagini governative sul fenomeno degli oggetti volanti non identificati) erano già state pubblicate dal New York Times il 16 febbraio, da Russia Today il 15 febbraio e dal Washington Post il 13 febbraio. Sarebbe bastato riprendere quelle. Ma sarebbe stato necessario dire addio ai clic generati dal sensazionalismo bugiardo.
Aggiornamento: al coretto stonato dei traduttori disinvolti s'è aggiunto l'inossidabile Vladimiro Bibolotti, che sul Fatto Quotidiano ha scritto il 18 febbraio (quindi dopo lo sbufalamento pubblico della “notizia”) che John Podesta ha parlato di “incontri con gli Extraterrestri”. Non solo: da buon fufologo, ritiene che la chiusura dell'account Twitter di Podesta “fa sospettare [...] che forse le recenti dichiarazioni di Podesta, possono avere dato fastidio in certi ambienti”. Qualcuno dovrebbe spiegargli che l'account non è stato chiuso: è stato semplicemente rinominato perché Podesta cambia lavoro (va a fare il consulente elettorale per Hillary Clinton) ed è stato sostituito da Brian Deese, che quindi subentra all'account Twitter. Tutto qui. E il cambio di lavoro di Podesta è noto da ben prima delle sue dichiarazioni. Ma per i fufologi, tutto è prova di complotto.
Fonti aggiuntive: Doubtful News.
Il Giornale titola senza esitazioni: Il consigliere di Obama: “Abbiamo incontrato gli alieni”. Secondo l'articolo a firma di Mario Valenza pubblicato oggi, il “consigliere uscente del presidente Barack Obama, John Podesta” avrebbe scritto su Twitter che “Dobbiamo ammettere che abbiamo incontrato gli alieni”.
Balle. Il tweet di Podesta citato nell'articolo dice una cosa completamente diversa. Dice testualmente: “1. Finally, my biggest failure of 2014: Once again not securing the #disclosure of the UFO files. #thetruthisstilloutthere cc: @NYTimesDowd”.
In traduzione: “Infine, il mio più grande insuccesso del 2014: non essere riuscito, ancora una volta, a garantire la #divulgazione dei file sugli UFO.” Segue un hashtag che cita e storpia lo slogan della serie TV X-Files: “la verità è (ancora) là fuori”.
Vedete da qualche parte le parole “abbiamo incontrato gli alieni” nel tweet citato? No. E non è emerso nessun altro tweet di Podesta che contenga queste parole. Se lo trovate, ditemelo.
Analoga fandonia, sempre attribuita a John Podesta, è stata pubblicata oggi da RaiNews, secondo la quale Podesta avrebbe detto “Dobbiamo dire la verità sugli UFO” e avrebbe parlato di “divulgare i file sugli alieni” [aggiornamento: dopo uno scambio di tweet, RaiNews ha corretto quest'ultima frase in “file sugli UFO”]. Ma non c'è nessun tweet di Podesta che dica queste affermazioni.
Va chiarito che parlare di “file sugli UFO” non significa parlare per forza di incontri alieni: significa chiedere che vengano pubblicati i documenti governativi sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Oggetti che non è affatto detto siano veicoli alieni: anzi, si è visto che molti avvistamenti si riferiscono ad aerei militari ad alte prestazioni e molti altri hanno spiegazioni molto normali (per esempio la Luna; sì, l'ufologo Flavio Vanetti, sul Corriere, ha scambiato la Luna per un UFO e per questo è stato meritatamente sbugiardato al volo da Ufoonline.it).
Inoltre attribuire a Podesta la frase “dobbiamo dire la verità sugli UFO” implica, molto gravemente, che finora siano state detto solo bugie, cosa ben diversa dalla semplice speranza di desecretazione dichiarata dal consigliere di Obama.
Ed è proprio “Dobbiamo dire la verità sugli UFO” la frase attribuita a Podesta ieri dal Il Mattino, da Blitz Quotidiano (che attribuisce a Podesta anche le frasi “gli alieni esistono”, “chi sostiene l'esistenza degli alieni pensa che il 2015 potrebbe essere un anno di svolta” e “i governi dovrebbero ammettere non solo che gli alieni esistono, ma che sono stati in contatto con loro per anni”, senza linkare la fonte) e da Leggo, a conferma che il copiaincolla regna sovrano nelle redazioni e nelle tastiere di coloro che si atteggiano a giornalisti e purtroppo dimostrano sempre più spesso di essere soltanto puttane del clic:
Rainews, 17 febbraio (versione pre-correzione) |
Leggo.it, 16 febbraio |
Il Mattino, 16 febbraio. Persino la foto dell'alienaccio brutto è uguale a quella di Leggo. |
Se solo i giornalisti imparassero a copiaincollare da fonti decenti, invece che dalle fabbriche di cialtronate, sarebbe già un passo avanti: infatti le vere dichiarazioni ufologiche di Podesta (che non includono alcuna affermazione di aver incontrato alieni o di doverlo ammettere, ma solo il già citato rammarico di non aver ottenuto la pubblicazione delle varie indagini governative sul fenomeno degli oggetti volanti non identificati) erano già state pubblicate dal New York Times il 16 febbraio, da Russia Today il 15 febbraio e dal Washington Post il 13 febbraio. Sarebbe bastato riprendere quelle. Ma sarebbe stato necessario dire addio ai clic generati dal sensazionalismo bugiardo.
Aggiornamento: al coretto stonato dei traduttori disinvolti s'è aggiunto l'inossidabile Vladimiro Bibolotti, che sul Fatto Quotidiano ha scritto il 18 febbraio (quindi dopo lo sbufalamento pubblico della “notizia”) che John Podesta ha parlato di “incontri con gli Extraterrestri”. Non solo: da buon fufologo, ritiene che la chiusura dell'account Twitter di Podesta “fa sospettare [...] che forse le recenti dichiarazioni di Podesta, possono avere dato fastidio in certi ambienti”. Qualcuno dovrebbe spiegargli che l'account non è stato chiuso: è stato semplicemente rinominato perché Podesta cambia lavoro (va a fare il consulente elettorale per Hillary Clinton) ed è stato sostituito da Brian Deese, che quindi subentra all'account Twitter. Tutto qui. E il cambio di lavoro di Podesta è noto da ben prima delle sue dichiarazioni. Ma per i fufologi, tutto è prova di complotto.
Fonti aggiuntive: Doubtful News.
2015/02/15
Il rientro dell’ATV fotografato dalla Stazione Spaziale Internazionale
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Poche ore fa il veicolo cargo europeo ATV è rientrato nell'atmosfera terrestre, dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale. Come previsto, dopo due lunghe accensioni dei motori per rallentare e quindi perdere quota si è disintegrato in modo innocuo sopra un'area disabitata dell'Oceano Pacifico. I dettagli dell'ATV sono descritti in questo mio articolo.
Questa è una foto di Samantha Cristoforetti all'interno dell'ATV, caricato di tutto il materiale non più necessario a bordo della Stazione. Come potete vedere, l'ATV è decisamente grande e capiente.
Di veicoli cargo come questi, destinati a distruggersi insieme alla spazzatura che portano via dalla Stazione, ce ne sono molti (Progress, Cygnus, HTV). Ma in quest'occasione sono state riprese delle immagini davvero notevoli e suggestive che cominciano a essere rese pubbliche.
Questo è un video dello sgancio dell'ATV dalla Stazione, creato componendo fotografie scattate in rapida sequenza. Il video è accelerato notevolmente rispetto alla realtà. I getti bianchi intermittenti sono quelli dei piccoli motori di manovra dell'ATV. I bagliori che si vedono intorno a 0:45 sono invece i getti dei motori di manovra della Stazione. Ditemi se l'ATV non vi fa venire un mente un caccia Ala-X di Guerre Stellari, come scrive l'astronauta Terry Virts.
Samantha Cristoforetti e Terry Virts hanno già inviato alcune immagini della scia di disintegrazione dell'ATV, vista dalla Stazione Spaziale: le vedete qui sotto.
A breve dovrebbe essere disponibile anche un video, secondo un annuncio fatto dall'equipaggio della Stazione. Inoltre ci dovrebbe essere un video ripreso dall'interno dell'ATV durante la sua disintegrazione con una speciale videocamera ultraresistente, che acquisisce anche dati telemetrici allo scopo di studiare le dinamiche di rientro dei veicoli spaziali.
Poche ore fa il veicolo cargo europeo ATV è rientrato nell'atmosfera terrestre, dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale. Come previsto, dopo due lunghe accensioni dei motori per rallentare e quindi perdere quota si è disintegrato in modo innocuo sopra un'area disabitata dell'Oceano Pacifico. I dettagli dell'ATV sono descritti in questo mio articolo.
Questa è una foto di Samantha Cristoforetti all'interno dell'ATV, caricato di tutto il materiale non più necessario a bordo della Stazione. Come potete vedere, l'ATV è decisamente grande e capiente.
Ovviamente Samantha non è rimasta a bordo. |
Di veicoli cargo come questi, destinati a distruggersi insieme alla spazzatura che portano via dalla Stazione, ce ne sono molti (Progress, Cygnus, HTV). Ma in quest'occasione sono state riprese delle immagini davvero notevoli e suggestive che cominciano a essere rese pubbliche.
Questo è un video dello sgancio dell'ATV dalla Stazione, creato componendo fotografie scattate in rapida sequenza. Il video è accelerato notevolmente rispetto alla realtà. I getti bianchi intermittenti sono quelli dei piccoli motori di manovra dell'ATV. I bagliori che si vedono intorno a 0:45 sono invece i getti dei motori di manovra della Stazione. Ditemi se l'ATV non vi fa venire un mente un caccia Ala-X di Guerre Stellari, come scrive l'astronauta Terry Virts.
Samantha Cristoforetti e Terry Virts hanno già inviato alcune immagini della scia di disintegrazione dell'ATV, vista dalla Stazione Spaziale: le vedete qui sotto.
Credit: Terry Virts |
Credit: Samantha Cristoforetti |
A breve dovrebbe essere disponibile anche un video, secondo un annuncio fatto dall'equipaggio della Stazione. Inoltre ci dovrebbe essere un video ripreso dall'interno dell'ATV durante la sua disintegrazione con una speciale videocamera ultraresistente, che acquisisce anche dati telemetrici allo scopo di studiare le dinamiche di rientro dei veicoli spaziali.
Antibufala: foto di Cindy Crawford senza ritocco sul prossimo numero di Marie Claire
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “shaska*”, “pchiodin*” e “alton*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Sta cominciando a circolare una fotografia, mostrata qui accanto, che viene descritta come un'immagine non fotoritoccata della celeberrima modella Cindy Crawford.
La foto è stata pubblicata da Repubblica, che ha scritto che “Cindy ha accettato di posare per un servizio di Marie Claire US in cui posa in lingerie senza l'uso di photoshop. Le immagini mostrano le smagliature tipiche dell'età ed è uno dei pilastri della nuova campagna che vuole mostrare star e modelle senza ritocchi per combattere l'immagine stereotipata della bellezza femminile. Le foto non ritoccate appariranno sul numero di aprile del magazine ma un primo scatto è uscito sui social.” Non è vero.
Infatti Marie Claire ha smentito, spiegando che la fotografia è “reale, onesta e splendida” ma:
– non verrà affatto pubblicata nel numero di aprile
– non fa affatto parte di una nuova campagna di immagini senza ritocchi
– non è affatto una scelta intenzionale della Crawford: è un'immagine che risale al 2013 ed è stata trafugata (leaked), ossia diffusa senza il consenso della modella, del fotografo e della rivista.
Tutto il contrario di quel che scrive Repubblica, insomma.
Il punto di partenza della bufala pubblicata da Repubblica sembra essere questo popolarissimo tweet del 13 febbraio scorso, pubblicato da Charlene White, conduttrice del telegiornale della rete televisiva britannica ITV. Nel tweet la White dichiara appunto che la foto proviene dal servizio fotografico che la rivista Marie Claire dedicherà alla Crawford nel numero di aprile 2015, usando soltanto foto non ritoccate. Repubblica cita proprio questo tweet, senza però leggerne i commenti, che avvisano che la notizia è falsa.
Marie Claire spiega che la foto è in realtà uno scarto di un servizio fotografico pubblicato nel numero di dicembre 2013 dell'edizione di Marie Claire per l'area del Messico e dell'America Latina. Su Youtube c'è anche il video, datato 2013, abbinato al servizio fotografico.
Pubblicare foto senza le consuete bordate plastificanti di Photoshop sarebbe un bel gesto di realismo, che contribuirebbe non poco a smontare il mito della perfezione estetica reso ossessivamente popolare dall'abuso del fotoritocco nelle riviste di moda, ma purtroppo non è così. Anzi, mentre Marie Claire annuncia orgogliosa che l'immagine trafugata è “onesta e splendida”, le foto della Crawford pubblicate dalla rivista nel 2013 sono invece massicciamente ritoccate, come si vede qui sotto.
Non illudiamoci: visti i soldi in gioco, il mercato della moda non ha nessuna intenzione di rinunciare al fotoritocco per vendere meglio le proprie illusioni, nonostante tutti i proclami. Se poi qualcuno crede che quello che vede sui giornali sia l'aspetto da Barbie che deve avere una donna, o se qualcuno si rovina la vita (o la perde) per cercare di assomigliare a un modello che non esiste, a chi vende queste costosissime bugie tossiche non interessa.
I lettori mi segnalano che la bufala è stata presentata anche da TG5 e da Studio Aperto.
Il sito TMZ ha annunciato ieri che il fotografo John Russo, autore del servizio fotografico dal quale proviene la foto, ha inviato tramite i propri legali una diffida all'editore del Telegraph britannico, affermando che la foto in questione è stata “rubata o altrimenti reperita illegalmente” e “intenzionalmente modificata”. Russo dice inoltre che la foto in circolazione “non rappresenta la foto effettiva genuina scattata” da lui.
A suo dire, insomma, la foto non è autentica ma è un suo scatto della Crawford che è stato rubato e poi manipolato da ignoti. Ringrazio @robertomilazzi per la segnalazione.
Quest'affermazione stride con il fatto che Marie Claire dice che la foto è “onesta”. Non hanno controllato loro prima di scrivere che era onesta, oppure Russo sta cercando di contenere il danno all'immagine della modella? Difficile a dirsi, per ora: restano comunque validi i punti antibufala elencati qui sopra.
A titolo di confronto, inoltre, si può considerare questa foto candid della Crawford, risalente al 2007 e mostrata qui accanto.
Sta cominciando a circolare una fotografia, mostrata qui accanto, che viene descritta come un'immagine non fotoritoccata della celeberrima modella Cindy Crawford.
La foto è stata pubblicata da Repubblica, che ha scritto che “Cindy ha accettato di posare per un servizio di Marie Claire US in cui posa in lingerie senza l'uso di photoshop. Le immagini mostrano le smagliature tipiche dell'età ed è uno dei pilastri della nuova campagna che vuole mostrare star e modelle senza ritocchi per combattere l'immagine stereotipata della bellezza femminile. Le foto non ritoccate appariranno sul numero di aprile del magazine ma un primo scatto è uscito sui social.” Non è vero.
Infatti Marie Claire ha smentito, spiegando che la fotografia è “reale, onesta e splendida” ma:
– non verrà affatto pubblicata nel numero di aprile
– non fa affatto parte di una nuova campagna di immagini senza ritocchi
– non è affatto una scelta intenzionale della Crawford: è un'immagine che risale al 2013 ed è stata trafugata (leaked), ossia diffusa senza il consenso della modella, del fotografo e della rivista.
Tutto il contrario di quel che scrive Repubblica, insomma.
Il punto di partenza della bufala pubblicata da Repubblica sembra essere questo popolarissimo tweet del 13 febbraio scorso, pubblicato da Charlene White, conduttrice del telegiornale della rete televisiva britannica ITV. Nel tweet la White dichiara appunto che la foto proviene dal servizio fotografico che la rivista Marie Claire dedicherà alla Crawford nel numero di aprile 2015, usando soltanto foto non ritoccate. Repubblica cita proprio questo tweet, senza però leggerne i commenti, che avvisano che la notizia è falsa.
Marie Claire spiega che la foto è in realtà uno scarto di un servizio fotografico pubblicato nel numero di dicembre 2013 dell'edizione di Marie Claire per l'area del Messico e dell'America Latina. Su Youtube c'è anche il video, datato 2013, abbinato al servizio fotografico.
Pubblicare foto senza le consuete bordate plastificanti di Photoshop sarebbe un bel gesto di realismo, che contribuirebbe non poco a smontare il mito della perfezione estetica reso ossessivamente popolare dall'abuso del fotoritocco nelle riviste di moda, ma purtroppo non è così. Anzi, mentre Marie Claire annuncia orgogliosa che l'immagine trafugata è “onesta e splendida”, le foto della Crawford pubblicate dalla rivista nel 2013 sono invece massicciamente ritoccate, come si vede qui sotto.
A sinistra, la plastica di Photoshop; a destra, la realtà genuina. |
Non illudiamoci: visti i soldi in gioco, il mercato della moda non ha nessuna intenzione di rinunciare al fotoritocco per vendere meglio le proprie illusioni, nonostante tutti i proclami. Se poi qualcuno crede che quello che vede sui giornali sia l'aspetto da Barbie che deve avere una donna, o se qualcuno si rovina la vita (o la perde) per cercare di assomigliare a un modello che non esiste, a chi vende queste costosissime bugie tossiche non interessa.
2015/02/15 20:35
I lettori mi segnalano che la bufala è stata presentata anche da TG5 e da Studio Aperto.
2015/03/02
Cindy Crawford, presumibilmente senza ritocco, 2007 |
A suo dire, insomma, la foto non è autentica ma è un suo scatto della Crawford che è stato rubato e poi manipolato da ignoti. Ringrazio @robertomilazzi per la segnalazione.
Quest'affermazione stride con il fatto che Marie Claire dice che la foto è “onesta”. Non hanno controllato loro prima di scrivere che era onesta, oppure Russo sta cercando di contenere il danno all'immagine della modella? Difficile a dirsi, per ora: restano comunque validi i punti antibufala elencati qui sopra.
A titolo di confronto, inoltre, si può considerare questa foto candid della Crawford, risalente al 2007 e mostrata qui accanto.
2015/02/14
Oggi alle 14.15 diretta per lo sgancio del veicolo spaziale europeo ATV
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alla gentile donazione di “claudio.rusc*”. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora.
Oggi intorno alle 14:40 (ora italiana) il veicolo cargo automatico europeo ATV (foto qui accanto) si sgancerà dalla Stazione Spaziale Internazionale per poi rientrare e disintegrarsi nell'atmosfera. Lo sgancio verrà trasmesso in diretta da NASA TV a partire dalle 14:15 qui.
Il rientro, previsto per domenica, sarà particolarmente interessante perché verrà seguito da una telecamera “suicida”, la Break-up Camera, che è stata installata da Samantha Cristoforetti all'interno dell'ATV e ne riprenderà la disintegrazione, trasmettendo inoltre dati di telemetria che documenteranno la dinamica della distruzione del veicolo.
L'esperimento, oltre che potenzialmente spettacolare, è importante anche per avere maggiori dati per gestire meglio il futuro rientro controllato della gigantesca Stazione alla fine della sua vita operativa.
Aggiungerò man mano dettagli a questo articolo e farò un livetweet su @attivissimoLIVE come consueto.
Qui trovate un'intervista (in inglese) a Luca Parmitano che racconta cos'è stato il programma ATV: una serie di cinque grandi veicoli capaci di attraccare automaticamente alla Stazione (non come la capsula Dragon, che si avvicina e viene catturata dal bracco robotico della Stazione), che hanno trasportato 34 tonnellate di rifornimenti e materiale nel corso di sette anni.
Le tecnologie sviluppate per l'ATV verranno integrate nel modulo di servizio europeo che farà parte del veicolo spaziale Orion della NASA nel 2017, come si nota nel disegno digitale qui accanto.
È difficile rendersi conto di quanto è grande l'ATV: ecco un disegno in scala e uno spaccato, creati dall'ESA, che lo confrontano con un autobus a due piani e mostrano una figura umana al suo interno.
L'ATV è prezioso non solo come cargo per portare su materiali, ma anche come deposito della spazzatura, che è un problema notevole a bordo della Stazione. il cui volume è limitato e quindi va sfruttato il più possibile. Inoltre i motori dell'ATV vengono usati per spostare la Stazione, per esempio per alzarne l'orbita oppure per scansare detriti spaziali potenzialmente pericolosi.
L'ATV sarà visibile accanto alla Stazione Spaziale oggi pomeriggio (intorno alle 19) in Europa: i dettagli sono qui.
Sam chiude definitivamente il portello dell'ATV in questo video e questo.
Informazioni sulla Break-up Camera e su come riuscirà a sopravvivere al rientro e trasmettere immagini e dati sono qui.
Il blog dell'ESA dedicato all'ATV è presso http://blogs.esa.int/atv/.
I rifornimenti cargo della Stazione verranno effettuati d'ora in poi dai veicoli Dragon, Cygnus, HTV e Progress.
Questo è un video del rientro dell'ATV Jules Verne nel 2008:
15:00. Sgancio completato correttamente. Le accensioni dei motori per il rientro avverranno alle 14:29 italiane di domani, quando l'ATV sarà a circa 1060 km dalla Stazione, e alle 17:26, quando l'ATV sarà a 1260 km dalla Stazione. Il rientro vero e proprio avverrà alle 00:12 di lunedì, sopra il Pacifico.
2015/02/15 18:45. Animazione del rientro dell'ATV, ora in corso.
Chissà se gli astronauti della Stazione riusciranno ad avvistare la scia di rientro.
Questo è un video (accelerato) dello sgancio.
2015/02/15 20:15. Il rientro è avvenuto con successo e Samantha Cristoforetti e Terry Virts hanno già inviato le immagini della scia dell'ATV che vedete qui sotto.
Oggi intorno alle 14:40 (ora italiana) il veicolo cargo automatico europeo ATV (foto qui accanto) si sgancerà dalla Stazione Spaziale Internazionale per poi rientrare e disintegrarsi nell'atmosfera. Lo sgancio verrà trasmesso in diretta da NASA TV a partire dalle 14:15 qui.
Il rientro, previsto per domenica, sarà particolarmente interessante perché verrà seguito da una telecamera “suicida”, la Break-up Camera, che è stata installata da Samantha Cristoforetti all'interno dell'ATV e ne riprenderà la disintegrazione, trasmettendo inoltre dati di telemetria che documenteranno la dinamica della distruzione del veicolo.
L'esperimento, oltre che potenzialmente spettacolare, è importante anche per avere maggiori dati per gestire meglio il futuro rientro controllato della gigantesca Stazione alla fine della sua vita operativa.
Aggiungerò man mano dettagli a questo articolo e farò un livetweet su @attivissimoLIVE come consueto.
Qui trovate un'intervista (in inglese) a Luca Parmitano che racconta cos'è stato il programma ATV: una serie di cinque grandi veicoli capaci di attraccare automaticamente alla Stazione (non come la capsula Dragon, che si avvicina e viene catturata dal bracco robotico della Stazione), che hanno trasportato 34 tonnellate di rifornimenti e materiale nel corso di sette anni.
Le tecnologie sviluppate per l'ATV verranno integrate nel modulo di servizio europeo che farà parte del veicolo spaziale Orion della NASA nel 2017, come si nota nel disegno digitale qui accanto.
È difficile rendersi conto di quanto è grande l'ATV: ecco un disegno in scala e uno spaccato, creati dall'ESA, che lo confrontano con un autobus a due piani e mostrano una figura umana al suo interno.
L'ATV è prezioso non solo come cargo per portare su materiali, ma anche come deposito della spazzatura, che è un problema notevole a bordo della Stazione. il cui volume è limitato e quindi va sfruttato il più possibile. Inoltre i motori dell'ATV vengono usati per spostare la Stazione, per esempio per alzarne l'orbita oppure per scansare detriti spaziali potenzialmente pericolosi.
L'ATV sarà visibile accanto alla Stazione Spaziale oggi pomeriggio (intorno alle 19) in Europa: i dettagli sono qui.
Sam chiude definitivamente il portello dell'ATV in questo video e questo.
Informazioni sulla Break-up Camera e su come riuscirà a sopravvivere al rientro e trasmettere immagini e dati sono qui.
Il blog dell'ESA dedicato all'ATV è presso http://blogs.esa.int/atv/.
I rifornimenti cargo della Stazione verranno effettuati d'ora in poi dai veicoli Dragon, Cygnus, HTV e Progress.
Questo è un video del rientro dell'ATV Jules Verne nel 2008:
Aggiornamenti
15:00. Sgancio completato correttamente. Le accensioni dei motori per il rientro avverranno alle 14:29 italiane di domani, quando l'ATV sarà a circa 1060 km dalla Stazione, e alle 17:26, quando l'ATV sarà a 1260 km dalla Stazione. Il rientro vero e proprio avverrà alle 00:12 di lunedì, sopra il Pacifico.
2015/02/15 18:45. Animazione del rientro dell'ATV, ora in corso.
Chissà se gli astronauti della Stazione riusciranno ad avvistare la scia di rientro.
Questo è un video (accelerato) dello sgancio.
2015/02/15 20:15. Il rientro è avvenuto con successo e Samantha Cristoforetti e Terry Virts hanno già inviato le immagini della scia dell'ATV che vedete qui sotto.
Credit: Terry Virts |
Credit: Samantha Cristoforetti |
Spettacolari riprese notturne dell’Italia e di tutta Europa dalla Stazione Spaziale
Grazie ad Astronauticast per aver creato e condiviso questo magnifico video, creato assemblando le fotografie scattate dalla Stazione Spaziale Internazionale l'8 febbraio scorso. Non perdetevi i fulmini e le luci del Nilo, e tenete presente che alcune delle “stelle” sono in realtà pixel bruciati del sensore della fotocamera.
Podcast del Disinformatico del 2015/02/13
È disponibile per lo scaricamento il podcast per la puntata di ieri del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
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